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Autore: __Lily    17/10/2017    1 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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CINQUANTASETTE

 

 

 


«Non credo che sia una buona idea» disse Jon osservando i tre possenti draghi d’avanti a lui.
«Ce la farai» lo incoraggiò Daenerys.
«No, io… non posso.»
Daenerys si avvicinò verso Drogon, dei suoi figli lui era il più grande e senza alcun dubbio aveva lo stesso carattere del suo sole-e-stelle, ogni volta che lo cavalcava o si trovava in sua presenza, si sentiva protetta come era accaduto con Drogo.
«Drogon ti ha permesso già una volta di toccarlo e lo stesso faranno Rhaegal e Viserion. Tre draghi per tre cavalieri, così era ai tempi di Aegon il conquistatore e così sarà per noi. E’ vero, noi siamo in due, gli ultimi due Targaryen, gli unici a poterli controllare.»
«Sei tu la loro madre.»
«Si e questo non cambierà mai, ma non posso controllarli da sola. I nostri antenati erano in tre o anche di più, hanno commesso terribili atti, li hanno fatti estinguere ma noi non faremo questo errore, noi vinceremo questa guerra. Ti fidi di me?» chiese avvicinandosi a Jon.
Poi lo prese per mano e lo portò verso i suoi figli.
Drogon mostrò la sua bocca, i denti ben appuntiti, ma non fece altro, se non sibillare; quello che invece si fece avanti con stupore di Daenerys fu Rhaegal.
Anche lui mostrò i denti.
«Accarezzalo» disse lei.
Jon tolse il guanto e tremando avvicinò la sua mano al volto del drago, la sua pelle era squamosa e un po’ ruvida, sentì il suo fiato caldo, ma Rhaegal sembrava tranquillo, così si lasciò andare a un sorriso.
«Rhaegal ti ha scelto come suo cavaliere.»
Jon si voltò verso Daenerys, felice e al tempo stesso confuso, molto confuso.
«Come farò in battaglia a comunicare con lui?» chiese preoccupato.
«Ti insegnerò cosa dire, ma il più delle volte non occorre dire nulla. I draghi sono molto intelligenti, ma sopratutto ricorda che un drago non è uno schiavo.»
«Un drago non è uno schiavo» ripeté lui.
Daenerys salì su Drogon e Rhaegal si abbassò per permettere a Jon Snow di salire e cavalcarlo, per la prima volta avrebbe volato su di un drago, come nel suo sogno di bambino, era lui, era Rhaegal il drago che aveva visto, e ora era reale, ora avrebbe volato e toccato il cielo e le nuvole.
«Reggiti forte» gli urlò Daenerys dalla groppa di Drogon.
Poi la regina d’argento sussurrò qualcosa e il drago rosso si preparò a volare, e poi i suoi fratelli lo imitarono, in breve tempo Jon si trovò a volare su Rhaegal, tutto era così piccolo da lassù, il vento era ancora più freddo, quasi bruciava a contrasto con la sua pelle calda, si reggeva forte sul dorso del suo drago verde e oro, la neve vorticava in quella corrente e sembrava danzare assieme a loro in quell’inverno che sembrava essere senza fine.
Era felice, sentiva dentro di se una nuova forza, come se stare a contatto con Rhaegal gli desse più energia, più fiducia, soprattutto più forza che ormai sembrava essere scomparsa, ma con quel drago sembrava tutto possibile, vincere sembrava possibile.
«Jon, i draghi si sono estinti da tempo» aveva detto Eddard Stark.
Padre, cosa penseresti ora se potessi vedermi?
- si chiese tristemente Jon.
Forse sarebbe stato orgoglioso di lui? Forse spaventato?
No, non c’era nulla che spaventasse Lord Stark, se non il pensiero che accadesse qualcosa ai figli o alla moglie e solo ora, Jon comprendeva le sue paure.
Sansa e Arya stavano passeggiando nel cortile quando videro Jon e Daenerys cavalcare due dei tre enormi draghi.
«E’ Jon!» urlò Arya indicando il fratello che volava nel cielo grigio.
«Si, è lui» rispose Sansa, orgogliosa di suo marito.


