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Autore: Jordan Hemingway    18/10/2017    5 recensioni
Una città di cacciatori. Una faida secolare tra Gilde rivali. Una creatura che può essere avvicinata solo in sogno, due nemici giurati uniti da un incantesimo sbagliato e una coppia di impostori pronta a tutto pur di salvarsi la pelle.
Se i sogni si mischiano alla realtà tutto diventa possibile.
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul sito, ‘Cronache di Cacciatori’
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 4 Fight like a girl
 
 
Tre mesi prima
 
“L’incantesimo è impossibile da spezzare ma può essere modificato” affermò Rayla. “Ho avuto fin troppo tempo per studiarne i principi e credo di aver trovato il modo di cambiarne il funzionamento.”

Cecilia tirò un ricciolo e lo arrotolò attorno all’indice. “Non vedo come io possa esserti utile: in quanto faerie la mia magia è diversa dalla tua, è qualcosa di naturale. Quando non sono io,” indicò se stessa, “sono i miei corvi. E’ più uno stato di essere che un atto di volontà,” spiegò.

“Infatti non ti sto chiedendo di modificare l’incantesimo: non oso nemmeno immaginare il disastro che provocheresti.” La maga infilò le mani nelle tasche della tunica. “Voglio che tu e il tuo guardaspalle mi portiate Corin Lance e Mastro Valdemar. Vivi.”

Cecilia aggrottò la fronte. “Potresti farlo fare alle tue Schiere: sono loro i cacciatori.”

“Credi che non abbia mai provato?” Sbottò Rayla: il fermaglio sulla sua testa si spostò, facendo cadere alcune trecce rosse sulle sue guance. La maga le scostò bruscamente. “In tutti questi anni, cercando un modo per liberarmi da questa maledizione?”

“Maledizione…” Mormorò Cecilia sovrappensiero. “Non è la parola che avrei usato: se tu muori, io muoio con te. Se io vivo, vivremo assieme. Gli amanti di Terranera” chiarì di fronte allo sguardo di Rayla, “credevo sapessi leggere…”

“Risparmiami le tue citazioni, peraltro sbagliate.”

“Quindi conosci la storia.”

La maga la ignorò e ricominciò a camminare per la stanza. “Corin sa che io lo voglio in mio potere, come un tempo, e ha preso le sue precauzioni. Quanto a Valdemar, lui non esce mai da quelle dannate caverne.”

“Perché anche il Mastro?”

“L’unico modo per eliminare una Gilda, a Colle Storto, è costringere il Mastro a scioglierla davanti al Sindaco e all’Alto Consiglio dei Cacciatori.” La maga sbuffò. “Non siamo selvaggi purtroppo: abbiamo uno Statuto.”
 
°°°
 
“Disperderli è l’unica soluzione” considerò Tales. “A parità numerica le Luci sono impossibili da battere nelle grotte, anche sfruttando il passaggio che ho usato per arrivare fin qui: se dovessero scoprire che Corin e Valdemar sono stati rapiti ci sarebbero subito addosso.”

“Mi domando come mai a nessuno sia venuto in mente di tracciare una mappa completa dei tunnel.”

“Che bisogno hanno di una mappa? Nessuno è così stupido da rischiare di morire di fame e di sete in un labirinto di roccia sotterraneo.”

“Tranne un Minotauro.”

“Tranne un Minotauro e una donna corvo pazza alla caccia di una Medusa.”

“Vedo che inizi a capire il mio modo di lavorare” esplose allegra Cecilia con una nuova pacca sulla spalla buona di Tales. “Valdemar non si muove dalle grotte? Saranno le Schiere a scendere dal picco per fargli cambiare idea.”

“Mastro Sael ha accettato di rischiare che le Schiere entrino nelle gallerie?”

“Ha insistito perché i suoi migliori cacciatori ci aiutassero nel rapimento e ci tenessero d’occhio.” La faerie si strinse nelle spalle. “Vai a capire il perché.”

