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Autore: Destyno    20/10/2017    1 recensioni
Kevin è stato scelto. Ha passato diciannove anni nelle Heartlands come il prescelto delle Nove Dee, ha combattuto il Re dell'Inverno a fianco di grandi eroi e ne è uscito vincitore.
Le Heartlands sono la sua casa, adesso.
Cosa succede quando una storia finisce?
Cosa succede quando l'eroe torna a casa, nel suo mondo?
Cosa succede quando l'eroe non vuole tornare?
'Kevin si passò, tremante, una mano sull’occhio destro.
L’orbita era piena e tonda, e non vuota come la ricordava. Non vuota, come lo era stata per diciannove anni.
Diciannove anni!
Si mise seduto, la schiena appoggiata contro lo schienale del letto, piangendo.
“No,” sussurrò, stringendo tra le mani il lenzuolo, “Dee del cielo, vi prego, no. Ho scelto di restare.”'
Genere: Angst, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva far buon viso a cattivo gioco. Era inevitabile.
Sospirò, aprendo il libro di matematica.
Alcune cose le ricordava, ma erano molte, molte di più quelle che aveva dimenticato, nel corso di quegli anni.
Quantomeno, pensò, l’estate era appena iniziata. Aveva tempo per rimettersi in pari.
Passò quasi tre ore sui libri, cercando di ricordare, e scoprendo che, alla fine, studiare stregoneria alla Torre di Vetro era molto, molto più difficile.

Risolto – più o meno – il problema dello studio, il prossimo obiettivo di Kevin era quello di riprendersi il fisico che aveva sviluppato con il suo allenamento al tempio della Signora del Tempo.
Ma, mentre stava per iniziare a fare flessioni, una musica improvvisa ed altissima partì senza alcun preavviso, facendolo scattare immediatamente in posizione difensiva contro una minaccia che non poteva vedere.

Ma era solo il suo cellulare, ancora in carica sulla sua scrivania, che sparava a tutto volume le note di quella che, una volta, era la sua canzone preferita.
Lo prese in mano. Sullo schermo piatto brillava il nome di Joshua Hillis, e, più in basso, due icone, una verde e una rossa.
Un ricordo antichissimo lo spinse a cliccare su quella verde, e ad avvicinare il telefono all’orecchio.
“Oi Kevin!” Urlò una voce maschile molto familiare. “Allora, ci sei per il sushi stasera?”
“Uh…” borbottò, incerto. Aveva vaghissimi ricordi di cosa fosse il sushi, che il più delle volte si ricollegavano a notti passate insonni per il dolore. “Non…”
“Non dirmelo, ti sei dimenticato che oggi c’era la serata sushi.” Il ragazzo all’altro capo del telefono sospirò. “Ho ragione, vero?”
Kevin annuì, solo per poi ricordarsi che quel Joshua dall’altra parte non poteva vederlo. Così assentì.
“Lo sapevo.” Un altro sospiro. “Senti, facciamo così, fatti trovare sotto casa alle otto, ti passo a prendere io.”
Una pausa.
“Prima che tu me lo chieda, perché so già che sei un rimbambito, sto parlando di casa tua, e che al sushi ci stanno anche Jade e un paio di suoi amici che tu non conosci. Tutto chiaro?”
Kevin si morse il labbro. Non sapeva cosa pensare. Vedere quelli che erano stati suoi amici dopo così tanto tempo lo spaventava. Incontrare nuove persone lo spaventava. Il mondo di fuori, così caotico e rumoroso e complicato lo terrorizzava, al punto che usciva di casa solo per andare a correre e anche allora non incrociava mai lo sguardo di nessuno.
Ma al diavolo la paura. Era Kevar Frostbane, ed aveva affrontato e sconfitto il Re dell’Inverno. Quanto poteva essere terribile una cena con degli amici?
“Chiarissimo.”


La serata iniziò decisamente col piede sbagliato.
Ricordava abbastanza bene Joshua - alto, capelli biondi, con una fastidiosa tendenza a parlare troppo - ma aveva completamente rimosso il fatto che avesse una motocicletta.
Si strinse più forte a lui, terrorizzato, mentre correvano a velocità folle sulla strada.
“Potresti andare più piano?”
Joshua si girò a guardarlo, perplesso, e Kevin si sentì morire dentro perché stavano andando troppo veloci e Joshua non stava guardando la strada.
“Kevin, stiamo andando a cinquanta all’ora. Che ti prende?”
“Guarda la strada Joshua.” Si morse forte il labbro. “Guarda la strada oppure appena scendiamo ti ammazzo.”
Il ragazzo rise, e tornò a guardare la strada.
“Ecco dov’era il mio migliore amico!”
E poi accelerò, tra le proteste e i pittoreschi insulti di Kevin.

