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Autore: EmsEms    16/10/2017    2 recensioni
Oikawa conosce la soluzione perfetta per calmare i bollenti spiriti del suo testardo migliore amico.
[UshiIwa]
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eita Semi, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hola chicas,
Ultimo capitolo di Silver Linings.
Non è betato, come al solito... Spero non sia strapieno di sfondoni :/

 

 

***
 

 

Iwaizumi si svegliò di colpo. Un velo di sudore copriva la sua pelle e il cuore gli martellava così forte nel petto, che per un attimo ebbe paura gli esplodesse.
Subito spinse di lato le coperte: si erano fatte incredibilmente pesanti, e lo stavano soffocando.
"Buongiorno" mormorò una voce baritonale.
Hajime si sedette e fissò lo sguardo sull'uomo poggiato allo stipite della porta. Ushijima era ancora in pigiama e si stava scaldando le mani con una tazza di tè. Gli occhiali gli erano scivolati in cima al naso e i capelli arruffati erano un chiaro segno che si era appena svegliato.
Iwaizumi avrebbe voluto rispondere, ma aveva la gola secca e la lingua contro il suo palato aveva la consistenza della carta vetrata. Probabilmente aveva espulso tutta l'acqua che aveva in corpo sotto forma di sudore. Difatti i suoi vestiti erano spiacevolmente appiccicosi e le lenzuola che rivestivano il materasso erano bagnate. Sebbene la voce che gli aveva augurato il buongiorno lo avesse tranquillizzato, lo stato indecente in cui aveva ridotto il letto fece rimpiangere ad Iwaizumi di essere lì, in camera di Ushijima.
"Ti faccio un tè" propose il padrone di casa, trattenendo uno sbadiglio.
"Grazie."
La voce di Iwaizumi suonava come un campanello rotto, gracchiante.
"Se vuoi fare la doccia, quello è pulito" aggiunse Wakatoshi, indicando la sedia davanti alla scrivania. Dallo schienale pendeva un asciugamano a righe verticali. Hajime si limitò ad annuire: non sarebbe riuscito ad esprimere a parole la sua gratitudine.

