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Autore: Asia Dreamcatcher    16/10/2017    2 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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Vorrei dedicare questo capitolo a Airaharune_99, doveva essere pubblicato il giorno del suo compleanno ma purtroppo non ci sono riuscita!
Anche se in ritardo, Buon Compleanno cara!

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Capitolo Diciotto: Way down we go

'Cause they will run you down, down til the dark
Yes and they will run you down, down til you fall
And they will run you down, down til you go
Yeah so you can't crawl no more”

~ “Way down we go”, Kaleo

«Wilson! Alzati» trillò impaziente Maria Hill, piombando nella stanza, fasciata in un elegante e professionale tubino scuro. Già pronta per la giornata che doveva iniziare, lei.

Sam Wilson, al contrario, era sprofondato fra le lenzuola tanto che la sua figura era indistinguibile. Al richiamo dell'agente non si mosse.

La donna sbuffò spazientita ed entrò nella stanza ancora immersa nel buio.

«Wilson!» ancora nulla. Maria strinse gli occhi cerulei, ora leggermente – solo leggermente – preoccupata, sporgendosi verso l'ex pararescue.

«Sam?».

Improvvisamente il braccio di Falcon si mosse rapido a circondarle la vita e Maria si ritrovò intrappolata nel suo caldo abbraccio.

«Devo fingermi morto per farmi coccolare!?» esordì con voce assonata ma divertita.

Maria inspirò infastidita e lui ridacchiò non riuscendo a stare serio in quella situazione.

«Wilson, mi lasci andare?» chiese con tono perentorio, cercando di districarsi dalla presa dell'uomo, che però aumentò.

«No» replicò secco.

Se avesse voluto sarebbe riuscita a liberarsi, se avesse davvero voluto Maria si sarebbe alzata e se ne sarebbe andata, non prima di aver sbattuto a terra il culo di Sam.

Ricadde, invece, con la testa sul cuscino e il suo corpo smise di lottare.

Era proprio questo il punto: lei non voleva. Perché? Non era riuscito a spiegarselo, Sam l'aveva presa quasi per sfinimento, eppure non riusciva a pentirsi di aver “ceduto” a quell'uomo che era praticamente il suo opposto. Non riusciva a nascondere le sue emozioni, non ne era minimamente in grado, tanto lei era emetica e schiva tanto lui era aperto e vivace.

Forse era stato proprio questo lato ad attrarla inconsciamente, voleva saggiare disperatamente quella luce da esserne rimasta intrappolata, come una sciocca falena bruciata dalla fiamma che tanto l'aveva incuriosita.

Lei era una spia e come tale aveva visto e fatto cose ignobili, in lei erano sepolti segreti che ad altri avrebbero fatto tremare l'animo, aveva consacrato se stessa ad un'ideale, ad un uomo che in pochissimo potevano comprendere. Tutto ciò le era sempre costato qualcosa; i sentimenti, la fiducia nel mondo...

Sam Wilson, nonostante fosse stato un soldato che aveva assistito in prima persona agli orrori della guerra e avesse perso una persona a lui davvero cara... continuava a possedere una sorta di ingenuità, di sana innocenza che non aveva mai scorto in nessuno prima di lui. Qualcosa che lei aveva perso molto tempo addietro e che lui, generoso e disinteressato, aveva deciso di condividere pazientemente, solo con lei.

«Ci stai rimuginando troppo» le disse Sam strappandola dai suoi pensieri.

Maria si voltò e lo fissò nei suoi grandi ed espressivi occhi scuri. Come faceva ad essere così? Rimase in silenzio, osservandolo semplicemente. Poi si sporse, piano con solennità ed accostò le sue labbra a quelle di Sam, in un bacio quasi impalpabile. La faccia di Falcon era puro stupore.

«E questo per cos'era?» domandò preso in contropiede.

Maria sollevò un sopracciglio;

«Ci stai pensando troppo Wilson!» affermò con tono vagamente divertito e con decisione si liberò dalla presa e come previsto, il culo di Sam Wilson finì a terra.


*


Skye sbattè più volte le palpebre, nel tentativo di reidratare i suoi occhi gonfi e stanchi. Forse per la prima volta in vita sua provava frustrazione verso un apparecchio elettronico, nello specifico il suo computer, non poteva fare a meno di sentirsi tradita dalla sua stessa abilità.

