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Autore: Sospiri_amore    22/10/2017    0 recensioni
TERZO LIBRO DI UNA TRILOGIA
Elena se ne è andata via da New Heaven appena finite le scuole superiori, da ragazza ha lasciato gli USA per l'Europa. Tutte le persone a cui ha voluto bene l'hanno tradita, umiliata e usata.
Dopo quattordici anni, ormai adulta, Elena incontrerà di nuovo le persone che più ha amato e odiato nella sua vita, si confronterà con loro rivivendo ricordi dolorosi.
Torneranno James, Jo, Nik, Adrian, Lucas, Kate, Stephanie, Rebecca più altri personaggi che complicheranno e ingarbuglieranno la vita di Elena.
Come mai Elena è tornata in America?
Chi è il padre di suo figlio?
Elena riuscirà a staccarsi dal passato?
Chi si sposerà?
Riusciranno i vecchi amici a trovare l'armonia di un tempo?
Elena riuscirà ad amare ancora?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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OGGI:
Natale in famiglia (seconda parte)





«Geltrude non doveva portare così tanti regali, Sebastian ha già avuto le costruzioni qualche settimana fa. Non le sembra un po' eccessivo?», chiedo alla vecchia sapendo già che non mi darà ragione.

«Cara ragazza. Non ho nipoti, adoro comprare giocattoli e visto che il dottore non mi concede di appagare i miei desideri mangiando dell'ottimo gelato e dolciumi, devo compensare questa mancanza con acquisti folli, sconsiderati e assurdi. Quindi i regali per i piccoli fanno parte di una terapia per sollevare il mio umore. Sai, sono vecchia e malandata, non credo tu voglia far soffrire un'anziana donna sola». 

 

Come era ovvio alla fine ha sempre ragione lei.

La solita Geltrude.

 

Non ha fatto in tempo a mettere un piede in casa che il suo carisma e la sua personalità hanno invaso la stanza, rendendo l'atmosfera ancora più grottesca di quanto già non fosse. 

 

Ha distribuito doni a tutti impartendo ordini come fosse un vecchio generale in pensione. 

Ha voluto sapere da cosa fosse composto il menù lamentandosi per ogni piatto come fosse una critica gastronomica. 

Mi ha sgridata diverse volte in merito al mio pessimo gusto in fatto di mobili e arredamento in generale come fosse un'arredatrice affermata. 

 

Solo con i piccoli si mostra paziente, docile e comprensiva tanto che Sebastian e Maggie hanno iniziato a chiamarla nonna Geltry.

 

Nonna Geltry.

Se io provassi a chiamarla così credo mi sbranerebbe.

 

Kate ha sempre avuto un ottimo legame con la vecchia tanto che le presenta subito la sua futura moglie. Il fatto che Jane sia una pasticciera di così alto livello l'ha resa, agli occhi dell'anziana, una persona degna di rispetto e lode. Geltrude già l'adora.

Hanna, di solito maniaca del controllo, pare allentare la sua presa autoritaria con la vecchia in giro, papà e Roger ridono come matti quando Geltrude inizia a lanciare frecciatine, Tess ascolta con attenzione le parole e ammira i modi sofisticati della donna. 

 

L'unico serio è Mauro.

 

Segue i movimenti della donna spiandola da dietro le teste degli altri ospiti, la scruta come se si trovasse nella stessa stanza con un alieno. Ha un atteggiamento molto strano.

 

«Tutto bene Mauro?», chiedo in italiano a bassa voce all'uomo, «Sembri preoccupato».

«Non sono preoccupato cara Elena. Il mio cuore è stato rapito dalla tua ospite», mi dice mentre di sistema il nodo della cravatta e si liscia i capelli bianchi.

«La-la Signora McArthur?», sbotto senza ritegno. 

«Quindi quella piacevolissima presenza è sposata? Peccato», dice mogio abbassando le spalle con il volto cupo.

«No. No. No. Geltrude è vedova da moltissimi anni... ma.. ma... ma è... ecco... come dire. Credo sia più grande di te», dico con un certo imbarazzo. Non mi era mai capitato di vedere flirtare un uomo di una certa età.

«Ho settantadue anni. Sono in forma. Lavoro. Non saranno una manciata di anni a far diminuire il mio interesse. La signora è di classe, non ci sono più donne di quel tipo, guarda che portamento. Guarda che eleganza».

 

Giuro che mi sembra di vedere i cuoricini uscire dagli occhi dell'uomo proprio come fosse in un cartone animato.

 

«Se vuoi te la present...».

Vengo interrotta bruscamente.

«Certo. Ovvio». L'uomo si mette con le spalle aperte, il sorriso smagliante, il sopracciglio alzato e con passo fluido raggiunge la McArthur che sta chiacchierando con Sebastian e Maggie.

 

«Buonasera Madame. Sono Mauro Frisoli, piacere di conoscerla». Con un inchino affettato e un movimento misurato agguanta la mano della donna che lo guarda con gli occhi spalancati.

