Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    18/10/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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L’Evocatore
 
Walter si precipitò letteralmente verso l’entrata di Grande Inverno sotto gli occhi increduli di Jon e delle due guardie. Un magone di enormi dimensioni gli era salito fino al petto ed era anche stato capace di dargli un nome in quel frangente: speranza. Una speranza tanto grande da surclassare ogni cosa, una speranza che non aveva mai provato in vita sua.
Non è lei. Non può essere lei continuò a ripetersi mentre correva, per non illudersi, per non ricadere in una disperazione ancora più grande nel caso non fosse stata davvero chi voleva che fosse. Lei è morta. La mia anima affine è morta in quel tempio.
 Finalmente arrivò dinnanzi alle porte d'entrata. Ella si tolse il cappuccio così che potesse vederla. Era proprio lei. La stessa donna che aveva rapito il suo cuore. La stessa con la quale avrebbe voluto trascorrere il resto dei suoi giorni. Margaery Tyrell lo guardava con un sorriso talmente bello ed emozionato da esser quasi capace di sciogliere ghiacciai. Gli occhi della ragazza erano grandi e brillanti di commozione. Walter rimase in piedi a qualche metro da lei, fissandola incredulo e cercando di convincersi che non stesse sognando e non fosse impazzito. Ella lo capì, difatti fu la prima a rompere il silenzio. – Ciao, Walter. Sono io. Sono davvero io – gli disse sorridendo ancora, come per rassicurarlo e dimostrargli di essere reale.
A quelle parole, Walter cadde in ginocchio sulla neve, rivolgendo lo sguardo a terra e stringendo la neve nei suoi pugni. Margaery, preoccupata e ormai impaziente di raggiungerlo, mosse qualche passo verso di lui, prima che Walter la bloccasse. – No – disse fermamente, con lo sguardo ancora rivolto a terra, prima che la ragazza annullasse la distanza che li separava. La giovane Tyrell era sempre più confusa; tuttavia, dopo qualche secondo, Walter scattò in piedi, si precipitò verso di lei e la strinse forte a sé. Ella fece lo stesso, finalmente libera di sfogare la sua immensa gioia nel poter avere tra le sue braccia colui che amava. Aveva atteso tanto prima di rivederlo e quella distanza le era sembrata asfissiante, persino per una donna come lei, abituata ad affrontare qualsiasi tipo di pena con coraggio e senza alcuna fatica o esitazione. In quel momento un’energia fulminante scaturiva dai loro corpi, avvinghiati come fossero una cosa sola, troppo impegnati a percepire la presenza l'una dell'altro per reagire in altri modi, per porre delle domande, per cercare di comprendere. E come una reazione chimica naturale, subito dopo il disperato quanto intenso abbraccio, era venuto qualcos’altro. I loro visi si erano letteralmente avventati l'uno sull’altro e le loro bocche, impazienti di entrare in contatto tra loro, diedero inizio ad una danza passionale e disarmante per quanto meravigliosa e necessaria. Fu un bacio nettamente differente dal primo che si erano dati, un tocco fugace, sublime e doloroso quanto bellissimo. Un bacio che sapeva di addio. Questo, invece, era tutt'altro. Era pieno d’amore, di un'esigenza cieca, di una fame tanto sofferta, di un desiderio per troppo tempo nascosto, di una mancanza ingiustamente prolungata, di una voglia di scoprire, esplorare sempre di più l'uno dell'altra interamente e pienamente. Margaery aveva le mani strette tra i capelli del giovane drago, trascinandolo sempre più in giù, verso di lei, per tenerlo ancorato a sé, mentre lui, con le sue dita lunghe e affusolate le teneva stretto il bel volto incorniciato dai folti e morbidi boccoli scuri oramai intrecciati tra i suoi palmi. Erano entrambi troppo presi da quell'intensissimo bacio, da non rendersi conto che Grande Inverno fosse divenuto un po’ più affollato rispetto a qualche attimo prima. Accorgendosi che ci fosse qualcosa di strano alle porte, anche altri si erano svegliati e si erano recati all'esterno delle abitazioni, tra cui Tyrion, Oberyn, Varys e Daenerys.
- Per quanto possa essere uno spettacolo di indiscutibile bellezza, dobbiamo rimanere qui a fissarli? Non sarebbe meglio dire ai due amanti di raggiungere una camera prima di passare alla prossima tappa? – ruppe l'atmosfera Oberyn.
- Se ti azzardi ad interromperli ti uccido – lo ammonì Jon categorico.
Intanto, Walter e Margaery trovarono la forza di far allontanare le loro labbra, rimanendo comunque con i nasi in contatto. – Come? – le chiese semplicemente lui.
