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Autore: TheDarkiti    15/10/2017    2 recensioni
Maka affronta durante gli anni la fuga della propria grande eroina, la madre che l'aveva abbandonata, sotto le note di "Hello" di Adele.
Ma non è di certo sola, ci sono persone che sempre ci sono state e altre che hanno promesso di esserci sempre e di non abbandonarla per nulla al mondo, per cui Maka deve solo decidere che fare con il sogno di risentire la voce del genitore.
[principalmente BlackMaka friendship]
[MaKami NO INCEST!]
[accenni SoMa]
.
"E per quell’attimo l’amò profondamente, ma non di quell’amore romantico che tutti cantano e sognano, l’amò come si ama la propria vecchia migliore amica, quella quasi-sorella nata due mesi dopo di te e che da sempre conoscevi e avevi al fianco.
[...]
La vide tremare leggermente e acconsentì alla sua tacita richiesta di abbassare per un secondo le barriere d’ego e d’orgoglio, lasciando che lo abbracciasse fino a spiegazzargli la maglia, nessuna lacrima stavolta, solo vecchio dolore e una malinconica delusione mai passata del tutto."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: TheDarkiti

Titolo: Calling mama

Personaggi: Maka, Black Star, Soul

Contesti: Più contesti

Genere: Malinconico, sentimentale

Tipo di coppia: BlackMaka friendship, MaKami (no incest), accenni SoMa

Avvertimenti: Non ci crepa nessuno(!) ;D

Stato: one-shot [2.255]; completa

Eventuali note: Storia partecipante al concorso wattpaddiano indetto da @amantedeglianimali e da @solix96, terza prova che ha per traccia: scrivere una songfic tra le tracce lasciate, ho scelto “Hello” di Adele, spero vi piaccia. Tempo limite: 13 ottobre (posticipato).

Calling mama

"Mamma, da grande voglio diventare proprio come te!

Hello, it's me...

La bambina gioì mentre le guance paffute si arrossavano leggermente e i grandi occhi verdi sembravano brillare, ebbri di forza e aspettativa verso un futuro ancora lontano.

Il bimbo al suo fianco grugnì leggermente così, stizzito e oltraggiato al contempo, le tirò con uno strattone un codino biondo con fare quasi prepotente.

"Io diventerò più forte della zia e anche di te, dovresti voler diventare come me, non come lei!"

Per tutta risposta la piccola Maka gli fece una sonora linguaccia e, alla successiva tirata di una delle code che la mamma le aveva fatto quella mattina, sull'appuntita testolina azzurra piombò il retro di un libro con talmente tanta potenza da farlo barcollare leggermente.

"Se continui a tirarmele poi si sfilano e deve rifarmele!" Affermò con rabbia, gonfiando le guance rosate con fare da maestrina.
Per ripicca Black Star le fece il verso, cosa che fece arrabbiare ancora di più la bambina di appena cinque anni.

"Hey!" sentenziò Kami con fare allegro e assai buffo, prendendo i due bambini uno per braccio e alzandosi dal tappeto dove stavano giocando tutti e tre assieme alle costruzioni.

Beh, lei e sua figlia stavano giocando a costruire una torre, mentre quel pestifero del turchino la tirava giù ogni volta, non accettando che la "stupida torretta" lo superasse in altezza.

"Zio Sid ha permesso che Black Star venisse a dormire da noi solo perché gli ho promesso che sareste andati a dormire presto!" Sentenziò con finto fare autoritario, alzando il naso al cielo e fingendo appositamente di non sentire le rumorose proteste dei due bambini.

"Niente storie, se ora non andiamo a dormire Black Star non potrà più venire e dovrete dire addio entrambi alla Pasta Speciale!"

"Che cosa?!" Proruppero in sincronia, il terrore più puro dipinto sul volto infantile.

"Esattamente! E ora a nanna, subito!"

I due sbracciarono come ossessi per scendere dalla sua stretta e, passati neanche due secondi, si trovavano già nel lettino di Maka, fermi immobili sotto le coperte come i più fasulli degli angioletti, a guardare fisso negli occhi la donna ancora sulla porta come a dire "Visto? Siamo a letto! Quindi la Pasta resta!"

