Videogiochi > Mario Bros
Segui la storia  |       
Autore: Debby_Gatta_The_Best    21/10/2017    2 recensioni
Ad ogni fandom equivale una AU scolastica uguale e contraria, e come poteva il famigerato universo di Mario esentarsi da questa legge della fisica? Aprendo questa storia, vi ritroverete di fronte al solito brodo riscaldato di bulli, fighetti, protagonisti stereotipati... o forse no?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Daisy, Luigi, Peach, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitoli di efp

[PEACH, 3^ persona]

Un lunedì, ottobre, mattina


Capelli legati alla giusta altezza, fatto.

Trucco, quel che basta, per dare colore agli occhi, fatto.

Giacchettina fucsia appariscente, fatto.

Sorriso determinato da ragazza pronta ad affrontare un lunedì mattina… no, impossibile. Qualsiasi smorfia provasse a fare, la vedeva riflessa nel cellulare come un ghigno contorto e poco invitante. Alla sesta foto toppata, iniziò ad irritarsi.

«Hey… buongiorno, eh» sbadigliò Daisy affacciandosi alla porta del bagno.

«Togliti di lì che sto cercando di farmi un selfie decente.»

«Okay, okay, ma stai calma» la punzecchiò Daisy entrando nel bagno e sgusciando fuori dalla visuale del cellulare di Peach.

«Devi ricordare ai tuoi fans che sei ancora viva dopo la nottata di sabato, eh Peach?» continuò la castana iniziando a lavarsi la faccia.

«Che spiritosa. No, sto cercando di farmi una foto che mostri la mia energia sprizzante per affrontare il lunedì.»

«Ecco perché non ti viene, non sai mentire tu» commentò Daisy mentre si pettinava  alla meno peggio.

«Quella è la mia spazzola?»

«Non ti stavi selfando

«Prendi la tua, su» e allungando il braccio cercò di riprendersi l’attrezzo, che però le venne gentilmente restituito dall’altra, pronta.

«Pardon, non avevo voglia di prendere la mia.»

Fece per uscire dal bagnetto privato della loro camera doppia, quando Peach l’afferrò per un braccio costringendola a voltarsi verso di lei.

«Fammi una delle tue facce cattive, così magari riesco a scimmiottarti» la esortò con un’espressione divertita.

Daisy in tutta risposta le fece la sua peggior smorfia, con tanto di pernacchia, prima di scivolare fuori dalla porta.

«Che stupida!» la riprese Peach con falsa indignazione.

«Sempre meno di te, che ti alzi alle sei per farti i selfie!» ribatté l’altra dalla stanza accanto.

«Bah» e ricominciò a provare le varie pose.

«Se vuoi un consiglio, farei un faccino distrutto, tipo l’emoj di Facekoop» propose dopo qualche minuto la coinquilina, affacciandosi di nuovo.

«Quello che si fa con i due puntini e la C. Sarebbe molto più realistico per un inizio lunedì.»

L’altra sbuffò il suo disappunto, ma seguì il consiglio e portando il cellulare in alto, mimò un’espressione mista tra la tristezza e la sfida, si scattò la foto e la pubblicò su Goombagram con l’hastag #SperiamoDiSopravvivere!.

«Ora che hai finito le tue importanti mansioni da popolare, vuoi metterti anche una gonnella o pensi di andare a lezione in mutande?» domandò Daisy, mentre si aggiustava la camicetta a gale che aveva indossato.

«Guarda, scendo in mutande» sghignazzò Peach uscendo finalmente dal bagno e mettendosi a rovistare nel cassettone.

«Vedrai quanti mi piace che voleranno!»

«Antipatica. – ridacchiò la bionda – Hai di nuovo messo a soqquadro tutto il cassettone? Ti sei mangiata i miei vestiti o sono stati inglobati dai tuoi?»

«Io ne ho tre, tu hai tutto il resto dell’armadio, Peachy, quindi forse stai solo perdendo colpi, sai, la vecchiaia...»

