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Autore: Aittam    16/10/2017    1 recensioni
Quante domande lascia in sospeso questa serie? Quante cose ci proponiamo di risolevere seguendola eppure nulla viene mai rivelato completamente? Ecco a voi la prima parte del Ciclo dei Miracoulus (oppure, visto che recentemente l'italiano è da sfigati: The Miracoulus Cycle) ovvero un insieme di serie che vadano a rispondere ad ogni nostro dubbio amletico riguardo a questo affascinante mondo.
In questa prima parte vedremo ciò che è stato nel passato a noi conosciuto: chi furono i primi portatori? che ruolo ebbero nelle varie età storiche e come si interfacciavano ai Kwami in dati periodi in cui la magia era più semplice di quanto in realtà non sia?
ovviamente non sarà una specie di libro di storia: ogni capitolo racconterà un evento che avrà come protagonisti alcuni portatori, alcuni realmente esistiti e altri inventati di sana pianta da me medesimo con uno studio ben strutturato dei personaggi e uno sviluppo caratteriale, in molti casi, ben studiato e organizzato... il tutto sarà guidato dai Kwami principali che, in un certo senso, saranno i nostri agganci veri e propri alla serie... non mancheranno però riferimenti diretti alla serie originale o anche ad altri media... aspettatevi molte citazioni.
Genere: Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I PRIMI PORTATORI
 
Era apparsa dal nulla: sbucata dalla selva come se stesse fuggendo da qualcosa ma nessuno l’aveva sentite arrivare, nessun rumore di sterpi calpestati o di fogliame scostato aveva tradito la venuta di quella strana ragazza che ora si trovava davanti a Kt’col, lo sciamano del villaggio che si trovava al di là della foresta.
Erano in tre: lui e due bambini, nati ormai cinque anni fa – gli ultimi per l’esattezza – e stavano vagando per il bosco in cui il vecchio stava illustrando le proprietà miracolose di molte della piante che crescevano li spontanee.
La ragazza era, a quanto pareva, apparsa dal nulla ed il suo abbigliamento era strano: una strana pelliccia sembrava ricoprirla per intero escluse le mani e la testa. Una pelliccia corta e morbida, grigio cenere con il ventre, il petto e gli incavi delle gambe color del latte; aveva i capelli lunghi e sciolti color castano chiaro e tra essi spuntavano due lunghe ed ellittiche orecchie da coniglio che sembravano essere cresciute direttamente dalla testa.
L’uomo si avvicinò tendendole la mano ma lei rimase ferma per poi accasciarsi tossendo rumorosamente.
Kt’col mise una mano sulla spalla della ragazza per poi poggiare il palmo tra le scapole dove sentì la colonna vertebrale muoversi in preda alle convulsioni; lo sciamano allora prese subito da una bisaccia che teneva legata alla cinta un piccolo sacchetto dove erano racchiuse quelle erbe che avrebbero consentito alla ragazza di riprendersi. L’anziano aprì il sacchetto di pelle e porse alla giovane una manciata dell’erba macinata.
Ma la ragazza mormorò qualcosa che alle orecchie dell’uomo suonarono come “No, è inutile”
Sia lui che i bambini furono meravigliati di tale situazione: nessuno dei tre infatti aveva sentito la ragazza parlare con la lingua che conoscevano ma avevano compreso perfettamente le parole… come se avesse parlato ai loro cuori.
L’uomo le fece cenno di andare avanti.