Uscito dalla doccia, Iwaizumi trovò un paio di pantaloni da ginnastica e una felpa ai piedi del letto. Un tempo dovevano essere stati viola, ma adesso il colore era sbiadito, sfumando nel lilla. Iwaizumi indossò la tuta e passò le dita sulla scritta che svettava in mezzo alla felpa, tagliata a metà dalla zip. Tutto sommato non gli stava troppo male. Si era aspettato di navigare nei vestiti di Ushijima, e invece gli calzavano alla perfezione.
Quando entrò in salotto, la luce del sole lo investì, ferendogli gli occhi, quasi a rimproverarlo per essersi alzato così tardi. Ushijima sbucò dalla cucina con un vassoio e un'aria decisamente più sveglia. Aveva approfittato della tappa in bagno di Iwaizumi per cambiarsi, e adesso portava un paio di pantaloni beige e una maglietta di cotone così sottile, da risultare quasi trasparente. Un'ombra di barba scuriva la parte inferiore del suo viso.
"English Breakfast" borbottò Ushijima, arrossendo lievemente. Non si aspettava che Iwaizumi accettasse i suoi vestiti. In verità, li aveva recuperati da un cassetto in fondo all'armadio appositamente per lui, pensando che potessero essere della sua misura. Era dai tempi dell'università che non tirava fuori l'uniforme della squadra di pallavolo.
"Grazie... Per i vestiti" balbettò Hajime, notando come Ushijima lo stesse scrutando da capo a piedi.
"Di nulla..."
Lo stomaco di Iwaizumi decise di prendere parte alla conversazione, gorgogliando contrariato. Solo allora, gli occhi di Hajime caddero sul vassoio che Ushijima stava sorreggendo con entrambe le mani.
"Mi scuso in anticipo per il pane. Il tostapane non era particolarmente collaborativo e ho deciso di lasciar perdere."
Iwaizumi era troppo intento a pulirsi la bava per prestare attenzione alle sue parole. Ushijima aveva preparato un po' di tutto.
"Non sapevo cosa mangi a colazione, quindi ho fatto sia il riso che il pane. La marmellata l'ho comprata l'altro giorno. Spero ti piacciano le more."
Iwaizumi spostò lo sguardo dai croissants freschi a Ushijima.
"Tu fai il pane?"
"Sì... Beh, non l'ho fatto adesso..."
"E i croissants?"
"Li ho comprati. C'è una panetteria sotto casa."
"Tu fai il pane" ripeté Iwaizumi, come un disco rotto. Ushijima annuì. C'era qualcosa di male nel fare il pane?
"Mi chiedo perché diavolo Oikawa ti abbia mollato."
Quel commento fu come una folata di vento gelido. Ushijima rimase momentaneamente turbato, ma le sue sopracciglia si distesero subito. Iwaizumi, però, non si riprese così velocemente. Ricordi della notte precedente cominciarono a riaffiorare, dal momento in cui aveva aggredito il suo collega, a quello in cui si era presentato a casa di Ushijima in stato confusionale. Come aveva fatto a dimenticarsi di quell'incubo?
"Iwaizumi..." lo chiamò Wakatoshi, poggiando il vassoio sul tavolino in mezzo al salotto.
"Qualunque cosa sia successa la scorsa notte, è bene che ne parli con qualcuno. Se non vuoi aprirti con me, promettimi che lo farai con Oikawa."
"Non posso" rispose repentinamente Hajime. A dire la verità, ancora non si capacitava di aver picchiato a sangue un collega. Nessuno meritava di essere sfigurato per aver verbalmente offeso il proprio capo, neanche il più gretto degli impiegati. Hajime aveva sbagliato, ma stavolta un semplice 'scusa' non sarebbe bastato. Oikawa non lo avrebbe potuto difendere come aveva sempre fatto. Era solo come un cane.
"Ehi..." sussurrò Ushijima, allungando una mano verso di lui. La ritrasse subito però, incerto se varcare la linea che avrebbe definitivamente spezzato il rapporto dottore-paziente che si era creato fra di loro.
"Ho paura di non poter continuare ad essere il tuo terapista, dal momento in cui provo sentimenti poco professionali nei tuoi confronti" balbettò Wakatoshi, spostando il peso da una gamba all'altra e grattandosi la mascella con fare nervoso.
"Ushijima" replicò Iwaizumi, sfiorando il braccio irrigidito lungo il suo fianco con la punta delle dita.
"Vorrei veramente uscire con te, ma prima ci sono alcune cose che devo sistemare... Spero che tu possa capire."
Rifiutare l'implicita richiesta di Ushijima fu più duro di quanto Iwaizumi si fosse aspettato, perché in quel momento, Hajime non desiderava altro che aggrapparsi a Wakatoshi e dimenticare il mondo fuori da quell'appartamento. Il suo senso del dovere però era prevalso, e Iwaizumi aveva preso coscienza di un dato di fatto: fare affidamento su chi amava non era la soluzione del problema, ma il problema stesso. Per tutto quel tempo aveva agito sicuro che Oikawa gli avrebbe fatto da scudo, sollevandolo da ogni responsabilità. Si era comportato irrispettosamente, e doveva pagarne le conseguenze. Solo allora sarebbe potuto uscire dall'ombra di Oikawa, affermando la propria individualità. E solo allora sarebbe diventato degno di Ushijima.
"Ora devo andare" concluse Iwaizumi, determinato. Voltò le spalle ad Ushijima e corse in camera. I suoi vestiti erano ancora umidi di sudore, e Hajime non poteva certo dirsi felice di indossarli, ma erano più che sufficienti per portare a termine la sua missione. Non aveva senso andare a lavoro in quel momento, quindi decise che sarebbe tornato a casa e avrebbe atteso la polizia. Nonostante non avesse più dubbi in merito a quello che doveva fare, preferiva che la cosa si svolgesse privatamente, senza un vasto pubblico affamato di scoop. E poi, non aveva ancora il coraggio di affrontare Oikawa.
Prima di uscire definitivamente dall'appartamento, Iwaizumi si diresse a passo spedito verso Ushijima.
"Sono un disastro, lo so, e non esigo certo che tu mi aspetti. Ma quando tutto questo sarà finito, mi piacerebbe portarti fuori a cena."
Iwaizumi parlò così velocemente, da rimanere senza fiato. Wakatoshi annuì, labbra piegate in un timido sorriso.
"Se hai bisogno di me, non esitare a chiamarmi" insistette Ushijima, ma Iwaizumi si era già chiuso la porta di casa alle spalle.

