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Autore: ineedofthem    20/10/2017    6 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 30
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 30



Svegliarsi a casa dei miei genitori non ha prezzo. Respiro l'aria di casa, quell'odore che sa di protezione e sorrido. Era da così tanto tempo che non restavo a dormire qui e mi rendo conto mi mancasse. Tutto è rimasto al proprio posto, la mia camera con il suo tenue lilla e rosa. La scrivania bianca accanto alla portafinestra, con il primo pc e i miei libri. La libreria di fianco, con i romanzi, i poster, le fotografie incorniciate al muro. Ogni piccolo particolare sa di ricordi.
Uno stralcio di sole fa capolino dalla stanza, proiettando un'ombra ai piedi del mio letto. Mi stiracchio i muscoli e stropiccio un pò gli occhi al pensiero di alzarmi.
Mia madre si sporge dalla porta semichiusa aprendosi in un sorriso vedendomi già sveglia. Tra le mani, ha un vassoio con una tazza di latte e dei biscotti secchi. Lo appoggia sul mio letto dandomi il buongiorno. Pregusto la mia colazione già con gli occhi.
Prima di sedersi al mio fianco, scosta le tende inondando di luce l'ambiente e apre la finestra per fare arieggiare. Solita routine.
"Allora, dormito bene?" mi chiede con un sorriso.
Sorseggio un pò del mio latte annuendo.
"Sì, come non facevo da tempo" le replico.
Lei accarezza le pieghe del lenzuolo con lo sguardo un pò malinconico e perso.
"Dovresti tornare qui più spesso, ci manchi" ammette in un sussurro.
"Mamma" appoggio la mia mano sulla sua, stringendola lievemente. "Lo sai, sono grande abbastanza per avere la mia indipendenza. Ma questo non cambia niente".
A volte penso che mia madre non si sia ancora rassegnata all'idea che io sia cresciuta, e quando la guardo non riesco a fare a meno di provare un pò di tenerezza per lei. Gli anni passano così in fretta.
"Lo so...lo so"mi accarezza una guancia. "Ma tu resti la mia piccolina. Ti voglio bene".
"Anche io mami" le sorrido grata.
"Adesso però devo seriamente andare o farò tardi al lavoro" l'avverto colpendola scherzosamente ad un braccio.
Mia madre si apre in una breve e leggera risata. "Certo".
Sgranocchio un biscotto e finisco il mio latte. Poi mi alzo per scegliere cosa mettere. Fortuna che io lasci sempre qualche vestito qui.
Lei rimane ancora lì seduta al suo posto scrutando ogni mio gesto.
"Cosa c'è?" mi volto verso di lei, con un'espressione divertita.
Mi regala uno di quei suoi sorrisi amorevoli e tenui. Mi osserva come se volesse scavare a fondo, oltre tutto. Perchè lo sappiamo che le mamme siano capaci di conoscerci più di quanto noi siamo in grado di fare.
"Deve essere proprio speciale per renderti così".
"C-cosa?" le domando con un pizzico di ingenuità e malcelando un sorriso.
"Hai una luce negli occhi, Anita. Sei felice ed è lui a renderti così".
E' la verità. Una verità un pò scomoda da accettare.
"Mamma" la supplico a quel punto con lo sguardo, stringendo più forte la mia maglietta tra le mani.
"So cosa stai pensando ma le cose sono più semplici di quello sembrano tesoro, vedrai". Le sue parole sanno di premura e affetto. Eppure so che al momento purtroppo i suoi consigli potrebbero risultare vani.
"Mamma credimi sono fin troppo complicate, ma adesso non mi va molto di parlarne" ammetto a bruciapelo.
Lei a quel punto fa un passo verso di me. "Va bene, va bene così" si avvicina per darmi un bacio sulla fronte stringendomi delicatamente le guance.
"Buon lavoro".

Arrivo in ospedale poco più tardi e mi reco subito in ospedale per gli impegni che mi aspettano in giornata. Saluto alcuni colleghi presenti e decido che un caffè non possa che farmi bene. Prendo alcune monetine dalla tasca e le inserisco in macchinetta. Aspetto un pò prima di poterlo assaporare.
"Ciao!" l'arrivo di una pimpante Arianna mi fa destare all'improvviso. Rischio quasi di scottarmi la lingua.
"Ciao" la saluto cordiale.
Mi scosto di lato permettendole di prendere il suo caffè. Sembra contenta oggi, almeno più di quanto dimostri di essere ogni giorno.
"Come hai passato il Capodanno?" mi domanda con tranquillità.
"Bene, con amici e famiglia. Tu?" le replico.
Arianna annuisce appoggiandosi alla macchinetta dietro di sè.
"Lo stesso, sono andata in montagna dai miei genitori, ma i giorni festivi durano sempre così poco" ammette con un velo di tristezza. E' strano vedere i suoi grandi occhi rivestirsi di malinconia.
