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Autore: Sandorbae    16/10/2017    1 recensioni
" Sandor Clegane amava il vino, era una delle poche cose che gli facevano dimenticare di quanto la sua vita facesse schifo.
Sentirne il sapore fruttato scorrergli lungo la gola lo estasiava, e senza rendersene conto un calice di buon vino rosso di Dorn andava giù con una facilità disarmante.
Eppure quella sera, dentro alla sua merdosa stanza, si trovava ad odiarlo con tutto il suo essere "
[...]
" Clegane si ritrovò a maledirsi per la sua cazzo di curiosità, per la cura che aveva nei confronti di quella diciottenne e, giusto per non farsi mancare nulla, maledì anche la suddetta "
[AU!Sansan][18!Sansa, 33!Sandor][A little OOC]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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No more wine for my little bird

 

 

Sandor Clegane amava il vino, era una delle poche cose che gli facevano dimenticare di quanto la sua vita facesse schifo.

Sentirne il sapore fruttato scorrergli lungo la gola lo estasiava, e senza rendersene conto un calice di buon vino rosso di Dorn andava giù con una facilità disarmante.

Eppure quella sera, dentro alla sua merdosa stanza, si trovava ad odiarlo con tutto il suo essere.

< Saaaandor! Dammi del vino! > Una voce squillante gli fece emettere l'ennesimo, dannato sospiro della serata.

< Niente più vino per il mio Uccelletto > berciò massaggiandosi le tempie mentre lo sguardo grigio, velato da una certa irritazione, si portava sulla figura di Sansa Stark.

Con addosso una camicia bianca che valeva come casa sua, degli eleganti pantaloni neri di seta e un paio di décolleté nere era sdraiata sul suo letto con stretto nella mano un calice vuoto.

La rossa, non avendo nemmeno la forza per parlare, si mise a piangere biascicando qualche insulto nei suoi confronti.

Clegane si ritrovò a maledirsi per la sua cazzo di curiosità, per la cura che aveva nei confronti di quella diciottenne e, giusto per non farsi mancare nulla, maledì anche la suddetta.

 

Circa un'ora prima

 

Il noto “Mastino” sta guardando la televisione. Con il suo bicchiere di vino e un piatto vuoto abbandonato sul tavolo in cucina poteva dirsi soddisfatto della giornata.

Ha già deciso che quella sera non sarebbe uscito, si sarebbe limitato a imprecare dietro ai due individui intenti a picchiarsi sul ring.

Nell'esatto momento in cui porta il bicchiere alle labbra un acuto trillo gli perfora i timpani. In pochi secondi raggiunge la porta d'ingresso e, con una bestemmia sussurrata a denti stretti, la sbatte.

Quando però lo sguardo grigio si imbatte in quello del “disturbatore” si trova spaesato, la rabbia scema così come l'intento di mettergli le mani al collo.

L'Uccelletto è davanti a lui, e vedendolo con il mascara nero colato lungo le guance nivee e gli occhi lucidi non fa fatica a capire cosa sia successo.

< Entra > bercia scostandosi, la ragazzina sussurra un “grazie” e entra nella casa che ormai da tempo conosce, così come il proprietario.

Il moro attraversa la sala in due falcate e, una volta spenta le televisione, le fa segno di accomodarsi al suo fianco. La rossa si toglie la giacca nera lanciandola su una sedia per poi lanciarsi a sua volta sul divano.

< Abbiamo litigato signor Clegane, di nuovo > pigola sentendo già gli occhi lucidi, con forza scuote il capo cercando di non permettere alla tristezza di vincere un'altra volta.

Prima che anche una sola lacrima possa scorrerle sulle guance un mano callosa le sfiora la pelle, e come ormai molte volte ha fatto le asciuga le lacrime.

Rincuorata dal gesto dolce di Clegane decide di raccontargli tutto.

< Però questa volta l'ho lasciato > Mentre pronuncia tali parole la sua tristezza viene sostituita da un certa fierezza, anche se tale effetto dura qualche secondo.

Sandor per la prima volta non sa davvero come comportarsi. Il suo “capo”, Joffrey Baratheon, era da ormai due anni fidanzato con la bella Sansa Stark, figlia di un importante dottore del Nord.

La loro unione era nata a fini specifici, ovvero di unire due famiglie di spicco nel mondo della medicina.

Per i primi mesi i due sembravano andare molto d'accordo, finché Eddard Stark non si era ammalato gravemente. Dopo molti giorni di agonia era caduto in coma, lasciando sulle spalle della moglie Catelyn gli affari di famiglia.

Dal giorno dell'incidente Joffrey si era fatto sempre più impudente nei confronti della rossa, mostrandosi per quello che era. Sansa aveva troppa paura di deludere il padre, così si era limitata a subire gli insulti e le minacce del fidanzato.

