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Autore: LanceTheWolf    16/10/2017    3 recensioni
Fen è una ragazza distratta, un po’ troppo spesso con la testa tra le nuvole, ma con un cuore grande, che vive sola con sua nonna e suo cugino a Ba Sing Se. Studia alla facoltà di archeologia e si strugge d’amore per l’ex-ragazzo che l’ha lasciata, preferendole una ragazza diversissima da lei, sia fisicamente che caratterialmente.
Questa è una storia scritta a due mani (Lance e Mokuren), che si svolge nel mondo di Avatar, ma in un epoca più moderna. Le nazioni sono ancora divise, anche se il clima appare più disteso, non fosse per la guerra civile tra le Tribù dell’Acqua che si protrae da quasi un secolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare: Questa storia scritta da me (Lance) e Mokuren, è il frutto della nostra passione per i giochi di ruolo e la voglia di muovere dei personaggi di nostra creazione nel mondo di Avatar. Nata quindi come una giocata, racconta in maniera molto soft gli accadimenti di un ristretto numero di personaggi, costretti dal destino (Ovvero il Master di gioco) a camminare lungo lo stesso sentiero. La protagonista della storia è Fen Shu, una ragazza come tante che si trova a vivere in questo mondo e a fare la conoscenza di persone fuori dalla norma che la trascineranno nella loro vita, o… forse sarà lei a trascinarli nella sua? L’unico modo per saperlo è leggere questa cronaca.
La storia è, per così dire, quasi esclusivamente Fen-centrica, si muove all’interno delle emozioni di questo personaggio risultando più una novelle che un’action. Ma speriamo con tutto il cuore che a voi piaccia leggerla, così come a noi è piaciuto giocarla.

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L’Universitaria
 

Era una splendida e calda giornata a Ba Sing Se. Una di quelle giornate dove il sole splendeva alto in cielo e tutto, in torno, non faceva che promettere l’avvento di qualcosa di buono.
C’era aria di festa tra le vie affollate che portavano all’ex-palazzo reale, ora sede del Senato della Repubblica della Terra. E qualcosa stava accadendo davvero, a quanto sembrava, data la presenza di un discreto gruppo di persone in attesa sotto la grande scalinata. Il gruppo, che aumentava di numero a vista d’occhio, era formato, per lo più, da giornalisti, con relativi cameramen al seguito, e diversi curiosi.
 
Fen Shu camminava a testa alta quel giorno, ingolfata nella sua splendida felpa verde con il simbolo della facoltà di Archeologia in bella mostra dietro le spalle. L’estate era sempre più vicina e la rossa dagli occhioni verdi avrebbe dovuto presto dismettere quel suo vezzo da ragazzina a favore delle richieste insistenti della sua Nonnina che le ribadiva di comportarsi (e vestirsi chiaramente) da donna.
No, la cosa non l’allettava affatto, avrebbe trovato una soluzione e, alle brutte, avrebbe resistito stoica alla calura; tutto pur di non mostrare ad anima viva cosa celava il suo felpone. Mai più vi avrebbe rinunciato, non dopo i vezzeggiamenti delle ragazze dell’università, che suo Cugino apostrofava col termine di ‘Invidiose’, e l’essere stata mollata dal suo amato Jeong-Jeong a maggior conferma dei suoi pensieri al riguardo: altro che ‘Invidiose', il suo ‘davanzale’ era decisamente troppo, troppo, ingombrante e volgare se, il grande amore della sua vita, aveva preferito a lei una tipetta alta (quello che lei ovviamente non era), magrolina e con un delicato accenno di curve che la facevano sembrare una fata delle favole.
Un sospirone, nel tentativo di cacciar via quanto la tormentava: era una bella giornata, perché rovinarsela con quello stupido pensiero?
Certo però il cuore le doleva ancora e molto. Una parte di lei sperava che il suo ragazzo, il suo ex-ragazzo, tornasse da lei, magari… “Con una riduzione del seno!” A quel ragionamento fecero eco nella sua mente le voci inorridite della Nonna e del Cugino, ma che ne volevano sapere loro di quanto Fen stava male?