E' vero, il tempo sembra passare così in fretta quando si sta bene.
"Che impegni hai per oggi?" prosegue a quel punto spazzando via ogni malessere. Ho quasi l'impressione che voglia fare di nuovo il giro delle  visite con me, ma lo ammetto, questa volta non mi dispiacerebbe.
Arianna sa come portare una ventata di aria fresca e come essere una buona amica quando ne hai bisogno. Da quando lavoriamo insieme ho imparato ad apprezzarla di più e posso dire che la sua compagnia non mi dispiaccia.
Ricordo di quando quella sera Lucia stette molto male e lei dimostrò molta empatia nei miei confronti. A volte le situazioni  più tristi ci avvicinano alle persone.
Bevo un sorso di caffè ma prima che possa risponderle Giorgio sopraggiunge alle nostre spalle.
"Scusate" ci richiama con la voce pacata.
Sia io che Arianna facciamo per spostarci ma involontariamente io e Giorgio finiamo per scontrarci.
"Scusa" ammettiamo contemporaneamente finendo per unirci in una breve risata. Sembra quasi che la ragazza al mio fianco ci guardi interessata.
"Ciao Anita" mi saluta a quel punto con il sorriso.
"Ciao Giorgio" gli replico allo stesso modo.
Gli lascio spazio per passare e aspetto che prenda il suo caffè e silenziosamente si allontani prima di continuare a parlare. Lo scorgo lanciarmi un'occhiata fugace prima di lasciare la stanza.
A quel punto mi volto verso Arianna scoprendola a scrutarmi divertita e interessata. In effetti subito dopo si apre in una risata.
"Cosa c'è?" le chiedo corrucciando la fronte.
"Ciao Anita" lo scimmiotta in un buffo tentativo di imitare la sua voce.
"Ma lo hai visto? Non ha smesso di guardarti un attimo...secondo me gli piaci" ammette con un'espressione cospirante.
"Ma no, cosa dici?! Io e Giorgio ci conosciamo dai tempi dell'università ma non ci sono mai  state tante parole tra noi" replico divertita e scioccata dalla sua affermazione.
"Uhuh un amore platonico!" esclama con un'aria melodrammatica.
"Ma sì, credo che tu gli piaccia, certe cose le si capisce e poi è carino, dai".
Mi volto a guardarla aprendomi in una smorfia, non so dove voglia andare a parare. Giorgio è alto e magro, l'aria da bravo ragazzo e una bellezza comune, di quelle che sicuramente non noti al primo sguardo ma che ha il suo fascino. Carino sì, ma il mio cuore e la mia mente al momento sono già occupati da qualcun'altro.
"Carino sì, ma non mi piace e poi adesso sono concentrata sul lavoro. L'amore non è quello che mi serve" le confesso per placare i suoi filmini mentali.
"Sarà" risponde con un'aria fintamente dispiaciuta per poi colpirmi affettuosa ad una spalla. "Oppure troppo concentrata sul dottor Franzese, tanto lo so che lui invece ti piace eccome!".
Mi lancia un'occhiata di intesa e maliziosa e io sento che potrei sprofondare.
"Ma smettila!" le dò una spinta in imbarazzo. "Te l'ho detto, non mi piace".
Arianna non ci crede nemmeno un pò e nemmeno io stessa.
"Ragazze ma che fate, poltrite?!" Maria mi abbraccia da dietro affettuosa e sentire la sua voce dolce mi fa sorridere.
"Nono, parlavamo un pò di gossip" le risponde complice Arianna.
"Aah ecco, ora mi è tutto più chiaro. Pensavo voleste rimanere qui per tutto il tempo" ci fa notare.
Arianna ride brevemente portandosi una mano alle labbra. "No capo, tranquilla. Ci mettiamo subito all'opera".
"Sì infatti, Ari ha ragione" aggiungo.
Maria sorride addolcendo lo sguardo e si rivolge a me poggiando una mano sulla mia spalla.
"Ho visto il dottor Franzese prima, sembrava contento. Questa notizia l'ha reso entusiasta" mi confida.
Arianna nel frattempo ascolta la nostra conversazione attenta. "Ma te pensa Maria! Prima parlavamo proprio di lui" ammette con gioia.
"Hei! Ma non dovevi andare al lavoro, tu?!" la rimprovero bonaria.
Lei a quel punto porta una mano alla fronte imitando il saluto militare e mi fa un occhiolino. "Agli ordini, capitano!".
Rimaste sole io e Maria ci lanciamo un'occhiata complice e scoppiamo a ridere per quella strana e buffa ragazza che ci è capitata.
"Lo avete già detto a Lucia?" mi chiede con interesse.
"No..." ammetto incrociando le braccia al petto."Penso che Luca lo farà presto o almeno credo sia così".
"Sai Anita, credo che lui voglia il tuo supporto. E' più giusto che glielo diciate insieme, no? Prima ti cercava, sarà meglio che tu lo raggiunga".