A quell'epoca lui era già la guardia del corpo di quel bastardo, e anche se lo odiava con tutte le sue forze era costretto a farselo piacere.

Ma quando, per la prima volta, aveva incontrato lo sguardo ceruleo di lei velato dalle lacrime, qualcosa era cambiato. Non poteva che pensare a come proteggere quell'Uccelletto, inerme davanti alle angherie del Baratheon.

Inizialmente lei lo temeva, non poteva che tremare vedendo il volto malamente sfigurato di quell'uomo imponente e spaventoso che seguiva sempre lei e il suo aguzzino.

Con il tempo però aveva finalmente capito. Lui era forse l'unico alleato in grado di salvarla dal baratro nero il quale sembrava diventare sempre più profondo.

Tutte le volte che litigava con il biondo sapeva che la porta della piccola, malridotta e spartana camera d'appartamento di Sandor Clegane era aperta. Molte volte aveva trovato conforto nel tocco rude e delicato delle mani dell'uomo.

Da qualche mese ormai aveva anche capito di provare qualcosa per quell'uomo così brusco e volgare, ma aveva preferito tenere tutto nascosto. Se avesse perso anche la sua amicizia come avrebbe sopportato tutto quello che la circondava?

< Avete litigato molte volte Uccelletto, sia per motivi futili che per motivi seri. Nonostante tutto non hai mai pensato di fare una cosa del genere > La sua domanda è implicita, vuole sentire cos'ha fatto quello stronzo di Joffrey.

Qualcun altro probabilmente le avrebbe detto qualcosa come “va tutto bene”, ma lui non era qualcuno. E se il Mastino pensa qualcosa non si fa tanti problemi a esprimere ad alta voce quello che gli frulla per la testa.

< Un'altra. Passando per il suo studio l'ho visto con un infermiera qualunque> Una lacrime le rotola lungo la guancia, non tanto per la tristezza quanto per la rabbia e la frustrazione.

Dal canto suo Sandor sente le mani pizzicare in modo pauroso, se non fosse per Sansa correrebbe fuori e con la sua Wrangler andrebbe dal moccioso biondo e lo ucciderebbe.

Anche se il suo ruolo di guardia del corpo gli è stato sempre ben chiaro non può fare a meno di infuriarsi.

Quel dannato aveva avuto Sansa Stark, poteva amarla senza paura dei giudizi altrui, stringerla fra le proprie braccia e godere della sua compagnia. Eppure aveva deciso di lasciare tutto per una donna qualunque.

Clegane sa che le sue solite parole sarcastiche non posso servire a niente, così come le frecciatine che usa di solito per tirarle su il morale. Sa che abbracciarla sarebbe l'ideale, sentire la sua esile figura svanire fra le sue braccia, avere il suo profumo di rosa e di donna addosso.

Ma sa che dopo un abbraccio non sarebbe in grado di lasciarla andare, da troppo tempo brama di saggiare la morbidezza delle labbra piene della ragazza.

Così si alza dal divano e si dirige verso l'antina di legno, con presa decisa afferra l'unico calice di vino che ha e ritorna da lei.

Sprofondando nelle pieghe morbide afferra la bottiglia di vino rosso e lo vuota nel calice, il tutto sotto lo sguardo un po' stranito della ragazza Stark.

< Bevi > la esorta mettendole il calice di vino in mano. La rossa rimane un attimo imbambolata con il bicchiere in mano. Il profumo dolce le invade le narici e, inebriata, pensa che concedersi un bicchiere o due non le può fare più male di quanto stia già provando.

Con grazia si porta il calice alle labbra e manda giù il liquido rossastro, mentre il vino le scivola giù per la gola sente le guance arrossarsi e un senso di caldo pervaderle il corpo.

Sansa stacca le labbra solo quando il bicchiere è vuoto, e senza alcun indugio afferra la bottiglia e se ne versa dell'altro. Il moro al suo fianco sembra compiaciuto, anche questa volta è riuscito a farla distrarre di suoi problemi.

Passano dieci minuti tranquilli nei quali le beve e lui la scruta, notando che pian piano la tristezza svanisce dallo sguardo ceruleo di lei.

Nonostante apprezzi che la ragazza abbia dimenticato il disguido avuto con Jeoffry, inizia a preoccuparsi un poco quando vede il vino dentro la bottiglia diminuire drasticamente di minuto in minuto.

Catturando fra l'indice e il pollice il mento della ragazza, la fa voltare verso di sé, ma ormai si rende conto che non c'è molto da fare.

Gli occhi lucidi e le labbra stirate in un sorrisino ebete di lei gli fanno intuire che non deve essere proprio lucida.

