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Autore: Switch    19/10/2017    8 recensioni
Zootopia.
Luogo dove predatori e prede vivono in perfetta armonia.
O almeno, così era all'inizio.
Molto, molto tempo prima. Prima che i predatori venissero umiliati e degradati.
*
Nick Wilde ha imparato a sottostare alle leggi ingiuste di Zootopia, ma non vuol dire che non possa fare del suo meglio per migliorare la vita dei predatori, a modo suo.
Ma tutto attorno a lui si innalza un fitto complotto e si ritrova a dover indagare per riscattare il suo "buon" nome e forse anche quello dei predatori. Con l'aiuto di una rigida e diffidente poliziotta. O meglio sotto la sua supervisione.
Un poliziesco dai toni noir, che denuncia un mondo cupo e abietto, dove la giustizia non è uguale per tutti.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Tematiche delicate
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Sahara Square era dall'altra parte di Zootopia.
Chilometri e chilometri di strada e poi sabbia rovente da percorrere.
Senza un mezzo di trasporto, rivestito di un pesantissimo costume di imbottitura di piumone e trascinandosi dietro una coniglia in piena crisi di identità, Nick pensò che probabilmente non sarebbe mai arrivato vivo alla meta e di certo non in tempo per sventare qualsiasi piano malvagio stesse per prendere atto.
Sarebbe morto prima per un colpo di calore o un malessere e almeno tutta quella storia sarebbe finita, pensava, e lui non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nulla.

Judy Hopps, tosta coniglietta dal sogno nel cassetto di poter dimostrare di valere quanto chiunque altro, a dispetto della sua statura e della reputazione calma della sua razza, era spezzata.
Qualcosa le si era spezzato dentro, probabilmente il suo senno, e continuava a seguire il finto montone stringendo mollemente la sua zampa, docile e infranta, mentre la testa era preda di paure e ansie della peggior specie.
Aveva sparato al suo capitano.
Aveva sparato al capitano Bogo, in pieno collo, mandandolo giù dritto in una paresi momentanea e vigile, costellata di allucinazioni probabilmente; le sue dita avevano reagito di propria volontà, quando lo aveva visto sollevare la sua pistola, pistola con proiettili veri, contro Nick: non avrebbe potuto permettere che gli sparasse, che lo uccidesse, senza fare niente.
E così il grosso bufalo si era accasciato ai suoi piedi, inerme, facendo tremare il terreno sotto la sua possente mole.
Quell'occhio attento, arrabbiato e sprezzante, l'avrebbe perseguitata per sempre.

Non era possibile che il capitano stesse male per il sedativo, continuava a ripetersi, era grande e una piccola dose lo avrebbe solo stordito per un po', si sarebbe solo risvegliato con un cerchio alla testa e un lieve capogiro, per certo.
Il peggio sarebbe arrivato dopo: Bogo avrebbe sicuramente dato loro la caccia con furia maggiore e rabbia, implacabile e instancabile, senza più remore o favori e una volta trovati li avrebbe gettati nella cella più oscura, gettando via la chiave. Chissà che non li punisse anche per ciò che avevano osato fargli. E loro non avrebbero mai trovato le prove per scagionarsi, era tutto vano, vano, sarebbero morti provandoci o tacciati per sempre come assassini e pazzoidi.
Nemmeno lei, una preda, avrebbe ormai potuto sperare nella clemenza, dopo aver preso così spudoratamente e accanitamente le difese di un predatore.
Se solo avesse potuto spiegare e far capire a quella dannata città quanto sbagliavano sui predatori.

Nick si fermò di colpo e Judy gli andò a sbattere contro, contro la lanugine finta e morbida, con un tonfo sorpreso.
Carotina, stai bene?” domandò premuroso, voltandosi a guardarla.
In un'altra occasione Judy avrebbe riso degli occhi preoccupati sotto l'enorme testa di riccioli di poliestere, ma in quel momento rimase congelata a fissarli, in stato catatonico.
Nick le poggiò una zampa sulla spalla e la scosse piano, chiamandola ancora.

Judy, tu mi hai salvato” disse infine, e il suo tono caldo di gratitudine incrinò appena la sua apatia.