E Kami avrebbe volentieri riso alla scena dei due, tanto simili, due caratteri forti che sembravano essere sempre sul piede di guerra, se qualcuno non avesse suonato al campanello, facendo cadere il gelo tra i tre individuo nella stanza, tutta l'allegria persa in un secondo.

Maka osservò con sguardo vuoto la mamma controllare l'orario e si sentì male nel vederla sbuffare e avviarsi verso la porta con passo deciso. Era tardi, il papà era tornato tardi un'altra volta...

***

La bambina cercò di allungarsi il più possibile, sforzandosi di arrivare al cellulare che Spirit aveva stupidamente lasciato sulla mensola prima di uscire.

"Cosí mi fai male, stupida mocciosa!"

Latrò l'altro dalla sua posizione svantaggiosa e assai ingiusta: un Big come lui non era certo nato per diventare lo sgabello personale di quella piccola arpia coi codini!

"Ma se hai solo due mesi in più! Ora zitto che ho la possibilità di prenderlo finalmente!"

Stranamente, il turchino tacque pensieroso, poi continuò "Senti, Maka..."

"Fatto!" trillò lei sventolandogli davanti al naso il cellulare del genitore, ciò portò Black Star a perdere l'equilibrio ed entrambi caddero a terra in un tonfo che fece scappare al più grande una sonora imprecazione.
Maka non se ne curò, con ancora il sedere piantato a terra tirò fuori dalla tasca un foglietto tutto spiegazzato e iniziò pazientemente a digitare il numero riportato sopra.

Il telefono cominciò a squillare e, sotto lo sguardo ansioso e cupo del bambino, aspettò con trepidazione che le rispondesse, ora che aveva finalmente un'occasione.

I was wondering if after all these years you'd like to meet
To go over everything
They say that time's supposed to heal ya but I ain't done much healing...

"Maka..."
"Shhh! Non la sento!"
"Ma Maka aspetta"
"Aspetta tu accidenti!"

"No!" tuonò lui, balzando in piedi e rubandole il cellulare dalle mani "Prima ascolti me!"

Quella cercò invano di riprendere il possesso della sua unica possibilità di salvezza "Ridammelo, idiota!" "NO!" ripeté lui "Se risponde poi tu vai via da qui e io non vo-"
Ma le sue parole vennero coperte dalla voce squillante proveniente dall'apparecchio che ancora stringeva tra le mani "Ciao!"

"Mamma!" Urlò Maka, riuscendo finalmente a riprendersi il telefonino "Mamma sono io! Mi manchi tanto mamma, vieni a riprendermi perfa-"

"Questa è la mia segreteria telefonica! Mi spiace ma al momento non posso proprio rispondere, magari riprova più tar-"

But when I call you never seem to be home...
Hello from the outside...
At least I can say that I've tried...

La chiamata venne stoppata dalla bambina, in lacrime. Black Star la osservò tristemente mentre si avvicinava in un movimento quasi meccanico al tavolino per poi poggiarci sopra l'oggetto e correre in camera sua, venendo subito inseguita dall'amico.

"Maka aspetta! Dopo ci riproviamo a chiamarla!"

***

Si lasciò la porta alle spalle con sguardo basso, borbottando un "sono a casa" piuttosto abbattuto. L'abitazione, come previsto, era completamente vuota e nessuno le rispose. Apparecchiò la tavola e mise a bollire l'acqua per la pasta poi, come ricordatasi di qualcosa, prese in mano il proprio cellulare, regalatale per "festeggiare il suo primo anno come novizia alla Shibusen!", o almeno è cosí che le aveva detto Spirit il mese prima; alla fine era diventato solo una scusa in più per rimanere più tempo fuori casa visto che l'amata figlia lo avrebbe potuto contattare facilmente in caso di bisogno. Non che a Maka freghi molto in realtà, non è lui che vorrebbe chiamare.

Hello, con you hear me?
I'm in California dreaming about who we used to be
When we were younger and free

I've forgotten how it felt before the world fell at our feet there's such a difference between us and a million miles

Pensierosa, compose il numero che aveva ormai imparato a memoria e dopo i soliti squilli, ecco che l’ormai conosciuta tiritera le invase le orecchie.