- Avevo capito che ci fosse qualcosa che non andasse già prima che gli altri realizzassero, ma l’Alto Passero non voleva ascoltarmi e anche quando tutti i presenti nel tempio si sono ribellati, quel pazzo ha fatto bloccare tutte le uscite. Solamente nell’ultimo istante, per nostra fortuna, un seguace della setta, preso dal panico, ha permesso a me e a Loras di uscire, non facendo tuttavia in tempo a far scappare anche altri oltre noi. Nel momento in cui io e mio fratello siamo usciti, il tempio è esploso e siamo stati scaraventati a metri e metri di distanza a causa dell’impatto, riportando ferite più o meno gravi. Se fossimo usciti un secondo più tardi, saremmo morti con loro, con tutta quella povera gente, vittima di un fanatico religioso e di una regina tiranna e dispotica. Saremmo morti proprio come è toccato a nostro padre … È stato orribile. Ma ora siamo qui, sani e salvi. Abbiamo avuto del tempo per elaborare e superare il lutto e il trauma subìto. Ci siamo nascosti in una casetta di popolani, i quali ci hanno accolti a braccia aperte, ricordando la mia generosità verso i bambini. Non potevano parlare né dire nulla riguardo la nostra sopravvivenza: io e Loras avevamo troppa paura che Cersei ci avrebbe scoperti. Nessuno doveva saperlo. Poi ho udito che tu eri di nuovo ad Approdo del Re, della morte di Cersei e della lettera giunta dalla Cittadella: non dovevo più rimanere nascosta. Avevamo l’occasione di essere di nuovo liberi e avrei potuto starti accanto, finalmente.
- Per una volta, gli dei sono stati clementi con me. Anche fin troppo – le sussurrò lui ancora con le mani appoggiate sulle sue guance e il viso ad un soffio dal suo. – Pensavo che non ti avrei più rivista. Ero convinto che fossi morta in quel modo così atroce … mi ero rassegnato all’idea di averti persa, proprio come ho perso tanti sogni, tante speranze, tante persone che amavo molto. Invece, questa volta non è stato così e non riesco ancora a crederci, Margaery … non riesco a credere che tu sia qui davanti a me.
Ella gli sorrise, di nuovo con quello splendido sorriso rassicurante e capace di esprimere una gioia senza eguali. Dopo di che, gli diede un altro bacio ma a fior di labbra, delicato e allo stesso tempo intraprendente, proprio come il suo carattere. – D’ora in avanti avrai modo di prenderne coscienza pienamente. Potrai accorgerti che sono davvero qui e che, ora, niente può impedirci di fare ciò che vogliamo e di essere ciò che siamo. Né i pregiudizi, né il rango, né re o regine … siamo liberi, Walter. Niente più nomi falsi, niente più nascondigli per parlare cercando di evitare gli occhi indiscreti di chiunque intorno a noi, niente più sguardi fugaci, niente più addii. Niente di di tutto ciò. D’ora in poi saremo solo la regina di rose e …
- … e il bastardo - continuò la frase lui.
-  … e il drago – lo corresse lei facendogli intendere che sapesse.
- La mia anima è ancora quella di un bastardo.
- Com’è stato scoprirlo? Immagino non facile …
Walter le sorrise per rassicurarla. – Lo sto cominciando a metabolizzare.
I due furono interrotti da un palese e forzato schiarimento di voce che li fece accorgere della presenza di Oberyn e di tutti gli altri intorno a loro. – Scusate l’intrusione ma, cortesemente, milady, volete spiegare qualcosa anche a noi riguardo la vostra improvvisa visita direttamente dall’oltretomba?
- Penso che tu abbia udito già abbastanza, Oberyn. Da quanto tempo sei qui? – gli chiese Walter in tono provocatorio.
L’uomo alzò le mani in segno di discolpa. – Volevo solo che ci rendeste un po’ partecipi, tutto qui!
- Vieni, ti faccio conoscere anche gli altri. Sicuramente tu e Loras vorrete fare una bella sorpresa a vostra nonna – disse Walter rivolgendo di nuovo l’attenzione alla sua amata.
- Dunque l’hai conosciuta. Ti prego, perdonala per essere … così com’è.
- Io la venero proprio perché è così com’è, mia signora – le disse guidandola verso gli altri.
 
I loro corpi impegnati a spogliarsi con dolcezza, intenti a pregustarsi ogni singolo attimo di quel momento eterno, lasciavano scariche elettriche quando entravano in contatto. Ogni loro gesto era lento quanto focoso, intriso di una passionalità unica e intima. Si stringevano e si accarezzavano, le mani si rincorrevano come stregate dalla presenza dell’altro, dalla prospettiva di potersi sfiorare, baciare, avvolgere pienamente. Il calore della pelle calda di Walter e della presenza totalizzante del suo corpo sopra il suo era qualcosa di sublime per lei, così come lo erano per lui i movimenti energici del corpo formoso e sensuale della giovane rosa. Era una gara di sguardi la loro, una sfida a sedursi a vicenda e a resistere finché non sarebbe stato l’altro a cedere. Loro potevano permetterselo. Erano infinitamente bravi ad ipnotizzare le persone, a farle cadere ai loro piedi con una parola o un’occhiata. La loro dote era un dono unico e inestimabile, un dono molto sottovalutato quanto estremamente desiderato. Non si trattava solo del bell’aspetto, poiché su quello la natura era stata infinitamente generosa con loro, ma lo era stata anche con altri. Si trattava della capacità di attrarre a sé la folla, di imporre la propria presenza anche restando in silenzio, di spingere gli altri ad ammirarli, a guardare solo loro, a seguire solo loro, a venerarli come si farebbe con degli dei. Avrebbero potuto utilizzare questo dono a proprio vantaggio, danneggiando le povere vittime ammaliate. Ma questo non era ciò a cui aspiravano. Sapevano entrambi quando e come usare tale capacità in caso di necessità, e lo avrebbero fatto solo a tempo debito e con i giusti freni. D’altronde lo avevano già fatto. Ma ora, in quel preciso istante, potevano tirare fuori il meglio di loro stessi senza temere di farsi del male, poiché entrambi possedevano lo stesso potere. Sarebbe stata una battaglia alla pari. Sarebbero potuti essere loro stessi l’uno con l’altra, proprio come non lo erano mai stati con nessun altro. Si fidavano l’una dell’altro, talmente tanto da spogliarsi completamente, da abbassare ogni difesa e da cedere all’amore e al desiderio incondizionato. Potevano giocare.
