Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DameVonRosen    16/10/2017    2 recensioni
Un Sandor Clegane crudele e spietato, ma anche incoerente, sofferente e combattuto, che mai vorrebbe fare i conti col proprio passato e con le proprie paure, ma che col tempo si renderà conto dell'inevitabilità di questo scontro.
Storia ambientata nel contesto di GOT, con personaggi nuovi e completamente scollegati rispetto ai libri o alla serie TV; solo alcuni sono stati estrapolati, cercando di farlo nel modo più fedele possibile, mantenendo inalterato il loro Background, la loro storia e il loro carattere.
Amo le storie in stile SanSan, ma in giro ce ne sono davvero molte e il rischio di ripetere quanto già prodotto da altri, o anche scadere nel banale e nel "già letto" era alto. Ho quindi optato per qualcosa di differente :) adoro il personaggio del Mastino, adoro quella sua profonda complessità che ogni tanto emerge.
Non temete se all'inizio il nostro amato Sandrone è apparentemente posto in secondo piano rispetto alla storia, non sarà sempre così ;)
Attenzione: possibile (probabile) linguaggio volgare, scene violente o contenuti forti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bronn, Nuovo personaggio, Sandor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Nymeria era ormai giunta al tavolo dei Cassel, quando intravide la figura possente e rigida di Gerard, con accanto la moglie Elaine. Spostò lo sguardo più su e vide i tre fratelli, tra cui anche Qoren. Il cuore si appesantì di colpo e la bocca diventò di colpo secca.

"Calmati, farai come se non lo conoscessi, gli rivolgerai la parola il meno possibile e andrai subito a parlare con Finn e Adrian.”

“Anzi, prima andrò da Finn e Adrian, così mi rilasserò un po'. Anzi prima devo andare da lord Stark e sua moglie e scusarmi per l'accaduto, al resto ci penserò".

Si avviò convinta verso Gerard e sorrise << Lord Cassel >> fece un leggero inchino

<< Lady Nymeria, come state? >> era lady Elaine, sembrava sinceramente preoccupata.

<< Meglio mia signora, mi scuso per non aver avuto la possibilità di salutarvi prima. Come è andato il viaggio? >>

<< Lungo e scomodo, ma ne è valsa la pena >> accennò un sorriso alla ragazza Dayne, poi proseguì: << Qui avete dell'ottima frutta, dell'ottimo vino e delle ottime canzoni. E non fa freddo >> poi si voltò verso il marito, attendendo il suo commento, che però non arrivò. Si limitò a sorridere e annuire.

<< Nymeria! >> Adrian si avvicinò a lei, insieme ai due fratelli, e la abbracciò. Lei rispose a quell'abbraccio caloroso, ignorando una buona volta tutte le solite formalità. Era proprio come lo ricordava: simpatico e giocoso. Anche con Finn vi fu un abbraccio, meno vivace ma lungo e profondo, durò molto e quando si staccarono e lo guardò negli occhi rivide il ragazzino timido e impacciato con cui aveva giocato.

"Ora tocca a Qoren" pensò guardandolo negli occhi. Benché gli facesse ancora paura, si sentiva protetta dagli altri due fratelli da lord Cassel e da tutta quella moltitudine di gente.

"Qui non accadrà niente, quindi rilassiamoci" disse a sé stessa mentre si avvicinò a lui. Cercò di parlare nel modo più sciolto possibile, ma il suo nervosismo era evidente.

<< E' un piacere fare la tua conoscenza Qoren, io sono Nymeria Dayne. >>

"Che frase idiota, lui sa perfettamente che sono Nymeria Dayne" e arrossì. Lui la guardò compiaciuto e sorrise.

<< Incantato, davvero. >> e fece un elegante inchino, poi le prese la mano e la baciò delicatamente. Quel gesto era, oltre che estremamente galante, piuttosto spontaneo e ben fatto, tanto che Nymeria si ritrovò a pensare se non lo stesse confondendo con un altro uomo. Arrossì e chinò il viso, sorridendo.

<< Se avessi saputo prima che a Starfall vi sono fiori così belli, mi sarei trasferito qui anni e anni fa. >> proseguì poi, lanciandole uno sguardo ammiccante ma per nulla volgare.