Tales tossicchiò.

“Fra due settimane allora.” Si accarezzò le corna scheggiate. “Se non il Nero ci divori prima che tu riesca a trovare la tua Medusa.”

“Per trovarla, l’ho trovata. Ho solo avuto qualche intoppo” ammise Cecilia.

Scuotendo la testa il Minotauro sospirò. “Perché la cosa non mi stupisce?”
 
°°°
 
“Cosa sai delle Meduse?” Domandò Rayla.

“Serpenti, sguardo di pietra – letteralmente – e carattere difficile?” Buttò lì Cecilia. La maga si massaggiò le tempie.

“Come prima cosa sono creature innaturali.” Sospirò. “Non esistono Meduse bambine o villaggi di Meduse, altrimenti sarebbe tutto più semplice. Sono il prodotto di una maledizione.”

“Da chi?”

“Mariti, amanti, maghi o alchimisti in vena di esperimenti… È necessario un potere notevole per cambiare una donna in Medusa: il loro corpo diventa quello di un mostro, la loro mente si spezza. All’improvviso tutto quello che amavano non c’è più, rimane solo la rabbia e l’odio per chi è rimasto normale.”

Cecilia alzò la testa. “Provi pietà per loro?”

“Pietà?” Rayla scosse il capo. “Per qualcosa che non esiterebbe a divorarti viva? Meglio una sana paura.”

Si avvicinò a Cecilia, costretta dalle circostanze a doversi coricare su un letto improvvisato fatto di fieno secco, e le porse il bicchiere di distillato.

“Una Medusa non può morire ma può essere uccisa,” aggiunse secca.

“Princeps Johannes la vuole viva.”

“Questo rende le cose più difficili. Se spezzi una mente durante un sogno il proprietario potrebbe morire nel mondo reale. Dovrai limitarti a soggiogare la sua volontà per capire dove trovarla e come attaccarla senza suicidarti.”

“Avrò bisogno dei tuoi cacciatori in quel caso.”

“Intanto trovala.” La maga aspettò che Cecilia ingurgitasse il distillato senza curarsi delle sue smorfie di disgusto.

“Spero che il sapore sia un segno di efficacia.”

“Ti aspettavi latte caldo con miele?”

“Te lo devo dire, Rayla Sael,” commentò Cecilia mentre le sue palpebre iniziavano ad abbassarsi, “più il tempo passa e più diventi acida.”
 
 

Era l’esperienza più strana che Cecilia avesse mai vissuto.

Un momento prima era nel laboratorio di Rayla e subito dopo si era trovata… Non sapeva nemmeno come definire il luogo in cui si trovava.

Le sembrava di fluttuare in un’ enorme nuvola che, lo sentiva, se manipolata si sarebbe trasformata in qualunque scenario avesse voluto.

Considerò per un attimo di ricreare casa propria ma decise che non era una buona idea.

Si trovava lì per lavoro dopotutto.

Lasciò che la sua mente si concentrasse sull’idea di Medusa, come le aveva insegnato Rayla, espandendo il proprio pensiero alla ricerca di qualcosa che vi corrispondesse.

Secondo Rayla le Meduse tendevano a dormire, se lasciate a se stesse, forse per rivivere nel sogno quello che non potevano più avere nella vita reale.

Perciò non sarebbe dovuto essere difficile localizzarne una.

I sensi di Cecilia, amplificati per effetto della pozione, sorvolarono varie entità: umani, faerie, creature di ogni specie che il sonno aveva portato fin lì. Nessuno però che si avvicinasse a una Medusa.

Attorno ai sognatori la nuvola aveva assunto forme a loro familiari: case e famiglie sedute attorno a un tavolo, bordelli, prati di colori sgargianti.