Margaery possedeva una fisicità ed una bellezza estatica agli occhi di qualsiasi uomo: snella quanto curvilinea, alta, morbida e  soda nei punti giusti, con le gambe lunghe e bellissime, così come il ventre stretto. La sua lunga cascata di capelli castani folti e boccolosi insieme al suo splendido viso sempre ornato da uno sguardo furbo e intrigante, le labbra a forma di cuore, gli occhi grandi da cerbiatta e il naso fine e sempre rivolto leggermente all’insù, le donavano un aspetto ancora più caratteristico e affascinante di quanto già non fosse. Una meravigliosa creatura quasi inumana per quanto bella, seducente e accattivante. Ella era sdraiata sullo spazioso letto, dinnanzi a lui, nuda, intenta a mostrarsi e ad osservarlo. Ma il ragazzo di fronte a lei non era da meno. Walter possedeva un volto e un corpo tra quelli ritenuti solo da venerare, da ammirare da lontano senza toccare, proprio come le statue scolpite con tanta cura e destrezza. Ma, al contrario di quei corpi immobili e impressi nella pietra, lui era dotato di un dinamismo che sapeva essere immensamente provocante. Le sue fattezze avevano un’eleganza fuori dal comune, una mascolinità accentuata ma non pesante; partendo dalle spalle larghe, dai muscoli del petto e dell’addome tonici e definiti, dalla vita stretta, alle gambe ben equilibrate al grande slancio del suo corpo. Il suo viso si sposava egregiamente al tutto: i folti capelli neri che gli ricadevano sulla schiena contrastavano con la pelle chiara e con le grandi biglie che aveva come occhi, fari vividi di un viola acceso; il naso fine; gli zigomi alti; lo sguardo sicuro e affilato. Tutto ciò contribuiva a renderlo estremamente vicino a quell’ideale che gli esseri umani chiamavano “perfezione” e al quale non si sarebbero mai sognati di aspirare.
Non chiusero occhio quella notte, troppo impegnati a conoscersi, a scoprirsi e ad esplorarsi come due tesori rimasti nascosti da sempre nelle profondità della terra. Si persero ad ascoltare le varie tonalità della loro voce, i loro sospiri e sorrisi soffocati; a scoprire i loro profumi e i loro sapori; a toccare la loro pelle imparando a riconoscere ogni movimento e ogni reazione.
La mattina seguente Margaery si svegliò prima di Walter e, sdraiata accanto a lui, cominciò ad osservarlo mentre dormiva. Quando il giovane drago sbatté un po’ le palpebre muovendosi lievemente e dando segni di risveglio, la ragazza non fece nulla per nasconderlo, così lui si accorse di quegli occhi curiosi puntati addosso.
- Ti piace tanto guardarmi.
- E a te piace tanto toccarmi. In particolar modo il bacino e la schiena, da quello che ho potuto appurare. Cos’hanno di tanto interessante quelle parti ai tuoi occhi? – gli chiese con leggera malizia mista ad interesse avvicinandosi al volto di Walter. – Ben svegliato, mio drago – aggiunse dandogli un bacio a fior di labbra.
- Oh, per gli dei … - sussurrò lui ancora con il tono basso dal sonno mentre un sorriso divertito ornava il suo volto.
- Che c’è? Non ti piace l’appellativo con il quale ti ho appena chiamato?
- Detto da te risulta sublime, ma è un po’ … troppo appariscente per me.
Udendo quell’aggettivo, anche Margaery si lasciò andare ad una risata. – Non pensavo che potessi rimanere turbato da una cosa come questa – lo stuzzicò.
- Ad ogni modo, mi piace tutto di te, ma in particolare quella parte – le rispose lui ricordandosi della domanda postagli in precedenza.
- E ciò è dato da una ragione precisa?
- Nessuna ragione in particolare. Mentre toccavo la tua schiena mi sono accorto che hai un fianco un po’ più sporgente da una parte. Che ti è successo?
 Margaery rimase piacevolmente colpita da quella constatazione. – Nessuno se ne era mai accorto. Quando ero bambina sono caduta da cavallo mentre inseguivo i miei fratelli. Fortunatamente Loras mi ha trovata in tempo e mi ha subito riportata a casa, facendomi medicare. Ho colpito le ossa del bacino e da quel giorno ho questo piccolo “segno particolare”.