<< Si va be basta Qoren, non importunare la nostra piccola >> Adrian si fece in mezzo tra lei e il fratellastro, lanciandogli un'occhiata ammonitrice, quasi fosse geloso. Tutte quelle attenzioni non fecero altro che mandarle a fuoco le guance.

<< Sono davvero felice di rivedervi, mi siete mancati così tanto! Abbiamo un sacco di cose da raccontarci >> disse, cercando di tenere la conversazione su toni leggeri.

<< Si sicuramente! Tiri ancora con l'arco Nymeria? >> si informò Finn.

<< Certo Finn, sono anche piuttosto brava >> disse ostentando una certa fierezza << Domani potremmo sfidarci >> disse divertita

<< …Assolutamente no! >> ser Tailon Dayne comparve da dietro Nymeria, aveva l'aria contrariata << Il tiro con l'arco è una cosa da uomini. È già abbastanza disdicevole il fatto che tu abbia continuato ad esercitarti in questi anni, figuriamoci fare delle gare con altre persone. >>

La ragazza sbuffò << Le cose da femmina a volte mi annoiano >> ma il padre se ne era già andato, parlottando con uno dei suoi uomini. A quel punto Adrian le si avvicinò e le bisbigliò all'orecchio << Magari potremmo sfidarci in segreto, nei prati dietro le mura. >> Le si illuminarono gli occhi dall'eccitazione e un improvviso sorriso divampò sul suo viso.

<< Sarebbe bellissimo! >>

Dopo aver stabilito luogo e ora, Qoren volle fare una passeggiata all'interno della sala con Nymeria, la quale accettò, seppur nervosa. Non era impaurita, ma non era ancora convinta di aver scambiato i due uomini. Qoren somigliava troppo a quel mostro di tanti anni fa.

<< Allora mia signora, come è la vita a Starfall? >> le domandò dolcemente porgendole il braccio. Lei gli sorrise e iniziò a raccontargli le sue giornate, le cose che amava e che odiava fare, i banchetti, il cibo. Poi venne il turno di lui, il quale parlò del freddo pungente del Nord, dei tornei a cavallo e i combattimenti. Mentre parlava Nymeria non poteva fare a meno di guardarlo, incuriosita: era un ragazzo semplice, umile e gentile, che nulla aveva a che vedere con il ragazzo che la stuprò quando aveva quindici anni. Alzò lo sguardo e mentre ascoltava contemplò i presenti al banchetto, osservandoli singolarmente ma senza guardarli realmente.  Il suo sguardo si posò poi su Sandor Clegane, il quale la stava guardando a sua volta. Non ruppe quel contatto visivo, e momentaneamente smise di ascoltare Qoren. Le venne in mente l'incontro di prima: l'astio di quell'uomo l'aveva colpita, ma non infastidita. Si domandava cosa ci fosse dietro quell'armatura così rude, quello sguardo ostile, quella cicatrice così orrenda. Si chiese se mai avrebbero conversato nuovamente. Tornando poi a Qoren, riprese ad ascoltarlo e quando lui finì si voltò a guardarla. Si fissarono per un lungo tempo, poi lui sorrise lentamente.

<< Sei ancora più bella di come ti ricordavo, sai? >> le prese la mano, baciandola, e si congedò, voltandole le spalle.

Fu come una secchiata di acqua gelida.

Era lui.

 

 


Qoren si allontanava sempre di più da lei, scomparendo tra la folla, ma lei non si mosse. Era come pietrificata; in quel momento non riusciva a pensare o a dire niente, e nemmeno a muoversi. La sua testa era vuota, non sapeva cosa fare.

“Ho bisogno d’aria, ho bisogno di stare lontano da tutti” senza rendersi conto si era già incamminata a passo svelto verso le sue stanze, quando incrociò Bronn. Stava ancora parlottando con Sandor Clegane.

<< Bronn, scusate. Posso parlarvi un momento? >> domandò gentilmente, cercando di non far trasparire la sua angoscia. Ovviamente però Bronn ci fece caso, ed anche Sandor.