La faerie si avvicinò a una macchia di alberi attorniata da fiori: un laghetto e una siepe fiorita completavano il paesaggio idilliaco. Qualcuno era seduto sulla riva e osservava l’acqua chiarissima: uno dei pochi sognatori svegli. Una ragazza dai lunghi capelli neri, le mani strette attorno alle ginocchia, gli occhi fissi davanti a sé.

Qualcosa scattò nella consapevolezza di Cecilia.

Cercando di evitare che i propri pensieri fuoriuscissero dalla bolla della propria individualità – impresa non facile in un mondo fatto di pensiero puro – si sedette accanto alla riva a qualche metro dalla ragazza, la quale non la degnò di attenzione.

Forse sarà più facile di quel che credevo.

“Se credi che sarà facile catturarmi allora sei più stupida di quel che sembri.” Le labbra della ragazza bruna erano rimaste chiuse ma Cecilia non aveva dubbi sul fatto di aver individuato la sua preda.

“Ti facevo più…”

L’altra la fissò come se fosse un animale da circo. “Se ti aspettavi serpenti e denti affilati posso rimediare subito.”

“Va benissimo così” si affrettò a chiarire Cecilia. “Bel posto comunque. La tua casa?”

“Non ti riguarda."

Per la faerie si presentava un grosso problema: fino a quando aveva dovuto dare la caccia a un mostro assetato di sangue e vendetta non si era posta particolari problemi sulla moralità della spedizione.

Tuttavia quella ragazza era…Normale. Bella, molto bella, ma non sembrava sul punto di pietrificarla o aprirle la gola a morsi.

“Posso sempre provare.”

Inoltre pareva che le protezioni mentali della magia di Rayla non funzionassero per nulla con lei.

Capelli a parte le ricordava incredibilmente una delle ragazze con cui era solita incontrarsi in un certo bordello – si affrettò ad accantonare il pensiero prima di distrarsi – e quando lo capì si diede da sola della stupida.

“Hai assunto questa forma di proposito!” Se avesse potuto si sarebbe colpita la fronte con il palmo. “Stai cercando…”

“Di distrarti.” Il sorriso storto della Medusa annullò ogni somiglianza. “E ha funzionato bene.”

All’improvviso Cecilia si ritrovò immobilizzata – per quanto una mente che vaga in un sogno possa esserlo – mentre la voce della Medusa le risuonava in testa.

“Potrei aprirti per prendere i tuoi ricordi” sussurrava, “potresti svegliarti e non camminare più. Oppure potrei farti restare qui, chiusa in un limbo con i tuoi peggiori incubi.” C’era qualcosa di lascivo nel tono di quelle minacce, l’eccitazione di qualcuno rimasto solo per troppo tempo. “Ma sembra che per questa volta io debba lasciarti andare.”

Era davanti a lei e la osservava con occhi azzurri come il lago che aveva creato. “Non ritornare” la avvertì lasciando la presa.

Cecilia si riprese. “Perché non ne parliamo…?” Ma la ragazza era già sparita e la realtà, lo capì dalla morsa allo stomaco, la stava attirando di nuovo nel mondo reale.
 
°°°
 
“Intoppo non è la parola giusta.” Tales si coprì il muso con la mano. “Disfatta è il termine giusto.”

“Tu pensa a convincere Corin a far partire il maggior numero di Luci possibili per Chiras.” Con un sorriso Cecilia si alzò e si avviò verso l’orlo dello strapiombo. “Lascia che ai sogni ci pensi io.”

“L’ultima volta in cui ho sentito una frase simile ci ho rimesso un braccio e i gradi.”

“Finché non si tratta della testa va tutto bene, giusto?” La faerie si lanciò nel vuoto ridendo.
Uno stormo di corvi si alzò in volo e si disperse nel cielo privo di nuvole.


NdA: Grazie a chi è arrivato fin qui. In particolare, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito (io vi amo gente, davvero, e e spero di rispondere al più presto alle vostre recensioni). La canzone del capitolo è la soundtrack che collego a Medusa. Penso capirete il perchè. 
A presto!

 
  
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