Mi lancia una breve occhiata prima di lasciarmi sola e io seguo il suo consiglio, con l'ansia a mille e il batticuore.

Lo trovo poco dopo o meglio è lui a trovare me. Sopraggiunge alle mie spalle prendendomi per un braccio e mi sorride.
La sua espressione si tramuta però in una smorfia non appena si accorge che mi abbia spaventata. Non so se sia più spaventata da questa sua intrusione o da quello che si cela dietro i suoi occhi. Un turbamento, angoscia. Mi chiedo cosa gli abbia fatto passare l'entusiasmo o forse sono solo io a sapergli leggere dentro.
La sua voce è pacata, sottile. "Vorrei dare la notizia a Lucia. Lo facciamo insieme?" domanda in attesa di un consenso.
Mi rendo conto che Maria avesse ragione, supporto, l'ha chiamato così. Luca vuole il mio supporto. Il pensiero mi fa sentire importante.
Luca mi tende una mano e io mi chiedo se questo sia sbagliato? Ma prima che una risposta si formuli nella mia mente e nel mio cuore, io gli ho già teso la mia. Me la stringe delicato e forte allo stesso tempo e io penso che sia maledattamente giusto solo perchè si tratti di Lucia.
"Sì, si va bene".
Un lieve sorriso si fa spazio sul mio viso mentre lo seguo nella stanza di Lucia. Lei è lì che sembra aspettarci.
Alla sua vista il mio cuore si colma di gioia, mi rendo conto rivedendola di quanto sia stato difficile starle lontana per un giorno.
"Hei" la saluto accarezzandole una guancia, lei socchiude gli occhi sotto il mio tocco.
"Ciao piccola" aggiunge Luca rimanendo al suo posto.
Lei a quel punto accenna un sorriso nella sua direzione appoggiandosi allo schienale del letto.
"Dobbiamo dirti una cosa, Luci" le anticipo.
Luca annuisce tra sè. "Già, una cosa che spero possa piacerti molto".
Lucia corruccia un pò la fronte portandosi un dito alle labbra. "Va bene" ammette ansiosa.
Luca prende un respiro incrociando il mio sguardo quasi volesse di nuovo il mio consenso. Nei suoi occhi mi sembra di scorgere ancora quel turbamento, una certa tensione. Certo, mi rendo conto che la sua posizione non sia così facile.
Lo guardo per un pò, annuendo poi nella sua direzione.
Mi siedo accanto a Lucia, prendo una mia mano tra le sue accarezzandole la pelle delicatamente. Mi preparo a vivere l'emozione che ho provato nel momento in cui Luca mi ha detto che avessimo un nuovo cuore per lei. Spero che per Lucia possa essere lo stesso.
"Ok, da dove cominciamo?" il mio collega fa strofinare le mani tra di loro aprendosi in una breve risata.  Quasi a voler scemare l'ansia. Ma lei rimane lì a perturbargli gli occhi e l'anima. E credo che lo attenaglierà per un pò finchè non deciderà di esprimere a parole cosa lo preoccupi.
La verità però, a volte ci spaventa e facciamo di tutto per nasconderci dietro alla forza.
"Vedi Lucia, l'altra sera, abbiamo avuto una notizia che ti riguarda" lascia in sospeso la frase per attirare la sua attenzione.
In effetti la piccolina è attenta eccome e non mi sfugge quel cipiglio preoccupato che le aleggia in viso.
Dischiude le labbra per ribattere ma sembra che non riesca a pronunciare parola o che abbia paura di farlo.
"E' una cosa brutta? Sto male?" domanda con la sua ingenuità da bambina.
Io e Luca ci lanciamo uno sguardo davanti alla sua affermazione.
"Nono Luci, anzi tutt'altro" la rassicuro accarezzandole la testolina.
Lucia si dimostra piacevolmente colpita dalla mia risposta, spalanca leggermente gli occhi.
"E allora cos'è? Sono guarita?" domanda con lo sguardo che le si illumina ad ogni parola.
Oh Luci vorrei che le cose fossero più semplici...
E' Luca ad intervenire, con una voce sottile. "Vedi, le cose sono un pò più complicate".
Mi ritrovo a guardarlo con un'espressione di rimprovero. Non mi sembra sia il caso di tenerla a lungo sulle spine. L'attesa sta mettendo a dura prova la tranquillità di Lucia e anche la mia.
Luca si avvicina di qualche passo e incrocia le braccia dietro la schiena.
"Tu sai che il tuo cuoricino è molto malato, vero?".
La piccola annuisce in silenzio, gli occhi intrisi di malinconia.
"Non voglio nasconderti che purtroppo solo un nuovo cuore potrebbe aiutarti a vivere normalmente e vedi è successa una cosa. Noi questo cuore per te l'abbiamo trovato. Questo non significa che tu sia guarita, ma c'è una possibilità. Certo, dovremmo fare ulteriori esami e prepararti a questo importante intervento che subirai. Non posso assicurarti sarà facile, ma..."
