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Autore: Scintilla19    15/10/2017    2 recensioni
Tutto procede regolarmente al Quartier Generale: i computer ronzano, Misa fa la solita manicure, Watari lucida il suo fucile da cecchino, il sovrintendente Yagami si rende utile, Aizawa sbraita contro Ide perché ha dimenticato di salvare i file prima di chiuderli, e Mogi tace nel suo angolino.
Intanto, Matsuda fa il caffé, Light lo beve, cercando di sostenere gli estenuanti ritmi di L, che a sua volta guarda pigramente la tv divorando una quantità spropositata di dolci.
Ma che fanfiction sarebbe senza OOC??
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Tota Matsuda, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Now kiss!

Come (non) scrivere una fanfiction

Parte II


 
 
Ryuzaki non serbava alcuna memoria delle circostanze che lo avevano portato a rivolgere inaudite dichiarazioni sentimentali e folli richieste carnali al giovane Light Yagami, ragion per cui trovava del tutto ingiustificabili le attenzioni che il ragazzo all’improvviso gli rivolgeva.
«Light-kun, smettila di trattarmi come se fossi un gatto!» sibilò ad un tratto, esasperato dalle insistenti mani di Light impigliate nella sua zazzera incolta, che il ragazzo si ostinava a definire “chioma corvina”, impegnandosi poi a lodarne la consistenza lucida e setosa, giurando di non aver mai visto al mondo capelli più belli e seducenti...
«Light-kun deve essere impazzito» sancì definitivamente L, guardando preoccupato l’espressione adorante e bramosa di Light.
«Pazzo, io?» ripeté Light sussurrando al suo orecchio, «è vero, Ryuzaki, sono pazzo di te e, credimi, ti avrò, che tu lo voglia o no!»
Il detective, non essendo abituato a ricevere intimidazioni simili (di solito era lui a farle...), ci mise un po’ a capire che Light stava parlando proprio di lui, ma alla fine si convinse al settanta per cento che Light era intenzionato a molestarlo sessualmente quanto prima.
Ciò era sufficiente per sbatterlo in cella a vita.
«Light Yagami, ti dichiaro in arresto per molestie reiterate e minacce aggravate ai danni della mia persona» disse il detective apprestandosi ad ammanettarlo, ma l’altro lo interruppe.
«E con quali prove?»
Senza batter ciglio, L estrasse dalla tasca il suo registratore perennemente in funzione.
«Sapevo che prima o poi ti avrei incastrato con questo» iniziò a spiegare L, «ed ora, finalmente...»
Premette il tasto play, ma scoprì a malincuore che il registratore era stato irrimediabilmente danneggiato dalla scossa e dalla pioggia che si erano abbattute su di lui.
«Oh» sospirò sconsolato e intrigato al tempo stesso: in sette anni di carriera, non gli era mai capitato di trovarsi tanto a mal partito.
«Ci sono sempre i testimoni» disse indicando gli agenti, i cui festeggiamenti per la riuscita della loro impresa non erano ancora terminati e che adesso stavano improvvisando un trenino sul terrazzo, nonostante la pioggia cadesse a secchiate.
Cosa diavolo ci facevano tutti lì sul terrazzo, con un diluvio simile, per L continuava ad essere un mistero.
«Arrenditi, Ryuzaki. Non hai nessuna prova contro di me. Scappa pure quanto vuoi, ma non potrai sottrarti per sempre a ciò che è inevitabile...» disse perfido, per poi esibirsi in una risata roca e sensuale.
Il ragazzo cominciò ad avvicinarsi con passo felino a Ryuzaki, mentre quest’ultimo lo guardava con espressione indecifrabile.
«Sei spaurito ed inerme come un cucciolo... mi fai impazzire!» disse girandogli intorno e squadrandolo da capo a piedi; «potrei farti mio anche in questo momento, Ryuzaki, ma non lo farò, voglio conquistar-»
Stump!
Un pugno in pieno stomaco troncò la frase di Light.
«Hai parlato abbastanza per oggi, Light-kun.»
Il ragazzo riprese fiato e alzò lo sguardo estasiato verso Ryuzaki, per poi esibire un sorriso da ebete. 
«Mmm... preferisci le maniere forti...»
In quel momento, gli agenti, leggermente imbarazzati e affannati per via delle danze improvvisate, si avvicinarono a loro.
