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Autore: ZarxielZerg    21/10/2017    1 recensioni
Spin-off della fanfiction Pokémon Ghost (crediti per la creazione a Darken) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3490499&i=1
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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“Dove… Sono…” Si chiese Darken, guardandosi intorno.
“Non lo so, ma non in un bel posto.” Disse una voce che conosceva bene. Guardò davanti a sé e vide Entei. Il Pokémon aveva alcune parti del pelo ingrigite, ma per il resto sembrava stare bene.
“Si guardò intorno. Erano in un luogo bizzarro. Sembrava un cielo nuvoloso, ma le nuvole erano strane. Alcune si muovevano lente, altre veloci. Da alcune cadeva ghiaccio, da altre pioggia, ma erano tutte in file. Quando Darken allungò la mano verso quella più vicina, si rese conto che non sentiva nulla.
Poi, improvvisamente, tutto cambiò, come se qualcuno avesse cambiato l’immagine di una fotografia. Adesso si trovavano su una spianata, e intorno a loro c’erano file infinite di cavalieri su Rapidash, Mudsdale o Zebstrika, di fanti con vari Pokémon al seguito, di uomini e Pokémon in armatura. Le file erano senza fine, da entrambi i lati.
“Cos’è questo posto?” Chiese Darken.
“Non lo so, ma questi tizi sono famigliari…” Poi si fermò ed indicò una fila di guerrieri in armatura asiatica. “Ma quello...”
Darken lo fissò e rimase a bocca aperta. Il generale alla guida teneva alto uno stemma che era sicuramente quello degli Oda.
“Quello è Oda… Nobunaga?” Chiese Darken.
Entei annuì, e percorse la fila, ripetendo i nomi di altri generali.
Darken provò a toccarne uno, ma non sentì nulla. Fu come attraversare della nebbia.
“Ma cosa…” Si chiese, ma subito dopo sentirono un ruggito. Guardarono sopra la loro testa, e videro Dialga scendere dal cielo ed atterrare tra le fila di soldati.
“Oh, mi ero quasi dimenticato che siamo finiti qui per colpa sua.”
Il Pokémon avanzò verso di loro a passo deciso, finché non torreggiò su entrambi. Entei e Darken deglutirono insieme… Poi Dialga tirò un sospiro di sollievo.
“Grazie al cielo, temevo d’aver arrecato a Vossignori un danno di natura irreparabile. Sventuratamente, fallii nel tentativo di liberarmi dalla fredda stretta della catena che mi costrinse a fuoriuscire dalla mia magione extradimensionale, e mi ritrovai in stato d’alterazione mentale assai grave, peggiorato dalla ricomparsa del mio fratello esiliato. Vi pongo i miei decisi ringraziamenti per avermi salvato, e le mie più sentite scuse per qualsiasi danno v’abbia arrecato.”
Darken ed Entei si fissarono. “Prego?” Chiese il ragazzo.
“Oh, chiedo venia, dimenticai che è passato molto dall’ultima volta ch’ho acquisito il modo di parlar d’un uomo, e in codesta epoca di certo sarete diversamente abituati.”
“Sono abbastanza sicuro che non parlassero così neanche in passato.” Disse Darken. Dialga lo guardò in malo modo.
“Si dà il caso ch’abbia appreso il mio modo di favellare da un abile interlocutore. In ogni caso, vediamo…” Toccò Darken sulla fronte, e il ragazzo sentì una sensazione di calore.
“Va meglio così?” Chiese Dialga “Quanti nuovi termini interessanti… Per esempio, questo Pokédex… E questo Smartphone… Davvero un'epoca interessante… Ma ditemi, come fate ad essere ancora vivi? Credevo di avervi colpito con un Fragortempo, a piena potenza.”
“No, ha colpito solo Entei…” Disse il ragazzo, ricordando il lampo di luce e il rosso. Doveva aver visto l’impatto del Fragortempo vero e proprio ed Entei che si lanciava in mezzo.
“Capisco, ma come ha fatto Entei a sopravvivere?” Chiese il Pokémon fissandolo, poi sorrise “Ma certo! Sei l’Araldo di Ho-Oh, sbaglio? Temo di aver dimenticato della tua esistenza, ma vederti mi ha permesso di ricordarmi di te. Niente di strano in questo caso, semplicemente ho colpito un immortale. Non potevi certo morire di vecchiaia. Lascia solo che ti riporti alla tua età corretta…” Disse Dialga, e il diamante sul suo petto s'illuminò.
La pelliccia ingrigita di Entei divenne di nuovo bruna, e Dialga sorrise.
“Per fortuna non ho colpito te.” Disse osservando Darken “Se l’avessi fatto, sarebbe rimasto solo un vecchio scheletro a fluttuare in questo posto.”
“Già, ma cos’è questo posto?” Chiese Darken, guardandosi intorno. Dialga lo fissò sorpreso. Il ragazzo non sembrava impressionato dall’aver appena rischiato di morire.
“Questo è il mio Memoriale. Quando vedo qualcosa di interessante, ne metto un’eterna immagine da parte. Siete finiti nella Sala degli Eserciti, dove tengo in perfetto ordine l’immagine di tutte le armate che mi hanno fatto una buona impressione.”
“E le nuvole di prima?”
“Ah, lì ci tengo le immagini di nuvole che mi piacciono. Tempeste, uragani, tormente, e una deliziosa raccolta di nuvole a forma di Mareep che… Ma sto divagando. Dimmi ragazzo, perché non ti vedo particolarmente preoccupato?”
“Beh, finora sono quasi stato ucciso non so quante volte. E se avessi voluto uccidermi, l’avresti già fatto, quindi sono più affascinato che altro.”
“Capisco. Fammi vedere…” Toccò di nuovo con la punta dell’unghia la fronte di Darken, e sorrise “Una vita decisamente avventurosa, e un grande interesse per le collezioni e la conoscenza, come il sottoscritto. Mi piaci ragazzo.”
“La ringrazio, ma potrebbe riportarmi sulla Vetta Lancia? I miei amici stanno ancora combattendo e…”
“Capisco, capisco. Dimmi, ti interessa un po’ di aiuto in questa battaglia?”
“Che intende?”
Dialga sorrise, e un attimo dopo una Master Ball comparve a terra davanti a Darken.
“Come…”
“Non lo so, l’ho pescata da qualche parte nelle pieghe del tempo. In questo momento da qualche parte c’è un venditore molto confuso.”
“Questo non creerà un effetto farfalla?”
“No, non l’avrebbe venduta e sarebbe rimasta a prendere polvere in magazzino, perché è caduta dietro lo scaffale.”
“Capisco. E cosa dovrei farci?” Chiese Darken, sorridendo sotto i baffi.
Dialga gli si avvicinò e sorrise “Beh, credo che tu sappia cosa voglio che tu faccia.” E toccò la Master Ball. Ci entrò, poi ne uscì un momento dopo, sorridendo.
“Quindi ora sono il tuo Prescelto?” Chiese Darken.
“Il solo e unico. Congratulazioni.”
“Grazie, ma perché mi ha scelto così in fretta?”
“Ragazzo, mi hai salvato sulla Vetta Lancia, sei coraggioso, e ami conoscenza e collezioni. Francamente, di Prescelti adatti come te ne ho avuti ben pochi.”
Darken annuì, ringraziando il Pokémon. Dialga sorrise ed emise un ruggito. Entei e il ragazzo sparirono.
Il Pokémon si guardò intorno. Fissò un momento Oda, per assicurarsi che Darken non avesse toccato la copia. Poi ricordò che solo lui poteva toccarle. Soddisfatto, lo seguì.
 
