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Autore: Dharkja    19/10/2017    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Sayreville, New Jersey,

 

Agosto 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi ma li richiuse subito dopo; volle godere di quella piacevole sensazione d'inquietudine che s'impadroniva del suo corpo ogni volta che leggeva quel nome sul display del suo telefonino, di quell'ansia che l'accompagnava nell'attendere quel segno di spunta, prova inequivocabile che i suoi messaggi erano stati letti; stava imparando a conoscere e ad accettare queste sue “somatizzazioni” come le chiamava lui. Il suo proverbile autocontrollo, la sua attitudine naturale a voler sempre controllare ogni cosa e persino la sua inflessibile autostima, stavano ora facendo spazio ad una arrendevolezza verso qualcosa che non poteva più controllare o variarne il naturale decorso.

 

Aveva poi fatto tutto di fretta la sera prima, salutando i fans all'incontro in modo superficiale e distaccato, perchè desideroso quanto prima di appartarsi nella speranza di messaggiare con lei, tanto che persino Andreas, aveva avuto da ridire su quell'atteggiamento ai suoi occhi decisamente non professionale, lui che lo conosceva da una vita e che non aveva mai avuto la necessità di esprimere simili osservazioni per il semplice fatto che non ce n'era mai stato bisogno. Bill era sempre stato irreprensibile sotto tutti i punti di vista; ma ora qualcosa era davvero cambiato ed aveva capito che il suo amico stava attraversando un periodo particolare, tanto che lo stesso Bill gli aveva accennato di una ragazza a cui teneva molto e che desiderava con tutto se stesso rincontrare; quella sera dopo una cena tra amici poi, fumando una sigaretta nel terrazzo del suo appartamento a Berlino, il suo amico si era aperto di più confessandogli che mai come prima aveva preso una sbandata per una ragazza con cui sì e no aveva parlato per nemmeno una ventina di minuti. Andreas lo stava ad ascoltare, cercando di mantenere una posizione neutra e provando a capire quanto questa infatuazione secondo lui avesse una reale consistenza fino a sfiorare la presa in considerazione che si trattasse di un vero e proprio innamoramento. L'ardore nei suoi occhi, l'evidentissimo coinvolgimento emotivo quando la descriveva e l'appassionato trasporto con cui sottolineava il racconto di alcuni momenti del loro incontro casuale al parco, il tono della voce ora più calda e sensuale e quel modo delicato di gesticolare che enfatizzava ciò che lui gli stava raccontando, lo convinsero senza esitazione.

 

Restava tuttavia il fatto che un atteggiamento come quello della sera prima nei confronti dei fans, fosse a suo avviso qualcosa di assolutamente impensabile e controproducente da ripetersi in futuro; si augurava pertanto che quanto prima Bill riuscisse a scindere la vita professionale da quella privata, esattamento come aveva sempre fatto.

 

 

 

 

Sentiva solo il rumore delle ruote del bus sull'asfalto che avanzava sull'autostrada in direzione Saint Jean Sur Richelieu e il respiro regolare di suo fratello che, nel lettino accanto a lui, dormiva beatamente col viso angelico calcato sul cuscino e la cascata di cornraws sparsa disordinatamente sulle spalle rilassate.

 

Rilesse per l'ennesima volta quel messaggio.

 

- Anche se era stata la mia prima volta, quel giorno pur di raggiungere le cascate, feci qualcosa mai fatta prima: m' inzuppai letteralmente sotto la pioggia ed il bello è stato che non riuscii nemmeno ad arrivarci!-

 

Spostò lo sguardo sulla gallery aggiornata e vide un bellissimo disegno che la ritraeva di profilo: era interamente fatto a matita, ma la grafite era così sapientemente sfumata che pareva fosse una foto in bianco e nero. Il ritratto portava la sua firma ed un commento.

 

- Stasera piove e la pioggia ispira i miei disegni. Grazie per la foto, ti voglio bene-

 

Si alzò dal letto per andare in cucina a prendere un pò di acqua e si sedette accanto al finestrino. Fuori era buio pesto e solo in lontananza s’intravedeva qualche piccola luce proveniente da qualche centro abitato; riattivò il display, non sapeva se lei fosse in linea, in Italia non dovevano essere nemmeno le dieci e mezza del mattino, ma in piena estate dubitava stesse a casa smanettando al Pc o dal cellulare; forse era sdraiata nella calda sabbia di Maiori a godersi il sole o immersa nelle sue limpide acque cristalline a rinfrescare la sua pelle accaldata. Ovunque fosse desiderava sentirla, stabilire un contatto con lei.