«Ma vai in quel tubo, ecco, me lo hai fatto dire» continuò a rovistare iniziando a gettare fuori tutti i vestiti che non le appartenevano.

«Ohhh, questo si che sconvolgerebbe i tuoi followers, “Peach entra nel mondo dei modi scurrili!” Pft, scusati un’altra volta e ti mangio.»

«Scusami – finalmente trovò la gonnellina e le calze che stava cercando – ma non tutti sono ghiozzi e strafottenti come te, cara.»

Sogghignando in faccia all’amica, finì di vestirti e controllò di sfuggita il telefono.

«Se ti hanno già messo dei likes, mangio anche loro.»

Avvicinandosi alla compare, tentò di sbirciarne il profilo su Goombagram, ma Peach si ritirò fingendosi offesa.

«Suvvia, non ficcare il naso negli affari altrui

«Ecco!» l’apostrofò con vocina ridicola l’altra, prima di mettersi a ridere.

Peach cercò invano di reprimere degli sciocchi sorrisi, e si nascose infilando praticamente la faccia nella sua borsa.

«Vediamo, okay, penso di aver preso tutto. Tu sei pronta?» si infilò la borsa a tracolla, poggiando la mano sulla maniglia della camera. Daisy si gettò lo zainetto sulle spalle annuendo, e insieme uscirono.


«...e quindi l’altro giorno arrivo, e al posto del professore trovo Mastro Toad

Toadorica fece del suo meglio per non sputare il caffélatte, mentre Rosalinda frenò un bercio ilare che le stava uscendo più dal profondo del cuore che dalla gola.

«Che… diamine!?» ma senza finire la frase, Toadivo si mise a ridere come un forsennato, spingendo così anche tutti gli altri a ridere.

Anche Daisy, che aveva ascoltato la storia in anticipo la settimana prima, non riuscì a frenare qualche risata.

«Sì, vi giuro, Mastro Toad. Ci sono rimasta talmente di stucco che penso di non aver aperto più bocca per tutta la mattina.»

«E cosa ci faceva lì?» domandò incuriosito Toadoberto quando ebbe finito di ridacchiare.

«Teoricamente, avrebbe dovuto insegnare al posto del mio prof di Storia del Regno dei Funghi. Essenzialmente, ha solo agito da sedativo per tutta la classe.»

«Se insegna ancora come insegnava a noi da piccole, mamma mia!» commentò Daisy immaginandosi la scena.

Mario si voltò accigliato verso di lei, irritato da quel furto di battuta.

«Sì, ma… come mai? È apparso all’improvviso e ha deciso di improvvisarsi professore?» continuò Toadoberto, ormai preso dal racconto della giovane.

Questa si aggiustò sulla sedia, finendo la sua brioche, per poi continuare.

«Da quel che ho capito prima di addormentarmi, il nostro professore è andato via per delle ricerche sul campo non-so-dove, e lui ha tirato fuori una sconosciuta e vecchissima laurea in Storia dei Funghi da qualche baule di chissà quale secolo, ed è venuto a farci da supplente per i prossimi due mesi» enfatizzò le ultime parole per caricarle di fatica, per rendere bene l’idea di cosa avrebbe dovuto sorbirsi nelle prossime settimane.

«Oppure – ipotizzò Rosalinda, introducendosi con discrezione nella conversazione – ha rapito il vecchio professore, l’ha venduto agli Shroob e ha rubato la sua laurea, così per starti ancora una volta col fiato sul collo, Peachy.»

«Non ci metterei la mano sul fuoco, sai?» approvò l’altra.

Un’ombra scura si allungò sul tavolino punto di raduno di Peach e dei suoi compari, rivelandosi attaccata ad uno sghignazzante bestione di due metri, coperto di scaglie scintillanti e armato di un sorriso maligno brillante di perfidia come i suoi occhi.

«Buongiorno, Peachy cara.»

