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Autore: Elayne_1812    21/10/2017    4 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salveeee, sì lo so, sono in ritardo clamoroso, non aggiorno da quasi un mese T.T
Mi vergogno tantissimo e vi chiedo scusa, purtroppo è stato un mese un po' incasinato tra tesi, lavoro e rischio d’influenza. La lunghezza del capitolo e le continue revisione sia in corso di stesura che a lavoro concluso non hanno di certo velocizzato i tempi di pubblicazione. Sottopongo sempre i miei capitoli a lunghe riletture, anche se ovviamente qualcosa sfugge sempre, e a questo ci tenevo in modo particolare per ovvi motivi. Scriverlo non è stato facile e ci sono ancora un paio di cose che non mi soddisfano, ma sinceramente non so più dove “ritoccare”, ho tagliato, aggiunto, spostato e riscritto alcune frasi tante di quelle volte che farlo di nuovo mi sembra assurdo e controproducente. Gestire le varie scene non è stato semplice sia per quanto riguarda la loro disposizione che per il loro svolgersi interno.
Questa volta non lascerò i consueti ringraziamenti, non perché non voglia farveli, ma perché voglio riservarmi di farveli per bene nell’epilogo (che spero di non pubblicare tra un mese XD).
Piccolo suggerimento pre lettura: prendente un bel respiro e armatevi di pazienza se volete arrivare alla fine perché sono circa 34 pagine di word e succede un po' di tutto. Vi avevo avvertiti che sarete tornati a respirare solo con l’epilogo u.u
Spero di essere riuscita ad eliminare la maggior parte degli errori (in caso contrario mi scuso) e soprattutto di vedervi agonizzanti a fine capitolo XD
Buona lettura!
 
 
 
Capitolo 41
One by one, even today
 

 
 “I shoo away sleep and open my sleepy eyes
After a few moments, it will be tomorrow
The quickly passed by day feels so empty
My heart swallows sand
(…)
The actions that silently gave scars
I didn’t mean to hurt you but
I only have a sorry heart all the time
(…)
I look back on the film of our memories
On the day we first met
My heart pounded so hard, I couldn’t hide the tears
(…)
There is a rope between us
Something that can’t be explained, something so great
Our stories, memories keep connecting
one by one, even today”
Shinee, Honestly
 
 
 
Le fiamme scarlatte danzarono convulse, ghermendo le volte turchesi e annerendole, i bianchi fiori di stucco contrassero i petali e si disfecero, l’oro iniziò a colare lungo le pareti in liquidi raggi di sole, il pavimento di marmo scoppiettò ed il puzzo di bruciato permeò l’aria del corridoio.
Jinki si portò un avambraccio davanti al naso, il pugno serrato, e ad uno battito delle sue ciglia la cortina di fiamme s’aprì davanti a lui. Scrutò il corridoio appena illuminato dalla luce dell’alba che si rifrangeva sui vetri infranti delle finestre, simili al luccichio della rugiada al mattino, il tutto avviluppato da una fastidiosa e grigia nebbiolina. Ridusse gli occhi a fessure e le sue labbra si distesero in un taglio dritto e perfetto, poi iniziò a correre. Kim Heechul non poteva essere andato troppo lontano.
In quell’area del palazzo i corridoi si susseguivano vuoti e silenziosi, il tramestio della battaglia era lontano, ma Jinki sapeva che gli altri stavano combattendo duramente. Sperava solo che tutto si concludesse prima che si giungesse al disastro.
O a quel punto l’esercito di Leeteuk sarà costretto ad entrare in città.
Jinki si fermò, il suo mantello ondeggiò oltre le sue spalle e le sue ciocche castane seguirono i movimenti del suo capo. Si guardò intorno. Dov’era? Non poteva di certo essere svanito nel nulla. Il suo avversario era astuto e sapeva esattamente ciò che stava facendo; attirare Jonghyun in una trappola doveva essere stato il suo intento sin dall’inizio, ecco perché l’aveva allontanato dall’epicentro del caos. Desiderava affrontarlo e finirlo, faccia a faccia. Tuttavia, Kim Heechul sembrava essersi volatilizzato.
Jinki irrigidì i muscoli e corrugò la fronte.
Dove sei finito?
Scrutò il corridoio davanti a lui, il lungo tappeto arabescato che attraversava il pavimento e su di esso, al limite della penombra in cui si perdeva, si dispiegò un’ombra. Dei lucidi stivali fecero capolino e spezzarono la luce violetta.
-Ce ne hai messo di tempo, Jonghyunnie, il nascondino non è mai stato uno dei tuoi giochi preferiti? –
Heechul si bloccò e le vene sul suo collo pulsarono.
-Desolato -, fece Jinki aprendo i palmi delle mani -, Jonghyun non poteva rimanere a giocare, aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi. -
Heechul lo fissò stranito e visibilmente irritato. Non gli era mai piaciuto vedere i suoi progetti sfumare e nelle ultime ore nulla stava andando come aveva previsto. Heechul irrigidì la mascella e trattenne un verso di rabbia. Qualcosa di più importante…il lord di Busan non aveva dubbi su ciò che poteva trattenere Kim Jonghyun dall’inseguirlo. Kibum.
Ma io ho messo il mio micetto al sicuro, pensò.
Sogghignò. Il bacio del più piccolo gli aveva lasciato un sapore dolce in bocca e sulle labbra. Kim Jonghyun aveva ormai decretato la propria fine. Invadere il palazzo e sperare di uscirne illeso era un’assurdità che l’avrebbe portato dritto al suo cospetto e lui, Heechul, avrebbe ben volentieri calato il sipario su di lui con il benestare di Kibum al suo fianco, finalmente uniti davanti a tutta Chosun. Tuttavia, vedere il suo giochetto interrompersi così bruscamente era davvero snervate quanto l’esistenza stessa di Jonghyun.
Si portò una mano al fianco con fare annoiato.
-E tu chi saresti? -
Molte cose per Jinki avevano perso importanza, se ne rese conto in quel preciso momento. Gli occhi di liquida lava del suo interlocutore sembravano pronti a fare terre bruciata di qualunque ostacolo lungo il suo cammino e Jinki quello sguardo lo conosceva bene. L’aveva scrutato nel suo riflesso allo specchio mille volte, ma quelle mura che aveva tanto odiato ora intendeva mantenerle salde per chi aveva il dritto di regnare. C’era ancora rabbia in lui, ma le minacce, le provocazioni, avevano ormai perso significato. Era cambiato tutto. Ancora prima di mettere piede lì dentro si era interrogato su quanto potesse considerarsi forte abbastanza da non cedere ai suoi istinti peggiori. Sapeva che una volta nel palazzo la sua battaglia più dura sarebbe stata quella contro sé stesso. Erano state le parole concitate e preoccupate di Taemin e smuoverlo mesi addietro e, anche ora, creavano intorno a lui uno scudo invisibile, ma infrangibile.
Anche io soffro, ogni giorno. Non c’è notte in cui le fiamme, l’odore della cenere, le urla e tutti quei momenti terribili a Jin Sung non vengano a farmi visita. Ma questa follia non ci ridarà il passato. Io sono solo il tuo fratellino, ma so che un Leader ha il compito di guidare e proteggere chi lo segue, tutti, dal primo all’ultimo e il Jinki che conosco ha sempre messo il bene degli altri davanti al suo. Hai sempre preteso fedeltà e i tuoi modi gentili e la tua accortezza ci hanno permesso di prosperare in questi anni, hai dato a tutti uno scopo comune, incrementato la fiamma di un sogno e di una speranza per questo regno. Allo stesso tempo hai allontanato chiunque fosse mosso da cieca vendetta, dal semplice desiderio di compiere atti tanto violenti quanto insensati, eppure tu stesso ora ne sei consumato.
Guidare, proteggere, erano questi i suoi compiti e Taemin aveva fiducia in lui.
Per Tae, pensò risoluto, non perderò la mia strada.
Sino ad allora aveva portato avanti il suo ruolo ed i suoi compiti da leader, aveva guidato, protetto e preso parte alla realizzazione del piano, ma ora per lui era giunto il momento di farsi da parte. Consapevole di essersi ormai lasciato alle spalle i propri demoni personali, tutto ciò che poteva e doveva fare era spianare la strada a Kibum. Da lì in poi era tutto nelle mani dell’erede al trono di Chosun. Era la sua battaglia, il suo regno, il suo demone. Lui, Jinki, doveva solo tenere il lord di Busan lontano da Kibum, distrarlo, finché il principe non fosse stato pronto ad affrontarlo. L’alfiere che distoglie l’attenzione da altre pedine in movimento, molto più pericolose e prossime allo scacco matto.
Jinki incrociò le braccia. -Ha importanza? –
Heechul sogghignò. –No, se sai come giocare. –
Le labbra di Jinki assunsero una strana incurvatura. –Gioco molto bene. –
Il lampadario di cristallo sopra i loro capi oscillò, i suoi riflessi sulle pareti tremolarono come una polla d’acqua disturbata dal soffio del vento e della polvere bianca cadde dal soffitto.
-Bene. – Fece Heechul. - Le vittorie danno più soddisfazioni quando gli scontri sono alla pari. –
Una lingua di fuoco saettò verso il Leader dei Ribelli e Jinki ruotò di lato, strinse i denti e, tenendo i piedi ben piantati a terra, afferrò con la mente la sua abilità. Le gocce di cristallo del lampadario si staccarono, fluttuarono a mezz’aria e si lanciarono in avanti per travolgere Heechul. Una vampata di fuoco le investì.
Heechul rivolse a Jinki una smorfia infastidita.
-Ho già visto questa abilità. Dov’è il ragazzino biondiccio? Ho un conto in sospeso con lui. -
Jinki inarcò un sopracciglio. Taemin. Suo fratello l’aveva incontrato nella foresta insieme a Kibum. Serrò la mascella. Se Kim Heechul sperava di pareggiare quel conto in sospeso, beh, avrebbe dovuto rivedere le sue priorità.
-Non credo che tu abbia tempo da perdere con un’invasione da gestire -, osservò.
Heechul scoppiò a ridere. – Invasione? Siete ridicoli, voi…-
Non fece in tempo a terminare la frase perché venne sbalzato indietro. Heechul rotolò sul tappeto digrignando i denti, il completo di seta scarlatto ormai impolverato e macchiato di cenere. Inginocchiato scompostamente sul tappeto e con il viso paonazzo, Heechul osservò Jinki avanzare con passi misurati. Il tappeto prese fuoco e Jinki fece un salto indietro, mentre delle fiamme tentavano di avviluppargli le gambe. Approfittando della momentanea distrazione dell’avversario, Heechul si rialzò con un balzo, pronto a dileguarsi.
Jinki lo vide con la coda dell’occhio svoltare dietro ad un angolo. Imprecò tra sé. Non poteva lasciarselo scappare senza avere la certezza che Kibum fosse pronto! Lo rincorse e quando raggiunse una balaustra dorata si bloccò. Sotto di lui s’apriva un ambiente circolare, il pavimento a scacchiera era un alternarsi di piastrella bianche e bluastre, le pareti animate da archi e vetrate sostenevano una cupola da cui pendeva un grande lampadario di cristalli multicolori.
La mano affusolata elegantemente posata sulla ringhiera d’oro, Heechul scivolò lungo una scalinata di marmo e, volteggiando, raggiunse il centro della sala. Alzò il capo verso Jinki e sorrise sghembo. Doveva assolutamente liberarsi di lui, poiché aveva cose molto più importanti a cui pensare e nemici molto più insidiosi per lui ed il suo micetto d’affrontare. Ogni secondo che concedeva a quel tizio era un passo indietro rispetto a Jonghyun. Non poteva permetterlo!
Jinki strinse con forza la balaustra, le vetrate tremarono, i cristalli del lampadario tintinnarono convulsi e seguì uno schianto, subito avvolto da una cupola fiammeggiante rossa e oro.
Quando la bolla di fuoco si diradò il pavimento a scacchi era disseminato dai resti delle vetrate ridotte in poltiglia e cenere, solo il centro della sala mostrava ancora una piastrella bianca. Jinki ritrasse le mani dal metallo incandescente, fece un passo indietro, ridusse gli occhi a fessure e fu colto da un senso d’inquietudine. Di Kim Heechul non vi era più traccia. L’aveva perso.
 