- Sei molto legata a tuo fratello.
- Sono legata ad ognuno dei miei fratelli, ma Loras ha un posto particolare nel mio cuore. Quando eravamo piccoli siamo stati sempre noi due a proteggerci a vicenda. Continueremo a farlo sempre perché è come una legge per noi. Per questo non potevo lasciare che l’Alto Passero me lo portasse via. Ora quella cicatrice sulla fronte ha marchiato per sempre il suo volto così come la sua esistenza. Lui vorrebbe togliersi la vita per questo, ma io non glielo permetterò. L’importante è che lui sia vivo e che stia bene. Rimarrà sempre il mio Loras per me.
- Raccontami ancora della tua vita ad Alto Giardino, prima che fossi promessa a Renly Baratheon. Voglio sapere tutto di te.
- Sono io quella a voler sapere, mio audace fuggiasco con il cuore ancora di un bastardo. Ora è il mio turno – disse lei accarezzandogli  una guancia, poi posando la stessa mano delicatamente su un punto preciso della pelle del giovane drago. Le sue dita stavano sfiorando una piccola cicatrice accanto ad una costola. – Anche tu hai qualche “segno particolare”. Sai, sono una buona osservatrice.
Walter le sorrise prima di narrarle come se la fosse procurata. – Qualche anno fa, io e Jon avevamo l’abitudine di dilettarci nell’arte degli arcieri. Un giorno decidemmo di insegnare anche a Bran come usare arco e frecce. Lui era sempre con noi, perciò aveva cominciato a mostrare interesse all’attività vedendoci praticarla. Ma Bran non era propriamente portato per quell’arte. Per quanto riguardava le arrampicate, nessuno mai avrebbe potuto batterlo, ma, in compenso, non sarebbe mai potuto divenire un arciere! Difatti, durante una delle tante prove che gli abbiamo fatto fare, con un tiro Bran ha deviato talmente tanto la traiettoria nella quale avrebbe dovuto scoccare la freccia, che mi ha colpito di striscio. Aveva cinque anni all’epoca, ed è letteralmente svenuto sul posto appena ha constatato cosa aveva appena fatto! Jon invece è sbiancato non appena ha visto tutto quel sangue che macchiava la mia casacca. Quel giorno rimarrà nella storia.
- Anche tu sei molto legato a loro.
- Immensamente.
- Cos’è successo a Bran? Perché dicono non provi più alcun sentimento?
- Gli dei hanno scelto un destino funesto per lui. Non li perdonerò mai per questo – disse Walter rabbuiandosi. A ciò, Margaery posò di nuovo una mano sulla sua guancia e gli rivolse uno splendido sorriso. Erano entrambi l’uno di fronte all’altra, sdraiati e con i corpi quasi completamente a contatto tra loro. Non percepivano affatto il freddo dell’inverno che diveniva sempre più intenso all’esterno, poiché, nonostante la loro nudità, le pellicce li coprivano e il loro calore corporeo li riscaldava più di quanto facessero le coperte. Il ragazzo le cinse i fianchi ricambiando quel sorriso.
- Vedrai. Avremo tanto tempo per raccontarci ogni cosa di noi e del nostro passato. Avremo tanto tempo per conoscerci e per scoprirci ancora, ancora e ancora – gli disse Margaery.
- Hai ragione. La cosa strana è che mi sembra di conoscerti già da una vita intera.
- Ti sei chiesto se è possibile innamorarsi di qualcuno in una sola settimana?
- Dunque, mi stai dicendo che mi ami, mia regina di rose?
- Non ho mai amato nessuno prima d’ora. Se quello che provo per te non fosse amore, non so come altro potrei chiamarlo. Dunque sì, posso dire di esserne certa – gli confermò continuando ad accarezzargli la guancia e attendendo una qualche risposta da parte sua. A ciò, lui le rivolse un sorriso tanto incondizionatamente felice da esser capace di sgretolare montagne, dopo di che le prese la mano sulla sua guancia avvicinandosela di più alla bocca e baciandola. Infine annullò la distanza che li separava regalandole un bacio caldo, intenso e da lasciare senza fiato per ricambiare in maniera altrettanto dolce e sincera la dichiarazione d’amore che lei gli aveva appena fatto.
 
Trascorse circa un mese dall’arrivo di Walter e dell’enorme esercito a Grande Inverno. Finalmente tutte le casate dei sette regni erano giunte a Nord mettendo a disposizione il loro esercito, dunque tutti quanti avevano assunto la loro postazione in ciascuna base d’appoggio decisa da Walter e da Jon con l’aiuto dei loro fidati amici.