Appoggiò la pesante mano sul tavolino, rovesciando il caffè di Luigi, che per la paura si fece piccolo piccolo, e poi si rivolse alla sua interessata tentando di trasformare il suo sorriso in qualcosa di meno minaccioso, con scarso successo.

«Oh, stupendo. Ciao Bowser – rispose senza enfasi lei, ritraendosi un poco – Lungi da me sembrare offensiva, ma… siamo occupati.»

«Non sei stato invitato, sacco di lardo» sibilò Daisy sbattendo un pugno vicino alla mano dorata dell’altro – quattro volte la sua.

«Sacco di lardo? – Bowser dischiuse i denti, e una nuvola di fumo scuro vi uscì dai lati con fare minaccioso – Questi sono addominali, bicipiti e tricipiti! “Lardo”, bah! Il sacco di lardo sarà il vostro amico in rosso, qui!»

E indicò Mario con fare accusatorio. Questo corrugò la fronte, balzando in piedi e scostando la sedia, con gli occhi ben puntati verso quelli del rivale.

«A tal proposito… – il Koopa Reale avvicinò il muso giallo al volto contratto dell’altro – questo sabato ti straccerò, anzi, ti calpesterò. E domenica ti concederò il bis

«Sgrunf» il ragazzo non si lasciò intimorire e avvicinò di rimando il naso a quello dell’avversario, fino quasi a sfiorarlo.

I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, fino a che Peach non intervenne, alzandosi in piedi e incrociando le braccia:

«Smettetela subito, entrambi. Questo non è un campo da calcio, e l’ultima cosa che vogliamo è una rissa nella Hall!»

Il Principe dei Koopa si raddrizzò sulla schiena, passandosi la mano artigliata nella chioma rossa, e schiudendo un sorrisetto malizioso verso la ragazza.

«Come desideri. Ma solo perché in quella foto eri davvero carina» e nel dirlo le fece un occhiolino che lei trovò disgustoso.

«Allora vi lascio ai vostri tristi convenvoli, bwahaha! Au reovir!»

Bowser si avviò verso l’uscita, mentre Toadoberto borbottava tra sé e sé un “convenevoli, non convenvoli”.

«Wow, il tuo potere su di lui sta aumentando» commentò Daisy avvicinandosi all’amica.

«Non so… si stava comportando in modo strano.»

«Peggio del solito?» sbuffò Luigi riprendendo finalmente colore.

«Be’, perlomeno oggi non se n’è andato sotto minacce pesanti.»

«Anche questo è vero.»

«E da quando quel microcefalo conosce il francese?» si domandò sbeffeggiante Toadivo, mentre finiva di sorseggiare la cioccolata calda con noncuranza.

«Ora, “conosce il francese” mi sembra un po’ esagerato» rispose Toadorica.

«Poi quell’occhiolino secsi, eh Peach?»

Daisy dette una spallata perfida all’altra, che si innervosì.

«Sposatelo, se ti sembra così “secsi”. Io so solo che è un grande scocciatore – guardò l’orologio al polso – e che sono in ritardo!»

Afferrò la borsa in fretta e salutò i suoi compari di ventura, prima di avviarsi a passo svelto verso il piazzone verde su cui davano tutti gli edifici scolastici.

Daisy la seguì salutando a sua volta, e la raggiunse fuori dalla Hall.

«Fa freddino, eh?» osservò rabbrividendo.

«Già, ma niente sarà freddo come lo sguardo di Mastro Toad dopo che avrà segnato il mio ennesimo ritardo.»

«Mentale?»

«Non sei spiritosa, Daisuccia – le allargò di fronte un tiratissimo sorriso sarcastico – e poi è colpa tua se faccio tardi.»

«Non sai più neanche prenderti le tue responsabilità?»