 

- E' stato pur sempre un tentativo, ed è questo quello che conta. Poi il risultato finale, beh, quello dipende - le rispose.

 

Si spostò sulla sua posta elettronica e diede un'occhiata alle e-mail in arrivo, attendendo fremente una risposta che non tardò ad arrivare.

 

- Ehi, ciao! Avevo messo in pratica senza saperlo quanto mi avevi scritto l'altra sera. Si lo chiamerei tentativo appunto, anche se l'indomani ebbi però la febbre a trentotto!-

 

Lui sorrise commentando sinceramente dispiaciuto quelle conseguenze e continuò – Credo di sapere dove ti trovi e francamente ti sto invidiando da morire! - azzardò- Da queste tue ultime foto e da queste splendide spiagge...beh, è difficile immaginarti altrove-

 

- Magari, ma oggi niente mare, ho l'ultima sessione di acquagym prima che chiuda per la pausa estiva, ma ci andrò dopo cena. Amo vedere il mare di sera al tramonto o al mattino prestissimo all'alba. Forse per te è più complicato ad Amburgo-

 

Amava anche lui il mare, aveva imparato ad amarlo fin da piccolo, grazie a mamma Simone e papà Jorg e a quando ancora erano una famiglia normale, felice e spensierata e trascorrevano le vacanze estive nell' isola di Sylt: ricordava quelle lunghe spiagge, le sue corse a perdifiato su quella sabbia calda e bianchissima e quelle nuotate a gara col gemello fino ad arrivare stanchi morti alla sera quando, soddisfatto ed in pace con se stesso, si metteva ad osservare quasi in religioso silenzio quei tramonti pittoreschi in cui l'mmensa distesa d'acqua all'orizzonte si trasformava in un accecante polvere di stelle. Ricordava poi che si svegliava presto al mattino, prima di tutti gli altri, per andare verso la piccola finestra accanto al suo lettino e rapito dalla magia che stava per compiersi, guardava quel magico rito del sole che sorgeva. Lipsia non offriva tramonti o albe così eccezionali, non vedeva il sole ergersi o calare sull'orizzonte libero ed infinito come amava ammirarlo lui: i suoi raggi finivano sempre per frastagliarsi sull'infinita distesa dei tetti delle case e la palla infuocata farsi spazio tra le sagome della città. Ora che era cresciuto le cose erano cambiate, ma le emozioni e le sensazioni che provava davanti a ciò che la natura poteva regalare non erano cambiate, erano forse l'unica cosa che ancora riuscisse a stupirlo come quando era bambino.

 

- Non si può non avere nessuna emozione davanti ad un tramonto o un'alba, è qualcosa di indescrivibile: magia, energia è questo che sento. L'alba sembra promettere speranza, il tramonto invece è il momento del silenzio, dei pensieri, della malinconia, il placarsi degli affanni quotidiani. Molte persone non fanno più caso a queste cose o non hanno la sensibilità necessaria per apprezzarle, ma probabilmente è la stessa vita frenetica che facciamo che ti porta a questo – poi aggiunse imbarazzato ed accorgendosi che forse aveva esagerato con le sue riflessioni -scusami, non volevo annoiarti-

 

- Perchè ti devi scusare? E' bello ciò che hai scritto. Forse quando si cresce è così: siamo presi da altre cose, lo vedo dai miei genitori, il lavoro porta via loro gran parte del tempo. A stento riescono a guardarsi in faccia quando ci siedevamo tutti insieme a tavola -

 

- Siedevamo?-

 

- Si, ora vivo a Modena per via dello studio ed insieme alla mia amica Elena, condivido un piccolo appartamento. C'è anche mio fratello ma vive per conto suo, pertanto a Maiori rientriamo ogni tanto-

 

Sorrise ricordandosi subito di quella ragazza dai capelli chiarissimi e dagli occhi di ghiaccio che conobbe insieme a lei quella sera, oggetto nei giorni seguenti, dei deliri sessuali di suo fratello.

 

- Vi assomigliate? Intendo tu e tuo fratello- chiese di getto.

 

- Ci assomigliamo abbastanza, anche se Elena dice sempre che lui è più bello-

 

Era scontato che Bill non condividesse il punto di vista dell'amica, ma riuscì ad ottenere l'informazione che cercava.