Erano giorni che lavorava su questa Annabeth Munroe, tanto che ormai sentiva quasi di conoscerla: aveva raccolto ogni possibile informazione su di lei e sul suo lavoro come hacker, - da cui era rimasta impressionata – scoprendo che aveva collaborato per qualche tempo con Rising Tide e fatto parte di Anonymus.

Avrebbe saputo riconoscere i programmi da lei usati ad occhi chiusi, ma sul dark web non c'era nulla che potesse essere ricollegato a lei o all'HYDRA, almeno non di recente.

Fu ripensando a ciò, che ebbe un'illuminazione. Si rese bruscamente conto di aver sempre cercato nel posto sbagliato.

Rapidamente Skye, guidata da chissà quale Furia, avviò un'analisi completa di tutti i computer presenti nel Playground. Avere accesso a tale potere le provocò un brivido, l'ennesima dimostrazione di quanto Coulson contasse su di lei.

Ci volle un po', ma una volta ultimata la scansione, Skye, con il viso praticamente incollato allo schermo, iniziò ad esaminare con accuratezza il responso.

I suoi occhi si accesero di soddisfazione;

«Beccata!».


*


Lo sguardo di Natasha si assottigliò, le iridi smeraldine furono attraversato da un lampo d'ira. Fu un attimo poi inspirò profondamente distogliendo l'attenzione dal foglio che aveva fra le mani.

«Shhh...» sussurrò toccandosi il ventre «Mamma sta bene» continuò rassicurando il bambino che da quasi sette mesi cresceva nella sua pancia. Almeno uno dei due doveva essere rassicurato e Natasha era semplicemente troppo cresciuta, troppo lei per esserlo.

«Nat siamo pronti!» trillò Alex entrando nella palestra insieme a Jace.

«Ti prego non farci morire» la supplicò il quindicenne, strappando un sorriso alla donna.

Non morirono, ma andarono molto vicini ad un collasso.

L'allenamento che impose la russa ai due giovani era duro, a tratti crudele, spinse i loro corpi al limite, ma con grande soddisfazione della donna i due reagirono meglio di quanto si aspettasse; anche se passarono un brutto quarto d'ora quando dovettero affrontare Clint e Sharon.

«Rivoglio Maria!» piagnucolò Sasha stesa a terra a braccia e gambe larghe, cercando inutile refrigerio sul pavimento della palestra.

Jace tentava di regolarizzare il respiro, provato come rare volte in vita sua; afferrò la mano dell'amica e l'aiutò a rimettersi in piedi mentre quest'ultima invocava pietà.

Natasha ghignò soddisfatta, mentre Sharon e Clint ridacchiavano compiaciuti, scambiandosi un'occhiata complice per nulla rassicurante.

«Dovete perdonarla ragazzi-» la voce profonda ma divertita di Steve attirò l'attenzione di tutti – aveva assistito a parte dell'allenamento dall'alto del ballatoio - «L'immobilità forzata la rende irritabile» concluse scoccando un'occhiata scherzosa all'amata compagna; in cambio si beccò una smorfia.

I due ragazzi si precipitarono da Steve con passo claudicante e lo abbracciarono come se avessero visto un angelo venire in loro soccorso.

Poco dopo lui e Natasha restarono soli.

«Dunque “irritabile” eh?» frecciò Vedova con un sorriso diabolico. Steve, mani sui fianchi, scosse il capo e l'abbracciò;

«Mi perdoni?»;

«Non saprei. Chiedo ai miei ormoni e ti faccio sapere!» replicò sarcastica. Il capitano le baciò una tempia ed a tradimento estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni il foglio stropicciato.

«Lo so che non sei irritabile, ma furiosa» ribatté serio. La donna distolse lo sguardo puntandolo sullo specchio e perdendosi nell'osservare il proprio profilo.

Tony e lo S.H.I.E.L.D. erano riusciti a trovarlo nel deep web. Era una taglia di milioni di dollari sulla sua testa, sua e di suo figlio. Vivi, consolante. Il loro bambino era diventato una delle prede più ambite da parte dei mercenari. Ancora prima di venire alla luce.

Allegra Belgioioso aveva emesso la sua stessa condanna a morte, Natasha sarebbe stata ben lieta di eseguire la sentenza con le sue stesse mani.

«Non ti fa bene-»;

«знай своего врага. [conosci il tuo nemico] Anche se fa male. Devo conoscere ogni sua mossa».