«Che vuole? Non vede che ho da fare?», risponde acida la donna.

«Volevo conoscerla, tutto qui. Elena non mi aveva detto che frequentasse donne tanto affascinanti», dice Mauro con voce profonda e sguardo ammaliante.

Geltrude lo fissa per qualche secondo, ha la bocca spalancata e un'espressione dipinta sul volto tra lo stranito e il disgustato.

 

Meglio intervenire.

 

«Credo sia meglio lasciarla giocare con i bambini. Geltrude adora stare con loro». Prendo per un braccio Mauro cercando di allontanarlo garbatamente.

«Adoro le donne con spirito materno e tanta dolcezza», replica Mauro con voce suadente.

 

Il colorito tra il viola e il rosso della vecchia non promette nulla di buono.

 

«Perfetto. Già. Ecco... perché non vai da mio padre e Roger, loro possono raccontarti molte cose su... su... su New Heaven», dico all'uomo mentre lo porto lontano. «Conoscere la cittadina in cui vive la Signora McArthur potrebbe farti capire meglio la sua personalità», dico a bassa voce sperando che ascolti le mie parole.

«Certo. Conoscendo le sue abitudini potrò far breccia nel suo cuore», dice tutto pimpante come fosse un ragazzino di diciassette anni alla sua prima cotta.

Papà e Roger, trattengono a stento le risate , requisiscono l'uomo infarcendolo con discorsi e parole, quel tanto che basta per tenerlo buono e lontano da Geltrude.

 

Tiro un sospiro di sollievo.

Non avrei mai voluto vederli litigare.

 

Geltrude pare non averla presa bene, nonostante stia giocando con i piccoli non riesce a fare a meno di sbirciare nella direzione di Mauro e borbottare parole incomprensibili. I modi di fare diretti e semplici dell'uomo l'hanno infastidita più di quanto avrei mai pensato.

 

«Che ne dici se portiamo il dolce di Jane? Forse addolciremo la nonnina», dice Kate.

Tess, Hanna ed io annuiamo contemporaneamente, c'è bisogno di allontanare l'attenzione dalla vecchia e dalle avance di Mauro.

Jane si precipita in cucina tornando poco dopo con un vassoio degno dei sogni di qualsiasi zucchero-maniaco.

 

Torri di macarons.

Cioccolatini allo zabaione.

Schegge di torrone.

Pane dolce con uvette, fichi secchi e mandorle.

Cremosi al cioccolato.

Mignon alla crema e frutta candita.

Montagne di dolci alle noci e nocciole.

 

Tutti siamo sbalorditi.

Sebastian molla i giocattoli per sedersi buono al suo posto, Maggie salta come un grillo da una parte all'altra della stanza cercando di avvicinarsi il più possibile all'imponente composizione di Jane. Hanna si toglie gli occhiali per lucidarli, non riesce a credere a quello che vede. Papà, Roger e Mauro battono le mani mentre Tess aiuta la Signora McArthur ad accomodarsi su una sedia. Non che la vecchia abbia bisogno d'aiuto normalmente, ma la visione di quella montagna golosa l'ha paralizzata.

È come se avesse davanti agli occhi l'incarnazione di una sua fantasia.

 

«Ho pensato di fare tante piccole cose piuttosto che un dolce solo. Così ognuno può assaggiare diversi dessert. Mi è sembrata la cosa migliore», dice Jane appoggiando in mezzo al tavolo la sua creazione. 

La luce si riflette sulle glasse, fa risaltare i colori tenui dei macarons, rende traslucida la crema e illumina la texture perfettamente liscia del cioccolato.

 

Ho la bava alla bocca e non sono la sola.

 

Per spiegare quello che è successo nei dieci minuti successivi alle parole di Jane, l'unica immagine che mi viene in mente sono le cavallette che si lanciano a divorare le primizie in un campo in primavera.

In dieci minuti venti mani si susseguono a assaggiare, sbocconcellare, mordere, succhiare, leccare, sgranocchiare, spizzicare e triturare ogni singolo dolce presente.

Dieci minuti di paradiso puro.

 

«Jane sei magnifica», dice Tess.

«Uno spettacolo, davvero», continua Roger.

«Confermo. Cara ragazza avrai un futuro. Te lo dico io, io me ne intendo di dolci». La Signora McArthur si lecca le dita soddisfatta.

«Nonna Geltry vuoi giocare con me?», chiede Maggie avvinghiata al braccio della donna.

«Non essere asfissiante. Lascia riposare la Signora. Hai ricevuto così tanti regali che potresti giocare per un anno intero senza mai annoiarti». Tess accarezza con dolcezza i ricci sulla testa della figlia.

«Ma voglio che mi legga quei libri che mi ha portato», piagnucola la bimba.

«Credo che la mamma abbia ragione. Vieni qui con me amore, se vuoi possiamo leggerli insieme», dice papà a Maggie che con le sottili braccia sui fianchi scuote la testa.

