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Autore: lost in books    22/10/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Sera…” disse Iliana, la voce ridotta ad un sussurro. Lucien e Darcel avevano unito le forze e l’avevano attaccata senza sosta e, per quanto lei si fosse difesa, grazie alla potenza combinata di Aoguard e il bastone oscuro, l’avevano sopraffatta.
Anche se le sue ferite guarivano rapidamente loro non le avevano lasciato il tempo di riprendersi e, quando aveva pensato che ormai fosse tutto inutile, Sera l’aveva vista.
La ragazza si era lanciata a tutta velocità verso di lei per aiutarla.
Era stato allora che lei si era fatta prendere dal panico: aveva provato ad avvisarla, aveva provato all’ultimo momento a impedire a Darcel di farle del male, ma Lucien l’aveva fermata, bloccandola al suolo e impedendole di lanciare qualsiasi incantesimo. E così non era riuscita a proteggerla. L’aveva vista cadere a terra, a diversi metri di distanza. A causa della polvere sollevata dai soldati in battaglia non riusciva più a scorgerla, per farlo avrebbe dovuto usare una magia di levitazione ma i suoi avversari non glielo avrebbero mai permesso.
Grattò la sabbia con le dita fin quasi a chiudere la mano in un pugno “Maledizione”
“Bene, ora che ci siamo liberati della piccola intrusa, direi di continuare” disse Darcel divertito.
“Aspetta” lo fermò Lucien “non è parso anche a te che Ilia sia affezionata a quella ragazzina?”
“No!” la maga provò a liberarsi dalla stretta del re ma riuscì solo a sollevare la testa prima che lui gliela afferrasse e sbattesse violentemente sulla sabbia del deserto.
“Concordo” rispose Darcel “e, se non sbaglio, grazie alle mie fonti, si tratta dello spirito che ha viaggiato con lei”
“Lucien, verrò con te, farò tutto quello che vuoi ma non farle ancora del male. Ti prego…” implorò Iliana mentre delle lacrime cominciavano a solcarle il viso.
Il re la guardò, la disperazione evidente nella donna, e dopo qualche attimo si chinò fino a portare le labbra a pochi millimetri da un orecchio della maga “È troppo tardi. Se volevi che nessuno soffrisse a causa tua saresti dovuta tornare da me molto tempo prima”
Lucien poi guardò Darcel “Va’ da lei e, se non è già morta, finiscila. E mi raccomando, falla soffrire”
“Ma così rimarrete da solo contro Iliana…”
“Credi che da solo non sia in grado di usare Aoguard? Ho con me delle gemme spirituali. Ora va’, non perdere altro tempo”
Trattenendo a stento la rabbia, Darcel cominciò ad incamminarsi verso il punto in cui era caduta Sera. La magia di teletrasporto era fuori discussione visto che non si riusciva a vedere bene la situazione da lì e c’era la possibilità di ritrovarsi sulla traiettoria di un qualsiasi  attacco, amico o nemico. Ci avrebbe messo più tempo ma non avrebbe rischiato.
“Ora siamo solo noi due, Ilia”
Il re la osservò: le sue ferite si erano rimarginate ma per qualche motivo non si muoveva. Sembrava come se avesse perso del tutto la volontà di opporsi a lui. Ma poi la vide, la sua mano aperta stringersi in un pugno.
Si allontanò giusto in tempo per evitare la scarica elettrica che la donna aveva generato dove lui si trovava un attimo prima. Estrasse Aoguard, che aveva riposto nel fodero prima di bloccare la maga al suolo.
Iliana si alzò da terra, lo sguardo furente. Non l’aveva mai vista così. Lucien sapeva che lei avrebbe cercato di inseguire Darcel, il teletrasporto un’opzione che lui avrebbe impedito.
Con un sorriso di sfida si preparò a riprendere il combattimento contro la maga, ignara di ciò che lui aveva ancora in serbo per lei.
 
La vista continuava ad andare e venire, lo stesso per i suoni. Le ci volle del tempo per capire di essere precipitata al suolo e di trovarsi in serio pericolo. Sera cercò con tutte le forze che le rimanevano di muoversi ma, ad ogni tentativo, la ferita infertale dal bastone oscuro le faceva sempre più male. Era una lacerazione profonda, di questo passo per lei sarebbe stata la fine.