Lo sguardo le scivolò sul trambusto davanti al Palazzo della Repubblica mentre si dirigeva all’università.
Fece spallucce: non si intendeva tanto di politica, ma se fosse stato un evento davvero importante suo Cugino non avrebbe fatto che parlarne a raffica, conoscendolo, o comunque qualcuno alla sua facoltà ne avrebbe fatto almeno un accenno, non erano certo tutti svampiti come lei e più interessati alle cose morte che a quelle dei viv… Ehhh… no, più attendibile, come metro di giudizio, era sicuramente basarsi sull’euforia del Cugino per quel che riguardava certe faccende, in effetti.
La sua amica Min, la sua migliore amica e confidente da sempre da ché era all’università (l’altra se l’era sposata il suo papà e adesso era in dolce attesa. Stranezze della vita moderna!), l’aspettava alle bancarelle di cibarie del mercato poco distante, o almeno lì avevano appuntamento (Min era rigorosamente o in estremo anticipo o in terribile ritardo su tutto, su ogni cosa, anche sui Tempi, come testimoniavano i suoi indumenti sempre fuori stagione e fuori moda). Erano le ultime settimane prima della pausa estiva ed entrambe avevano ancora qualche faccenda da chiudere prima di godersi il meritato riposo.
Sovrappensiero si accostò a una bancarella che sventolava, alla brezza leggera del mattino, foulard e camicette varie. Robetta non certo adatta a lei, eppure lo sguardo le scivolò su quella felpa di cotone smanicata dall’aria fintamente vissuta e dai colori caldi della terra.
Gli spiriti le stavano andando in soccorso, lo sapeva che quel giorno sarebbe successo qualcosa di bello, ma… scorrendo il cartellino del prezzo tra le dita: “25 yuan.” Ma no, non era possibile, in borsa aveva solo 20 yuan.
Delusa cercò con gli occhi il proprietario della bancarella, magari ne aveva altre e poteva chiedergli di mettergliela da parte giusto il tempo di tornare a casa a prendere il denaro che mancava, quando una ragazzetta accanto a lei…
-Ha solo questa misura?- Disse sfilandole il capo dalle mani con impertinenza.
-Sì, mi dispiace, è l’ultima!- Rispose il venditore.
-Accidenti, è troppo grande per me, peccato, è davvero un amore!- Protestò la tipetta verso la combriccola di liceali in erba che l’accompagnava, prima di voltarsi e andarsene senza nemmeno un cenno di saluto al venditore.
Certo, era grande per quella ragazza molesta, ma giustissima per le curve di Fen.
Ancora uno sguardo a quell’indumento, quella maleducata aveva ottenuto per lei la risposta che cercava: forse poteva contrattare con il mercante essendo l’ultima.
Era lì, sovrappensiero, quando venne letteralmente investita da un tizio di corsa.
Non l’aveva per nulla visto arrivare, non che normalmente fosse particolarmente attenta a quello che aveva intorno, non senza Min che le indicava dove era più conveniente che volgesse lo sguardo, ma fatto stava che quel bestione, che di sfuggita gli era sembrato alto come un uomo delle Tribù, l’aveva quasi messa al tappeto, non fosse stato per la rapidità con cui, dopo averla spintonata a quella maniera, l’aveva afferrata trattenendola per la vita.
-Stai attenta, Cretina!- Le arrivò una voce anche troppo conosciuta. -Ti farai male davvero una di queste volte.- Il suo ‘simpatico’ Cugino, ecco chi era. Un metro e novanta di pura stupidità, incorniciata da una cascata di capelli rasta, su due occhi verdi, proprio come i suoi, che risaltavano sulla carnagione troppo abbronzata per essere davvero un suo parente.
Gli avrebbe risposto a tono, non fosse che notò quella penna infilata tra i capelli, la camicia buona del completo e quel blocchetto per gli appunti nella mano che non la teneva così pericolosamente stretta a lui (‘pericolosamente’, perché non era insolito che prima la salvasse togliendole ogni appoggio possibile, per poi mollarla di colpo e farle comunque dare una bella sederata al suolo. Sì, ok, non era la prima volta che cose del genere le capitavano e forse, ma solo forse, mentre osservava quella meravigliosa felpetta, si era incautamente mossa all’indietro senza guardare dove andava e a chi tagliava la strada).
