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Autore: _Polx_    15/10/2017    2 recensioni
La vicenda prende ispirazione dall'ottava opera, non più narrativa bensì teatrale, che ha offerto al pubblico nuovi personaggi molto promettenti, ma al contempo uno sviluppo di trama, a mio parere, mediocre. Forse raccontare quanto venne dopo renderà tutto più chiaro.
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“Cos'ha a che vedere questo con Delphi? Lei è ad Azkaban, isolata dal mondo. Non può certo essere a capo di simili azioni criminali”.
“Ho la forte sensazione che in tutto questo Delphi sia sempre stata una semplice pedina. Un mezzo, inconsapevole d'essere tale, che infine è sfuggito dal controllo di chi cercava di governarlo”.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Scorpius urlò. Un urlo straziante e ferale, perché sembrava che le sue carni venissero strappate dal braccio con fuoco ed elettricità.
“Fa male, se ti opponi” lo redarguì Tom. In realtà era molto colpito e positivamente sorpreso dall'atteggiamento combattivo del giovane Malfoy: nonostante il dolore atroce e la consapevolezza che sarebbe bastato abbassare il capo e accettare il marchio per smettere di subire quel tormento, si ostinava a ribellarsi e non accennava a cedere.
Nondimeno, alla fine sul suo avambraccio sinistro spiccò un simbolo nero e maligno, che bruciava e pulsava come la più profonda delle ustioni.
Tom Greengrass gli diede una salda pacca sulla spalla e l'urto fu così forte per lo stomaco scombussolato di Scorpius che questi dovette trattenere un conato.
“Ci troviamo qui con la prerogativa di reclutare” spiegò Ursul a quel punto “e non intendo farlo nascondendo il mio volto dietro una maschera di odio e superiorità. Trovo deplorevole che, giunto all'apice della propria carriera, il Signore Oscuro avesse deciso di seppellire il proprio nome e farsi chiamare con un titolo tanto altisonante quanto sciocco” ridacchiò impunemente e molti tra le sue fila la guardarono con un misto di sorpresa e sgomento “Lord Voldemort” rise più forte “quale rivoluzionario verrebbe preso sul serio con un nome simile? Era Tom Riddle, mago che, seppur mezzosangue, vantava uno dei lignaggi più nobili nella nostra nazione. Vedete, un tempo gli ero fedele. Un tempo ero sua mano e suo orecchio. Non capitava mai che parlasse di me, che m'invitasse ad assemblee o consigli di guerra: per lui, io ero troppo preziosa. Sapeva che, perdendomi, avrebbe perso anche gran parte delle sue possibilità di vittoria, perché lui era arrogante, un megalomane che difficilmente riusciva a cavare un ragno dal buco senza impiegare il pugno di ferro e ancor più difficilmente impiegava il pugno di ferro nella maniera confacente ai suoi scopi. Era estremamente astuto e intelligente, ma anche accecato dal proprio ego. Io... io ero un soldato nella sua schiera. Un soldato. Umile e servizievole, tuttavia capace di farlo vincere. Non è un caso che, senza di me, il suo impero sia andato in declino, ma ormai avevo compreso che fosse una causa persa: aveva un ideale, ma sostenuto nella maniera sbagliata, e io non desideravo più farne parte. Harry Potter dovrebbe darmi un pizzico di credito per la sua vittoria”.
Albus si lasciò sfuggire con non troppa involontarietà uno sbuffo sprezzante.
“Per questo sono qui” lo ignorò Letitia Ursul “un mondo magico migliore, libero da contaminazioni, ma non per questo sterile o cieco. Non ripeteremo i medesimi errori, statene certi”.
Si rivolse agli studenti di Serpeverde: “molte delle vostre famiglie sono state grandi sostenitrici di Voldemort, in passato. Dovreste tener alto il loro nome”, ma i ragazzi presenti erano troppo giovani, terrorizzati da quanto stava accadendo e completamente estranei alla passata guerra magica per prender posizione. Inoltre, uno di loro era in mano nemica proprio in quel momento, ancora ansimava per le torture subite, ancora non erano riusciti a piegarlo, e apparteneva alla loro stessa casata. Per orgoglio più che per ideale, nessuno si fece avanti.
“Vuoi purosangue, Letitia? Ecco un volontario”.
Tom Greengrass riconobbe immediatamente quella voce e sbuffò spazientito: “ce ne hai messo di tempo, Malfoy. Credevo te la fossi data a gambe”.
Draco avanzò lungo il lato orientale della sala, perché da lì si era avvicinato silenziosamente.
Gli occhi di Ursul s'indurirono: “vi avevo ordinato di cercarlo” ringhiò ai propri uomini, che indietreggiarono d'un passo, intimoriti dalla sua rabbia e disorientati dal proprio fallimento.
“Avere il Marchio Nero può essere di grande aiuto” spiegò Draco, fermandosi nel mezzo della zona grigia che divideva i Mangiamorte di Ursul dalla schiera di studenti impauriti “posso percepire la vostra vicinanza, posso intuire la vostra posizione o prendermela comoda se comprendo d'essere solo. Basta saperci comunicare. Evidentemente, i tuoi leccapiedi non sono bravi quanto me nel farlo”.
