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Autore: Jackthesmoker7    17/10/2017    1 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si era risvegliato solo da pochi minuti e già gli sembrava che il mondo intero lo stesse trattando come l'ultima ruota rotta del carro.
Ma a quella sensazione BB c'era abituato. Non si stava nei Teen Titans per tutti quegli anni senza provarla spesso; dopotutto in un gruppo formato da un uomo-robot, un'aliena superforte, una maga quasi onnipotente si sentiva inutile spesso e volentieri.
Si chiedeva spesso come facesse Robin a sopportarlo considerando che lui era il più normale del gruppo, quello senza neanche un potere. Ma poi quando pensava di chiederglielo realizzava che tra tutti il più pericoloso era proprio lui, quello più furbo.
Ed il disagio non spariva, anzi.
BB però non si rendeva conto di quanto sia stato importante per il gruppo, di quante volte aveva salvato la vita ai suoi amici o alla città.
Il problema era che quando in effetti gli venivano in mente quegli atti di eroismo poi gli tornava in mente Terra.
E così l'ansia rientrava in circolo per un altro giro della vittoria.
Però per un breve periodo la corsa si era fermata, e quella brutta sensazione di inadeguatezza era stata abbandonata in fondo al magazzino scenografie del suo cervello, a prendere polvere. 
Era stato quando Slado lo aveva condizionato, ma lui di quel periodo voleva dimenticarsene, al più presto.
Appena aveva realizzato dove si trovava si era tolto con furia quei vestiti che lo caratterizzavano come criminale e nell'impeto aveva rovesciato un tavolino, facendo cadere numerosi attrezzi chirurgici e vasetti di medicine.
Il rumore lo fece sobbalzare: "No... ora sanno che sono sveglio. Devo scappare!" pensò sudando freddo, e con uno scatto uscì mezzo nudo dall'infermeria, alla ricerca della prima via d'uscita che trovava.
Il ragazzo era prossimo ad un attacco di panico e si sentiva come colpito da una scarica elettrica, che lo manteneva costantemente all'erta e con i nervi a fior di pelle. Entrava ed usciva dalle stanze della torre a caso, lasciando perdere quelle chiuse e cercando un buco o una finestra che si rivolgeva verso l'esterno per trasformarsi e scappare.
Ma dato che non ne trovava nessuna era obbligato a passare dalle scale, ma ogni volta che saliva perdeva l'equilibrio e cadeva sbattendo e ferendosi contro gli spigoli acuminati dei gradini.
Ma tenne duro e continuò a salire le rampe di scale, piano dopo piano, finché non raggiunse la Main Ops Room.
La sala era vuota e non era cambiata da prima dell'attacco di Slado, con i mobili al loro posto e lo schermo gigante incassato nella parete.
Cominciò subito ad elaborare un piano di fuga: "È inutile pensare alle vetrate, Slado le ha rinforzate a prova di bomba, ma magari posso uscire da una delle stanze adiacenti."
Le esaminò tutte di fretta, con la consapevolezza (o meglio con l'assillante paura) di essere cercato per la torre da uno dei suoi amici.
"A proposito..." riuscì a notare con una ritrovata lucidità, "ma dove sono finiti i ragazzi? Cosa mi sono perso in poco più un giorno di coma?"
Non aveva comunque il tempo per pensarci; il suo istinto gli diceva di sbrigarsi ad uscire.
Provò a cercare in una sala adiacente alla Main Ops Room, una che non ricordava molto bene ma che credeva di aver già visto.
Appena entrati si accedeva ad un lungo corridoio dal soffitto basso, con le pareti ed il pavimento in acciaio senza rivestimenti. Non c'erano finestre ne porte tranne quella da cui era entrato.
Appoggiati alle pareti metalliche c'erano piedistalli squadrati sormontati da cupole di vetro, al cui interno si potevano vedere oggetti ed armi di ogni genere. C'erano dei bastoni da combattimento attaccati ad una rastrelliera, un fantascientifico telecomando per la TV, un paio di tirapugni elettrici che gli sembrava di aver già visto da qualche parte, dei bracciali metallici, un arco con una faretra piena di frecce, una tromba dorata, una spada e tanto altro. C'erano persino alcune delle maschere di Slado.
E infine, fissato con dei chiodi alla parete di fondo, c'era il suo vecchio costume. Era stato appeso su una parete con dei lunghi chiodi metallici che lo facevano somigliare ad un crocifisso, e che puzzava di vecchio ed era coperto da uno spesso strato di polvere grigia.
