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Autore: Dreamer_Vampire    15/10/2017    6 recensioni
|Destiel coda!fic| Post 13x01| Spoiler |Words: 3.300|
Dean sa, semplicemente sa, che per quanto Cas vorrebbe tornare dalla sua famiglia, da lui, questa volta non accadrà. Dio se ne sbatte di quello che accade a loro poveri bastardi, tecnicamente il mondo non è in nessuna direzione verso la nuova apocalisse. Lucifero è intrappolato chissà dove e Jack non sa neanche allacciarsi le scarpe. Cas aveva fede in lui, anche se in fin dei conti Cas credeva anche in Dean, e non è andata mai a finire bene.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Nessuna stagione
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GOOD THINGS DO HAPPEN, DEAN...
NOT IN MY EXPERIENCE







 
Se n’era pentito nello stesso momento in cui aveva messo piede di nuovo in quella casa. Vedere il suo corpo lì, su quel tavolo, era stato il suo punto di rottura definitivo. Nonostante tutto il suo viso sembrava in pace, non respirava, ma d’altronde non l’aveva mai fatto, gli angeli non respirano. Ma i suoi occhi non gli illuminavano il viso, quell’azzurro brillante che aveva sempre reso chiara la differenza palpabile tra Castiel e il suo tramite.
Dean Winchester ha sempre pensato che le cose belle non potessero accadere o quanto meno durare, ma un certo angelo nove anni fa gli aveva messo in testa questa strana speranza che magari i miracoli potessero davvero capitargli, ovviamente si sbagliava. Le cose belle non succedono, non a lui almeno.

Potrebbe dire davvero tante cose, tutto il non detto tra di loro, gli sguardi rubati, i sentimenti mai condivisi, ma tutto quello a cui riesce a pensare mentre il fumo nero sale e cresce di volume è “L’ho perso, e questa volta per sempre”.
 
“Dean…” sa che Sam lo sta fissando, lo sta facendo anche Jack, ovviamente a lui non interessa minimamente. Ha semplicemente deciso di ignorare la presenza del Nephilim per il momento, ha altri problemi nella testa ora.

Sam continua a guardarlo, il sole non è più da nessuna parte nel cielo, tutto è buio, Dean riesce ancora a vedere solo grazie alle fiamme che continuano a bruciare i rami di legno. Fa freddo. C’è solo un piccolo spicchio di luna e vorrebbe solo eliminarla dal cielo, non capisce esattamente perché ci deve essere ancora luce quando in lui tutto è nero, non gli sembra giusto.

“Dean…”

“Ancora un attimo Sammy, ti prego”

Sam annuisce una sola volta, fa un piccolo gesto verso Jack che aggrotta le sopracciglia e inclina la testa leggermente verso un lato. Non capisce il significato dell’azione del minore dei Winchester. Dean vuole vomitare. Passerà il resto della sua vita a ritrovare Cas in ogni gesto quotidiano? Si volta di nuovo in fretta verso la pira di fuoco, distogliendo lo sguardo da suo fratello, che sbrigativo ha trascinato Jack nell’Impala.

“Cas, io…”

“Ti avevo detto… ti avevo detto che le cose belle non accadono”

Chiude le palpebre, cercando di evocare il loro primo incontro. Le ali enormi di Cas che lo avevano colto di sorpresa e terrorizzato allo stesso momento, come niente aveva fatto durante i suoi anni di caccia. Lunghe, nere, possenti. Rappresentavano tutta la forza del Paradiso, pura e innocente, prima che Dean potesse corromperlo e farlo cadere inesorabilmente sempre più verso il basso, verso di lui.

“Ti prometto… Cas non ti dimenticherò mai”
 

*****
 
Deve aver perso la cognizione del tempo perché quando apre gli occhi è nel bunker, gettato sul letto con ancora le scarpe e i vestiti sporchi di sangue, fuliggine e chissà che altro. È buio, così tanto che non riesce neanche a distinguere la forma delle sue mani. L’unico spicchio di luce proviene da sotto la piccola porta di legno, c’è un leggero brusio in corridoio ma Dean sa, per esperienza, che il suono viene dalla libreria.