 

- E magari lo dice perchè sotto sotto le piace tuo fratello, quindi non è un parere del tutto obiettivo ...- scrisse ridacchiando - Ora che ricordo ho visto una foto di te con due ragazzi...-

 

- Non ci conosciamo ma già percepisci anche tu da così lontano, queste stesse vibrazioni? Temo abbia ragione tu, lei non lo vuole ammettere apertamente ed i suoi pareri sono nettamente di parte....- rispose sorridendo a sua volta - Si, quello a sinistra è Mirko e l'altro è un nostro amico- non aggiunse altro. Si ricordò però dei due nomi scritti nella didascalia e per esclusione capì chi fosse Massimiliano; evitò tuttavia di fare ulteriori domande.

 

< ed il tuo amico che parere potrebbe aver espresso su di te? Io un'idea ce l'avrei .... un amico che ti sta troppo vicino però per essere solo tale< pensò infastidito.

 

- Comunque ho sentito parlare di Modena come di una gran bella città- scrisse fingendo di non conoscerla- Da noi il mare è un po' distante, forse un centinaio di chilometri dalla città, però abbiamo ampie spiagge lungo il fiume d'Elba. Poi c'è il lago Alstersee, dove si praticano vela e canotaggio, l'hai mai sentito nominare? Non abbiamo spiagge meravigliose come le avete voi, e per ora mi dovrò necessariamente accontentare di quello che mi offre il New Jersey, perchè è qui che sono ora! - osservò sforzandosi di cambiare umore.

 

Attese un bel po' prima che rispondesse e nel mentre dette nuovamente un'occhiata a quella foto. Era inutile girarci intorno, ma era anche assurdo provare qualcosa di molto simile alla gelosia verso una persona che in fin dei conti non conosceva se non da pochissimo, ma sopratutto 'non esisteva' nel senso che non condivideva nulla della sua vita, se non questi messaggi; eppure il suo cuore percorreva la strada nettamente opposta: lei ora era lì, con lui, anche se a mille miglia di distanza, riusciva a 'sentirla'.

 

- New Yersey? Sei lontanissimo dall'Italia! - rispose dopo un bel po'.

 

- Sì, sono qui per lavoro, mi manca Amburgo-

 

> E mi manchi tu, mi mancano i tuoi occhi, il tuo viso, il tuo profumo, tu che ora sei lontana anni luce da me<

 

Sì sentì banale, di un banale assurdo.

 

Avrebbe voluto essere più profondo, dirle o chiederle mille altre cose, aveva fretta di sapere, di conoscere più che poteva su di lei; avrebbe voluto semplicemente sapere se fosse felice o triste, cosa avesse mangiato a colazione o cosa avesse sognato quella notte o se il suo cuore era già di un'altro. Avrebbe voluto semplicemente chiedere come stesse: ma non lo fece , non fece niente di tutto questo. Aveva paura di sbagliare o di farle domande inopportune. Era ancora presto, troppo presto. Si limitò invece a discutere dei suoi gusti musicali ed a confessarle la sua passione per Nena, David Bowie, Prince e Keane, a dichiararle il suo amore smisurato per la musica, il canto e la moda e scoprire, con una punta d'invidia e di gelosia, che lei era fan di Enrique Iglesias e di Michael Jackson. Fu persino sul punto di chiederle se avesse almeno mai sentito nominare i Tokio Hotel, facendole credere che ogni tanto ascoltasse qualche loro canzone, ma poi, la voce del suo orgoglio prevalse mettendolo a tacere.

 

- Modena è semplicemente bella, la gente, la sua storia, dovresti visitarla, ne vale davvero la pena, comunque grazie, disegnare è una delle mie passioni insieme allo sport. Lo pratico da quando ero piccola, mi fa star bene. Quindi lavori? -

 

- Non vedo l'ora di venire in Italia allora – il cui unico scopo era ovviamente tutt'altro che guardare le bellezze architettoniche della città ed aggiunse - Canto in un piccolo gruppo, ci dilettiamo a suonare insomma-

 

Lì si fermò, temette la valanga di domande in arrivo, sapeva che sarebbe successo e non voleva mentirle del tutto, non ci sarebbe riuscito, voleva trovare un giusto compromesso.

 

- Quel ritratto sembra davvero una fotografia - continuò - all'inizio ho pensato fosse uno scatto fotografico. Incredibile! Mi chiedo come tu faccia a renderlo così vero! Ammiro le persone che coltivano una passione. Non è facile restare costanti in qualcosa nell'arco della vita. Solo la passione ci può fare questo dono.