 
***
 
 
Lasciatosi alle spalle l’irritante piantagrane dotato di abilità, Heechul non perse tempo a guardarsi indietro. Attraversò i corridoi come una furia dirigendosi a passi sicuri e decisi verso gli appartamenti reali. Con quel mezzosangue di Kim Jonghyun a piede libero nel palazzo nulla di ciò che era suo poteva dirsi al sicuro. Doveva accertarsi che tutto fosse in ordine e stabilire ulteriori misure di sicurezza. Il suo micetto non doveva essere toccato. Non appena raggiunse l’ala est capì subito che doveva essersi verificato il peggio e, aumentando il passo e serrando i pugni sino ad aprire dei piccoli taglietti sui palmi, trovò con orrore la porta spalancata. S’arresto sulla soglia per la frazione di un secondo, poi le ante bianche e oro sbatterono alle sue spalle. I frammenti di cristallo sparsi sul pavimento scricchiolarono sotto i suoi stivali, un candelabro era riverso a terra, segno inequivocabile che il suo Bummie si era difeso; e la finestra era spalancata. Heechul ruotò su sé stesso e si mise le mani tra i capelli.
-Kim Jonghyun! – urlò fuori di sé.
Sferrò un calcio ad un tavolino intarsiato di madreperla, il mobilio si ripiegò su sé stesso e volarono schegge di legno. Alcune gli graffiarono le guance.
Il viso rosso di rabbia e le labbra seducenti contratte in una smorfia grottesca, Heechul s’impose calma. Non era cedendo ai suoi istinti che avrebbe risolto quella spiacevole situazione. Doveva riflettere ed agire in modo meticoloso. I muscoli del suo viso tornarono a distendersi, le labbra s’atteggiarono in una curva morbida e gli occhi limpidi luccicarono. Attratto dall’aria fresca del mattino che filtrava dalla finestra e faceva ondeggiare le tende sottili, Heechul posò l’avambraccio sul davanzale marmoreo e vi tamburellò le dita affusolate, seguendo un ritmo tetro che, tuttavia, nella sua testa risuonò come una marcia trionfale. Colto da ilarità improvvisa si piegò in avanti nel fallimentare tentativo di soffocare una risata che, alla fine, echeggiò cristallina.
-Ah Jonghyunnie -, sospirò facendo spaziare gli occhi lampeggianti sulla devastazione all’intorno. –Scoprirai molto presto che l’odio di Kim Kibum può essere repentino e letale quanto il suo affetto e tu, fratellino, hai passato il segno. –
Kim Heechul non aveva dubbi in proposito. Qualunque affetto Kibum avesse nutrito o nutriva ancora per quel mezzosangue era prossimo a sfumare, o era morto del tutto.
Fece scivolare lo sguardo sui giardini sottostanti e ciò che vide lo fece sorridere.
 