Non ha nessuna voglia di alzarsi, non ne ha davvero un motivo ma semplicemente non riesce a stare più al buio, da solo, quando l’unica cosa che ha a fargli compagnia è la sua testa rotta. Accende la piccola lampada sul comodino vicino e ci mette più del dovuto ad abituarsi alla luce gialla che inizia ad illuminare la stanza. Quando incrocia il suo sguardo nello specchio non riesce a riconoscersi, ha la faccia gonfia e alcuni tagli sparsi sulla pelle. Sentirebbe dolore se solo quello nel suo cuore non coprisse tutto il resto. Si butta un po’ di acqua sul viso e si cambia in fretta, il dolore che sente quando guarda il suo riflesso non ha niente a che vedere con quello che ha provato finora.

L’impronta, quell’impronta, se ne sta lì, come se non significasse nulla. È strano, forse persino patetico, ma Dean può giurare che da quando Cas lo ha salvato dall’Inferno, in ogni situazione, era cosciente della presenza della grazia di Castiel. Non necessitava della presenza nelle immediate vicinanze dell’amico per sapere che era da qualche parte nell’universo, sano e salvo, a svolgere qualche stupido compito angelico per salvaguardare il bene superiore. Gli bastava quello, toccare la leggera bruciatura che ancora era rimasta sul suo braccio e sentire Castiel, solo sentirlo. Molte volte quel semplice gesto era stata l’unica cosa che aveva impedito a Dean di impazzire, il sapere che Cas non era morto.

Settimane di assenza, chiamate non risposte e preghiere mai davvero ascoltate ma almeno era vivo, da qualche parte, in qualche universo lontano, anche se non era lì con lui. Spesso si è domandato se le loro anime fossero collegate in un qualche modo, è possibile che quando Cas è sceso all’inferno per salvarlo e ha toccato la sua anima qualcosa si sia collegato? È l’unica spiegazione al legame profondo che tanto Castiel decantava.

Ora tutto quello che Dean sente quando le sue dita tremanti cercano di combaciare con quelle lunghe e strette di Castiel è il vuoto totale. Una sensazione di freddo inizia a diffondersi nel suo corpo, arriva fino in fondo, gli abbraccia i muscoli e gli penetra le ossa. Sente che una parte di lui è morta, la sua anima dilaniata, l’uomo giusto si è rotto alla fine. Non ci era riuscito neanche l’inferno.
Vorrebbe solo grattarla via, strapparsela dalla pelle, eliminare per sempre dalla sua vita tutto quello che gli ricorda l’angelo, ma è egoista e sbagliato. Castiel non se lo merita, merita di essere ricordato per sempre nella testa di Dean, nel suo cuore e nella sua anima, e Dean deve sentire questo dolore, perché se lo merita, si merita tutto, si merita il cuore che brucia nel suo petto, si merita tutte le lacrime versate, il dolore che non smetterà mai di attraversargli il viso e Cas si merita il dolore di Dean, dopo tutto quello ha fatto per lui, le volte che lo ha messo davanti a tutto, il
Paradiso, i suoi fratelli e se stesso, così tante volte che Dean non può neanche contarle.

Quando apre la porta lo fa più silenziosamente possibile, per evitare che suo fratello possa anche solo rivolgergli la parola o guardarlo con gli occhi pieni di pena. Non ha bisogno della pena di nessuno.
 
“…Non capisco, Dean era il suo… fidanzato?” l’ultima parola scivola dalla bocca di Jack come se fosse finta, vuota e senza significato. La dice con un accento strano, con il ricordo di averla sentita solo una volta, per sbaglio, in una conversazione strana prima della sua nascita.

Sam lo guarda con uno sguardo distrutto, gli occhi lucidi che non si permettono di versare una sola goccia.

“No, era di più. Dean…” cerca la parola giusta, la giusta espressione per riassumere il legame che c’era tra suo fratello e il suo migliore amico, ma semplicemente non esistono. “Dean era il suo tutto”.

Uscire dalla sua stanza è stato un grande errore, vorrebbe solo sparire e non dover aprire mai più gli occhi.
È solo che non gli sembra vero tutto quello che è successo, tutti gli aventi che si sono susseguiti in pochi attimi e gli hanno portato via un pezzo di vita alla volta. Non dovrebbe essere possibile, neanche nella vita di un Winchester, perché è troppo. È troppo anche per Dean che è abituato a soffrire e a vedersi scivolare via dalle dita tutte le cose belle da quando aveva quattro anni.

Ed è stupido davvero stare così male a questo punto perché dovresti aspettarti tutti i colpi che la vita ti butta o almeno soffrirne di meno, l’abitudine non dovrebbe attutire forse il dolore?
 