«Ryuzaki... noi... ehm...» cominciò il sovrintendente Yagami lisciandosi nervosamente le basette, «cioè... voi state bene? Light, figliolo...?»
«Ma certo, papà, stiamo benone» rispose prontamente Light, perfettamente padrone di sé. «Ma non credo che Ryuzaki ricordi granché di quanto è successo» aggiunse guardando preoccupato il compagno.
«In effetti è stata una giornata pesante per tutti...» s’intromise Aizawa.
«Già, ce la siamo vista brutta» gli diede ragione Light.
«Sembra una storia avvincente, sarò felice di ascoltarla quando avremo risolto il caso Kira. Abbiamo perso fin troppo tempo. Torniamo a lavoro» ordinò categorico L, pensando in cuor suo che tutta la squadra si fosse di colpo bevuta il cervello.
«Ma, Ryuzaki...» cominciò a protestare Matsuda, quando Light, alzando una mano, gli fece segno di lasciar parlare lui.
«Ryuzaki, ascolta» disse affabile, «non credo tu sia in condizioni di lavorare, hai bisogno di riposo...»
«Io sto benissimo» affermò Ryuzaki.
«Credo sia meglio per te fare una lunga dormita» gli consigliò Ide.
«Non ho affatto sonno» disse il detective.
«Ryuzaki, ma non ricordi proprio niente?» domandò Light, con gli occhi che brillavano di commozione e preoccupazione.
«Cosa dovrei ricordare?»
«Sei stato colpito da un fulmine!» gli rivelò il compagno.
«Per ben due volte!» riferì Matsuda, visibilmente impressionato.
Ryuzaki si grattò la nuca, cercando di ricordare quanto gli altri affermavano.
«Possibile che non riporti alcun danno a parte un’evidente perdita di memoria?» chiese dubbioso Aizawa, puntellandosi il mento con la mano.
«Probabilmente la seconda scossa ha riparato tutti i danni inflitti dalla prima...» suggerì Ide, guardando Ryuzaki come se fosse uno strano fenomeno da baraccone.
L cominciava a sentirsi irritato per tutte quelle supposizioni insensate sul suo conto: fino a quel momento, l’unico che poteva permettersi di fare supposizioni sugli altri era sempre stato lui!
«Un momento! Ma anche Light è stato colpito dal fulmine questa volta!» intervenne Matsuda con fervore, facendo sussultare lievemente Light quando si sentì nominare.
«Giusto!» approvò Aizawa, cominciando a scrutare Light con sospetto.
Il sovrintendente Yagami si avvicinò al figlio preoccupato, cominciando a controllare che non avesse febbre o altri danni fisici.
«Light, stai bene, figliolo? Quanto fa due più due?»
«Quattro...!» boccheggiò Light, afferrando le mani del padre che stava quasi per strangolarlo nel tentativo di sentirgli i battiti sulla carotide. «Papà, ti prego! Io sto bene, non preoccuparti...»
«Eppure, per logica, anche Light dovrebbe a questo punto subire un mutamento di personalità...» bisbigliò Aizawa ad Ide, che annuì sommessamente.
«State dicendo che anche la personalità di Light sarà stravolta?!» gridò Matsuda, facendosi ovviamente sentire da tutti.
«COSA?!» ululò il sovrintendente Yagami, passando lo sguardo ansioso su tutti i presenti e indugiando in particolar modo su Ryuzaki.
«Sovrintendente, era solo una supposizione...» cercò di tranquillizzarlo Aizawa, tirando un calcio negli stinchi al povero Matsuda. «Se Light dice di star bene, allora è così» disse guardando Light per chiedere conferma.
«Ma certo» approvò il ragazzo, «io sto benissimo, ricordo tutto perfettamente, e la mia personalità come potete vedere è rimasta immutata...»
«Veramente...» cercò di dire L, ma Light sovrastò il suo intervento.
«Probabilmente la scossa non mi ha danneggiato perché non era abbastanza forte, avendola condivisa con Ryuzaki. Sono stato molto fortunato...» disse guardando il compagno con gratitudine. «Adesso però sarà meglio rientrare e riposare qualche ora.»
Tutti gli agenti approvarono le parole di Light, che come al solito era riuscito a convincerli col suo carisma, nonostante le proteste di L che insisteva per rimettersi a lavoro.
Ormai la tempesta di fulmini era passata e un sole splendente abbagliava i loro volti mentre facevano ritorno ai rispettivi alloggi...
 