 

- Dunque canti! Oh, dev'essere così eccitante - e continuò – Beh, lo scatto spontaneo della mia amica mi era piaciuto. Comunque, in genere non amo disegnarmi, non mi trovo così interessante tanto da ritrarmi. Come vi chiamate?-

 

Rilesse più lentamente quelle poche righe che gli aveva scritto perchè credette di aver afferrato male il senso della frase, d'altronde il suo inglese non era ancora perfetto e forse non lo era nemmeno quello di Giulia, ma si dovette ricredere; avrebbe volentieri aggiunto un qualche apprezzamento sulla sua bellezza ma evitò del tutto, rabbrividendo al ricordo di quel primo messaggio inviatole in cui spudoratamente l'aveva riempita di complimenti.

 

- Il canto, beh la verità è che ti deve piacere e sì, un po' devi essere portato - fece una pausa e pensò velocemente ad una risposta da darle - Ci chiamiamo Delvilish -

 

Aveva già inviato il messaggio quando riflettè che aveva agito d'impulso. Forse non era stata una buona idea, ma in fondo era stata una mezza verità. D'altronde il suo nickname portava lo stesso nome.

 

- Devilish esattamento come il tuo nick...tutt'altro che angelico!- scrisse ridacchiando - Allora cantare ti deve piacere da matti!-

 

- Sicuro! Diciamo che non potrei stare senza-

 

Sentì Gustav russare dal fondo del corridoio e pensò a quanto il suo amico se ne fregasse di certe sottigliezze della vita.

 

Guardò fuori dal finestrino e notò che il cielo stava iniziando a rischiarare, segno imminente che l’alba era ormai alle porte.

 

- Fate già concerti in giro per le città?-

 

Quella domanda lo divertì, tuttavia su questo punto dovette necessariamente mentire, precisando che le loro performance erano limitate a qualche piccolo locale privato. Si consolò pensando che in fondo anche quella era una mezza verità.

 

- Allora mettiamola così Devilish: se mai dovessi diventare famoso e te lo auguro, mi dovrai invitare ad un tuo concerto, ad una condizione: mi dovrai riservare la prima fila, sarò un giudice severissimo- la frase fu accompagnata da un emoticon spiritoso.

 

> Cantare con i tuoi occhi davanti ai miei, non so quanto potrei resistere...< pensò e la sua mente cominciò a calvalcare pensieri bizzarri mentre volse lo sguardo ormai sognante, verso quelle praterie sufficientemente scure ma ancora prive di orizzonte che con quel cielo sconfinato, parevano formare una tavolozza monocromatica.

 

> Giulia...se solo sapessi... se solo fossi qui davanti a me... forse per la prima volta in vita mia morirei di vergogna nel fare ciò che ho sempre fatto e per cui mi sento nato di fare … tu fai perdere tutte le mie certezze, le mie sicurezze ... ma potrei però forse dirti che sei già la mia ispirazione più autentica e tu sola ormai sai come farmi morire, rinascere e morire, ancora e ancora, tutte le volte...perchè è quello che fai ogni volta, inconsapevolmente... si, tu lo stai già facendo e nemmeno lo sai, oh sì se lo stai già facendo...<.

 

- Molti con me hanno perso le scommesse - scrisse poco dopo ritornando in sè – mantengo le promesse e non credo che ci vorrà molto tempo, quindi tieniti pronta ma tu, dovrai ricambiare il favore-

 

- Mh, sentiamo-

 

- Mi dovrai riservare un posto tranquillo e un po' in disparte in aereo, sai quelle zone riservate ai vips, lontano da occhi indiscreti? Beh per una hostess non dovrebbe essere una richiesta impossibile da fare al suo superiore - scrisse divertito.

 

- Ok, ma t'informo che se sarai così famoso probabilmente sarà tutto più facile – rispose divertita – ma farò del mio meglio per sistemarti in un luogo appartato dell'aereo per evitare inutili fastidi da parte di gente troppo curiosa, caro futuro Rocker! Pensa poi agli effetti collaterali positivi: sarai sommerso ovunque da folle di ammiratrici ed ammiratori, non saresti felice per questo? E poi la maggior parte dei Vips sono persone molto vanitose, se la tirano insomma, spero solo che non ti omologherai alla massa. ;-D-

 

Bill sorrise, sapeva di essere ben lontano dall'essere vanitoso, presuntuoso; amava suscitare ammirazione, provocare, sedurre, rompere schemi e ruoli, faceva parte della sua natura, del suo essere, ma sapeva dove e quando fermarsi. L'umiltà era la prima cosa che sua madre gli aveva insegnato; ed era forse grazie a questo che nel tempo acquisita maggior consapevolezza di sé, non era mai arrivato al punto di magnificare se stesso.