 
***
 
 
-Minho! –, gridò Taemin aprendosi la strada a gomitate e a colpi di abilità tra i combattenti.
Nell’udire il suo nome pronunciato dal più piccolo, Minho mulinò un ultimo colpo di lama e si voltò all’istante avanzando tra la calca. Siwon, a pochi metri da lui, fece lo stesso.
Taemin si piegò sulle ginocchia posandovi i palmi delle mani, i capelli sudaticci erano in parte appiccicati alla sua fronte e le gambe gli tremavano leggermente per la corsa.
I due lo guidarono lontano dai combattimenti e si ripararono dietro ad un gruppo di colonne.
-Che cos’è successo? – lo incalzò Minho.
-Dov’è sua grazia? – fece Siwon, prendendolo per le spalle. Minho lo scostò rivolgendogli un’occhiata contrariata.
-Siwon -, disse Taemin trafelato e con il fiato corto, - se sento ancora un “sua grazia” giuro che ti prendo a calci. -
Il cavaliere tossicò e ammutolì.
Taemin si passò l’avambraccio sul viso sudato, appoggiò la schiena ad una colonna e si portò una mano al petto. Il suo cuore stava scoppiando. Non si era reso conto d’aver corso così velocemente. Prese un bel respiro. Aveva l’impressione di essere appena riemerso dopo una lunga nuotata. 
-Ho lasciato la scimmia cappuccina e umma nel giardino est. –
Minho rivolse e Siwon un’occhiata interrogativa.
-Quello vicino agli appartamenti reali -, specificò subito il cavaliere.
-E dunque? – chiese Minho aprendo i palmi delle mani. – Cos’è successo? –
-Abbiamo evitato il peggio, umma è al sicuro con Jonghyun -, roteò gli occhi.
Quella stupida scimmia!, pensò. Aveva avuto di nuovo la possibilità di fare l’eroe e invece se non fosse stato per lui, Taemin, probabilmente lo scimpanzé sarebbe stato ancora là a prendere a calci una porta! Arricciò il naso. Almeno si era caricato il suo tortino di cioccolato sulle spalle e l’aveva portato al sicuro!
-Il peggio?!-, scattò Siwon, - sua grazia…-
Taemin s’impose di mordersi la lingua per mettere a freno la sua parlantina. Non avrebbe mai dovuto allarmare Siwon in quel modo!
-Era solo un po' provato, ora sta bene -, tagliò corto.
Meglio tralasciare i dettagli, rifletté.
L’ultima cosa di cui avevano bisogno era dover controllare anche Siwon.
-Com’è la situazione?-
Minho scosse il capo sconsolato. –Non va bene, i soldati sono ovunque, anche con i rinforzi che tuo cugino ci ha fornito…-
-Non possiamo permettere all’esercito di entrare in città, dobbiamo evitare questa manovra ad ogni costo -, fece Siwon, perentorio. – Sua grazia ha detto…-
Taemin si massaggiò le tempie e non ascoltò il seguito, l’ennesimo “sua grazia” era stato più che sufficiente a convincerlo a staccare la spiana, e lui aveva un piano.
-Dobbiamo trovare il generale Kang. -
-Che cosa vuoi fare? – chiese Minho.
Taemin incrociò le braccia e sorrise. -Ti serve la sua divisa. -
-Cosa?-
-Ho un piano. Siwon, sai dove possiamo trovarlo?-
-Sicuramente nella caserma. Venite. -
Il cavaliere li guidò dando loro istruzioni e si lasciarono alle spalle l’epicentro della battaglia. Superate grandi sale rettangolari e corridoio infiniti, Siwon s’appresto a condurli all’esterno del palazzo per raggiungere una grigia costruzione squadrata dall’aria militare.
-Eccola, ora noi…-
Non fecero in tempo a valicare le colonne del porticato che s’affacciava sul giardino, né tanto meno Siwon a terminare la frase, perché furono costretti a fermarsi.
-Speravo proprio d'incontrarti di nuovo.-
Da dietro una colonna spuntò Kyuhyun. Una mano al fianco e l’altra che penzolava annoiata lungo il corpo, Kyuhyun focalizzò la propria attenzione su Siwon. La guardia del corpo del principe digrignò i denti.
-Ancora lui-, si lamentò Minho.
-Andate -, disse Siwon accennando al grigio edificio. - Io devo occuparmi di questo serpente. –
Una volta raggiunta la caserma, Minho e Taemin s’appiattirono contro la parete e ripresero fiato.
-Ora si può sapere che cos'hai in mente? – domandò il più grande.
Il più piccolo roteò gli occhi. La diffidenza di Minho era decisamente fastidiosa, soprattutto considerata la natura della loro relazione!
-Un'idea -, rispose piccato.
Minho evitò di commentare, si limitò ad umettarsi le labbra e a sbirciare all'interno dell'edificio grazie ad una finestrella. C'erano tre ufficiali e il generale Kang, a giudicare dalla divisa più vistosa e gli alti gradi sulla spalla, e discutevano animatamente riuniti intorno ad un tavolo. Minho non riuscì a non a trattenere un sorriso. Nonostante la situazione volgesse a favore dell'esercito imperiale e di Busan i loro avversari erano agiatati.
-Spero che sia una buona idea-, disse.
Il più piccolo mise il broncio ed incrociò le braccia. -Io ho sempre buone idee, Choi Minho. -
Minho roteò gli occhi. Peccato che quelle idee fossero spesso pericolose e sconsiderate.
Taemin sorrise con aria innocente ed indicò con l'indice l'interno dell'edificio. –Entriamo-, sussurrò.
Minho annuì ed estrasse la spada, qualcosa gli suggeriva che a dispetto dell'abilita del più piccolo il grosso del lavoro sarebbe toccato a lui. Nulla di nuovo. Infatti, al di là di ogni buonsenso, il più piccolo non perse tempo e fece il suo ingresso in totale tranquillità, incurante dei soldati all’interno.
-Chiedo scusa per l’intrusione -, fece Taemin accennando un inchino.
I soldati ammutolirono e intorno al tavolo iniziò a serpeggiare un certo sconcerto, poi estrassero le spade. Solo il generale Kang rimase fermo nella sua posizione limitandosi a gridare degli ordini. Non ci volle molto perché Minho e Taemin riuscissero a respingere gli avversari e alla fine rimase in piedi solo Kang che, per tutto la durate del breve scontro, era rimasto ancorato con una mano al tavolo.
Kang snudò i denti e guardò con disgusto gli ufficiali a terra, poi puntò gli occhi piccoli e sottili sui due invasori. -Non so cosa voi altri abbiate in mente, ma…-
Non terminò la frase perché una sedia gli finì dritta in testa. L'uomo barcollò e si accasciò a terra, dove andò a fare compagnia ai suoi sottoposti.
-Forza Minho, spogliati e indossa la sua divisa -, disse Taemin senza mezzi termini.
-Taemin sei impazzito?!-
Il più piccolo sbuffò e pestò un piede. -Vuoi aiutare umma o no? Non fare domande e muoviti. -
Minho fece spallucce e s'impose di non porre al più piccolo ulteriori domande, almeno per il momento. Una volta indossata la divisa si sistemò il colletto, allacciò i polsini e lisciò le maniche. Ruotò le spalle osservando con un certo disagio i gradi luccicanti e le medaglie sul petto. Gli sembrava d’indossare una pelle non sua.
-Ora vuoi dirmi cosa dovrei fare combinato così, dato che vuoi usare me per la tua assurda idea? -
-Non agitarti, Minho hyung, non è niente di complicato. –
Minho strabuzzò gli occhi e represse un colpo di tosse. Minho hyung?! Questo non prometteva niente di buono! Si passò una mano sulla fronte.
-Taemin -, lo squadrò temendo il peggio.
Taemin unì le mani dietro alla schiena, si puntellò sui talloni e poi iniziò a girare intorno al più grande, sorridendo. Osservò con occhi brillanti la figura elegante e slanciata di Minho. -Ti sta bene -, disse non riuscendo a nascondere una punta d’orgoglio, ma anche d’imbarazzo. Arricciò il naso, arrossi e sgranò gli occhi non appena le labbra di Minho gli rubarono un bacio.
-Cosa fai? – mugugnò.
Certamente non gli dispiaceva quell’effusione inaspettata, ma non era esattamente il momento opportuno. Lui aveva un dannato piano geniale!
-Per una volta voglio essere io a coglierti di sorpresa -, rispose Minho sorridendo a fior di labbra.
Beh, pensò Taemin, se stiamo per rimetterci il collo tanto vale ritagliarci un breve momento per noi.
Non dubitava, infatti, che umma Key e appa pollice opponibile stessero facendo altrettanto prima d’affrontare il peggio.
Taemin si ritrovò a sorridere a sua volta, s’alzò sulle punte dei piedi, affondò le mani tra i capelli dell’altro e si lasciò trasportare da quel bacio ogni secondo più passionale, perché nonostante tutta la spavalderia Taemin aveva paura. Quel mare di fuoco di cui aveva parlato a Minho lo vedeva ancora ed era sempre più vicino, li circondava e rendeva impossibile vedere con chiarezza ciò che vi era oltre.
Ma non importa, pensò, qualunque cosa vi sia oltre ad esso noi la stiamo affrontando insieme.
Quella era già una vittoria.
-Iniziavo a temere che non sarebbe mai accaduto. -
I due si staccarono di colpo. Jinki era davanti a loro e li osservava a braccia incrociate con una strana aria soddisfatta dipinta in viso.
Minho iniziò a sudare freddo. -Jinki, posso spiegare…-
Il Leader scoppiò a ridere. -Stavo perdendo le speranzo con voi due. -
I due fratelli si scambiarono un’occhiata complice e Minho sbatté le palpebre, stranito. Aveva sentito bene? Guardò Taemin che si portò una mano davanti alle labbra per celare una risata e scosse il capo imponendosi, di nuovo, di non porre domande. Non era il momento e ad ogni modo le risposte rischiavano di rivelarsi più inquietanti della completa ignoranza. Minho sapeva bene che con i due Lee era sempre meglio non approfondire.
-Tuttavia-, fece Jinki iniziando a passeggiare per la stanza, - il vostro tempismo non è dei migliori, ma mi racconterete di questa storia più tardi. -
Jinki tornò serio, fece scivolare lo sguardo attento sui corpi esanimi dei soldati, sulla divisa di Minho e, infine, alzò gli occhi sul fratello in cerca di una spiegazione.
-Il generale Kang -, disse Taemin facendo cenno all’uomo semisvestito e privo di conoscenza, - è stato corrotto dal lord di Busan e di conseguenza l’esercito, ma quando i soldati imperiali lo vedranno muovere le armi contro Busan e non contro i Ribelli…- 
-Allora faranno altrettanto -, concluse Jinki.
-In breve la notizia si diffonderà tra i ranghi dell’esercito e l’avremo dalla nostra parte. -
Minho tossicò, anche lui iniziava ad intuire, ma non gli piaceva per niente. Il vero Kang era steso a terra e lui, Minho, indossava la sua divisa. Incrociò le braccia.
-Non può funzionare. –
-Sciocchezze-, disse Taemin, -nella confusione della battaglia nessuno noterà la tua faccia. -
-Questa affermazione è alla stregua di un insulto, che cos’ha la mia faccia?-
-La tua faccia non ha nulla che non va, ma nella confusione della battaglia nessuno vi farà caso, noteranno solo la tua divisa ed i tuoi gradi. – Taemin gesticolò. -L’importante è che ti vedano da lontano combattere i soldati di Busan. Inoltre-, disse dando un calcetto ad uno degli ufficiali tramortiti, - anche io farò la mia parte.-
Jinki annuì e si meravigliò di non averci pensato per primo. – Ottimo piano, Taemin. –
Era davvero un piano interessante e anche Minho concordava appieno sul quel punto, peccato che avessero deciso di usare lui senza interpellarlo. Fece spallucce. C’era davvero ben poco da fare, tanto meno protestare. L’idea folle di Taemin poteva davvero rivelarsi una mossa vincente ed impedire al grosso dell’esercito di Leeteuk di fare irruzione in città e scatenare il panico.
-Grazie hyung, ma tu non stavi inseguendo Kim Heechul? Cos'è successo? -
Il Leader si scurì. -L'ho perso -, ammise con vergogna. Si era lasciato fregare e quando il fuoco si era diradato era rimasto solo con un pugno di cenere tra le mani. -Non ho idea di dove sia finito, ma immagino si metterà sulle tracce di Jonghyun. -
-E quindi di Kibum, ora sono insieme. -
-Tu non eri con loro?-
-Sì, ma li ho lasciati nel giardino est. – Taemin sospirò. - Hyung, non penso che ora Kibum sia in grado di affrontarlo. –
Quella era una pessima notizia. Non solo Jinki aveva perso Kim Heechul, ma era anche venuto meno all’obiettivo che si era imposto quel giorno: tenerlo lontano da Kibum finché il principe non fosse stato in grado di affrontarlo. Delle rughe profonde si disegnarono sulla fronte del Leader. Il lord di Busan era a piede libero e con ogni probabilità stava cercando o Kibum, o Jonghyun o entrambi, in ogni caso li avrebbe trovati insieme. La situazione era troppo pericolosa, bastava un passo falso per far crollare il precario castello di carte che avevano costruito e, a quel punto, anche il piano di Taemin sarebbe servito a ben poco. Doveva raggiungerli.
-Vado da loro. In quanto a voi -, accennò un sorriso, – buona fortuna. –
 
 
 