“Questa è una segreteria telefonica, lasciate un messaggio di segreteria… telefonica”

“Ehi Cas, non so esattamente perché lo sto facendo…” chiude un attimo gli occhi, cercando le parole giuste, “Non so neanche esattamente cosa dire. Ecco, volevo solo dirti Grazie, credo. Non ho avuto il tempo di dirtelo e Scusa, solo scus-“

Un sonoro beap indica a Dean la fine del messaggio vocale e segna l’inizio della consapevolezza di quanto stupido sia stato il suo gesto.
E si sa, queste cose con Dean sono accompagnate dall’alcool, probabilmente l’unico amico che non lo abbandonerà mai.

Quindi Dean beve, beve e beve, fin quando il gelo nel suo corpo non scompare e la bile gli sale in bocca. È disgustoso e patetico, come Dean in questo momento e lui sorride perché almeno così sente qualcosa. La repulsione per se stesso è comunque un sentimento, giusto?
 

“Questa è una segreteria telefonica, lasciate un messaggio di segreteria… telefonica”

“Bene, mi sembra il momento giusto per dirtelo no? Infondo sei morto e non conta più ormai. Ti amo, e non ti amo come un fratello Cas, o come un amico. Erano tutte stronzate. Ti amo e basta e sono uno stupido figlio di puttana perché sono stato un vigliacco. Potevamo essere felici ma avevo troppa paura per ammetterlo Cas. Scusa, davvero Cas, scusami. Non ti ho mai meritato ma non conta più ormai, quindi posso dirtelo ora. Si, posso dirtelo.”

Questa volta Dean non si è tenuto nulla, è sparito tutto con Cas. Il suo trench orribile, la sua stupida cravatta a strisce da esattore delle tasse, tutto. L’ultima volta si era portato nel cofano il suo trench in giro per l’America, perché Cas torna sempre, trova sempre un modo per tornare indietro. Ma non è mai morto così.
 

La prima volta che Dean ha visto Cas morire sotto i suoi occhi è stata quando Lucifero ha schioccato le dita. Si conoscevano da quanto, un anno? E la situazione era così complicata che Dean non aveva avuto neanche il tempo di realizzare che fosse successo, prima che Cas fosse di nuovo lì accanto a lui, dove è il suo posto, nuovo e migliorato, ad aggiustare i casini che insieme avevano creato, come ogni volta.
 

Poi c’era stato Cas con la sua assurda pretesa di voler diventare Dio e cercare di fare quello che il suo presunto Padre non aveva mai avuto le palle di fare. Ovviamente è andato tutto a puttane, come sempre deve succedere nella loro miserabile vita. Cas ha aperto il purgatorio, i Leviatani lo hanno distrutto ed è scomparso sotto l’acqua di un lago, sperduto chissà dove. Quella è stata probabilmente la sua morte più lunga, morte che non era effettivamente morte, ecco.
Dean non lo aveva neanche lavato il trench perché altrimenti non sarebbe stato più lo stesso, lo aveva semplicemente piegato, perché tradimento o meno, Cas sarebbe tornato. Dean lo sentiva ogni volta che si toccava la spalla. C’era voluto tempo e aveva quasi perso le speranze quando Cas torna da lui, anche se quella volta è stato Dean a trovarlo. Sposato, senza memoria e con un assurdo nome orribile. Pian piano si erano incontrati a vicenda, dopo il tradimento e tutta l’acqua che era passata sotto i ponti, Castiel era tornato a far parte della famiglia piccola e distrutta di Dean, nonostante non se ne fosse davvero mai andato.
 
Una delle separazioni più lunghe e devastanti tra Cas e Dean era stato l’anno in Purgatorio. Un anno di continua ricerca, preghiere e torture. Un anno piuttosto inutile, che gli viene sbattuto in faccia quando Cas decide di restare. Solo per poi tornare con gli angeli nella testa e la convinzione di voler diventare un cacciatore.
 
Poi c’era stata April, Cas su quella sedia, umano e solo.  Anche quella volta però è durata poco, Dean ha avuto giusto il tempo di afferrargli il volto tra le mani e stringerlo, prima che aprisse di nuovo gli occhi e facesse un’espressione buffa, una di quelle che facevano sempre ridere Dean, anche se a quel tempo era ancora troppo spaventato per poterlo ammettere.
 
In ultimo c’era stato Lucifero, anche se forse quella volta non conta. Cas non era morto, era solo posseduto, eppure Dean non ha mai voluto prenderlo a pugni come allora.

Almeno finora.