 
 
Per tutto il tragitto verso la loro camera, Light non proferì parola, simulando un atteggiamento serio e compito ma tenendo pur sempre l’altro sotto controllo con veloci occhiate furtive. 
L d’altro canto era parecchio confuso dal comportamento di Light. Sembrava essere tornato composto e affabile come sempre, ma le carezze insistenti e gli sguardi bramosi che gli aveva rivolto mentre gli agenti non guardavano erano ancora impressi nella sua memoria...
«È vero, Ryuzaki, sono pazzo di te e, credimi, ti avrò, che tu lo voglia o no!»
Le parole di Light cariche di promesse libidinose risuonarono nella mente di Ryuzaki e, probabilmente, se fosse stato ancora stordito dal fulmine, il flashback della sua voce arrochita dal desiderio gli avrebbe causato palpitazioni e sudori freddi che neanche una colica renale, ma essendosi ripreso perfettamente, il ricordo di quelle parole gli sembrò tanto ridicolo da causargli solamente un attacco di ridarella. 
Cosa che non sfuggì al giovane Yagami. 
«Che c’è di tanto divertente, Ryuzaki?» chiese il ragazzo, lievemente accigliato dai singulti silenziosi che L cercava di trattenere.
«Niente di importante, Light-kun. Sono solo curioso» rispose L con un’alzata di spalle.
«E di cosa, esattamente?»
«La tua personalità m’incuriosisce sempre di più» disse il detective, conducendolo nella loro stanza.
A quel punto Light cominciò a sbavare copiosamente.
«Oh, sì, Ryuzaki! Finalmente ti sei accorto di me!» ansimò all’orecchio del detective con voce arrochita da un piacere ancora tutto immaginario. «Dunque se ti incuriosisco vuol dire che ti interesso...»
L si limitò a fissare qualche secondo Light come se fosse un mentecatto, per poi ignorarlo deliberatamente e scivolare via dalla sua presa con estrema facilità.
«Concederò un’ora di riposo a te e agli agenti. Prego, puoi stenderti sul letto, se lo ritieni...» disse con noncuranza.
Light sollevò un sopracciglio e sfoggiò un sorriso malandrino. «Tu non vieni con me?» domandò con una malizia che L parve non cogliere.
«No, io mi porterò avanti col lavoro» spiegò L allontanandosi per prendere il suo portatile.
«Ma cosa dici, sciocchino» lo inseguì Light, afferrandolo per la manica della T-shirt, che provvidenzialmente scoprì la delicata, fragile, eburnea spalla di L. 
O almeno era così che la vedeva Light.
Il giovane, rapito da tale magnifica visione, immaginò di tutto e di più su quella incantevole porzione di pelle: com’era seducente quella clavicola sporgente! E quei lucidi fili di preziosa seta nera che erano i suoi capelli, su cui fantasticava di passare le dita beandosi della loro sensuale morbidezza... E le sue iridi meravigliose, nere come macchie d’inchiostro, il cui colore risaltava grazie alle mezzelune scure che contornavano la palpebra inferiore, altrimenti dette occhiaie...
Mentre Light, in preda all’ennesima crisi mistica, si crogiolava nelle proprie fantasie formulando ridicole perifrasi come sopra, L ebbe il tempo di correggere i compiti degli orfani della Wammy's House, completare una sessione di allenamento di Capoeira e andare anche a farsi una doccia.
Quando Light si riebbe, L stava gironzolando per la stanza con solo un asciugamano legato in vita: Light era come ipnotizzato da quella pelle bianca come l’avorio che emanava riflessi perlacei al chiaro di luna… quel colorito anemico gli ricordava tanto certi latticini! Oh, avrebbe volentieri addentato quella mozzarel… cioè, Light non poteva che trovare eccitante quel pallore allarmante, la postura ingobbita e le ossa appuntite che sporgevano sul corpo quasi cadaverico di L. Il detective sembrava in effetti più morto che vivo ed era logico che ciò eccitasse parecchio il giovane Light, visto che di fatto lo voleva morto da tempo; quindi, paradossalmente, tutto questo risultava molto IC.
Ma tornando alla storia, Light interpretò le normali pratiche igieniche di L come un invito ad avere un rapporto sessuale, per cui si sentì perfettamente autorizzato a saltargli addosso.
Fu così che con una mossa da perfetto casanova, Light attirò a sé l’inesperto detective ed incollò le labbra alle sue.