<< Certamente mia signora. State bene? Siete pallida. >> 

<< Io… ehm si, però ho bisogno di uscire da palazzo, voglio stare un po’ da sola. Ho bisogno che mi copriate le spalle. Se ve lo chiedono, io non stavo bene e sono andata nelle mie stanze, chiedendo di non essere disturbata da nessuno, neanche da Irina. Mi prendo tutte le responsabilità di quanto vi sto dicendo. >>

Bronn era visibilmente perplesso, così come Sandor, il quale udì quella strana richiesta.

<< … mia signora, mi state chiedendo di mentire anche al lord vostro padre? >>

<< Se accadesse qualsiasi cosa mi prenderò tutte le responsabilità, a voi non capiterà nulla, vi do la mia parola >>

<< Spero che non vi stiate mettendo in pericolo, non voglio che vi accada nulla di male >> ora Bronn era preoccupato: Nymeria voleva andarsene sola e chissà dove, se avesse bisogno di aiuto non ci sarebbe stato nessuno.

<< Non temete, starò bene, ma ho bisogno che mi copriate, ne parlerò anche ad Irina ora. >> Nymeria parlo frettolosamente. Aveva fretta di andarsene il prima possibile. Quel posto le faceva mancare l’aria. Si fissarono per una manciata di secondi, poi la sua guardia inspirò profondamente:

<< Avete la mia parola. >>


 

 
Dopo aver parlato a Irina, spiegandole la situazione e ottenendo la sua parola, corse nei suoi appartamenti, e si cambiò d’abito. Ora portava dei pantaloni maschili e una maglia leggera color fango; dopo essersi legata i capelli si guardò allo specchio.

“Nessuno mi riconoscerà” sentenziò, prima di uscire di gran fretta.

Corse per le scale del palazzo, fino al portone principale, scendendo poi per il villaggio come se stesse fuggendo da qualcuno. Arrivò al molo, pieno di navi e barche, e andò oltre. Percorse la banchina finché non iniziarono gli scogli: oltre a quelli sarebbe stata sola: nessuno attracca alla scogliera. Si arrampicò e ne superò alcuni, poi trovò una specie di promontorio, circa un metro sopra il livello del mare; si sedette lì.

Il sole ormai le stava tramontando davanti agli occhi, un intenso mix di colori che contrastava con il blu del mare e che riusciva a rilassarla, anche in una situazione del genere. Non poteva più stare in mezzo a tutta quella gente, dove c’era anche lui. Cosa avrebbe fatto ora? Non poteva certo andare avanti come se nulla fosse, non ne sarebbe stata in grado.

“E quel complimento che mi ha fatto alla fine? Cosa significava?” l’ansia stava crescendo dentro di lei, l’angoscia e la paura che potesse farle ancora del male, se l’avesse trovata sola.

“Potrei dirlo a Bronn, di lui mi fido ciecamente. Mi proteggerebbe giorno e notte se glielo chiedessi, però dovrei giustificarmi con mio padre e Mia, il che significa dirlo anche a loro. Ma loro non devono sapere. Non deve sapere nessuno.”

“Quanto staranno qui? Due settimane? Devo fare in modo di non essere mai e poi mai da sola in tutto questo tempo, non devo correre rischi”
Benché “a parole” fosse tutto chiaro e semplice, si sentiva impaurita e insicura. Temeva che potesse riaccadere quanto già accaduto in passato, quella violenza insensata e inaudita.

“Non accadrà” si convinse, acquisendo un po’ di forza. Restò a fissare il sole che tramontava, senza pensare a niente, poi canticchiò la prima canzone che gli venne in mente; non seppe per quanto tempo restò lì, ma a un certo punto si rese conto che non vi era più alcun suono attorno a lei, nessun residuo di sole si intravedeva all’orizzonte. Doveva essere notte fonda, perché nemmeno le navi si sentivano più.

“Ottimo, devo scavalcare tutti questi scogli senza vedere nulla” rifletté, prima di alzarsi e iniziare a tastare il terreno. Dopo tempo immemorabile, comprendente anche una scivolata su un masso appuntito, arrivò alla banchina del porto. Era completamente deserta, salvo qualche marinaio intento a sistemare le proprie reti.

<< Che ci fai ancora sveglio, ragazzino? Tua madre lo sa che vai in giro per il porto a quest’ora? >> si voltò di scatto: l’uomo che aveva parlato avrà avuto una sessantina d’anni, ma non aveva l’aria offensiva.