Accanto ad esso sulla medesima parete erano stati appesi allo stesso modo altri quattro costumi, quelli dei vecchi Titans: il mantello di Corvina, la vecchia corazza di Cyborg, i vestiti alieni di Stella ed infine, in mezzo ad essi, c'era uno dei vecchi costumi di riserva di Robin. Su una piccola mensola attaccata proprio al di sotto del suo costume erano stati messi in bella mostra le armi di Robin: un bastone stereoscopico, alcuni birdarang, la sua cintura ed un rampino.
Sembrava una specie di collezione privata di manufatti appartenenti al passato dei Titans, solo che ad un certo punto la sala sembrava dividersi in due metà. Da una parte c'erano gli oggetti appartenuti ai criminali affrontati dai Titans, mentre dall'altra... c'erano quelli appartenuti agli eroi sconfitti e catturati dai Tyrans.
BB trattenne a stento un tremendo conato di vomito: "Devo uscire da qui e trovare Robin! Ed alla svelta. Non posso farmi vedere da loro."
Velocemente strappò il suo costume dai chiodi alla parete e se lo indossò. Gli stava stretto in più punti e le maniche erano strappate dove avevano piantato i chiodi; non se ne curò ed uscì dalla sala dei trofei il più veloce che poté, diretto verso il tetto della torre e verso il cielo aperto.
Prese le scale senza curarsi di fare rumore, pensando solo a scappare ed a mettersi in salvo e facendo uno sforzo enorme per non ripensare a quanti fossero i trofei che riempivano quella stanza, ma si era dimenticato di ciò che avrebbe visto non appena varcata la porta del tetto, appena dopo l'hangar dei velivoli.
Uscì sfondando la porta, già pronto a mutare forma per la prima volta dal suo risveglio, ma la vista del panorama lo immobilizzò.
Aveva già dei ricordi della città dopo essere stata divisa dal resto del mondo tramite la cupola che la sovrastava, e ricordava di averla guardata centinaia di volte senza avere mai avuto un sussulto. Ma c'era da considerare che in quel momento BB non era esattamente BB, e che la sua testa era stata sgombrata come una vecchia soffitta e riempita con ricordi e sensazioni orribili.
Per questo non riusciva a smettere di fissare il fradicio cumulo di cemento, metallo e vetri rotti che aveva sostituito Jump City. Non era pronto a ricevere il colpo.
Rimase immobile, le braccia penzoloni lungo il busto con le gocce che gli cadevano dalle dita, cercando di metabolizzare la cosa.
"Devo scappare" pensava, "Fuggire lontano, in un posto dove possa recuperare" ma il corpo non gli obbediva.
Non sentì Stella arrivare in volo dietro di lui, ma la sua voce riuscì a riscuoterlo un tantino dal torpore: << BB... BB! >> gridava la ragazza.
Si riscosse del tutto quando lei gli saltò addosso per stringerlo in un abbraccio bagnato, ma lui continuò lo stesso a volgere la testa verso la città.
<< BB! Ascoltami, ti sei svegliato dopo essere stato in coma. Non puoi stare sotto la pioggia, potresti ammalarti. >> continuava a spiegargli Stella: << Può esserti successo qualcosa di brutto, quindi adesso ti riporto giù e... >>
Sentiva la preoccupazione della sua voce trasformarsi in sgomento e in sorpresa: << BB, perché indossi quel costume? >>
Indicò il vecchio costume strappato come se lo vedesse per la prima volta.
BB quindi si girò finalmente verso di lei, e sottovoce le disse: << Stella... sei tu? Non sembri tu. >>
Quello che aveva detto doveva averla colpita profondamente, perché la sua espressione si fece speranzosa: << Sì, BB. Sono io. Sono Stella. E per favore, torna di sotto. Devi riposare, ti sei svegliato adesso. >> gli disse lei, rilassandosi un poco a sentire la voce di BB.
Il ragazzo continuò a parlare con voce sconvolta: << Stella, che ci è successo? Noi dovevamo essere i protettori della città, non i suoi aguzzini. Come abbiamo potuto lasciare che ci usasse così? Come? >>
<< Ma come... >> cercò di rispondere lei, << Che intendi dire? Parla chiaro amico BB. >>
Il ragazzo mutaforma la fissò intensamente come se davanti a lui ci fosse una persona sconosciuta: << Stella... Come sei vestita? Perché... dove... >>
Si azzittì per un'istante, rimanendo a fissare un punto lontano sopra la spalla della ragazza.