Ricominciò a camminare, trascinandola ancora, ma Judy fu un po' più collaborativa e strinse la sua zampa con un po' di vigore.
Tu mi hai salvato e non parlo solo di poco fa, col tuo capitano. Mi hai seguito e mi hai spronato e mi hai sostenuto, mi sei rimasta accanto nonostante fosse pericoloso e folle e-” prese un respiro profondo, incerto lui stesso su cosa volesse dirle davvero.
Grazie, Judy” tagliò corto, e la presa di lei si fece più forte per un istante.
Sono sicuro che riusciremo a trovare le prove e che il tuo capitano capirà. Ce la faremo, ne sono convinto” aggiunse incoraggiato e incoraggiante.

Judy accelerò il passo e lo affianco, le spalle più indietro e il mento in alto, e lasciò andare un grosso sospiro; sollevò lo sguardo e gli lanciò un timido sorriso di scuse.
È già molto tardi, e Sahara Square è molto distante, dovremo prendere un passaggio” esclamò più baldanzosa, indicando con un cenno della testa davanti a loro.
L'integerrima poliziotta stava indicando una lunga fila di macchine in sosta.
E ormai Nick aveva capito l'antifona e non le disse la solita battuta, non era più il caso: avrebbero preso in 'prestito' una vettura e l'avrebbero aggiunta alle cose da mettere a posto una volta che fosse tutto finito, in coda a tutte le altre.

Judy forzò la portiera con pochi gesti calcolati e si inclinò sotto al volante, armeggiando con fili e cavetti, con una maestria dubbia; già una volta Nick aveva avuto l'impulso di chiederle dove avesse imparato cose del genere, perché era certo che non lo insegnassero all'accademia di polizia.
O forse sì, per quello che ne sapeva lui.

Mia sorella Charlene è un meccanico” la sentì dire con tono attutito, assorta nel suo compito, come se gli avesse letto nella mente. “E mio fratello George una volta ha forzato la porta di casa, era rimasto chiuso fuori e quella sera era uscito di nascosto e aveva bevuto birra di manioca fino a stare male, ma ovviamente è stato scoperto e si è fatto tre settimane di punizione a raccogliere ortaggi nei campi. Comunque poi ha insegnato a tutti noi come aprire le serrature, per gioco, anche se ognuno di noi poi l'ha usato per scopi diversi.”
Il motore partì con un ruggito possente e Judy si sporse un po' per mandargli un sorriso al contrario.

Avere 275 fratelli e sorelle può essere una seccatura durante le feste, ma ha una sua utilità, come vedi, impari le cose più disparate.”

Nick boccheggiò sotto il costume, ma lei non poté vederlo. Il solo pensiero di avere 275 fratelli era inconcepibile per la sua mente di figlio unico, casa Hopps doveva essere una bolgia, una stazione piena in cui non si poteva mai essere da soli, nemmeno per un attimo; però, non poté fare a meno di chiedersi, chissà quando dovesse essere bello avere sempre qualcuno con cui parlare, qualcuno da abbracciare, qualcuno di famiglia.
Un posto pieno di affetti in cui poter ritornare, sempre, a prescindere da tutto.
Judy lo stava guardando con attenzione, colpita dal suo mutismo, incerta.

Guido io, carotina, fai posto” le disse con sussiego, facendole un gesto con la zampa.

Partirono con uno spunto incerto, poi la macchina prese velocità e si allontanarono di gran carriera, con solo poche incertezze da parte di Nick.
Judy sedette rigida e in silenzio per gran parte del tragitto, ma attenta alla strada e a Nick, anche lui quieto e vigile.
Provò a fare mente locale, quello era lo stesso Nick che ventiquattro ore prima l'aveva fatta guidare verso Tundra Town, che non sapeva come fare, mentre in quel momento eccolo lì a prendere il coraggio e provarci, dopo aver fatto pratica quando l'aveva salvata da Koslov, e tutto sembrava così diverso, nonostante fosse passato così poco tempo.
Nick era diverso. E lei era diversa. E le cose tra di loro erano diverse.
E forse anche Zootopia era diversa, o forse lo era sempre stata e lei se ne era accorta solo grazie a tutto quello.
Cosa sarebbe successo una volta che tutti avessero scoperto quanto marcio e quanto ingiusto fosse il loro mondo?
Cosa sarebbe successo dal giorno dopo in poi?
A Zootopia, ma soprattutto a loro due?
Sentiva un'inquietudine crescere, come un presagio appollaiato sul cuore, che non la faceva respirare a fondo.