Steve annuì, sapeva che aveva ragione. La guardò negli occhi ed accarezzò delicatamente il suo grembo, la spia fremette a quel contatto.

«Forse c'è anche altro a cui dovresti pensare...»; Natasha lo osservò perplessa.

«Non abbiamo ancora iniziato a preparare la stanza per il bambino» disse con cautela.

Il cuore di Vedova Nera mancò di un battito. Aveva fatto di tutto per rimandare quel momento, perché? Paura. Detestava il fatto che fosse quello il motivo, eppure per mesi aveva avuto il terrore che suo figlio non ce la facesse, che non sopravvivesse. Una piccola parte di lei aveva ancora il timore che potesse morire durante il parto e per ciò aveva procrastinato ancora una volta. E se fosse davvero accaduto, come avrebbe potuto affrontare la vista di una stanza pronta per qualcuno a cui non era stata data nemmeno una possibilità?

«Ehi, Natasha... guardami, per favore» le sussurrò il supersoldato, con riluttanza la russa lasciò che i suoi occhi si incatenassero a quelli suoi cerulei.

«Credo di capire il motivo per cui tu non voglia occuparti di quella stanza, malgrado sia da mesi che Tony ce ne ha messo a disposizione una accanto alla nostra, non ci sei mai nemmeno entrata. Lo so che la tua non è una paura – a quella parola Natasha strinse impercettibilmente le labbra infastidita – infondata, ma devi iniziare a prendere in considerazione il fatto che avremo davvero un bambino, sano. Hai così poca fiducia in te? E in nostro figlio?» le domandò serio mentre lei si sentì morire. Perché era così restia a lasciarsi andare? Perché la sua vita non glielo aveva mai permesso... e quello che stavano affrontando in quel momento era solo una triste ed ulteriore conferma, e nonostante ciò esisteva una piccola oasi, un frammento sospeso che, malgrado i continui attacchi, ancora resisteva: il suo bambino. Avrebbe potuto perderlo quando aveva deciso di affrontare quei mercenari, ma non era successo. Doveva pur significare qualcosa?

Steve sospirò ed afferrò il suo cellulare, scorse con il dito e le mostrò una foto. Natasha sgranò gli occhi sorpresa; era una culla. Semplice, in legno ed ancora da mettere appunto, ma era a tutti gli effetti una bellissima culla.

«Clint mi ha dato una mano, l'ho iniziato da poco... Non immaginavo potesse essere anche terapeutico, non ci ho creduto finché Barton non mi ha messo una sega e delle assi in mano» le disse cercando di smorzare il tono alla fine.

Non sapeva cosa dire, era semplicemente spiazzata. Natasha spostò lo sguardo dalla foto a lui, che la fissava leggermente speranzoso; si rese conto che non poteva privarlo di ciò, non poteva negargli di creare qualcosa di così bello ed intimo per il proprio figlio e non poteva negarlo nemmeno a se stessa. Qualunque cosa sarebbe accaduta da quel momento in poi, suo figlio meritava uno spazio per lui. Non costruirgli una stanza, per quanto sembrasse insignificante, era come rifiutare la sua esistenza.

Lentamente Natasha prese un respiro;

«Forse dovrei permettere a Sharon di sistemare tutti quei vestitini che ha comprato e che crede non mi sia accorta, sono nascosti nel suo armadio» disse con un sorrisetto divertito. Il capitano la guardò sorpreso;

«Quanti ne ha presi?»

«Due borse».

Un sottile “wow” sfuggì dalle labbra di Steve, Natasha piegò appena il capo e restituì il cellulare al suo amato.

«E' bellissima Steve» mormorò cercando di nascondere la sua commozione, si sporse per depositargli un dolce bacio sulle labbra.

«D'accordo.» aggiunse poi semplicemente.

«Capitano Rogers? Signorina Romanoff?» si intromise la voce dell'AI JARVIS «E' richiesta la vostra presenza in soggiorno, la signorina Skye dello S.H.I.E.L.D. ha notizie per voi».


«Che succede?» chiese prontamente il capitano una volta giunto nel soggiorno.

Erano tutti presenti: Tony, Sam, Clint, Maria, JJ, Sharon e i due giovani Jace e Alexandra. Il viso di Coulson e quello di Melinda e Skye era proiettato nello schermo;

«Ci sono novità, potremmo finalmente avere una pista...» esordì il direttore «Skye?».

