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Autore: Aysa R Snow    15/10/2017    1 recensioni
Non tutti abbiamo la fortuna, di trovare la persona giusta, e non perderla.
Tutti abbiamo perso, c'è chi perde qualcosa, chi perde qualcuno.
Lei, ha perso la sfida più importante della sua vita: non perdere la sua persona giusta.
Ma se invece, la sfida più importante della sua vita, fosse riuscire a vincere il dolore che ormai è diventato un peso troppo ingombrante?
Questa è la storia di Arianna, o come lei ama farsi chiamare, Aria.
Perché lei è così.
Leggera e pura come l'aria che respiri in alta montagna.
Questa, non è una classica e semplice storia d'amore.
Questa, è una battaglia.
Da una parte c'è l'amore, dall'altra la vita.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrendersi sembrerà anche l'unica alternativa, ma potrai continuare ad essere libero dalle catene del rimpianto solo quando lotterai comunque, contro ogni previsione anche al costo di star solo sprecando energie.

Mi guardai intorno cercando una via di fuga con lo sguardo. 
L'auto era ferma e il motore spento.

Le chiavi erano state rimosse dal quadro d'accensione e non c'era modo di uscire.

Mi fermai improvvisamente mentre un ricordo mi balenò in mente.
Ricordai quando mio padre al mio compleanno dimenticò le chiavi di riserva nel piccolo portaoggetti tra i sedili.

Scattai in avanti sperando di non aver fatto un buco nell'acqua. 

Trovai la chiave e un piccolo grido di gioia uscì dalle mie labbra.
Passai al posto del guidatore e con le mani che mi tremavano provai ad infilare la chiave nel quadro.

Al terzo tentativo finito male feci un respiro profondo e guardai fuori.
Il finestrino bagnato dalla pioggia rendeva difficile distinguere bene le immagini. 

Una luce improvvisa mi abbagliò e mi costrinse a socchiudere chi occhi. 
Finalmente riuscii ad inserire la chiave e ad accendere l'auto.

Azionai i tergicristalli e finalmente riuscii a vedere meglio.

Vidi Davide uscire dall'auto e il mio cure iniziò a battere più forte.

Spalancai lo sportello e corsi verso di lui sotto la pioggia battente.

" Davide! " urlai mentre la pioggia inzuppava i miei vestiti.

Lui alzò la testa e socchiuse gli occhi per vedere meglio.

Lo abbracciai scoppiando a piangere.

Mi strinse a se, tenendo il viso nascosto contro la mia spalla.

" Mi dispiace... mi dispiace così tanto. " sussurrai con voce tremante.

" Non è colpa tua, andrà tutto bene. " 

Dicono che quando si è molto legati a qualcuno si possa sentire quando è in pericolo, o anche quanto soffre.

Erano passate solo poche ore dall'ultima volta che avevo visto Davide.

Non avevo chiuso occhio.
Ero distrutta, ma ciò non dipendeva dalla mancanza di sonno.

Sentivo il mio dolore crescere e graffiarmi dall'interno.

Avevo così tanta voglia di urlare, ma non ne avevo la forza.

Avevo un'unica possibilità per tirare fuori Davide da quel casino.

I miei genitori avrebbero annullato tutto e ritirato ogni accusa nei confronti di Davide ad una sola condizione: sarei dovuta andare via con mio padre.

Preparai una valigia con alcuni vestiti e sistemai con cura i miei libri.

Mi allontanai dal letto e rimasi ad osservare la mia stanza.

C'erano vestiti sparsi un po' ovunque.

Fogli sparsi sulla scrivania e le tende chiuse che rendevano la stanza buia e fredda.

Mi coprii la bocca con una mano mentre una lacrima solitaria mi bagnava la guancia.

Avevo meno di due ore.

Lasciai perdere i bagagli e afferrai il mio cardigan grigio e corsi fuori.

Corsi, come non avevo mai fatto in vita mia.
Con il cuore che pareva volere uscirmi dal petto.

Corsi, sentendo l'aria fredda di fine ottobre arrossarmi le gote e la punta del naso.

Arrivai ai piedi del palazzo dove viveva Davide e salutai gentilmente il portinaio.

" Salve, sono un'amica di... " mi bloccai, vedendo la sorella di Davide spuntare alle spalle dell'uomo dai capelli brizzolati.

