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Autore: myqueasysmile    19/10/2017    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero a Milano da due giorni.
Marco mi aveva portata in giro, cercando di farmi stare meglio. Anche se era una cosa alquanto difficile.

In questo momento stavamo rientrando dopo un giro per i negozi. Avevo trovato un paio di belle cosine, e il mio umore era leggermente migliorato, almeno rispetto ai giorni precedenti...

«Eli, dopo pranzo ho un appuntamento. Se vuoi puoi venire con me, mi dispiace lasciarti sola qui» mi avvisò Marco, appena entrammo nel suo appartamento.
«Tranquillo, troverò qualcosa da fare» risposi appoggiando per terra i sacchetti.
«È solo oggi pomeriggio, poi per i prossimi giorni sarò completamente libero per la mia sorellina».
«Non sono più tanto "ina" ormai» risposi sorridendogli.
Lui sospirò «Lo so»

Andai lì e lo abbracciai «Ti voglio bene, Marco».
Lui rispose alla stretta «Anche io ti voglio bene, Elisa».
«Sono felice di essere qui con te, mi mancava passare del tempo insieme» aggiunsi.
«Mancava anche a me, il tempo passa così in fretta e gli impegni sono sempre tanti. Vorrei poter riuscire a tornare a casa più spesso».

Sciolsi l'abbraccio e portai i sacchetti in camera, sistemando le cose che avevo comprato. Poi tornai ad aiutare mio fratello a preparare il pranzo.
Ma il tempo passò e prima che ce ne accorgessimo era già ora che Marco uscisse per il suo impegno.
Lo rassicurai dicendo che non mi sarei sentita sola e avrei trovato qualcosa da fare, anche se lui pareva comunque restio a lasciarmi da sola.

Inizialmente mi sistemai sul divano a guardare la tv, ma dopo un po' mi stufai non trovando niente che mi interessasse. Quindi presi in mano il telefono, ma quello era pieno di chiamate perse di Gabriele e messaggi che non volevo nemmeno aprire. E ricominciai a pensare a lui, cosa che non mi faceva per niente bene.

Sbuffai e mi alzai dal divano, mi infilai le scarpe e mi preparai per uscire. Avrei fatto un giro per la città, sicuramente meglio che stare in casa a intristirsi e piangersi addosso...
Girai per le strade che poco poco, ma avevo imparato a conoscere. Camminai guardando la gente e sbirciando le vetrine, finché non mi imbattei in una libreria. Entrai ammirando il bellissimo posto, gli scaffali ricolmi di libri e un silenzio quasi alieno.
Salutai la signora dietro alla cassa e cominciai a scorrere i titoli dei libri. Ne trovai tre che mi ispiravano davvero molto, non potevo lasciarmeli scappare. E poi non mi ero portata via nessun libro, ma leggere mi avrebbe aiutata a dimenticare per un po' le mie preoccupazioni.
Andai alla casa e pagai i libri, che la signora sistemò in un sacchetto, porgendomelo.

Le augurai una buona giornata, poi uscii di nuovo nella vita frenetica della città, che sembrava non intaccare quel piccolo posto da cui ero appena uscita.
Camminai un altro po', poi decisi di fermarmi su una panchina, sotto agli alberi, in una via piuttosto tranquilla. Mi guardai intorno e soltanto allora realizzai di non esserci mai stata.

Estrassi un libro dal sacchetto e iniziai a perdermi in quelle parole.
Alzai la testa solo quando sentii il mio nome. Probabilmente non stavano chiamando me, ma reagivo sempre istintivamente al suono del mio nome.
Invece una figura era proprio ferma davanti a me. Quando realizzai chi fosse il mio cuore cominciò a battere forte. Ero sorpresa.

«Ciao!» salutò lui.
«Ciao Mika!» risposi cercando di trattenere la gioia.
Lui si sedette al mio fianco «Non ero sicuro fossi tu. I mean, non sapevo fossi a Milano».
«Sono venuta a trovare Marco, starò ancora qualche giorno credo» risposi chiudendo il libro e riponendolo nel sacchetto.
Si guardò intorno «È qui?».
«Oh no, sono da sola. Oggi aveva un impegno, allora sono uscita a fare una passeggiata anche se credo di non sapere dove sono finita».
Lui rise «Ti posso accompagnare io, ormai conosce bene Milano».
«Sicuramente più di me. Come stai?» chiesi.
«Benissimo, tu?».
«Più o meno» risposi abbassando lo sguardo.
«Hey, se hai volia di parlare, sono qua» disse sfiorandomi il braccio.

