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Autore: Hiroshi84    16/10/2017    3 recensioni
Un PC da acquistare attraverso dei risparmi contenuti in un salvadanaio. La raccolta dalla durata di un anno andrà a buon fine? Il protagonista dovrà inoltre andare bene a scuola.
Racconto autobiografico riguardo la mia infanzia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Papà, adesso come premio, voglio comprato un PC!'
Queste furono le parole intrise di pretesa che dissi a mio padre, riguardo il fatto che venni promosso in prima media e dopo avergli consegnato la scheda di valutazione con alcune cattive insufficienze e risicate sufficienze, tranne il buono in Religione e Educazione Fisica.
Papà non mi rispose subito e mi squadró con aria schifata sventolando il documento più volte.
'Dopo questa pagella merdosa, te lo puoi scordare!' sentenzió.
'Uffa! Lo voglio! Non ti basta che mi hanno fatto promosso?' mi lamentai stizzito.
'Vuoi un PC per giocare ai videogiochi, come se non ti conoscessi!' ironizzó.
'Non è vero, anche per giocare, non solo per giocare!' puntualizzai.
Mi sgamó.
Effettivamente era proprio quello il mio intento principale e tentai più volte di fargli credere contrario.
'Giovanotto, le cose si devono meritare e a parte che studi svogliatamente, c'è da dire che ti comporti male un pò troppo spesso!' mi ammoní senza battere ciglio puntandomi il dito.
Non aveva tutti i torti, oltre ad essere l'artefice di innumerevoli marachelle, mi comportavo quasi sempre in maniera disobbediente ma non volevo arrendermi lo stesso.
'Papà, farò tutto quello che vuoi ma ti prego: comprami un PC!' lo supplicai con falso pentimento mirato ad ottenere l'oggetto dei miei desideri.
'Come già detto le cose si devono guadagnare!' insistette.
'In che modo?' chiesi.
E fu così che dopo una breve paternale, mi spiegò che l'acquisto di un computer sarebbe stato possibile in base ad un sistema a punti in cui quest'ultimi si sarebbero tramutati in denaro.
L'intento di mio padre era chiaro come il sole ovvero quello di responsabilizzarmi oltre a farmi rigare dritto.
Non mi fece trapelare altri dettagli del piano che aveva in mente e per saperne di più, dovetti aspettare la sera, quando tornó dal lavoro con un sacchetto di plastica contenente il più classico dei salvadanai:
Un maialino in ceramica rosa di media grandezza con la canonica fessura di sopra.
'Per ogni incarico e in base ai voti che prenderai a scuola, verrai premiato con dei soldi da inserire dentro il salvadanaio che verrà rotto alla fine del prossimo anno scolastico.' mi espose.
'Se prenderai ad esempio un 6 nello scritto di italiano saranno 6.000 Lire, se getterai l'immondizia ti daró 2.000 Lire oppure se andrai a fare la spesa al supermercato ti sganceró 3.000 Lire, eccettera eccetera...' seguitó a dire.
Sempre riguardo i voti scolastici, se avessi preso meno di 6 non avrei beccato neanche una Lira.
All'epoca (stiamo parlando del 1996) per un buon PC, sarebbero serviti poco più di due milioni di Lire, seppur l'idea di mio padre non era affatto male, mi preoccupai soltanto di come avrei raggiunto in un anno una somma sicuramente esorbitante per il sottoscritto.
Fu proprio lui a trovare una soluzione che si agganciava perfettamente al sistema da lui ideato.
'Stai sereno, per la differenza me ne occuperò io ma ricordati che il PC sarà di entrambi.' concordó mio padre.
In conclusione accolsi la sua idea in maniera piuttosto positiva, tanto che la presi come una sorta sfida da vincere assolutamente (seppur parzialmente in base a quanto avrei potuto racimolare) anche a costo di aspettare un altro anno scolastico pur di accapararmi l'agognato premio in palio.
Tra l'altro il salvadanaio in questione non era vuoto, mio padre come simbolo di buon auspicio, aveva già provveduto ad inserire dentro di esso 10.000 Lire a monete e due banconote da 5.000 Lire per un totale di 20.000 Lire.
Passai l'intera estate ad accumulare i primi guadagni ed oltre gli incarichi poc'anzi citati, mi occupai sempre dietro compenso di abbeverare le piante collocate in terrazza, ad andare alla posta per il disbrigo delle bollette di casa oppure ad aiutare mia madre per delle commissioni varie.
Cominciai inoltre a capire il significato della parola 'sacrificio' tanto che persino le saltuarie 10.000 o 20.000 Lire dei miei nonni paterni finivano inevitabilmente nel 'caruseddu' (salvadanaio dalle mie parti) e non furono rari i casi in cui mi privai persino di un semplice gelato.
Vendetti persino il mio Super Nintendo ad un mio cugino per 100.000 Lire poiché ormai stufo dell'unico videogioco (strarigiocato) che possedevo da anni.
