18/10/2017
3 recensioniCollocamento temporale: Post 13x01 “Lost and found”
Genere: Angst, Introspettivo, Triste
Avvertimenti: Nessuno
N° parole: 268
Note: Buonasera :D
Premetto che non avevo previsto di scrivere questa storia. Ne ho lette un po’, qui sul sito, riguardanti gli ultimi avvenimenti di questa puntata d’inizio tredicesima stagione, e non avevo alcuna intenzione di metterci il carico da undici. Poi, però, parlando con una ragazza qui, che mi ha chiesto “come avrei descritto ciò che provava Dean”, il mio cervello ha cominciato a lavorare, sebbene non glievo avessi chiesto. In più, questa bellissima canzone dei R.E.M. ha cominciato a girare in loop dentro la mia testa – tanto da farmi sentire un po’ come Sam quando Lucifero gli cantava “Stairway to Heaven” a ripetizione – e, alla fine, è nata questa cosina. Non è niente di che, ma mi andava di condividerla. :) spero di aver fatto bene XD
E… niente, mi auguro che vi piaccia e di tornare un po’ più spesso da queste parti. Tempo a disposizione e ispirazione permettendo sarò ben contenta di farlo :D
Alla prossima!
Everybody hurts
When your day is long
And the night
The night is yours alone
When you're sure you've had enough
Of this life
Well hang on
Don't let yourself go
'Cause everybody cries
And everybody hurts sometimes
Sometimes everything is wrong
(Everybody hurts – R.E.M.)
Apre e chiude il pugno destro nel buio, stringendo e allentando la presa a seconda del dolore che sente.
Il braccio sinistro incuneato sotto la testa, Dean contempla il soffitto bianco della sua stanza nel Bunker, gli occhi che, nonostante la stanchezza accumulata negli ultimi giorni, proprio non hanno intenzione di chiudersi.
Il viaggio fino a Lebanon è stato lungo [1] e non ha mai voluto il cambio da Sam, perciò adesso dovrebbe dormire, eppure non ci riesce.
È distrutto, ma non è tanto la mano a fargli male, o l’occhio pesto, o la ferita sul labbro. Sente come un buco, al centro esatto del petto, una voragine di dolore e rassegnazione.
Lui e Sam sono soli al mondo: l’ha capito mentre guardava il corpo di Cas bruciare, le fiamme alzarsi e trasformarlo in cenere. Forse lo sono sempre stati, ma mai come in questa notte buia ne sente il peso sulle spalle.
Chissà se alla mamma è toccata la stessa sorte. O se sta soffrendo, se Lucifero la sta torturando con qualche suo giochetto.
È sicuro che non la rivedrà più. Proprio adesso che l’aveva ritrovata davvero… ma le cose belle, nella sua vita costellata di sofferenza e solitudine, sono effimere, fugaci. Durano il tempo di illudersi che esiste una luce, qualcosa di bello, una ricompensa per tutti i sacrifici compiuti. E come le stelle cadenti, al primo battito di ciglia sono già sparite, dissolte nel manto nero della notte.
Di un’altra cosa, però, è certo: ora che il mostro vive sotto il suo stesso tetto, spera che lo divori. E con lui tutta l’amarezza che sente dentro.
[1] La casa abbandonata dove si nascondevano Kelly e Castiel prima che lei partorisse è situata a North Cove, nello Stato di Washington. Per andare da lì fino al bunker – che si trova a Lebanon, in Kansas – sono necessari almeno un giorno e sei ore di viaggio.