Lei allora, tra un colpo di tosse e l’altro, disse qualcosa di simile: “Non potrete mai salvarmi, mi sono spinta troppo indietro, i miei poteri e la mia vita se ne stanno andando con questa possibilità: tu sei lo sciamano giuso? Vengo da un luogo che non vedrai mai e ti faccio dono di quest’oggetto: custodiscila e fallo passare di generazione in generazione lungo la tua famiglia; devi fa si che non venga mai perduto e lo dovrete proteggere come se ne dipendesse la vostra stessa vita, ti garantisco che grazie a questo cimelio la tua stirpe si manterrà eterna, finché non giungerà il momento in cui tutto verrà sistemato. Devi subito sapere che ciò che è contenuto in questo cofanetto racchiude un potere straordinario: il tuo compito sarà quello di scegliere chi ha il diritto di possedere tali oggetti. Rammenta questo: sarà il tuo spirito a dirti chi andrà bene per ogni gioiello perciò non farti mai guidare dal desiderio di donare un potere simile solo a chi pensi che lo meriti: sebbene tu sia saggio molto più di me devi sapere che il potere che è conservato in questi manufatti è tale da essere paragonato a quello di un dio: perciò ricorda, chiunque possegga un Miraculous possiede tra le mani parte del potere dell’Eterno. Ora, io morirò tra pochi istanti, voglio che tu e la tua gente celebriate la mia dipartita e mi consacriate a qualsiasi delle divinità da voi adorate, a Lui andrà bene” detto ciò la ragazza chinò il capo e, senza emettere un gemito, spirò.
Kt’col aveva visto morire molte persone davanti a lui perciò non ne fu sconvolto quanto i bambini che lo accompagnavano: suo padre aveva combattuto contro il grande lupo bianco che porta l’inverno, sua moglie era morta sei anni fa per colpa di una misteriosa malattia che corrodeva ogni cosa – in seguito quella malattia sarebbe stata conosciuta come morbo di Hansen – infine  suo fratello era stato ucciso dalla Calamità… prima di quel giorno nessuno si era azzardato a sfidare la Calamità… dopo quel giorno quella superstizione non era sentita più come semplice scaramanzia.
Si chinò per raccogliere la scatola che ancora era stretta al petto della giovane: era un cofanetto ottagonale color nero lucido con decorazioni troppo complesse per essere comprese dallo stesso Kt’col – probabilmente erano manufatti del mondo degli dei – procedette poi ad aprirlo e vide che in quel ridotto spazio si dipanava un immenso caleidoscopio di colori che culminava in un centro in cui campeggiava un cerchio diviso in due parti da un segno che ricordava il corso del fiume che scorreva accanto al villaggio, stretto e sinuoso, definendone due metà uguali con al centro dei cerchi perfettamente speculari con colori delle parti opposte: bianco e nero ed attorno…. Innumerevoli forme, colori, così variegati che Kt’col si meravigliava che potesse esistere una così vasta gamma di colori.
Ma la cosa che lo incuriosì di più fu il fatto che, in ogni spazio colorato, era presente un minuscolo oggetto (o più oggetti in rari casi) di dimensioni apparentemente infinitesimali ma che, appena toccati da Kt’col, si sollevavano fuori dalla scatola assumendo dimensioni maggiori: erano gioielli e simili: anelli, orecchini, piercing, spille, pietre, medaglioni, amuleti, corone, ciondoli, collane, diademi, pendenti e oggetti simili fatti in una pietra particolare, simile a quella che alcuni clan possedevano in alcune valli nell’Est.
Il vecchio chiuse la scatola lasciando ricadere gli oggetti che ne avea estratto i quali, riducendosi, si andavano a riporre nei rispettivi loculi.
L’uomo si fece aiutare dai bambini a portare il corpo della giovane ormai inerme al centro del villaggio dove uomini, donne e bambini si erano riuniti per osservare la strana giovane incontrata dal vecchio e dai suoi allievi. Intanto l’uomo teneva accostato al grembo la strana scatola ottagonale Poi, durante la celebrazione, accadde qualcosa che lasciò basiti tutti: dal corpo della ragazza-coniglio si levò ad un certo punto una strana sagoma perlacea: un lepidottero opalescente che, muovendo ritmicamente le ampie ali, fuoriuscì dal petto della giovane e andò a dirigersi verso lo sciamano per poi andare a infrangersi (o a penetrare) nella scatola.