Il tragitto fu relativamente corto e arrivarono al confine con Sahara Square facilmente, il traffico ancora molto lieve: probabilmente nella sera si sarebbe intensificato, ma c'erano ancora molte ore prima delle celebrazioni e fortunatamente ancora pochi controlli.
Sahara Square era torrido, torrido da morire.
L'aria condizionata non partì immediatamente e Nick, ingabbiato nello spesso costume, era infradiciato di sudore già molto prima di poter vedere da lontano la sagoma del Tree Palm hotel stagliarsi contro l'orizzonte.
Lasciarono la macchina poco distante, certi che il proprietario avrebbe avvisato la polizia in poco tempo del 'furto', se non l'aveva già fatto, e percorsero l'ultima parte a piedi, cercando di non dare nell'occhio.

L'hotel era enorme, un grattacielo di acciaio, pietra e vetro che pareva ancora più alto in mezzo alla piattezza del deserto: la sua forma poi lo rendeva iconico, tutti conoscevano la gigantesca palma scintillante nel sole, svettante verso il cielo.
Essendo l'hotel più prestigioso e lussuoso, era normale che fosse sempre molto frequentato, ma in quei giorni, a causa delle celebrazioni, molti mammiferi erano arrivati dagli angoli più remoti, occupando quasi tutte le stanze disponibili; c'era un gran via vai alle porte, che li fece ragionare per la prima volta su un particolare a cui non avevano seriamente pensato prima: come sarebbero entrati, senza dare nell'occhio?

Rimasero bloccati a rimuginare all'angolo del palazzo, cercando vano refrigerio all'ombra, osservando attentamente attorno.
C'erano ancora poche guardie in giro e ancor meno poliziotti, ma Judy era purtroppo abbastanza conosciuta per alcuni clamorosi arresti fatti e il travestimento di Nick non avrebbe ingannato nessuno una volta oltrepassate le porte; una volta tolto poi, tutti avrebbero riconosciuto il muso del ricercato numero uno del momento.
Come poter entrare indisturbati?
Tra le varie opzioni c'era intrufolarsi nelle cucine, ma erano entrambi certi che anche quei locali fossero pesantemente sorvegliati, per non rischiare avvelenamenti o manomissioni del cibo a cinque stelle.

In quel momento arrivò un piccolo furgoncino bianco, candido e immacolato, con un logo sul fianco a cui non prestarono davvero attenzione: furono invece attratti dal fattorino che spalancò le portiere posteriori, rivelando un numero eccessivo di valigie, dalle dimensioni notevoli; Judy sarebbe entrata facilmente anche nel beautycase, ma erano comunque così grandi che anche Nick avrebbe trovato comodamente posto in una qualsiasi delle più piccole.
L'unico problema era: come arrivarci?
Judy voltò il capino a destra e a sinistra con frenesia, saltellando appena sul posto. Le serviva un'idea, un'idea al volo.
La mente era un completo foglio bianco.
Saltellò sempre più freneticamente, il respiro corto.
E nel panico che la avvolgeva, l'unica idea fu un'idea stupida.
Ma era appunto l'unica idea.

Coprimi un po' con quel pelo finto” ordinò a Nick, cercando di nascondercisi dietro.
Lui obbedì e si accorse che lei trafficava incerta con la zip del giubbino leggero, ma forse sussultava per l'adrenalina.

Quando te lo dico, tossisci forte, ok? Un rumore improvviso e forte” aggiunse Judy, sistemandosi meglio alle sue spalle.
Nick era un po' confuso, forse aveva capito cosa lei volesse fare, ma non ebbe il tempo per farle domande o fermarla, perché lei gli diede il segno vocale: Nick tossì forte, il suono si amplificò grazie alla testa di imbottitura, ma riuscì a sentire la lieve detonazione che i batuffoli di poliestere non riuscirono ad attutire completamente.