Hajime non era riuscito a mantenere la calma e ad aspettare pazientemente l'arrivo della polizia, dirigendosi direttamente al commissariato. Sulle prime, l'uomo dietro alla scrivania lo squadrò con estrema curiosità. Hajime, infatti, si era avvicinato a lui ed era rimasto in silenzio ad osservarlo, come se quest'ultimo potesse leggere dentro di lui la colpa che era venuto ad espiare.
"Qual è il problema?" chiese benignamente il poliziotto. Era un tipo robusto, dai capelli corti e dalla pelle scura. Le sue mani erano ruvide, ma pulite, e le sue unghie erano corte e curate. Iwaizumi rimase in silenzio ad osservare le dita del poliziotto ferme sulla tastiera del computer. Cosa avrebbe potuto dire? 'Ho aggredito un collega la scorsa notte, al locale ***' suonava estremamente stupido.
"Se non mi dice qual è il problema non posso aiutarla" osservò il poliziotto, con una calma da fare invidia a un bonzo.
Iwaizumi allora fece dietro-front e uscì dal commissariato. Seduto sul marciapiede, compose il numero di Oikawa. Era inevitabile: Hajime doveva affrontarlo. Il telefono squillò a vuoto, instillando nel cuore di Iwaizumi un'ansia e una paura che non aveva mai provato prima di allora. Alla fine una voce ben nota rispose dall'altro capo della linea.
"Iwaizumi."
Il modo in cui Oikawa pronunciò il suo cognome per intero, gli gelò il sangue. In fondo, doveva considerare il solo fatto che Tooru avesse risposto alla stregua di un miracolo.
"Dove sei?" domandò Hajime, cavando fuori le parole a forza.
"All'ospedale."
Iwaizumi si tirò le gambe al petto con il braccio libero.
"Come sta?"
"Ha avuto un'emorragia interna. Niente di serio, ma ha perso molto sangue. Avrà bisogno di una plastica al naso probabilmente. Gliel'hai ridotto male."
Le labbra di Hajime formularono uno 'scusa' che rimase intrappolato nella sua gola.
"Posso venire lì?"
"Meglio di no. Incontriamoci al parco *** alle otto stasera."
Hajime annuì, ancora una volta dimentico del fatto che Oikawa non potesse scorgere il suo cenno d'assenso.
"Va bene" mormorò alla fine, prima che Oikawa riattaccasse.
Iwaizumi si alzò in piedi a fatica e si scosse la polvere dai vestiti. Aveva molta fame, poiché non aveva né fatto colazione né cenato, ma nella foga con cui era corso a casa di Ushijima aveva perso il portafogli e le chiavi di casa. Per un attimo il pensiero di andare a lavoro lo sfiorò, ma quell'idea sfumò subito: probabilmente la sua scrivania era già stata svuotata.