“E’ cambiato.” Disse Celebi.
“Davvero?”
“Sì. Il ragazzo degli Spettri si è buttato senza esitazione dietro a Cyrus, quindi Darken non si è mai lanciato dietro il leader del Team Galassia. Inoltre, Darken stesso non ha esitato ad aiutare Dialga, ed Entei… lui si è messo in mezzo prendendo un colpo al posto suo. Tutto ciò ha portato a salvare Darken.”
“E a condannare Entei.” Commentò Ho-Oh, con un sospiro “Non dico che avrei preferito non l’avesse fatto ma… Provo emozioni contrastanti.”
“Sei orgoglioso e triste, allo stesso tempo.”
“Chi sei, Mesprit?”
“No.” Rispose Celebi ridacchiando “Si vede benissimo.”
Ho-Oh sospirò “Noi Leggendari siamo creature quasi eterne, a parte pochi casi. Per noi, vedere morire gli umani e i Pokémon è normale. Mi domando se valesse davvero la pena perdere Entei per salvare un umano che un giorno morirà comunque.”
Celebi annuì “In effetti, da un punto di vista logico, è assurdo. Ridicolo. Eppure…”
“Eppure sono fiero di Entei. Sapeva cosa rischiava scegliendo di salvarlo, ma lo ha fatto comunque. Sono cose che mi scaldano il cuore.”
“Difficile scaldarti più di così.” Disse Celebi.
“Faceva schifo come battuta.”
“Ehi, ci ho provato.” Commentò quella facendo spallucce.
Ho-Oh sospirò “Grazie per aver provato a tirarmi su il morale.”
“Non preoccuparti. Entei comunque ha ancora diversi anni davanti a sé.”
“E io ho ancora diversi secoli senza di lui.”
Celebi non sapeva come controbattere. Si limitò a restare in silenzio, mentre le ultime luci del tramonto scomparivano.
 