Luca parla talmente veloce ma il peso delle sue parole è forte e grava su di me. Ci pensa la piccolina ad interrompere il suo fiume in piena.
"Ce la farò?" domanda con la voce ridotta ad un sussurro. Avrei voluto che questa notizia fosse per lei motivo di gioia eppure perchè c'è una brutta espressione ad incorniciargli il viso?
Osservo Luca irrigidito sul posto, i pugni chiusi lungo i fianchi e mi aspetto che sia lui a fare o dire qualcosa.
Invece il compito spetta a me. Forse questa volta la forte tra i due sono io.
"Certo Lucia...certo che ce la farai" cerco di tranquillizzarla ma il pensiero spaventa anche a me e l'uscita di Luca non mi rende molto le cose facile.
Con il passo trafelato e lo sguardo confuso lascia la stanza.
Mentre lo osservo allontanarsi incrocio gli occhi assorti di Lucia e capisco che adesso sia lui ad avere più bisogno di me.

Lo trovo di fuori, con la postura terribilmente curva, le mani nelle tasche del camice e quegli occhi smarriti che scrutano il panorama al di là della finestra.
Gli sono dietro ma non oso avvicinarmi più del dovuto.
"Non credo sia il momento giusto per farti venire in mente certi pensieri" lo riguardisco con la voce più dura di quanto avrei voluto.
Lui a quel punto si volta verso di me lanciandomi uno sguardo fulmineo.
"Vorrei stare un pò solo" ammette.
La mia mano fa per appoggiarsi sulla sua schiena ma la ritraggo dopo poco.
"Cos'è che ti turba, Luca?" gli chiedo con la voce pacata e addolcita. "Sai che a me puoi dirlo".
Lui socchiude gli occhi lasciando trapelare un respiro stanco dalle sue labbra. Si massaggia la fronte corrucciato.
"Anita..."mi supplica con lo sguardo. Pare che io lo stia mettendo a dura prova.
"Va bene, non vuoi parlarne. Ma intanto di là c'è una bambina che aspetta con ansia di sapere il suo destino" gli faccio notare gesticolando nervosa.
"Ho paura!" sbotta rendendosi conto solo in seguito di aver alzato troppo la voce.
"Ho paura, ok?" ripete in un sussurro.
Non appena prendo consapevolezza di quello che lui mi ha appena confessato ho il desiderio di sorridere soddisfatta perchè avevo ragione. Sarà che lo conosco più di quanto credessi.
"Ma allora sei umano anche tu!" gli faccio notare.
La mia affermazione deve sembrargli cattiva perchè socchiude gli occhi offeso e imbronciato.
"Non scherzare Anita, non è così semplice" ammette arricciando le labbra in una smorfia.
Mi porto una mano al petto, sincera. "E allora spiegami, rendemi partecipe" gli chiedo.
Luca tentenna un pò prima di tirare un lungo respiro e quando la sua mano stringe la mia mi sembra che il fiato un pò mi manchi.
"Andiamo in un posto più tranquillo, ok?" domanda il mio consenso ma io lo avrei seguito comunque.
Luca richiude la porta di sè e io seguo ogni suo movimento in attesa. Il nostro silenzio avvolge la stanza.
"Ti ricordi quando ti dissi che era meglio tu avessi un rapporto con Lucia esclusivamente professionale?" mi chiede a bruciapelo.
E io me lo ricordo eccome, sento ancora le sue parole attraversarmi la mente e pesarmi addosso.
"Si..." ammetto in un sussurro.
"Avrei voluto servissero di insegnamento anche a me perchè forse adesso non mi troverei in questa situazione" mi confessa.
Fa una pausa incrociando i miei occhi per scrutare la mia reazione e sembra che voglia sia io a dire qualcosa.
"Io..."
"Andiamo Anita" gesticola con le mani. "Lo sappiamo bene tutti e due quanto questo intervento sia rischioso e non sento di addossarmi questa responsabilità".
Responsabilità. Non vuole addossarsi questa responsabilità. Perchè sento che d'un tratto lui stia peccando di codardia. Sappiamo i rischi e pericoli di questo lavoro.
"Luca" lo richiamo. "Sappiamo a cosa andiamo incontro dal momento in cui decidiamo di essere medici. La vita delle persone è nelle nostre mani e a volte più di altre, sai, noi siamo artefici del loro destino."
Luca si passa una mano tra i capelli, nervoso. "Tu non capisci Anita, non riuscirei ad operarla, non quando io sono così coinvolto emotivamente e potrei lasciarla andare tra le mie mani" ammette con il fiato corto. Sembra che gli stia costando una fatica ammetterlo.
"Luca, sei un ottimo chirurgo. Quando sei arrivato sapevamo tutti prima della tua brillante carriera prima che il tuo nome. Hai affrontato altri interventi in modo impeccabile e scrupoloso. Sei così giovane e talentuoso, non vedo cosa possa andare storto".