Jon, essendo lord di Grande Inverno, era rimasto a capo di quest’ultimo insieme alle truppe degli Stark e ai lord del Nord, i quali avevano già combattuto con lui la battaglia contro Ramsey. Tyrion, invece, era stato messo al comando della base di Forte Terrore (sede dei Bolton prima della loro sconfitta nella battaglia contro gli Stark),  a capo dei lord risiedenti ad Approdo e nelle terre del Sud circostanti. A Yara ovviamente era stata lasciata la zona delle Isole di Ferro, e si era spartita le popolazioni del centro e del sud rimaste con la base assegnata a Walter e corrispondente all’Incollatura, più precisamente a Torre delle Acque Grigie, roccaforte dei Reed. L’ultima base era quella situata alla Barriera, con sede a Castello Nero, in cui si trovavano tutti i Guardiani e i Bruti e guidata da Edd e da Tormound. Bran sentiva la necessità di rimanere accanto all’Albero Diga a Grande Inverno, dunque era rimasto lì e lo stesso aveva fatto Arya. Sansa, invece, aveva seguito Walter. Lady Brienne ovviamente le era rimasta accanto rinunciando, per il suo onore, alla possibilità di seguire ser Jaime, il quale aveva giustamente scelto di far parte della base sottoposta a suo fratello Tyrion. Sotto il comando e la protezione del giovane drago, oltre a Sansa e a Brienne, vi erano anche Daenerys (insieme a ser Jorah, ai suoi Dothraki e gli Immacolati), Oberyn e i dorniani, lord Varys, Melisandre e la Fratellanza Senza Vessilli, i Tyrell e ovviamente i Reed compresa Kirsten, oltre a molti altri lord ancora semisconosciuti per il giovane drago.
 
Quella mattina, come ogni altra, Walter si era alzato all’alba per discutere delle questioni importanti volte alla preparazione della Battaglia Finale.
- Euron Greyjoy sembra non essere più una minaccia, mio signore. Lui e gli atri Greyjoy ribelli speravano in un’alleanza con la corona per spodestare Yara, ma, data la morte della regina e lo sfaldamento dell’esercito della corona grazie a questa temporanea situazione, non ha più alcun possibile alleato: oramai sono tutti a Nord, compresa sua nipote. Non gli rimane altro che arrendersi e accettare le conseguenze delle sue azioni – spiegò lord Varys.
- Resterà nascosto un altro po’, ma prima o poi emergerà. Si tratta di una questione che devono risolvere tra loro. L’importante è che non ci metta in nessun modo i bastoni tra le ruote – commentò Walter.
- Per quanto riguarda il comando tuo e di Jon di addestrare anche la popolazione, sia uomini che donne e bambini, al combattimento, tutte le basi sparse al Nord ne stanno prendendo atto. La situazione sembra andare a gonfie vele.
- Bene. Temevo sarebbero stati restii su questo punto. D’altronde mai nel continente occidentale siamo stati costretti a far impugnare le armi a delle bambine.
- Invece sembra che tutti abbiano capito la gravità della situazione – commentò Oberyn.
Walter sapeva che i cavalieri sotto il suo comando stavano già addestrando pazientemente la popolazione a combattere. Meera era quella che si occupava dei più piccoli. Tuttavia, non era certo che il comando sarebbe stato accolto bene anche dagli altri lord nelle altre basi. Era rimasto piacevolmente sorpreso nello scoprire che le sue preoccupazioni fossero infondate.
- Per quanto riguarda i giacimenti di vetro di drago a Roccia del Drago? – chiese Walter.
- Ho mandato i miei Immacolati a Roccia del Drago per estrarli. Verranno distribuiti in tutto il Nord proprio come avevi detto di fare – rispose Daenerys.
- Invece vi siete assicurati che Melisandre di Asshai abbia lasciato il Nord?
- Sì, mio signore. Hai ordinato il suo esilio e ci siamo assicurati che lasciasse queste terre. La Fratellanza, invece, è rimasta qui.
Walter era rimasto a dir poco sconvolto quando aveva scoperto cosa avesse fatto quella donna. Il giorno prima gli era giunta una lettera da parte di Jon, da Grande Inverno, che lo avvertiva riguardo i peccati commessi dalla Sacerdotessa Rossa, in particolar modo di quello che coinvolgeva il terribile rogo in cui era morta la principessina Shireen Baratheon. Tale scoperta era stata fatta dal povero ser Davos, il quale era a dir poco disperato e adirato, essendo stato profondamente legato a quella ragazzina. Nonostante Melisandre avesse il grandissimo merito di aver riportato Jon in vita, Walter non la esaltava affatto al di sopra del bene e del male, così come non la perdonava per i delitti imperdonabili che aveva compiuto in onore del Signore della Luce. Dunque non aveva esitato a cacciarla via, ad esiliarla per sempre dal Nord.
 Rimasero a discutere su altre questioni di secondaria importanza fino a tarda mattinata, dopo di che uscirono tutti dalla sala delle riunioni.
Non appena Walter mise piede fuori dal castello, guardò oltre l’immenso prato e, sedute e occupate a chiacchierare beate e sorridenti su una panchina, intravide le due amiche perse e poi ritrovate, la sua regina di rose e sua cugina Sansa. Sorrise nell’osservare quella scena, fin quando non udì un rumore proveniente da uno dei primi alberi nella foresta lì accanto. Walter si avvicinò a quel fruscio e a quel vociare. – Lim, scendi giù da quell’albero! Te lo ripeto, i soldati non ti faranno nulla di male! Ci penserà Meera ad insegnarti! E non devi avere paura neanche di lei solo perché a volte fa una faccia cattiva quando i bambini non la ascoltano! – esclamò Kirsten esasperata, tentando di arrampicarsi sull’alto albero.