Kt’col fu piuttosto stupito da ciò ma poi notò una cosa a cui non aveva fatto caso prima: la giovane portava due oggetti al collo: un ciondolo che pareva intessuto d’oro puro e uno strano ornamento simile ad una rigida collana ad anello aperta sul davanti.
Kt’col si avvicinò al corpo e le levò i due ornamenti mostrandoli alla folla: il ciondolo presentava un simbolo sconosciuto ma piuttosto bello: tre ellissi dalle estremità coincidenti in una sorta di triangolo circondato da un cerchio del medesimo metallo.
Kt’col non sapeva che quel simbolo in seguito sarebbe stato chiamato triquetra e che la collana rigida era un torque… buffo sapere che proprio nella regione in cui essi vivevano queste particolarità artistiche si sarebbero diffuse.
I due ornamenti non furono seppellititi con il corpo della vergine come da tradizione ma furono lasciati al centro della piazza come memoria… una notte però il ciondolo scomparve.
Il mattino dopo avvenne una tremenda disgrazia: il villaggio era stato aggredito da un bisonte di dimensioni spaventose e con alcune strane caratteristiche: tra le sue crini crescevano lunghi steli d’edera gremiti di foglie, i suoi occhi erano verdi ed emanavano leggere fiammelle verdastre, i suoi zoccoli parevano far crescere erba ovunque l’animale li posasse e le sue corna erano innaturalmente lunghe.
L’animale iniziò a devastare il villaggio e ad uccidere chiunque incontrasse come mosso da una furia e da una indicibile rabbia: nessun mito citava un mostro simile e nessuna preghiera era rivolta ad un dio bisonte legato alla natura e alla vita selvaggia.
Perciò Kt’col dovette organizzare la fuga dal territorio: si mise d’accordo con Maun’tkan, il capo villaggio e divise la tribù in due parti: una sarebbe andata a lui e una a Kt’col e a suo figlio, aspirante sciamano come da tradizione.
Si mossero verso Nord-Est e raggiunsero le porte dei territori che dettero vita alla parola “sciamano” e qui sperarono di aver seminato il mostro.
Ma due giorni dopo essersi stabiliti ed aver cominciato ad erigere la base di un nuovo villaggio, essi udirono un tremendo muggire riconoscibilissimo che rimbombò tra le montagne e i pini.
Essi iniziarono a tremare consci di essersi spinti troppo anche per gli standard e che ciò non era bastato: lui li aveva raggiunti.
Kt’col allora ordinò a tutti gli uomini e alle donne abili nello scontro di scendere a difendere il popolo, intanto lui avrebbe chiesto aiuto agli dei. Lo sciamano congedò i guerrieri e si diresse verso la montagna più alta che vedeva ma, prima che ne ebbe scalata metà, gli fu sbarrata la strada da una figura eterea e nebulosa dagli occhi penetranti che gli disse: “Torna indietro, invoca lo spirito del torque” e detto ciò scomparve com’era apparso.
Kt’col scese nel villaggio e recuperò il torque, intuendo che il nome si riferisse alla collana solida e lo pose al centro dell’ipotetica piazza.
“Se c’è qualcuno qui dentro: esca! Ti prego! Mostrati!”
Detto questo una luce abbagliante si produsse attorno al torque e iniziò a plasmarsi in una figura umanoide che presto si materializzò in un giovane di circa venticinque anni dai capelli e dalla pelle scura, gli occhi adombrati da un formidabile palco di corna?
“Chi sei?”
“Chi vi aiuterà a sopravvivere: dov’è lei?”
“Intendi forse il bisonte?”
“Un bisonte? Strano aspetto… intuisco che sia lei: la percepisco”
Il primo kwami a presentarsi all’uomo scomparve immediatamente nell’etere e riapparve nel campo di battaglia dove, attorno al bisonte d’edera, erano più i corpi a terra che quelli con i piedi piantati al suolo.
Gli uomini si bloccarono con le lance e le asce ancora sollevate osservando la strana figura.