Perché ora è diverso, Cas è morto davvero. Dean ne è sicuro questa volta. C’erano le ali di Cas sul terreno bruciato, non era mai successo. E Dean sa, semplicemente sa, che per quanto Cas vorrebbe tornare dalla sua famiglia, da lui, questa volta non accadrà. Dio se ne sbatte di quello che accade a loro poveri bastardi, tecnicamente il mondo non è in nessuna direzione verso la nuova apocalisse. Lucifero è intrappolato chissà dove e Jack non sa neanche allacciarsi le scarpe. Cas aveva fede in lui, anche se in fin dei conti Cas credeva anche in Dean, e non è andata mai a finire bene.

Ma è colpa anche colpa di Cas no? Dean glielo aveva detto che non meritava di essere salvato, glielo aveva detto con gli occhi e l’angelo lo aveva capito. È stata una delle missioni qui sulla terra, farlo sentire l’uomo giusto. Dean non ha mai capito cosa Cas ci vedesse in lui, diceva avesse un’anima luminosa, la più luminosa che lui avesse mai visto in miliardi di anni. Dean non ci ha mai creduto. Ma l’importante era che ci credesse Cas, sembrava tutto più vero se l’angelo lo pensava.


“Quando di trasformerai, e tu ti trasformerai, Sam, tutti quelli che conosci, tutti quelli che ami, saranno morti da tempo. Tutti tranne me.”
 
“Questa è una segreteria telefonica, lasciate un messaggio di segreteria… telefonica”

“Sei un grandissimo figlio di puttana lo sai? Mi avevi promesso… mi avevi promesso che saresti rimasto, non importa cosa sarebbe successo. Tutti se ne sarebbero andati tranne te, ma anche tu te ne sei andato”.

Non sa esattamente quanto tempo sia passato, quanto alcool abbia bevuto. Il brusio del corridoio è cessato. Sam starà sicuramente dormendo. Anche Dean chiude gli occhi per un po’. Ci vuole un po’ ad addormentarsi anche se non dorme davvero, è difficile che lo faccia. Chiude gli occhi, non riposa mai davvero, la sua mente non lo lascia mai dormire serenamente. Cade in una specie di torpore dove tutto è vuoto, spento, quasi ovattato, riempito da ricordi vaghi e confusi. Dean vorrebbe urlare e gridare, fin quando la gola non gli bruci e l’aria nei suoi polmoni si svuoti, ma non esce mai nulla dalla sua bocca, neanche un sibilo ed è solo più frustrante.

“Sul serio amico, tu hai dei problemi” si ficca l’ennesima patatina in bocca, cercando di evitare di sputarla fuori. Cas con quell’espressione sulla faccia è esilarante.

“Non capisco Dean” e Dean questa volta sputa. Ha un enorme sorriso sulla bocca, tutto denti e occhi che brillano, Cas sorride solo perché l’amico è in quelle condizioni, non c’è niente di attraente nel vedere i resti della patatina che gli spuntano dalle labbra. O forse si.

“Non chiami questa “musica”, Cas” l’angelo aggrotta le sopracciglia, cercando davvero di capire Dean ma proprio non ci arriva.

“Tu mi hai detto che questa si chiama musica, mi stavi mentendo?” e assottiglia gli occhi, sembra quasi una minaccia velata. Spesso Dean si dimentica che Cas è un cazzutissimo angelo del Signore, potrebbe distruggerlo con un schiocco di dita, ma Cas è Cas, Dean ormai lo conosce abbastanza per sorridere solo di più davanti a quello sguardo.

“Si, ma questa non è solo musica. Questa è… questa è storia. Sono i Led Zeppelin, non qualche canzone a caso che passa in radio e puoi chiamare solo Musica”. Dice l’ultima parola in falsetto, imitando la voce profonda e ruvida dall’angelo, che lo guarda serio per un attimo prima di scoppiare anche lui a ridere.

“Sai cosa Cas, ci penso io a te”.

E così quella sera, nella sua stanza, Dean non aveva quasi toccato il letto. Era troppo impegnato a scegliere le perfette canzoni, le parole giuste, quelle che potessero far capire a Cas che i Led Zeppelin non sono solo musica, e forse con l’intento di comunicare qualcos’altro, qualcosa che è troppo codardo per dire ad alta voce.

