Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    22/10/2017    2 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattro


L ’incubo non si attarda ad ammirare il proprio operato, invece coglie l’occasione propizia e, senza tante cerimonie, agguanta l’Uomo Nero per la collottola e lo carica di peso sulla propria groppa poi, dopo una fuggevole occhiata a Ba’al, si risolleva rapidamente in volo, allontanandosi da quel posto disgraziato di gran carriera.


Mot inarca scetticamente un sopracciglio, osservando con un misto di contrarietà e divertimento il fratello ancora intento a ringhiare i suoi improperi al vento.


«Per quale motivo, se è lecito chiedere, li hai lasciati fuggire?» si informa a quel punto Mot, dopo aver di nuovo recuperato il suo cipiglio annoiato.


Ba’al si volta bruscamente verso di lui e sembra proprio intenzionato a farne uno spirito allo spiedo. Brontola sommessamente, somigliando a un sordo tuono.


«Quella dannata copia mal riuscita di un cavallo ha rovinato tutto!» si lamenta lagnoso. «E da quando, comunque, i cavalli hanno i denti di una tigre?» borbotta indignato, agitando in aria il braccio offeso e facendo scuotere mestamente la testa di Mot.


«Avresti potuto sbarazzarti di entrambi facilmente, fratello. Ma hai preferito giocare con quello stupido spaventapasseri vestito da corvo» lo rimprovera bonariamente.


«Faccio quello che mi pare» si impunta Ba’al, pestando i piedi a terra come un moccioso di cinque anni.


Mot solleva per l’ennesima volta gli occhi al cielo e sospira, decidendo di lasciare perdere quella discussione per evitare di arrabbiarsi seriamente a causa l’infantilità del fratello. Invece osserva l’orizzonte oltre il quale sono scomparsi quei due e si augura che non finiscano con il diventare un problema.


*


L’incubo che attraversa il cielo buio, filando come una saetta, è confuso e decisamente spaventato. La creatura con la quale si sono scontrati non era certo uno dei soliti spiriti da quattro soldi che a volte incontrano in giro per il mondo; avrebbe fatto a pezzi entrambi, se un pizzico di fortuna non li avesse favoriti permettendogli di tagliare la corda, trascinando con sé il suo spirito oscuro. Trema al ricordo della facilità con cui si è liberato dei suoi denti e si augura di non doverlo mai più rincontrare, per nessun motivo. Come se non bastasse, il suo padrone è ancora riverso sulla sua schiena e non ha mai accennato a muoversi durante tutto il tragitto. È un po’ impensierito, in effetti; non ha idea di che altro fare a quel punto. Certo, lo ricondurrà alla loro tana, ma poi? Tornare a casa sarà sufficiente a sistemare le cose? Volta un poco il capo a osservare brevemente la scura figura abbandonata sulla sua groppa e dubita sinceramente che rientrare al rifugio servirà a far tornare tutto a posto. Soffia uno sbuffo angosciato, piegando le orecchie e sentendosi tremendamente spaesato, ora, senza una vera guida.


Individuata l’entrata del covo vi si introduce con cautela, facendo attenzione a evitare accuratamente ostacoli che normalmente non noterebbe. Alcuni degli incubi più giovani si affacciano curiosi dalle gallerie ma si ritraggono in fretta al loro passaggio, senza veramente osare sporgersi troppo né tantomeno avvicinarsi. Giunto all’ampia grotta principale, richiama con un sottile nitrito un vecchio compagno; quando quest’ultimo li raggiunge, sorpreso, rimane un momento impalato a fissare la scena inattesa che si trova davanti, poi lancia un’occhiata indagatrice all’altro incubo, senza però ottenere alcun chiarimento, salvo una seccata scrollata di capo e un raspare nervoso sul grigio pavimento roccioso. Proseguendo oltre quella sala, più lentamente del consueto, volta solo per un breve istante il muso facendo capire al compagno di stargli dietro, poi scende per il ripido pendio che conduce alle camere private dello spirito e lì finalmente si ferma, indeciso sulla prossima mossa. Il suo padrone, fino a quel momento, non ha mai dato cenno di essere cosciente, e il palpabile nervosismo che sente nel compagno appena giunto non è minimamente d’aiuto. Sbuffa agitato; protesterebbe a viva voce, se solo ne avesse l’opportunità. Tutta quella situazione è una follia: lui è un incubo, non un valletto, e nemmeno un condottiero. Prendere decisioni, o far fronte a urgenze, non è il suo compito, che diamine! Una nuvoletta grigiastra esce dalle sue narici dilatate nel momento in cui sbuffa sonoramente tutta la sua frustrazione. Piano, ripiega le sottili zampe sotto di sé, permettendo al compagno di scostare lo spirito facendolo scivolare sul piccolo baldacchino nel quale normalmente riposa. Un fievole mugolio abbandona le labbra strette dello spirito, ma null’altro ne esce, acuendo il senso di impotenza dei suoi incubi. Quello dei due che lo ha ricondotto a casa, nonostante non ne abbia per nulla voglia, si risolve a tornare là fuori: deve assolutamente trovare qualcuno disposto a dare un’occhiata al loro padrone, perché avere gli zoccoli va bene se vuoi cavalcare veloce come il vento, ma non va affatto bene se devi rimettere insieme brandelli di spirito oscuro. “Bleah” si ritrova a pensare, sconfortato, avvertendo persino un po’ di nausea all’idea.