***
 
 
I vetri limpidi dall’intelaiatura dorata permettevano solo un fugace scorcio sul piccolo giardino rigorosamente ordinato in aiuole di rose e gigli, tuttavia le pesanti tende di velluto blu erano tirate a celare qualunque cosa stesse accadendo oltre le pareti della sala del consiglio reale. Solo la luce del primo mattino filtrava in raggi sottili come lame, spezzando la monotonia dell’ombra, e scivolava gialla e rosata sugli affreschi e sul lungo tavolo di ciliegio. Quattro guardie, con indosso una divisa verde e oro, erano schierate ad ogni lato e posavano, rigide, la mano sull’elsa della spada appesa al fianco.
Leeteuk, seduto al posto d’onore, incrociò le braccia e con un sospiro rilassato s’appoggiò allo schienale imbottito. Allungò una mano sul legno pregiato facendola scivolare sino alla fine tazzina di ceramica davanti a lui e, preso un cucchiaino dorato, iniziò a mischiarne distrattamente il contenuto trasparente. Un profumo di vaniglia si diffuse nell’aria. Impegnato in quei gesti semplice ma metodici, Leeteuk osservò di sottecchi i nobili seduti intorno al tavolo e si lasciò sfuggire un sorriso.
-Il vostro tè si fredderà -, fece con candida premura.
Qualcuno sobbalzò, altri contrassero i muscoli facciali, irritati, e i lunghi orecchini di lady Park tintinnarono come serpenti a sonagli.
Lord Jung si tamponò il volto paffuto e sudaticcio con un fazzoletto di seta. –E’ avvelenato? –
Leeteuk si portò la tazza alle labbra e sorseggiò.
I nobili si scambiarono delle occhiate dubbiose, poi seguirono il suo esempio, finché l’anziano lord Sik non posò la sua tazza sul piattino e prese la parola.
-Possiamo sapere, di grazia, per quale motivo siamo stati trascinati qui dai vostri soldati prima dell’alba? –
Leeteuk fissò l’uomo dal viso legnoso, le cui mani lunghe simili a bastoncini rinsecchiti giocherellavano con l’aria tessendo fili invisibili. Nonostante le parole ferme il lord era agitato.
Lady Park incrociò e la braccia ed arricciò le labbra. – Soprattutto con quale autorità. –
-Trascinati? – ripeté Leeteuk, sorpreso. Si accarezzò il mento. –Ero certo di aver detto ai miei soldati di scortarvi gentilmente. –
Lord Jin emise una risatina adirata. –Fate poco lo spiritoso, diteci cosa volete e cosa sta succedendo. –
-Ebbene arriverò molto presto ad illustrami cosa mi aspetto da voi, ma prima lasciate che vi comunichi che i Ribelli hanno invaso il palazzo. – Sorseggiò il tè. –Su ordine si sua grazia. -
I nobili ammutolirono.
-Questo è ridicolo -, osservò lord Sik sogghignando e scuotendo il capo. -E quindi contro chi dovrebbero combattere? –
-Contro i soldati di Busan, mi pare ovvio. Oh e contro l’esercito imperiale che, come molti di voi sapranno bene, è sotto gli ordini di lord Kim Heechul, non è forse così? –Leeteuk li squadrò uno ad uno. –Non è forse vero che è lui ad avere l’effettivo controllo di Soul e, dunque, di Chosun? –
Alcuni nobili abbassarono lo sguardo, altri evitarono volutamente quello del loro interlocutore per scambiarsi delle occhiate di sottecchi.
Lady Park agitò una mano inanellate ed i riflessi luminosi delle pietre preziose si sparpagliarono sul tavolo. -E’ una follia. –
-No se l’erede al torno rischia di vedere usurpato il suo posto, non trovate? Lord Kim Heechul non ha forse messo fine alla vita dell’imperatore con il vostro supporto e preso il controllo del palazzo dopo aver corrotto gli alti ranghi dell’esercito? – Leeteuk tamburellò le dita sul tavolo. – Questo, signori, si chiama colpo di stato e voi ci siete dentro sino al collo. – Fece per portarsi la tazza alle labbra ma la bloccò a mezz’aria. - Forse se collaborerete sua grazia chiuderà un occhio sui vostri…spiacevoli precedenti. -
Il viso porcino di lord Jung iniziò a sudare copiosamente. Il suo fazzoletto di seta era ormai ridotto ad uno straccio ed aveva assunto una poco invitante colorazione giallognola. -Lord Heechul ha detto che il principe era d’accordo…-, balbettò.
-Stai zitto, idiota – sibilò lord Jin.
-E’ una montatura, è chiaro -, osservò lady Park con un misto di soddisfazione.
Le labbra si Leeteuk si stirarono mettendo in evidenza una leggera fossetta sulla guancia destra che apparve come una piccola ruga. Anche per lui poteva rivelarsi un terribile imbroglio, una trappola ordita ad arte in cui era caduto con entrambi i piedi. Le sue uniche certezze, scarse, si basavano sulla fiducia che suo cugino Jinki aveva accordato al principe di Chosun. Ecco perché aveva deciso d’intervenire in quel modo. Ottenere l’alleanza dei nobili a nome del principe non solo poteva rivelarsi una mossa vincente nel caso in cui la fiducia di Jinki fosse stata ben riposta, ma rappresentava anche il suo salva condotto presso sua grazia nel caso in cui fosse stata una trappola. Se anche fosse stato tutto un complotto ordito dal principe e dal suo promesso per togliere di mezzo l’imperatore e i ribelli, beh, dopo aver palesato così apertamente la sua fedeltà al principe davanti alla più alta nobiltà, Kim Kibum non avrebbe potuto toccarlo. L’unico a rimetterci sarebbe stato il lord di Busan; un alleato che a lungo andare avrebbe potuto rivelarsi scomodo per lo stesso principe.
Lord Sik alzò una mano per bloccare qualunque intervento inappropriato e puntò gli occhietti neri su Leeteuk. –Parlate chiaro, mio lord, e diteci cosa volete.- 
-Mi fa piacere che l’abbiate domandato, lord Sik. Avete due opzioni, miei lord: credere alle mie parole e schierarvi con il legittimo erede al trono, o sostenere lord Heechul e scatenare una guerra civile tra Busan e Soul, mettendo così a rischio la vostra sicurezza e quella del regno. Decisamente sconveniente, non trovate? Una guerra civile non risparmierà di certo le vostre terre, le vostre ricchezze e dubito che nel caos che seguirà Nihon starà fermo a guardare. Ma naturalmente la scelta spetta a voi. – Leeteuk picchiettò l’indice sulla tazza. –Oh, a proposito, il mio esercito è accampato fuori Soul ed è pronto ad intervenire in favore di sua grazia ad un mio semplice comando. -
Intrecciò le dita, puntellò i gomiti sul tavolo, si sporse in avanti e posò il mento sui dorsi delle mani.
-E noi, ovviamente, non vogliamo gettare la città nel panico, dico bene? -
 
 
***
 
 
Il fiato corto ed i polpastrelli posati sulle guance di Jonghyun, Kibum si staccò appena.
-Starai con me fino alla fine?-
-Fino alla fine.-
Il principe posò la fronte su quella del più grande, sorrise e gli circondò il collo con le braccia. Jonghyun gli sollevò il mento con l’indice e sorrise a sua volta perdendosi negli occhietti felini e magnetici del più piccolo che, in quel momento, lasciavano trasparire determinazione e paura. Gli accarezzò il viso con il dorso della mano e lo trasse a sé. Il profumo dolce di Kibum ebbe su di lui un effetto rilassante, era quello della primavera in boccio; la promessa di un sogno prossimo a fiorire. Dipendeva tutto da loro.
-Andrà bene -, disse Jonghyun nel tentativo di rassicurare entrambi.
Gli occhi chiusi ed il capo posato sulla spalla dell’altro, Kibum sorrise e si lasciò avvolgere a sua volta dal profumo del più grande, quello di un’estate improvvisa e inaspettata.
-Jong…-
Qualunque cosa stesse per dire gli morì in gola prima di sfiorargli le labbra. Un cadenzato battere di mani ruppe l’atmosfera tranquilla del giardino catapultandolo in un silenzio irreale ed inquieto. D’istinto, Jonghyun strinse il più piccolo e Kibum s’aggrappò alle sue spalle con le dita sottili in un gesto nervoso.
-Heechul – sussurrò Kibum.
Heechul avanzò per fermarsi a meno di un metro da loro. Incrociò le braccia e spostò il peso da un piede all’altro.
-Quale dolce quadretto. –
A Jonghyun bastò un’occhiata per capire che il fratellastro non era uscito illeso dallo scontro con Jinki. Il suo completo di seta scarlatto era cosparso di polvere, derubato della sua naturale lucentezza, mentre il merletto candido aveva assunto tonalità grigie e pendeva floscio, privo di vita. Si domandò con una certa apprensione che fine avesse fatto il Leader, sperando con tutto sé stesso che non gli fosse accaduto nulla d’irreparabile.
Heechul deve averlo seminato, rifletté.
Per quel poco che conosceva il lord di Busan non dubitava che fosse stata quella la sua mossa, dopotutto Heechul non era tipo da farsi distrarre facilmente e Jinki non era di certo il suo obiettivo.
Percepì Kibum fremere e poi tornare ad irrigidirsi, lo sbirciò con la coda nell’occhio e lo vide mordicchiarsi il labbro inferiore, mentre le sue mani continuavano a stropicciargli le spalle. Era nervoso.
Jonghyun guardò Heechul in cagnesco. Tutto era a causa sua.
Il volto di Heechul era disteso, ma i suoi muscoli facciali tremolavano sotto la pelle liscia appena sfregiata da taglietti rossi e sottili e, alla fine, ricambiò l’occhiata.
-Un piano ambizioso, Jonghyunnie, ma destinato a naufragare. Come tutti tuoi propositi. – Sottolineò le ultime parole e deviò lo sguardo su Kibum. –Credevo avessimo già chiarito questa…spiacevole situazione. -
Heechul allungò un braccio verso il principe e sorrise. –Vieni da me, Bummie, non puoi fidarti di lui e io sono qui per proteggerti. –
Kibum scosse il capo con vigore. –No. -
-Kibum -, disse Heechul in tono fermo, - non essere sciocco. -
Il principe si staccò da Jonghyun, fece scivolare le braccia lungo i fianchi, mosse un passo avanti e strinse i pugni.
-No. –
Heechul si massaggiò le tempie e sorrise divertito. I suoi capelli scomposti dalla corsa precedente ondeggiarono nella brezza frizzante del mattino. -Sai che trovo la tua testardaggine eccitante, ma a volte è davvero snervante. Non capisci che è sempre stato questo il suo intento? La sua gentilezza nei tuoi confronti è stata solo una mossa per ottenere il tuo favore e permettere a lui e agli altri zotici della sua risma d’invadere il palazzo. Vogliono portarci via ciò che è nostro e distruggerci. Qualunque parola gentile o giustificazione di abbia propinato è falsa come tutto il resto, non puoi fidarti di lui. –
-E’ di te che non mi posso fidare. –
Kibum l’aveva imparato a proprie spese da tempo, nonostante avesse sempre nutrito la segreta speranza di ritrovare un giorno il suo Chul. Abbassò lo sguardò e scosse il capo, sconsolato, rendendosi conto che la ferita non si era mai rimarginata del tutto; sanguinava più riprese e gli ultimi avvenimenti l’avevano solo resa più profonda. S’accorse di essere sul punto di versare lacrime di amara tristezza non appena l’erba ed i fori del giardino tremolarono sfuocati davanti a lui.
Non posso aggrapparmi a qualcosa che non esiste più.
L’aveva odiato così tanto per aver fatto a brandelli il suo orgoglio, i suoi sentimenti, per averlo umiliato e lasciato solo in quel mondo freddo e ostile eppure, ora, davanti all’espressione stranita e sfumata di paura dell’altro provò solo pena, ma ciò non di meno Heechul doveva essere fermato. Da tempo Kim Heechul era null’altro che un involucro vuoto destinato, prima o poi, ad afflosciarsi su sé stesso. Si era nutrito d’ambizione per sopperire la paura del vuoto e della solitudine che lo divoravano dall’interno e, paradossalmente, ciò l’aveva reso ancora più solo.
Hai perso me e io ho perso te.
Kibum sbatté le palpebre e disperse i cristalli salati imprigionati tra le sue ciglia.
Devo lasciarlo andare, s’impose.
L’immagine del bambino sorridente che ancora custodiva in un piccolo spazio del suo cuore sbiadì come era giusto che fosse. Disfatta del vento del tempo. Lui e Chul erano esattamente come le loro madri: cenere e polvere relegata in un’urna di marmo. Prigionieri di un tempo e di uno spazio ormai finito, tagliato fuori dalla realtà, e là destinato a giacere per sempre.
-Bummie –, fece Heechul con una nota interrogativa nella voce. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo. Di certo poteva essere solo un incubo terribile. Kibum era suo, da sempre! Che cos’era quell’insensato moto di ribellione? Indubbiamente una follia e Kim Jonghyun ne era la causa e l’artefice!
Il principe alzò lo sguardo e, gli occhi limpidi, lo fissò impassibile.
Heechul schiumò rabbia e il suo viso assunse una tonalità intesa -Stai cercando di metterlo contro di me, non è così? – Disse rivolto a Jonghyun.
Jonghyun non riuscì a trattenere un sorriso provocatorio. -Hai fatto tutto da solo. –  Stavano conducendo un gioco pericoloso ma il fatto che Heechul, nonostante i suoi calcoli meticolosi, non avesse ancora capito chi fosse il suo vero nemico era esilarante. 
-Il tuo sporco piano non…-
- Ti stai sbagliando, Heechul, Jonghyun non ha ordito alcun piano. – Kibum si umettò le labbra. –  Sono stato io. -
-Tu? –
-Io. – Kibum inarcò un angolo delle labbra a cuore, incapace di trattenere un sorriso astuto. –Io ho fatto entrare i Ribelli nel palazzo. –
 