Ursul rise: “sono bravi quanto te pressoché in nulla. Per questo ti cercavamo”.
“Ed eccomi qui... dopo aver avvisato gli Auror della vostra presenza, ovviamente”.
Tra l'esercito di Ursul si diffuse un mormorio irrequieto.
“La Preside di certo non se la prenderà a male” continuò Draco “ho ritenuto che, proprio grazie al piccolo vantaggio di cui dispongo, fossi l'unico in grado di aggirarvi e avvisare l'autorità. Ora, lasciate il ragazzo, prendete me e andiamocene prima che Potter arrivi con i suoi mastini”.
“Ormai è marchiato, Malfoy” lo zittì Tom Greengrass “non ci occorri”.
“È un bravo principiante” ammise Draco “ma non è me”.
“No, infatti” assicurò l'altro “tu non potrai mai vantare il suo coraggio, anche se...” diede una lieve gomitata a Letitia, sorridendo sornione “hai visto, capo? Malfoy mostra un po' di fegato quando c'è di mezzo il ragazzo” rise “sarebbe stato divertente, disporre di entrambi”.
“Uno ci basta” concluse Ursul sbrigativamente “ritiriamoci, prima che facciano irruzione. Non desidero che uno solo di noi finisca in mano al Ministero, questa sera”.
“Tu gli credi, capo?” insistette Tom “sta bluffando e in modo patetico. Il ragazzo ormai è nostro e vedrai che con un po' di sana persuasione lo convinceremo ad abbassare il capo. Basta sondare un po' la sua mente per comprendere che non ha neppure la metà del talento di suo padre per l'Occlumanzia. Lo convertiremo”.
“Siete venuti per me e me avete” sibilò Draco, ma la risata di Tom sovrastò la sua voce: “l'hai sentito, capo? Il suo egocentrismo è sempre stato uno spasso. Qui per lui, dice. Non hai ascoltato Letitia?” esclamò poi, rivolgendosi nuovamente a Malfoy “siamo qui per reclutare”.
“E che gran lavoro state facendo” borbottò Scorpius.
Il mago che lo costringeva in ginocchio lo colpì con forza allo zigomo destro.
Draco fece un passo avanti: “cosa vuoi, Letitia? Un giuramento? Un rinsaldamento del vincolo che è il mio Marchio? Avrai ciò che desideri, se lasci andare Scorpius”.
Il ragazzo sputò sangue: “sei sempre stato bravo a sostenere la fazione sbagliata” lo accusò, sebbene ormai riuscisse a malapena a parlare “prenderanno te, si terranno me e sei un idiota se speri in qualcosa di diverso”.
Fu colpito di nuovo.
“Letitia, hai la mia parola” insistette Draco, sempre più preda dell'angoscia.
Ursul scalpitava, perché non era certa quanto Tom che quello di Draco Malfoy fosse un bluff: osservava le ampie vetrate in attesa che uno stormo di Auror in volo le sfondasse da un momento all'altro per invadere la Sala Grande.
“Ti farò sapere dove trovarci, Draco” concluse malcelando la propria fretta “ritiriamoci per ora” mormorò a Tom, ma Draco intuì lei sue intenzioni: “non è questo il patto che ti ho proposto” affermò avanzando, ma ormai la sua vicinanza poteva considerarsi rischiosa e due seguaci di Ursul si fecero avanti per bloccarlo.
Fu in quel momento che Tom Greengrass ebbe riprova delle parole del cognato: non con un'imboscata, né con un assalto d'alto profilo, ma infiltrandosi silenziosamente tra le ultime file dei loro uomini gli Auror si fecero largo tra le forze di Ursul e, quando queste se ne accorsero, ormai era caos.
Sul volto di Greengrass era leggibile il più profondo e viscerale disprezzo: “sei sempre stato un doppiogiochista, Malfoy, ma questo...” ringhiò, indifferente al pericolo e a Letitia che lo esortava a prendere o abbandonare il giovane Scorpius e svignarsela: lo splendido spettacolo che avevano messo in atto era stato compromesso e avrebbero dovuto rimandarlo.
Ma Tom la ignorò: “che i traditori imparino, Letitia, o il nostro domani non sarà migliore di quello che abbiamo affrontato venticinque anni fa”.
Alzò la propria bacchetta e neppure lo sguardo irremovibile ma visibilmente impaurito di Scorpius fu sufficiente a dissuaderlo dal proprio intento: sprigionò un incantesimo e un lampo verde colpì il petto del ragazzo con estrema violenza, scaraventandolo a terra.
Scorpius cadde esanime. I suoi occhi fissavano il soffitto stellato dell'imponente Sala Grande, ma non vi erano più immagini a balenare nella sua mente, né suoni a infastidire le sue orecchie.
Bastò un solo istante e fu buio e silenzio.
  
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