- No! Non voglio! Quelle lame mi fanno paura! – protestò la bambina accucciandosi sempre di più al ramo nel quale era seduta.
- Ma non userà quelle per insegnarti a difenderti! Ci saranno solo spade di legno, come bastoni, promesso! Avanti, Lim, scendi!
- Oh, Kirsten, non sei mai stata brava a convincere le persone! – la provocò Walter guardando la scena con un ghigno divertito. A ciò, Kirsten si accorse di lui e gli accennò un sorriso che trasmetteva tutta la sua esasperazione. A quel punto Walter le fece segno con la mano di lasciare fare a lui, poi guardò la bambina. – Ciao Lim! Io sono Walter.
- Ciao – rispose timida e diffidente la bambina.
- Sono sicuro che vorresti conoscere qualcuno – gli disse lui poi voltandosi e richiamando il suo metalupo. – NightFlame! Vieni qui, bello! - Udendo quelle parole, l’animale si fiondò accanto a lui, entrando nel campo visivo della piccola, la quale sgranò gli occhi felice. - Vuoi farci un giro, Lim? – le chiese il giovane drago. La bambina annuì più e più volte. – Allora dovrai scendere giù da quel ramo e ascoltare Kirsten, d’accordo? – la piccola annuì di nuovo e scese velocemente gettandosi tra il pelo morbido del metalupo , il quale era nettamente più alto di lei.
Non appena Lim si allontanò in compagnia dell’animale, Kirsten si rivolse al suo amico. – Così non è leale.
- Ho mai utilizzato metodi leali? - le chiese lui provocatorio.
- Allora grazie.
Quando uscirono dalla foresta, gli occhi dei due si posarono sulle due ragazze che stavano chiacchierando sulla panchina e che Walter aveva notato in precedenza. – Sembra una donna in gamba – disse Kirsten osservando seria Margaery.
- Ci hai parlato?
- Una volta circa due giorni fa.
- E?
- L’ho messa in guardia sul fatto che tu scalci continuamente mentre dormi – disse ciò con una tale naturalezza, che Walter ci mise un po’ per realizzare e per voltarsi incredulo verso di lei.
- Kirsten. – non c’era rimprovero nella sua voce, ma solamente una velata richiesta di spiegazioni.
- Oh, avanti, non ho detto niente di eccessivamente strano.
- Ti conosco e so che non gliel’avresti detto se non avessi voluto provocarla.
- E allora? Cosa c’è di male in un po’ di sana provocazione? – i due furono interrotti dall’arrivo improvviso della diretta interessata. Margaery sorrise al suo amato mentre gli porgeva la mano.
- Hai terminato l’incontro con gli altri, mio signore?
- Sì, appena poco fa – le rispose  ricambiando il sorriso. Dopo di che, la giovane rosa si voltò verso Kirsten e rivolse anche a lei un bel sorriso privo malizia.
- Sono lieta di vedervi, Kirsten.
- Anche io, lady Margaery.
- Avevo giusto intenzione di invitarvi a passeggiare con me e con lady Sansa più tardi. Vi unirete a noi?
- Vi ringrazio ma no, non credo sia opportuno.
- Opportuno? Per caso vi ho arrecato qualche offesa? Se fosse così vi chiedo scusa, devo averlo fatto inconsapevolmente.
- L’unica offesa che mi state arrecando è questo continuo atteggiamento buonista e questa facciata da amica. Io e Walter siamo cresciuti insieme, abbiamo cominciato a scambiarci le prime effusioni quando avevamo dodici anni. Dunque non biasimatemi se non fingo che sia tutto rosa e fiori e di non provare il minimo fastidio nel vedervi con lui in casa mia, questo luogo in cui abbiamo trascorso molti momenti importanti, dato che provo ancora dei sentimenti nei confronti del succitato – rispose risoluta.
- D’accordo, credo che ora sia meglio calmarci. Essendo donna anche io, so bene cosa succede quando una nostra conversazione che sta precipitando, non viene placata per tempo – si intromise Daenerys avvicinandosi.
- Non temete, tolgo il disturbo, ho dei bambini a cui devo insegnare a combattere – disse Kirsten allontanandosi.
- Ha un bel caratterino quella ragazza – commentò Daenerys quando Kirsten fu abbastanza lontana.
- Non capisco, Walter. Non so come si sente, ma posso provare a comprendere il suo stato d’animo. Però io sto cercando in tutti i modi di parlarle e di conoscerla; so che è un’amica importante per te – gli disse Margaery preoccupata.
- Voi due non potete capire: è una ragazza del Nord. Ad ogni modo, non temere, Margaery, dalle un po’ di tempo – la rassicurò dandole un bacio a stampo sulle labbra, poi rivolgendosi di nuovo ad entrambe. – Lo sapete cosa ci spetta ora, non è vero?
Le due compresero immediatamente. Difatti, un’ora dopo si ritrovarono vestite da uomini insieme a Sansa. Sembravano delle povere schiave in attesa del patibolo. Sapevano che chiunque in tutti i sette regni avrebbe pregato e pagato oro per avere come maestri d’armi niente meno che Walter Targaryen, Oberyn Martell, Sandor Clegane, Beric Dondarrion, Jorah Mormont, le Vipere della Sabbia e Brienne di Tarth. All’appello sarebbe dovuto essere presente anche Loras Tyrell, uno dei migliori combattenti del continente occidentale, ma il ragazzo era ancora troppo scosso per partecipare e relazionarsi con delle nuove conoscenze.