 

- Ok, ma non perdiamoci di vista, se no l'invito poi, come potrei fartelo?-

 

- Osservazione logica, ma con calma però, ci vorrà tempo! Ora ti lascio, scappo, è tardissimo. Ah, potrei sapere almeno il tuo nome?-

 

Lui rifflettè un istante: escludendo ovviamente il suo primo nome partorito dalla fervida immaginazione del gemello, si azzardò a darle il suo reale nome di battesimo.

 

-Wilhelm? E' troppo complicato .. potrei chiamarti Will? Willy?-

 

In fondo si trattava di cambiare la B con W.

 

- Sicuro, gli amici più intimi mi chiamano Willy- Strizzò gli occhi per l'idiozia appena scritta.

 

- Vada per Willy. Ora però devo proprio lasciarti-

 

- Passa una bella giornata-

 

E dopo ci fu nuovamente il buio. Si sentì stupido: un sentimento di sfiducia iniziò a pervaderlo, mentre un'altro aspetto della faccenda a cui non aveva pensato iniziò a battere come un picchio dentro la sua testa e a cui avrebbe dovuto provvedere quanto prima: per quanto tempo lei avrebbe continuato a scambiare messaggi con un utente che mai si sarebbe palesato in una fotografia?

 

Allungò lo sguardo fuori dal vetro: seguì un lungo istante di silenzio quasi irreale. Non sentiva più nemmeno le ruote correre sull'asfalto, nè il battito del suo cuore che fino allora sembrava volesse uscire dal suo petto.

 

Attivò il block notes del suo telefonino e scrisse poche frasi.

 

 

 

Il cielo sta cambiando

 

E' te che vorrei sentire

 

le promesse

 

il momento per te e per me

 

t'incontrerò dall’altra parte

 

Come un cavaliere fantasma**

 

 

 

 

Gli occhi iniziarono a bruciare per la stanchezza ma quel cielo che all'orizzonte stava assumendo i colori più stupefacenti catturò tuttavia la sua attenzione: l'azzurro ormai pallido stava striandosi di oro mentre il sole, allungando i suoi raggi ancora incerti tra frammenti di nuvole scure, stava colorando timidamente la terra di un arancio impalpabile.

 

Pensò a quanta perfezione potesse esistere in natura e a quanti avessero la sensibilità di coglierla: scattò la foto e scrisse due righe nella didascalia e quando premette il tasto d'invio per pubblicarla sul suo account, si accorse che le lancette del vecchio orologio tondo, appeso alla parete di fronte a lui, avevano appena segnato le cinque e trentadue: fu in quell'istante che realizzò di non aver riposato niente in tutta la notte.

 

Appoggiò la testa sullo schienale della poltroncina e fissando per un po' quella silenziosa dedica, si addormentò.

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

 

 

 

Tra due giorni sarebbe stata la notte di S.Lorenzo. C'era sempre qualcosa di magico e misterioso nel guardare il passaggio di una cometa , ma quell'anno, a detta degli esperti, il chiarore della Luna col suo primo quarto e quello di Piena, avrebbe disturbato l'osservazione del passaggio dello sciame delle Perseidi.

 

Col naso all'insù e da quella piccola insenatura con le luci del lungomare che si riverberavano sul bagnasciuga, Giulia si divertiva a studiare quel cielo puntellato di stelle e a riconoscere qualche pianeta più osservabile di altri come Giove ad esempio, che più luminoso di tutti, stava pian piano raggiungendo la parte Sud del firmamento.

 

Sentiva la sabbia ancora calda scivolare tra le dita dei suoi piedi nudi e le gambe scaldarsi a quel contatto, mentre qualche accordo di una chitarra poco distante, accompagnava quel magnifico spettacolo.

 

“Come descriveresti un cielo estivo come questo?”.

 

“Mh, vediamo” fece l'amico temporeggiando fintamente “Come un bellissimo viso di una ragazza con delle lentiggini?”.

 

“Max, oddio!” lo riprese lei più seria.

 

“Oddio che?” osservò lui divertito.

