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Autore: Hermlani    20/10/2017    2 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherņ di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Le orecchie avevano preso a fischiare a causa del forte rumore provocato dall’esplosione. Per John il collegamento a livello inconscio con le bombe dell’Afghanistan era stato immediato. Quando si erano buttati dalla finestra per lui era stato istintivo proteggersi la testa e rannicchiarsi in modo da contenere i danni provocati dall’urto. Sherlock invece non aveva un istinto da soldato. Impedì alla paura e agli orrori che aveva vissuto in guerra di prendere il sopravvento per rimanere lucido e comportarsi come un medico sul campo.

Riuscì ad alzarsi e cercò immediatamente il compagno. Vide Sherlock cosciente che si stava spolverando i capelli a pochi passi da lui. lo raggiunse e controllò le sue funzioni.

-Smettila John, sto bene, era solo il primo piano.- gli tese un braccio e John lo aiutò ad alzarsi. Stava bene davvero, era pure antipatico come sempre.

Sherlock si avviò verso suo fratello che era seduto sul gradino dell’ingresso di casa con la signora Hudson rannicchiata vicino a lui. Quando Mycroft si accorse che Sherlock li stava osservando, il fratello maggiore degli Holmes fece la sua tipica faccia disgustata e si alzò senza aiutare la povera padrona di casa. Sherlock non ci fece caso, invece gli strinse la mano e gli sorrise.

-Grazie fratello.-

Mycroft alzò un poco le sopracciglia e gli angoli della bocca e poi si finse molto concentrato nel togliere la polvere al suo costosissimo completo.

John aiutò la signora Hudson ad alzarsi e quella gli si buttò al collo piangendo disperata.

-Oh dottor Watson! Guardi che disastro! Un vero disastro! Come farò a pagare le riparazioni?-

-Non si dovrà preoccupare di quello, vero Mycroft?- intervenne Sherlock

-Bè la casa era assicurata contro gli attentati?- si azzardò a dire ma la proprietaria di casa gli scoccò un’occhiata micidiale –Sono sicuro che qualcosa potrò fare-

John, sempre sostenendo la signora Hudson, guardò i due fratelli. Chi doveva pagare per le riparazioni della casa non gli sembrava il problema principale in quel momento.

-Scusate ma vi rendete conto che vostra sorella ha cercato di ucciderci??-

-Hanno una sorella?- gli chiese sbalordita la padrona di casa.

-Sì, è una lunga storia…-

-Che mio fratello si è degnato di raccontarci solo oggi.- continuò Sherlock guardando Mycroft ad occhi stretti.

-Non voleva davvero ucciderci. Se avesse voluto saremmo morti…anzi, non esagero se dico che se davvero è riuscita ad evadere la sicurezza mondiale è in pericolo.- disse Mycrof come un robot.

-Quindi che facciamo?- chiese John guardando Sherlock.

-Semplice, andiamo a Sherrinford.-

-Questo è assolutamente fuori discussione, me ne occuperò io.- disse il maggiore dei fratelli.

-Mi sembra che la situazione ti sia un po’ sfuggita di mano ultimamente.-

-Fratello mio, non è che posso portare con me i visitatori a Sherrinford.-

-Chi ha parlato di visitatori? Io volevo fare il pirata.-

John si trattenne dal ridere. I fratelli Holmes gli facevano sempre quell’effetto quando discutevano.

-Cosa sarebbe Sherrinford?- chiese preoccupata la signora Hudson.

-È una specie di carcere di massima sicurezza per i criminali più pericolosi al mondo- rispose Sherlock senza preoccuparsi di quanto potesse impaurirla.

-Non mi sembra il posto adatto ad una signora della mia età.-

-No, certo, lei non viene con noi.-

-Ma dove vado visto che non ho una casa?-

-Signora Hudson non si preoccupi, per il momento può restare a casa mia. Rosie dorme ancora nella culla ma c’è un altro letto in camera sua. Le chiedo solo di badare a mia figlia mentre non ci sarò.-

La signora Hudson lo abbracciò.