Il maestoso dio avanzò nella piana con il braccio destro teso mostrando il palmo della mano al bisonte.
“Fermati!” gridò lui mentre dal bosco giungevano decine di bestie: cinghiali, orsi, lupi, leoni, tigri, cervi, capre e innumerevoli altri animali tra cui serpi, uccelli e sciami ronzanti.
Il bisonte sbuffò spalancando gli occhi innaturalmente e facendo ardere maggiormente le fiamme verdi.
“Se sta cosi… dovrò usare la forza” mormorò lui e, non appena la mano destra si fu chiusa in un pugno, gli animali attaccarono il bisonte: due lupi gli saltarono sulla groppa mordendo e graffiando la groppa, un grosso gatto striato gli saltò sul muso soffiando mentre un intero branco di cervi gli si abbatevano addosso; gli insetti coprirono il bisonte che muggiva ancora più forte sollevandosi sulle zampe posteriori per allontanare gli aggressori a colpi di zoccoli… li gli uomini videro la triquetra.
Il dio cornuto si gettò verso il bisonte e lo afferrò per le corna ritorcendogli le corna con le possenti braccia; intanto gridava: “Per favore! Ora calmati! Fallo per me! Fallo per tutti!” e detto ciò l’animale iniziò a diminuire la sua furia.
Quando il bisonte si fu abbassato il cornuto afferrò la triquetra con un rapido gesto del braccio levandogliela dal possente collo.
In quel momento il bisonte tornò un normale animale dal pelo bruno e dagli occhi neri che portava in groppa il signore delle bestie.
Lui gettò a terra la triquetra che iniziò a sollevarsi investita da una luce che si modellò nella sinuosa figura di una bellissima donna dai capelli mossi e fluenti.
“Finalmente!” disse lei.
“Ricominciamo quindi? Per la terza volta amore mio?” chiese lui sorridendole.
“Già… andiamo, prima che qualcosa cambi ne passeranno di millenni no?”
“Esatto… ora vedremo le cose da un nuovo punto di vista giusto?”
“Effettivamente… prima che ce ne andiamo… ci presentiamo: potete chiamarmi Madre, mentre lui è Padre… ora dobbiamo conferire con lo sciamano”
Kt’col, che si era avvicinato ad osservare lo scontro, si prostrò ai due dei.
“Parlate o immensi”
“Tu sei lo sciamano Kt’col giusto?”
“Esattamente Madre”
“Per adesso quei gioielli, i Miraculous, sono semplici ornamenti privi di significato… sono però costruiti in una particolare pietra che non proviene da questa terra: se il mio compagno qui presente vi saprà aiutare al meglio, capirete bene come conferire loro il potere necessario”
“Esattamente: ora ti illustrerò il processo: dobbiamo fare in modo che la specie umana progredisca senza intoppi e ciò è possibile solo eliminando gli Antichi Dei”
Kt’col guardò stranito la coppia: “Volete uccidere gli dei per prendere il loro posto?”
“Non esattamente: loro verranno vincolati in queste pietre e vi potranno conferire il potere necessario per aiutare l’uomo ad evolversi… è nel loro interesse.
“Ma gli dei ci sono sempre stati avversi? Perché dovrebbero aiutarci? Mio fratello ha subito la calamità proprio da uno dei più potenti”
“Hanno dimenticato il loro obbiettivo: alcuni, soprattutto i più potenti, sono qui da molto più tempo e si sono abituati al loro status di Divinità Quantiche… ora hanno dimenticato cosa voglia dire essere umani mentre noi siamo giunti solo ora, con la ragazza coniglio… e con noi è giunto anche il ragazzo di polvere”
“Quindi cosa dovremo fare?”