Un flebile barrito riempì l'aria rovente e contemporaneamente sentì un tremolio sotto le zampe e Judy urlare ancora nascosta alle sue spalle:
Cielo, quell'elefante si è sentito male, aiuto!”
Tutti i mammiferi riversi in strada e anche quelli nella hall dell'hotel si allertarono immediatamente, correndo tutti verso il pachiderma appena caduto al suolo, chi chiamando un'ambulanza, chi cercando di prestare immediato soccorso.

Il pachiderma era riverso al suolo, ma ancora cosciente, l'enorme mole avrebbe smaltito e trattato il sedativo della pistola di Hopps come un lieve capogiro e debolezza degli arti per un'ora al massimo.
Judy comunque non era fiera di quello che aveva fatto.
Prese la zampa di Nick e lo trascinò di corsa verso il furgone, approfittando del parapiglia, mormorando sotto voce:

Gli manderò un cestino di fiori. Anche di frutta. E ci aggiungerò dei palloncini” ripeté a mo' di scuse, per calmare il suo animo colpevole.


C'era una grande confusione. Dentro, intorno, fuori.
Ad un certo punto le luci si erano mescolate una con l'altra, i suoni si erano accavallati uno sull'altro, la mente sembrava una luce ad intermittenza, portandolo da un mondo di oblio ad una leggera coscienza confusa e nauseante.
Hector Bogo odiava non avere pieno controllo di sé e nelle sporadiche prese di coscienza odiò il mondo con ancora più intensità di quanto non facesse solitamente; nel delirio iniziò ad odiare anche Judy Hopps, e lei era quella che tollerava di più, il che era tutto dire.
Aprì gli occhi su un soffitto luminoso tanto da essere asettico, e rimase qualche attimo a guardare un lieve sfarfallio in una delle lampadine.
Dio, odiava anche quello.

Non abbiamo tutto il giorno, bell'addormentato” sbraitò una voce sgradevole alla sua destra.
Torse appena la testa confusa e posò lo sguardo sul grugno di Sirbon, impalato lì di fianco insieme a Wart e Sus, tutti e tre con a stessa identica espressione di sufficienza.
Ora, risvegliarsi in quel modo era già abbastanza per renderlo di malumore perennemente, senza mettere in conto ciò che era successo prima.

Era incosciente in mezzo alla strada” lo informò Sirbon con sgarbo, come se lui già non lo sapesse.
Ovviamente però il facocero voleva sapere il perché.

Bogo riuscì a frenare il forte senso di nausea quel tanto da mettersi seduto, così da poter torreggiare sui membri della T.U.S.K.; era nell'infermeria della centrale, riconobbe i muri bianco sporco e la macchia scura sul pavimento che tutti si erano domandati almeno una volta se fosse o no sangue rappreso.
Respirò a fondo un paio di volte, pesantemente.

Hopps mi ha sparato un tranquillante” sputò fuori, digrignando i denti al vedere i loro brutti musi aprirsi in un ghigno.
Si trovò a dover spiegare controvoglia tutto quello che era successo, le zampe strette a pugno, e lo sguardo spaventato e tuttavia deciso di Hopps gli balenò alla mente più e più volte, tormentandolo.

Sirbon grugnì di perversa soddisfazione, tronfio e ancora più odioso del solito.
La poliziotta è complice, ma lo sapevamo già” disse, con sufficienza, tirandosi su la cintura.
Bogo avrebbe potuto provare a difenderla, a dire che probabilmente era soggiogata o che le avevano fatto il lavaggio del cervello, ma il mal di testa e il senso di pressione dolorosa nelle orbite degli occhi non gli rendeva facile provare compassione o empatia verso chi gli aveva sparato in pieno collo, plagiata o meno.
Avrebbe seguito Wilde e Hopps con così tanta dedizione che avrebbero dovuto guardarsi le spalle anche da loro stessi e una volta presi non era certo di cosa gli avrebbe fatto.