<< Mi scusi, ora vado a casa. >> “perché mi sto scusando con un pescatore?” si chiese, ma non seppe rispondersi.

<< Sta attento, ragazzino. >>

Mentre si incamminava verso il palazzo Nymeria rifletté su quale fosse la miglior strada da compiere: passare per la via principale poteva essere più sicuro, perché la strada era più illuminata, ma il rischio di incontrare della feccia o qualcuno che la riconoscesse era alto. D’altro canto le viuzze popolane erano sicuramente meno affollate, ma anche più pericolose.

Optò quindi per la via principale.

In realtà c’era meno gente del previsto, probabilmente era davvero tardi. Passò davanti a una locanda dalla quale stava uscendo un uomo, che riconobbe in un attimo: il Mastino. Affrettò il passo e chinò il capo “c’è buio e lui è quasi sicuramente ubriaco, farebbe già fatica a riconoscermi alla luce del giorno, figuriamoci ora”.

<< Ehi tu! >> per tutta risposta egli urlò proprio nella direzione di Nymeria, decisamente ubriaco. Lei decise di aumentare ancora il passo e ignorarlo, ma non sapeva con chi aveva a che fare. Una mano le prese il braccio e la fece roteare indietro, in modo da trovarsi faccia a faccia con Sandor Clegane. Alla debole luce che proveniva dalla locanda la sua cicatrice era, se possibile, ancora più spaventosa, ma lei non si fece certo impressionare. Inoltre, benché quanto avesse appena fatto il Mastino, oltre ad essere poco elegante, era anche estremamente scortese nei confronti di una lady, Nymeria decise di continuare a fingere.

<< Lasciami stare! >> disse con la voce più maschile che possedeva, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

<< Guardami mentre mi parli, ragazzino, o ti fa paura una cicatrice? >> le parole di Sandor erano cariche di astio e odio. Sapeva perfettamente che il motivo per cui la gente non lo guardava mai in faccia era proprio per l’ustione che gli procurò il fratello Gregor.

<< Non mi fate paura >> fu la risposta di Nymeria, ed era la verità. Lei non lo guardava per paura di essere riconosciuta, non certo per una cicatrice.

<< Ah si? Non si direbbe. Cos’è, te la stai facendo addosso per caso? >> la stava visibilmente provocando, ma stranamente la cosa non la offese o infastidì, forse perché le stava parlando come se fosse una qualsiasi campagnola, senza quelle formalità stupide e inutili. Al contempo però aveva paura di quell’uomo così grosso: ubriaco come era, se avesse capito chi fosse non gli ci avrebbe messo molto a prenderla e a portarla in un angolo buio, se lo avesse voluto. Pian piano la consapevolezza di quanto probabile fosse quell’eventualità le fece accrescere la paura e il terrore, ma ormai non poteva più fuggire da lui, doveva rischiare e sperare in bene. Tremante, alzò lo sguardo su di lui, gli occhi puntati dritti in quelli del Mastino.

In un primo momento non accadde niente, poi lo sguardo di lui mutò: da inferocito e furioso, assunse un’espressione dubbiosa e perplessa, come se stesse cercando di ricordare quel volto famigliare. Mentre Nymeria continuava a fissarlo e a scrutare in quegli occhi scuri, lui realizzò chi fosse la persona di fronte a lui: sollevò le sopracciglia e aprì la bocca come per dire qualcosa, ma lei lo precedette.

<< Sono Nymeria Dayne, mio signore >> disse in un modo stranamente calmo, pregando che Sandor non si accorgesse del tremore nella voce.

<< … e no >> proseguì << non mi fa paura la vostra cicatrice. Non vi guardavo perché temevo voi poteste riconoscermi. >>

Ora il Mastino era confuso << E anche se fosse? Quale sarebbe il problema se ti avessi riconosciuta, ragazza? >>

<< Io, ecco… >> “dannazione, perché devo arrossire proprio ora? E poi cosa c’è da arrossire?” << Avevo paura poteste farmi del male. >> e chinò il capo, le guance in fiamme.