 
***
 
 
Siwon si piegò di lato per evitare un fendete di Kyuhyun, ma l’operazione non gli richiese troppa energia. Il suo avversario non sembrava intenzionato a combattere seriamente, ma solo a tormentarlo per puro piacere. Quel duello insensato stava andando avanti da troppo tempo per i suoi gusti e non aveva idea di come stessero andando le cose altrove. Soprattutto, non aveva idea di quelle che potevano essere le condizioni del suo principe e lui era certo che avesse bisogno della sua protezione!
Kyuhyun mulinò la spada e se la passò da una mano all’altra dando sfoggio di una destrezza del tutto fuori luogo.
-Pensi di essere al circo? – lo canzonò Siwon con crescente irritazione.
Kyuhyun rise. -Che emozione rivederti. Devo ammettere che mi sei mancato, non avevo nessuno con cui litigare ed è stato noioso. La tua scomparsa non mi è mai quadrata, ero certo che il principe avesse in mente qualcosa. Avevo consigliato a lord Heechul di farti seguire, ma ha totalmente ignorato il mio suggerimento. Dal momento stesso in cui hai lasciato il palazzo ha avuto in mente un'unica cosa ed ha visto solo i risvolti più…piacevoli della tua assenza. – Sogghignò. – Cosa non farebbe per le grazie di sua grazia. -
Siwon scattò in avanti e calò un fendente deciso.
 Kyuhyun lo intercettò appena in tempo e ruotando su sé stesso prese le distanze. - Come siamo permalosi. –
-Perdi sempre un sacco di tempo in chiacchiere. –
E lo fai perdere a me, s’appuntò mentalmente Siwon.
Kyuhyun mise le mani avanti. -E va bene, non farò più allusioni sul tuo adorato principe, contento? – Dondolò da un piede all’altro e si portò la mano libera dietro al capo.
 - Forse non ho voglia di perdere tempo con te. -
Perdere tempo? Se c'era davvero qualcuno che stava perdendo tempo prezioso quello era lui, Siwon. Il suo principe poteva essere in pericolo e lui non era al suo fianco.
Strinse con forza l'elsa della spada e le vene sulla sua mano pulsarono per il contrarsi dei muscoli. Il sorrisetto compiaciuto e ambiguo di Kyuhyun non gli piaceva per niente.
-Che cosa stai tramando, ti diverti a disseminare caos?-
Quella serpe era troppo rilassata per i suoi gusti e non gliela dava a bere.
-E’ un ottimo passatempo, ma le mie motivazioni sono molto più venali. Mettiamola così, Choi, comunque vada io uscirò illeso da questo storia, dunque non vedo perché sprecare inutilmente energie preziose. Avrò sicuramente molto lavoro da fare non appena saranno riposte le armi e, data la situazione, sono quasi tentato di sperare che sia il principe a vincere. -
Kyuhyun alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si portò una mano al fianco con fare annoiato.
-Lord Heechul rischia di rivelarsi troppo intrattabile dopo un simile affronto. -
Siwon assottiglio le labbra e serro la mascella. Che cosa stava farneticando quell'inaffidabile approfittatore? Di rimando alla sua diffidenza più che ben riposta, Kyuhyun sorrise.
-Dovresti ringraziarmi, se non fosse per me lord Heechul avrebbe scoperto del vostro piano ore fa. -
-Cosa vuoi dire?-
Siwon desiderava delle risposte chiare e quella frase era sin troppo sibillina, soprattutto sulla lingua biforcuta di Kyuhyun.
Kyuhyun fece spallucce. - Diciamo che avevo un conto in sospeso con sua grazia e sono stato così gentile da non fare la spia. -
Oh certo, ora era chiaro. Cho Kyuhyun intendeva rimanere a guardare e schierarsi a partita già giocata dalla parte del vincente.
-Ti metti al riparo come una vipera nella tana. -
-Che brutto paragone, non sono così viscido. -
Kyuhyun fece per aggiungere altro, ma le sue labbra s'aprirono a vuoto e la sua mano intenta a gesticolare rimase sospesa a mezz'aria.
-Cavaliere Cho! - Il generale di Busan corse trafelato verso di loro come spuntato dal nulla, aveva la divisa sgualcita ed il viso segnato da profonde occhiaie.
-L'esercito è allo sbando! I soldati imperiali e quelli dei nobili del consiglio si sono rivoltati contro di noi, nel palazzo è scoppiato il caos e nessuno sa più contro chi deve combattere! Dov’è lord Heechul? -
Kyuhyun lo fissò impassibile. -No lo so, ma non credo che a vi possa interessare. - Affondò la lama della spada nel corpo del generale con un movimento freddo e preciso.
-Non più almeno. -
L’uomo sbarrò gli occhi, un rivolo di sangue gli colò lungo l’angolo sinistro della bocca e liberato dalla lama cadde a terra con un tonfo sordo, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto.
Le labbra di Siwon si stirarono in una rigida smorfia. Era certo che Cho Kyuhyun avesse in mente qualcosa, non si sarebbe mai lasciato scappare la possibilità di trarre vantaggio dalla situazione che si era creata all’interno del palazzo, ma non credeva fosse disposto a tanto.
Kyuhyun osservò pensoso il sangue scarlatto sulla sua spada e la pozza rosseggiante che si stava allargando sotto il corpo del generale, poi sorrise a Siwon. -Sembra proprio che ora giochiamo sullo stesso lato del campo.-
Sullo stesso lato del campo o meno, Siwon intendeva tenerlo d’occhio.
 