Poi ci fu una tremenda esplosione.
Questo è quello che è successo prima.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
"Che brutto modo di morire" aveva pensato Robin quando l'armatura era stata disintegrata in minuscoli pezzi, "Ucciso dai miei migliori amici. Che cosa orribile."
Dalla posizione in cui era riusciva a guardare il cielo. La cupola sfumava le nuvole di ocra scuro su un grigio chiaro uniforme mentre la pioggia cadeva.
"Che buffo" pensò Robin, "La pioggia passa, mentre tutto il resto no.
Che cazzata. Ho appena scoperto un punto debole della cupola che posso sfruttare e sto per morire.
Ci dev'essere qualcuno che ce l'ha con me."
Cyborg e Corvina gli si avvicinarono con una snervante lentezza, pensata apposta per fargli salire l'ansia in gola.
Si fermarono ad un metro da lui, abbastanza vicino perché potesse vedere attentamente i movimenti fulminei delle mani della maga, ed il ragazzo meraviglia realizzò che ciò che gli stava salendo si per la gola non era certo ansia.
Usando un pizzico di magia, Corvina gli fece vomitare l'anti dolorifico.
Non riuscì a girarsi per sputarlo su un fianco, quindi fece come le fontane dei parchi. Lo sputò verso l'alto in un getto di liquido, ma senza che gli cadesse addosso come aveva previsto. Anzi, in volo formò una pallina che lentamente e con grazia fluttuò nel palmo aperto di Corvina, dove si posò delicatamente.
In un secondo, la pallina si dissolse in uno sbuffo di fumo.
Robin nel momento in cui vide lo sbuffo di fumo dissolversi in alto nel cielo capì di essere fregato. Lampo di dolore gli attraversarono tutto il corpo, facendolo sussultare come se avesse le convulsioni. Non aveva mai provato un dolore simile, era come passare sotto uno schiacciasassi dalle ruote puntute insieme ad un'enorme mietitrebbiatrice, ma più agonizzante.
Gli sembravano passati giorni interi ma alla fine cadde in uno stato di semi-coscienza in cui il dolore scemò. Rimaneva sempre presente però, come un fantasma che infestava un vecchio maniero, pronto a mostrarsi all'improvviso o a farsi notare solo con la coda dell'occhio.
Di quello che successe dopo ricordò solo alcuni dettagli sfocati, come se li avesse visti con le cataratte agli occhi.
Prima vide una piccola esplosione di un verde abbagliante che allontanò Cyborg e Corvina appena un istante prima che lo uccidessero, poi si sentì alzare da terra e posarsi su un quello che forse era un tappeto dalle setole irte che gli irritava le ferite. Un tappeto che emanava un puzzo di animale bagnato e sudore umano.
Vide le gocce di pioggia cadergli addosso, frammentandosi in goccioline nell'impatto col suo corpo Aveva un effetto strano su di lui: non gli faceva accapponare la pelle per il freddo che gli doveva congelare le ossa, anzi era calda. La pioggia era calda; troppo calda per essere naturale.
"La cupola" realizzò in un momento di lucidità "La pioggia scende ad una bassa temperatura e la cupola in un secondo la riscalda. Chissà se è così che la pioggia riesce a passare. Se lo shock termico è la soluzione per attraversare la cupola, o se è solo un caso..."
Perse di nuovo i sensi, perdendo anche il filo delle sue delucidazioni, lasciando che il suo salvatore lo portasse dove meglio credeva.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
La distanza aveva ormai affievolito il fracasso quando BB riuscì a trovare il posto adatto dove scaricare Robin. Lo scantinato divelto di un edificio che ormai sembrava la casa di Fred Flinstones andava più che bene: "Coperto, appartato, senza robot in vista, e soprattutto lontano dagli occhi di Slado; il perfetto rifugio in cui nascondersi e riprendere fiato."
Sapeva di essersi allontanato abbastanza dato che l'eco del frastuono della lotta tra super eroi si udiva in lontananza.
Scese una breve rampa di scale ed entrò in una piccola tavernetta abbandonata arredata in modo spartano, probabilmente appartenuta dal vecchio custode dell'edificio: c'era un grosso letto scassato appoggiato alla parete di fondo accanto alla stufa dell'acqua, una piccola TV con lo schermo spaccato che mostrava i circuiti interni, un mini frigo appeso alla parete, un minuscolo comodino ed infine un paio di cornici di foto sparse sul pavimento costituivano l'arredamento, mentre il resto erano resti di mattoni. Il tutto era pesantemente coperto di polvere e di sassolini.