A stento riuscì a capire che delle persone la stavano guardando. Si sforzò per riuscire a capire se si trattasse di amici o nemici e, purtroppo per lei, si trattava dei secondi. Era un gruppetto di adepti che, vedendola precipitare, avevano colto l’occasione per una vittoria facile.
Sera era troppo debole anche solo per generare delle fiamme: sconfiggerli nelle sue condizioni attuali era impossibile. Si chiese perché fosse quello il suo destino: ogni volta che provava ad opporsi agli adepti era sempre lei a perdere alla fine. Questa volta si era convinta di riuscire a vincere, stava vincendo, ma come una stupida era stata incauta.
E ora non c’erano i suoi amici ad aiutarla, era la fine.
Nonostante la vista appannata si rese conto che uno degli adepti stava per scagliarle contro una magia. Cercò di concentrarsi. Avrebbe fatto tutto quello che poteva per non dargliela vinta, non si sarebbe arresa tanto facilmente.
L’adepto scagliò il suo attacco. Sera si mosse per schivare il colpo, sfidando il dolore al fianco, che si propagò lungo tutto il suo corpo.
Era riuscita ad evitare l’attacco ma non si era resa conto che un altro adepto ne aveva già scagliato un altro verso di lei.
Non riusciva più a muoversi, evitare il primo colpo la aveva già portata al limite delle sue possibilità, non sarebbe riuscita a schivare anche quello. Ripensò ai suoi genitori e a Florian, che le aveva fatto da padre quando aveva perso tutto. Non era riuscita a fermare gli adepti, non era stata brava abbastanza.
L’attacco  era sempre più vicino ma, quando ormai Sera pensava di non poter fare più niente, si infranse contro una barriera.
Sera sentì delle braccia avvolgerla in un abbraccio.
“Sera, come ti senti?” era la voce di Serena, ne era sicura.
Il sollievo provato dall’aver riconosciuto una voce amica ben presto venne sostituito dalla preoccupazione. La donna non era in grado di affrontare quei maghi, le uniche magie che era in grado di utilizzare erano quelle di guarigione e le barriere, e non era addestrata ad alcun tipo di combattimento.
La ragazza si sforzò di parlare “Serena…vattene. Lasciami qui e scappa”
“Scordatelo. Sono qui per aiutarti, non ti lascio” detto quello, Serena appoggiò una mano sul fianco ferito di Sera, sorreggendola con l’altro braccio, e una luce si sprigionò fra la mano e la ferita.
Gli adepti ovviamente non rimasero a guardare e cominciarono a bersagliare di colpi la barriera che proteggeva entrambe; nessuno accorreva ad aiutarle, troppo occupati a combattere.
Mantenere una barriera in grado di resistere a quei violenti attacchi e curare una ferita di grave entità come quella di Sera era cosa non facile. Inoltre la donna non era abituata a trattare le ferite degli spiriti, danneggiati praticamente solo da armi create apposta per sconfiggerli.
Di questo passo non sarebbe riuscita a resistere a lungo.
 
Leon non riusciva più a scorgere né Sera né Serena. Aveva visto la donna raggiungere la ragazza appena in tempo ma, quando gli adepti avevano cominciato ad attaccarle, si era alzata una nube di polvere nel punto in cui si trovavano, impedendogli di capire cosa stesse succedendo. In ogni caso sapeva che Serena non era addestrata a combattere, poteva solo difendersi. Ma per quanto poteva resistere?
Lui e Sandir erano assediati, non potevano fare nulla se non combattere. Ma le loro forze stavano lentamente diminuendo.
No, Leon non poteva arrendersi. Doveva riuscire a raggiungerle.
Il cavaliere tornò ad attaccare con nuovo vigore e determinazione.
 
I colpi degli adepti diventavano sempre più difficili da bloccare. Serena stava facendo del suo meglio ma non aveva con sé artefatti come la sfera di cristallo che utilizzava per mantenere la barriera all’accampamento; poteva contare unicamente sulle sue forze. Inoltre la ferita di Sera era molto seria: era come se i danni subiti nel punto in cui era stata colpita si stessero pian piano espandendo; doveva essere una magia oscura che lentamente avvelenava ogni parte del corpo in cui si propagava.