Improvvisamente l’abbigliamento di quel suo odioso coetaneo, le ricordò di averlo visto tormentare la Nonnina affinché gli stirasse la camicia buona e… no, forse suo Cugino era andato davvero in giro per settimane blaterando qualcosa di incomprensibile a cui lei non aveva, ovviamente, dato la benché minima attenzione.
‘Distratta’ era il termine che le si addiceva di più infondo, ma per quell’energumeno troglodita del Cugino ne aveva una decina buoni che avrebbero dato piena consistenza a quanto fosse irritante e sciocco.
La liberò dalla stretta, per una volta, senza lasciarla cadere in terra.
-Scusa Rompiscatole, ma sono di fretta, oggi è ‘Il Grande Giorno’!- Le disse sorridendo emozionato, prima di volgersi con quegli occhi velenosi nuovamente verso la strada, ma… non passò che un secondo prima di vederlo tornare indietro con lo sguardo, su qualcosa alle sue spalle, ma cosa?
La ragazza non fece in tempo a girarsi per controllare che, il Cugino, sporgendosi tanto da sovrastarla per prendere ‘solo-il-cielo-sapeva-cosa’ da sopra la sua testa, disse: -Carina questa, proprio il tuo stile!-
Le sorrise compiaciuto spingendole quella adorabile felpa tra le braccia, privo di riguardi come al suo solito, mentre, con identica irruenza, faceva lo stesso con una gonnellina a pieghe in tinta.
-Le tue gambe non hanno nulla che non vada nella tua testa, mi sembra.- Le sorrise ammiccando e sfilando una banconota dal portafogli. -50 tutto, giusto?-
Il venditore annuì prendendo la carta che gli allungava suo Cugino e non fece in tempo a commentare la cosa che questi era scappato via salutandola con una mano, gridando ai più: -Sono di corsaaaaa! Fate largo nullafacenti del venerdì!-
E in effetti era venerdì e… quando voleva, suo Cugino, non era poi tanto male.
Sorrise mentre il venditore prendeva quanto aveva tra le braccia e lo metteva in una bustina.
-Ehhh!!! È un concentrato di testosterone, non trovi? Con quelle spalle larghe, quella pelle da paura.- Min, la sua cara amica Min (…e quella sciarpa verde di lana, in anticipo di un paio di stagioni, come al solito.) era arrivata finalmente e con lei anche la sua cotta secolare per quel cretino di… com’è che si chiamava suo Cugino?
-Ecco a lei signorina!- Disse gentile il signore della bancarella porgendole il tutto.
“Sempre in anticipo o in ritardo, ma quando c’è mio cugino in giro, arriva subito, neanche fosse un cane da tartufo!” Pensò, mentre ringraziava il venditore, che se la ridacchiava garbatamente alle parole della sua amica, facendo venire a Fen voglia di sprofondare dall’imbarazzo.
Min, ridendo divertita, le gettò un braccio sulle spalle. Le era piaciuta subito quella ragazza, forse un po’ troppo aggressiva a volte, ma dolce e gentile quando occorreva. Si erano conosciute al primo anno d’università, ma a Fen Shu era sembrato di conoscerla da sempre. “Peccato per quella sua smodata passione per quell’idiota decerebrato, che ho la sfortuna di avere per parente. Come faccia una ragazza tanto intelligente a farsi piacere quell’inutile colosso, con un cespuglio in testa al posto dei capelli, è un mistero!” Rifletté scuotendo la testa rassegnata.
-Quello che mi fa paura, mia cara Min, è quanto la sua idiozia ti contagi ogni volta che lo vedi!- Le disse senza peli sulla lingua.