< Quanti bicchieri hai bevuto Uccelletto? > le domanda apprensivo, pronto a sentire una risposta biascicata. Pesa sia umanamente impossibile per un essere umano ubriacarsi nel giro di dieci minuti, ma mai dire mai.

< Otto > gli risponde lei con gli occhi sbarrati, l'espressione diviene incredibilmente seria e la postura dritta. Non passano che una manciata di secondi, fatti di sguardi, che lei scoppia in una fragorosa risata piegandosi su sé stessa.

< Basta vino Uccelletto, non voglio tenerti i capelli mentre vomiti l'anima > l'ammonisce portandole via dalla mano la bottiglia. Neanche avesse provato a uccidere qualcuno, Sansa scoppia a piangere cercando di mantenere una presa salda attorno al collo della bottiglia.

< Non trattarmi come un peso Sandor! > Una semplice parola annichilisce completamente la volontà del Mastino, dando modo a Sansa di bere l'ennesimo bicchiere.

Sandor.

Niente Clegane, niente “signor” davanti. Solo e semplicemente il suo nome.

Al mondo esistono poche persone che lo chiamano con il suo vero nome, e metà di esse le odia a morte. Ma il suo nome pronunciato a quel modo, da quella voce solitamente dolce resa un po' strascicata a causa del vino lo scombussola facendogli annodare le budella come ad una ragazzina.

< Sai cosa penso Sandor? Dovrei bere più spesso, tanto io il vino lo reggo! Ahahah! > La piccola Stark continua a dibattersi come un anguilla preda delle risate mentre il Mastino è ancora in piedi con un espressione indecifrabile sul volto.

< Meglio che vai a dormire > Senza mezzi termini Sandor solleva la ragazza per la vita e se la carica sulla spalla, come un sacco di patate.

Lei ride con la testa adagiata sulla schiena ampia dell'uomo, e ancora in preda alle risa fa scorrere il polpastrello fra le sue scapole, lasciate nude dalla canottiere sbrindellata.

< Cosa cazzo ti prende!? > sbotta sentendo la mano di Sansa insinuarsi sotto la canottiera, la rossa biascica qualcosa di incomprensibile per poi abbracciarlo.

< Mi piace la tua schiena Sandor, è calda! > gli risponde un po' offesa dal tono che ha adottato con lei, lui che è sempre stato gentile.

< S-scusami! So di essere un peso! > E, immancabilmente, la ragazza scoppia in un pianto drammatico, condito da urla e biascichi. Sandor bestemmia, spalancando la porta della sua stanza, stufo degli sbalzi d'umore dell'Uccelletto.

< Smettila di lagnarti fottuti dei! > Privo di una qualunque grazia la lancia sul proprio letto a due piazze, pregando che la smetta di urlare.

La rossa osserva la stanza in cui si trova e, non essendo mai entrata nella camera da letto di un uomo diverso da Jeoffry e dai suoi fratelli, rimane incantata. Non è disordinata come si aspettava, anche se i vestiti sono gettati su una malcapitata sedia e sul comodino figurano diverse lattine di birra tutto sembra avere un proprio ordine.

Il moro si lascia cadere su una sedia posizionata di fronte al letto e, portandosi una mano alla fronte per lo sconforto, prega che la serata finisca al più presto.

 

< Secondo te sono bella Sandor? > gli domandò la ragazza, aveva ormai capito che chiedere ancora da bere non sarebbe servito a nulla.

Sandor finse di non sentirla, soprattutto perché non avrebbe saputo come risponderle. Non poteva di certo dire quello che gli passava per la testa, ma nemmeno fingere dicendole che fosse brutta.

Ubriaca persa com'era aveva il terrore che scoppiasse nuovamente a piangere, costringendolo a trovare un modo per farla smettere.

< Joffrey mi ha sempre detto che ho un bel viso, ma che il mio fisico lascia a desiderare...solo perché non ho tante tette come Margaery! > Da un tono ridente, Sansa passò ad un tono aggressivo misto a frustrazione.

< Non devi dare peso a tutto quello che ti di- > La voce di Clegane si spezzò mentre le sopracciglia schizzavano all'insù. Sansa si era slacciata la camicia bianca, per dare probabilmente una prova concreta ai suoi ragionamenti.

Il moro fece resistenza a sé stesso dicendosi che non era corretto approfittane, ma senza che lui potesse fare molto il suo sguardo si calamitò su Sansa. Il seno piccolo era incorniciato da un balconcino nero pieno di pizzo, che si adattava perfettamente all'immagine che si era fatto della Stark, ed esso metteva in dolce risalto le forme appena accennate della ragazza.

< Ma che cazzo di problemi hai?! Fottuti dei! > Ci mise qualche secondo a realizzare quanto stesse sbagliando, così si sporse sul letto iniziando ad armeggiare con i piccoli bottoni. Sansa rideva di cuore, soprattutto per l'espressione imbarazzata che aveva distorto i lineamenti dell'impassibile Sandor.