“Dovrete erigere un cerchio di alte pietre, esattamente sette cerchi concentrici e disporre una rosa di lastre al centro del cerchio più interno; al centro della rosa vi sarà un alto ceppo su cui sistemerete la scatola con tutti i Miraculous… poi io guiderò il canto e tutto farà da sé”
“Vi do un ultimo consiglio: non fidatevi troppo del ragazzo di polvere”
E con questa ultima avvertenza la divina coppia scomparve abbracciandosi.
 
Così essi iniziarono a lavorare poco lontano dal villaggio: trovarono un grande spiazzo al cui centro cresceva un robusto rovere che fu presto abbattuto lasciando un ceppo alto due metri e spesso mezzo metro.
Le vicine montagne fornirono grandi lastre di pietra alte come un uomo che furono tagliate a forma di petalo e disposte attorno al ceppo formando una larga corolla da rosa.
Poi vennero portate le alte rocce che furono disposte in sette cerchi tutto attorno alla rosa; furono poste delle rocce in posizione orizzontale in coincidenza con i punti cardinali formando dei corridoi costeggiati da piccoli menhir.
Il lavoro proseguì per circa due mesi e, poiché il popolo di Kt’col era vasto, forte e laborioso, l’opera fu completata rapidamente.
Quando l’ultima pietra del circolo fu posta in verticale apparve al centro, in piedi sul ceppo, il Padre che chiamò a se tutti i presenti e ordinò che ogni uomo, donna, vecchio o bambino si ritrovasse ai suoi piedi.
Kt’col si inchinò a lui e così fecero tutti gli altri quando furono ben disposti attorno al centro.
Il Padre sollevò le mani al cielo e iniziò a cantare una melodia in una lingua incomprensibile ai presenti ma che ognuno di noi conosce: francese.
“Rèvellie vous et viens, rejoindre vos poches, arrêtes ta fuerur et descendens chez toi. Cessar le changement continu, fais che pour quoi tu es né, votre colère cesse. Apporter la civisation à l’homme afin que vos puissiez vous réunir”
La cantilena era lenta e misurata ma con un’inflessione malinconica mentre tutt’attorno al cerchio si percepiva la natura stessa muoversi verso quell’epicentro.
Poi apparvero: erano decine e decine di entità che, dall’aria, prendevano aspetto solido alternando varie forme: erano prima uomini e donne, poi creature mostruose per metà animali e per metà umane, poi demoniache bestie percorse da scariche di energia e poi globi luminosi o oscuri.
“Voici le kwamis, les forces du cosmos. Voici ce qui change le monde jusqu’à ce qu’ils gardent leur forme. Je vois les premiers qui arrivent, les premiers qui sont nés: je vois Tikki et je vois Plagg, qui sount nés avant tout, création et descruction, chance et malheur, les visages du chaos s’expriment en eux, jusqu’à present, ils se sont livres une bataille éternelle qui n’é jamais counduit à la victoire ou à la défaite”
Davanti a loro si fecero avanti due figure che camminavano in coppia: vedevano una bellissima giovane dagli occhi blu e dalla pelle rossa con chiazze rosse ma anche una gigantesca coccinella ricoperta di luci rosse e nere e dagli occhi brillanti, come galassie; vedevano anche una creatura simile a un’aberrante incrocio tra un grosso insetto e una donna con ali ampie e traslucide, testa ovoidale e nera e due paia di braccia nere e rosse.
Accanto a lei camminava un giovane dalla pelle così nera da sembrare fatto di tenebra solida, dai capelli scompigliati, con orecchie e coda di gatto; contemporaneamente avanzava un mastodontico felino dal pelo nero con gli occhi verdi e fiammeggianti, artigli così affilati da poter tranciare un uomo in due e una coda così lunga che sembrava non aver fine e perdersi all’orizzonte e, infine, un umanoide ricoperto di pelo nero con testa, artigli e coda di gatto.
Le due figure si portarono al centro del cerchio e furono letteralmente risucchiati dai miraculous.