"Ciao! Questa è la mia segreteria tele-"

Chiuse subito la chiamata, abbassando lo sguardo con un sorrisetto amaro "Già, che strano che non ci sia."

Senti un brivido percorrerle la schiena e si accorse di aver appena iniziato a piangere,di nuovo.

"Dannazione!" urlò, tentando di calmarsi in qualche modo "Perché non rispondi mai?! Dove sei?!"

***

"Quindi è qui che abiti?"

L'albino si guardò attorno in quel piccolo appartamento, infondo non era cosí male, guardando la proprietaria si era aspettato di peggio.

La bionda gli scoccò un'occhiata di fuoco, inalberando le sopracciglia con fare serioso e seccato "Hai per caso qualche problema in proposito?"

Soul non si spiegò per l'ennesima volta come avesse potuto vedere in quella ragazza un angelo, la prima volta non doveva aver incontrato la stessa persona, non c'erano altre spiegazioni.

"Non ho detto questo" sbuffò "dov'è la mia camera?"

"In cima alle scale, seconda stanza a destra. Il bagno è la porta di sinistra" rispose lei, sedendosi sul divano.

"Non mi aiuti?" chiese ancora, adocchiando alla valigia che aveva in mano e al contenitore della pianola che gli stava alle spalle.

"Io?" sentenziò lei, perfino indicandosi "ovviamente no."

No, decisamente non era lo stesso angelo che gli aveva chiesto di essere suo partner.

Soul borbottò qualcosa, probabilmente le prime tre bestemmie che gli erano venute in mente, poi abbandonò il salotto, vista anche la minaccia della nuova coinquilina di lasciarlo al digiuno se per la sera non avesse finito di sistemare la propria stanza. Ma dimmi te che razza di benvenuto gli aveva dato quella lí.

Quando, ore dopo, il ragazzo scese nuovamente alla disperata ricerca di una cena, quello che si trovò davanti fu molto peggio di una tavola ancora vuota: Maka stava singhiozzando silenziosamente, il cellulare tra le mani che trasmetteva a tutto volume la voce di una segreteria telefonica.

Hello from the other side...
I must have called a thousand times
to tell you I'm sorry for everything that I've done

But when I call you never seem to be home…

Quella sera, la prima come coinquilini e partner in battaglia, Soul scoprì la storia di Kami e Spirit e, con la giovane addormentata ancora in braccio, le guance rosse e umide di pianto, si convinse che mai, mai si sarebbe permesso di abbandonarla o tradirla, era pronto a giurarlo sulla sua stessa vita che ora avrebbe tenuto lui al sicuro quella bizzarra e irascibile senzatette, sarebbe stato il suo compito come buki e lo avrebbe mantenuto per tutta la vita.

***

Alzò lo sguardo verso il cielo, beandosi della fresca brezza estiva che le si infrangeva sul bel viso; appoggiò entrambi i gomiti alla ringhiera del balcone e rimase semplicemente lì, a guardare le stelle che a Death City non sarebbe riuscita a vedere così nitidamente come in quella casa al mare che aveva affittato con gli amici.

Ad un tratto, ecco che la porta venne chiusa alle sue spalle e lei si voltò sorpresa, trovandosi davanti due piccoli occhi verdi che la guardarono severi e assonnati; lui le sorrise e la raggiunse.

“Come va con Soul?”

Da piccola sarebbe arrossita, Black Star ne era sicuro, ma la giovane donna aveva ormai imparato a contenere al meglio le proprie emozioni, dando prova di quanto la sua maturazione non abbia intaccato né tantomeno smorzato il suo enorme orgoglio che ancora, a distanza di anni, le imponeva di tenere nascoste certe cose, persino a lui. Eppure l’uomo sorrise, perché l’aveva visto per un secondo, per un interminabile ma infinitamente piccolo attimo, il guizzo di felicità che le aveva fatto brillare gli occhi al sentire pronunciare il nome della propria buki, e fu contento per lei.

