Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=GbMchL_oFKE.
★
Quest@ [fanfic/art/aesthetic/video/ecc] partecipa
all'iniziativa “Artist Meets Artist” a cura di
Fanwriter.it!
★
Fandom: Originale, fantasy.
★
Tipo di art: Fanfiction.
★
Rating: SFW (per tutti); NSFW (sesso/violenza/ecc): SFW.
★
Descrizione del vostro lavoro (BREVE):
Ho
scritto una scena per omaggiare
l’immagine di @Dedense:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1519959088049983&set=p.1519959088049983&type=3&theater.
Tutto
parte da un albero di sakura,
durante il periodo autunnale.
Numero
parole: 1046.
Il
guerriero arcano del vento
Koji
rischiò di cadere in
avanti, i suoi sandali di legno colpivano ritmicamente
l’asfalto. Si raddrizzò
e si strinse la cintura vermiglia che gli teneva fermi i pantaloni.
“Come
diamine fai a camminare con quelle scarpe? Odio i festival”
borbottò.
Nobu
ridacchiò.
“Abbiamo
ancora i vestiti normali. Quando l’indosseremo al bagno del
tempio, morirai spontaneamente?” domandò.
Koji
sospirò, accelerando il passo.
“Lo
sai che ogni volta mi raffreddo. Non sopporto i
kimono” borbottò.
“Non
ti lamentare sempre” disse Nobu.
Passarono
sotto un polpo di plastica rossa, appeso
accanto all’insegna del negozio, ogni suo tentacolo stringeva
una vera
bottiglia vuota di vetro verde. Camminarono tra la gente, videro un
uomo sui
tacchi a spillo, passarono oltre un anziano seduto sotto una veranda e
fecero
lo slalom tra delle donne con almeno sette orecchini l’una.
In
lontananza si intravedeva, tra i palazzi, una ruota
panoramica vermiglia illuminata dalla pallida luce solare del
pomeriggio.
“E
tu smettila di fare sempre la voce della ragione.
Hai solo due anni più di me, non seicento”
borbottò Koji.
Passò
di fianco a una ragazza dai lunghi capelli neri
che teneva tra le braccia un coniglietto dalla folta peluria marroncina.
Koji
raggiunse lo zainetto sulle spalle di Nobu e lo
aprì, frugandovi all’interno. Ne trasse fuori una
confezione di plastica e
richiuse lo zainetto, dalla confezione prese uno spiedino di granchio.
Se lo
mise in bocca, lo mordicchiò e lo succhiò
rumorosamente.
Nobu
si voltò verso di lui e arrossì.
“Resterai
sempre un bambino” borbottò.
Koji
gonfiò le guance e rimise la confezione nello
zainetto nero. Accelerò il passo, i suoi jeans
con strappi[1]
strofinavano con la sua pelle rosea, in buona parte scoperta,
arrossandogliela.
“Guarda
ce entrò il prossimo festival dell’autunno
sarò più alto di te”
borbottò. Osservò l’altro, indossava
dei pantaloncini
lunghi fino al ginocchio e il colletto gli arrivava fino a
metà del petto.
“Siamo
quasi arrivati al tempio” disse Nobu.
S’infilò
le mani in tasca e scrollò le spalle.
Koji
s’infilò la mano sotto la maglietta nera e si
grattò il petto, la sua maglia era ricoperta da innumerevoli
puntini bianchi
con l’effetto di finta vernice. Gettò lo stecchino
in una spazzatura e vide una
serie di sacerdotesse in piedi davanti alla statua di un polpo.
“Speriamo
che lo spettacolo non finisca troppo tardi”
disse.
*****
Koji
si mise la mano davanti alla bocca, dalle labbra
rosso fuoco, e sbadigliò.
“Devo
tornare a casa. Dai, il festival è finito,
stanno tornando tutti a casa. Voglio andare anche io” si
lamentò.
“Ti
prego. Accompagnami solo al grande albero di
ciliegio e poi ce ne possiamo andare. Ci andavamo sempre da
bambini” supplicò Nobu.
“In
questo periodo non è in fiore” ribatté
Koji.
Nobu
piegò di lato il capo e gli sorrise.
Lo
so, ma voglio andare a vedere le foglie che
cadono. Mi seguirai?” domandò.
“Se
me lo chiedi così, con piacere”
capitolò Koji.