Il ristorante era… calmo.
A parte per il fatto che c’erano davvero poche persone, l’arredamento piuttosto spartano gli dava un senso di pace e benessere.
Era molto diverso dalle taverne caotiche e chiassose a cui era abituato.

Joshua lo condusse ad un tavolo già occupato da tre persone: una ragazza di origini asiatiche con dei grossi occhiali tondi - Jade, gli sussurrò un ricordo - e due gemelli dai capelli rossi che conosceva particolarmente bene.
Digrignò i denti, e le Volpi ghignarono all’unisono.

“Kevin, ciao!” Jade si alzò e lo abbracciò, baciandolo su entrambe le guance. “Loro sono Mason e Jason.”
“Non preoccuparti se ti confondi,” rise Joshua, facendo un cenno ai tre e sedendosi al tavolo, “penso che nemmeno la loro madre riesca a distinguerli.”
“Molto piacere.” Borbottò Kevin tra i denti. Il ghigno sui volti delle Volpi si fece più largo.
“Oh, ma il piacere è tutto nostro.” Dissero contemporaneamente.
Jade rise, rimettendosi seduta.
“E dai, smettetela! Manca solo che vi mettiate a dire “vieni a giocare con noi” e allora siamo a posto.”
I gemelli risero, e Kevin, ancora sospettoso, si sedette assieme ai suoi amici, accanto a Joshua.

Jade e Joshua ordinarono tantissima roba, giustificandosi con debole “tanto è un all you can eat!”. Kevin, abituato a pasti più frugali, optò per un pasto più leggero, e le Volpi lo imitarono, forse per scherno.

“Allora, Kevin,” chiese Jade all’improvviso, “come è andata l’estate per te?”
“Oh, uhm. Bene, credo?”
La ragazza sbuffò, e le Volpi ridacchiarono.
“Voglio i dettagli. Voglio quei bei dettagli succosi della tua vita privata.”
Kevin si portò il bicchiere alle labbra, pronto a trovare una scusa per guadagnare un po’ di tempo.
“Te la sei trovata una ragazza?”
Per poco non le sputò l’acqua in faccia. Si riprese giusto in tempo, buttando giù tutto insieme e tossendo.
“Ah, ecco…”
Si morse il labbro. Qualcosa glielo poteva dire, vero? Dopotutto, Jade e Joshua erano stati suoi amici.
Per quanto riguardava le Volpi… beh, loro sapevano già. Ma con loro avrebbe parlato dopo.
“... in un certo senso, sì.”
Gli occhi di Jade brillarono, e Joshua lo guardò storto.
“Kevin.” Disse la ragazza, proprio mentre arrivavano le prime portate. “Voglio sapere tutto di lei.”
“Oh, anche io.” Aggiunse Joshua, cominciando a mangiare il suo ramen. “Da quant’è che stai con lei?”
Kevin sorrise. Le Volpi ridacchiarono sotto i baffi, cominciando a mangiare senza dire nulla.
“Beh, la prima cosa da sapere, amici, è che non è una lei.”


“Sei gay?”
“Potresti non urlare?”
Joshua scosse la testa, sospirando. Lo guardò.
“Quando…?”
Kevin non distolse lo sguardo. Forse una volta l’avrebbe fatto.
“Non da molto.”
“Mh.”
Joshua rimase in silenzio, appoggiato alla moto, e sospirò, il viso rivolto al cielo.
“Avevi paura di fare coming out con me?”
“Onestamente, no. Solo che non riuscivo a trovare il momento giusto.”
“Povera Jade. Le è quasi preso un colpo.”
Kevin ridacchiò e, per un po’, tra loro ci furono solo il silenzio e l’aria fredda della notte.
“Di che dovevi parlare con i gemelli?”

 

“Avete cinque minuti per spiegarmi cosa ci fate nel mio mondo e come avete fatto ad arrivarci, o vi spezzo il collo.”
Le Volpi sorridevano.
“Oh, andiamo, Kevar,” risero in coro, per nulla intimoriti, “è così che si salutano dei vecchi amici?”

 

“Niente.”

 
   
 
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