Ovviamente era stata tutta un’idea di Oberyn quella di insegnare essi stessi l’arte della guerra alle “loro donne” invece di lasciarle addestrare da dei “semplici cavalieri” come accadeva con tutti gli altri. Walter aveva trovato il tutto piuttosto assurdo; d’altronde ogni idea di Oberyn lo era. Tuttavia, non era così male passare il tempo libero dai numerosi impegni da sbrigare, in maniera così produttiva e anche piuttosto intrigante. Il giovane drago lasciava che fosse la Vipera Rossa a dirigere i giochi dato che si trattava di una sua trovata.
- Dunque, eccoci di nuovo qui, mie splendide signore! Questa è la nostra seconda lezione e devo ammettere che non mi abituerò mai a vedervi vestite in tal modo – disse Oberyn con un pizzico di malizia, beccandosi un’occhiataccia da parte di Walter, giusto per ricordargli che una delle tre dame era sua cugina, un’altra sua zia e l’altra ancora la sua amata. – Ma bando alle ciance e cominciamo! Oggi il nostro allenamento consisterà nella formazione di coppie miste tra “istruttori” e allieve, in modo che possiate imparare più velocemente confrontandovi direttamente con uno dei migliori combattenti dei sette regni! Ora, a turno, ognuna di voi sceglierà il maestro con cui vorrà battersi. Cominciamo dalla meravigliosa lady Sansa Stark – disse Oberyn rivolgendo lo sguardo alla ragazza, la quale era non poco impacciata in quella situazione. Sansa neanche ci pensò sù e disse subito il nome di Walter. Egli le sorrise e le porse la mano per farla avvicinare. Dopo di che, anche le altre presero la loro scelta: Daenerys optò per il suo fidato ser Jorah, mentre Margaery per una delle Vipere della Sabbia.
Ogni coppia cominciò un combattimento isolato. Sansa, maldestra come non mai con quei vestiti da uomo, alzò in aria la spada di legno con l’intenzione di impugnarla. Walter non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere vedendo tale scena. Fu in quel momento che emerse di nuovo, dopo tanto tempo, l’animo da ragazzina permalosa di Sansa, quello più infantile e meno serio, meno influenzato da tutte le sofferenze che aveva vissuto. Mise il broncio offesa e utilizzò la spada come bastone per dare dei colpi a Walter, il quale non voleva decidersi a smettere di ridere. - Ok, ok, la finisco! Te lo giuro sugli antichi dei! – gli assicurò lui alzando le braccia in segno di resa e provando a trattenersi. Non appena riuscì a ritornare serio, le mostrò come impugnare l’arma. – Non devi reggerla come se fosse un pezzo di sterco o un cadavere. Devi maneggiarla con convinzione, senza timore di quello che può fare a te o ad altri. Ricordi come facevamo io e Jon?
- Sì, lo ricordo ma riprodurlo non è affatto la stessa cosa.
- Tranquilla, Sansa, non è difficile. Ci metti un po’ a capire, ma una volta che riesci diventi la migliore. Ricordi, no? – la incoraggiò lui rivolgendole un sorriso sincero.
- Se imparo a combattere posso uccidere uno di quei mostri?
- Potrai farlo. Ora concentrati su di me e non ridere.
- Non sto ridendo. Sei tu quello che sta ridendo.
- Hai ragione.
- Ho ancora una spada di legno in mano, Walter, e posso comunque usarla in qualche modo. Ci tengo a ricordartelo.
- Sì, lo so, perdonami, ora sono serio.
Dopo circa un’ora in cui Walter riuscì persino a far sferrare un colpo deciso a sua sorella e ad insegnarle a pararne uno, i soldati di guardia li interruppero e annunciarono una visita inaspettata. Il giovane drago non riuscì quasi a credere ai suoi occhi dalla felicità quando vide arrivare Arya verso di lui. – Ho interrotto qualcosa, ragazzi? – chiese la giovane lupa guardando tutti gli altri divertita.
- Una sorta di allenamento. Sei sempre la benvenuta qui, mia guerriera – le disse Walter raggiungendola insieme a Sansa, la quale la abbracciò.
- Sono a dir poco sorpresa di vederti vestita così, sorella! – esclamò Arya osservando l’abbigliamento della giovane.
- Sto provando ad imparare …
- Bene, bene, sembra che io mi ritrovi sempre più circondato da splendide fanciulle da quando sono qui! – le interruppe Oberyn rivolgendo uno sguardo curioso e intrigato sull’altra giovane Stark appena giunta. A ciò, Walter si avvicinò a lui con il volto ornato da un sorriso dei più agghiaccianti che avesse mai rivolto a qualcuno. – Se provi solo a rivolgere la parola o a sfiorare con un dito mia cugina, lo sai cosa ti aspetta, Oberyn. Lo sai. Devo dirtelo anche per Arya? O ti basta, dato che ho già dovuto minacciarti riguardo Sansa, Daenerys, Kirsten e Meera? Fortunatamente per Margaery non è stato necessario dato che il tuo minuscolo pizzico che fatico a chiamare “pudore”, ti ha almeno fatto intendere che non sarebbe stato il caso mostrare interesse per lei. Ma non pensare che con le altre tu possa prenderti certe libertà. Ti spezzo in due.