-Non c’era neanche bisogno di chiedere, John caro.-

 
*

Chi era Sherlock Holmes veramente?

I suoi clienti lo chiamavano il detective dal buffo cappello. A lui neanche piaceva quel dannato berretto.

I suoi amici, perché di amici ne aveva qualcuno ormai, lo avrebbero chiamato “grand’uomo”. Non si sentiva tale neanche sforzandosi.

Tante persone a cui stava antipatico si rivolgevano a lui come allo “strambo”. Ecco, forse quella definizione era veritiera, anche se un po’ lo feriva ogni volta.

Suo fratello lo avrebbe descritto con le parole “stupido” o “idiota” o con altri mille sinonimi del genere. Nascondeva solo la sua insicurezza. Sherlock lo avrebbe lasciato fare.

John. Lui lo avrebbe chiamato “il miglior uomo che avesse mai conosciuto”. Glielo aveva sentito dire. Anche se aveva un po’ imbrogliato per sentirlo.

Lui si definiva un sociopatico iperattivo. Ma quella definizione gli stava sempre più stretta.

Era come se la sua vita fino a quel momento fosse stata tutta una grande recita. Interpretare un uomo glaciale, senza sentimenti era il modo che il suo cervello aveva trovato per non farsi travolgere dai traumi infantili. La persona che Sherlock era veramente era stata sepolta in profondità dentro di sé.

(-Tu sei diventato i ricordi che hai di lei-)
 
Ma da quando aveva incontrato John Watson il suo vero “io” stava cercando di emergere. E Sherlock si stava piano piano riscoprendo.

Lui era debole. Si lasciava travolgere dal dolore come un ragazzino ed era spesso malinconico.  

Ma sapeva anche essere forte. Era pronto a tutto per le persone che amava. Lo era sempre stato.  Ora ne era consapevole.
Quello che aveva sempre negato di essere lo rendeva più forte. E proprio grazie a questo sarebbe stato in grado di battere sua sorella Eurus. Era un passo avanti a lei, non perché fosse più intelligente o più furbo, nessuno avrebbe potuto esserlo, ma perché le sue emozioni, la sua connessione con altri essere umani lo rendevano un uomo migliore.

Euros in fondo era una donna sola. Non aveva connessioni con il mondo. Era solo cervello. Non aveva la minima conoscenza di cosa volesse dire essere umano. Era gelosa di Sherlock e del suo modo sensibile di vedere il mondo come lei non sarebbe mai riuscita a fare. Probabilmente lei aveva ragione, suo fratello sarebbe stato l’unico in grado di poterla salvare ma da piccolo le aveva negato le attenzioni di cui necessitava, un po’ perché non la capiva fino in fondo e un po’ perché preferiva la compagnia del suo amico Victor.

Come ora preferiva la compagnia di John. Ma era abbastanza maturo per comprendere che l’unico modo per salvarlo era di dare a lei quello che voleva. Amore fraterno o almeno la promessa d’amore. Finalmente era in grado di dare un contesto emotivo ad Eurus.

Dopo aver risolto l’indovinello inventato da sua sorella tanti anni prima, Sherlock tirò fuori dalla tasca il suo telefono cellulare e compose velocemente un messaggio per Lestrade e gli inviò la sua posizione.

(23:16) Manda qui una squadra e un’ambulanza. Catturerai la criminale più pericolosa al mondo. Manda anche dei rinforzi a Sherrinford. SH

(23:16) COSA?? Ma che stai dicendo? Se tocchi Sherrinford coinvolgi il governo. È grave! Mi vuoi spiegare?

(23:16) Il governo è già coinvolto, mio fratello è stato rapito. Non ho tempo ora, fidati e fai presto. John è in pericolo. SH
Non aveva tempo di discutere oltre. Corse verso la casa incendiata, su per le scale, diretto alla vecchia stanza di sua sorella.

 
-Open your eyes.  I’m here. You’re not lost anymore. Now…You…You just went the wrong way last time, that’s all. This time get it right. Tell me how to save my friend. Eurus. Help me save John Watson. -
 
Appena ebbe l’informazione che cercava inviò a Lestrade le indicazioni per il pozzo al fondo del quale era legato John.