«Non. Sei. Capace. Sei pure stonato».

 

Tess e papà si guardano confusi.

 

«Ho portato alla bimba dei libri di musica. Spartiti. Spartiti per pianoforte delle più famose arie della storia della lirica», dice Geltrude mentre prende un paio di testi per mostrarli a Tess e papà. 

«G-grazie, ma non...».

Tess viene interrotta dalla vecchia.

«Diversi studi ipotizzano che un allenamento di tipo musicale basato sul ritmo ha ripercussioni positive sulla capacità di lettura di ragazzi dislessici. Non per vantarmi, ma so suonare discretamente il pianoforte, conosco molti testi e storie che Maggie potrebbe assimilare. Inoltre ho molto tempo libero, pazienza e il desiderio di aiutare questa giovane fanciulla».

«Che donna!», sentenzia Mauro gonfiando il petto.

Geltrude lancia uno sguardo schifato all'uomo riuscendo a zittirlo, poi ricomincia a parlare a Tess e papà:«Credo che un paio di pomeriggi a settimana potrebbero andare. Inoltre posso aiutare la piccola con i compiti durante quei giorni. Sono un'eccellente maestra, del resto mio figlio è uno degli avvocati più importanti di Boston anche grazie ai miei insegnamenti».

 

Credo che quella donna potrebbe vendere ghiaccio agli eschimesi e diventare milionaria.

 

 «Non so se... insomma... l'associazione S.U.N. ci ha aiutato parecchio. Credo che andarcene o lasciare il programma potrebbe avere risvolti negativi su Maggie», dice papà mentre guarda Tess per capire cosa fare.

«Facciamo un periodo di prova. Qualche lezione e vediamo come va?», propone Geltrude.

Tess e papà ci pensano un attimo, quel tanto che basta che i loro sguardi si fondano per comunicare tra di loro e dirsi molto più di quello che le parole possano esprimere.

«Ok. Facciamo una prova», dice Tess.

«Evviva». Maggie inizia a saltare come una pazza scatenando l'ilarità di tutti. «Nonna Geltry mi canti la canzone di prima?».

«Certo cara. Tu devi battere le mani per tenere il ritmo, chiaro?».

Maggie annuisce.

«Questo è Casta Diva della protagonista nella Norma di Vincenzo Bellini. Bellini era italiano come lo sei in parte anche tu», dice la vecchia accarezzando la bimba sulle guance.

 

Casta Diva che inargenti

Queste sacre antiche piante,

A noi volgi il bel sembiante

Senza nube e senza vel.

 

Tempra o Diva,

Tempra tu de' cori ardenti,

Tempra ancor lo zelo audace,

Spargi in terra quella pace

Che regnar tu fai nel ciel.

 

La voce della McArthur non è paragonabile a quella di Demetra, non c'è la stessa maestria e talento, ma il sentimento c'è tutto. Maggie ascolta estasiata battendo le mani con entusiasmo la cantilena, quasi filastrocca, che Geltrude canta con attenzione.

È come se quelle due stessero parlando una qualche lingua segreta, come se quelle strofe ripetute servissero in qualche modo ad aiutare la bimba.

Tess e papà si tengono per mano commossi nel vedere la loro piccola concentrarsi e divertirsi allo stesso tempo. Hanna e Roger canticchiano in coro l'aria che conoscono a memoria mentre Mauro osserva ammirato la Signora McArthur.

 

«Certo che è strana quella donna. Non è della famiglia eppure si impegna tanto per dei bimbi che conosce a malapena», dice Jane a bassa voce.

«È capace di dare tutto se non di più, solo che ha un modo un po' strano di dimostrarlo», dico ridacchiando. «Una volta...».

 

Vengo interrotta, Sebastian viene verso di me correndo.

 

«Mamma. Mamma. Il tuo cellulare stava squillando», mi dice allungandomi l'apparecchio per poi scappare a giocare.

Prendo il telefonino tra le dita.

Schiaccio il pulsante per accenderlo.

Un messaggio vocale in segreteria.

Una voce ansiosa e sconclusionata.

Una sensazione sgradevole e ansiosa.

 

"Elena. So che non è il momento giusto... cioè... scusa. Prima di tutto Buon Natale. Come sta Seb? Ecco. Ho bisogno di parlarti. Non so a chi rivolgermi, tutto sembra.... sembra... io... scusa, mi sento uno schifo. Ho... ho bisogno... Credo di aver combinato un disastro. Non so a chi altro chiedere. Chiamami appena puoi. Ciao".

 

Nik.

Non sembra l'uomo che ho conosciuto.

Nik mi ha lasciato questo messaggio.

Non è da lui comportarsi in questo modo.

Nik ha bisogno d'aiuto.

Se ha fatto tutto questo vuol dire solo una cosa: Nik è in grossi guai.

 
   
 
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