Lui appare colpito dalle mie parole, forse ora come non mai sono riuscita ad ammettere quanto io lo stimi. Una luce di orgoglio attraversa i suoi occhi verdi ma ritornano ad offuscarsi il minuto dopo.
Scuote la testa con vigore quasi a volerle cancellare, le mie parole. "Questa volta è diverso, con Lucia è diverso" si passa una mano sul viso esausto, "non mi perdonerei mai se le succedesse qualcosa".
Se all'inizio non fossi riuscita a comprenderlo pienamente, adesso si fa spazio in me un moto di tenerezza ed empatia nei suoi confronti.
"Hei" mi avvicino quanto basti a guardarlo negli occhi, accarezzo ogni dettaglio del suo viso con lo sguardo. Lui così fragile ed indifeso, con lo sguardo tormentato e corrucciato ma sempre così affascinante.
Luca incrocia il mio sguardo e sembra che in silenzio mi  stia dicendo molte più cose di quanto abbia esternato.
Non avrei mai pensato che lui mi rivelasse le sue insicurezze. Ma voglio che sappia che sono qui, che sono pronta ad ascoltarlo ogni qualvolta ne abbia bisogno.
Una mia mano si posa sul suo braccio. Ne accarezza la stoffa del camice, piano. Luca alterna gli occhi da me alla mia mano, avverto il suo respiro farsi pesante come se la situazione si stesse facendo difficile.
"Non è detto che questo accada. Io mi fido di te e so che è in buone mani" cerco di sorridergli speranzosa.
Luca scosta la mia mano dandomi le spalle, contrariato dalla situazione e il suo mi appare come un rifiuto. Mi fa male.
"Oh andiamo Anita! Non diciamoci sciocchezze, se dovesse accadere qualcosa a Lucia tu mi odieresti. So quanto possa distruggerti la notizia che le sia accaduto qualcosa. E perdervi, perdervi entrambe per me sarebbe troppo".
Il cuore batte forte nelle mie orecchie non appena mi rendo conto di quello che lui mi abbia appena confessato. Chiudo gli occhi a trovare le parole giuste. Sento i brividi attraversare la mia schiena.
"Non potrei mai farlo. Non potrei mai odiarti Luca" gli sussurro con il respiro corto.

Non credo di essere riuscita a convincere Luca, ma sono contenta di aver fatto la mia parte. Nonostante lo capisco non penso sia giusto il suo voler meno ai suoi doveri di medico. Egoisticamente credo che non ci possa essere altra persona a potere operare Lucia. Magari il suo volerle così bene potrebbe essere una spinta a fare del suo meglio, mi auguro che lo capisca.
In qualsiasi caso non potrei mai odiarlo se qualcosa dovesse andare storto, come potrei?.
Vorrei solo che Lucia potesse star bene e mi rendo conto che le mie gambe si muovano da sole verso la sua stanza. La trovo lì, seduta sul suo letto con le gambe penzoloni, le braccia che fanno leva sul materasso. I suoi occhi seguono affascinati lo spettacolo fuori dalla finestra.
Rimango ferma al mio posto come una spettatrice silenziosa. E' meraviglioso quanti colori possa assumere il cielo, ed è meraviglioso quanto Lucia riesca ancora ad emozionarsi davanti alle più piccole cose. Osservo le sfumature rosse, arancione e rosa, con il sole che all'orizzonte tramonta e sento pervadermi da un senso di benessere.
Il cielo va via via imbrunendosi e percepisco quel piccolo spettacolo scemare. Lucia alza lo sguardo in una muta richiesta. Qualunque cosa stia chiedendo, mi sembra di conoscerla. Il pensiero la tormenta e ahimè oggi il suo male non è solo fisico.
Scruto i suoi occhi turbarsi improvvisamente lasciando spazio alla malinconia e quando una piccola lacrima sgorga dai suoi occhi capisco che le sue debolezze siano arrivate a galla.
"Luci" le sussurro carezzandole una spalla.
Lei si volta verso di me, con il labbro tremante e si stropiccia un occhio.
"Vieni qui" le faccio segno di avvicinarsi per stringerla in un abbraccio.
Lei lo fa, circondandomi le spalle con le sue esili braccia. L'aiuto a sistemarsi sulle mie gambe e incrocio i suoi occhi tristi.
"Hai paura?" le chiedo a bassa voce. Quasi come se fosse un segreto tra noi due.
Lei abbassa lo sguardo giocando distratta con le mani e annuisce in silenzio.
"Sai tesoro pensavo che questa notizia potesse essere per te motivo di gioia ma non avrei mai voluto che si tramutasse in paura. Non devi averne, perchè noi, noi siamo tutti qui per te e non lasceremo mai che ti accada qualcosa".
"Ok?" le chiedo accarezzandole una guancia.