Draconix sorrise, vedendo un varco aprirsi tra Giovia e Saturno, quando MegaCharizard attaccò Toxicroak e Skuntank. E senza pensarci si lanciò in avanti.
Saturno fece per afferrarlo, ma il ragazzo gli tirò un calcio in faccia e quello arretrò. Fu su Plutinio, sorridendo.
“Ah sì?” Disse lo scienziato, rotolando a terra proteggendo il tablet “Bene, vediamo come te la cavi contro questo.”
Premette un tasto e puntò il tablet direttamente verso il volto di Draconix. Una spirale apparve, e Draconix si rese conto di non riuscire a distogliere lo sguardo.
“Ahahahah.” Rise lo scienziato “Questo può piegare qualunque mente, è il frutto di anni di studi. Obbedisci schiavo.”
Draconix si alzò in piedi. E in risposta calciò il tablet, spezzandolo.
“NO!” Gridò l’uomo “Com’è possibile? Perché non sei sotto il mio controllo? COME HAI FATTO?!”
“Una volta un amico mi ha detto che la mia mente è refrattaria.” Sorrise il ragazzo, poi tirò un pugno in faccia a Plutinio “E questo è per quello che hai combinato.”
Si girò, ma vide che Saturno e Giovia sembravano confusi. Il resto del Team Galassia aveva avuto reazioni diverse. Alcuni stavano combattendo, altri si erano gettati a terra, stringendosi la testa. Altri ancora erano immobili come fossero stati paralizzati. Altri fuggirono, urlando incoerentemente.
“Idiota…” Disse Plutinio, massaggiandosi il volto “Adesso sono fuori controllo! Hai idea di cosa potrebbero combinare senza qualcuno a controllarli?”
“Sono pericolosi?”
“Non tutti, ma ad alcuni non mi avvicinerei se non indossano una camicia di forza.” Disse l’uomo.
“Non hai un modo per controllarli?”
“Certo, basta che tu rimetta insieme il tablet.” Disse quello, sarcastico.
“Forse noi possiamo aiutare.” Disse Darken. E accanto a lui c’era Dialga.
 
Kain fissò il Drago, a bocca aperta. Ci mise un secondo a capire la situazione. Gli scesero delle lacrime sul volto, ma si controllò subito dopo.
'Maledizione…' Pensò 'Perché…'
Poi scosse la testa “Palkia, lui non…” Poi accanto vide comparire un lampo di luce.
 