La ragazza in tutta risposta ruotò gli occhi verso il cielo. Per Fen una cosa però era certa: se c’era qualcuno che avrebbe potuto sapere cosa stesse avvenendo quella mattina in città, quella era fuor d’ogni dubbio Min. Quella ragazza non perdeva una sola parola che usciva dalle labbra del Cugino, quindi…
-Ehi Min, non è che sai cosa succede di tanto importate da aver agitato quell’idiota di cui sei sfortunatamente invaghita? Non è normale vederlo così ben vestito, e nemmeno tanto allegro.-
 
Min osservò la sua amica con fare interrogativo. -Davvero non lo sai, Fen?- Una breve pausa. -A quanto pare l’Avatar verrà a far visita al Presidente. Non hai notato quanta polizia? Il Senato vuole che tutto proceda senza intoppi, da ché se ne sa, è il primo viaggio ufficiale dell’Avatar Eiji nel Regno della Terra. Non era per questo che eri tanto desiderosa di vedermi di prima mattina… o…- Assottigliò lo sguardo perplessa verso Fen. -Quella di controllare la catalogazione dei reperti rinvenuti sui confini del deserto di Si Wong… non era solo una scusa per la tua Nonnina? Cioè, non volevi evitare una giornata in pasticceria solo per andare a catalogare dei vecchi reperti polverosi, vero?- Domandò in fine prendendola per il bavero e tirandosela viso a viso con la sua solita irruenza. -Vero?- Ripeté sperando che per la sua amica ci fosse ancora una possibilità di redenzione prima che lo spirito dell’archeologo la possedesse per sempre.


Lo sguardo serio e minaccioso di Min ricordò a Fen, perché, nonostante le stramberie dell’amica, nessuno all’università osava prenderla in giro… almeno non in sua presenza. Min era sempre allegra e incurante di quello che le accadeva intorno, ma quando si infuriava era un’autentica forza della natura, con una rabbia fredda e… sorridente, con la lingua più tagliente che le era mai capitato di sentire.
Fen mise una mano su quella dell’amica che le teneva il colletto ed esibendosi nel più disarmante dei suoi sorrisi...
-Certo che no.- Mentì sapendo di mentire, ma l’istinto di sopravvivenza aveva preso il sopravvento e certo non se ne sentì in colpa… va bene, sì, un pochino sì, ma  solo un pochino però! -Non avevo semplicemente messo in relazione la visita di Lord Eiji con il buonumore del mio cuginetto e il suo tirarsi a lucido.-
Sperò ardentemente che il richiamo al ragazzo potesse distrarre l’amica e, difatti…
Min le sorrise tornando la solita Min di sempre. Fen non aspettava altro e prendendole la mano, ridendo, la trascinò di corsa verso la scalinata. -Dai che la visita dell’Avatar è un grande evento. Non vorremo perdercela, vero?-
Sospirò tra sé e sé di sollievo: anche questa volta l’aveva scampata.
Si avvicinarono alla folla in attesa. Prese a guardarsi intorno curiosa, cercando un buon punto di osservazione e, no, non stava cercando quel debosciato di… “Pin, Tin… sì credo che quell’idiota si chiami così, o qualcosa del genere, ma d’altro canto è il mio unico cugino e ‘Cugino’ ce lo chiamo da una vita, che bisogno c’è di sapere come lo chiamano gli altri? Prima o poi mi verrà in mente, ma non lo sto cecando. Che bisogno c’è di farlo quando, conoscendola, Min sarà più che pronta a farmi notare, quanto prima, la sua posizione tra questa massa di gente, che si fa via-via più fitta. Uffa, odio le folle!”


Troppa gente, decisamente troppa gente. Malgrado i vari tentativi, per due ragazzine ritardatarie, non sembrava esserci verso di potersi creare un varco in quella folla, al ché si dovettero rassegnare a rimanere sul bordo di quella marea di esseri viventi, accalcati neanche stesse per arrivare l’Avatar… Ops, ma, in effetti, era proprio quello che stava succedendo: l’Avatar stava per arrivare.
Min e Fen cercavano di guardare al di là delle teste delle persone davanti a loro tirandosi sulle punte dei piedi quanto potevano, ma nulla. Oltre al presidente Kira, che parlava in un microfono guasto, che non permetteva di sentire molto oltre a un fischio assordante, non riuscivano a capire bene cosa stesse effettivamente accadendo.
