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Autore: Sarahjoneshook    21/10/2017    1 recensioni
Emma, una giovane principessa, considerata viziata dagli abitanti del suo popolo, decide di mostrare loro di saper gestire perfettamente i problemi del regno, proprio come i suoi genitori, la regina Biancaneve e il re David.
Purtroppo, durante una sua visita ad un paese vicino, viene rapita da una ciurma di pirati.
Condotta su un enorme vascello chiamato Jolly Roger, conosce un misterioso capitano dai penetranti occhi azzurri, decisamente affascinante.
-Vedi bambolina, qui si fa a modo mio. Non siamo nel tuo palazzo.-
-Non voglio essere la tua sgualdrina.-
-Tranquilla, di quelle ne ho fin troppe.-
[Dal capitolo 3]
Tutti i diritti di questa storia sono riservati all'autrice. I personaggi sono basati su quelli della serie tv Once Upon a Time, e non sono proprietá dell'autrice. Qualsiasi copia di questa storia verrá immediatamente segnalata.
Si può leggere anche senza aver visto la serie tv.
Protagonisti: Emma e Killian Jones.
Coppia: CaptainSwan
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passata quasi tutta la notte, Emma riusciva a scorgere le prime luci dell'alba riuscire ad entrare nella prigione dove lei si era volutamente rinchiusa molte ore prima, quando il capitano le aveva proposto di dormire insieme.
Sentiva un leggero dolore allo stomaco mai provato prima. Probabilmente era il fatto che non mangiava dal giorno prima. Aveva una gran fame. Sperava che almeno le venisse portata la colazione. Le sarebbe andato bene un panino, anzi, mentre immaginava una pagnotta bella calda, croccante, che solo l'odore l'avrebbe saziata, si sentì ancora più affamata. Piagnucolò un po', e si massaggiò lo stomaco. Non aveva mai digiunato prima d'ora.
All'improvviso sentì un rumore, come un sasso che cadeva per terra.
-Oh, scusa se ti ho svegliato, bambolina.-
Quella voce.
-Hai dormito qui, Uncino?- domandò spazientita la ragazza. Non si aspettava una risposta affermativa dall'uomo, che la stupì.
-La mia ciurma era stanca, non me la sentivo di chiedere a qualcuno di sorvergliarti.- Emma dovette ammettere che il capitano era davvero bello. I suoi magnetici occhi azzurri. Le labbra ne troppo carnose, ne troppo sottili. Il ghigno in cui erano distorte. I capelli costantemente spettinati dal vento.
-Come faccio a scappare se siamo nel bel mezzo dell'oceano?-
-Vedi, non è questo che mi preoccupa, bambolina. La mia nave nasconde oggetti... interessanti, diciamo. Di sicuro, non posso fare a meno di pensare... - cominciò, interrompendosi per lasciare una sorta di mistero. Gli occhi gli brillavano, e lui si fece avanti lentamente, camminando verso le sbarre che rinchiudevano la principessa. Lei si alzò e gli andò incontro, aggrappandosi alla porta della prigione.
-Non sono venuta qui per rubare, pirata!- sibilò lei, altamente irritata dall'insinuazione del capitano. -Non me ne può importare di meno dei tuoi oggetti interessanti.- sottolineò volutamente l'ultima parola, imitando il tono di voce vago dell'uomo, che la guardava diverito.
-Stai calma, bambolina. Non pensavo nascondessi un animo furente, sotto la tua preziosa corona.- sogghignò lui.
La bionda ci rinunciò, tornando a sedersi nell'angolo della cella.
-Potrò mangiare, qualche volta?- chiese, sussurrando speranzosa, alzando gli occhi. Uncino scoppiò a ridere.
-Non vogliamo che tu muoia di fame, no? Seguimi.- disse, infilando le chiavi nella serratura della cella. Aprì la porta a sbarre, e si fece da parte per lasciar uscire Emma, che esitò.
Non seppe come, ma le bastò posare lo sguardo sul viso rilassato e sul sorriso di Uncino per tranquillizzarsi. Sentiva su di sè una certa sicurezza, mentre lui le stava accanto. Era partito tutto da quando aveva buttato in mare quell'uomo che aveva cercato di strapparle i vestiti la scorsa notte.
Uscì dalla prigione, regalando un minuscolo sorriso al capitano.
Lui, confuso, la guardò.
-Cos'era quello?- chiese.
Emma aggrottò le sopracciglia.
-Quello cosa?-
-Hai sorriso.- puntalizzò Uncino. -Ti sto tenendo prigioniera, in una cella scomoda, in una nave piena di uomini che non aspettano altro che... beh, dovresti odiarmi. Ma sembra che tu ti fidi di me.-
Emma sorrise nuovamente.
-Sai, ho sempre voluto vivere un'avventura del genere, da piccola. Ero sempre chiusa in camera, o nei boschi insieme alla mia migliore amica. Ma non potevo andare da nessun'altra parte. Io sono una principessa. I miei doveri sono quelli di ascoltare il popolo, di aiutarlo. E quando ieri sono stata portata in questa nave ho avuto paura. Mi sono data della codarda, ma mi sono resa conto che non è tanto la paura di essere in un posto diverso. È la paura di non avere nessuno di cui fidarmi. Certo, tu mi hai rapito e mi stai tenendo prigioniera, ma stanotte mi hai difeso. Ho deciso di fidarmi di te, nonostante il mio buonsenso mi stia urlando di smettere di farlo.-
Uncino guardò la principessa, per un secondo ammutolito. Poi sembrò riscuotersi. Senza sorridere, si girò di spalle.
-Dovresti ascoltare il tuo buonsenso, sai.- poi si avviò verso l'uscita della prigione.
-Seguimi, mangerai con la ciurma.- aggiunse. La principessa inorridì, ma poi sospirò. Guardò dietro di sè, all'interno della cella. Il suo angolino dove aveva cercato di dormire quella notte, il quale sembrava molto scomodo, ora le sembrava un posto più confortevole persino del suo letto nel palazzo dove viveva.
Si affrettò a seguire l'uomo che era giá uscito.