Oikawa si presentò alle otto in punto. Portava ancora i vestiti d'ufficio e un lungo trench coat nero penzolava di qua e di là dal braccio su cui lo aveva provvisoriamente sistemato. Nella mano stringeva la borsa mentre l'altra spariva nella tasca dei pantaloni.
"Iwa-chan" lo salutò, appena lo vide rannicchiato sulla panchina. Il soprannome stupido che gli aveva affibbiato Oikawa, fu musica per le sue orecchie. Iwaizumi non si sarebbe mai aspettato che un giorno avrebbe tirato un sospiro di sollievo al famigerato '-chan' apposto al suo nome.
"Ehi" borbottò il moro, distendendo le gambe. Oikawa però non si sedette accanto a lui, ma gli fece cenno di seguirlo.
I due sedettero sulle altalene dell'area per bambini, completamente deserta all'ora di cena.
"Quante volte abbiamo giocato sulle altalene, eh?"
La domanda era evidentemente volta ad allentare la tensione, ma Iwaizumi percepì subito il tono di voce incrinato dell'amico.
"Oikawa..." sussurrò Iwaizumi, dita che si contorcevano sulle sue cosce. Non sapeva cosa dire, ora che si trovava a tu per tu con il suo capo.
'Mi dispiace' era definitivamente riduttivo, per la sua condotta imperdonabile.
"Ho parlato con Yamamoto. Mi ha detto cosa è successo, e si è prostrato ai miei piedi per chiedermi scusa. Ha detto che anche Kimura era dispiaciuto. Inizialmente voleva sporgere denuncia, ma ha rinunciato quando gli ho offerto di pagare per tutte le spese ospedaliere e..."
Oikawa si interruppe bruscamente. I suoi occhi erano terribilmente stanchi, ed esprimevano una malinconia così pura, da trascendere ogni sentimento umano. Oikawa era sempre stato una creatura proveniente da un altro pianeta. Possedeva un'eleganza ultraterrena, e sul fondo dei suoi occhi si aveva l'impressione che si specchiassero i raggi argentei della luna.
"Iwa-chan, ho promesso che ti licenzierò."
Pronunciare quelle parole sembrò costare ad Oikawa uno sforzo disumano. Iwaizumi era conscio di averlo deluso, ma non poteva fare a meno di sorridere dentro di sé. A conti fatti, aveva scampato un pericolo ben più grande di un semplice licenziamento.
"Oikawa, scusa se non ti ho ascoltato. Sono stato un perfetto idiota. Pensavo di potermela cavare da solo, ma... Ma avevo torto e me ne rendo conto."
Tooru rimase in silenzio ad osservarlo, mentre le luci artificiali dei lampioni si accendevano mano a mano che il sole tramontava.
"Mi sono reso conto che senza di te, non sarei mai diventato quello che sono."
"Beh, allora non ho fatto un buon lavoro..." commentò Oikawa, inarcando un sopracciglio in modo da enfatizzare la nota sarcastica della sua voce.
Iwaizumi allungò il braccio per tirargli una pacca dietro alla nuca, ma si fermò a mezza strada, decidendo di aggrapparsi ad entrambe le catene di ferro.
"A proposito di quello... del lavoro che devo fare su me stesso... Penso che d'ora in poi mi cercherò un altro impiego."
"Ti scrivo una lettera di raccomandazione" propose subito Oikawa, schiacciando la ghiaia sotto la suola delle stringate.