Il dio cornuto continuò a cantare e, nel corso della giornata, numerose figure apparvero nella piana e il popolo di Kc’tol vide molte cose e ne percepì altre: quando venne la volpe videro sia un giovane dalla pelle arancione con orecchie e coda di volpe, un gigantesco ibrido uomo-volpe e una maestosa creatura di luci e immagini in continuo mutamento con nove lunghissime code. 
videro l’ape, sia come giovane donna che come immenso insetto dalle ali traslucide e dagli occhi oscuri e sia come ibrido donna-insetto.
Il dio cornuto continuò a cantare e, nel corso della giornata, numerose figure apparvero nella piana e il popolo di Kc’tol vide molte cose e ne percepì altre: quando venne la volpe videro sia un giovane dalla pelle arancione con orecchie e coda di volpe, un gigantesco ibrido uomo-volpe e una maestosa creatura di luci e immagini in continuo mutamento con nove lunghissime code.
videro l’ape, sia come giovane donna che come immenso insetto dalle ali traslucide e dagli occhi oscuri e sia come ibrido donna-insetto.
Videro anche altre figure sia mostruose che ibride che umane ma la cosa più strana accadde alla fine: venne al cerchio un giovane che portava un ampio mantello trasparente ma allo stesso tempo risplendente di colori caleidoscopici che cambiavano con lo scorrere dei secondi: aveva lunghi capelli ricci e violacei così come la sua pelle, gli occhi erano luminosi come stelle e indossava una sorta di tunica aperta sul davanti con gli stessi colori cangianti e caleidoscopici del mantello.
Videro anche altre figure sia mostruose che ibride che umane ma la cosa più strana accadde alla fine: venne al cerchio un giovane che portava un ampio mantello trasparente ma allo stesso tempo risplendente di colori caleidoscopici che cambiavano con lo scorrere dei secondi: aveva lunghi capelli ricci e violacei così come la sua pelle, gli occhi erano luminosi come stelle e indossava una sorta di tunica aperta sul davanti con gli stessi colori cangianti e caleidoscopici del mantello.
Videro anche altre figure sia mostruose che ibride che umane ma la cosa più strana accadde alla fine: venne al cerchio un giovane che portava un ampio mantello trasparente ma allo stesso tempo risplendente di colori caleidoscopici che cambiavano con lo scorrere dei secondi: aveva lunghi capelli ricci e violacei così come la sua pelle, gli occhi erano luminosi come stelle e indossava una sorta di tunica aperta sul davanti con gli stessi colori cangianti e caleidoscopici del mantello.
Portava in una mano un oggetto simile a un sottile bastone e, nell’altra, aveva una corda sottilissima, sembrava quasi un capello che però era tanto lungo da distanziare di molti passi lui dal suo prigioniero.
Colui che era legato alle sue spalle era piuttosto simile al carceriere: un fisico simile, un’età ideale simile. Un vestiario simile… solo che lui aveva un mantello più ampio e nero come la notte con numerose sfumature bianche, nere, viola e brunastre anche esse in continuo cambiaento. Aveva sul capo un elmo che lasciava visibili solo gli occhi, il naso, la bocca e il mento; l’elmo presentava una spirale sulla fronte tra due lunghe antenne ricurve che terminavano in una sorta di ciuffo di sottili peli… doveva essere una falena.
Il carceriere si avvicinò al dio cornuto e gli disse qualcosa nelle orecchie, lui annuì e ricominciò a cantere le ultimissime strofe: “enfin Nooroo, le papillon, le plus pur de tous, celui qui apporte la vertu et lie chaque lâcheté, lié au fil du destin, il apporte son ennemi juré: le seigneur des ténèbres et le dieu maléfique qui parle au cœur des hommes.”
La farfalla portò la falena nell’anello più interno e, entrambi, entrarono nello stesso miraculous.
La farfalla portò la falena nell’anello più interno e, entrambi, entrarono nello stesso miraculous.