Ciò che trovò all'esterno fu estremamente divertente. Gli uomini, quasi quelli più pericolosi del mondo, stavano fissando una tavola in legno con dell'cibo sopra. Sembravano quasi aver dimenticato di essere pirati. Erano uomini affamati.
-Ora ti sembrano innocui, ma quando darò il permesso di mangiare... cerca di agguantare almeno un panino e dell'uva.- suggerì Uncino, ghignando.
Emma era perplessa. Con tutto quel cibo, e una sola decina di uomini, sarebbero avanzate molte cose. Ma si era ripromessa di non sottovalutare più nessuno, così credette alle parole del capitano. Si avvicinò al tavolo, ricevendo parecchie occhiataccie da quasi tutta la ciurma.
-Uomini, festeggiamo l'arrivo della nostra ospite con questo!- Uncino indicò con le braccia tutte le pietanze appoggiate al tavolo.
-Non finiremo le scorte?- domandò un ragazzo dall'aria preoccupata, alla destra della bionda.
-Helias, credi che sia un problema saccheggiare un'altra locanda? O non ti fidi del tuo capitano?- chiese Uncino, fissando gli occhi azzurri in quelli del ragazzo, che sembravano di un verde mischiato al marroncino.
-No, capitano. Certo che no. Mi fido di voi, ovviamente.- Helias abbassò il capo, ed Emma notò il tatuaggio sul collo che raffigurava un drago. Era il ragazzo che aveva parlato il giorno prima.
Appena Uncino staccò una coscia di pollo dall'enorme vassoio contenente tutte quelle prelibatezze, e l'addentò, quella fu l'inizio di una guerra. C'erano uomini che si stavano giá picchiando per una bistecca, e la ciotola di verdure era finita tristemente per terra, dimenticata da tutti. Un uomo aveva iniziato a mangiare delle uova, una dopo l'altra; finendole tutte. Emma si rese conto di non essere riuscita a mettere le mani su niente, se non su un misero panino. All'improvviso, mentre ne mordicchiava un pezzetto, si sentì toccare sulla spalla destra. Quando si girò, Helias le stava sorridendo, porgendole un vassoio d'argento con una bella fetta di carne e una pesca.
-Per me?- chiese incerta la ragazza.
-Sono davanti a te, ti sto guardando. E quindi sì, è per te.- disse, con il vassoio ancora in mano. Emma lo prese, ringraziandolo di cuore, e donandogli un sorriso.
Era la seconda persona che si preoccupava per lei, in quella dannata nave.

   
 
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