"No. Nessuna raccomandazione" ribatté Iwaizumi, dondolando sul sedile dell'altalena. Fino ad allora aveva tenuto lo sguardo fisso sui suoi piedi, ma, dopo essersi fatto coraggio, lo alzò sul suo interlocutore.
"Stavolta voglio cavarmela da solo."
Oikawa annuì, con una serietà inusuale rispetto al suo atteggiamento perennemente spensierato.
"In realtà...ti ho veramente nascosto una cosa..."
Oikawa attese pazientemente che Iwaizumi trovasse la forza per aprirsi e rivelare una volta per tutte i sentimenti che aveva custodito gelosamente fino ad allora.
"Sei sempre stato un gradino più in alto di me. E io ho sempre cercato di imitarti. Quando ho scoperto che non sarei mai riuscito a raggiungerti, mi sono deciso a seguirti, incapace di abbandonare le tue orme e intraprendere la mia strada."
Oikawa non si lasciò sfuggire nessun commento sarcastico, ma ascoltò le parole di Iwaizumi in religioso silenzio.
"Avevo paura di rimanere solo senza di te. O peggio, di odiare la persona che ero veramente" aggiunse Iwaizumi, alzando lo sguardo verso il cielo notturno. Ora che aveva finalmente rivelato ad Oikawa la causa di tutta la rabbia che provava, Hajime si sentiva vuoto. Non era una sensazione spiacevole in sé per sé, ma allo stesso tempo Iwaizumi non poteva dirsi pienamente sollevato. C'era ancora un peso che lo faceva sprofondare giù, negli abissi bui della solitudine.
"Non so cosa tu provi nei confronti di Ushijima, ma... mi sono preso una cotta per lui" balbettò Hajime, aggrottando le folte sopracciglia e tornando ad osservare la ghiaia sotto i suoi piedi. Ecco, adesso aveva tirato fuori tutto: non era rimasto nemmeno un granello delle sue mille preoccupazioni. Certo, aveva paura della reazione di Oikawa, ma se era arrivato a questo punto, tanto valeva spingersi oltre.
"Meno male."
Iwaizumi si voltò di scatto verso l'amico, e scrutò la sua espressione, sfumata dall'oscurità che li aveva avvolti nel suo freddo abbraccio.
"Per un attimo pensavo di aver sbagliato! Ma Oikawa Tooru non sbaglia mai. Ho fiuto per queste cose" scherzò Tooru, toccandosi il naso e facendogli l'occhiolino. Iwaizumi si ricordò improvvisamente delle parole di Ushijima, del fatto che secondo lui Oikawa avesse fatto in modo di avvicinarli, conscio che si sarebbero affezionati l'uno all'altro.
"Dio quanto sei irritante" sbuffò Iwaizumi, spingendo Oikawa così violentemente, da rischiare di ribaltarlo dall'altalena.
"Quindi a te sta bene?" domandò timidamente, voltandosi in modo che Oikawa non potesse scorgere il rossore che tingeva le sue guance.
"Certo che mi va bene. Avete la mia benedizione."
"Non me ne faccio nulla della tua benedizione, Shittykawa."
I due continuarono a battibeccare, finché, stanco del rituale botta e risposta, Tooru non decise di darsi una spinta coi piedi. Iwaizumi lo seguì a ruota, sperando che l'asse alla quale erano affisse le catene non si spezzasse.