"Si..."ammette lei in un sussurro.
Un placido sorriso si fa spazio sul mio viso. "Ci sono tante cose belle là fuori che ti aspettano". Prendo una pausa per indicarle il panorama al di là della stanza. "E io non vedo l'ora che tu possa ammirarle coi tuoi occhi".
Lucia soffoca una risata e il suo sguardo sa di gratitudine. Torno a stringerla contenta di averle risollevato il morale e mi rendo conto che quando ci sembra tutto nero e le cose iniziano ad andare male abbiamo solo bisogno che qualcuno ci sia, che comprenda senza troppe parole.

E' stata una giornata molto pesante, sento come se un macigno potesse schiacciarmi. Quando mi chiudo la porta del mio appartamento alle spalle tiro un sospiro di sollievo. Finalmente a casa.
Oggi mi sono dedicata talmente agli altri che le mie forze sembrano prosciugate. Ho bisogno di prendermi un pò cura di me stessa.
Decido di preparare la vasca con l'acqua calda.
Osservo l'ambiente riscaldarsi e la mia vasca riempirsi di schiuma profumata alla vaniglia. Avvolta da quel tepore mi sembra di sentirmi già meglio.
Preparo un cambio di abiti comodo e mi spoglio di quelli che indosso. I miei muscoli si distendono sotto il calore dell'acqua, che bella sensazione!.
Se potessi, rimarrei così per sempre. Ma ahimè ho bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Mi avvolgo nel mio accappatoio di spugna e prendo a vestirmi. Indosso il mio pigiama a strisce e le ciabattine pelose.
Dò una sistemata al bagno togliendo qualsiasi traccia di disordine e mi dirigo in cucina per preparare la cena. Accendo la tv e nonostante non la guardi minimamente mi dà l'impressione di essere in compagnia.
Il mio piatto di pasta fumante è sul tavolo, prendo posto accavallando le gambe e mi preparo a gustare la mia buona dose di carboidrati.
Il vocio della televisione in sottofondo, lo sbattere delle posate contro i piatti interrompono il silenzio della stanza e improvvisamente sento pervadermi da un senso di solitudine. Mi rendo conto che non sia l'ideale, non adesso. Faccio zapping tra i canali della tv per interessarmi a qualcosa e finalmente la mia attenzione è attirata da un talk show.
Dopo la cena mi sposto in salotto, per godermi un bel film dal divano. Sono stanca ma non mi va ancora di andare a dormire. Scelgo un film d'amore, classico per una romanticona come me e mi appresto a trascorrere la mia serata così.
Sono le undici inoltrate; lo controllo sul display del cellulare; quando all'improvviso nel silenzio della notte il campanello di casa, suona.
Mi chiedo chi possa essere e un pò indugiante mi dirigo all'ingresso. Mi scorgo a controllare dallo spioncino della porta e sento vacillarmi per un secondo.
Ci metto un pò ad aprire, ho quasi l'impressione che la persona dall'altra parte possa spazientirti. Non riesco a credere ai miei occhi, non può essere che Luca Franzese sia qui, che sia fuori la porta del mio appartamento.
Il campanello torna a suonare insistente facendomi sobbalzare. Ho paura che possa svegliare tutto il vicinato.
"Hei, Anita  so che sei in casa!".
Improvvisamente faccio scattare la serratura e gli apro. Luca  è qui. Perchè mi risulta così difficile crederlo?.
Lo osservo, in una posa un pò scomposta, le braccia portate al petto,  una spalla al muro e un sorriso sghembo  ad incorniciargli il volto.  
"Luca, ma che ci fai qui?" gli chiedo.
Lui ride brevemente.  "Sorpresa di vedermi?" mi replica divertito.
Mi rendo conto mentre parli però che nella sua voce ci sia qualcosa di strano, come se non fosse pienamente in sè. Una sensazione comincia a farsi spazio nella mia mente.
"Che c'è Anita, non mi fai entrare?!" non mi accorgo di quanto si sia avvicinato fin quando quasi non mi alita in faccia. Sa disgustosamente di alcool.
A quel punto lo tiro per un braccio e lui vacilla un pò, perdendo per un istante il controllo del suo corpo. Mi auguro che non si sia preso una sbornia per affogare i suoi dispiaceri nell'alcool. Non è mai una buona idea.
Mi chiudo la porta alle spalle repentina, voltandomi per incrociarlo ma lui mi dà le spalle.
"Allora, mi spieghi cosa ti porta qui e soprattutto perchè tu sia ubriaco?".
A quel punto lui si volta verso di me, sfoderando un sorrisino divertito.
"Non sono ubriaco, sono solo un pò brillo"ammette con non curanza poi con un balzo prende posto sul divano del salotto.
Rimango in piedi davanti a lui con le braccia al petto e lo scruto curiosa. "E' per quello che sta succedendo? E' per quello che hai bevuto troppo?" gli chiedo cercando di celare la mia preoccupazione nei suoi confronti.