Aveva visto tutta la scena dalle retrovie e, andando contro agli ordini di Tyberius, che le aveva concesso di recarsi nel deserto con l’esercito a patto di restare in una zona sicura e di occuparsi solo dei feriti, era corsa subito dalla ragazza. Aveva schivato fendenti e bloccato magie con le sue barriere lungo la strada fra lei e Sera, ed era arrivata giusto in tempo. Nella foga del momento non aveva tenuto conto del fatto che non era in grado di fronteggiare degli adepti, aveva solo pensato ad aiutare la giovane.
Le sue forze si stavano consumando velocemente e la sua barriera stava diventando sempre più debole, ma la ferita di Sera era ciò che la preoccupava di più. Se fosse arrivata solo pochi minuti più tardi, anche senza l’intervento degli adepti, lei sarebbe morta.
Era questo allora ciò che potevano fare i maghi oscuri con le giuste armi e la totale assenza di una coscienza.
Sera sussultò. Continuava a svenire e rinvenire a causa del forte dolore. Serena era riuscita a bloccare l’avanzamento dell’incantesimo, stabilizzandola, ma non era ancora riuscita a capire come annullarne gli effetti.
Un colpo particolarmente violento si infranse sulla sua barriera, facendole quasi perdere il controllo. Doveva resistere, non poteva arrendersi.
“Serena”, Sera, nonostante il suo stato, si era accorta delle pericolosità crescente della loro situazione “Ti prego, lasciami qui e mettiti in salvo”
“Te l’ho già detto. Non ti lascio”
“Non posso muovermi, è tutto inutile…” gli occhi di Sera si chiusero nuovamente.
“Non arrenderti!” le intimò Serena, ma non riuscì a dirle nient’altro. Gli adepti avevano unito le forze e concentrato i loro attacchi in un unico e violento colpo. La barriera, che le aveva protette fino a quel momento, compreso l’ultimo potente attacco, svanì, lasciandole senza difese.
“È la fine per voi” disse uno dei maghi oscuri, pronto a scagliare il colpo di grazia.
L’uomo sollevò il braccio, Serena chiuse gli occhi e strinse Sera a sé, facendole scudo con il suo corpo.
Ma l’attacco non arrivò, invece la donna avvertì un rumore, sembrava quello di una freccia che fendeva l’aria. Aprì gli occhi solo quando sentì il grido di dolore proveniente dalla direzione in cui si trovavano gli adepti.
Era stato l’uomo che stava per ucciderle a gridare; c’era una freccia ora conficcata nella sua  mano.
“La pagherete per questo” disse il mago fissando un punto dietro di lei.
Serena si voltò e, a breve distanza, vide Tullio, armato di arco, ancora in posizione di tiro. Accanto a lui c’era Emil.
“Sarete voi invece a pagarla cara per aver fatto del male alla principessa. Per vostra sfortuna vi siete messi contro gli straordinari Caio, Tullio ed Emil” disse una voce molto vicina alla donna. Alla sua sinistra era infatti comparso come dal nulla il maggiore dei tre fratelli, Caio, la spada sguainata.
“Inoltre dobbiamo farci perdonare anche dalla ragazzina per il nostro comportamento nelle terre degli spiriti” aggiunse.
Sera aveva riaperto gli occhi e, capito chi era accorso in suo aiuto, rimase incredula “Il trio degli idioti?” dalla sua espressione si vedeva che era confusa, non capiva come fossero arrivati lì, ma di una cosa era certa. Non erano in grado di sconfiggere i loro avversari.
I due fratelli minori raggiunsero il maggiore e si prepararono a combattere. Tullio ripose l’arco e optò per una lancia, Emil estrasse un pugnale.
“No” disse Sera “Non mi dovete niente. Andatevene!” una fitta non le permise di dire altro. Ora non solo aveva messo in pericolo Serena ma anche chi meno si sarebbe aspettata di reincontrare sul campo di battaglia. Era abbastanza vicina da poter notare che le gambe di Caio stavano tremando: aveva paura, ma non si sarebbe tirato indietro.