Oh, felicità! Oh, vera gioia! Le labbra di L erano morbide, anche se screpolate; la sua pelle emanava un calore avvolgente, benché fosse fredda, il suo corpo era così esile, eppure straordinariamente fort-
Stomp!
L’infinita lista di nonsense si concluse miseramente con un pugno sul naso di Light. 
«Ahi! Ryuzaki!» gemette Light racchiudendo il naso tra i palmi. «Ma che diamine ti prende? Idiota...»
«Mi stavi molestando» gli fece notare il detective.
«Sciocchezze!» rispose Light, «non sto molestando nessuno, Ryuzaki, perché in fondo lo vuoi disperatamente anche tu, e lo sai.»
«Veramente no.»
«Sì che lo vuoi! Io ti piaccio, Ryuzaki. Neanche un’ora fa hai detto di amarmi e mi hai implorato di prenderti...»
«Ah sì?»
«Sì. E hai anche detto di voler donare a me la tua verginità!»
«La mia cosa?!» soffocò L, trattenendo una risata.
Light si limitò a guardarlo crucciato, le braccia conserte, battendo nervosamente un piede sul pavimento; non aveva nessuna voglia di demordere: se L non voleva starci con le buone, lo avrebbe preso con la forza, fine della storia. Dopotutto, nonostante le apparenze così schive, L era uno sporcaccione e amava le maniere forti! 
Tanto per cominciare, lo avrebbe portato di peso sul letto: un gioco da ragazzi, tanto più che L era un fuscello. 
Già si vedeva trasportarlo tra le braccia come un uomo con la sua sposa, come un campione con la sua coppa, come un carro attrezzi con la macchina in doppia fila, come il fruttivendolo con la cassetta di meloni e altre similitudini poetiche.
Dopo cinque minuti buoni di tentativi, però, Light non era ancora riuscito a sollevarlo di un centimetro.
«Cosa stai facendo, Light-kun?» chiese L stranito.
«Cerco... di prenderti... in braccio!»
C’era qualcosa che non andava: L, un uomo adulto di 25 anni, esperto di Capoeira ed ex campione juniores di tennis, alto quanto lui e in grado di stenderlo con un dito, non poteva pesare più di una manciata di chili!
Non riuscendo a capire quale fosse il problema e per salvare la faccia, Light pensò di scaldare l’atmosfera facendo delle confidenze a Ryuzaki.
«Sai, Ryuzaki...»
Così cominciò a snocciolare la cronistoria della sua vita sentimentale e sessuale con aneddoti spinti e dettagliati; L continuava ad ascoltare le improbabili peripezie amorose di Light con un misto di pena e disgusto, più che altro curioso di scoprire fin dove la fervida immaginazione del ragazzo potesse spingersi prima di essere classificata come disturbo psichiatrico.
«E poi, beh... sei arrivato tu. Devo ammettere che all’inizio ero scettico sulle tue intenzioni. Ero spaventato, capisci? La sola idea di toccarti mi ripugnava... Ero in conflitto con me stesso. Ero confuso. Ma adesso è tutto diverso, Ryuzaki. Ho capito di non aver desiderato altro in tutta la mia vita. Io... Io rinuncerei a tutto per te, anche ad essere Kira, e poi...»
L tese l’orecchio. «Cos’hai detto?»
«Rinuncio ad essere Kira. Sì, avevi ragione, Ryuzaki. Sono sempre stato Kira. Ma ora non m’importa più! Voglio solo stare con te» a questo punto, s’inginocchiò e prese le mani di L nelle sue. 
«Ryuzaki, ti supplico, vuoi essere il mio uke?»
Adesso non aveva più dubbi: Light era matto da legare.
«Questa è la storia più ridicola che abbia mai sentito...» disse L con una smorfia di disgusto, «sebbene il resoconto esagerato ed inverosimile delle tue esperienze sessuali sia perfettamente compatibile con la tua natura di bugiardo incallito.»
Separò bruscamente le sue mani da quelle di Light e si appollaiò sulla poltrona retrostante per una dose urgente di zuccheri.
«Ma... Ryuzaki, è la verità!» disse Light disperato. «Io sono Kira! Anzi, lo ero. Lo sono stato finché non ho capito di amarti e...»
«Smettila di infangare il nome di Kira con i tuoi deliri.»
«Cos...»
«Kira non l’avrebbe mai ammesso. E non avrebbe rinunciato ai suoi obiettivi per alcun motivo. Quindi, Light-kun, tu semplicemente non puoi essere Kira.»
«Ma...»
«Sei solo un ragazzino che è stato colpito da un fulmine e versa in stato confusionale.»
«Ho detto la verità!»
«Hai inventato una storia per far colpo su di me. Ora taci, per favore. Ho bisogno di zuccheri. Risolverò il problema quando avrò finito di mangiare la torta.»
O almeno così avrebbe voluto...
 