“Non capisco quello che dici.” Pensò il ragazzo, fissando Palkia. Il Pokémon gli era vicinissimo, e lo fissava con grande interesse. Stava anche provando a parlargli, ma la lingua con cui si esprimeva risultava sconosciuta a Dragozard.
Poi Palkia gli toccò la fronte.
“Prova, prova, prova… Mi senti ora?”
Dragozard annuì. Provò anche a rispondere, ma non emise alcun suono.
“Oh, giusto, voi umani avete bisogno di far vibrare le corde vocali per parlare. Ecco.”
Dragozard sentì improvvisamente il corpo libero, come se fino a quel momento fosse stato incastrato. Si guardò intorno, ma vide solo bianco.
“Dove sono?” Chiese il ragazzo.
“Questo è il mio Pensatoio. Vengo qui quando devo riflettere. Per esempio, l’altro giorno ho trascorso quarantacinque anni a pensare se fosse stata una buona idea piazzare la Norvegia a nord della Svezia.”
“… L’altro giorno ha passato quarantacinque anni?”
“Ah, sì, il Pensatoio e tutto il resto della mia dimensione sono fuori dalla giurisdizione di mio fratello, quindi il tempo è un po’… strano. Comunque, non ha effetti strani su chi ci entra. Semplicemente, non prenderei per buoni gli orologi.”
Dragozard annuì, e in effetti guardando il proprio telefono vide che stava andando avanti e indietro, segnando date sempre diverse.
“Non rischio di finire chissà dove nel tempo, quando tornerò nel mondo umano, vero?”
“No, tranquillo, il tempo qui dentro è strano, ma fuori scorre normale. In pratica, anche se qui dentro passano quattrocento anni, quando ti porto fuori saranno passati solo… boh, siamo qui da due o tre minuti… Non ne ho idea, il tempo non è affar mio.”
“Bene, è stato interessante, ma io vorrei…”
“Aspetta. Tu sei interessante.”
“… Su che basi lo dici?”
“Ho letto la tua memoria quando ho appreso la tua lingua. Ho visto chi sei.”
“E secondo te sono interessante.”
“Vedi, mio fratello dice sempre che sono troppo il tipo da ‘eroe buono e puro’. Non smette mai di prendermi in giro. Ma adesso che sta per invadermi, voglio dimostrargli che non sono il compassato che crede. Perciò, credo che scegliere te sarebbe utile. Inoltre, ci sono alcune cose in te che mi ricordano una vecchia profezia… Ah, è passato troppo tempo.”
“Quindi, le basi per scegliermi come Prescelto sono una profezia che non ricordi e un litigio con tuo fratello?”
“Beh, mi hai anche salvato, ma in sostanza sì.”
“Ti immaginavo diverso. Sai, il Leggendario dello spazio, delle tre dimensioni…”
“Sì, tutti hanno questa idea che Palkia debba essere un essere preciso e corretto solo perché controlla le dimensioni. Beh, non lo sono.” E fece comparire una Master Ball davanti a Dragozard.
“E questa sarebbe?”
“Una Master Ball per ‘catturarmi’. L’ho raccattata da un vecchio magazzino della Silph.”
Dragozard annuì, e allungò la Ball verso Palkia. Il Pokémon fece per avvicinarsi, poi si fermò.
“Uhm… Dimmi, tu non sei veramente malvagio, vero?” Chiese il Pokémon.
“No!”
“Oh, bene, bene.” E si allungò di nuovo. Poi si fermò “Perché se lo fossi non ci sarebbe niente di male eh… Io…”
“Non sono malvagio!”
“Bene, bene.” Disse il Pokémon. Poi si fermò di nuovo “Sai, se per ipotesi tu fossi malvagio, preferirei saperlo, perché…”
“Hai visto la mia memoria.”
“Sì, ma il passato non sempre fa il futuro. Dovresti saperlo.”
“NON SONO MALVAGIO!”
“Va bene, va bene, che Prescelto permaloso…” Disse il Leggendario, e finalmente toccò la Master Ball. Ci entrò e poco dopo ne uscì, sorridendo.
“Ecco fatto. Congratulazioni.”
“Grazie.” Disse il ragazzo.
“Figurati. E ora vediamo di farti uscire di qui.” Disse Palkia, poi aprì un varco che risucchiò Dragozard.
Palkia sorrise “Bene, bene. Vediamo se quella profezia era vera.”
E seguì Dragozard.
 
“Oh ma andiamo.” Commentò Kain, vedendo Palkia e Dragozard fianco a fianco. Non riuscì a pensare a una frase migliore. Era senza parole. Tutti i suoi piani, tutti i suoi desideri… Distrutti dagli amici di Raziel.
'Sai fratello' Pensò Kain 'Tutto sommato un po’ m'interessa provare a combatterti.' E si allontanò in silenzio.
 