 
***
 
Kibum mosse un passo verso Heechul ed allargò le braccia aprendo i palmi delle mani. -Tu stesso non mi hai lasciato altra scelta. –
Heechul sorrise nervoso. Non riusciva a capacitarsi di quella strana situazione e a mettere insieme i pezzi. Che cosa gli era sfuggito, cosa non aveva calcolato? La scacchiera gli era sembrata tanto perfetta, tanto chiara, con lui come unico vincitore indiscusso e a un passo dall’ottenere tutto ciò che desiderava e che gli spettava. Chosun, il consiglio reale e Kibum non erano già ai suoi piedi? Perché aveva la sensazione che ogni cosa gli stesse sfuggendo dalle mani come foglie secche trasportate dal vento?
-Che cosa ti hanno detto per convincerti, Bummie? Ti hanno forse minacciato, è così? Qualunque promessa i Ribelli ti abbiano fatto non devi credere alle loro parole, sono dei bugiardi, come tutti, lo sai che possiamo contare solo l’uno sull’altro. –
Sfiorò il viso del principe con un tocco leggero. Era così, no? Kibum era la sua dolce bambola perfetta e solo delle bugie condite ad arte o delle minacce potevano averlo indotto a mettersi contro di lui. Non doveva esserci altra spiegazione! Heechul lanciò un’occhiata fiammeggiante a Jonghyun. Era certo che dietro vi fossero le bugie di quell’arrampicatore sociale. Era lui la causa di tutto.
-No, Heechul, l’idea è stata mia dall’inizio alla fine e ho utilizzato i Ribelli per attuarla. –
Heechul sbiancò. Doveva essere un incubo. Strizzò gli occhi e scosse il capo per allontanare pensieri e sensazione moleste, certo che si sarebbe presto svegliato con il corpo aggraziato ed invitante del più piccolo al suo fianco, pronto per essere di nuovo suo. Ma si sbagliava. Kibum era davanti a lui e lo fissava con uno strano brillio negli occhietti sottili e l’accenno di un sorriso astuto ad animargli le labbra a cuore, mentre Kim Jonghyun osservava attento, pronto ad intervenire al minimo cenno di pericolo. Heechul digrignò i denti in direzione del fratellastro, poi tornò a guardare Kibum. Il sorrisetto astuto non aveva ancora abbandonato il più piccolo.
-Che cosa speri di ottenere, Kibum? –
-Come diresti tu, Chul, voglio solo riprendermi ciò che è mio. – Fece una pausa. -Hai comprato l’esercito imperiale, stretto alleanze segrete, corrotto i nobili del consiglio reale e ucciso mio padre. Credevi davvero che me ne saresti buono a fare la bella statuina per te, mentre tu prendevi il completo controllo di Soul e di Chosun? Il mio posto sul trono è stato usurpato per troppo tempo.  -
Kibum avanzò, riducendo ulteriormente la distanza tra loro. Non aveva più paura, al contrario la determinazione aveva preso il totale sopravvento. Tutto ciò che desiderava era miagolare in viso a Chul come la sua dolce bambola perfetta era riuscita a fregarlo. Dopotutto, lo stesso Heechul si era vantato del piano che aveva ordito per arrivare a Jonghyun? Kibum intendeva ricambiarlo con la stessa moneta così, comunque fosse andata, quella sarebbe stata pur sempre una piccola vittoria. Una coda invisibile s’arricciò soddisfatta oltre le sue spalle. Il suo sorriso si fece più furbo ed un brillio argentato, simile a quello della luna piena in una notte estiva, s’accese tra le sue ciglia.
-Vuoi sapere com’è andata? –
Heechul s’irrigidì, pallido come un blocco di ghiaccio alla deriva. -Illuminami, Bummie, sono curioso. –
-Quando ho lasciato il palazzo la scorsa estate avevo tutt’altri progetti: lasciarmi Chosun, te, mio padre e la corte alle spalle e mettere più strada possibile tra me e voi, ma le cose sono andate in modo diverso. –  
Kibum fece una pausa e valutò attentamente le sue parole. Non era necessario che Heechul conoscesse i dettagli della sua “prigionia”, non era quello il suo obiettivo. Ora i suoi affetti erano le sue maggiori debolezze e la più grande, Jonghyun, era già sin troppo palese. Doveva essere freddo finché poteva e mostrare con altrettanta freddezza quelli che erano stati i suoi calcoli senza mettere a nudo i suoi sentimenti.
– Non mi ci è voluto molto per rendermi conto che i miei interessi e quelli dei Ribelli avevano troppi punti in comune per permettermi d’ignorare i vantaggi di un’alleanza proficua per entrambi.  Quando ho saputo che eri stato visto sulla strada per Haewan, che avevi chiesto un riscatto e poi è giunta la notizia della morte di quell’uomo e degli avvenimenti a Soul ho subito sospettato che fosse opera tua. Una volta ad Haewan ho avuto la conferma; ti conosco troppe bene e tu eri sin tropo soddisfatto, avevi lasciato le tue tracce ovunque e alla fine tu stesso mi hai confermato il ruolo che hai svolto nella morte dell’imperatore, il resto non erano che le dirette conseguenze del tuo operato. Ad ogni modo era la mia occasione. Ho convinto i Ribelli ad accettare il riscatto e in cambio avrei trovato un modo per farli entrare a palazzo, così entrambi avremmo ottenuto ciò che desideravamo. Tornato a Soul dovevo solo muovermi con cautela, così ho usato Siwon per portare avanti i miei propositi.  –
-Siwon –, sibilò Heechul-, avrei dovuto farlo seguire. –
Kibum incrociò le braccia e sorrise felino. -Uno dei tuoi tanti errori. Hai passato tanto di quel tempo a rincorrere nemici invisibili che non ti sei accorto che l’unico che dovevi davvero temere era accanto a te. Se può lenire il tuo orgoglio sappi che non è stato facile, ero certo che mi avresti tenuto d’occhio e messo alla prova, soprattutto all’inizio, lo sapevo quando ho rimesso piede ad Haewan, quando mi hai chiesto di Siwon e quando sei venuto nella mia stanza, ma…-
D’istinto, Heechul si umettò le labbra. –Una notte indimenticabile a cui ne sono seguite altre, non è così Bum? –
Kibum si morse l’interno guancia e il sapore metallico del sangue gl’invase la bocca; udì i denti di Jonghyun stridere dietro di lui, sicuramente prossimo a compiere qualche sciocchezza. Fu più veloce e il palmo della sua mano raggiunse la guancia di Heechul generando un rumore secco. 
Il viso voltato di lato e ancora incredulo, Heechul si toccò la guancia, si massaggiò la mandibola e rivolse al più piccolo un sorriso divertito. Afferrò il principe per il polso del braccio ancora alzato, lo fece ruotare e lo strinse da dietro.
Kibum boccheggiò e un brivido gli percorse la schiena, mentre Heechul premeva la guancia contro la sua. Tutto di lui sapeva di cenere. La percepiva nella sua narici, nella bocca impastata e sulla sua pelle come indelebili macchie grigie. Si morse le labbra e strizzò gli occhi.
-Lascialo -, disse Jonghyun tra i denti. Era disposto a farsi da parte per lasciare Kibum libero d’agire, ma non a sopportare pazientemente tutto questo. L’umiliazione ed il disgusto di Kibum gli si leggevano in viso. Aprì e chiuse le mani a vuoto per tenere impegnati i suoi nervi desiderosi di scattare.
Heechul lo guardò con fare provocarlo, poi si chinò su Kibum per sussurragli all’orecchio. – Hai raccontato i dettagli a Jonghyunnie? Sembrate così in confidenza. –
Il fiato caldo e stucchevole di Heechul fece rizzare i peli sul collo di Kibum.
Heechul sorrise sghembo e tornò a rivolgersi al fratellastro. – Secondo te, Jonghyunnie, si può fingere di provare piacere? –
-Schifosissimo bastardo! – Ringhiò Jonghyun. –Lascialo! -
Heechul lo ignorò.
-Sono fiero di te, Kibum, dico davvero. Sei esattamente come dovresti essere, come io ti voglio. Bellissimo, scaltro, determinato e mio. –
-Io non sono tuo. – Disse il principe tra i denti. Kibum assestò a Heechul una gomitata nel fianco e una volta libero barcollò all’indietro, ma trovò subito Jonghyun pronto a sostenerlo. Le mani di Jonghyun si strinsero protettive sulle sue spalle ed ebbero un effetto tranquillizzante su di lui. D’istinto, le loro dita s’intrecciarono e si scambiarono un’occhiata.
-Sono qui-, sussurrò Jonghyun.
Kibum annuì e accennò un sorriso. Lo era sempre. La sua presenza gli dava forza, ma era anche il suo punto debole e ormai anche Heechul lo sapeva.
Heechul si piegò in avanti e boccheggiò. I suoi occhi erano puntati su di loro e sembravano perforarli. Era furioso. Consapevole di non poter rischiare una manovra diretta contro Jonghyun, ma desideroso di farlo.
 -E poi cosa pensavi di fare, Bum, sostituirmi con lui? – Heechul abbassò il capo, pensoso, incrociò le braccia e tamburellò le dita affusolate sugli avambracci. –Un rimedio perfetto dal punto di vista strategico. L’alleanza con Busan intatta, un cuscinetto tra te e Nihon. –
-Jonghyun è stato un caso –
Heechul sorrise sprezzante. –Un caso -, ripeté. Qualunque bugia Kibum gli avesse rifilato sulla natura del suo rapporto con il fratellastro aveva smesso di reggere quando li aveva visti abbracciati, ma più di quell’atto di dolce passione era stato l’istinto protettivo che nutrivano l’uno per l’altro a dargli la certezza. Conosceva Kibum troppo bene. Era geloso. Kibum era suo, eppure rammentava a stento un tempo in cui il più piccolo l’aveva guardato con sincera adorazione, proprio in quei giardini, e solo ora se ne rese conto.
Che cosa mi è sfuggito?
Si era lavorato Kibum per anni e nonostante il più piccolo si fosse sempre rivelato difficile e sfuggente aveva creduto che, infondo, facesse parte del gioco e del carattere capriccioso dell’altro, tuttavia non ne era più così sicuro. Ma ora non aveva tempo per perdersi in tali riflessioni, doveva riprendere il controllo della situazione. Doveva riprendersi il suo micetto, la sua chiave di accesso al torno e al potere indiscusso su Chosun.
Passeggiò a vuoto e facendo strage dei fiorellini bianchi che puntellavano il prato.
 -E ora vuoi sfidarmi, dico bene?-
Il principe rivolse l’ennesimo sguardo a Jonghyun ed il più grande annuì. Le loro dita si sciolsero e Kibum avanzò di nuovo verso Heechul che sorrise sghembo. Kibum desiderava sfidarlo, molto bene, ma avrebbe scoperto a proprie spese quanto quell’idea fosse sciocca. Intendeva riportarlo alla ragione. Il lord di Busan osservò il principe farsi avanti e sorrise ammirato. I pantaloni blu notte stretti a fasciare le gambe eleganti e flessuose, la camicia bianca e sottile, i capelli corvini scomposti in ciocche ribelli, il viso di porcellana, le labbra simili a petali di ciliegio e gli occhietti magnetici luccicanti, Kim Kibum era l’immagine perfetta e letale di ogni suo più recondito desiderio.
-Mi dispiace, Chul -, disse Kibum con una nota di rammarico nella voce rotta, - ma come ho già detto mi hai lasciato ben poca scelta. Credimi, fosse dipeso da me tutto sarebbe andato in modo molto diverso. –
Kibum non si riferiva solo alle ultime settimane, al contrario, più di ogni altra cosa rimpiangeva ciò che avrebbero potuto avere e che ora avevano perduto per sempre. Non aveva potuto salvare Heechul quando ancora vi era una speranza, ma malgrado il senso di colpa era conscio del fatto che non avrebbe potuto fare nulla. Qualcuno avrebbe prima dovuto salvare lui, sciogliere lo strato di ghiaccio che proteggeva, ferendo al tempo stesso, la sua anima. Lanciò un’occhiata oltre la sua spalla verso Jonghyun. Alla fine dell’incubo c’erano la luce ed il calore di una notte di mezza estate. Kibum non poteva più rinunciare a quella felicità, ne era ebbro ed intendeva esserlo sino al suo ultimo respiro.
Tu mi hai salvato.
E a quel punto non c’era più stato spazio per Heechul. Egoismo? Forse, ma la verità era che Chul era già perduto da tempo. Kibum l’aveva cercato invano per anni, celando il senso di nostalgia frammisto all’odio e alla paura dietro a frasi acide ed occhiate pungenti. In risposta aveva trovato sempre e solo il vuoto.
Dei fili blu e neri vorticarono intorno al principe sfrigolando nell’aria all’intorno. La sua energia era flebile, lo stramonio gl’impediva ancora di utilizzarla appieno, ma era già qualcosa. Kibum corrugò la fronte, si concentrò e la sua abilità s’animò in tentacoli sinuosi lanciando bagliori azzurrognoli, poi tremolò ad intermittenza. La sua fronte s’imperlò di sudore.
Heechul incrociò le braccia con fare soddisfatto. – Non puoi battermi, Kibum.  Guardati, lo stramonio è ancora in circolo, riesci ad utilizzare la tua abilità a stento e sappiamo entrambi che sono sempre stato più forte di te. –
-Ho imparato molto in questi mesi. –
Certo, Heechul era e rimaneva più forte di lui, ma la forza contava sino ad un certo punto. Serviva astuzia e destrezza e benché il suo avversario ne avesse in abbondanza, Kibum era certo di poterlo battere su quel piano.
L’energia di Kibum riprese vigore e con uno scatto improvviso, simile ad una frusta, si mosse repentina verso il più grande. Heechul non perse tempo, uno specchio di fuoco dorato si erse di fronte a lui e l’energia s’infranse contro di esso in uno scintilli blu e nero.
Heechul fece spallucce e sollevò i palmi delle mani per rimarcare le parole di poco prima.
Kibum si morse le labbra e s’impose di non stropicciarsi le mani sui pantaloni. Disperse la sua energia a casaccio nella speranza di confondere l’avversario, ma Heechul attaccò a sua volta e delle lingue di fuoco sibilarono contro di lui costringendolo a saltare. Proseguirono in quel modo mettendo in atto una coreografia ritmata e ripetitiva, ma infondo non era altro che un mordi e fuggi, un giochetto subdolo con l’unico scopo di spossare uno dei due sino a costringerlo alla resa ed entrambi sapevano chi, a quelle condizioni, sarebbe stato il primo a cadere. Una falena attratta e consumata dalle fiamme. Kibum strinse i denti. Lo stramonio gl’impediva d’attingere appieno alla sua abilità e lui stava consumando inutilmente le poche forze di cui disponeva. Naturalmente, Heechul lo sapeva molto bene.
Una lingua di fuoco vorticò minacciosa sopra il capo di Kibum e l’odore di bruciato lo costrinse subito ad arricciare il naso. Dubitava che Heechul intendesse fargli veramente del male, non rientrava nei suoi interessi, ma se stava cercando di spaventarlo, ebbene, Kibum doveva ammettere con un certo fastidio che ci stava riuscendo. S’abbassò, rotolò sull’erba e quando si rialzò trovò un anello di fuoco a circondarlo. Mosse dei passi confusi guardandosi intorno, si fermò e soffiò astioso verso Heechul.
Jonghyun sgranò gli occhi e corse verso di lui. -Kibum! – urlò.
-No -, fece il principe voltandosi di scatto.
Jonghyun s’arresto. Conosceva bene il tono di Kibum e quel “no” era un ordine deciso ed irrevocabile.
-Stanne fuori Jonghyun -, disse Kibum con il fiato corto. Distolse lo sguardo e tornò a posarlo sul suo avversario. –Noi abbiamo iniziato e noi finiremo. –
Fili blu e nerastri s’insinuarono tra le fiamme, l’anello di fuoco s’estinse e, terminato il proprio lavoro, l’energia del principe fece altrettanto.
Kibum s’accasciò in ginocchio, vinto dalle gambe deboli e tremanti. Era fradicio di sudore, i capelli corvini appiccicati alla fronte, stanco e tormentato dal calore fastidioso che aleggiava all’intorno insieme all’odore di bruciato che gli faceva contorcere le viscere nello stomaco. Ansimò, gli occhi socchiusi infastiditi dal bruciore del fuoco e dalle gocce di sudore che gli colavano sul viso. Dunque finiva così, dopo tanto lottare era davvero destinato ad inginocchiarsi davanti ai desideri di Kim Heechul?
Gongolante, Heechul si chinò su di lui e gli alzò il viso prendendogli il mento tra indice e pollice.
-Povero Bummie -, sussurrò. –Ma sei stato bravo. –
Kibum sfuggì alla presa dell’altro con un gesto stizzito.
Divertito, Heechul gli diede un buffetto sulla guancia. -Devo ammetterlo, credevo di averti addomesticato a dovere, ma sei davvero un micetto selvatico. – Heechul scosse capo. – Dovevi solo amarmi -, disse con rammarico.
-Amarti, e come? – Kibum sorrise amaro. - Tu non hai mai amato altri che te stesso, l’idea di me e te insieme, l’idea di te sul trono di Chosun e di me nel tuo letto. –
– Ti avrei dato tutto. -
-Tutto? Tutto ciò che possiedo e che tu vuoi strapparmi per rendendomelo in un secondo momento come un favore. Per te non sono mai stato altro che una bambola da rinchiudere in una gabbia dorata. - Abbassò il capo e quando lo rialzò scoprì di avere ancora delle lacrime da versare.
Ma questo è un addio, Chul.
Era un addio definito anche se non privo di rimpianti.
-Io ti ho amato, Chul. Certo, come può amare un ingenuo ragazzino di sedici anni, ma ti ho amato. Per molto tempo tu sei stato tutto per me, ma quel tempo è finito quando hai deciso di barattare l’affetto che c’era tra noi per la tua ambizione. Ai tuoi occhi sono diventato solo un mezzo per raggiungere i tuoi scopi, di qualunque natura essi fossero. -
Heechul sfiorò la guancia del più piccolo con il dorso della mano e gli alzò di nuovo il mento.
-Possiamo recuperare -, sussurrò con dolcezza.
Kibum sorrise triste. – Siamo come un albero morto, Chul. Non c’è più niente da recuperare, noi abbiamo mancato il nostro tempo. -
Il sorriso di Heechul si contrasse in una smorfia e fu come osservare una maschera di cera deformarsi sotto il calore del fuoco. Qualcosa di irrimediabilmente grottesco.
Kibum scoprì impossibile decifrare i pensieri dell’altro, ammesso e non concesso che ne possedesse di razionali. Forse erano troppo confusi anche per lui. Osservare l’agitarsi dei muscoli sul volto di Heechul, il ticchettio all’occhio destro e le vene in rilievo sul collo dava l’idea di assistere all’accendersi e allo spegnersi una luce intermittente prossima al cortocircuito.
Il viso di Heechul si contrasse un’ultima volta, poi il lord fu sbalzato lontano e rotolò sull’erba travolto da una forza invisibile.
Kibum si voltò di scatto verso la direzione da cui era partito il colpo.
Jinki?
-Non mi piace lasciare i giochi a metà-, disse il leader, piccato. Non diede il tempo a Heechul di reagire perché lo colpì di nuovo.
Heechul snudò i denti ed emise un ringhio, conscio di essere appena stato costretto ad uno scontro che sin dall’inizio aveva desiderato evitare. Non gl’importava nulla di quel piantagrane. –Di nuovo tu, devo proprio liberarmi di te per riuscire ad occuparmi dei miei affari.-
Jinki fece spallucce e sorrise.
 