Quando si sveglia la situazione non è migliorata affatto, il cerchio alla testa è enorme e non capisce se è l’alcool quello che gli scorre nelle vene e rende tutto così sfocato, vago, impreciso, o sono solo le lacrime che gli offuscano la vista e non gli permettono di mettere a fuoco qualcosa nella sua testa.
 

“Questa è una segreteria telefonica, lasciate un messaggio di segreteria… telefonica”

“Cas… sono ancora io. Sono Dean. Tu devi tornare, amico. Non so se posso farcela senza di te Cas, non so se questa volta posso riuscire a superarla. Ho ancora bisogno di te, Cas. Ti prego, torna da me.”
 
“No Cas, non così”

“È più difficile di quanto mi aspettassi. Guidare le armate angeliche all’inferno è stato decisamente più facile”

“Devi solo premere leggermente, non è così complicato!”

L’Impala fa un grande scatto in avanti, prima di spegnersi completamente. Dean sbuffa, si gira per l’ennesima volta verso Cas per rimproverarlo, ma l’angelo ha la fronte sul volante. Sta fissando concentrato i pedali, come se cercasse di maledirli con la mente e farli
muovere a suo piacimento.


La macchina si mette in moto alla fine, fa alcuni metri, Cas è ancora nella stessa posizione.

“Ehi, stai barando. Non funziona così guidare” e gira veloce il mazzo di chiavi in senso antiorario. La macchina fa un rumore sordo e si ferma all’improvviso, facendo scattare la testa di Dean leggermente in avanti.

 “Stava camminando, no?”

“Stai dicendo davvero che il potentissimo angelo del Signore che ha trascinato via dalla perdizione questo fantastico pezzo di culo, non riesce a guidare la mia piccola?”

“È complicato…”

“Idiota”, Dean lo sbeffeggia.

“Dean” lo avverte, la voce dell’angelo gli arriva direttamente nella pelle, si infila sotto le ossa e manda un brivido di freddo lungo tutta la sua spina dorsale. Dean scuote la testa, per togliere dalla mente pensieri decisamente poco appropriati, e continua.
 

Il primo pugno al muro Dean non lo sente neanche, le nocche dovrebbero bruciare, il sangue che macchia il muro dovrebbe essere un chiaro avvertimento nella sua mente, ma lui non sente nulla. Non sente il rumore della sua pelle che si squarcia contro la vernice chiara delle pareti della sua camera, o il leggero richiamo di suo fratello dietro la porta. È una cantilena di “Dean, Dean” ma Dean non sta ascoltando. Le sue orecchie sono piene dei suoi singhiozzi, gli occhi pieni di acqua che non riesce a scendere.
 

“Questa è una segreteria telefonica, lasciate un messaggio di segreteria… telefonica”

“Avevi detto che le cose belle succedono Cas, avevi ragione. Eri tu la mia cosa bella”.
 

 “Dai, forza. Ripeti. Dall’inizio. E niente strani trucchi da piccione” lo avverte, puntando un dito minaccioso verso la faccia dell’amico, ma non ha niente di davvero minaccioso. Ha ancora uno stupido sorriso sulle labbra e Castiel sospira, prima di afferrare il volante con più forza e portare una mano al mazzo di chiavi.

“Accendo il motore girando le chiavi nel blocchetto di accensione”, Dean alza gli occhi al cielo, possibile che deve rendere tutto così professionale? Chi dice ancora “blocchetto di accensione”?

“Premo la frizione in contemporanea e poi schiaccio piano l’acceleratore, lasciando la frizione poco alla volta” continua, con tono monocorde, ma la macchina parte effettivamente e fa alcuni metri senza intoppi.

“Dean, sta camminando, Dean, guarda! La sto facendo camminare, sto guidando” è così genuinamente felice e sorpreso di se stesso che Dean sorride, intenerito dalla scena.

“Si Cas, stai guidando”
 
 

E Dean potrebbe urlare, piangere e pregare ma che senso ha farlo ancora se l’unico che ascoltava le sue preghiere ora non c’è più?
 
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Good things do happen Dean
Not in my experience.
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N/A (?)
Non so esattamente cosa dire oltre a mi dispiace (?) è volutamente molto confusionaria perché Dean non è lucido (MA NEANCHE IO, STO SOFFFRENDO)
La puntata mi ha uccisa, sto ancora soffrendo, anche se so che Cas tornerà non supererò mai questo episodio.
Torno a piangere in un angolo e a fissare il muro.
Addio.
(Grazie a Gheib che mi beta sempre, anche se odia l'angst e ora mi odia <3)
 
 
   
 
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