*******
Entrambi
erano ritti in piedi sotto l’albero di
ciliegio.
Koji
socchiuse gli occhi e rabbrividì, nel suo kimono
rosso.
<
Forse avremmo dovuto passare dal bagno per
cambiarci di nuovo… no, aspetta, a quest’ora il
tempio è già chiuso… >
pensò.
Sgranò
gli occhi, vedendo una leggera luce azzurrina
avvolgerlo.
“Che
diamine succede?!” gridò. Indietreggiò,
scivolò
su una delle radici dell’albero e cadde
all’indietro.
L’altro
giovane lo afferrò per il braccio e lo issò.
“Non
devi avere paura” sussurrò, mentre una serie di
lucciole candide iniziavano a volare intorno ai rami, quasi del tutto
spogli,
dell’albero.
“Sembro
sotto radiazioni, certo che mi devi
preoccupare. Anzi, dovresti scappare e chiedere aiuto!”
gridò Koji.
Nobu
indietreggiò di un paio di passi.
“Oggi
sarà il giorno in cui ti risveglierai alla tua
vera forma: guerriero arcano del vento” disse con voce seria.
Le
foglie del grande albero, ingiallite e secche,
piovevano tutt’intorno a loro. Una di esse
precipitò sulla spalla del più
grande, sporcandogli il kimono blu notte. Le lucciole esplosero in una
serie di
scintille violette.
“C-che
cosa stai dicendo?”
esalò Koji.
Nobu
chinò il capo e assottigliò gli occhi, fissando
intensamente quelli dell’altro.
“Vedi,
in tutti questi anni, ti sono stato amico per
la mia missione. Io sono realmente legato a te, ma dalla nostra vita
precedente. Noi siamo entrambi spiriti. Tu sei figlio del vento ed io
la
manifestazione umana di questo albero” spiegò.
“Sei
solo un ragazzino, come me!” urlò Koji.
“Non
posso invecchiare realmente, solo modificare la
mia età a mio piacimento. Ti ho fatto credere di avere di
volta in volta un’età
diversa, per crescere al tuo fianco, ma sono in questo mondo da
quattrocento
anni” rispose Nobu.
“Io
ho dei genitori” ribatté Koji,
dimenando le braccia.
Nobu
schioccò le dita e il bagliore azzurrino intorno
all’altro si spense.
“Perché
tu sei morto ed ora ti sei reincarnato. Ti ha
ucciso un demone. Pensavamo fossi riuscito a distruggerlo, ma non
è così. Si è
risvegliato e tu, come guerriero, sei l’unico che
può sconfiggerlo, figlio del
vento” raccontò, addolcendo il tono.
“Quindi
per te la nostra amicizia non significava
niente!” ululò Koji,
raschiandosi la gola.
“La
nostra vera natura non cambia il nostro legame”
mormorò Nobu.
“Tu
vuoi solo che io sconfigga questa creatura
demoniaca. Se anche ti dovessi credere, significherebbe solo che mi hai
usato
per tutto questo tempo!” sbraitò Koji.
Le lacrime iniziarono a rigargli il volto, mentre veniva scosso da
tremiti.
“No.
Se ti rifiuterai di combattere, dirò agli altri
spiriti che mi ero sbagliato. Che sei solo un umano e
nasconderò a tutti la tua
vera natura” disse Nobu e gli prese la mano nella propria.
Lo
zainetto con i loro altri vestiti era abbandonato
ai piedi dell’albero, intorno al tronco c’era una
cinta di corda, decorata con
triangolini di carta.
“Perché
dovrei crederti? In generale, proprio” ringhiò
Koji.
Nobu
lo abbracciò.
“Mi
hai sempre creduto, fallo anche questa volta”
mormorò.
Koji
alzò lo sguardo e tirò su con il naso.
“Questo
demone vuole ucciderci?” chiese con voce
rauca.
“Ucciderà
solo me, se negherò chi sei tu…”
mormorò Nobu.
“E
potremo rivederci?” chiese Koji.
“Spiriti
e umani non possono incontrarsi” ammise Nobu,
rabbrividendo. Gli sfuggì una lacrima.
“Lo
combatterò, ma solo se rimarremo amici”
sussurrò Koji.
Nobu
sorrise.
“In
eterno” giurò.