«Ti ricordi Gabriele, quello che ti aveva mandato il video di Happy Ending?» dissi cominciando dall'inizio, mentre fissavo le mie mani.
Lui annuì «Il tuo profesore, che io pensava fosse il tuo fidanzato».
A quelle parole alzai gli occhi su di lui e feci una smorfia.
«Ah!» esclamò facendomi sobbalzare «Voi due adeso state insieme! Io lo sapeva».
«Stavamo» lo corressi, poi aggiunsi «Credo».
«Oh, cosa ha successo?».
Mi presi una ciocca di capelli tra le mani e cominciai a giocarci nervosamente.

«L'ho trovato che baciava un'altra» risposi alla fine abbassando il tono di voce. Come se in quel modo potesse non essere successo davvero.
Il suo braccio circondò le mie spalle «Per quelo sei scappata qua?».
«Sarei venuta lo stesso, ma questo viaggio mi ha fatto comodo» risposi mordendomi il labbro.
«Avete parlato?» chiese ancora.
Scossi la testa «Per telefono, ma poi non gli ho più risposto. Mi faceva stare male».

«Dovresti parlare con lui, Elisa. Forse quelo che hai visto c'è un motivo, scappare non è buono».
Sospirai «Lo so, ma non voglio parlargli per telefono».
«Lui ama te, io lo sa».
«Ma non lo conosci, non l'hai mai visto» replicai scettica.
«Oh, si capisce. I mean, lui non chiamerebbe tanto altrimenti» concluse guardandomi negli occhi.
Annuii.

Poi guardai l'orologio «Forse meglio che torni a casa, che se arriva Marco mi da' per dispersa».
Mi alzai e presi il sacchetto con i libri.
Lui rise, poi mi imitò «Posso venire con te?».
«Certo! Così saluti Marco... E ci facciamo qualche foto».
La sua risata fu bellissima «Sure».

Arrivati all'appartamento, lo feci salire e poi accomodare.
Di Marco non c'era ancora l'ombra, perciò gli offrii da bere e come avevo proposto facemmo qualche foto.
Avevo appena appoggiato giù il cellulare quando suonò il campanello.
«Oh, Marco è arrivato!» esclamai saltando in piedi e raggiungendo la porta.

La aprii, ma rimasi di sasso.
Quello non era Marco!
Ci guardammo per qualche secondo, poi lui mi rivolse la parola.
«Ciao, Elisa».
«Ciao» risposi spiazzata dalla sua presenza lì.
«Posso entrare?» chiese indicando dietro di me.
Mi spostai e lo lasciai passare, poi richiusi la porta.

Tornai al divano, pensando a cosa fare.
«Penso tu sappia chi è lui» dissi guardando timidamente gli occhi azzurri.
Poi spostai subito lo sguardo su Mika «Mika, lui è Gabriele».
Mika sorrise, poi si salutarono stringendosi la mano.
«Mi sei mancata» mormorò tornando a guardarmi.
«Perché sei qui?» chiesi.

Lui si passò una mano tra i capelli, poi guardò Mika e tornò a guardare me.
«Lo sa già» dissi.
«Ecco, penserai che sono uno stronzo vero?» chiese girandosi verso di lui.
L'altro scosse la testa «Vado à la toilet, così potete voi parlare».

«Elisa, cosa hai visto esattamente quella sera?» chiese Gabriele, appena Mika fu fuori dalla stanza.
Lo guardai sbalordita. «Tu e la bionda che vi baciavate. È già stato brutto abbastanza, me lo vuoi far imprimere meglio?» chiesi mentre mi saliva la rabbia.
Lui scosse la testa «Hai visto anche che la respingevo?».
Feci per ribattere, ma poi mi soffermai su quelle parole «No, tu la stavi baciando. Ne sono sicura».
Lui sospirò «Lei è Nicole».

«Quella Nicole? La tua ex?» chiesi stupita.
Lui annuì.
«E da quando vi vedete esattamente?» chiesi lasciando cadere tutti i limiti che di solito mi imponevo.
«Non esco con lei, se è quello che intendi» rispose con tono duro. «Ci siamo visti qualche volta, è una mia collega adesso. Io amo te!».
«E allora perché la baciavi?» ribattei alzando la voce e cercando di trattenere le lacrime.
«Se avessi visto tutta la scena, avresti anche visto quando l'ho respinta. Perché per qualche motivo lei mi si è buttata addosso e io non me lo aspettavo per niente. Appena me ne sono reso conto l'ho allontanata, e le ho anche detto che ho te e che con lei è finita tempo fa».
«Come faccio a crederti?» chiesi abbassando la voce, più chiedendolo a me stessa che a lui «Io vi ho visto insieme, sembravate una coppia».

Lui si avvicinò a me. «Perché non me l'hai detto? Potevi chiedermi qualcunque cosa» mormorò stupito.
«Perché non me l'hai detto tu? Invece di tenermelo nascosto... E comunque avevo paura».
Mi si avvicinò, fino a stringermi tra le sue braccia «Elisa, d'ora in poi ci diremo tutto ok? Ho sbagliato, lo so. E credimi, se avessi saputo che eri lì ti sarei corso dietro subito. Non avevo idea che tu fossi stata là».
«Ho detto agli altri di non dirti niente» confessai «Ma non arrabbiarti con loro».