 
-Kibum!-
Jonghyun prese il più piccolo per le spalle e lo scosse. Il principe sbatté le palpebre, accorgendosi di essere rimasto ad osservare senza muovere un muscolo. La comparsa di Jinki era stato un improvviso colpo di fortuna.
Jonghyun lo scosse di nuovo. -Cosa ti è saltato in mente? –
Kibum appoggiò il capo sulla spalla di Jonghyun, si vergognava. Aveva sbagliato tutto! Solo ora ne aveva la piena certezza.
-Credevo di potercela fare da solo. – Kibum si tirò su col naso e s’asciugò il sudore dalla fronte con l’avambraccio. – Sono stato troppo orgoglioso, non avrei dovuto chiederti di stare da parte a guardare, ogni passo sino a qui l’abbiamo fatto insieme…-
Il principe scosse il capo. Non avrebbe mai dovuto chiedere a Jonghyun di sostenerlo e poi costringerlo a farsi da parte, era stato uno sbaglio e soprattutto era stato ingiusto. Sapeva che nonostante tutto il più grande aveva sofferto per quella sua decisione. Era la sua battaglia, certo, lui doveva essere in prima linea, ma impedire a Jonghyun d’aiutarlo in modo attivo era stata una leggerezza sotto molti punti di vista. Aveva rischiato di mandare tutto all’aria!
Jonghyun sorrise e gli accarezzò il capo. -Sono contento di sentirtelo dire, sai quanto mi è costato resistere alla tentazione d’intervenire? – Aiutò il più piccolo a rialzarsi. – Ho un’idea. –
-Hai un’idea? – ripeté Kibum, non riuscendo a trattenere un moto di sorpresa.
-Yah, non fare quell’espressione incredula, anche io posso avere idee geniali. Dobbiamo unire le nostre abilità. –
– Stai scherzando? Siamo entrambi al limite delle nostre forze, lo stramonio è ancora in circolo e anche se il suo effetto sta svanendo io sono allo stremo, mentre tu sei ancora debole. Come speri di riuscirci? –
-Io sto meglio di quanto credi, ma non è questo il punto. Non abbiamo bisogno che le nostre forze siano al massimo, non ricordi? Ciò che ci ha permesso di unirle è stata una connessione mentale. Mesi fa non avevamo idea di come funzionasse, ma ora sì e non sprecheremo inutilmente forze per riuscirci. –
-Questo lo so, ma una volta unite, anche se le nostre abilità si amplificheranno come se fossimo legati, non saranno sufficienti e allora sì che ci costerà più della forza che abbiamo.  In ogni caso sappiamo entrambi che utilizzarle in quel modo è pericoloso. -
- Non ci serve usarle, dobbiamo solo mostrare di saperle unire.
Kibum inarcò le sopracciglia. Forse iniziava a capire. In quel modo avrebbero creato uno scudo protettivo intorno a loro, una cupola blu e oro che era stata capace d’impressionare lo stesso Jinki. Kim Heechul doveva solo vedere e rimanere impressionato a sua volta.
-Vuoi spaventarlo? –
-Spaventarlo e farlo infuriare. Non c’è bisogno che sappia come e se le useremo, ma solo vedere che possiamo farlo. –
Kibum guardò Heechul ancora impegnato con Jinki. Il Leader gli stava dando del filo da torcere ed i nervi di Heechul fremevano.
-Vuoi basare tutto su un bluff?-
Jonghyun annuì. Nonostante tutti i giochetti subdoli ormai aveva capito come funzionava la mente del fratellastro e dal suo punto di vista quello era l’unico modo per metterlo definitivamente alle strette e sperare di vederlo capitolare. Aveva due certezze: stramonio o no anche le forze di Heechul si stavano esaurendo, mentre la sua mente stava per spezzarsi. Stava perdendo la connessione con la parte razionale di sé, non aveva più certezze, solo desideri che fuggivano lontani su cui aveva creduto d’esercitare una presa ferrea.
– E’ psicologicamente allo stremo, non riesce ad accettare ciò che sta accadendo e non appena vedrà ciò che possiamo fare ne sarà spaventato e s’infurierà. Agirà d’istinto dimentico di qualunque accortezza e a quel punto sarà solo un passo più vicino a crollare. Ci scaraventerà addosso tutta la forza che gli rimane sino ad esaurirla. Noi dobbiamo solo tenere duro. –
Kibum annuì, pensoso. Jonghyun aveva ragione: Heechul avrebbe sicuramente agito in quel modo, ma era comunque una scelta pericolosa principalmente basata sulla fortuna. -E’ rischioso. –
Jonghyun lo sapeva. Kim Heechul era già sufficientemente pericoloso senza che fosse infuriato, ma per batterlo dovevano stimolare ad una miccia già accesa.
-Lo so, ma è tutto ciò che abbiamo insieme al piano di Taemin, qualunque esso sia. –
Il principe rifletté per pochi secondi, poi prese le mani del più grande tra le sue. Alla fine avevano solo quello, avevano solo loro.  -Va bene, facciamolo -, disse deciso.
Jonghyun affondò le dita tra le ciocche corvine del principe e l’attirò a sé per baciarlo.
-Questo è perché ti amo e non so se sopravvivrò alla fine di questa giornata, ma desidero che le nostre labbra siano l’ultimo ricordo per entrambi. - Sogghignò e sbirciò con la coda dell’occhio Heechul che, tra un colpo e l’altro, lanciava costantemente occhiate nella loro direzione. –E questo è per farlo adirare ancora di più. – Baciò il più piccolo in profondità, tenendogli il viso tra le mani. –E questo -, disse baciandolo una terza volta, - potrebbe essere un anticipo. -
-Scemo -, sussurrò Kibum con il viso paonazzo.
Si diedero di nuovo le mani ed abbassarono le palpebre. Non ci provavano da tempo, ma sapevano cosa dovevano fare. Concentrarsi, rilassare le loro menti e ritrovarsi in un mondo alternativo fuori dal tempo e dello spazio, dove erano solo due pianeti fluttuanti che ruotavano l’uno intorno all’altro nel vuoto pieno di luci. Le loro abilità vibrarono nell’aria in fili sottili, blu e oro, e danzarono per intrecciarsi in una trama fitta e perfetta. Quando riaprirono gli occhi videro una cupola traslucida ergersi sopra di loro. Lì i suoni giungevano ovattati, le immagini sfuocate, ma le sensazioni più intime s’insinuavano tra le pieghe della loro pelle regalando loro brividi intensi.
 