- Oh, andiamo, amico mio! Che razza di considerazione hai di me per essere così protettivo nei confronti delle tue amiche e familiari??
- La giusta considerazione, Oberyn – gli rispose Walter poi rivolgendosi a Brienne. – Lady Brienne, controllalo e riferisci tutto a me.
- Ovviamente, mio signore – rispose la donna.
- Ricorda: ti spezzo in due ma solo dopo averti reso un eunuco – lo minacciò nuovamente Walter mentre ritornava verso la sua amata cugina.
- È giunto il momento – gli disse lei semplicemente. Ma bastarono quelle parole per far intendere a Walter, il quale le lanciò un sorriso orgoglioso e di sfida. – Perdonatemi. Ho qualcosa da sbrigare con mia cugina – si congedò il giovane drago facendo segno ad Arya di seguirlo.
I due erano in mezzo all’enorme prato, dunque avevano tutto lo spazio che desideravano. Doveva essere tutto perfetto per quel momento tanto atteso, per il compimento di una promessa lontana.
- Allora? Sei pronta?
- Dovrei chiederlo io a te, fratello – rispose lei rivolgendogli un sorriso affilato e facendo roteare Ago su di sé ad una velocità estrema.
- Non attendevo altro – le disse attaccandola per primo. Lei lo aveva osservato innumerevoli volte combattere contro Jon quando era piccola, dunque sapeva quale fosse il suo stile di combattimento, quali i suoi punti deboli e quelli di forza.
Arya parò prontamente il colpo e iniziò a camminare circolarmente intorno a lui, guardandolo con un sorriso accennato. Appariva davvero come la padrona del mondo in quel momento. Walter non si scompose e la seguì con lo sguardo. Quando iniziarono a darci dentro, lui capì che Arya aveva uno stile molto simile al suo ed era stata la prima con la quale avesse combattuto a possedere uno stile così somigliante a quello che da sempre lo caratterizzava: era delicata, scattante, quasi invisibile per quanto veloce, abilissima e agile come una contorsionista. L’unica differenza era che lei era un po’ più selvaggia. Dopo un po’, Walter arrivò al punto di riuscire a fatica a tenerle testa. - Chi ti ha insegnato?
- Nessuno.
- Cosa hai vissuto? Voglio sapere.
- Dovresti concentrarti a combattere.
- Avverto come se tu abbia perso te stessa, sorella mia, e come se tu fossi riuscita a ritrovarti, nonostante tutto.
- Conosci gli Assassini Senza Volto?
- Ho letto di loro.
- Ho toccato il fondo e sono diventata Nessuno. Poi sono riuscita a risalire e a comprendere quale fosse il mio scopo. Sono riuscita a capire chi sono davvero e quale fosse il mio posto. Ho rincontrato Nymeria, ma non è voluta venire con me. Anche lei, proprio come me, ha trovato la sua strada. Non è più un’anima errante. Quando ho ucciso Walder Frey e vendicato la nostra famiglia, ho capito quale fosse la via che dovevo seguire, Walter.
- Quando si arriva ad oltrepassare livelli del genere si giunge anche a non esser più capaci di distinguere il bene dal male.
- “Il bene e il male non esistono finché ci sarà qualcosa da scegliere”. Eri tu a dirlo, no? Ad ogni modo, non preoccuparti: so quali sono i limiti da non valicare.
- Sono fiero di te.
- E tu? Tu hai trovato il tuo cammino da seguire? – gli chiese infine atterrandolo con un movimento fulmineo e puntandogli la lama sottilissima alla gola. Il ragazzo la guardò sorpreso dal basso, forse più per la domanda che per essere stato battuto.
- E se fossi destinato a rimanere un’anima errante? Un fuggiasco?
- Dovrai capirlo da solo – gli disse sorridendogli di nuovo e porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. – Ho aspettato tanto per battermi con te per la nostra promessa e perché sapevo che saresti stato l’unico che avesse una possibilità di battermi. Sapevo di avere ragione.
- Questo vuol dire che ti sei già battuta con tutti gli altri? Con Jon, Brienne, ser Sandor …?
- Sì. Mancavi solo tu.
- E sei riuscita a battere anche me.
- Finora sono stata l’unica che ti ha sconfitto?
- Ora che ci penso, sì. E posso affermare di non poter essere più onorato di così per esser stato sconfitto da te – le disse sorridendole fiero mentre la ammirava.
Quel momento idilliaco fu interrotto bruscamente dal suono assordante di un corno. Un rumore talmente forte da costringere i due cugini ad accovacciarsi per terra e a coprirsi le orecchie. Quel suono durò alcuni secondi, placandosi poi improvvisamente, e lasciando spazio ad un altro atroce rumore. Un urlo, questa volta. Un urlo di un drago. 
   
 
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