Una parte del turchino, però, ancora una volta ruggì silenziosamente, sentendo un piccolo bruciore di gelosia gravargli al petto nel non essere più quello che meglio la comprendeva, primato che ora spettava solo a Soul; infondo, lei era da sempre stata la sua migliore amica e, per un certo periodo, anche la ragazza che avrebbe voluto al proprio fianco.

Non che si parlasse di amore, certamente lui non ne capiva ancora il significato al tempo, perché poi era arrivata Tsubaki e Black Star aveva cominciato ad immaginare lei a fargli compagnia sul suo piedistallo, non più la vecchia amica. Sorrise al pensiero della propria ragazza.

Poi, però, posò nuovamente lo sguardo sul profilo sottile della bionda e gli sembrò che, per un secondo, tutto il resto fosse scomparso e ci fosse rimasta solo lei. Niente Soul, niente Tsubaki, nessun balcone; solo Maka e il cellulare che teneva tra le dita, gli occhi rivolti al cielo stellato.

E per quell’attimo l’amò profondamente, ma non di quell’amore romantico che tutti cantano e sognano, perché lui non aveva occhi che per Tsubaki sotto quel punto di vista, però l’amò ugualmente, come si ama la propria vecchia migliore amica, quella quasi-sorella nata due mesi dopo di te e che da sempre conoscevi e avevi al fianco.

Gli erano mancati quei momenti in cui si fermava un secondo ad osservarla, in cui condivideva qualcosa con lei anche senza parlare, parecchio.

"Black Star…" bisbigliò Maka, non nascondendo più i bei occhi lucidi, decidendo fosse giunto il momento di ammettere il motivo per cui si erano ritrovati su quel balcone, allontanandosi dagli amici. “Sai che giorno è oggi vero?”

Il meister sospirò, appoggiandosi mollemente alla ringhiera ed imitando la sua posizione “Quanti anni sono passati? Dieci? Undici?”

“Esattamente undici anni e qualche minuto”

Il giovane sbuffò, guardando torvo davanti a sé ed immaginandosi il viso della donna protagonista del discorso. “Come ti senti?”

Hello, how are you?
It's so typical of me to talk about myself I'm sorry
I hope that you're well
Did you ever make it out of that town where nothing ever happened

Ancora una volta Maka non gli rispose, sapeva che infondo non ce ne fosse realmente bisogno. “Ti ricordi cosa le ripetevo sempre? ‘Da grande voglio diventare proprio come te’...”

“Maka...”

“Io non voglio abbandonarla la mia famiglia, Black, non ora che me ne sto costruendo una con Soul e con tutti voi...”

La vide tremare leggermente e acconsentì alla sua tacita richiesta di abbassare per un secondo le barriere d’ego e d’orgoglio, lasciando che lo abbracciasse fino a spiegazzargli la maglia, nessuna lacrima stavolta, solo vecchio dolore e una malinconica delusione mai passata del tutto.

Lui lo sa ed è lì apposta: è suo compito starle vicino ora, non può farlo Soul, lui non l'ha vista, Maka, mentre la sua eroina l’abbandonava. No, al tempo c'era solo lui, solo lui e una piccola bambina.

"N-Non voglio più essere come lei ma..ma..."

Ma le mancava, terribilmente, non era passato un attimo della sua intera vita senza che il sorriso di Kami non le fosse mancato, senza che i suoi modi di fare da bambina non le sembrassero solo ricordi sempre meno chiari, tormentandosi sulla possibilità di cancellare tutto.

Perchè lei voleva dimenticarla, ma non ne era in grado; non avrebbe potuto perché al contempo non lo voleva e non lo avrebbe mai permesso.

Lei non voleva essere come Kami, ma le sarebbe piaciuto per una volta sentire la sua voce nuovamente, avrebbe continuato all’infinito ad aspettare una sua risposta al cellulare e Black Star l’avrebbe fatto con lei, finché non avessero sentito qualcosa di diverso dalla segreteria.

Hello from the outside
At least I can say that I've tried
To tell you I'm sorry for breaking your heart
But it don't matter it clearly doesn't tear you apart anymore...

   
 
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