Anche mia sorella minore di tanto in tanto provvedeva ad inserire qualche spicciolo, difatti le promisi che se mi aiutava a riempire il maialino, le avrei permesso di usare ogni tanto il computer.
Mia madre invece non collaborò neanche minimamente al mio progetto, riteneva esatto il sistema di mio padre ma l'idea di avere un PC in casa la irritava notevolmente perché temeva con certezza, che ci saremmo 'alienati' giorno e notte dinnanzi ad uno schermo, io in particolar modo.
Motivato com'ero ritenni opportuno non contestare, d'altro canto, si sa, le mamme sono un po' tutte apprensive.
A fine settembre ritornai a scuola e mi diedi da fare fin dall'inizio, studiai come non mai, e i professori si stupirono dei miei miglioramenti.
La matematica restava come sempre un osso duro, ed in questa materia oltre i 5 non riuscì ad andare e per ovvi motivi non ci guadagnai nulla.
A livello di condotta o comunque riguardo il mio comportamento, in generale ne trassi beneficio, riducendo al minimo la mia irrequietezza e smisi gradualmente di tenere comportamenti ineducati o sbagliati. Non mi si poteva etichettare come un luciferino, piuttosto avevo un carattere molto sensibile ma peccavo di insolenza, del fatto che ero pigro, viziato e che a scuola oppure a casa mi dimostravo casinista in certi contesti.
I mesi passarono, il maialino si riempì sempre di più e come un tesoro prezioso lo soppesavo ogni giorno con soddisfazione.
Sognavo il giorno in cui mio padre mi avrebbe comprato il famigerato Pentium e con un po' di snervante attesa già pregustavo nella mia mente i videogames più in voga di quel periodo tra cui Duke Nukem 3D, Age of Empires, Turok, Tomb Raider 2, Fallout e molti altri.
A tal proposito non ci sarebbe stata la necessità di acquistarli in versione originale in quanto mi sarebbero stati masterizzati da un mio compagno di classe.
La pirateria, negli anni novanta risultava già cosa molto comune, soprattutto  per via dei giochi abbastanza cari con dei prezzi che oscillavano tra le 80.000 e le 100.000 mila lire.
Non giocare per un anno ai videogiochi mi servii inoltre a cominciare ad appassionarmi alla lettura, in particolar modo ai romanzi, ai racconti e ai fumetti, nonchè a seguire con partecipazione anche la cinematografia.
Ad ogni modo, in quegli anni, la mia indole restava prettamente videoludica, anche per via che data l'evoluzione dei giochi, essi a momenti si potevano comparare a dei film con delle trame avvincenti e ovviamente il piacere di interagire.
Non vedevo l'ora che si facesse metà Giugno per portare il pagellino di fine anno scolastico ai miei genitori, in cui matematica a parte, in tutte le materie oscillavo con una media tra il sette e l'otto, dimostrando così la mia concreta buona volontà.
In italiano, essendo da sempre stata la mia materia preferita, avevo dato sicuramente il massimo, e non nascondo che in quell'anno ci provai ancora più gusto a studiarla.
L'atteso mese finalmente arrivò, pur sapendo anticipatamente di essere stato promosso in base al mio insindacabile rendimento positivo, dovetti solo attendere qualche settimana per gli scrutini ma una mattina notai un particolare strano che si tramutò in un dilemma.
Mi domandai:
Come mai le nuove monete che mi apprestavo ad inserire dentro lo strapieno salvadanaio, riuscivano inspiegabilmente a incanalarsi con fin troppa facilità all'interno di esso, quando invece nei giorni precedenti ciò avveniva a momenti con delle forzature?
In seguito, precisamente alcuni giorni prima dell'esito finale della scheda di valutazione, il maialino di ceramica rosa mi apparve molto più leggero, cominciai seriamente a dannarmi e a soppesarlo con ossessione una marea di volte.
Speravo di essere in errore e fui colto da una fisima.
Mi pentii subito di non essermi cimentato fin dall'inizio a registrare attraverso degli appunti scritti, i risparmi che ogni qualvolta immettevo dentro il contenitore ed arrivai al punto di convincermi che qualcuno, in qualche modo, riusciva a sgraffignare qualcosa.
Andai da mio padre ed esposi il mio turbamento e nonostante mancassero dei giorni per rompere il maialino, gli chiesi se ciò si poteva fare in anticipo.
Mi sentii dire che mi sbagliavo ma non volli sentire ragioni. Ad ogni modo per vie traverse ebbi il permesso.
Presi un martello dalla scatola degli attrezzi e sopra il tavolo del soggiorno, con un colpo secco, distrussi il salvadanio.
Non restava altro che contare il denaro, di cui già ad una prima occhiata, i miei sospetti si rilevarono più che fondati.
Innanzitto la maggior parte del denaro cartaceo risultava sparito, compresi i quattro pezzi da 50.000 Lire che mi furono regalati dai miei nonni per il giorno del mio compleanno, e si salvarono soltanto poche banconote da 10.000, da 5.000, da 2000 e da 1000 lire.
