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Autore: mirianacantali__    20/10/2017    5 recensioni
"Perché noi siamo come la notte, così intensa, buia, paurosa. Ma quando è illuminata dalla luna... beh in quel caso è tutt'altra cosa. Siamo così sbagliati che i nostri difetti, insieme, si annullano. E non importa il blu dei miei capelli o quello biondo dei tuoi, non importa se le stelle questa sera non si vedono, perché adesso siamo noi ad illuminare questa notte tenebrosa."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Quel giorno compresi che qualunque ostacolo tu avessi affrontato nella vita, il destino crudele sarebbe stato sempre lì dietro l'angolo a ridere delle tue disgrazie. E non essendo ancora contento ti avrebbe sbarrato la strada altre mille volte, sottraendoti quei pochi attimi di felicità che avevi conquistato con tutte le tue forze.
Ed io, a quel punto della mia vita, la voglia di lottare l'avevo completamente persa.

Nell'aula regnava il silenzio; si erano tutti ammutoliti, troppo incuriositi dalla notizia che stava per sconvolgere le nostre vite.
Dopo pochi attimi di debolezza il signor Spencer si ricompose e continuò.
"Ragazzi, dovete sapere che la nostra situazione finanziaria è davvero critica. Io ho cercato in tutti i modi di fare qualcosa" disse e in quel momento lessi nei suoi occhi solo disperazione. La disperazione di chi ci ha provato e ha fallito, di chi ha rischiato ma non ne è uscito vincitore.
"Ci hanno tagliato i fondi, le spese sono ingenti e non possiamo più pagare le bollette, i riscaldamenti non funzionano e l'impianto elettrico è da rifare" disse frustrato passandosi una mano sul viso stanco.
"E quindi..." lo esortò Mike seduto dietro di me. La tensione e la paura rendevano l'aria pesante.

"E quindi l'orfanotrofio verrà chiuso."
La sua voce arrivò ovattata alle mie orecchie e mi lasciò molto più sconvolta di quando diedi a vedere. 
Trattenni il fiato e, come me molti altri, perché nessuno osò fiatare. 
Dopo questo shock iniziale, tutti iniziarono a parlottare tra loro.

La domanda che mi ronzava in testa era solo una: cosa ne sarebbe stato di tutti noi?
E non mi ero nemmeno resa conto di averlo quasi urlato.
Il direttore riprese il microfono in mano e disse: "Ci verrà dato un mese per organizzarci; in questo arco di tempo cercheremo di affidare alcuni di voi a delle famiglie disponibili; mentre altri stanno per diventare maggiorenni e di conseguenza saranno in grado di cavarsela da soli. 
Adesso ognuno vada nella propria classe, di ciò ne parleremo un'altra volta."

Un brusio si alzò tra gli studenti.
"E adesso cosa facciamo Kay?" Mi chiese Paige preoccupata.
Mi si strinse il cuore, perché lei era sempre stata una ragazza forte, sempre pronta per ogni situazione.
"Ci penseremo, ma prima devi accompagnarmi in un posto" esclamai decisa e impassibile.
"Dove?"
"Andiamo dal parrucchiere; devo tingermi i capelli." 

•••

"Cioè fammi capire. Io ti parlo di una cosa seria e tu che fai? Te ne esci con la scusa dei capelli" si lamentò.
Non risposi perché anche se avessi voluto non avrei saputo spiegare ciò che mi passava per la testa. Perciò continuai a camminare, silenziosa e con lo sguardo basso.

Avevamo due caratteri molto diversi. Lei era decisa, sicura e sempre perfetta; aveva un fisico alto e snello, era bellissima anche la mattina appena sveglia quando io invece sembravo una zombie reduce da una guerra con i suoi simili.
Le poche debolezze che aveva le nascondeva dietro ai suoi lunghi capelli neri, sempre 'necessariamente' lisci, e ai suoi occhi altrettanto scuri contornati da una spessa linea di eyeliner. Dietro ai suoi tatuaggi e ai suoi piercing.
Io, invece, ero debole, fragile, sensibile e odiavo essere così.
I miei capelli, ormai esageratamente lunghi e rovinati, erano il mio scudo, una sorta di protezione, il muro che avevo costruito in tutti questi anni e non avrei permesso mai a nessuno di abbatterlo. Senza la mia chioma blu mi sentivo quasi nuda, esposta a tutti. Avevo deciso di colorarli nuovamente perché in questo momento difficile, non volevo che qualcuno mi vedesse per quella che ero: una debole ragazza problematica.

"E poi non è da te saltare la scuola!" disse Paige.
Ed era vero, mi piaceva studiare, l'idea stessa di imparare, di leggere, di ampliare la mia cultura e il mio sapere mi entusiasmava.

Ma fare questo era importantissimo per me e la mia compagna di avventura lo sapeva bene. Infatti, non aveva esitato neanche un istante quando le avevo fatto la proposta di accompagnarmi. 

"Kay" mi chiamò ancora "in realtà ho sempre voluto lasciare l'istituto per ritagliare quegli attimi di libertà che tanto desidero." 
"E quindi? Adesso realizzerai il tuo sogno, no?"
"Non credo, lasciare tutto mi dispiacerà da morire, le nostre abitudini, i nostri amici, la nostra casa."
"Proprio amici non direi" dissi scettica
"Dai Kay non ricominciare con questa storia."
"Sai come la penso e certamente non cambierò idea soltanto perché tra qualche settimana finiremo per strada." 

Di una cosa ero sicura; io lì dentro non avevo amici. Li conoscevo tutti, sapevo i loro nomi, li salutavo anche, ma non potevo considerarli amici; forse conoscenti, ma niente di più.

Beh, Paige è un caso a parte; lei è entrata nella mia vita senza chiederne il permesso, ha avanzato quasi con la forza e alla fine mi ha conquistata.
Ha preso parte delle mie sofferenze e le ha fatte sue, ha gioito con me e ha asciugato le mie lacrime; ed io a quel punto non potevo far altro che tenerla con me.

Non potevo, o forse non volevo affezionarmi. 
'Che senso ha legarsi affettivamente a qualcuno se poi prima o poi tutti se ne andranno?' mi chiedevo e puntualmente arrivavo ad una sola e possibile conclusione. Ovvero di restare comunque soli sopraffatti dal dolore, quello che ti entra sotto pelle e ti macchia per sempre.

Io ero già macchiata, quasi nera e di ulteriore dolore non ne avevo proprio bisogno.

Eravamo diversi noi 'orfani', e anche se non è una bella cosa da sentire, restava comunque una triste verità. 
Tutti noi, cresciuti troppo in fretta, avevamo il dolore negli occhi e il peso di una vita schiacciante sulle spalle. 

Ognuno aveva il suo modo di relazionarsi e il mio era proprio questo.
   
 
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