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Autore: gr_lady863    20/10/2017    12 recensioni
Qual è la definizione di amicizia? E', forse, l'incontro tra due anime simili che si scelgono, tra tante? E qual è la sua funzione? A cosa serve un'amica? Forse serve ad afferrarti, quando rischi di cadere; a impedirti di buttare via la tua vita; a proteggerti anche da te stessa? E l'amore? L'amore tra due persone può essere così forte, da esplodere in tanti piccoli frammenti, coinvolgendo chiunque abbia il privilegio di assistere al suo spettacolo. Vi sono legami così forti che nemmeno lo scorrere del tempo può sciogliere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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12 luglio 1789
 
Mentre la carrozza in cui viaggiava correva in direzione della caserma della guardia francese di Parigi, la marchesa Eleonor Claudie de Bouillé[1] meditava sugli avvenimenti delle ultime ore e rifletteva su quanto aveva pianificato, per salvare la vita ai suoi due più cari amici, Oscar François de Jarjayes e André Grandier.
La sera precedente, Eleonor, ascoltando, involontariamente, una conversazione tra suo padre, il generale Claude de Bouillé, e altri ufficiali del Comando generale, aveva appreso, con sgomento, che a breve anche il reggimento comandato da Oscar avrebbe ricevuto l’ordine di recarsi a Parigi, per reprimere la rivolta armata, con qualsiasi mezzo.
Eleonor conosceva bene Oscar e sapeva che la sua amica non avrebbe ubbidito, a cuor leggero, all’ordine di sparare sulla folla, né tantomeno lo avrebbero fatto i suoi soldati, uomini appartenenti al popolo e arruolatisi solo per sfuggire alla fame.
Tuttavia, la marchesa sapeva che, se Oscar si fosse opposta ancora una volta agli ordini ricevuti, sarebbe stata accusata di alto tradimento e condannata a morte e, questa volta, nemmeno la Regina avrebbe potuto intercedere per lei.
Proprio per questo, la sera precedente, Eleonor, nonostante l’ora tarda, aveva deciso di recarsi a palazzo Jarjayes, per comunicare a Oscar quanto appreso, per far sì che avesse qualche ora di vantaggio e potesse ponderare meglio la scelta da compiere. Eleonor aveva intenzione di invitare Oscar a non essere impulsiva e a meditare sulle conseguenza delle sue azioni, sebbene lei stessa faticasse a elaborare una soluzione.
Giunta in prossimità del cancello di Palazzo Jarjayes, Eleonor aveva avuto solo il tempo di intravedere la sagoma di Oscar sfrecciare in sella al suo cavallo bianco.
Preoccupata per quella cavalcata solitaria e notturna dell’amica, Eleonor aveva ordinato al cocchiere di seguire, con discrezione, Oscar.
Ben presto, Eleonor aveva riconosciuto la zona in cui Oscar si stava dirigendo: lì, abitava il dottor Lasonne, il medico della famiglia Jarjayes, della famiglia Bouillé e di quasi tutti i nobili di Versailles. Oscar aveva fermato il suo cavallo proprio dinnanzi al portone in cui abitava il medico e si era inoltrata all’interno del palazzo.
Eleonor, colta da un cattivo presentimento, aveva deciso di seguirla, per scoprire le ragioni che l’avevano indotta a recarsi, in piena notte, dal medico.
La marchesa, giunta in prossimità della porta del medico, aveva accostato l’orecchio, pronta a origliare la conversazione che stava avvenendo all’interno dello studio. Purtroppo, i suoni giungevano molto ovattati, ma una parola arrivò con sferzante chiarezza alle orecchie di Eleonor e le raggelò il sangue: sentì Oscar pronunciare il termine tisi, quella terribile malattia che, difficilmente, lasciava speranza di salvezza. Eleonor aveva portato le mani alla bocca, per reprimere un singulto e, con le gambe tremanti, si era appoggiata contro la parete e aveva continuato ad ascoltare. A un certo punto, aveva sentito Oscar chiedere al dottore, con voce accorata, notizie sulla salute di André.
Eleonor, decisa a saperne di più, si era nascosta nella penombra, in attesa che Oscar andasse via. Subito dopo, aveva bussato con forza, fino a quando la porta non si era aperta, mostrando il volto afflitto e gli occhi lucidi del dottor Lasonne.
- Buonasera Dottore, mi scuso per il disturbo, ma vorrei sapere il motivo che ha condotto qui Oscar, a un’ora così inconsueta - aveva chiesto, trafelata.