«Sì! Dunque dopo un'attenta analisi delle mosse da hacker di Annabeth Munroe, suggeritami dal signor Stark – il miliardario fece un irriverente inchino – ho ricontrollato tutti i computer dello S.H.I.E.L.D. stilando una lista di programmi installati dopo l'arrivo di quella schifosa doppiogiochista di Erica Holstein» notando le facce dei presenti la ragazza si schiarì la voce imbarazzata e proseguì «Dicevo? Ah giusto, ho riconosciuto uno dei programmi usati dalla Munroe per infiltrarsi nella nostra rete, una sorta di trojan horse e incredibilmente sono riuscita a risalire alla sua origine. Ovvero al luogo preciso di creazione di questo trojan!» concluse brillantemente.

«Ci stai dicendo che hai la posizione della Munroe? Ovvero un possibile nascondiglio dell'HYDRA?» chiese Maria.

«E' quello che sto dicendo sì. Però-»

«Però?» chiese Sam.

«C'è la possibilità che sia una trappola. Ho analizzato ogni attività di hackeraggio di Annabeth ed è davvero brava, non lascia tracce facilmente, quindi anche per me non sarebbe dovuto essere così semplice risalire all'origine di questo file virus, voglio dire potrebbero esserci due spiegazioni a riguardo-»

«O è una mossa dell'HYDRA per farci cadere in trappola, ancora; o Annabeth Munroe ci ha lasciato gentilmente una traccia» affermò Natasha con sicurezza. Skye annuì.

«Che si fa?» domandò quindi Sam notando come Holden si stesse sforzando di non saltare in piedi e correre a salvare la giovane hacker.

«Dove si troverebbe questo ipotetico nascondiglio?» chiese Steve;

«Nella Foresta Nera in Germania, capitano» rispose May; il supersoldato si scambiò uno sguardo con i propri compagni, Tony si strinse le spalle;

«Cinquanta e cinquanta ma credo abbiamo comunque un margine di effetto a sorpresa» ragionò lui.

Steve annuì poi portò il suo sguardo su Natasha, lei fece un lieve cenno con il capo;

«E' comunque qualcosa» mormorò. Era deciso dunque.

«Partenza in meno di un'ora. Maria ti considero dei nostri?» domandò; la donna annuì senza esitare, Sam rimase a fissarla senza dire una parola.

«Capitano – lo richiamò Coulson – ho predisposto che gli agenti Morse e Hunter vengano con voi»;

«Grazie Phil».

«Mi unirò a loro» asserì Melinda sorprendendo lievemente il direttore, ma lei non lo stava guardando, i suoi occhi erano concentrati su Natasha che annuì appena in un gesto di ringraziamento.

Steve si rivolse poi a Sharon e lei gli sorrise, avendo capito tutto.

«Tranquillo resto io con lei» lui sorrise grato.

Natasha si alzò e lo seguì;

«Steve lo sai, vero?»

«Lo so Natasha» replicò lui dolcemente perdendosi nei suoi occhi e cercando di imprimersi, come ogni volta, la sua immagine a fuoco nella testa. Le si avvicinò e la baciò con trasporto, poi si abbassò all'altezza del suo ventre «Torno presto, promesso» sussurrò. Un ultimo sguardo poi se ne andò.


*


Un sole pigro stava sorgendo, illuminando il fianco del Feldberg, la montagna più alta della Foresta Nera, in cui l'HYDRA aveva costruito la propria base. Fu un attimo e parve che la montagna intera tremasse.

Grant Ward stava per ritirarsi nella propria stanza dopo un turno di sorveglianza quando venne sorpresa da quella che pareva una scossa. Perplesso si precipitò nel corridoio che dava sul fianco della montagna e da dove si poteva ammirare un panorama mozzafiato, a cui l'HYDRA per ovvi motivi non aveva mai dato molto peso.

Quando Ward, attraverso gli oblò, vide Iron Man in persona volare da una parte all'altra e lanciare piccoli missili, capì che la loro base era stata compromessa. Iniziò a correre.

«Sin!» urlò precipitandosi nella sua camera personale.

«Che diamine sta succedendo?» sbraitò già vestita e con una furia omicida che dardeggiava nel suo sguardo.

«Gli Avengers alle porte» replicò Ward ricomponendo la propria espressione.

