Videogiochi > Cloé's Requiem
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Autore: Le VAMP    17/10/2017    0 recensioni
Dal tormento d'una madre, d'un padre, a quello d'un amico col cuore in due spezzato; perché in due tu sei, balorda strega delle fiamme!
Compari nelle nobil case, nei più squallidi bordelli: quante vittime farai, miserabile creatura?
(Brani: Hellfire, Déchiré, Le Val d'Amour, Esméralda tu sais)
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“I Put a Spell on You”[1] (πρόλογος[2])

 

A te, infame dolce bimba che cerca di tracciarmi un sorriso sulle labbra, lancio la mia maledizione per le pene che mi fai provar quando fingi affetto che non provi più.

E allora mi danno.

 

A te, dolce fanciulla che mi fissi in continuazione sperando che finisca in fretta, con l'obiettivo nero che ti riprende e immortala, e mi rende pazzamente geloso per quel terzo occhio che ti osserva e non mi appartiene, a te lancio contro la disperazione eterna perché, in quel momento, mi danno.

 

A te, che ti rabbui alla vista della mia presenza sperando che ti ignori, lancio contro la sfortuna nera perché, in quel momento, mi danno.

 

A te, amante sincera che non menti con lo sguardo quando lacrimi intristita, né mi accontenti mai quando ti domando la passione, che tanto sperava, invece, quella lurida puttana che diceva di esser moglie mia.

 

A te, mia bambina dal viso pallido e stanco, con la mano stretta a quella del giovinetto che, a quanto par, già ha conquistato il cuore tuo, a voi maledico, augurandovi di trovar dolore e sfortune quante ne ho passate io per la colpa di amar il sangue del mio sangue.

 

A te, figlia mia, auguro il peggio e allontanar chi ami con la collera e la vendetta.

Perché chi tenta i buoni e li fa divenir cattivi è peggio del serpente e della mela che vuole esser morsa, e deve essere punito.

 

A voi, bastardi che continuate a sperar,

Io vi danno.

~

 

«Vuole farla suonare al piano?»

«Ma ha appena quattro anni!»

«È così piccina...»

Due cameriere che si erano concesse pochi istanti di pausa stavano parlando di quello spettacolino che avevano davanti gli occhi. Da pochi anni era nata la figlioletta dei loro padroni, erano bastati pochi attimi per affezionarsi a lei: con la particolare vivacità che dimostrava e i suoi occhioni aveva già conquistato la simpatia della famiglia e dei servitori. Era proprio il fatto che fosse piccola che il papà in quel momento pareva non considerare, cercando di iniziarla agli studi del pianoforte. Rivestita di tessuti azzurri sedeva accanto suo padre, schiacciando di tanto in tanto qualche nota con le minuscole mani.

Al contrario di ciò, le monsieur Ardennes aveva un palmo alla tempia, sconsolato. Però non poteva ignorare che fosse buffa.

«Quello non è il sol, Chloé» la ammonì. La bimba guardò nella sua direzione. Dunque le prese la mano e la condusse verso il tasto giusto, il suono la fece sussultare.

«Vedi? Questo è il sol» annunciò soddisfatto. Non ci fu verso: Chloé fece di testa sua e presto schiacciò tutti i tasti che aveva a disposizione; le piaceva molto.

Alain emise un sospiro scuotendo la testa, aspettando che sua figlia smettesse di giocare.

 

“A nove anni il suo corpo cominciò ad essere oggetto di attrazione. Lo percepì mio marito e poco a poco anch'io”

“Egli abbandonò ciò che ebbe sempre amato come una figlia”

“Quando hai questo viso addolorato anch'io soffro, e le mie lacrime non sono in grado di fermarsi”

Si era assopito su di lei, sul suo seno. Erano due figure umane spoglie intrecciate con le lenzuola illuminate dal chiaro di luna in quella notte. In quei due corpi si notava una considerevole differenza di proporzioni, in quanto uno decisamente più giovane e minuto dell'altro.

Chloé, ancora sveglia, si sentiva mancare il respiro a causa del peso che sopportava; una mano era sulla schiena dell'uomo.

 

 

[1]Citazione alla canzone di Jay Hawkins

[2]Prologos, prologo

________________ 

A proposito della citazione: vi rimando alla Moonlight, che è stata la prima canzone ad accompagnarci del gioco, reinterpretata in chiave jazz, quasi "soft", con l'aggiunta di quei due magici strumenti quali la mia cara chitarra elettrica e il sax, che ci rimandano ad un'atmosfera totalmente differente (anche se, per via di questo, ne ha risentito un po' la melodia principale). 

   
 
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