“Uff…” Disse il ragazzo, fissando il suo ultimo Pokémon, Dewgong, andare al tappeto.
“Hai perso, Njordr. Vattene.” Disse Mesprit.
“Oh, certo. Tanto ho avuto successo.” Rispose il ragazzo sorridendo.
“Cosa...” Iniziò la Pokémon, poi ci fu un’esplosione.
“Dovevo solo tenervi impegnati e permettere a quelli del Team Rocket di far saltare la fabbrica del Team Galassia. Grazie comunque per avermi intrattenuto. E addio.” Disse il ragazzo. E si lanciò tra gli alberi.
Mesprit s'infuriò, poi sospirò, girandosi verso Vera.
“L’importante è che tu stia bene. Sono Mesprit, e sarei onorata se tu volessi prendermi come tua Leggendaria.”
“Aspetta, dicevi sul serio prima?”
“No mentivo… SECONDO TE?!” Chiese la Pokémon, poi si calmò. “Ragazza mia, le tue emozioni sono estremamente complesse, per questo ti ho scelto. Specialmente quelle per questo Dragozard. Avanti, hai una Poké Ball?”
Vera annuì, e tirò fuori un’Ultra Ball.
“Bene, bene.” Disse Mesprit, toccandola. Entrò e uscì appena registrata.
“Bene, se ti serve qualcosa chiamami.” Disse la Pokémon “Adesso sento i tuoi amici tornare qua. Ciao.”
E sparì.
Vera si chiese cosa pensare. Poi mise via la Ultra Ball, e decise di pensarci con calma più avanti.
 
Lucinda si chiese come stessero andando le cose.
“Uhm, la situazione mi sembra complicata.” Disse una voce alla sua destra.
“Puoi dirlo, ci sono decine di Pokémon e io e Barry siamo da sol…” Iniziò, poi realizzò che di fianco a lei non avrebbe dovuto esserci nessuno. Si girò e lanciò un grido.
“AAAAAH!” Gridò la ragazza.
“AAAAAH!” Gridò Azelf.
“AAAAAH!” Gridò Barry, dall’altro lato della stanza, tirando un calcio in faccia a un membro del Team Galassia.
“AAAAAH!” Gridò il membro del Team Galassia, cadendo di sotto e atterrando su un altro.
“OK, POSSIAMO SMETTERLA DI GRIDARE?!” Chiese Azelf.
“A-Azelf?” Chiese la ragazza “Sei veramente Azelf?”
“No, sono un Lopunny senza pelo che fluttua. Secondo te?”
“Non c’è bisogno di essere aggressivi…”
“Non sono aggressivo. Pensi che sia aggressivo? In effetti Mesprit dice che sono un po’ aggressivo…”
“Senti, di solito davanti a un Leggendario andrei in brodo di giuggiole, ma adesso ho altri problemi.” Rispose la ragazza.
“Tipo?” Chiese Azelf.
Lucinda indicò un Bronzong entrare dalla finestra per essere subito cacciato fuori da Lopunny e Togekiss.
“Oh, capisco… Beh, ti darò una mano.”
“Grazie, ma… Perché?”
“Vedi, la tua volontà, la tua convinzione nel difendere questo edificio mi ha colpito. Lascia che ti aiuti.”
Lucinda lo ringraziò, annuendo.
“Bene, hai una Ball?”
“Cosa?”
“Non posso aiutarti se non sei la mia Prescelta. Sarebbe contro le regole. Forza, forza, non abbiamo tutto il giorno.”
“Ok, ok, ok.” Disse la ragazza, cercando frenetica nello zaino e tirando fuori un’Ultra Ball “Ecco.”
Azelf sorrise e la toccò. Poi ne uscì “Ah, poi vorrò una battaglia, voglio metterti alla prova. Nessuna pressione eh.”
“No figurati, combatto spesso contro i Leggendari…” Rispose Lucinda.
“Ottimo.” Disse il Pokémon, per poi lanciarsi fuori soddisfatto. A quanto pareva il dio della volontà non riconosceva il sarcasmo.
 
“Sto cominciando a sentirmi solo.” Commentò Uxie, tornato a dormire nella propria caverna. “Oh beh.” E si riaddormentò.
 
“Beh, è stato… Interessante.” Disse Wes, sospirando.
“C’è mancato poco.” Commentò Armonio.
“Già, se la sua missione non fosse finita, dubito avremmo resistito a lungo.” Rispose il Pokémon Ranger Lunick, sospirando.
“Cosa credete sia successo?” Domando Michael.
 