Caio si lanciò all’attacco per primo e gli adepti non persero altro tempo. Per loro i tre nuovi arrivati erano soltanto delle mosche fastidiose. Per il totale stupore di Sera, Caio schivò tutti gli attacchi a lui indirizzati: sembrava un altro rispetto al brigante impavido solo a parole che aveva incontrato mesi prima. Anche Tullio ed Emil se la stavano cavando bene. Il maggiore dei tre fratelli riuscì a raggiungere un adepto, ma quello attivò una barriera proprio quando stava per essere colpito. La spada di Caio, urtando la barriera, sfuggì dalle sue mani.
“Fratello!” urlò Tullio “Attento!”
L’adepto che Caio aveva attaccato infatti aveva un sorriso maligno stampato sul volto e una mano rivolta verso l’uomo ora disarmato.
Tullio ed Emil erano impegnati a fronteggiare i colpi degli altri maghi e Serena era troppo stanca per erigere una barriera attorno a Caio. Sera sollevò una mano, implorando il suo corpo di obbedirle, ma non riuscì a generare nessuna fiamma. Nessuno poteva fare niente per aiutarlo.
La mano dell’adepto era ormai a pochi centimetri dalla testa di Caio, delle scariche elettriche sul suo palmo, quando un coltello fendette l’aria e si conficcò sulla fronte del mago, che cadde a terra morto sul colpo.
“Dovresti vergognarti, Caio. Ti sei fatto mettere subito i piedi in testa. Eppure hai avuto me come insegnante” a pochi passi da dove si trovavano Sera e Serena era comparsa una donna che la ragazza non aveva mai visto. Aveva i capelli rossi legati in una treccia e una benda a coprire l’occhio sinistro.
“Lavi!” Serena tirò un sospiro di sollievo.
Sera, udendo quel nome, pensò di averlo già sentito da qualche parte e poi ricordò: era il nome della donna che aveva quasi ucciso Leon. Ma perché allora Serena sembrava così felice di vederla? E come faceva a conoscerla?
Anche gli adepti parvero capire chi fosse.
“Tu, dovresti essere morta. E invece hai tradito il re” si infuriò uno dei maghi.
La nuova arrivata non parve per nulla impensierita dal tono di voce minaccioso del mago “Non avete ancora capito come funzionano i mercenari? Faccio quello che mi pare”
“Allora morirai qui” disse una voce femminile fra gli adepti.
Lavi sorrise ferina alla minaccia e poi si rivolse ai tre fratelli “Voi proteggete la principessa e la ragazzina. A loro ci penso io”
I tre retrocedettero mentre Lavi si assicurava che nessuno degli adepti tentasse di colpirli a tradimento.
“Ma sono troppi, lascia che ti aiutiamo” la pregò Tullio.
“No, so che vorreste rifarvi per essere finiti in prigione a causa di gente come loro, ma sono troppo per voi”
Caio strinse i denti, ammettere di essere ancora inferiore agli adepti nonostante si fosse messo d’impegno per diventare più forte non era cosa facile da digerire, ma aveva imparato che Lavi sapeva quello che diceva, quindi le obbedì, seppur a malincuore.
“Coraggio, fratelli” disse il maggiore “In posizione!”
I tre si misero davanti a Serena e a Sera, ponendosi fra le due ragazze e i maghi oscuri.
“Sono tutti tuoi” aggiunse Caio, rivolgendosi a Lavi, fra loro e gli adepti.
 
Non contando quello che aveva già eliminato, Lavi avrebbe dovuto affrontare altri dieci adepti. Non aveva artefatti per aiutarla ma questo non era un problema, ciò che la preoccupava era  doversi assicurare che i suoi alleati non venissero colpiti.
Era vero che si era occupata di allenare i tre fratelli non più briganti, ma sapeva anche che non avevano le capacità per fronteggiare le magie di un mago, potevano solo schivarle, esponendo le due ragazze al pericolo, o potevano subire il colpo per proteggerle. Uno scudo non sarebbe stato sufficiente, non contando che loro erano partiti subito all’inseguimento della principessa senza armarsi a dovere.
Ma c’era un motivo se gli aveva chiesto di proteggere le due ragazze. Era perché così lei avrebbe potuto schermare tutti e cinque con il minimo sforzo.