 
L si presentò in ufficio poco dopo trascinandosi dietro un Light legato e opportunamente imbavagliato.
«Ryuzaki, cosa è successo? Perché tieni mio figlio legato come un salame?!» sbottò il sovrintendente, seguito dalle proteste degli altri agenti e di Misa, che si trovava lì presente.
«Light-kun è al momento terribilmente confuso e pericoloso. Va dicendo di essere Kira e ha tentato di usarmi violenza carnale... due volte» aggiunse, sovrastando le urla sconvolte dei presenti che non riuscivano a credere ad una simile storia.
«Light è Kira?!» gridarono Matsuda e Aizawa in coro.
«Il MIO Light ci ha provato con TE?!» strillò Misa, esterrefatta al solo pensiero.
«Sì, Amane, è proprio così. Sovrintendente Yagami, la prego di calmarsi» aggiunse L, vedendo il pover’uomo assumere una preoccupante tonalità rosso cremisi. 
«Calmatevi tutti» ordinò L, riportando il silenzio in sala. «Ora, per prima cosa, finirò di mangiare la mia torta. Poi penserò ad una soluzione.»
Misa, intanto, marciò dritta verso il suo fidanzato. 
«Light!» cinguettò, strappando con un colpo secco il nastro adesivo dal viso di Light. 
Il ragazzo boccheggiò qualche secondo per il dolore. 
«Stai bene?» chiese la modella con voce talmente acuta da fargli fischiare le orecchie. Poi, lo sprimacciò e lo strinse forte, posando il viso sul suo petto, non prima di avervi accuratamente strusciato entrambe le guance.
«Misa! Lasciami! Non sono il tuo cuscino!» la sgridò Light, ma lei parve non sentirlo.
«Oh, Light! Sei stato così coraggioso!» lo lodò la ragazza, versando lacrime di commozione; «hai rischiato la tua vita per salvare quel brutto antipatico di Ryuzaki! E adesso lui ti ripaga così!»
Ryuzaki tese l’orecchio, cercando di captare le strida di Misa per capire cosa effettivamente fosse successo in quel lasso di tempo ancora offuscato nella sua memoria.
«Misa ha avuto tanta paura! Ryuzaki era impazzito dopo che il fulmine l’aveva colpito, e il MIO Light si è fatto in quattro per salvarlo! Ryuzaki dovrebbe essere grato a Light dopo che si è lasciato folgorare insieme a lui e dovrebbe proprio liberarlo, perché questa è la prova della sua lealtà!»
«Ma io non voglio affatto staccarmi da Ryuzaki!» protestò Light, indignato al solo pensiero di separarsi da quel fusto di detective.
Lacrimoni grossi come nocciole iniziarono a scendere sulle guance di Misa.
«Oh, Light! Sei così dolce e fedele con chi non lo merita! Misa-Misa ti ama ancora di più per questo!» piagnucolò la ragazza, affondando di nuovo il viso sul petto di Light, che inorridì nel vedere l’enorme chiazza di trucco lasciata dalla ragazza proprio al centro della sua camicia preferita.
«Ryuzaki... Ryuzaki, ti prego, fa’ qualcosa!» lo supplicò Light, impossibilitato a liberarsi dalle grinfie di Misa.
L rifletteva: che Light avesse fatto davvero qualcosa di erot- ehm, eroico, per lui? I pezzi di quel bizzarro puzzle cominciavano finalmente ad andare a posto ed L sentì un moto di... pietà per quel giovane che si era tanto prodigato per lui...