Sin strinse le labbra, come avevano potuto? No. Questo non era previsto! Era impossibile... Per un momento il caos più puro dominò i pensieri della figlia di Teschio Rosso, la rabbia stava minando il suo autocontrollo, se fosse stata sola avrebbe distrutto l'intera stanza, ma non poteva farsi vedere in quelle condizioni. Ne andava della sua credibilità come leader.

Scosse il capo per darsi un tono;

«Molto bene.» asserì glaciale «Schiera ogni agente a disposizione, dobbiamo trattenerli il più a lungo possibile, dì a quell'hacker buona a nulla di trasferire ogni file al quartier generale e dopo di ché avvia la sequenza di autodistruzione. Io e la nostra ospite ti aspetteremo all'hangar. Mi sono spiegata? E di a L che può divertirsi un po'».


«Oh oh. Pronti per la festa, gente?» urlò Tony penetrando finalmente nel fianco della montagna, seguito a ruota dal jet, pilotato da Clint e portando un bel po' di scompiglio nella base nemica.

«Tony voglio un'analisi dell'intera struttura. Nel frattempo procederemo con cautela. Sam controlla il perimetro esterno, comunica se vi sono anomalie e poi torna. Holden tu, Bobbi e Hunter occupatevi di Annabeth» ordinò Steve fissando per un attimo il giovane agente negli occhi «E' evidente che non erano preparati per un assalto perciò Annabeth ci ha fatto un enorme favore a rischio della sua stessa vita».

Holden annuì e poi fu il caos.


*


«Natasha?» domandò preoccupata Sharon mentre quest'ultima cercava stoicamente di resistere ai movimenti agitati del bambino.

«Sharon, parla al bambino!» sibilò.

«Cosa!?» chiese colta alla sprovvista;

«Sharon. - la richiamò seriamente – il padre di mio figlio è letteralmente dall'altra parte del mondo a contrastare una folle organizzazione criminale- ah! - una breve esclamazione di dolore le sfuggì dalle labbra – e tu immagini bene come questo mi faccia stare! E indovina un po'? Questo bambino sente tutto e quando dico tutto... intendo tutto!» concluse con tono sepolcrale, mentre avvertiva i suoi ormoni minacciare di sopraffarla.

«Ok!» disse la bionda, cercando di farla calmare «Ok!» scivolò a terra, trovandosi faccia a faccia con la pancia tondeggiante dell'amica «Ehm! Ciao sono... sono la zia Sharon! ...Nat io non so che dire!» bisbigliò poi.

«Continua stai andando bene» replicò la russa quasi senza starla a sentire;

«D'accordo» sospirò «Lo so che sei preoccupato per il papà ma... lui è davvero abile nel suo lavoro, è forte e coraggioso e se ha promesso che tornerà vedrai che lo farà. Perché lui rispetta le promesse fatte e non sparirebbe mai senza dire una parola come invece fanno certi uomini depressi che invece di stare accanto alle persone che amano ed affrontare ciò che è successo preferiscono sparire senza lasciare traccia per fare chissà cosa, facendo stare da schifo quelli che restano!!» terminò con tono infervorato, facendo piombare un silenzio denso subito dopo.

Natasha levò un sopracciglio verso l'alto e Sharon la guardò mortificata;

«Ehm ho esagerato?» chiese con tono innocente;

«Beh se ti fa stare meglio un po' ha funzionato» replicò Vedova alzando le spalle «Vieni, vediamo se è davvero terapeutico occuparmi della stanza di mio figlio.» poi guardò l'amica «Così potrai finalmente farmi vedere il contenuto di quelle due enormi borse che tieni nascoste nel tuo armadio» disse con un sorrisetto sghembo. Sharon ridacchiò colta in fallo;

«Sapevo che te ne saresti accorta».


*


«Nemici ad ore nove, Cap!» gridò Sam per poi precipitarsi per fare da scudo a Maria con le sue enormi ali, mentre l'agente continuava a sparare con precisione millimetrica, colpendo gli agenti dell'HYDRA quanto le frecce di Occhi di Falco.

Steve si apprestò a liberarsi senza troppe difficoltà dei propri avversari, si guardò attorno e vide scene di combattimento ovunque. Era una battaglia di logoramento.

«JJ, mi senti? Ancora niente?».

L'agente Holden torse il braccio al suo nemico e lo colpì forte al volto facendolo crollare «No Capitano ancora niente!».