 

* * *

 

Hajime si era appisolato sul divano. Il sole pomeridiano riscaldava le sue spalle indolenzite, e le foglie che scendevano dai rami di una pianta d'appartamento pizzicavano la sua fronte.
Ushijima entrò in salotto a passo felpato, e si accoccolò accanto al divano. Iwaizumi parlava nel sonno, e Ushijima non perdeva l'occasione per ascoltare i suoi adorabili borbottii. Wakatoshi era sicuro che Iwaizumi si sarebbe addormentato sul divano nel momento in cui aveva pronunciato il fatidico 'chiudo un attimo gli occhi'. Probabilmente era stanco morto per la giornata in magazzino. Iwaizumi non si lamentava mai del nuovo lavoro, ma era chiaro come il sole che lavorare come magazziniere gli stava distruggendo la schiena. Quando Ushijima gli aveva spiegato i suoi dubbi in proposito, Hajime aveva risposto, esibendo una testardaggine unica: 'È una situazione provvisoria. Troverò presto qualcos'altro'.
Da allora non gli aveva più posto quella domanda, come non gli aveva posto una serie di altri quesiti. Ushijima però, avrebbe voluto sapere perché Iwaizumi aveva comprato uno spazzolino e l'aveva infilato nel bicchiere che si trovava nel suo bagno, o perché Hajime dormiva a casa sua praticamente tutta la settimana. Ormai uscivano insieme da un paio di mesi, ma non avevano messo in chiaro la natura della loro relazione. Non verbalmente, ad ogni modo.
Ushijima arrossì, pensando a come i loro corpi avessero già espresso in modo esplicito il loro reciproco desiderio di stare insieme. Il loro rapporto però non era ancora stato ufficializzato, ed essendo entrambi tipi taciturni e introversi, l'argomento era diventato impossibile da affrontare. A Wakatoshi cadde lo sguardo sul suo orologio da polso. Erano già le sei, e fra pochi minuti l'orda di vandali ( come Iwaizumi aveva cominciato a chiamare il gruppo di terapia) sarebbe piombata in casa sua. Ushijima si chinò su Iwaizumi e gli posò una mano sulla spalla. Era calda e morbida.
"Hajime... Fra poco comincia la sessione. Se vuoi dormire devi andare a farlo sul letto" sussurrò, osservando la smorfia di disappunto dipinta sul volto del moro.
"Mnhhhhgg" rispose Iwaizumi, stringendosi ancora di più le gambe al petto. Sembrava un armadillo in posizione di difesa. Ushijima lo scosse lievemente, cercando di svegliarlo, ma Iwaizumi oppose resistenza.
Alla fine, però, dovette cedere alle suppliche di Ushijima. Ciondolando in direzione della camera, Iwaizumi urtò i vasi che scendevano dal soffitto, rischiando di colpire Ushijima, che lo stava seguendo per precauzione.
Una volta giunto in prossimità della porta, Hajime si voltò verso Wakatoshi e rimase ad occhi chiusi ad aspettare. Ushijima ci mise un po' ad elaborare la tacita richiesta dell'armadillo assonnato, ma quando arrivò finalmente a decodificare il messaggio, si mostrò ben felice di accontentarla.
Ushijima si piegò quanto bastava per raggiungere la bocca del moro, e si abbandonò al calore del corpo premuto contro il suo. Iwaizumi socchiuse subito le labbra, esigendo un bacio più approfondito. Ancora una volta, Ushijima non si tirò indietro, baciandolo con un entusiasmo tale, da spingerlo al muro. Iwaizumi sbatté la nuca contro la parete dietro di sé, ma non diede cenno di voler interrompere il bacio accaldato che si stavano scambiando. Il vero problema insorse quando Wakatoshi spinse una gamba fra le sue cosce e Iwaizumi si accorse che la sua reazione fisica era piuttosto evidente. Fortunatamente, non era l'unico ad essersi eccitato.
Wakatoshi si allontanò a malincuore da quelle labbra rosse e invitanti. I loro respiri affannati avevano appannato i suoi occhiali, e i suoi capelli andavano in tutte le direzioni, sfidando la gravità. Le urla di Tanaka risuonarono per le scale dell'edificio, e Iwaizumi si decise ad entrare in camera.
"A dopo" bofonchiò, stropicciandosi gli occhi.
Solo allora Hajime si accorse che Semi era seduto in salotto, con una sigaretta da accendere in bocca.
"Fate come se non ci fossi. Io non ho visto niente" borbottò Eita, rigirandosi il clipper fra le dita. Iwaizumi era troppo stanco per ribattere, e si chiuse la porta alle spalle. Forse, una volta terminato il suo agognato pisolino, si sarebbe unito alla compagnia.

 

* * *

 

Ieri sera mi è venuta la nostalgia, e mi sono riguardata Il lato positivo. Continua a piacermi un sacco :3
Mentre scrivevo la parte in cui Iwaizumi e Oikawa parlano mi sono ascoltata City of Stars, una canzone della soundtrack di La La Land. Io ve la consiglio per la lettura, se siete soliti leggere con la musica.
Grazie a chi mi ha supportato, mettendo la storia fra le seguite, ricordate o preferite, e grazie soprattutto a chi mi ha fatto sapere la sua nelle recensioni. Siete dolci e meritate solo amore <3

  
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