Purtroppo si rende conto solo nel momento in cui torna all’aria aperta che è ancora notte fonda e, accidenti, quante possibilità possono esserci che riesca a scovare qualcuno di utile a quell’ora? “Forse, però…” tentenna, preoccupato. Solleva gli occhi al cielo stellato, sapendo di non avere molte altre scelte, a quel punto. Prende quota, facendo vagare lo sguardo attorno a sé; sale ancora, sempre più in alto, senza mai smettere di scandagliare l’oscurità fitta, e molti minuti dopo, finalmente, i suoi sforzi vengono premiati nel momento in cui individua alcuni sottili e sparuti filamenti dorati che si dipanano oltre le scogliere perdendosi al di là della foresta. Nervosamente ne individua la provenienza e parte spedito in quella direzione, augurandosi di poter rivedere le stelle della sera seguente.


Se la situazione fosse differente, se tutti loro potessero ancora contare su una buona guida affidabile e una buona scorta di paura alla quale attingere, se di fronte a sé ci fossero solo case buie e bambini addormentati, non si sognerebbe mai di avvicinare quello spirito in particolare, soprattutto non da solo; purtroppo nulla di tutto ciò è a portata di naso, al momento, pertanto deve rischiare e sperare che le cose vadano nel verso giusto, per una volta.


*


L’Omino dei Sogni solleva repentinamente lo sguardo, sorpreso, nel momento in cui sente un forte nitrito provenire da qualche metro più in alto. Lassù, un poco discosto dal punto in cui si trova lui, può a fatica scorgere la nera sagoma di quello che facilmente etichetta come incubo. Uno piuttosto grosso, a ben vedere. Fra le sue piccole mani appaiono due lunghe e sottili fruste dorate, ma non fa nulla per usarle, troppo occupato a osservare la creatura del buio ferma a distanza di sicurezza e il suo inspiegabile comportamento: si limita a osservarlo, palesemente nervoso, senza accennare ad attaccarlo né ad andarsene. Sanderson reclina il capo e lo studia attentamente. È strano che un incubo solo si avventuri così vicino al guardiano dei sogni, ben conoscendone i pericoli. “Perché questo lo sta facendo?” si domanda, suo malgrado stupefatto.


*


L’incubo è spaventato ma sa che deve farsi avanti, in un modo o nell’altro. Cautamente, un passo per volta, si avvicina allo spirito dorato. Quando l’Omino dei Sogni fa schioccare in aria una delle sue fruste, l’incubo ripiega indietro le orecchie e scalcia terrorizzato ma, facendo violenza sul suo stesso spirito di sopravvivenza, rimane lì, tremando senza però accennare a fuggire.


Sempre più strano” riflette Sanderson, attendendo pazientemente una mossa dell’incubo. Ma poiché quello sembra molto combattuto su come muoversi, decide di farsi avanti lui e, lentamente per non spaventarlo più del necessario, comanda alla sua nuvola dorata di andare incontro alla creatura d’ombra. Incredibilmente quello rimane piantato al suo posto, come in attesa di essere raggiunto. “Che cosa vuoi?” si decide a indagare Sanderson, parlando direttamente all’essenza della creatura. L’incubo solleva repentinamente le orecchie e lo fissa sconvolto, abbassa prudentemente il capo e pensa intensamente a ciò che desidera. “Aiuto” esclama mentalmente, pregando di essere compreso. In qualche modo sembra funzionare: Sanderson lo sta ancora osservando, ma ora ha gli occhi spalancati e increduli. “Aiuto, da me?” chiede, un po’ confuso e parecchio frastornato. L’incubo scuote il muso su e giù in una decisa conferma e il guardiano, fugacemente, si domanda se non sia il caso di prendersi un periodo di vacanza, se quelli sono i sintomi del troppo lavoro.


  
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