Quella sera, mentre Jon e Sansa si trovavano nella loro stanza qualcuno bussò alla loro porta, era la loro ultima sera e non volevano dividerla con altri, forse sarebbe stata anche l’ultima.
Jon andò ad aprire e con sua enorme sorpresa trovò Jaime Lannister sul ciglio della porta, sguardo fiero e la sua mano d’oro.
«Ser Jaime.»
«Perdonatemi, vi ruberò solo qualche minuto.»
«Entra pure» disse Sansa.
Jaime chiuse la porta e entrò nella stanza padronale.
Era calda, il fuoco scoppiettava nel camino, le pellicce sul grande letto e il metalupo ai suoi piedi.
«Domani partirete per andare a Nord, mi sarebbe piaciuto seguirvi, combattere, un tempo forse lo avrei fatto, quando ancora avevo la mano della spada» disse tristemente osservando la mano in oro.
Ricordava ancora quel momento, la lama che arrivava, le sue urla, aveva urlato quasi fino a perdere la voce e poi… poi si era quasi lasciato morire e se non fosse stato per Brienne di Tarth lo avrebbe sicuramente fatto.
«So che saresti voluto venire, eri un abile combattente. Brienne dice che potresti tornare a esserlo.»
«Temo che lady Brienne sia in errore, la mano sinistra… non sarà mai come la destra, ma almeno è ancora al suo posto.»
«So cosa è accaduto, l’hai persa per salvare Brienne» disse Sansa Stark.
«Io… non volevo che quegli uomini la violentassero. E’ sempre stata irritante e scontrosa ma poi ho capito quanto fosse forte e determinata, aveva giurato a lady Catelyn di proteggerti e di proteggere tua sorella e ha mantenuto quel giuramento.»
«Ho sollevato Brienne dal suo giuramento, se lo desidera è libera di andarsene.»
«Non lo farà, la conosco fin troppo bene, resterà al tuo fianco fino alla morte. Ma non è per parlare di lei che sono venuto qui.»
«Per cosa allora?» chiese il re del Nord.
«Anni fa, quando nessuno credeva in me, quando tutti ridevano vedendomi con la cappa bianca per la mia età, una persona mi diede la sua fiducia, fiducia a cui io venni meno. Quella persona era Rhaegar Targaryen.»
Il volto di Jon si contrasse, sentire parlare di lui era doloroso, troppo doloroso, un padre che mai aveva conosciuto e che mai avrebbe potuto conoscere.
«Il principe mi chiese di vegliare su sua moglie e sui suoi figli ma quando arrivò il momento, quando avrei dovuto difendere la sua famiglia… non lo feci, non potei. Successe tutto troppo in fretta. Re Aerys che voleva distruggere Approdo del Re con l’altofuoco, i piromanti, l’arrivo di mio padre in città, il saccheggio, la morte di Elia Martell e dei principini… Non potei fare nulla, non potei mantenere il mio giuramento» disse Jaime Lannister quasi con le lacrime agli occhi.
Sansa strinse la mano del marito nella sua, con delicatezza.
«Sappiamo cosa accadde quel giorno, hai salvato tutta Approdo del Re» rispose Sansa.
«Si, ho salvato Approdo del Re, ma ho permesso che la mia principessa e i suoi bambini venissero massacrati dagli uomini di mio padre. Non permetterò che accada di nuovo. Non ho potuto fare nulla quel terribile giorno, ma ora, ora forse posso fare ammenda. Permettimi di servirti, di proteggerti e giuro che lo farò. Mi hanno chiamato in molti modi: sterminatore di re, uomo senza onore, spergiuro, e io li ho lasciati parlare. Ma ora, ora sono stanco di questo. Sarò la tua guardia se me lo concederai, Brienne è un ottimo cavaliere, molto più abile di me al momento, ma non posso vivere con questo peso.»
«Non ti incolpo per quanto avvenne, non fosti tu a ucciderli, dovevi decidere in fretta e hai preso la decisione più sensata in quel momento, hai salvato centinaia e centinaia di vite e non hai mai chiesto nulla in cambio» disse il re del Nord, «se Sansa acconsentirà io non mi opporrò.»
«Voglio rendermi utile e so che a Nord sarei solo un altro soldato per il Re della Notte, ma qui, a Grande Inverno, posso essere molto più utile a te e a lei.»
«Acconsento, ser Jaime» rispose Sansa, ancora più orgogliosa dell’uomo che era al suo fianco.
Jaime Lannister chinò il capo e se ne andò.
Jon e Sansa tornarono al letto, rimasero abbracciati l’uno all’altra finché il tenue colore del cielo non cambiò declamando a tutti che era ormai l’alba e che a breve suo marito se ne sarebbe andato e che forse non lo avrebbe rivisto mai più.
«Ho paura» disse Sansa stringendosi ancora più forte a lui.
«Ho paura anch’io» rispose il re del Nord sprofondando tra i suoi capelli rossi.
Sansa lo aiutò a vestirsi, poi mano nella mano scesero fuori dove l’esercito lo stava aspettando.
Daenerys Targaryen era lì ma a breve sarebbe salita nella groppa di Drogon e poi anche lei sarebbe scomparsa nel cielo grigio.
Bran era già a cavallo, la sella che Tyrion Lannister aveva disegnato per lui anni fa era stata costruita nuovamente, Sansa lasciò la mano di Jon e andò dal fratello.
«Bran, ti prego…»
«Devo andare, è anche il mio destino Sansa. Lo è sempre stato e ora lo so, lo capisco. Brandon Stark è morto.»
«No! Brandon Stark è ancora vivo, lo è.»
«Sansa… ci ho già provato» disse Arya arrivando da dietro, prese la sorella per mano e la portò via, vicino ai cancelli, Jon montò sul suo cavallo, Spettro invece rimase lì, con le ultime due Stark di Grande Inverno, per proteggerle.
«Abbi cura di loro amico mio» disse Jon rivolto al suo Metalupo.
Sansa corse da suo marito e lo baciò un’ultima volta.
«Devi tornare Jon e non solo per me» lo supplicò lei.
«Sai che ci proverò, sai che non desidero altro.»
Jon lasciò la sua mano e spronò il cavallo, tutti gli uomini lo seguirono tra cui Gendry.
Ma con loro c’era anche Melisandre, quale fosse il suo ruolo, pregò affinché riportasse i suoi cari in vita, come già aveva fatto una volta.
Sandor Clegane si voltò una sola volta verso le sorelle Stark, poi tornò a guardare avanti, Bran invece non si voltò mai, non si voltò verso le sue sorelle e nemmeno verso casa sua.
Arya e Sansa rimasero lì a vedere Grand Inverno svuotarsi, mano nella mano, facendosi forza a vicenda, cercando di impedire alle lacrime di cadere e di renderle più deboli.
Con loro erano rimasti in pochi, tra cui ser Davos.
«Dovremmo rientrare ora» disse il vecchio cavaliere delle cipolle.
Sansa lo guardò poi ordinò che i cancelli venissero chiusi e assieme a sua sorella rientrò nel castello della loro famiglia.

  
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