< Non dirmi che ti vergogni! Il grande e grosso Sandor Clegane – scimmiottò la voce, atteggiandosi come il proprio fratello Robb – che si vergogna di un paio di tette! > la rossa poggiò le piccole mani su quella mostruosamente enormi dell'uomo davanti a lui.

< Finché sei tu a me va bene, tanto so che non mi farai nulla > aggiunse rivolgendogli un sorriso dolce.

Come posso dirle che l'unico da cui si dovrebbe difendere sono io?

< Non sai quello che dici Uccelletto > Dopo averla rabbonita la spinse sotto le coperte del proprio letto, era sicuro che se avesse avuto davanti il corpo della giovane Stark ancora una volta non avrebbe resistito.

Le sarebbe saltato addosso, avrebbe morso quelle labbra piene fino allo spasmo, le sue mani si sarebbero immerse nei suoi capelli ramati e avrebbero esplorato quel corpo che ormai da due anni desiderava.

< Non hai risposto alla mia domanda. Finché non rispondi non dormo! > esclamò Sansa iniziando a dibattersi da sotto le coperte nere. Clegane sospirò frustrato da quella situazione, ne sarebbe uscito pazzo.

< Joffrey è solo un coglione del cazzo > rispose sistemandosi meglio, sdraiato su un fianco con la testa appoggiata alla mano la scrutò con un ghigno stampato in faccia.

< Per quanto mi riguarda sei più che scopabile Uccelletto > Come da previsione Sansa arrossì fino alla punta dei capelli e, per l'ennesima volta, il suo umore cambiò.

< Mi chiedo come tu faccia a piacermi! > pronunciò con tono infantile.

Con un “buonanotte” biascicato fra i denti e un fugace bacio sulla guancia sfigurata, Sansa si voltò dall'altra parte, crollando addormentata.

Clegane rimase immobile, con gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta per la sorpresa.

Aveva sentito bene? Sansa Stark aveva appena detto che lui le piaceva?

Con le mani in preda ad un tremito la afferrò per le spalle e la fece voltare nella sua direzione, però la delusione prese posto sul suo volto quando le vide con gli occhi serrati e il respiro regolare.

< Proprio ora dovevi addormentarti eh? > Anche se il suo tono fu rude le carezzò gentilmente la guancia, usando una tale cura che pareva stesse toccando una bambola di porcellana.

Sospirò contrariato lasciandosi cadere sul cuscino, sapeva già che non avrebbe dormito quella sera.

 

 

 

Omake

 

Sansa aveva dormito come un ghiro, sotto il confortevole calore emanato dalle coperte nere e di qualcosa che non aveva identificato.

Quando schiuse gli occhi si rese conto che non si trovava nella sua stanza, o almeno non se la ricordava così piccola e spartana. La sorpresa maggiore giunse quando la figura al suo fianco si rivelò essere Sandor Clegane.

Il primo istinto fu quello di alzarsi in piedi e andarsene nel massimo silenzio, però non passarono che due minuti scarsi e i ricordi della serata le ritornarono in mente.

Lui che la faceva bere per farle dimenticare Joffrey, lei che si ubriacava e lei che finiva sotto le coperte crollando addormentata.

Rossa in volto si accovacciò vicino alla figura profondamente addormentata di Sandor, e rimase intenerita dalla dolcezza che assumeva il suo volto addormentato.

Prima che potesse pensarci sopra, mosse una mano per donargli una carezza sulla guancia sfigurata. Stranamente non provò alcuna repulsione, si ritrovò al contrario a pensare alla sofferenza che doveva aver provato quando gliel'avevano inflitta.

< Gli dei sono stati così crudeli con te, Sandor > Attraversata da un moto di dolcezza depose un bacio sulla fronte, stranamente non aggrottata, dell'uomo che tante volte l'aveva consolata.

Sapeva che quello che stava per fare non era il comportamento consono per una ragazza, ma decise di ignorare la vocina di Mordane che le rimbombava nella testa.

Infilandosi nuovamente sotto le coperte si accoccolò contro il petto di Clegane e chiuse gli occhi, certa che avrebbe dormito sonni tranquilli.

 

 

 

 

Rebe's Corner

 

Lo so, lo so. Ho postato appena qualche settimana fa una Sansan, ma le storie che ho su di loro sul mio computer sono talmente tante che potrei postare due o tre volte al mese fino a Marzo c:

Questa shot l'ho scritta un sacco di tempo fa, e la pubblico per il semplice fatto che ci sono fin troppe poche Sansan in giro per i miei gusti!

Spero vi piaccia, e vi chiedo già perdono in caso di orrori grammaticali :D

 
  
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