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Autore: 7vite    17/10/2017    2 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-UNA NOTTE DA (NON) RICORDARE-
 
Doremi era rimasta piegata a terra senza la forza di risollevarsi. Calde lacrime le rigavano il viso e le cadevano sulle mani che teneva poggiate sulle sue gambe.
«Si può sapere che cosa ti é saltato in mente?»
Ad interrompere i suoi singhiozzi, resi muti dagli amplificatori del deejay, era stata la profonda voce di Masaru. Doremi si voltò a guardarlo. Stava inveendo contro Sugiyama, che teneva il capo chino senza dire nulla.
«E adesso smettila di tenere gli occhi bassi, fingendo che tu abbia poco a che fare con quanto successo, te la sei cercata! Ma cosa diamine ti è venuto in mente? Hai idea di quanto possa essersi sentita stupida Makoto? Ti rendi conto dell´ umiliazione inflitta a Tetsuya? E hai riflettuto sull’effetto che le tue parole avrebbero potuto avere su Doremi? »
sbraitò il ragazzo dai capelli verdi, mentre il resto dei presenti guardava la scena senza proferire parola. Melody stringeva i pugni e faticava a trattenere la rabbia, si sentiva in qualche modo responsabile del malessere dell´amica. Marina si aggrappava al braccio di Takao, come se traesse conforto da quel contatto. Oota adesso non rideva più, si era fatto improvvisamente serio, e avvertiva i sensi di colpa; se solo avesse fermato Sugiyama, invece di incitarlo, forse tutto questo non sarebbe successo.
«Hai rovinato la serata a tutti quanti.»
Concluse Masaru, rivolgendogli uno sguardo di puro disprezzo. Con cautela si avvicinò a Doremi, ancora piegata sulle ginocchia, e le poggiò una mano sulla schiena. La rossa avvertì tutto il calore di quel gesto, senza però riuscire a placare i suoi tremori. Masaru si piegò accanto a lei e le parlò con una dolcezza che non pensava gli appartenesse.
«Su alzati, adesso io e Melody ti accompagneremo a casa.»
Non appena sentì pronunciare il suo nome, Melody scattò e si avvicinò a Doremi, imitando il gesto del suo accompagnatore.
«Coraggio, ci siamo noi due qui con te.»
Marina fece per dire qualcosa, ma la castana la bloccò con lo sguardo. La bruna sembrò capire il tacito messaggio che le aveva lanciato e si cucì la bocca.
«Makoto mi odierà.»
Le sentirono dire con la voce ridotta a un sussurro.
«Ed anche Tetsuya.»
La sua voce s´incrinò mentre lo disse, ma nessuno ci fece caso.
«Non dire sciocchezze, Makoto non ti odia affatto. Vedrai che avrete modo di chiarirvi presto.»
Le disse Melody con dolcezza, porgendole una mano per aiutarla a sollevarsi.
«Sai meglio di me che un’amicizia non termina per cose di questo genere, sei d’accordo con me? Coraggio, andiamo a prendere un po’ d’aria fresca.»
La incitò un’ultima volta. Quando Doremi si resse finalmente sulle gambe, Masaru la condusse verso l’esterno. Melody rimase indietro e si rivolse a Marina.
«È meglio se tu e Takao vi occupiate di Sugiyama.»
Le suggerì, dando un’occhiata al ragazzo. Aveva il volto cereo e gli occhi spenti. Il solito guizzo allegro che gli illuminava losguardo era sparito, così come il suo caratteristico sorriso.
«Non volevo veramente dire quelle cose spiacevoli, ero solo arrabbiato.»
Si giustificò, guardando un punto impreciso oltre le loro teste.
«Fra tutti, perché doveva essere proprio lui a stare con Makoto? Insomma, pensavo che questa fosse la volta buona, credevo che avrebbe finalmente confessato a Doremi che…»
Non terminò la frase. Abbassò lo sguardo e si fissò i piedi.
«Lo sto rifacendo.»
«Sai Sugiyama? Anche se tutti noi eravamo ben consapevoli della faccenda, hai commesso un errore molto grave nello spiattellarle tutto in faccia in quella maniera.»
Gli fece notare Marina, anche se le sue parole non suonavano affatto come un’accusa.
«Evidentemente quei due avevano bisogno di più tempo. Forse Doremi lo avrebbe scoperto, forse invece no, ma non spettava a te intrometterti, non spettava a nessuno. Tetsuya sarà anche uno sbruffone il più delle volte, ma cela un animo sensibile.»
«Ma perché allora non ha semplicemente negato?»