 

“Allora, solo così descriveresti questa meraviglia? Credo sia indescrivibile”.

 

“Come polvere di diamanti sparsa sul velluto blu? Si avvicinerebbe parecchio”.

 

Girò il suo viso e divertita notò la serietà con cui il suo amico stava scrutando quel cielo nel tentivo vano di trovare la risposta più adatta quando lei scoppiò a ridere.

 

“Ora sentiamo, che ti è preso? ” Le chiese sconcertato voltandosi per cercare quegli occhi appena rischiarati da quella luce argentea.

 

“Nulla, è che mi ha divertito la tua espressione estremamente concentrata, come se ti avessi chiesto chissà che” gli rispose mentre si tirava su con la schiena per sistemarsi meglio.

 

“Beh, pure tu, fai certe domande!” sentenziò ironicamente.

 

“Dì la verità, in Caserma ne sentirai di peggio”.

 

“Effettivamente.” osservò quasi serio “ ma tu sei perdonata” le confessò affettuosamente.

 

“ La ringrazio Capitano, ma perchè questo diverso trattamento?” scherzò dandogli improvvisamente del lei.

 

“In nome dell'amicizia che mi lega al tenente Armani” continuò.

 

“Ah solo per quello!” rispose in modo provocatorio mentre si alzò in piedi per sgrullarsi la sabbia.

 

“Perchè, cos'aveva capito? Ha viaggiato di fantasia per caso signorina Armani?” continuò lui.

 

“ Beh, lei che dice?”.

 

“ Dico che non avresti avuto tutti i torti a pensar così ....”.

 

Giulia si stupì nel sentir quella frase; l'oscurità non le consentì di vedere nemmeno l'espressione nel suo volto, ma potè giurare che dal tono della sua voce fosse nell'imbarazzo più totale perchè lui aveva poi cercato di farfugliare qualcos'altro che lei non riuscì a sentire. Non era mai capitato che lui desse ad intendere qualcos'altro nei suoi discorsi e men che meno che la riguardasse.

 

“Beh dobbiamo raggiungere quei due, li abbiamo letteralmente ignorati” disse lui riprendendo il controllo della situazione ed alzandosi in piedi.

 

Lei s'incamminò verso la riva poco distante da lui con la testa avvolta nei pensieri.

 

“Non mi sembri molto convinto di tuffarti però ” disse ironicamente avvicinandosi a Mirko “ o hai paura che qualche pesciolino spaurito si avvicini troppo dove non dovrebbe ?”

 

Elena si mise a ridere contagiando l'amica.

 

“Dai, allora fai tu questo sacrificio e tuffati per noi! A differenza mia, non dovresti avere nulla che possa spaventare il povero pesciolino” osservò scoppiando in una fragorosa risata insieme alle ragazze.

 

“Quando si dice che il condizionale è d'obbligo...” ribattè ironico, mentre incamminandosi verso il largo, con gesto sicuro levò via la maglietta gettandola sulla sabbia.

 

Giulia osservò quella scena con in mente ancora quelle parole dette prima, nonostante l'amica le stesse parlando tutto il tempo senza concederle tregua, rievocando i suoi ricordi di bambina felice proprio in quell'amata spiaggia e di come amasse fare il bagno la notte in estate.

 

Ormai la sua testa aveva preso il 'largo' ed i suoi occhi erano rivolti verso quel ragazzo che con ampie bracciate fendeva quella placida acqua del litorale per poi svanire nell'oscurità della notte. Forse le era sempre inconsapevolemnte piaciuto ed ora se ne stava rendendo pienamente conto: nel giro di poco tempo, anche i suoi punti di vista, le sue idee, sulla stessa cosa, era come se si fossero letteralmente ribaltati e poi quello sguardo, c'era qualcosa di così diverso e profondo nel modo in cui gli occhi di lui esitavano più del dovuto in quelli di lei, quello sguardo che aveva in sé una luce ed un interesse nuovi rispetto a prima. Ormai aveva iniziato a guardarlo perfino di nascosto, con occhiate fugaci, come rubate: adorava guardare quelle mani non proprio delicate che tante volte l'avevano sfiorata durante i loro discorsi, o la curva delle spalle larghe un po' palestrate che le davano un senso di protezione e sicurezza e stava perfino imparando ad accettare quel senso di arrendevolezza che provava tutte le volte che i suoi occhi incrociavano quelli di lui aumentando inevitabilmente la corsa impazzita del suo cuore.