Peach la ignorò scuotendo il capo, e affrettando l’andatura. L’edificio destinato ai corsi Storici-Archeologici era perfido, perché piuttosto piccolo ma lontano, dietro alla biblioteca. Per far prima fu costretta a tagliare dal prato anziché seguire le stradine ciottolate, seguita a ruota dall’amica.

«Non hai lezioni di lunedì?» le chiese controllando il cellulare.

«Ho qualcosa alle nove, una lezione di Antiche Lingue Desertiche… e dopo ho praticamente solo Agraria fino a giovedì. – dette uno sguardo al cielo, irritata – Ma neanche sai quando ho lezione e quando no?»

«La scuola è iniziata da tre settimane!» sbuffò l’altra mentre rispondeva ad un commento sotto la sua foto.

«Mezzo mese… viviamo praticamente in simbiosi, sis

A quel punto Peach non riuscì’ a frenare l’impulso di rigirarsi verso Daisy e ringhiarle in faccia il suo disappunto:

«Già, forse è questo il problema, dovresti farti una vita oltre che starmi appiccicata come una zanzara e aspettarti che stia sempre dietro a te!»

Quando si rese conto dell’errore, vedendo l’ombra scura passare negli occhi di Daisy, che mai si offendeva quando le rispondevano a tono, era troppo tardi. Si voltò, tornando a guardare il cellulare, cercando di concentrarsi sui likes per non guardare l’altra.

Dopo qualche attimo di silenzio, Daisy si fermò a qualche metro da lei, borbottando qualcosa sul fatto che l’altra era arrivata e ora lei poteva andarsene.

Quando Peach finì di ringraziare per i commenti positivi, ignorando volutamente quello in cui Bowser le dava dello “schianto di bambola” (anche perché non aveva la più pallida idea di cosa significasse), si voltò per risponderle, ma l’altra se n’era andata.

Maledicendosi, si avviò verso l’aula.



Dopo aver passato due ore e mezza ad ascoltare le chiacchiere soporifere del suo ex tutore, che in qualche modo era riuscito a seguirla fino al college, Peach uscì dall’edificio completamente distrutta.

“Funghi secchi, dovrei chiedere scusa a Daisy...” fu il suo primo pensiero, ma sentiva il corpo implorarle di mangiare qualcosa di zuccherato prima di intraprendere una qualsiasi discussione. Trascinandosi verso una delle panchine che accoglievano gli stanchi studenti al di fuori di ogni edificio, lasciò cadere con poco riguardo la borsa sull’erba fresca e dopo si lasciò cadere anche lei. Inspirando l’aria ancora fresca della mattinata, prese lo snack che aveva comprato alle macchinette e iniziò a sgranocchiarlo mentre controllava, quasi istintivamente, se le fossero arrivati altri commenti su Goombagram.

“A volte penso di essere fissata...” si rimproverò mentre masticava con gusto la barretta al cioccolato, scorrendo i nuovi messaggi con aria annoiata.

“Comunque mi sono presa peggio delle altre volte, sgrunt.”

Mentre ignorava i soliti commenti stupidi e odiosi degli amichetti di Bowser, o di quegli imbecilli che si divertivano ad insultare tutto e tutti, le cadde l’occhio su qualcuno seduto sotto l’albero piantato al crocevia per i dormitori e l’edificio di Lingue Antiche.

Abbassando il cellulare, vide che effettivamente c’era una ragazza, abbandonata sul prato ai piedi dell’alberello dalle foglie rosse, intenta a leggere un grosso libro, indisturbata. Altri studenti le passavano di fianco, ignorandola completamente, così come lei ignorava loro.

Peach ne venne subito attratta. Non seppe perché, ma ammirò quella sua coetanea all’ombra dell’albero, completamente slegata dal mondo, immersa nel suo libro.

Qualcosa la spinse ad avvicinarsele. Afferrò la borsa e vi fece scivolare dentro il telefono, per poi avvicinarsi con tranquillità alla ragazza. La osservò, e anche il suo aspetto le sembrava singolare.