Dopo le insistenze di Eleonor, il dottore si era arreso, dicendo:
- E va bene, penso abbiate ragione, madamigella Oscar ha proprio bisogno del sostegno di un’amica. É gravemente malata, ha contratto la tisi e, purtroppo, la malattia ha ormai raggiunto uno stadio avanzato. Tuttavia, nulla è perduto, dovete convincerla a congedarsi dalla vita militare e a ritirarsi in un luogo tranquillo, possibilmente vicino al mare, a prestare particolare cura all’alimentazione e a smettere di bere alcolici. Soltanto, seguendo queste regole, ha una speranza di salvezza; in caso contrario, non le resterebbero più di sei mesi di vita. Forza, la vostra amica ha bisogno di voi – aveva aggiunto il medico, nel tentativo di consolare Eleonor, scossa da quanto appreso.
-  Mi dica un’ultima cosa: perché Oscar ha chiesto notizie sullo stato di salute di André Grandier? Ha contratto anche lui la tisi? Se non sbaglio, è una malattia contagiosa, me lo conferma?
- Sì, gli studi sulla tubercolosi sono ancora sperimentali, ma pare sia una malattia molto contagiosa. Tuttavia, che io sappia, André non ha contratto il morbo; purtroppo, però, ha seri problemi anche all’occhio destro, a breve, potrebbe perdere, completamente, la vista.
-Dottore, com’è possibile? Quindi, ha continuato a militare nei Soldati della Guardia, nonostante i suoi gravi problemi alla vista!
- Sì e credo che la vita militare abbia contribuito ancora di più ad affaticare il suo occhio.
Eleonor, prima di congedarsi, aveva aggiunto:
- Vi ringrazio, dottore. Cercherò di convincere Oscar e André a farsi curare. Non permetterò che si lascino morire.
-Buona fortuna, marchesa! Ne avrete bisogno!
Mentre si apprestava a salire sulla carrozza, le era balenata in testa un’unica idea e si era recata alla Reggia. Nonostante l’ora tarda, aveva chiesto di poter parlare con la regina, facendo appello alla forte amicizia che legava la sovrana a Oscar.
Superando la reticenza da parte di alcune dame di compagnia, tra le quali, quella sera, fortunatamente, non vi era Madame Jarjayes, era riuscita a farsi annunciare. Maria Antonietta l’aveva accolta nel suo salotto privato e, conoscendo la riservatezza di Eleonor, aveva allontanato tutti, chiedendo di poter conferire privatamente con la marchesa Bouillé.
Eleonor, dopo averla ringraziata, le aveva spiegato quanto aveva appena appreso.
Gli occhi della regina si erano riempiti di lacrime, aveva perso suo figlio da pochi giorni, per lo stesso terribile male.
-Ditemi che non è vero. No, non può essere, non posso perdere anche Oscar. Non è giusto, è una delle persone migliori che io conosca. Ditemi quello che posso fare, ve ne prego.
- Maestà, vedete, c’è un’unica possibilità di salvezza per Oscar: deve abbondare immediatamente l’uniforme!
Le parlò dell’ordine che stava per ricevere il reggimento di Oscar e della necessità che lei si congedasse prima di essere costretta a eseguirlo.
– So che è un periodo molto delicato per la Francia, ma dobbiamo intervenire tempestivamente ed evitare che Oscar sia coinvolta nei disordini che infiammano Parigi. Il suo stato di salute l’ha ormai debilitata e non sarebbe in grado di partecipare agli scontri.
Inoltre, dopo averle parlato dei problemi alla vista di André, aveva aggiunto:
 – ritengo opportuno che sia concesso il congedo definitivo anche al soldato Grandier. Non può combattere in quelle condizioni. E, poi, avete avuto modo di percepire il forte legame che unisce da sempre Oscar e André e sono convinta che André sia l’unico in grado di poter convincere madamigella Oscar a curarsi.
Dopo aver ascoltato l’accorato appello di Eleonor, la regina aveva concluso:
– E sia. Domani ne parlerò con il Re e, in mattinata, potrete venire a ritirare l’atto ufficiale di congedo per il comandante Oscar e per il suo amico.
- Non so come ringraziarvi, maestà.
- Marchesa, non potrei mai negare il mio aiuto a Oscar, ci lega un’amicizia profonda e sincera, da ormai vent’anni. Convincetela a curarsi, ve ne prego.