Sandor la guardò perplesso, poi il suo sguardo divenne furioso. Si chinò in modo da avere il suo viso esattamente davanti al suo, poi le parlò con voce bassa e minacciosa:

<< Ti sembro forse uno di quelli che violentano le ragazzine nei vicoli? Probabilmente si, penserai che uno con la mia faccia si diverte a fare quelle cose >> era arrabbiato con Nymeria, perché ancora una volta gli aveva sbattuto in faccia la realtà: agli occhi degli altri lui sarà sempre visto come un mostro e un assassino, capace di compiere i peggiori crimini.

 Forse era così furioso perché il pomeriggio, nella terrazza, lei lo aveva trattato in modo diverso, come nessuno faceva più da anni: non aveva guardato la sua cicatrice, gli aveva rivolto la parola senza timore, come se stesse parlando non al Mastino, ma a Sandor Clegane.

<< Io non vi conosco nemmeno, Sandor >> rispose Nymeria. L’aver sentito pronunciare il suo nome in quel modo, così dolce e innocente, gli provocò un tuffo al cuore. La guardò meglio: nessuno l’aveva più chiamato per nome da tantissimo tempo, ormai lui era “il Mastino” per tutti.  In quel momento sentì che realmente lei non aveva paura di lui, lo capì dalla voce. Si era sempre vantato di saper riconoscere le menzogne e la paura delle persone, poiché riusciva a comprendere i mutamenti di voce, il tremolio. Ma non c’erano tracce di paura nella voce di quella lady, che continuò a parlare:

<< Non so che genere di persona siete, per quanto ne so potreste essere benissimo uno che stupra le ragazze >> disse quella frase con fermezza, guardandolo negli occhi. Il Mastino capì che aveva ragione: non conoscendolo era normale avere paura di uno come lui, anche solo per come si poneva. Risollevò il capo e cercò di ricomporsi: era ancora abbastanza frastornato dal risvolto che aveva preso quella serata.

“Che cazzo ci fa in giro a quest’ora questa qui, tra l’altro? E perché si è conciata in questo modo?” si ritrovò a pensare. Ma si limitò a porgerle il braccio.

<< Venite, vi accompagno a palazzo >> lei guardò il braccio, poi guardò lui. Infine prese il braccio, sorridendo e arrossendo come al solito, incamminandosi verso casa.

 
Durante il tragitto non parlarono molto, Nymeria intuì che Sandor fosse una persona molto riservata, raramente parlava dei fatti suoi. “O forse ha avuto poche occasioni di parlare di sé a qualcuno” rifletté mentre camminavano. Avevano appena oltrepassato le mura del palazzo, quando lei ruppe quel silenzio imbarazzante:

<< Per quanto resterete qui a Starfall? >>

<< Non lo so, credo due settimane, forse meno. >>fu la risposta del Mastino. Vi fu un breve attimo di silenzio, interrotto poi da Nymeria

<< Io ehm, potrei farvi una domanda? >> chiese, imbarazzata e tesa: non lo conosceva neanche da mezza giornata e si prendeva già tutta questa confidenza. Immaginò sua sorella farle la predica “una vera lady non si pone in modo così sfacciato con una guardia reale”.

Il Mastino si voltò a guardarla: visto quanto era rossa in volto gli stava sicuramente per chiedere della cicatrice “questa ragazzina non ha peli sulla lingua, le piace proprio farsi i fatti altrui” pensò irritato.

<< Ditemi >> le rispose brusco, mostrando tutta la sua ostilità, nella speranza di dissuaderla a parlare. Ovviamente lei parlò comunque.

<< Ehm, come sono i figli di lord Cassel? >> l’imbarazzo crebbe in lei, non osava guardarlo in volto mentre gli faceva quella domanda. “Chissà cosa starà pensando di me. Penserà che sono pazza”.
Il suo interlocutore per contro si voltò di scatto verso di lei, visibilmente confuso e frastornato: non era la domanda che si aspettava “Che razza di domanda è? Che cazzo ne so di come sono quei tre principini?”

Appena Nymeria vide lo smarrimento negli occhi del Mastino, si affrettò a parlare:

<< Io… cioè nel senso: come sono come persone secondo lei? Se potesse esprimere un giudizio per come li vede comportarsi a corte. >>
“E io cosa ne dovrei sapere?” Sandor non seppe cosa rispondere, ma mentre la guardava capì che la sua domanda era seria. Si sforzò di trovare le parole adatte.