Luca scuote leggermente il capo, sembra che la situazione non sia così importante per lui. "Non arrivo di certo a questo. Sono uscito con degli amici e ho bevuto una birra di troppo, tutto qui" il suo tentativo di minimizzare la cosa però è vano.
"Mi auguro che tu non sia stato così incoscente da guidare fino a qua. Non sei molto in te" lo reguardisco puntandogli un dito contro.
Lui sfodera un sorriso intenerito abbassando il mio dito sospeso. I suoi occhi sono un pò troppo lucidi e rossi. "Ho chiamato un taxi" risponde.
Dentro di me sospiro di sollievo lanciandogli una lunga occhiata ma non oso dire nulla.
Mi tende una mano, "vieni qui" facendo segno di avvicinarmi.
Titubante lo ascolto e quando lui mi stringe vigorosamente a sè sento di vacillare. Sono così vicina al suo corpo e al suo viso e la mia espressione deve sembrargli impaurita perchè un cipiglio gli si disegna sul volto. Un suo braccio mi circonda la schiena mentre l'altra mano è ancora stretta attorno alla  mia. Mi sento in trappola, sono spaventata dalla sua intrusione in casa mia, sono spaventata dai nostri occhi che si incrociano e dalle parole che vorrei pronunciare.
"Mi piace che ti preoccupi per me" ammette sottovoce, il suo sguardo alle mie labbra.
Porto un mano sul suo petto ad allontanarlo. "Luca..." lo supplico, la voce che mi trema. Non voglio complicare ulteriormente le cose tra di noi.
Ma lui non mi ascolta minimamente e quando si stringe a me inglobandomi in un abbraccio avverto il mio cuore battere così forte che temo potrebbe fuoriuscirmi dal torace.
Un suo sospiro si infrange sul mio petto e porto una mano dietro al suo collo. L'istinto di accarezzargli i capelli è così forte che devo impormi di non farlo.
So quanto questo sia sbagliato e invece perchè in questo preciso istante mi sembra la cosa più giusta che ci sia?.
"Luca" lo richiamo. "Tu non dovresti essere qui".
Lui rialza lo sguardo improvvisamente, tenendomi ancora stretta a sè. Non dice nulla ma il suo sguardo si corruccia. Sembra non capire il perchè delle mie parole.
"Dovrei chiamare Vanessa, sarà in pensiero per te" aggiungo.
I suoi occhi si velono di preoccupazione. "No!" esclama improvvisamente.
Lo scruto a fondo cercando di capire il suo repentino cambiamento di umore.
"No, non farlo" ripete lui a voce bassa. "Credimi sarebbe più preoccupata se sapesse delle mie condizioni".
"Ma..." tento di replicargli.
"Oh andiamo, Anita!" sbuffa spazientito. "Abbiamo litigato e me ne sono andato di casa, sono venuto qui perchè speravo che non avessi fatto domande".
E io che speravo fosse qui perchè avesse bisogno di me. Mi stacco come scottata da lui. Luca sembra colpito dalla mia improvvisa freddezza ma non dice niente.
"Vado a prepararti qualcosa di caldo" lo informo. Gli lancio solo un ultimo sguardo, lui che si appoggia allo schienale del divano lasciando ciondolare un pò la testa di lato e passandosi una mano sul viso stanco. Scuoto la testa con veemenza, allontanandomi da lui.
Le sue parole ancora mi tormentano, dovrei mandarlo via, subito. Ma mi rendo conto che è notte fonda, lui non è pienamente in sè e decido di farmi del male ancora una volta.
Ritorno di là con una tazza di camomilla in una mano, un'aspirina nell'altra.
"Mmh ho un tale mal di testa" ammette toccandosi le tempie dolorante. Credo che il suo post sbornia sia solo agli albori.
Cerco di apparirgli inespressiva mentre gli porgo la tazza. "E' camomilla, bevila tutta. Ti ho portato anche un'aspirina per il mal di testa".
Luca annuisce in silenzio, sorseggiando la bevanda. "Grazie" ammette alla fine, riconoscente.
Non gli rispondo nemmeno, non ne ho le forze.
"Come va?" gli chiedo.
"La testa va meglio, ma mi sento stanchissimo" risponde con la voce stanca e flebile.
"Vieni qui" gli allungo la mia mano, per aiutarlo ad alzarsi.
Luca si sporge all'indietro e quasi finisco per cadergli addosso, ma lui si rivela più forte di me e mi aiuta a mantenermi in piedi. Non vedo l'ora che questa situazione così imbarazzante e scomoda cessi. Ma mi rendo conto che ci ho messo anche del mio decidendo di tenerlo qui.
"Ti aiuto a raggiungere la mia camera" proferisco in un sussurro.
Luca mi lancia uno sguardo titubante. "Anita, stai facendo già troppo per me, non c'è bisogno. Posso dormire qui" ammette indicando il divano dietro di noi.