- Farò tutto quanto in mio potere.
Dopo aver lasciato la Reggia, Eleonor aveva pianificato la giornata successiva in modo meticoloso, prestando attenzione agli eventuali imprevisti. Per questa ragione, tornata a casa, aveva cercato, nel magma delle norme giuridiche, una postilla che riconoscesse a un giudice un potere decisionale in grado di paralizzare gli ordini provenienti da un comandante supremo dell’esercito. Eleonor, infatti, temeva che l’ordine di combattere giungesse a Oscar prima del congedo, concesso dal re; in tal caso, Eleonor, per sospendere l’esecuzione dell’ordine militare, aveva come sola possibilità quella di sfruttare il potere che le derivava dalla sua professione.
Eleonor, infatti, era un giudice, membro del Parlamento di Parigi[2], la più autorevole corte del regno. Eleonor ricopriva un ruolo di prestigio, era l’unica nobildonna di Versailles a cui era stato concesso questo privilegio. Aveva dovuto studiare molto per essere all’altezza di quell’incarico; era consapevole che, nonostante il suo impegno, non avrebbe mai potuto ricoprire quella carica, senza l’amicizia e l’appoggio di Maria Antonietta.
Per la società dell’epoca, infatti, era incomprensibile che una donna esercitasse quella funzione, ma Eleonor, fin da piccola, sentiva scorrere nelle vene una sete di giustizia, il suo animo s’infiammava dinnanzi ai soprusi di ogni sorta e, per questo, aveva implorato suo padre di consentirle di frequentare l’università e di studiare legge.
Grazie all’intercessione della regina, aveva ottenuto dal re l’autorizzazione per frequentare l’Università e, dopo aver completato il suo percorso di studi, era diventata membro del Parlamento. Eleonor amava il suo lavoro e cercava di svolgerlo con onestà e rettitudine, facendo appello solo al diritto.
 Eleonor avrebbe sfruttato la sua posizione, per rendere inefficace l’ordine di suo padre e consentire a Oscar di ritirarsi dalla vita militare.
Pertanto, durante la notte, dopo una ricerca minuziosa, aveva trovato una postilla, contenuta in un’antica norma consuetudinaria locale, che riconosceva a un membro del Parlamento il potere di privare di efficacia l’ordine proveniente da un alto ufficiale.
Ora, dopo una notte insonne, era diretta alla Caserma dei Soldati della Guardia, a Parigi. Sperava che sia Oscar sia André fossero in servizio.
Mentre la carrozza attraversava la città, Eleonor ripercorreva le tappe della sua amicizia ultradecennale con Oscar e André.
Probabilmente, se non avesse conosciuto Oscar, quella donna così particolare, forte e coraggiosa, non avrebbe mai trovato il coraggio di opporsi a suo padre e al destino riservato a ogni nobildonna, sarebbe stata costretta a sposarsi, in giovane età, con un perfetto sconosciuto e a partorire figli non desiderati.
Eleonor, invece, era sempre stata una ragazzina ribelle, desiderava rivestire un posto di rilievo nella società, voleva poter contribuire a cambiare le sorti della sua amata Francia, voleva essere una donna indipendente, riteneva ingiusto il trattamento che la società riservava alle donne, pensava che anche a loro dovesse essere concessa la possibilità di diventare artefici del proprio destino e di decidere le sorti della propria vita. Inoltre, amava leggere e passava ore a studiare. In particolare, amava leggere trattati di carattere politico e giuridico.
Proprio per queste ragioni, aveva subito provato ammirazione per il colonnello Jarjayes; quella donna fiera, dallo sguardo altero e puro e dall’indomito coraggio avallava le convinzioni di Eleonor: Oscar, infatti, in molteplici occasioni, aveva dato prova del suo valore e delle sue capacità, mostrando a tutti che una donna avrebbe potuto eguagliare e superare un uomo, in qualsiasi campo.
Certo, a corte, tutti guardavano, con una sorta di timore reverenziale e di curiosità mista a scherno, il bizzarro colonnello, ritenendo che fosse solo il frutto della follia del generale Jarjayes, il quale, non avendo avuto figli maschi, aveva cresciuto la sua ultima figlia come un uomo, affinché anche lei, come i suoi avi, intraprendesse la carriera militare e conferisse, coi i suoi meriti, ulteriore lustro alla casata dei Jarjayes. Eleonor era conscia che anche Oscar, come qualsiasi altra donna, non aveva avuto la possibilità di scegliere il proprio destino, dal momento che, fin dalla nascita, suo padre aveva deciso per lei, non lasciandole alcun margine di libertà, quando l’aveva costretta, a soli quattordici anni, a indossare la divisa, per proteggere la famiglia reale. E, tuttavia, pur avendo agito solo per egoismo, il generale Jarjayes aveva saputo sfidare le assurde convenzioni sociali, in forza delle quali le donne dovevano essere relegate ai margini della società. E Oscar aveva soddisfatto e superato le pretese paterne, diventando il più valoroso ufficiale di Francia.