«Penso che Light-kun non sia più in sé...» dedusse Ryuzaki quando ebbe finito di leccare languidamente il suo dolce, cosa che fece quasi venire Light nelle mutande.
Gli agenti si guardarono inquieti. «Questo lo avevamo capito, Ryuzaki, ma cosa facciamo adesso?» domandarono preoccupati.
Il detective si alzò senza dire nulla: aveva uno sguardo risoluto, come se avesse appena preso un’importante decisione. Fece segno a Mogi di allontanare Misa, che la agguantò prontamente mettendola al sicuro.
Light blaterava a ruota libera sull’amore a prima vista, il destino e altre cose improbabili quando si ritrovò senza fiato con un piede di Ryuzaki premuto sul petto.
«Light-kun, sei pregato di fare silenzio e non opporre resistenza. In caso contrario, mi vedrò costretto ad usare la forza fisica per mantenere il controllo della situazione.»
«Oh, Ryuzaki, sei così carino quando cerchi di fare il dominatore...» rispose Light, guardandolo deliziato.
«Light Yagami, ormai hai del tutto smarrito la tua personalità e temo che non sarà l’unica cosa che perderai quest’oggi» gli intimò L come se stesse pronunciando la sua condanna a morte. 
«Oh, molto divertente, mio bel detective, ma adesso basta...» rise di gusto Light.
«Light-kun non comprende ancora la gravità della situazione in cui si è cacciato. Userò i metodi coercitivi per metterlo di fronte alla realtà dei fatti» disse cominciando a trascinarlo per le manette verso la loro camera da letto.
«Oh, sì, Ryuzaki!» esultò Light, pensando che si fosse finalmente arreso alle sue avances. «Ti sbatterò come un tappeto, ti monterò come una torre di lego, ti farò miagolare di piacere, mio bel mic...»
La frase di Light fu interrotta dal rumore della porta sbattuta, seguito dal cigolio della chiave che scattava nella serratura.
Per le successive ore si sentirono solo le strida invasate di Light e la voce di L che urlava in inglese...
Nessuno seppe mai con certezza se Light avesse recuperato o meno la sua originaria personalità. 
Sicuramente fu Ryuzaki a rimettergli tutte le rotelle a posto, ma non è questa la sede per parlare dei metodi coercitivi da lui adoperati.
Dopotutto, di storie come queste è pieno il fandom!

Fine




Ehm ehm…
 
Lo so, sono scandalosamente in ritardo… come al solito. Non speravo più di concludere questa fiction ma alla fine mi sono messa d’impegno per darle il giusto finale e spero che il risultato non vi abbia deluso.
Non so quanto sia ancora “attuale” l’argomento rispetto all’andazzo generale del fandom, ma la mia lunga esperienza (?) mi insegna che l’OOC è sempre dietro l’angolo quando si scrive di L e Light, quindi, giovani autori/autrici in erba… occhio!
Grazie per aver letto fin qui :)
 
Scintilla19
 

 
   
 
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