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Autore: Araba Fenice    18/10/2017    2 recensioni
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, concentrandosi sul proprio battito cardiaco.
Tu-tum. Tu-tum. Il sangue che le scorreva nelle vene sembrava iniziare a ribollirle dentro le orecchie. Tu-tum. Tu-tum. Quella sensazione pungente, la riconosceva. Un fastidio misto a piacere si impossessò lentamente di lei.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata!
Dopo varie vicissitudini (fra i quali un trasloco internazionale che mi ha preso un bel po' di tempo ed energie, eh eh eh) sono riuscita a dare alla luce questo capitolo, anche se il parto è stato lungo e difficile. Spero di essere riuscita almeno in parte a trasmettere la dinamicità degli eventi che oramai stanno prendendo (me tapina) una piega inaspettata... i personaggi vivono di vita propria ed a volte è quasi impossibile stargli dietro! 
Spero che la storia continui a piacervi :) Buona lettura!


 

5.


 


 


 

Grida concitate si levarono nella notte che fino a quel momento era stata quieta e silenziosa. Sanosuke e Souji si fermarono sui propri passi, guardandosi intorno e cercando di capire da dove provenissero quei rumori che tanto assomigliavano a una lotta. Videro un gruppo di persone affollarsi di fronte all’ingresso di una ochaya alla fine della strada che stavano pattugliando. Souji increspo’ appena le labbra in un sorriso maligno e si precipito’ verso l’ingresso, lasciando Sanosuke in retroguardia.
“Il solito scavezzacollo” pensò Sanosuke, dando ordini veloci e precisi agli uomini di Souji di seguirlo. Si avvicino’ all’ochaya appena in tempo per vedere qualcosa cadere dalla finestra in una strada laterale. Un tonfo sordo e le grida di altri uomini che erano accorsi sul luogo gli fecero capire che quello che era caduto era una persona. Sanosuke strinse la sua lancia, rimanendo per il momento fuori dalla casa da tè e intuendo che quella notte non sarebbe stata quieta come aveva sperato.

Arrivato di fronte al locale Souji spalancò la porta, fermandosi sull’ingresso e osservando con i suoi glaciali occhi smeraldini il caos che pervadeva l’interno. Sembrava che una rissa stesse degenerando in una vera e propria battaglia. Chi l’aveva causata? Facendosi largo fra gli avventori gridò ordini precisi ai suoi uomini che stavano velocemente prendendo posto dentro il locale, spade sfoderate pronte a ingaggiar battaglia.
Si guardò intorno, sfoderando lentamente la spada, sguardo gelido che scrutava ogni minimo movimento attorno a lui. Gli avventori, quasi riuscissero a percepire l’ aura fredda e determinata del capitano, si allontanarono istintivamente da lui, intimoriti dalla sua presenza.
“Eh...” sorrise fra sé, guardando con disprezzo gli astanti. Nessuno al suo livello, nessuno degno di incrociare la propria lama con lui.
   – Nessuno che abbia voglia di danzare un po’ con me? - disse sornione, avvicinandosi con passi misurati a un gruppo di samurai che si stavano avviando verso il piano di sopra. Guardava i suoi avversari con famelico interesse quando qualcosa lo distrasse. Non capì immediatamente cosa potesse essere, era come un richiamo che gli fece perdere per un attimo la concentrazione e lo forzò a distogliere lo sguardo dai suoi avversari. Alzò quasi meccanicamente lo sguardo e vide che qualcuno lo stava fissando, occhi curiosi e indagatori erano incollati su di lui. Un solo momento di sorpresa e riconobbe il ninja della notte prima. L’abito completamente nero lo rendeva difficile da notare, sembrava quasi si mescolasse con le ombre del locale in penombra. Souji sorrise trionfante, a quanto pare il suo desiderio era stato esaudito. Ricambiò lo sguardo, fissando il suo nuovo obiettivo con malcelata soddisfazione.
“Stavolta ti ho in pugno, amico mio” pensò, avviandosi verso le scale con rinnovato vigore, falciando senza pietà i pochi samurai che osavano porsi sul suo cammino.