Quando Oscar aveva assunto il suo incarico, Eleonor aveva solo 10 anni e già ammirava quella ragazza poco più gande di lei che faceva tanto discutere la corte di Versailles. Non aveva mai avuto modo di parlarle, perché entrambe erano molto riservate e Oscar sembrava inavvicinabile. Solo il suo attendente, André Grandier, riusciva a strapparle qualche sorriso e a scalfire la maschera di ghiaccio che assumeva, quando calcava i corridoi di Versailles. Eleonor li ammirava a distanza ed era convinta che quei due ragazzi fossero avvinti da un legame unico e inestricabile. Alla reggia, circolavano molteplici voci su una presunta relazione peccaminosa tra l’algido colonnello e il suo attendente, ma Eleonor non aveva mai dato credito ai pettegolezzi, sebbene fosse convinta che i sentimenti che André provava per la sua Oscar fossero di amore puro e incondizionato. Secondo Eleonor, però, Oscar stessa era ignara di essere la padrona incontrastata del cuore di André; non era consapevole degli sguardi adoranti e protettivi che il suo attendente le rivolgeva e, probabilmente, non era nemmeno consapevole del fatto che la sua espressione mutasse e i suoi lineamenti si addolcissero solo quando il suo André le era accanto. Per Eleonor, quei due erano follemente innamorati e sperava che, prima o poi, potessero dichiararsi reciprocamente i loro sentimenti e potessero vivere una travolgente storia d’amore. Nonostante André non fosse un nobile, Eleonor aveva la sensazione che fosse l’unico uomo degno di stare insieme a Oscar; quando li guardava, percepiva il loro reciproco appartenersi. Eleonor non aveva mai sperimentato l’amore, ma immaginava che il sentimento che legava Oscar e André non poteva che essere amore e doveva essere preservato a ogni costo. E, proprio riflettendo sulla loro relazione, aveva deciso che anche lei si sarebbe sposata solo per amore.
Per questa ragione, il ricevimento organizzato da suo padre, sedici anni prima, allo scopo di trovarle un marito, si era rivelato disastroso. Quell’occasione, però, aveva segnato l’inizio della lunga amicizia tra Eleonor, Oscar e André. Eleonor, ai tempi, aveva appena compiuto quattordici anni e suo padre, ignorando i suoi desideri e bollandoli come meri capricci, aveva deciso di dare un ballo in suo onore, invitando gli uomini delle famiglie più illustri di Francia.
Quella sera, anche madamigella Oscar era presente al ricevimento, poiché Maria Antonietta che, ai tempi, era ancora una principessa, aveva accettato l’invito del generale.
Eleonor non aveva mostrato alcun entusiasmo, si ostinava a restare in disparte e a declinare qualsiasi invito a ballare, nonostante gli sguardi infuriati del padre. A metà serata, a causa di un’emicrania che non le dava tregua, aveva deciso di allontanarsi dal ricevimento e di passeggiare tra i giardini di villa Bouillé. Era seduta sul bordo della fontana quando, con la coda dell’occhio, vide avvicinarsi l’odioso duca de Marmont, appartenente a una della famiglie più insigni della Francia, un essere privo di scrupoli, conosciuto per i suoi passatempi lascivi e che, ai tempi, aveva circa ventotto anni, il doppio degli anni della marchesa. Prima che Eleonor potesse allontanarsi, il duca si era seduto accanto a lei, mettendo in atto un palese tentativo di seduzione. Eleonor, allarmata, fece per allontanarsi, esprimendo tutto la sua repulsione nei confronti del duca che, indisposto dal rifiuto ricevuto, iniziò a insultarla e le afferrò il braccio per avvicinarla a sé. Fu in quell’istante che Oscar sbucò da un cespuglio e immobilizzò il duca de Marmont, intimandogli di allontanarsi e aggiungendo che, in caso contrario, lo avrebbe condotto nuovamente al ricevimento, mettendo al corrente il generale Bouillé di quanto stava per accadere a sua figlia. Imprecando, il duca si allontanò e Oscar si avvicinò a Eleonor, per accertarsi che nulla le fosse accaduto. Ovviamente, accanto a Oscar, c’era il suo solerte André; entrambi si mostrarono sinceramente dispiaciuti per l’accaduto ed Eleonor, nonostante fosse restia a esternare le proprie reazioni, non riuscì a trattenere una lacrima: era scossa e spaventata per quanto accaduto e irritata con suo padre che sembrava deciso a costringerla a un matrimonio combinato, contro il suo volere. Si asciugò il viso con stizza e, per ringraziare Oscar e André, invitò entrambi a prendere un tè, nei giorni successivi.