«Perdonami, ti prego» sussurrò nel mio orecchio.
Strinsi le braccia intorno a lui, mentre qualche lacrima mi rigava le guance.
«Lei non significa più niente per me, ma tu sì, non posso permettermi di perdere te per una cazzata».
«Ho avuto paura» singhiozzai.
Lui, se possibile, mi strinse più forte.
«Mi dispiace, Piccola Solitaria. Vorrei tornare indietro ed evitare quello che è successo».

Sciolsi l'abbraccio, allontanandomi da lui.
«Ti piace ancora?» chiesi facendomi coraggio.
«Cosa? No» rispose guardandomi.
«Non ne sono sicura» replicai dandogli le spalle e andando a prendermi un bicchiere di acqua.

In quel momento Mika tornò nel salotto, e nello stesso istante la porta d'ingressi si aprì mostrandoci Marco.
Si guardò intorno «Ohi, cos'è questa folla?».
Poi avanzò in salotto «Eli, organizzi feste in mia assenza?» chiese scherzando.
«Sì, non vedi? Siete le mie tre persone preferite!» risposi voltandomi verso di lui, che ovviamente notò subito il mio viso.
«Cosa...?» cominciò a chiedere.
«Niente, è tutto a posto. Forse».

Mi scrutò, poi posò gli occhi su Gabriele «Gabs, io ti voglio bene...».
«Marco» lo interruppi «Lascia stare per favore, mi arrangio io».
«Ok, ma c'è troppa tensione qui. E tu, Mika? Mia sorella ti ha rapito?».
L'altro sorrise.
Io arrossii «Dai Marco!».
«Ci siamo incontrati in giro per Milano, abbiamo parlato un po'» rispose Mika facendomi un sorriso.
«Allora hai fatto bene a non venire con me» mi disse, poi si rivolse a Mika «Sei capitato al momento giusto, sono sicuro che solo vedendoti si sia sentita meglio, sempre se non è svenuta».
«Sono ancora qui, ma mi farebbe piacere se mi ignoraste».

«Ah, ma io deve andare!» annunciò all'improvviso Mika guardando il cielo già scuro dietro la finestra.
«Ciao Elisa» disse avvicinandosi a me e abbracciandomi.
«Ciao Mika, grazie di tutto» risposi quasi commossa dalla sua dolcezza.
Salutò anche gli altri con una stretta di mano, soffermandosi da Gabriele e sussurrandogli qualcosa che sfortunatamente non riuscii a sentire.
Lo salutai un'ultima volta, poi lui sparì al di là della porta, lasciando noi tre soli nella stanza.

«Io preparo la cena, voi andate pure a risolvere la cosa. Gabriele rimani qui stanotte?» disse mio fratello.
«Se per voi va bene» rispose l'altro.
«Ovvio» replicò allora Marco.
«Grazie Marco» rispose Gabriele, poi mi prese la mano portandomi in camera.

«Io amo te Elisa, se non ti volessi bene, se non ti amassi non avrei passato ogni momento libero per cercare di contattarti, non avrei controllato ossessivamente i voli in partenza per Milano cercando di prendere un biglietto per il primo posto disponibile...» cominciò incatenandomi nel suo sguardo.
«Lo so, ma facciamo un esempio: se Tommaso avesse intenzione di baciarmi, me ne accorgerei subito. Lo vedrei avvicinarsi e avrei tutto il tempo di fermarlo, se lo volessi».
Vidi la sua mascella indurirsi.
«Avresti potuto fermarla» aggiunsi.
«Sì, cazzo, avrei dovuto fermarla. Pensi che non me lo stia ripetendo da domenica mattina?» ribatté alzando il tono.
«Non l'ho fatto. Non ho avuto la prontezza di riflessi per reagire in quei cinque secondi, e la colpa è mia. Ne sono consapevole, ho lasciato che si mettesse tra noi due... Ma credi davvero che avrei voluto fare a te una cosa che proprio lei ha fatto a me?».

Lo guardai, rendendomi conto di quanto questa situazione lo stesse stressando. E di quanto stesse stressando anche me.
«No. Ma non so più cosa credo».
«Ti assicuro che non ho provato assolutamente niente, e ho messo ben in chiaro le cose con lei» concluse Gabriele.
«Va bene» risposi stancamente, poi mi avvicinai a lui e mi appoggiai al suo petto, cingendolo con le braccia.

«Questo significa che mi perdoni?» chiese ricambiando la stretta.
«No, significa che non ho più voglia di litigare oggi» risposi chiudendo gli occhi.
«Troverò il modo di farmi perdonare, Piccola Solitaria, te lo prometto».
  
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