Capitolo 11
Emma si sentiva a pezzi. Erano ormai giorni che sembrava non
riuscire a recuperare le energie e in quel momento si ci metteva anche la
difficoltà ad addormentarsi. Si sentiva sopraffare da tutto quello che stava
succedendo. Il fatto di trovarsi nel passato con la paura di cambiare tutto, l’alta
possibilità di fallire e perdere tutto quello che amava e che con la sua
sconfitta avrebbe condannato tutti all’infelicità, era un peso troppo grande.
Uno dei tanti che doveva portare in quanto salvatrice, ma in quel momento le
sembrava insopportabile. Si ritrovò a piangere nuovamente, in silenzio per non
svegliare Killian.
Si pulì gli occhi, non capendo perché si sentisse così vulnerabile. Non
era da lei piangere in quel modo. Lei normalmente avrebbe avuto paura, ma avrebbe
nascosto quello che sentiva ai suoi cari e avrebbe affrontato tutto. In
quell’istante invece non si sentiva così. Avrebbe voluto solamente piangere e
scappare. Voleva solo tornare a casa con Killian e la
sua famiglia e vivere una vita tranquilla.
Sospirò e si avvicinò al petto di Killian
e afferrandogli il braccio lo posò sulla sua vita. Killian
riusciva a farla sentire al sicuro ed era proprio quello di cui aveva bisogno
in quel momento.
Regina fu svegliata dal suono degli uccelli. Doveva
aspettarselo trovandosi nel castello di Biancaneve, ma doveva ammettere che
alzarsi con i suoni della natura era più piacevole del suono di quelle
infernali sveglie che si trovavano a Storybrooke. Si
alzò dal letto e, come ormai aveva imparato a fare nel Maine senza la magia,
mise in ordine la stanza, ma in un mondo dove il bagno non era dei migliori,
dovette far ricorso alla sua magia per
farne comparire uno moderno. Una volta abituatasi alla modernità di Storybrooke, era difficile ritornare indietro, soprattutto
dato che tenersi puliti era molto più complicato in un mondo senza acqua
scorrevole e acqua calda.
Indosso un vestito rosso lungo e si pettinò i capelli per la
maggior parte da un lato. Quando fu pronta decise di andare a svegliare Emma e Killian, poiché non
potevano perdere tempo a dormire. Sperava che Emma fosse più in forma rispetto
al giorno successivo, ma le sue speranze andarono in fumo, quando sentì Emma
rimettere dall’altra parte della porta.
La donna bussò e sebbene non ricevette il permesso di
entrare, aprì la porta.
“Tutto bene?” chiese Regina, notando Emma che respirava
pesantemente davanti a un secchio, che la notte prima si era messa vicino al
letto per qualsiasi evenienza, e Killian che delicatamente
le strofinava cerchi sulla schiena.
“A te cosa sembra altezza?” disse Killian,
considerando la domanda inopportuna.
Regina fece un gesto con la mano e fece apparire un
lavandino, in un punto della stanza abbastanza spoglio, in modo che Emma
potesse ripulirsi a dovere.
“Hai scelto il momento sbagliato per ammalarti Emma!” disse
Regina, mentre la donna si ripuliva il viso.
“Sto bene!” disse Emma, la quale ricevette una risposta
sarcastica “Lo vedo!”
Successivamente i tre si recarono nella sala da pranzo. Come
si immaginavano al loro interno vi erano già Neve e David a fare colazione.
Emma storse il naso quando vide le varie pietanze sul tavolo,
non avendo la minima voglia di mangiare. Più che una colazione, sembrava un
pranzo nuziale per centinaia di persone. Ogni volta faceva fatica a ricordarsi
che apparteneva a una famiglia reale e che quell’abbondanza era sicuramente
routine.
Killian prese un bicchiere e verso un succo
di arancia al suo interno e lo pose a Emma, la quale non sembrava tanto
invogliata a bere, a causa di quella sensazione di nausea che non sembrava
volerla lasciare.
“Hai bisogno di liquidi e vitamine Love, se ti vuoi rimettere
presto!” disse Killian insistendo.