Urlò Sugiyama con rabbia, pestando il pavimento sotto di sé.
«Forse perché è stanco di mandare avanti questa messinscena. Forse quando gli hai detto che tutti noi eravamo a conoscenza della cosa si è sentito talmente a disagio che ha preferito non replicare.»
«Sarà meglio che il prossimo anno cambi classe, non sarei capace di gestire la tensione fra tutti e quattro.»
Dichiarò, sinceramente preoccupato.
«Io credo che prima di prendere delle decisioni così drastiche dovresti prima tentare di chiarire con ognuno degli interessati.»
Sugiyama la guardò come se non comprendesse la sua lingua.
«Guarda l’unico lato positivo, peggio di così no può certamente andare!»
 
 
Doremi attendeva fuori insieme a Masaru. L´aria fresca della notte le sferzava sul viso scompigliandole i capelli sciolti che ricadevano in maniera ribelle sul suo viso tondo.
Melody li aveva raggiunti poco dopo, affibbiandosi il cappotto grigio.
«Non voglio andare a casa.»
Esordì Doremi con voce roca, pensando alla preoccupazione che avrebbe inflitto a sua madre se fosse tornata a casa prima del previsto.
«Dove preferiresti andare?»
Domandò Melody con semplicità, come se si aspettasse quella risposta.
«Voglio andare al parco.»
«E allora andremo al parco.»
Dichiarò Masaru senza batter ciglio, incrociando le braccia dietro alla testa.
Doremi non poté fare a meno di notare che la stava trattando con estrema dolcezza, e un po’  la sorprese ro quei modi così affabili da parte di un ragazzo all´apparenza tanto scontroso. Sentì una fitta al cuore quando realizzò di averlo sempre giudicato senza nemmeno conoscerlo veramente. Ora che ci faceva caso, poteva finalmente capire cosa ci trovasse l’amica in lui, e notò che in fondo quei due non erano poi tanto dissimili nel carattere. Masaru si stava dimostrando tanto gentile e altruista quanto Melody.
«Davvero lo sapevate tutti?»
Domandò dopo essere arrivati al parco. Melody e Masaru si scambiarono un’occhiata e sembrò quasi che stessero comunicando telepaticamente. Il silenzio che seguì quella domanda non le lasciò alcun dubbio in proposito.
«Perché nessuno mi ha mai detto niente?»
«Perché qualsiasi cosa ci fosse tra voi due, non era certamente affar nostro.»
A rispondere era stato Masaru, che adesso le rivolgeva un’occhiata penetrante.
«Ci sono cose nella quale non bisognerebbe mai ficcare il naso. Se Tetsuya non ha mai avuto il coraggio di confessartelo prima, perché avrebbe dovuto farlo qualcun altro al suo posto?»
Calò un silenzio innaturale, rotto solo dal brusio leggero del vento. A Melody parve che quelle parole suonassero  troppo aggressive, per cui decise di intervenire per addolcire la pillola.
«Il fatto è che avremmo solamente creato imbarazzo tra di voi. Tetsuya non l’ha mai veramente ammesso a voce alta, quindi non era il caso di metterlo a disagio, non trovi? E poi tu come l’avresti presa? Non credo tu abbia mai pensato a lui come a qualcosa di più di un semplice amico, o mi sbaglio?»
Doremi scosse impercettibilmente la testa. Perché mai avrebbe dovuto? Loro due avevano un rapporto complicato di amore e odio, ma finiva tutto entro i limiti dell’amicizia. O almeno così credeva.
«Se lo avessi saputo…»
Iniziò a dire, ma Masaru la interruppe.
«Cosa avresti fatto? Adesso lo sai, no? Cosa pensi di fare?»
«In realtà ciò che intendevo è che, se l’avessi saputo, mi sarei comportata diversamente nei suoi confronti.»
«Ormai però è troppo tardi. Adesso che lo sai, cosa pensi di fare?»
Domandò nuovamente Masaru, gli occhi verdi scintillavano sotto il bagliore della luna.
“Cosa intendo fare? Beh, niente. Tra me e Tetsuya non potrebbe mai nascere nulla, siamo due tipi troppo diversi. I nostri caratteri ci impediscono di relazionarci normalmente, e poi non provo affatto quel sentimento per lui. Se negli anni non si fosse comportato in questo modo, forse sarebbe diverso, ma dopo tutte le marachelle che mi ha fatto, i perfidi soprannomi che mi ha affibbiato, le volte che mi ha derisa… Io non ci riesco proprio a pensare a lui come a qualcosa di più intimo.”