Lui, Bobbi e Hunter continuarono a procedere verso quella che Iron Man aveva identificato come la sala controllo.

Stava cominciando a disperare, quando da una delle porte uscì Grant Ward che si trascinava dietro una recalcitrante e smagrita Annabeth Munroe.

«Annabeth!» urlò JJ mentre Ward iniziava a fare fuoco. Gli occhi azzurri dell'hacker si accesero e si puntarono come fari sull'agente britannico;

«JJ» articolò con le labbra.

«May!» chiamò all'auricolare Bobbi «E' con Ward!».

La testa di Melinda scattò a quelle parole e si scambiò un'occhiata con il capitano che annuì. L'obiettivo era raggiungere lo squadra dello S.H.I.E.L.D.

I tre agenti seguivano a distanza ravvicinata l'ex compagno, scontrandosi con altri avversari e proiettili vaganti.

Holden riusciva a malapena a contenere l'entusiasmo per averla a pochi metri e la rabbia per le sue condizioni fisiche.

A poca distanza seguivano gli Avengers, che avevano recuperato terreno sui loro avversari.

A sbarrare loro la strada un giovane uomo dall'aria pericolosa e gli occhi azzurri.

Clint sussultò appena;

«E' quello che ha assaltato casa mia!» disse agli altri. Steve lo guardò e si ritrovarono d'accordo.

«Voi proseguite di lui ci occupiamo io e Clint.»;

«State attenti, Natasha ci uccide se vi succede qualcosa» frecciò semiserio Sam, afferrando Maria e preparandosi a spiccare il volo.

«Divertitevi» disse Tony partendo all'inseguimento.

«Quindi è l'altro Winter Soldier» fece notare l'arciere;

«Allora è meglio tenersi pronti».


Ward spinse Annabeth nell'hangar, a poca distanza dal Bus, l'aereo sequestrato allo S.H.I.E.L.D.

«Lasciala andare Ward!» gridò Melinda facendo fuoco, mentre Holden correva in loro direzione; gli agenti dell'HYDRA faceva pesante ostruzionismo e l'intera squadra era costretta al corpo a corpo.

Melinda e Holden stavano affrontando l'ex specialista, entrambi assetati di vendetta, seppur per motivi differenti.

Annabeth cadde a terra e JJ fu subito su di lei nel tentativo di afferrarla, ma una scarica di proiettili si frappose come un muro fra i due.

Tutti alzarono lo sguardo verso la giovane dai capelli rossi, che un tempo tutti conoscevano come Erica Holstein, tentare di sterminare con una mitraglietta i suoi nemici.

La mora, ancora scossa, capì di non avere scampo e a malincuore lasciò cadere a terra una chiavetta proprio sotto gli occhi di JJ, che ferito da una pallottola si teneva il braccio.

«No Beth!» urlò.

Ma non poteva fare più nulla, grazie all'intervento di Sin Ward riacciuffò l'hacker e la caricò di peso sul Bus, che nel frattempo motori accesi si preparava al decollo.

«Al jet!» abbaiò irata May sperando di poterli inseguire. Nel trambusto generale, la voce compita di JARVIS risuonò negli auricolari dei presenti come un faro in mezzo al maremoto.

«Signor Stark ho riscontrato l'attivazione della modalità autodistruzione di questa base. Avete, temo signore, cinque minuti».

«Muoversi!» trillò Sam che con lo sguardo cercava Maria, poi si avvicinò a JJ ancora sotto shock e impalato a fissare l'aereo ormai decollato.

«JJ! Ehi! Guardami Dobbiamo andarcene, adesso. Lo so, d'accordo? Lo so! Ma se resti qui e muori, non servirà a nulla!» il ragazzo tirò sul con il naso ed annuì, raccolse la chiavetta da terra e la strinse correndo poi insieme agli altri.


«Cap! Non abbiamo molto tempo» esalò Clint cercando di riprendersi da un brutto colpo allo sterno.

Steve si stava dando ancora battaglia con il Winter Soldier, che si muoveva con l'agilità di un serpente anche se una delle frecce dell'arcere era andata a segno, e spuntava ritta e perfetta dalla schiena dell'avversario. Non che questi pareva essersene accorto, la sua forza non ne era stata intaccata.

Il capitano e L si allontanarono per qualche istante studiandosi. Qualcosa parve attrarre l'attenzione dell'agente dell'HYDRA e il supersoldato ne approfittò per tornare all'attacco.