Haruka rimase a fissare l’uomo azzurro vestito per una manciata di secondi quando le grida degli uomini che si avvicinavano le fecero distogliere lo sguardo, facendola tornare con i piedi per terra.
   -Shinsengumi! - gridarono all’unisono i samurai di fronte a lei, chiaramente sorpresi ed irritati dall’apparizione repentina dei soldati. Rimasero per un momento indecisi su quale bersaglio attaccare perché era evidente che questi uomini non avessero nessuna intenzione di abbassare le armi.
“Perché gli umani sono così testardi?” pensò digrignando i denti e portando la mano destra all’elsa della spada. Non riuscì però a capire per quale motivo non si arrendessero di fronte a quell’inaspettato dispiegamento di forze; sembrava quasi che temessero e odiassero i nuovi arrivati, quasi fossero stati colti in flagrante.
“A dopo le elucubrazioni” pensò Haruka, mentre con uno scatto repentino decise di porre fine all’indecisione dei suoi nemici e li attaccò, facendosi largo fra i samurai e raggiungendo le scale che portavano al piano inferiore. Con la coda dell’occhio vide il capitano che, avendo nel frattempo ingaggiato battaglia con alcuni samurai, guadagnava terreno e avvicinarsi lentamente ma inesorabilmente a lei. Sentiva lo sguardo di lui fisso su di sé, come quello di un lupo che bramava di affondare le fauci nella sua preda.
   - Uccideteli tutti! E non fatevi scappare la spia che li ha portati qui! - un grido rabbioso si levò di fronte a lei e una nuova ondata di uomini, usciti dalle stanze celate nella parte posteriore del locale, si riversò nella già caotica battaglia che oramai si era estesa all’esterno del locale.
“Spia… questi sciocchi credono che sia una loro alleata! Pazzi!” Haruka digrignò i denti in una risata sarcastica mentre con fendenti precisi e mirati abbatté uno sprovveduto che le si era parato di fronte. Si voltò di nuovo, osservando dall’alto la scena che le si parava di fronte. I suoi occhi guizzarono poi verso il soffitto, notando che era formato da una serie di lunghe travi parallele che avrebbero potuto essere usate come appiglio. Sorrise e abbassò lo sguardo, vedendo che il capitano era oramai arrivato ai piedi della scala, spada sfoderata in pugno, ghigno trionfante. Nonostante la distanza percepì la voglia dell’uomo di misurarsi con lei, tutto il suo essere trasudava desiderio di battaglia: i suoi occhi verdi, penetranti e durissimi, la fissavano famelici, ed il ghigno si trasformò in un sorriso crudele. Aveva tanta, troppa voglia di cancellare quel sorriso dal volto di quell’uomo.
Abbracciò la scena sottostante con sguardo freddo e calcolatore. C’era solo un’uscita ed era piantonata da tre uomini degli Shinsengumi, mentre altri due guardavano una finestra che dava sul vicolo laterale, sulla sinistra. Altri due soldati si trovavano sulla destra, vicini all’uscita. Due tavoli sulla sinistra avrebbero potuto essere un buon punto di atterraggio. Tornò a guardare il capitano che aveva già raggiunto metà scala. Sorrise fra sé sotto il velo nero che le copriva il volto, rinfoderando la spada. Senza aspettare un momento di più spiccò un balzo in avanti, poggiando il piede sinistro sul passamano in legno facendovi leva e, con leggerezza e quasi senza sforzo, balzò con l'altro piede sulla spalla del capitano che oramai l’aveva quasi raggiunta. Usandolo come punto d’ appoggio saltò in alto, aggrappandosi alle travi del soffitto. Rimase per un attimo appesa e con un potente colpo di reni si lasciò cadere su un tavolo vicino all’uscita, lasciando tutti paralizzati dallo stupore.
Appena atterrata sulla superficie legnosa si volse di scatto verso il capitano che evidentemente non si aspettava una mossa del genere e sembrava essere stato colto di sorpresa. Lo vide voltarsi, sguardo infuriato e quasi ferito, e lei non riuscì a trattenere una risata di scherno. Si alzò lentamente in piedi squadrando gli astanti con superiorità e disprezzo. Erano più numerosi di lei, si, ma lei era molto più agile e veloce, non sarebbero riusciti ad incastrarla. Vide uno dei soldati azzurro vestiti avvicinarsi a lei, spada sfoderata, ma fu troppo lento. Saltando dal tavolo gli sferrò un calcio mirato all’altezza del mento e con un fluido, elegante movimento sfoderò la lama, voltandosi verso i tre che piantonavano l’uscita.