Un telefonino trillò nel silenzio e Bogo si accorse solo dopo qualche attimo che la suoneria era la sua e frugò con fastidio nelle tasche finché non lo trovò, portandolo all'orecchio.
Hector!”
Giselle? Cosa-” rispose preoccupato per il torno allarmato di lei.
Lo sa che ore sono? Ho provato a chiamarla almeno dieci volte, che è successo?”
Bogo corrugò la fronte nel suo solito cipiglio e scostò appena in telefono per osservarlo con un'occhiata attenta e osservare l'orario.
Erano le cinque e un quarto, notò con orrore.
Era in ritardo per il suo servizio d'ordine all'hotel di un'ora e quindici minuti. Inqualificabile.
Avrebbe messo anche quello sul conto di Hopps.

Riportò in fretta il telefono all'orecchio, preparandosi alle scuse.
Giselle, sono mortificato, io-”
Hector. Corra qui, senza altre scuse. Il sindaco è fuori di sé e ha maltrattato il povero Lionheart malamente, solo per averle portato il tè troppo caldo. Corra qui o non credo che risponderà più di sé!”
Bogo riuscì a sentire tutta l'urgenza e la preoccupazione di Swinton, anche da così lontano, ma il pensiero di Wilde e Hopps, di doverli seguire dopo averli avuti così vicini, rendeva il pensiero di lasciare tutto più difficile.
Avrebbe dovuto lasciare tutto nelle mani della T.U.S.K. e non poteva non pensare che qualsiasi rabbia o remore avesse per la sua sottoposta, non meritasse comunque un destino simile.
Avrebbe però osato disobbedire ad un ordine diretto del sindaco?

Le dica che sto arrivando” soffiò fuori con rassegnazione, suo malgrado.
Grazie, Hector” fu la replica soddisfatta della maialina.

Chiuse con più stizza di quanto avesse voluto mostrare a quei maledetti e si affrettò ad alzarsi per lasciare la stanza.
Ci penseremo noi a Wilde e alla sua poliziotta, capitano” esclamò a sfregio Sirbon mentre lui si dirigeva verso la porta senza far trapelare il capogiro che ancora lo scuoteva.
Ah, e quasi dimenticavo: Clawhauser è scappato portandosi dietro Finnick Fox, ci occuperemo anche loro, data la sua incompetenza” sibilò minaccioso, un tono sadico che pregustava chissà quali propositi.
Bogo si congelò con una zampa sulla maniglia e non poté fare a meno di lanciare un'occhiata indietro, sorpreso.
Clawhauser era evaso? Come- quando-... poteva credergli o era solo una scusa per coprire qualche brutale delitto commesso contro il pacioccoso ghepardo, al fine di insabbiare tutto?

Aprì la porta e sparì oltre l'uscio, chiudendola con un colpo secco.
Stava tutto scivolandogli dalle zampe, e tra quello che voleva fare e quello che doveva fare ormai c'era un abisso enorme.
Poteva scegliere da quale parte saltare?

Il telefonino vibrò brevemente e Bogo lo controllò con sorpresa.
Un messaggio dal 'cappellaio matto', come lo aveva ribattezzato.

Coraggio, capitano, i pezzi sono quasi tutti al loro posto. Presto sarà tutto finito.”
Il messaggio forse voleva essere in qualche modo incoraggiante, ma risultò invece come un orrido presagio.

Bogo stava per rispondere in malo modo, quando un'idea gli balenò nella mente ancora mezzo annebbiata.
Digitò in fretta, come se temesse di perdere quel pensiero se non lo avesse buttato giù.

Clawhauser?”

Attese con uno strano magone, nel corridoio deserto, un lieve batticuore sottopelle.
Il telefonino vibrò di nuovo, Bogo lesse la risposta e si allontanò a grandi falcate, lasciando la centrale, una fretta indiavolata che lo animava.


Note:
Buona notte a tutti.

Sono tornata, non vi abbandonerei mai.

Siamo quasi in dirittura d'arrivo, ma questo non vuol dire che non ci siano ancora tante cose da dire, anzi! I nostri stanno per infiltrarsi, andrà tutto bene? Bogo è fuori di sé e sta per raggiungerli senza saperlo. E Ben è alla macchia con Finn! Vecchio e scaltro ghepardone. Avete capito come è scappato? 

Vi abbraccio forte, al prossimo capitolo!


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