Il Winter Soldier però aveva una sorpresa in serbo: estrasse una granata che non perse tempo a lanciare, Steve fu costretto bruscamente a correre verso Clint e riparare entrambi dietro lo scudo.

Non appena si furono ripresi il loro nemico era scomparso. In compenso vennero aiutati dai loro compagni appena sopraggiunti e insieme si diressero verso il jet, tranne Tony e Sam già partiti all'inseguimento del Bus.

«Steve!» richiamò Falcon poco dopo attraverso l'auricolare «Lo abbiamo perso! Devono avere qualche dispositivo di occultamento oltre che qualche aggeggio per rendersi invisibili! Nemmeno JARVIS riesce a rintracciarli».

Inutile dire che la notizia li rese ancora più depressi di quanto non fossero già.


Ci impiegarono ore per tornare all'Avengers Tower. Ma a quanto pare i guai per loro non erano ancora terminati. Stanchi, riuscirono a trovare malapena sollievo nel constatare che avevano costretto l'HYDRA a battersi in ritirata e a distruggere una loro base; si riunirono a Natasha e Sharon pronti a discorrere degli ultimi avvenimenti.

In un attimo l'intera torre fu avvolta dal buio per poi tornare immediatamente ad illuminarsi lasciando i suoi abitanti nel più totale stato di allerta, senza contare il suo proprietario.

«JARVIS!?» berciò Tony;

«C'è un messaggio per lei, signore!» rispose l'AI con voce leggermente disturbata. Lo schermo si accese e Sinthea Schmidt apparve in tutta la sua conturbante bellezza.

«Sono davvero impressionata» esordì con un sorriso mellifluo «Ma non durerà, a quanto pare non volete imparare la lezione. Voi colpite, io colpisco più duro; signor Stark? Si goda lo spettacolo. Dividi et impera!». Il suo viso si oscurò e al suo posto comparvero alcune scene che fecero venire i brividi.

Natasha chiuse gli occhi.

Tony alzò il capo tremante e i suoi occhi scuri colmi di rabbia si scontrarono con quelli lucidi e colpevoli di Steve.

____________________________________________________________________________________________Asia's Corner

Buonasera a tutti voi miei cari lettori! Ebbene ciò che qualcuno temeva è successo: la pace per i nostri eroi non ha vita lunga e a quanto pare qualcuno dovrà delle spiegazioni.
spero che vi siate comunque goduti le parti più soft e dai toni tenui e dolci, non credo ci sia molto da dire, parlano da sole :) Spero anche che la parte iniziale con Maria e Sam sia stata di vostro gradimento e che se c'è qualche fan di questa ship si faccia avanti e mi dia la sua opinione ;)
Tornando un attimo all'ultima parte voglio fare una precisazione - forse anche un po' di auto spoiler ma non importa - allora se avete visto Civil War sapete bene tutti ciò che accade, ecco io non ho intenzione però di scatenarne una. Questo perché con una trama già abbastanza ricca di per sè aggiungere un ulteriore elemento, come una bella guerra fra Avengers sarebbe per me insostenibile da trattare, sopratutto con le dovute attenzioni; la storia prenderebbe tutt'altra piega e sarei costretta a fare voli pindarici non indifferenti per tornare nei binari. Questo non significa che non ci saranno conseguenze, ma preferisco restare su toni più riflessivi che mi si addicono di più; ma spero comunque di non deludere le vostre aspettative! 
Per  quanto riguarda il resto del capitolo, spero vi sia piaciuto! Annabeth ha fatto la sua parte ed ora gli Avengers sanno che hanno un'alleata dall'altra parte della barricata, abbiamo avuto un piccolo assaggio di L e io ammetto mi sono divertita un sacco scrivendo di Natasha e Sharon.

Io passo a salutarvi e a ringraziarvi come sempre per tutto l'appoggio che mi dimostrate, anche solo leggendo :) Un grazie speciale ai miei fantastici recensori! E chissà che, anche qualche nuova voce si aggiunga per farmi conoscere la sua opinione a riguardo, che è sempre ben accetta! Non fate i timidi ;) 
Detto ciò, vi do appuntamento a  SABATO 11 NOVEMBRE Per qualsiasi cosa vi invito a scrivermi e a visitare la mia pagina facebook "Asia Dreamcatcher".

   
 
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