Pensò tra sé e sé, senza esternare a voce i suoi veri sentimenti.
“Certo, è un bravo ragazzo, lo so bene… Ma non basta solo quello.”
«Forse adesso è meglio rientrare.»
La voce di Melody la scosse dal torpore in cui era sprofondata.
«Se camminiamo lentamente, arriveremo a casa tua nel giro di quindici minuti.»
Aveva detto a Doremi.
«Che ora è?»
Domandò, guardando svogliatamente il suo polso sinistro. Rabbrividì quando si trovò sotto agli occhi l’orologio che le aveva regalato proprio lui per Natale.
“Non significa niente, lo ha fatto solo perché era il mio Babbo Natale segreto, altrimenti non si sarebbe neppure preso il disturbo.”
Abbassò lo sguardo senza neppure aver verificato l’ora.
I tre camminavano senza parlare, il silenzio era rotto solamente dal rumore delle suole delle scarpe che calpestavano il terreno asfaltato.
Quando arrivarono davanti casa Harukaze, si fermarono.
«Volevo ringraziarvi per esservi presi cura di me stasera. Mi spiace avervi rovinato la serata.»
Abbassò il capo in un inchino un po’ imbranato.
«Non devi preoccuparti di questo, l’unica cosa che importa è che tu stia bene!»
Melody le prese le mani e la guardò con intensità.
«Promettimi di non pensarci, d’accordo? Adesso che la scuola è finita, tu e Tetsuya non vi incontrerete più così spesso, quindi smetti di preoccuparti. Vedrai che il tempo sistemerà le cose.»
Doremi fece un sorriso tirato ed annuì , prima di voltar loro le spalle e rifugiarsi in casa.
Salì di corsa le scale e aprì la porta della sua camera, ignorando la voce di sua madre. Quando si trovò davanti allo specchio quasi trasalì. Aveva dimenticato di avere sciolto i capelli, e persino di indossare la bellissima collana con una perla che le aveva donato sua madre. Si sentì stupida, dentro quel vestito, in fondo era rimasta al ballo poco più di mezz’ora. Si spogliò lentamente, sentendosi molto più a suo agio nel comodo pigiama di cotone e poi si gettò di peso sul letto. Sperava di addormentarsi in fretta, in modo da non dover più concentrarsi sugli avvenimenti della serata, eppure, suo malgrado, non riusciva a distogliere il pensiero da Tetsuya.
 
 
Masaru stava riaccompagnando Melody a casa. La ragazza non aveva aperto bocca da quando erano rimasti da soli, forse anche lei, come lui, ripercorreva mentalmente la serie di eventi che si erano susseguiti quella sera, e che gli avevano risparmiato l’imbarazzo di ballare insieme.
«Non è stata la serata che ti aspettavi.»
Le disse. Non era una domanda. Melody scosse la testa.
«Affatto. Credo di non essere in grado di immaginare qualcosa di più catastrofico.»
Disse alzando lo sguardo. La luce si riflesse dentro ai suoi occhiali, nascondendole gli occhi.
«Mi chiedo come finirà tra quei due.»
Gli confessò tendendo lo sguardo rivolto al cielo.
«Beh, staremo a vedere, inutile preoccuparsene adesso.»
Scrollò le spalle Masaru, col suo solito tono noncurante. Melody non ci cascava, sapeva bene che anche lui non riusciva a togliersi quel dubbio dalla mente. Il modo in cui aveva sgridato Sugiyama, l’appoggio che aveva offerto a Doremi, quei gesti non appartenevano ad un menefreghista.
«Ti ringrazio per avermi accompagnata.»
Disse Melody una volta che si fu trovata davanti al portone di casa.
«Non potevo lasciarti andare da sola.»
Lei gli sorrise con gratitudine.
«Allora ci sentiremo presto.»
Disse, prima di voltarsi per congedarsi, salendo i gradini della sua abitazione.
«Aspetta, dimenticavo una cosa.»
Melody scese un gradino e tornò ad essere più bassa di lui.
«Che cosa?»
Prima che potesse accorgersene, Masaru le si avvicinò per sfiorarle le labbra con le sue. Fu un attimo breve durato un secondo o forse anche meno. Poco dopo le stava di nuovo di fronte e, subito dopo, sparì nel buio correndo verso casa. Melody rimase interdetta, incapace di dire una parola. Si toccò la bocca, chiedendosi se fosse realmente successo o fosse tutto frutto della sua immaginazione.
Eppure il sapore di Masaru lo sentiva ancora.
  
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