Eurus aveva già capito che la riconciliazione non era altro che un trucco ma non poteva biasimare Sherlock per come aveva deciso di agire.

-Sherlock, mi verrai a trovare?-

-Sì, ma certo. Potremmo stare un po’ insieme ora.-

-E tu mi spiegherai l’animo umano?-

Sherlock quasi rise…lui che spiegava l’animo umano a qualcuno, questa era buona.

-Ci proverò.-

-Tu lo ami?-

-Sì. Sì, lo amo.-

-Com’è?-

-Bellissimo.-

Quando arrivò la polizia si consegnò a loro senza fare resistenza.

 
*
 
John era fradicio. I paramedici lo avevano visitato e gli avevano messo una coperta sulle spalle nella quale aveva cercato di avvolgersi il più possibile per ripararsi dal freddo dell’inverno londinese.

-Andiamo a casa, ok?- gli aveva chiesto Sherlock dopo che Greg li aveva lasciati soli.

Li accompagnarono in macchina due degli ufficiali meno noiosi dell’ispettore. Non fecero domande lungo il tragitto. Greg li aveva istruiti bene.

Arrivarono a casa di John a notte fonda. Sull’uscio di casa il dottore si girò a guardarlo, come se ci avesse riflettuto sopra a lungo.

-Mi spiace ma è meglio se non entri…sai, la signora Hudson e Rosie staranno dormendo a quest’ora e anche se non si svegliassero adesso non vorrei essere riempito di domande domani mattina.-

-Sì, certo, capisco.- la delusione sul volto di Sherlock era ben visibile.

-Sta tranquillo, non è per sempre…è solo che farti dormire nel letto di Mary…è presto.- la voce di John era bassa e un po’ insicura.

-Non ti preoccupare, Mycroft ha talmente tante stanze a casa sua che potrei perdermi…- John lo guardò dispiaciuto. Sherlock lo attrasse a sé, incurante di quanto fosse bagnato, e lo abbracciò –Ho avuto una paura incredibile oggi.-

-A me sei sembrato molto saggio, maturo e coraggioso.- sorrise John.

-Bè essere saggi, maturi e coraggiosi fa schifo.-

John lo tirò in basso per la sciarpa e lo baciò. Era quasi come una promessa. Non lo poteva far rimanere in casa sua, c’erano mille motivi per cui era meglio non farlo, di questo la sua parte razionale era convita. Ma le emozioni e i sentimenti non avrebbero voluto allontanarsi da Sherlock un secondo di più.

-A me piaci saggio, maturo e coraggioso.-

Sherlock lasciò la presa dell’abbraccio, si allontanò di un passo e lo guardò intensamente negli occhi per interminabili istanti, come se stesse soppesando le parole da dire.

-John, io ti amo.-

Glielo aveva davvero sentito dire? Era davvero Sherlock? Era maturato così tanto? John era arrossito violentemente mentre Sherlock lo fissava studiando la sua reazione. E lui invece non sapeva proprio come reagire. Ad un certo punto aprì la bocca facendo uscire le prime parole che gli vennero in mente.

-Non ti farò entrare in casa per questo, lo sai?-

Sherlock rise.

-Sì, lo so, ci ho provato.-

Si girò per andarsene, le mani nelle tasche del cappotto, il bavero ovviamente tirato su. John lo prese per un braccio fermandolo.

 
-Ti amo anche io.- 






nota: ciao ragazzi, innanzitutto volevo dirvi che non c'erano molti spazi in cui inserirsi nella trama dell'ultima puntata quindi mi spiace se si salta molto da un punto all'altro perchè come sempre non è mia intenzione scrivere quello che è già nella serie tv ma il resto...se vi sentite spaesati rivedetevi l'episodio =) che fa sempre bene xD
inoltre, come avrete capito questa storiasi sta per concludere...pubblicherò martedì in serata l'ultimo capitolo con epilogo annesso...spero che vi piaccia!

 
   
 
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