Adagiò Robin sul letto, che lo risucchiò nel punto in cui la rete si era rotta, e tornò in forma umana.
Assicurandosi che non cadesse si assicurò di posizionarlo in modo che sentisse meno dolore possibile, poi cominciò a saccheggiare il mini frigo. Dentro c'erano solo una lattina di coca-cola calda ed un pezzo di formaggio ammuffito circondato da scarafaggi e formiche. Disgustato sbatté con forza lo sportello contro il bordo gommoso del frigo, ma esagerò e quello si staccò dal muro e cadde a terra facendo un gran rumore.
BB si bloccò all'istante, tendendo le orecchie a cogliere il minimo suono, ma non udì niente. Si ritenne fortunato e riprese a controllare la stanza.
Doveva fare in fretta e tornare subito da Stella, non poteva lasciarla combattere da sola contro due avversari, ma prima doveva mettere Robin al sicuro.
Aprì l'armadietto del comodino, e con sorpresa ci trovò delle medicine: antidolorifici, antibiotici, antinfiammatori, sonniferi varie capsule e compresse a cui non dedicò attenzione. A lui interessavano gli antidolorifici ed i sonniferi.
Tirò fuori un paio di pillole da ogni confezione e corse a prendere la lattina di coca-cola sul pavimento; poi si diresse verso Robin, che sembrava sul punto di svegliarsi di nuovo: << Avanti Robin, lo so che la cola calda fa schifo ma ti tocca. Tieni, ingoia. >>
Gli alzò la testa e gli mise le pastiglie sulle labbra. Robin annaspò un attimo senza riuscire a prenderle, poi le trovò e le fece scivolare in bocca mentre BB apriva la lattina e versava il liquido scuro nella sua gola.
Robin tossì e si ingozzò, rischiando di sputare le compresse, ma riuscì a mandarle giù lo stesso.
BB a quel punto si alzò certo di non poter essere più di alcun aiuto, ma proprio quando stava per uscire Robin trovò la forza per parlare: << BB... >> sussurrò, << BB... non andare ancora. >>
Il mutaforma non riuscì ad ignorare la sua richiesta. Sapeva che stava perdendo del tempo che poteva essere vitale per lui e per Stella, ma in quel momento non poteva abbandonare Robin senza prima chiedergli scusa per tutto ciò che gli aveva fatto, sebbene indirettamente.
Per questo si fermò sul primo gradino delle strette scale che portavano verso la superficie, e fece dietrofront. 
Dopotutto poteva anche essere l'ultima occasione in cui si sarebbero visti.
Velocemente gli fu accanto, come un visitatore accanto al lettino ospedaliero di un amico, pronto ad ascoltarlo. 
Robin aprì la bocca per parlare, ma la chiuse subito. Poi sembrò cercare le parole, sceglierle e soppesarle come se fossero oggetti molto fragili e costosi.
Infine, si decise: << BB... mi dispiace. >>
Il verdolino fu subito pronto a ribattere, a dirgli che non era lui che doveva chiedere scusa, che la colpa non era sua, ma Robin non gli lasciò dire niente: << Mi sono lasciato distrarre dalla rabbia e dall'odio, per questo non sono stato in grado... di aiutarvi.
Ho lasciato... che lui l'avesse vinta. Ho giocato al suo gioco. Temevo non sareste mai più tornati indietro e che avrei dovuto fermarvi a tutti i costi come avrei fatto con Slado, e invece eccoti qui che ancora mi salvi la vita, quando l'ultima volta che ti avevo visto stavi tentando di uccidermi.
<< Ho sbagliato a volervi trattare come nemici. Dovevo ricordarmi che in realtà voi siete e sarete sempre i miei amici, non importa in che condizioni.
Che cretino sono stato. >>
Quelle parole scossero BB nel profondo. Sentire Robin affossare il suo orgoglio in quel modo l'aveva sconvolto a tal punto che si era quasi dimenticato di Stella e degli altri.
Stava... anzi doveva dirgli che stava sbagliando e che non era affatto un cretino, ma non riuscì.
La vergogna l'aveva ammutolito.
Quando finalmente trovò le parole, Robin si era abbandonato al sonnifero e dormiva, e finalmente sembrava sereno.
BB capì che non aveva più niente da fare laggiù, e che doveva andare.
La terra tremò con così tanta intensità che quasi perse l'equilibrio.
Lo scontro si stava intensificando, doveva fare in fretta.
   
 
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