" Aria? Non dovresti essere qui. " mi fece notare fredda.

" Ascoltami, per favore.
So che per colpa dei miei genitori avete avuto dei problemi, ma io non c'entro niente in tutto questo.
Devo vedere Davide, ti prego. " sussurrai ancora affannata.

" No, non se ne parla. Torna a casa. " camminò verso l'atrio.

" Aspetta! D'accordo, hai tutto il diritto di essere arrabbiata, okay? 
Ma io devo parlargli.
Non posso andar via sapendo di non avergli detto nulla. " lei si fermò e restò immobile per qualche istante.

" Non so perché te lo sto permettendo " sospirò alzando gli occhi al cielo " ma vai, fa quello che devi fare. " sorrisi e sussurrai un " grazie " prima di correre via.

Ero stata in quel posto solo una volta prima di all'ora, ma ricordavo perfettamente dove andare.

Bussai tre volte prima che qualcuno dall'altro lato desse segni di vita.

" Sei la sorella più fastidiosa del mondo, ti regalerò un portachiavi a natale! " esclamò Davide aprendo la porta.

" Vanno bene anche in paio di ciabatte. " dissi facendo spallucce.
Davide rimase a guardarmi meravigliato.

" Mi fai entrare o vuoi lasciarmi sul pianerottolo? " chiesi infilando le mani in tasca.

Lui abbassò lo sguardo e si spostò di lato per permettermi di entrare.
 

" Non dovresti essere qui. " alzai gli occhi al cielo sospirando.

" Perché non fate altro che ripetermelo oggi? " domandai corrugando la fronte.

" No, non rispondere. Non sono qui per fare domande. " seguii con lo sguardo Davide.

" Non ho molto tempo. " si mise seduto sul divano con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani intrecciate.

" Cosa devi dirmi? " la sua voce era stanca e lontana, come se non fosse pienamente presente.

Fissava con sguardo vacuo delle riviste sparse sul tavolino.

" Ultimamente non so più cosa succede. 

Sei sbucato dal nulla, ma sei diventato talmente importante che non riesco a spiegarlo.

Tra dieci anni mi fermerò a pensare a quante cose ho perso col passare del tempo.

Quanto ho sofferto, e va bene così.

Perché tra dieci anni, mi fermerò a pensare a tutto ciò che ho fatto senza dover rimpiangere un momento non vissuto perché non ho osato.

E non importa quanto mi sembreranno stupide le cose che ho fatto o che farò, perché non dovrò chiedermi come sarebbero andate le cose se invece di tentare avrei rinunciato. " mi fermai e feci dei respiri profondi.

 

" E tu Davide, mi lascerai tanto dolore che potrei arrivare a pensare che sia troppo, ma poi mi ricorderò di quanta bellezza hai donato alla mia vita e non potrò fare a meno di voler rivivere tutto ciò altre mille volte. " dissi in fine con voce rotta. 

Davide si alzò e venne verso di me.

Mi morsi il labbro inferiore e distorsi lo sguardo provando a trattenere le lacrime.

Lui mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi accarezzò piano la guancia.

Una lacrima scivolò lungo la mia guancia e lui l'asciugò con il dorso della mano.

" Hey, non piangere... " sussurrò poggiando la sua mano calda sul mio viso.

Alzai lo sguardo e incontrai il suo. 

Scrutai i suoi occhi ancora una volta.

Questa volta però, riuscii a vederli per davvero.

Avvicinò leggermente il suo viso al mio ma qualche istante dopo abbassò lo sguardo chiudendo gli occhi e serrando la mascella.

Si allontanò spostando le mani dal mio viso.

" Davide... " lo richiamai ma lui fece un passo indietro scuotendo il capo.

" Davide, ascoltami " dissi con voce più ferma. Finalmente riprese a guardarmi " va tutto bene. " sussurrai avvicinandomi.

Mi guardò con occhi lucidi.

Mi avvicinai cauta fino a ritrovarmi a pochi centimetri da lui.

Premetti le mie labbra sulle sue e quando finalmente chiuse gli occhi e si lasciò andare chiusi anch'io gli occhi imprimendo ogni istante nella mia memoria.

Non avrei mai potuto dimenticare quel momento, non avrei mai dimenticato un solo istante.

 

   
 
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