   - Ma che diav...? – Souji fece appena in tempo a imprecare tra i denti quando vide il suo avversario saltare di fronte a lui e sfuggirgli da sotto il naso, prendendolo platealmente in giro. “Sei svelto, te lo concedo” si sorprese a pensare mentre, con sguardo irato, lo osservava atterrare sul tavolo al piano terra.
   - Non fatelo scappare! E’ un ordine! – abbaiò ai suoi uomini sorpresi quanto lui nel vedere un tale dispiegamento di agilità. Adesso era una questione di onore, non poteva lasciarselo scappare. Corse di nuovo giù dalle scale per raggiungerlo ma il maledetto aveva già fatto fuori un soldato e sembrava intenzionato a scappare. Non pensava che soldati semplici sarebbero riusciti a fermarlo per più di qualche secondo, ma forse.... gli avrebbero permesso di avvicinarsi quanto bastava per finalmente affrontarlo e fargli ripagare l’insulto appena patito.


Haruka vide il capitano avvicinarsi con la coda dell’occhio, chiaramente non aveva apprezzato il numero che aveva messo in scena. Doveva prepararsi a scontrarsi con lui, anche se avrebbe voluto rimandare l’incontro. Era sicuramente un avversario temibile, aveva visto di cosa era capace quella notte, e sicuramente non le avrebbe fatto passare liscia l’umiliazione che aveva appena subito.
Sferrò un calcio all’altezza del petto al soldato di sinistra, mandandolo a schiantarsi verso un altro che stava sopraggiungendo, e con due fendenti chirurgicamente perfetti si liberò degli ultimi due, appena in tempo per sgusciare fuori e sottrarsi alla furia del suo inseguitore. Si guardò attorno e per un momento lo sgomento si impossessò di lei: il locale era stato circondato da altri uomini dello Shinsengumi. Non erano molti, forse una decina, pensò freneticamente mentre si portava nel centro della strada, scrutando ogni angolo per cercare una via di fuga.
“Maledetti” pensò, guardandoli uno a uno quando notò uno di loro fare un passo avanti e puntargli la lancia contro. Torreggiava su tutti gli altri soldati almeno di due spanne, portamento fiero e spalle larghe, sguardo indagatore, sembrava la stesse soppesando. Haruka non percepì da parte dell'uomo un desiderio di misurarsi con lei, non subito almeno, sembrava che riuscisse a frenare il suo istinto guerriero, come volesse essere sicuro di ingaggiar battaglia con un avversario degno prima di perdere tempo.
   - Sanosuke! Lui è mio! – gridò l’ altro capitano uscendo dall’ochaya ed avvicinandosi a lei. Il guerriero di fronte a lei, senza distogliere lo sguardo, socchiuse gli occhi e fece un passo indietro, sempre con la lancia puntata al suo petto. Haruka strinse l’elsa della spada, osservando ora l’uno ora l’altro, nervi tesissimi e pronta a scattare. Avevano raggiunto un impasse, nessuno si muoveva, nessuno osava spezzare l’atmosfera di immobilità che aleggiava fra i contendenti.
Un movimento appena percettibile da parte di Souji la fece voltare di scatto verso di lui, nervi tesi pronta a rispondere ad un suo attacco. Il bagliore argentato della lama del suo inseguitore le fece capire che si stava spostando da una posizione di attesa ad una posizione di attacco… e infatti, una manciata di secondi dopo, Haruka bloccò un violentissimo fendente che avrebbe spezzato un qualsiasi guerriero. Strinse i denti, rimanendo però immobile e trovandosi per la prima volta faccia a faccia con il capitano dagli occhi di smeraldo. Lama alzata all’altezza della fronte a bloccare la sua, occhi fissi su quelli di lui. Sembrava il tempo avesse smesso di scorrere.