-Forse il presidente si sta facendo cambiare il microfono. Mi sembra solo sul palco.- Disse Min mentre cercava di guadagnare qualche centimetro facendo leva con le mani sulle spalle di Fen saltellando.
Lentamente si cominciava a far largo in loro la delusine e la coscienza che, forse, avrebbero fatto meglio a tornare a casa, quando qualcuno si accostò loro.
Non si voltarono a controllare, non subito almeno, finché una voce impastata giunse a richiamarne l’attenzione: -Quanta gente! Si festeggia qualcosa?-
A parlare era stato un ragazzone della terra che superava tutti i presenti di almeno una testa e mezza e dall’aspetto… ‘rustico’, per così dire, vista la barba incolta e i capelli scompigliati. Tra le mani fasciate teneva un paio di Dango che mangiava con golosità.
Forse non stava chiedendo proprio a loro, anche perché guardava dritto davanti a lui.
 
Min rimase in silenzio osservando quegli occhi smeraldini, cercando probabilmente di capire se rispondere o meno a quella domanda, fin tanto, dopo un bel morso al suo dolce quel gigante della terra non volse le iridi verso lei e la sua amica, accennando un sorrisetto divertito.
-Allora?- Aggiunse interrogativo.
Min si indicò, come a chiedere conferma che quanto detto fosse rivolto realmente a lei e il ragazzone annuendo… -Sì, parlo proprio con voi, bellezze!-
-Siete forestiero?- Domandò la ragazzina.
-Se non lo fossi ti farei questa domanda?- Disse apparentemente divertito.
-Beh, signore, se conoscesse le persone che conosco io non si stupirebbe troppo della cosa, mi creda!- A quanto sembrava Min non perdeva un’occasione per far dell’ironia sulla distrazione della sua amica Fen.
-Signore?!- Esordì quel gigante sgranando gli occhi e piegandosi di scatto in modo da poter guardare la ragazza negli occhi. -Ti sembro tanto vecchio? Ho solo 25 anni, gli spiriti mi sono testimoni!-
Min indietreggio intimidita da quell’atteggiamento, ritrovandosi addossata all’amica, nel mentre una risatina argentea giunse alle spalle del ragazzo, seguita da una voce femminile, tremendamente divertita…
-Non puoi dar loro torto! Se almeno la mattina ti pettinassi, magari non ti scambierebbero per un barbone, Ling!- Ad aver parlato era stata una bellezza eterea che quasi non sembrava appartenere a quello stesso mondo: alta, con delle gambe lunghissime e affusolate, vitino da vespa, curve armoniose e delicate, il tutto stretto in una tuta aderentissima che non faceva che metterne in risalto il fondoschiena perfetto. I corti capelli castani, volutamente scompigliati, incorniciavano un viso che sembrava strappato a un angelo con quelle labbra rosee e quei due grandi e brillanti occhi nocciola, contornati da ciglia talmente lunghe che non potevano essere vere. Sulla fronte e sulle mani erano evidenti i tatuaggi che facevano di quella meraviglia una Maestra dell’Aria.
-Mai!- Sbuffò quel ragazzone senza voltarsi e tirandosi nuovamente eretto prima di scrocchiare la schiena a destra e a sinistra. -I miei capelli non hanno nulla che non vada! E poi… non eri con quegli altri due debosciati a guardare le bancarelle?-
Gli abiti eccessivamente larghi del ragazzo della terra mal si associavano alla figura della ragazza, e lo stesso valeva anche per le sue mani strettamente fasciate in una ruvida stoffa logora. Logora, bruciacchiata, ma non sporca… in effetti!
-Lascia stare quelle ragazze, non vedi che le stai spaventando con i tuoi modi da ‘Gentelman’.- Era stata una voce maschile a parlare adesso, con un marcato accento del sud.
-Io? Spaventando? Ma non scherziamo, le pupe mi adorano!- Commentò immediatamente il ragazzo.