All’esterno il mondo era in fermento. Heechul aveva abbandonato totalmente il suo già scarso interesse per Jinki e fissava quell’inspiegabile e spaventosa cupola attraversata da riflessi cangianti. Il gioco dei raggi dorati del sole sulle superficie di un ruscello.
Jinki sorrise soddisfatto. -Bravi-, sussurrò.
Heechul s’avvicinò barcollante con gli occhi strabuzzati e cerchiati di rosso. Era uno straccio. Non solo i suoi abiti eleganti e perfetti erano sciupati e macchiati, ma il suo volto era lo specchio della paura e dell’incredulità.
-Voi, come…-
Dei fili blu e oro sibilarono nell’aria come fruste, costringendolo ad arrestare.
Heechul fece un passo indietro stringendo i denti e reprimendo un verso di disappunto.
-Non potete fare questo, non siete legati…-
Non gli giunse alcuna risposta. Qualunque cosa stesse accadendo all’interno di quella cupola luminosa era fuori dalla sua portata e dalla sua comprensione. Era un mondo che non gli apparteneva. Si scagliò su di essa con un ringhio, simile a quello della tigre che, esasperata, tenta di gettarsi sulla preda sfuggente.
La cupola tremolò sotto la forza delle fiamme e Heechul la osservò con un mezzo sorriso carico di aspettativa, ma quando le fiamme si diradarono la trovò intatta. Riversò su di essa tutto il fuoco che aveva ancora in corpo, finché scemò. Per quanto ci provasse in lui non c’era più calore, ma solo lo stesso arido gelo che gli stringeva il cuore. Aveva momentaneamente esaurito le sue forze. Cadde in ginocchio e s’infilò le mani tra i capelli. Aveva avuto tutto, ma ora non gli rimaneva più niente, nemmeno una goccia d’abilità. Era prosciugato nella sua totalità. Una borraccia vuota ripiegata su sé stessa.
Davanti a lui, la cupola di sciolse rivelando così ciò che celava. Le mani ancora unite, Kibum e Jonghyun si sostennero l’un l’altro consapevoli di aver ormai dato tutto ciò che potevano. Forse era finita.
Heechul si morse le labbra sino a farsele sanguinare. Come era potuto accadere? Aveva calcolato tutto nei minimi dettagli senza lasciare nulla al caso. Per anni aveva progettato e atteso. Guardò Jonghyun con gli occhi iniettati di sangue. Non riusciva a tollerare la vista del suo fratellastro per mano al suo Bummie! Era lui l'immagine vivente della sua sconfitta e la causa della sua caduta. Ma Heechul non intendeva arrendersi, non ancora.
-Tu –, disse tra i denti, -non mi porterai via nulla. –
Jonghyun avanzò per mano al più piccolo. -Non hai mai avuto niente di ciò che credevi e se l’avevi l’hai perso da molto tempo. -
-Non è finita, io…-
La voce squillante di Taemin risuonò tra gli alberi. -Invece è finita. –
Taemin incrociò le braccia trattenendo a stento un sorriso soddisfatto, ben consapevole di avere l’attenzione di tutti i presenti, dei volti curiosi ed increduli del lord di Busan, di umma e di Jonghyun su di lui e di quello orgoglioso di Jinki.
Kibum non poté fare a meno di notare la divisa da ufficiale indosso al più piccolo, insieme a quella da generale di Minho. Ma non c’erano solo loro. Siwon, Kyuhyun, alcuni soldati e dei ribelli venivano subito dietro di loro.
Il principe strinse la mano di Jonghyun. Era davvero finita?
-L’esercito imperiale ha combattuto per il legittimo erede al trono -, annunciò Taemin, - così come quelli dei nobili del consiglio. E’ finita, Kim Heechul, il tuo esercito è in subbuglio, il tuo generale è morto ed i tuoi alleati ti hanno voltato le spalle. Tu stesso sei finito. –
Heechul scosse il capo. –No, no…-
Siwon si fece avanti, accennò un inchino al principe, che ricambiò con un cenno del capo, e ordinò a dei soldati di occuparsi del lord.
-Prendetelo -, disse.
-Tu, miserabile cane fedele! – urlò Heechul. Tentò di divincolarsi dalla presa dei soldati, poi vide Kyuhyun.
-Che cosa fai lì impalato, ti ordino di…-
-Non credo siate nelle condizioni d’impartire ordini. –
Heechul sbiancò. – Traditore -, fece sputando astio.
-Io sono fedele solo al mio senso di sopravvivenza, dovreste saperlo, mio lord.
Heechul si dimenò emettendo versi frustrati.
Kibum si umettò le labbra e si morse l’angolo destro delle labbra. Era come osservare un grosso predatore mettere le zampe artigliate in una trappola letale tra l’erba alta. Straziante. Distolse lo sguardo. Aveva detto addio a Chul, ma non voleva guardare oltre. Si voltò verso Jonghyun e gli accarezzò il viso, regalandogli uno dei suoi sorrisi più radiosi.
-Jong… –
Jonghyun sorrise a sua volta. -Lo so, anch’io. –
Il principe posò le mani sulle spalle dell’altro e gli sfiorò la punta del naso con il suo. Desiderava baciarlo in quel mondo reale che era finalmente loro e scoprine l’effetto sulla sua pelle. Si sporse verso Jonghyun, ma con la coda dell’occhio notò un movimento fulmineo alle spalle del più grande ed impallidì.
Liberatosi dalla presa dei soldati, Heechul aveva recuperato un pugnale da uno dei loro foderi e stava tentando un ultimo e disperato balzo. Kibum capì subito che il suo obiettivo era Jonghyun, poiché gli occhi rosseggianti di Heechul lasciavano trasparire con chiarezza quelle che erano le sue intenzione.
-Jonghyun! – urlò.
Scivolò in avanti, s’aggrappò alle spalle di Jonghyun ed intercettò la corsa dell’ultimo artiglio lucente ed affilato di cui la tigre disponeva, poi divenne tutto confuso. Percepì solo un gelo metallico lacerargli la carne, un calore umido dall’odore pungente ed ogni fibra del suo corpo perdere sensibilità. Vide il viso terrorizzato di Jonghyun sopra di lui e la sua bocca aprirsi a vuoto, ma qualunque cosa stesse dicendo non l’udiva. Non era altro che un muoversi frenetico ed insensato di labbra per emettere note tanto silenti, quanto disperate. Le sue palpebre si fecero pesanti e fece una smorfia, mugugnando. Affondò gli occhi assottigliati nelle iridi ambrate di Jonghyun ed osservò il fuoco che vi palpitava all’interno. Non poteva udire la sua voce calda ed avvolgente, ma voleva ammirare quella cangiante luce dorata. Le labbra esangui di Kibum si modellarono in un sorriso pallido, finché quel palpitare ambrato non s'estinse smorzato da una folata d’aria gelida.
 
 
 
 
Salveee
 
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Spero siate agonizzanti/in punto di morte o prossimi a tagliarvi le vene mauahaha, se è così ho raggiunto il mio obiettivo!
 
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Per farmi perdonare ed allietare la vostra attesa vi lascio un piccolissimo anticipo che sono certa vi riscalderò il cuoricino <3
 
Gli prese il suo viso tra le mani e sfregò la punta del naso sulla sua guancia. Il calore ed il profumo dolce dell’altro erano inebrianti, gli riempivano il suo cuore e facevano fremere il suo corpo. Un sospiro eccitato scivolò oltre le sue labbra.
-Lava la cenere dalla mia pelle e ridammi il tuo amore. –
 
 
Ci vediamo prossimamente con: Now we live in the same time!
 
 
 
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