<< Mmh il più grande è forse quello più intelligente, è un donnaiolo ma non è una cattiva persona. Il secondo è una fighetta impaurita, avrebbe dovuto nascere donna. Il terzo… beh, il terzo non è affatto stupido, ma è un sadico. >>

Nymeria si arrestò di colpo, come se avesse visto un fantasma, si voltò di scatto a guardare il Mastino, come impietrita. Allora non erano solo sue supposizioni, sadico era e sadico lo è ancora “potrebbe farmi ancora del male quindi, non è cambiato niente”. Il suo volto era una maschera di puro terrore che inconsapevolmente stava mostrando al Mastino, il quale fu turbato da quella vista.

“Ho parlato troppo male dei suoi spasimanti?!”

<< Io… non volevo parlare in quel modo dei figli del lord, mi scuso se vi ho scosso. >>
“Eppure non sembrava una che si facesse impressionare facilmente. Sarà una di quelle che fanno le dure ma in realtà se la fanno sotto appena vedono un po’ di sangue o sentono una bestemmia”.

Come destata da un incubo, Nymeria si scosse dai suoi pensieri e guardò Sandor, capì che aveva visto la paura nei suoi occhi. Si affrettò a ricomporsi.

<< No mio signore, voi non c’entrate niente >> la voce era calma << …stavo solo… riflettendo su una cosa che avete detto, non preoccupatevi. Diciamo che non avete fatto altro che confermare una cosa che già so >> e riprese a camminare senza aspettarlo, ma lui la raggiunse presto, in preda alla più completa confusione.
Arrivarono alla stanza di Nymeria poco dopo, lei si voltò per salutarlo.

<< Vi ringrazio per avermi accompagnata a casa, anche se non eravate tenuto a farlo. Anzi, soprattutto perché non eravate tenuto
a farlo >> gli rivolse un timido sorriso, mentre lo guardava.

<< Nessun problema >> si sforzò di essere il più gentile possibile. Dopotutto, se non avesse visto Nymeria, quella serata l’avrebbe finita ubriaco in qualche stalla. Chinò il capo in segno di rispetto e si voltò per andarsene.

<< Potete chiamarvi Nymeria, se vi fa piacere. L’ho detto anche a Bronn, ma non mi ascolta mai >> disse alzando gli occhi al cielo e ridendo.

Era bello vederla sorridere, pensò Sandor. Non faceva quei sorrisetti di cortesia, probabilmente li detestava pure lei. No, lei quando sorrideva, lo faceva sul serio. Senza rendersene conto, sorrise a sua volta. Avrebbe voluto chiamarla per nome, ma conoscendo lord Stark non era proprio il caso.

<< Sarebbe sconveniente, mia signora. Buonanotte >> e se ne andò definitivamente. Anche Nymeria entrò nella stanza e, dopo averla chiusa, si sedette sul suo letto a baldacchino.

“Questa serata è andata anche meglio del previsto”, convenendo che ogni tanto era bello parlare con qualcuno non sa nulla del suo interlocutore: si ha la libertà di essere sé stessi. A un certo punto le venne un’idea, scandalosa e inadatta ad una lady, ma a lei poco importava. Aveva delle cose più importanti a cui pensare che fare bella figura. Si alzò di scatto e andò alla porta, la aprì cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno, poi uscì. Come previsto non c’era nessuno.

“Diamine, dove sarà andato?” scelse di seguire la strada fatta da loro in precedenza e lo intravide poco dopo, stava quasi uscendo dal palazzo.

<< Mio signore! >> bisbigliò a voce alta, mentre lo inseguiva << Sandor! >>

Lui si voltò di scatto, in un misto tra sorpresa e irritazione.

<< Credo che sia ora che andiate a letto. >> disse scocciato.

Lei non distolse lo sguardo da lui. Doveva farlo. Prese un respiro e si fece coraggio.

<< Mi insegnereste a combattere? >>


 
NOTE DELL'AUTRICE
Perdonatemi per il capitolo che ho postato poco fa pieno di errori di trascrizione, non me ne ero accorta subito :D

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa storia <3
   
 
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