In tutta risposta la donna accanto a lui alzò lo sguardo al cielo, stringendo più saldamente il suo bastone intarsiato.
Min e Fen non poterono non riconoscere immediatamente in quello strumento apparentemente molto, molto semplice, un antico aliante della stirpe dell’aria. Un preziosissimo pezzo da museo, avrebbero potuto dire, vista la loro esperienza in quel campo. Dalle iscrizioni sembrava risalire ad almeno cinquecento anni prima, possibile? Come poteva una ragazza tanto giovane possederne uno, anche portando i tatuaggi da maestro? Che fosse un cimelio di famiglia, forse?
Min si sentì prudere le mani colta dall’irrefrenabile desiderio di toccare quell’antico reperto, ma… ad aver ripreso per ultimo quel ‘Ling’, era stato un ragazzo dagli occhi e gli abiti rossi tipici della Nazione del Fuoco accompagnato da un altro, in tutto e per tutto, identico a lui.
“Gemelli!” Pensò.
La nascite gemellari erano diventate, da molto tempo ormai, eventi assai rari, si poteva quindi ben capire lo stupore della fanciulla, mentre uno strano sentore si faceva largo in lei.
Entrambi vestivano in maniera similare tranne che per piccolissimi particolari, anche i lunghi capelli neri erano acconciati allo stesso identico modo. L’unica reale differenza tra loro era la presenza, decisamente anacronistica, di una lunga spada al fianco di quello tra i due che aveva appena parlato.
“Lo sai che serve il porto d’armi per quella?” Pensò ancora Min, tenendoselo comunque per sé, più interessata alle iscrizioni sul fodero laccato che davano anche a quell’oggetto una datazione per nulla recente, ma… poteva essere una copia, forse quei tizi erano una specie di figuranti per qualche spettacolo, eppure… due gemelli del fuoco.
-Stavo solo chiedendo informazioni. Vero?- Disse ancora quel gigantesco venticinquenne rivolto alle due ragazze.
Min annuì frenetica in risposta, questo le sorrise caldamente, per poi girarsi verso i compagni di viaggio (sì, perché erano sicuramente in viaggio, questo raccontavano gli zaini sulle loro spalle.)…
-Qui c’è solo un politico tirato a lucido con dei seri problemi di acustica, amici miei!- Disse quel ragazzone, per poi ritornare a guardare le due ragazze con un sorriso divertito in volto. -Cercavamo l’università, ci sapete dire in che direzione si trova?-
Mentre Min era attenta a fissare quel bizzarro ragazzo, la Maestra dell’Aria, avvicinandosi a Fen, allungava una mano rubando delicatamente all’amica una ciocca di capelli per lasciarsela passare tra le dita e, sorridendo gentile, disse: -Che colore particole! Ho sempre adorato i capelli lunghi, i tuoi oltretutto sono davvero bellissimi!-
Al dire del ragazzone, il tizio con la spada si colpì rassegnato il volto con una mano. -Che modi, accidenti, vuoi almeno presentarti prima?-
Al ché il ragazzo dalle mani fasciate… -Ah, giusto! È vero, me lo dimentico sempre.- Una breve pausa. -Piacere di conoscervi, ehm… Tu e Tu.- Indicando prima l’una e poi l’altra ragazza. -Il mio nome è Ling Beifong e, insieme ai miei amici, stiamo cercando il professor Chao Chin della facoltà di Archeologia dell’Università di Ba Sing Se. Fino a Ba Sing Se ci siamo arrivati, come vedete, e se cortesemente potreste indicarci la strada per l’Università…-
Quella meraviglia dagli occhi nocciola scosse il capo divertita. -Irrecuperabile!- Esordì, poi… -Lui ormai lo conoscete, il mio nome invece è Mai, e questi miei due amici sono Fumio ed Eiji e voi siete?- La sua voce era vellutata e gentile proprio come il suo aspetto. -Vi saremo davvero molto grati se poteste aiutarci.-
-Ah, sì!- Riprese convinto il gigante. -Lui…- Indicando il ragazzo senza spada, facendo l’occhiolino. -È l’Avatar.-
   
 
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