I membri del Team Galassia erano seduti composti, mentre la Polizia Internazionale li portava via uno dopo l’altro seguendo le istruzioni dell’uomo chiamato Bellocchio, caricandoli su vari elicotteri.
“Credevo sarebbe stato più difficile.” Commentò Frak.
Groudon annuì “Sono venuto fin qua e ho solo potuto picchiarne un po’.”
“Hai sconfitto circa centoventi Pokémon.”
“Un po’, ho detto.”
Frak sospirò. Poi sentì qualcuno gridare. Corse a vedere, e scorse solo un puntolino sparire all’orizzonte e Darken e Draconix gridare.
“Maledetto!” Gridò il nuovo Prescelto di Dialga “Torna qua!”
“Che è successo?” Chiese Frak.
“Plutinio ci ha ingannati ed è fuggito con uno Skarmory. Non pensavamo avesse Pokémon ancora in forma.” Rispose Draconix.
Poi vide i membri rimasti del Team Galassia alzarsi in piedi e fuggire.
“E si è anche ripreso il telecomando…” Borbottò. “Da quel che ha detto mentre lo tenevamo prigioniero, inoltre, dobbiamo stare attenti. C’erano unità autonome del Team Galassia con missioni particolari, tipo rubare a Canalipoli. Potrebbero essere ancora in giro.”
“Beh, non pensiamoci ora, almeno li abbiamo sconfitti.” Disse Frak “Mi pare già qualcosa.”
“Lo penso anche io. E poi, adesso abbiamo dei nuovi alleati. Solo che…”
Lailah stava piangendo lì accanto, vicino a una Giuls svenuta e a Marisio.
“Cos'è successo?!” Esclamò Frak.
“Raziel… Lui…”
“Lailah…” Disse Dragozard “Sono sicuro che va tutto bene. Lo conosciamo, Raziel sa sempre cavarsela.”
“La fate facile voi. E io cosa dovrei fare, sperare che torni e basta?”
“Temo sia l’unica cosa da fare.” Disse Darken “Intanto, puoi venire con noi. Dobbiamo riposarci un po’ dopo questa giornataccia. Potremmo andare a Riva Valore, e da lì ad Arenipoli.”
“E se Raziel ricomparisse qui?”
“Dubito che vorrebbe trovarti in questo stato.” Commentò Draconix “E poi, se esce qui, ci raggiungerà.”
Giuls in quel momento si risvegliò e si guardò intorno, massaggiandosi la testa.
“Che è successo…?” Chiese.
“Giuls!” Esclamò Marisio, baciandola. Gli altri arrossirono. “Cos'è successo?”
“Non lo so, ho sentito una voce e…” Disse la ragazza, poi spalancò gli occhi “E la battaglia? Raziel?”
“E’ finita Giuls, abbiamo vinto, anche grazie ai tuoi Pokémon.”
“Raziel è ancora sparito, ma sono certo che tornerà.” Disse Darken.
Gli altri annuirono. Nessuno fece caso all’espressione di Giuls.
 
“E così è finita.” Disse Garm.
“Sì signore.” Rispose Rongvaldr.
“Ottimo, allora abbiamo finito anche noi. Si torna a Rursus.” Fece un gesto con la mano e Rongvaldr aprì una Poké Ball da cui uscì un Abra che si preparò a teletrasportare via Garm “Voi restate qui e raccogliete le ultime notizie. Poi potete tornare indietro.”
I due annuirono. Poi sospirarono.
“Quindi, hai visto un sacco di roba, eh?” Chiese Sigurd.
“Ah, non prendertela. Ho trovato il tuo Seviper. Era debole, ma ancora vivo.”
Sigurd sospirò “Meno male. Quasi sono contento di come è andata.”
Rongvaldr annuì “Inoltre, quella Giuls…”
“Già, è interessante. Se ho capito bene, allora metterla in dubbio è sicuramente efficace.”
“E chissà. Ci potrebbe tornare utile.”
“Ma questo non è affar nostro.” Disse Sigurd “Saranno le alte sfere a decidere.”
“Come è giusto.” Rispose Rongvaldr “Spero non ci dicano di ucciderla però. Mi dispiacerebbe.”
“Oh, no, io ti conosco. Dimmi che non la vuoi.”
“Beh, che ci devo fare.”
“Hai dodici ragazze, ti rendi conto?”
“E non è ancora abbastanza.” Disse Rongvaldr “Ma rilassati, lei non la prenderò.”
Sigurd sospirò “Vedi di non fare sciocchezze.”
“Quando mai ne ho fatta una.”
Sigurd fece per parlare, ma Rongvaldr lo fulminò con lo sguardo e il ragazzo si ammutolì.
Poi i due scoppiarono a ridere. E subito dopo Sigurd crollò addormentato.
 
“Perché?” Si chiese Kain, volando sopra Dragonite “Perché ho fallito?”
“Salve.” Disse una voce alle sue spalle all’improvviso.
Il ragazzo si girò, spaventato, preparandosi a combattere. Poi vide chi aveva davanti. E sorrise.
   
 
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