Neve guardò Emma e vide il pallore sul suo volto e i capelli,
poco curati, cosa che le indicò che la figlia non era in forma. Le si avvicinò
e le poggiò una mano sulla fronte “Non sembri febbrile Emma. Come ti senti
questa mattina?”
“Sto bene mamma!” disse abbozzando un sorriso.
“Che tradotto sarebbe…mi sento uno schifo!” disse Regina
prendendo una mela e cominciando a sbucciarla.
Emma sbuffò e rassegnata appoggiò la testa al tavolo, ma a un
certo punto le porte della stanza si aprirono di scatto e vi entrarono i sette
nani all’armati, che non preannunciavano niente di buono.
“Brontolo, cosa succede?” chiese Neve alzandosi dalla sedia e
ponendosi allarmata di fronte a loro
“Il villaggio qui vicino è stato attaccato!” disse Dotto
prendendo la parola.
Senza nemmeno chiedere maggiori informazioni Neve afferrò il
suo arco e si diresse verso l’uscita, senza nemmeno ascoltare la voce di David
che le chiedeva di aspettare.
“Ecco, parlavo proprio di questo quando dicevo che tua madre
si buttava a capofitto in ogni battaglia, anche quando era in attesa di te!”
disse Regina sospirando e scuotendo la testa.
Emma sospirò e successivamente la seguì, sperando che quella
distrazione potesse aiutarla con il suo malessere. Killian
provò a fermarla, ma quando vide la determinazione negli occhi della sua amata,
annuì per dirle che lui era con lei.
Prendere i cavalli era una pessima idea. Il tempo di sellarli
e arrivare a destinazione, il villaggio sarebbe andato perduto. Regina senza
avvisare nessuno, prese l’iniziativa e con un gesto della mano, teletrasportò tutti ai confini del villaggio interessato.
Tutti si guardarono attorno confusi, ma non ci misero molto a
comprendere cosa fosse caduto e i Charmings per una
volta, non ebbero da ridire sull’utilizzo della magia da parte della loro
nemica.
“Regina, sei sicura di non essere tu ad aver attaccato quel
villaggio?” chiese Emma, preoccupata dalle conseguenze di un intervento dei
proprio genitori.
La donna annuì e indicò il cielo dove si poteva vedere una
nube nera innalzarsi in alto “Il fumo sta ad indicare fuoco, io non incendiavo
i villaggi. Penso che l’artefice di questo attacco sia qualcun altro di nostra
conoscenza. In questo villaggio c’è un fabbro che si occupa della fabbricazione
di spade destinate ai cavalieri dei reami circostanti. Era qui che spesso
facevo armare i miei soldati!”
“Pensi che l’anti salvatore possa essere qui alla ricerca
della spada?” chiese Killian.
“è una eventualità. Non so niente su quella spada, non so
dove trovarla e forse anche il nostro nemico brancola nel buio!” disse Regina.
“Bhe lo scopriremo!” disse David
uscendo allo scoperto e recarsi al villaggio. Neve fu la seconda a seguire il
suo esempio. La gente correva a destra e a manca. C’erano bambini che
piangevano e cercavano i genitori, gente riversa a terra apparentemente privi
di sensi. Non sapevano dire se vi erano vittime, ma se ce n’erano state,
potevano solo sperare che quelle morti non avrebbero danneggiato il futuro o
almeno non il loro, dato che delle conseguenze ci sarebbero comunque state.
Neve si fermava a soccorrere la gente ferita, dando loro
dell’acqua. Chi aveva la forza di parlare, le diceva di scappare e che
quell’essere che li aveva attaccati era un mostro.
Ma lei non avrebbe abbandonato il suo popolo. Era determinata
a fare del suo meglio per essere una buona regina, come sua madre desiderava.
Si girò di scatto quando sentì le urla di David e lo vide
volare sopra a un banco di frutta con forza.
“David!” urlò Neve, avvicinandosi a lui e controllare che non
fosse ferito.
“Credo di aver trovato il nostro uomo!” disse David tirandosi
su, ignorando la botta presa alla
schiena.