Aveva capelli color oro bianco, addirittura più chiari di quelli di Rosalinda, e una carnagione pallidissima, così bianca da farle supporre che si trattasse di un’albina o di qualcosa del genere. Quando si fu avvicinata un po’ di più, però, le notò una spruzzata di lentiggini sul volto, e una singolare spilla fermata dietro alla testa.

«Hey» provò a salutare alzando una mano, ma non ottenne risposta.

Rimase muta di fronte a lei per qualche secondo, imbarazzata, prima di chiedersi se valesse la pena riprovare.

«Emm… che libro è?»

Si sedette in terra, nonostante non fosse una delle sue cose preferite, e cercò di avvicinarsi a quella giovane che si stava mostrando molto più particolare di quanto già sembrasse.

«Err...emm…? – vide il suo sguardo praticamente incollato alle pagine del tomo, con un’espressione quasi di trance – Va tutto bene?»

Finalmente questa dette segni di vita, scosse il capo e sbatté più volte le palpebre, voltandosi di scatto verso di lei. La squadrò per qualche attimo con i grandi occhi acqua marina – quindi non era albina, ma odiava il sole o era un vampiro, si disse Peach – prima di arrossire e abbassare nuovamente lo sguardo.

«Sì, scusami, ero assorta… nella lettura.»

«Oh, figurati, è solo che mi hai spaventata.»

Peach cercò di sbirciare il titolo del libro.

«Interessante?»

«Per quanto possa risultare interessante un libro di fisica quantistica...»

«Oh, quindi sei una matematica?» chiese Peach incrinando il sorriso. Non poteva ammetterlo di fronte a quella ragazza, ma aveva sempre preferito le materie letterarie.

«No, no, assolutamente no – ridacchiò nervosa l’altra evitando di guardarla negli occhi – io studio Medicina, questo è solo un corso… è il mio primo corso, quindi cercavo di documentarmi per non arrivare lì impreparata.»

«Ahh, ma quindi sei nuova!» esclamò Peach, rendendosi conto adesso del perché non avesse mai notato una tipa tanto singolare in un anno e un mese di Università lì.

«Perdonami, non ti ho visto alla festa di inizio anno, quella dove partecipano soprattutto quelli del primo anno, sai, dopo l’orientamento all’interno del campus.»

«Naturale, perché non sono del primo anno» rispose sferzante l’altra, riportando la sua attenzione sul libro e quasi sperando di essere lasciata in pace.

«Sono del secondo anno, ma sono arrivata la scorsa settimana in questa Università» aggiunse.

«Oh, capito, perdonami.»

Rimase in silenzio per qualche minuto, mentre l’altra riprendeva la propria lettura.

«Un corso singolare, per un’umanistica» commentò senza potersi trattenere.

L’altra alzò gli occhi al cielo, con un palese segnale di “ma che vuole questa da me?”, ma poi riuscì a rispondere con calma.

«In realtà ho cercato di iscrivermi a più corsi possibili, di svariate materie, per avere un’infarinatura generale di tutto… insomma, per crescita personale, per cultura.»

E si rigettò nel libro. Una qualsiasi altra persona avrebbe subito avvertito disagio con una tipa del genere – così schiva e fredda – ma Peach, per qualche strana ragione, si sentiva in dovere di aiutarla.

Era nuova, palesemente asociale, secchiona, tendente alla sociopatia… come avrebbe potuto sopravvivere in un mondo come la Heaven University senza l’aiuto di un buon amico?





----------------------------
Commento d'autore
Vi sarei molto grata se mi lasciaste una breve recensione ogni volta che ne avete il tempo, per darmi opinioni su come potrei migliorare o anche solo per farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto! E ricordate, potete proporre vari personaggi da utilizzare come spalle o comparse, per rendere questo mondo ancora più variopinto di quanto già proverò a renderlo ;)
Grazie per la lettura e arrivederci!


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mario Bros / Vai alla pagina dell'autore: Debby_Gatta_The_Best