Passarono alcuni anni e, mentre lo sciamano diventava sempre più vecchio, i Miraculous,  iniziarono a essere consegnati ad i loro primi portatori: il primo fu quello della tartaruga, in cui era entrato Wayzz. Il saggio custode, che passò nelle mani del nipote dell’anziano: la sua anima gli diceva che la sua saggezza nascente e la sua perseveranza erano compatibili.
Il secondo fu poi quello del Pavone: fu donato ad una giovane di grande bellezza che si era persa nella foresta ed era stata trovata dallo sciamano che stava cercando un vitello della mandria di Uri del Capo Villaggio che si era perduto; le consegnò subito la spilla e la giovane ne fu così felice che promise che sarebbe tornata con ricchi doni da parte del padre. La sua bellezza e la sua purezza avevano permesso ciò.
Il terzo che fu consegnato era quello dell’Ape: fu donato al più valente dei guerrieri del villaggio: un giovane desideroso di far vedere di che pasta fosse fatto: un profilo coraggioso e desideroso di essere apprezzato per ciò che compiva che aveva trovato il rispetto dell’Ape; fu consegnato poi quello del Gatto, Nero ad un bambino di soli undici anni che dimostrava però la mente lucida di un uomo maturo e che pareva fosse particolarmente fortunato all’apparenza ma che viveva in una situazione famigliare poco felice; l’esatto opposto avvenne quando furono consegnate le pietre gemelle della Coccinella: una bambina anch’essa di età fanciullesca, la quale era fortunata in quanto a rapporti famigliari ma era perseguitata nella sua persona dalla sfortuna più crudele la quale le aveva gettato il deriso dei suoi coetanei che la ritenevano praticamente incapace. Tali poteri, scoprì Kt’col, erano forse quelli più straordinari che il misterioso “Eterno” della ragazza coniglio aveva affidato a quei giovani ardimentosi: pareva infatti che il gatto conferisse al ragazzo poteri decisamente pericolosi ma che venivano usati per fini collettivi: la salvaguardia della tribù e, in rari casi, l’eliminazione di chi rischiava di danneggiare la stessa (il più delle volte bestie feroci), inoltre sembrava che la coccinella ed il gatto agissero in coppia: infatti sembrava che i danni che poteva procurare il felino venissero irrimediabilmente riparati dal coleottero.
Quanto agli altri poteri: erano tutti straordinariamente magnifici: l’Ape donava a chi la possedeva un coraggio superiore all’avventatezza che lasciava comunque spazio al ragionamento: la Volpe donava capacità magiche straordinarie che facevano invidia anche allo sciamano stesso; chi aveva il fermaglio del Pavone era capacissimo di ammaliare chiunque potesse affrontare e quindi di tenere in scacco qualsiasi minaccia costringendola persino ad uccidersi da sola o ancora quello di creare una sorta di guardia del corpo al suo o al servizio degli altri. La Tartaruga invece donava un’intelligenza strategica e concettuale superiore alla norma: inoltre donava una capacità combattiva (soprattutto di difesa) oltre lo scibile. L’ultimo ad essere stato affidato ad un portatore fu poi il gioiello della Volpe, il quale era stato donato ad un ragazzo astuto e versatile che abitava al di fuori del villaggio e si procurava del cibo da se uccidendo le bestie peggiori con trappole sofisticate per l’epoca: il giovane avrebbe sfruttato il proprio potere per ottenere una fama migliore di quella che possedeva prima di agire.
Il Miraculous della farfalla però rimase sempre ben conservato all’interno del prezioso cofanetto: ancora alla sua morte Kt’col, possedeva ancora quella misteriosa pietra che era rimasta sola nel cofanetto, ben chiusa agli occhi dei suoi conoscenti.
Sentiva in cuor suo che quell’oggetto era si molto benefico, ma anche parecchio pericoloso; sentiva che il suo potere era forse ancora più grande di quello del gatto e della coccinella: ricordava il dio incatenato e temeva che potesse liberarsi nell’utilizzo… sentiva che era ancora più pericoloso del peggiore degli uomini.
   
 
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