Oscar, nonostante le sua scarsa propensione a interagire con le dame di Versailles, decise di accettare l’invito di quella ragazza che le sembrava tenace e priva di quella frivolezza che lei tanto detestava nelle altre donne. Era evidente che Eleonor era stata costretta a partecipare a quel ricevimento e che non aveva alcuna intenzione di sposarsi. Da un po’ di tempo, infatti, circolavano voci sul conto della figlia di Bouillé e sul suo “inopportuno e delirante” desiderio di proseguire gli studi, frequentando l’Università. Il padre, come risposta, aveva deciso di organizzarle un ricevimento per trovarle un marito blasonato e degno di entrare a far parte della famiglia Bouillé.
Eleonor, però, sembrava non essersi rassegnata al volere del padre e, per questo, era stata indisponente per tutta la serata. Inoltre, rientrata in casa, aveva chiarito al padre che, se l’avesse costretta a contrarre un matrimonio senza amore, si sarebbe ritirata in convento o si sarebbe tolta la vita, facendo ricadere la vergogna sulla famiglia Bouillé. Mossa da un fremito di tenerezza, Oscar decise di accettare l’invito. Da quel momento, ebbe inizio l’amicizia di Eleonor con Oscar e André.
Erano i suoi migliori amici, Eleonor stimava entrambi e credeva fossero le persone migliori che avesse mai conosciuto.
Il cigolio delle ruote della carrozza che si arrestava dinnanzi alla Caserma dei soldati della guardia la riportò alla realtà.
I suoi amici avevano bisogno di lei ed Eleonor avrebbe fatto quanto in suo potere, per salvare quei due testoni.

​Esattamente un anno fa, mi sono iscritta su questo fandom e ho scoperto il magico mondo delle fanfiction. All'inizio, mi sono iscritta per curiosità, poi, ho scoperto che, su questo sito, vi sono delle autrici veramente valide e delle donne molto in gamba. Mi sono confrontata, ho discusso, ho riso, ho pianto con voi e con le vostre storie. Per festeggiare la mia iscrizione, ho deciso di pubblicare il primo capitolo di una storia che ha iniziato a svilupparsi, nella mia mente, già un anno fa. Non ho mai avuto il coraggio di scriverla e di pubblicarla, sebbene questo capitolo aspettasse di essere terminato già da diversi mesi.
Non sono affatto soddisfatta e, sicuramente, lo troverete noioso, però, si tratta solo del prologo e mi serviva per inquadrare questo nuovo personaggio che avrà un ruolo fondamentale nella mia storia.
​Già so che la pubblicazione dei prossimi capitoli si farà attendere (e, solo per questo, la mia amica Lady_Michi si rifiuterà di leggere :-) ), ma stasera sentivo l'esigenza di dare inizio alla mia storia, perché, per me, quest'anno, in vostra compagnia, è stato veramente particolare ed emozionante.

 
 

[1] Personaggio di fantasia
[2] Il Parlamento di Parigi era una delle corti superiori del Regno, con poteri giudiziari e legislativi. I suoi membri formavano la cd. “noblesse de robe” (nobiltà di toga), in contrapposizione alla “noblesse d’epée” (nobiltà di spada). Infatti, la carica veniva ricoperta dai discendenti dell’alta borghesia che avevano acquistato cariche nella magistratura e le avevano trasmesse in eredità; si trattava di individui facoltosi che avevano un alto tenore di vita e un elevato livello culturale. Era indubbiamente poco realistico che a una nobildonna venisse accordato il permesso di frequentare l’Università e di sedere nel massimo consesso di giustizia del Regno. Era, però, altrettanto inconsueto che una dona rivestisse la carica di Colonnello.
   
 
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