Le monete apparivano tante ma non tantissime, peccato che la maggior parte di esse erano da 200, da 100 e da 50 Lire, ed una discreta unità di 500 Lire.
Il contegggio totale ammontava intorno a 120.000 mila lire. 
Ero furioso e guardai serio serio a mio padre, commettendo uno stupido errore, ovvero quello di accusarlo dell'ammanco, tanto che mi venne data una indimenticabile bizzarra risposta.
"Ma cosa stai dicendo? Solo una volta ho preso il tuo salvadanio per ficcargli la minchia nella fessura!"
Abbassai lo sguardo desolato e gli chiesi scusa ma c'è da dire che, come il sottoscritto, papà ci restó parecchio male.
Bisognava trovare il colpevole, anzi la colpevole.
Mia sorella non ne sapeva nulla, non era il tipo di fare certe cose e l'unica indiziata restò mia madre che nonostante il tumulto scoppiato nel soggiorno, se ne stava stranamente in disparte in cucina a lavare i piatti senza intervenire.
Io e il mio babbo andammo in cucina, tallonando mia madre di domande alla ispettore Derrick, (da sempre il mio crime preferito), e venne tradita dalle sue espressioni facciali che fondamentalmente lasciavano trasparire la sua colpevolezza non prima degli inutili "Non so niente!" "Io non li ho mai toccati!" "Ma che mi state raccontando..."  
Finché esasperata dalla disputa che sembrava non finire mai, decise di confessare e di vuotare il sacco.
"Calogero, l'ho fatto per il suo bene, qui a casa nostra un computer sarebbe stata la nostra rovina, vi sareste rincoglioniti e fissati tutto il santo giorno davanti ad uno schermo come i figli di una mia amica!" si giustificò.
"...e poi quei soldi mi servivano, li ho spesi per la casa e per andare dalla parrucchiera." aggiunse canditamente lisciandosi i capelli con le mani. 
Mi arrabbiai con lei, seguito a ruota libera da mio padre, ritenendo ingiusta la sua l'azione, in quanto avevo dimostrato il mio valore ed era esatto che fossi premiato.
Tra i miei genitori scoppiò un acceso dibattito, praticamente un quasi litigio, mentre io deluso e afflitto da quell'affronto andai a piangere buttandomi sul letto della mia cameretta.
Ad un certo punto, mio padre entrò nella mia stanza, mi guardò con tenerezza e si avvicinò dinnanzi a me.
"Pippo, alzati, vieni con me, basta piangere!" mi consolò.
"Andiamo a comprare un computer, i soldi non sono un problema, con gli assegni si può fare tutto.' mi annunciò a voce alta col chiaro intento di farsi sentire da qualcuno che sapevamo noi e dandomi una affettuosa carezza sulla testa.
Smisi di piangere, annuii e lo seguii.
Prima di uscire dalla porta di casa, feci una linguaccia a mia madre che in quel momento stava pettinando mia sorella, un gesto che preferì ignorare ma mi sembrò di scorgere un certo dispiacere nel suo viso.
Avevo vinto e in poche ore il PC venne acquistato.
Durante il tragitto in auto, il mio babbo mi raccontò di come mia madre, con facilità, era riuscita ad estrarre i soldi dal maialino:
Precisamente con una semplice pinzetta per sopracciglia. 
Non me lo sarei mai aspettato da lei ma la perdonai, alla fin fine avevo ottenuto lo stesso ciò che desideravo.
Una volta montanto il PC a casa ed installate le dovute applicazioni, cominciai ad usarlo e l'ho imparai quasi subito o perlomeno le cose più basilari.
Su certi aspetti ciò che aveva profetizzato mia madre andò a realizzarsi, infatti nel terzo anno delle medie, studiai con meno profitti rispetto a l'anno prima, a spendere parecchie ore ai giochi, a non frequentare più i Salesiani oppure a ridurre la mia presenza al campetto di calcio dove solitamente assieme miei coetanei mi divertivo a giocare a pallone.
Fu mio padre stesso a darmi una regolata, imponendomi orari ed infliggendomi punizioni.
Ormai ero come "drogato" e capitava che, quando mi veniva ordinato per giorni di non utilizzare il PC, a causa di una punizione, mi sentivo come in crisi d'astinenza, dimostrandomi impaziente, svogliato e a volte ribelle.
Una parziale "disintossicazione" avvenne una volta che frequentai le superiori, anche per il semplice fatto che mi avviavo a crescere ed ambire un giorno a vestire la divisa dell'esercito, per cui studiare bene era nel mio interesse.
Da segnalare che verso i 16 anni, a parte la scuola, per quattro anni andai a lavorare in un negozio di articoli casalinghi, e per ovvi motivi, essendo carico di impegni, le spensierate giornate a svagarmi si contarono sulle dita di una mano.
In conclusione restai sempre e comunque legatissimo al PC, fino ad oggi che lo preferisco ad un qualunque tablet o smarthpone.
"Le mamme hanno sempre ragione!". chi ha creato questo detto doveva essere per forza una mamma.
PER FORZA!!!
   
 
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