 

“Giulia?” fece Elena all'amica.

 

“Uf” sbruffò confusa Giulia.

 

“Che noiosa che sei! “ ribattè seccata e facendo cenno con la testa verso Massimiliano “ quel boxer bianco però...”

 

Nessuna risposta.

 

“Allora?”

 

“Allora che? Oh Elena, che vuoi che ti dica. L'ho visto sì, che ha? E smettila di tirarmi e buttati” ribattè spintonando l'amica e facendola cadere definitivamente in acqua.

 

Si tuffò anche lei e riemergendo dall'acqua si trovò faccia a faccia con l'amica:

 

“ Credo siano trasparenti, sai una volta che uscirà dall'acqua...”

 

“Pervertita”

 

“ E' un'osservazione reale la mia”

 

“ Sai cosa potrai vedere con questo sole che spacca le pietre”

 

Elena si mise a ridere.

 

“ Secondo me l' ha fatto di proposito”

 

“ Certo, sicuro e a che scopo sentiamo?”

 

“ Per farti vedere quanto è figo, quanto è uomo”

 

“ Ele, stai fantasticando... sì, ma con gli occhi incollati su mio fratello!”

 

L'amica si mise a ridere sommessamente.

 

“ Oh Ele! Il suo sguardo, è...è diverso” le confidò improvvisamente.

 

“ Lo vedi? Quante storie per un boxer! Peccato te ne sia accorta solo ora ”

 

“ Perchè peccato?”

 

“ Credo abbia perso tanto di quel tempo...”

 

“ Nessuno ha perso niente”.

 

“ Oh sì cara mia, eccome!” ribattè mentre i ragazzi stavano uscendo dall'acqua.

 

“ Che t'ho detto?” disse con fare allusivo l'amica verso Giulia.

 

“ Allora, ascoltami” esordì Massimiliano verso Elena che nel frattempo aveva iniziato a canticchiachiare qualcosa “ bastano quelli laggiù a storpiare questa pace” disse riferendosi ad un gruppo di giovani, che poco lontani, coi volti rischiarati dalla calda luce di un piccolo falò acceso sulla sabbia, intonavano con la chitarra brani di repertori datati “da soli farebbero tramontare alla svelta quella povera luna, che non saprebbe come dirgli che ne ha le palle piene, su, non ti ci mettere pure tu!”

 

Mirko e Giulia scoppiarono a ridere ed Elena per niente risentita gli diede un colpetto sulla spalla.

 

“ Beh, oddio è Baglioni!” precisò poi Giulia voltandosi verso il gruppo.

 

“ Dev'essere bello però saper suonare o cantare. Io non so fare né l'uno né l'altro” osservò interessata, mentre i suoi occhi cercavano di distinguere in lontananza quelle sagome.

 

D'improvviso le venne in mente lo scambio di messaggi con Devilish, le piaceva come scriveva quell'utente.

 

“ Se vuoi posso improvvisarti qualche stroffa degli AC/DC” rispose scherzando lui.

 

“ Sicuro, come no! Sarebbe cosi romantico sai?” disse prendendolo in giro.

 

“ Lasciala stare. Ancora non l'è passata la Jacksonite e la Iglesite ” intervenne il fratello.

 

“ Uf, che noioso che sei” sentenziò stizzita.

 

“ Capisco per Jackson” ribattè Massimiliano “Ti confesso che ero tentato più di una volta in passato ad andare a vedere un suo concerto. Mi piace, lo ammetto, è un grande” dichiarò mentre s'infilava la maglietta “Meglio di quelli che erano a Modena poco tempo fa. Praticamente alla radio non senti altro.”

 

“ Di chi parli?” chiese Elena.

 

“ Dei Tokio Hotel”.

 

“ Uhm, li ho sentiti nominare sai? Ma non ce li ho in mente” rispose Giulia riponendo il telo dentro la sacca quando si accorse che il cellulare stava lampeggiando.

 

“ So solo che tutte vanno pazze per le loro canzoni e per il cantante che non lo distingueresti da una donna!” disse mentre tutti insieme s'incamminavano tra le piccole dune di sabbia.

 

“ Ho capito Max chi è lui! La canzone è un tormentone e lui è comunque dannatamente bello da sembrare una donna provocante, ma le ragazze ancora non hanno capito le sue preferenze, poverette”

 

“ Mirko, mamma voleva sapere se fosse tutto a posto” L'interruppe Giulia con telefonino in mano “ma il messaggio è di due ore fa!”