Scuoto la testa tirando un sospiro. "Non vorrei averti sulla coscenza quando prenderai un bel capitombolo da qui".
Luca accenna ad una breve risata. "Mi piace quando ti preoccupi per me" ammette malizioso.
Lo colpisco ad un braccio scherzosa. "Sta zitto e seguimi!".
Mi rendo conto mentre entrambi raggiungiamo la mia stanza che questa cosa mi provochi non poco imbarazzo. E' da tempo che un uomo non mette piede nella mia camera da letto, ma Luca è diverso, con Luca è diverso.
"Il bagno è di fronte nel caso tu dovessi averne bisogno nella notte, non ho vestiti da prestarti quindi spero tu possa essere comodo anche così e niente..."
Luca interrompe il mio flusso di parole sfilandosi la maglia davanti ai miei occhi. Osservo il suo petto nudo, il suo corpo sodo e muscoloso e sento le mie guance arrossarsi.
"C-che stai...facendo?".
Lui sembra colpito dal mio sguardo, una smorfia divertita e soddisfatta si impossessa delle sue labbra. "Mi spoglio, no? Dormirò più comodo senza vestiti" ammette.
Mi passo una mano tra i capelli cercando di placare la mia ansia. "Ok, sei non hai più bisogno io andrei...b-buonanotte" gli replico gesticolando nervosa.
Gli volto le spalle velocemente, pronta a non rimanere un minuto di più nella stanza.
"Anita" mi richiama lui.
Mi appoggio allo stipite della porta, con il petto ansante.
"Si?" gli chiedo voltandomi.
Mi rendo conto che si sia appropiato del mio letto e che il lenzuolo gli lasci scoperto il busto.
La tensione è palpabile nell'aria e anche la sua espressione adesso è seria.
"Non andartene, rimani qua".
Sono tentata dal rifiutare, le cose sono già complicate di loro. Ma mi rendo conto che lui non sia in sè e che stasera sia io quella ad aver bisogno di lui e accetto.
Mi stendo dall'altra parte del letto cercando di non apparire rigida e imbarazzata. Se solo sapesse che cosa si stia scatenando in me.
Luca si volta verso di me, stendendosi su un lato, la testa sostenuta da una mano . Il suo braccio mi circonda il corpo e io sento uno strano calore pervadermi. Non so se sia lui a stringersi a me o viceversa, ma siamo così vicini che è difficile capirlo. Una mia mano è sul suo petto, avverto il suo cuore battere sotto il mio palmo. Lo osservo addormentarsi dopo poco, con il viso così vicino al mio e il respiro lento e tranquillo. Una ciocca di capelli gli ricade biricchina sugli occhi e mi premuro di rimetterla al suo posto. Passo ad accarezzargli una guancia, sorridendo ala sensazione della sua barba ispida sotto la mia mano. Libera dal suo sguardo mi sento più rilassata, senza il pensiero di dover ponderare le mie azioni.
Appoggio il mio viso al suo petto creando dei cerchi immaginari su di esso. E' così bello essere qui, tra le sue braccia.
Alzo lo sguardo lievemente per appurare che dorma e torno ad accocolarmi a lui.
"Sai Luca, noi siamo così complicati. E' già così complicato parlare di un noi. Ma adesso guardaci, vorrei che tutto fosse semplice, che abbracciarci e stare così vicini non fosse sbagliato. Vorrei che tu fossi mio, senza doverti dividere con un'altra donna che ti aspetta a casa".
le mie parole si perdono nel silenzio della notte. Sapere che lui stia dormendo mi rende più sicura di confessargli cosa provi e mi auguro che lui non abbia sentito e mai si ricordi di questo.
Luca si muove sotto di me spostando un braccio e portandolo a stringermi più forte. Le sue braccia sanno di casa, la sua stretta sa di premura e dolcezza.
Non so se quello che abbiamo condiviso stasera possa essere memorabile per lui, ma mi rendo conto che stasera abbiamo fatto entrambi qualcosa l'uno per l'altro.
Con lui non mi sento più sola.


ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio :)
dopo molto tempo torno a postare un capitolo e mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. A mia discolpa posso solo dire che sia stato un periodo molto particolare. Adesso però sono qui e sono impaziente di sapere cosa pensiate di questo capitolo.
Non ho molte parole da dire a riguardo, ma vi assicuro che scriverlo sia stato difficile e spero apprezziate lo sforzo. Aspetto tanti commenti.
Nel frattempo ringrazio qualsiasi persona abbia recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia aggiunto la storia in qualsiasi lista. Siete sempre di più e mi si riempe il cuore di gioia. Grazie!
Spero di riuscire a dedicarmi a questa storia di più perchè la scrivo da davvero troppo tempo e vi aspetto alla prossima.
Un abbraccio❤❤















  
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