I due guardarono all’interno della bottega del fabbro, dalla
quale uscì la figura incappucciata di cui avevano sentito parlare. Entrambi
ebbero i brividi. Nemmeno Tremotino incusse loro
tanto timore. Riuscivano a percepire il potere oscuro che quell’essere emanava
da tutti i pori. Entrambi si misero in guardia pronti ad affrontarlo, ma Regina
ed Emma non avrebbero permesso loro di combatterlo e per questo si misero
davanti a loro per proteggerli.
“Emma!” disse Neve preoccupata.
“Mamma, papà, state indietro!” disse la donna, guardando
minacciosa la figura incappucciata.
“Questa si che è una sorpresa. Non mi aspettavo di trovarti
qui salvatrice!” disse quell’essere con tono sorpreso. “Hai voluto risparmiarmi
il viaggio di ritorno? O hai solo voglia di morire prima?”
“So perché sei venuto qua e so chi sei. Sei l’anti salvatore
e sei nel passato per cercare la spada con cui vuoi assorbire i miei poteri!”
Disse Emma alzando le mani pronta ad attaccare o difendersi.
“Devo riconoscere che non sei così sciocca come pensavo.
Purtroppo per me e fortunatamente per te, qui la spada non c’è, quindi ti consiglierei
di goderti la vita finchè puoi! Perché ho anche altri
piani in mente!” disse la figura incappucciata divertito, mentre quell’ultima
frase preoccupò non poco i nostri eroi.
David non apprezzò il modo un cui si rivolse alla figlia e
alzando la spada provò ad attaccarlo. Fu Killian che,
con la sua prontezza di riflessi, riuscì a sbarrargli la strada, impedendogli
di fare qualche sciocchezza.
“Che stai facendo, togliti! Non gli permetterò di fare del
male a mia figlia!” disse David arrabbiato.
“Si, pirata. Lascialo venire! Lascialo morire cercando di
salvare la propria prole!” disse, per poi allontanare Killian
con un gesto della mano e successivamente prendere il controllo del corpo di Neve, la quale avendo l’arco pronto per
scoccare la freccia, gli aveva dato un’idea. “Sarà divertente vederti morire a
causa della tua stessa amata!” disse per poi far scoccare a Neve la freccia,
che andò a conficcarsi nello stomaco di David.
“No!” dissero sia Neve che Emma all’unisono.
Era successo tutto così velocemente che nessuno era riuscito
a fare qualcosa per impedirlo. Emma a quella scena sentì qualcosa scorrere
nelle vene e le sue mani si illuminarono e in uno scatto di rabbia, nel vedere
il padre venire ferito, lanciò la sua magia contro l’anti salvatore, il quale con
un gemito di dolore, venne scaraventato a metri di distanza, andando a sbattere
contro tutto quello che incontrava.
L’uomo si rialzò e si coprì la gamba, dalla quale Killian notò del sangue colare, e con la promessa di
rifarsi vivo, sparì nuovamente.
Emma respirando affannosamente per come si era sentita, corse
velocemente dal padre che stringeva gli occhi per il dolore, mentre Regina
cercava di curarlo.
“Regina, come sta?” chiese Emma.
“Fortunato che ci sia qualcuno con i poteri a salvarlo. Non
sarebbe uscito vivo dal villaggio altrimenti!” disse, per poi sospirare quando
ebbe finito.
David non sentendo più dolore, per lo shock, si mise
velocemente a sedere, ricevendo subito dopo l’abbraccio di Neve che piangeva
copiosamente per il terrore che aveva appena provato. Solo il pensiero di
perdere per sempre il suo amato, le aveva spezzato il cuore.
Emma sospirò in sollievo e cercò l’abbraccio di Killian, che come al solito la rassicurò.
David si rimise in piedi e vedendo Regina allontanarsi,
questa volta dovette ammettere a sè stesso che la
donna era davvero cambiata e, mettendo da parte il suo orgoglio, la ringraziò.
Regina lo guardò e accennò a un sorriso “Sarà meglio aiutare
queste persone e poi tornare al castello. Emma, abbiamo appurato oggi che il tuo
potere è in grado di affrontare quell’essere. Una volta a palazzo…io e te ci
alleneremo sul controllo dei tuoi poteri!” disse Regina allontanandosi e cercare di dare una mano
come poteva.
Emma annuì e successivamente seguì l’esempio del sindaco.