“Forte, per un essere umano… e veloce” questo pensiero le sfiorò la mente, non distogliendo lo sguardo. Era interessante vedere con quanta foga le si era scagliato contro. Desiderio di vendetta? Sicuramente, pensò, ma non poteva essere la sola motivazione. No, c’era qualcos’altro che ribolliva dentro quel giovane guerriero. Voglia di vincere, di misurarsi contro qualcosa che lo avrebbe intrattenuto per una manciata di minuti in più del normale combattimento. O forse anche un desiderio di appartenenza, di comunione con qualcuno che avrebbe potuto farlo sentire meno… solo?
Sorpresa dai suoi stessi pensieri allontanò la lama del capitano con un suono stridulo di acciaio contro acciaio, assumendo di nuovo la posizione di difesa. Entrambe le mani stringevano adesso l’elsa, e il suo respiro era di nuovo sotto controllo. L’ aveva colta di sorpresa, si, ma solo per un attimo, il tempo necessario a valutare la forza del suo avversario. E questo avversario le avrebbe dato del filo da torcere. Sorrise appena sotto la nera maschera, inalando profondamente e pregustando già lo scontro che oramai sembrava inevitabile. Si era persino dimenticata di tutti i nemici che la circondavano. Non aveva importanza adesso. Niente aveva importanza. L’unica cosa che contava era il suo avversario, e lo sentiva così desideroso di affondare la sua lama nel suo corpo che per un attimo rabbrividì non dalla paura ma dal… desiderio di misurarsi con lui?


Souji abbassò di nuovo la lama, piantando sul terreno i piedi e preparandosi al nuovo attacco. Era da tempo che non si sentiva così eccitato per un combattimento e sicuramente il suo avversario l’aveva sorpreso non poco, con quel numero di agilità dentro l’ochaya. Non dimostrava di avere paura e questo era un punto a suo favore. Scoprì i denti in un sorriso beffardo, tendendo i muscoli pronto a scattare i quando un grido proveniente da dietro di lui distolse per una frazione di secondo la sua attenzione. Qualcosa di rosso passò di fronte ai suoi occhi e rimase stupefatto a fissare la persona che le si era parata di fronte. Una geiko, giovanissima, impaurita ma determinata, che si reggeva il kimono strappato con la mano destra si era interposta fra lui e il ninja, quasi a proteggerlo. I suoi occhi tradivano terrore ma la sua determinazione era chiara. Souji sbuffò, irritato. Guardò freddamente la giovane artista:
   - Muoviti da lì, ragazzina. Non è posto per te. Non so cosa tu abbia intenzione di fare ma il fatto che tu sia una donna per me non è scusa sufficiente per non farti fuori… - e così dicendo alzò lo sguardo verso l'altro capitano che era rimasto in disparte, stupito forse più degli altri dall'evoluzione degli eventi.
   - Avresti avuto più fortuna con Sanosuke – disse gelidamente, tornando a fissarla e la giovane sgranò gli occhi, chiaramente terrorizzata dal piglio crudele del samurai. Nonostante quello non si mosse di un passo e anzi alzò entrambe le braccia come a difendere il ninja che era dietro di lei.


 

   
 
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