 

“Buon giorno sorellina! Mentre tu eri occupata a contare le stelle, ha chiamato me vedendo che non rispondevi, testona, stai tranquilla.”.

 

“Domani si rientra caro mio e con un bel turno di notte” disse Massimiliano mentre sfrecciavano verso casa.

 

Erano le due di notte, la riviera ed i vicoli della città pullulavano ancora di gente, di turisti dai visi arrossati dal sole ed i bambini mezzi assonnati con in mano grossi coni di gelato dai colori più svariati. Giulia, dopo aver salutato l'amica, si lasciò cullare dai pensieri che da qualche ora le avevano occupato la mente, dalla calda voce del suo amico e da quello sguardo fugace che lui le lanciava continuamente attraverso lo specchietto retrovisore.

 

“A domattina Mirko, anzi a stamattina” disse sorridendo, accorgendosi della tarda ora il capitano.

 

“ Ciao anche a te, Giulia” disse voltandosi verso l'amica che seguiva con lo sguardo la figura del fratello dirigersi verso l'altro ingresso. “ci vedremo a settembre immagino....” osservò mentre ebbe la sensazione che l'aria stesse iniziando a mancargli e che quella mezza luna impietosa ci stava mettendo del suo rivelando quel viso stupendo che ora lo stavano fissando a pochi centimetri dal suo.

 

“ Suppongo di si” disse lei poco convinta “ non ritornerai prima? Intendo non hai altre ferie?”

 

“ No purtroppo.... ho dei casi a cui stiamo lavorando ormai da un bel pò ed il procuratore mi ha chiesto, anzi pregato di portargli dei dossiers completi quanto prima. Puoi capire come questi due giorni siano stati un miracolo” disse voltandosi a guardare il golfo rischiarato dall'argentea luce lunare; da quel punto del piccolo giardino, si poteva ammirare benissimo e tutto poteva andar bene in quel momento, pur di evitare i suoi occhi. “ Ho bisogno di chiarirmi le idee”.

 

Per un istante calò il silenzio, non aveva ben capito se quella frase fosse riferita al lavoro o ad altro.

 

“ E' che ho capito quanto sia prezioso il tempo per farlo andare via così, senza un valido motivo per trattenerlo” aggiunse fissando il mare. A cosa stava alludendo? Non le venne altro in mente se non Maria. I suoi occhi seguivano quel profilo dalla fronte corrugata e dalle sopracciglia che adombravano ancor più gli occhi. Provava una forte emozione a guardarlo e a sentirlo parlare così, in tono confidenziale come mai era successo prima, lo avrebbe fatto chissà per quanto se non fosse che lui le augurò improvvisamente la buona notte.

 

“ Sono stato molto bene con voi ed i tuoi” le sussurrò avvicinandosi mentre la mano scivolava lungo il suo braccio nudo per poi stringerle delicatamente il polso ed attirarla leggermente più vicino a sè. La bocca le sfiorò la tempia in un bacio appena percettibile ed in quell'istante lei sentì il pizzetto pungerla lievemente. Chiuse gli occhi un istante col cuore che sentiva pulsare nelle sue orecchie ma lì riaprì un istante dopo, perchè lui si era già allontanato.

 

“Buona notte anche a te e buon viaggio” gli disse.

 

Si avviò velocemente verso la porta di casa mentre lui la osservava allontanarsi; era in preda ad un turbinio di emozioni miste ad una dolce delusione, si aspettava forse qualcos'altro; girò la chiave nella toppa del portone, quando si accorse che il suo telefonino lampeggiava da dentro la sacca, lo aprì velocemente pensando che forse Massimiliano si era scordato di dirle qualcosa, ma notò che non era lui. Chiuse la porta appoggiandovi le spalle; era una notifica di Willy. Delusa aprì per leggere, quando i suoi occhi furono inondati dai colori di quella che sembrava un'alba irreale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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-Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Francois de la Rochefoucauld

 

** diventerà poi Phantomrider

 

-cit (Kahlil Gibran)-

 

pic by  hopsontrails.files.wordpress.com

 

 

Note: Ringrazio con tutto il mio cuore chi ha dedicato del tempo a leggere questi miei capitoli e chi ha voluto recensire e chi ha deciso di seguire questa storia. Sono lentissima con gli aggiornamente per via degli impegni e me ne scuso! Grazie ancora.

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo


 

   
 
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