L’assurdità di quella situazione era quasi comica: lei, che per anni aveva combattuto solo per se stessa, ora avrebbe protetto delle persone. Chi l’avrebbe mai detto, lei no di certo.
Gli adepti avrebbero sicuramente giocato sporco, non ne dubitava. Se lei li avesse attaccati, non sarebbe riuscita a finire tutti e dieci i suoi avversari in tempo, almeno uno di loro ne avrebbe approfittato per attaccare le cinque persone che doveva proteggere.
Lavi si grattò la testa e sospirò. Non aveva altra scelta, avrebbe dovuto combattere seriamente, non come aveva fatto sul monte Everfrost, dove aveva fatto credere di essersi messa a combattere usando tutto ciò che aveva nel suo arsenale. In realtà erano anni che non si lasciava completamente andare per sua scelta.
La rossa portò le mani sulla benda che portava all’occhio sinistro.
“Lavi” la chiamò Serena. A tutti gli altri poteva sembrare preoccupazione per il combattimento imminente quella nella sua voce, ma Lavi sapeva che invece la donna era preoccupata per lei e quello che stava per fare.
“Mi sta bene, non preoccuparti” le rispose sbrigativamente senza voltarsi.
Con movimento rapido e preciso Lavi si tolse la benda che cadde al suolo, ciò che prima copriva ora alla luce del sole. Gli adepti sussultarono.
Lavi sorrise “Mai abbassare la guardia con me” e, con velocità decisamente fuori dal normale, si scagliò su di loro.
 
“Razza di mostro!”
Sera sentì urlare un adepto. Dopo che Serena era riuscita a stabilizzarla, la sua vista si era un po’ ripresa. Non aveva una visuale perfetta dello scontro a causa dei tre fratelli davanti a lei ma da quello che poteva vedere, quella donna sapeva il fatto suo.
Schivava i colpi dei maghi con estrema facilità e ne aveva già eliminati due utilizzando una daga, non lasciandogli nemmeno il tempo necessario ad erigere una barriera. Era molto veloce e precisa. Leon e Sandir avevano dovuto affrontarla in passato, solo adesso capiva come mai se la fossero vista tanto brutta.
“Dì addio ai tuoi amichetti!” gridò una voce a lei sconosciuta. Sera cercò di voltarsi in direzione della voce. Un adepto stava per scagliare un incantesimo verso di loro. Vide Lavi raggiungere rapidamente l’uomo, la sua daga trafiggerlo al cuore, e il sorriso dell’uomo prima che la morte lo prendesse.
Era riuscito a lanciare l’incantesimo e per quanto quella donna fosse veloce, non era stato  abbastanza. I tre fratelli si prepararono all’impatto ma non c’era molto che potessero fare.
Poi accadde qualcosa di impossibile. Prima che l’incantesimo potesse colpirli, uno spesso muro di ghiaccio si sollevò da terra. L’incantesimo colpì e il muro di ghiaccio resse il colpo.
“Ma che…!” sbraitò Caio incredulo.
“È arrivato un mago della Torre in nostro aiuto?” si domandò Tullio.
“No” fu la risposta secca di Serena, che mandò ancora più in confusione i due.
L’unico che non aveva fatto commenti era stato il più giovane dei tre, che continuava a guardare dritto davanti a sé, dove ora c’era solo ghiaccio.
Sera lo vide allungare la mano libera fino a sfiorare con la punta delle dita la fredda superficie per poi riportarla lungo il fianco stretta a pugno.
Il ragazzo poi si voltò verso Serena. La guardava come se avesse capito qualcosa, una cosa che doveva già essere a conoscenza della donna, e cercasse una conferma.
Sera vide la donna annuire e capì che il ragazzo aveva visto la stessa cosa che aveva visto anche lei e che agli altri due era sfuggita; allora non era stata un’allucinazione dovuta alla ferita.
Prima che il muro di ghiaccio le impedisse di vedere oltre il combattimento, l’aveva vista, Lavi, poggiare a denti stretti una mano al suolo. Era stata lei a salvarli con quel ghiaccio, ma non era quello che l’aveva veramente stupita, quanto piuttosto ciò che aveva visto sul suo volto all’ultimo istante, prima che il ghiaccio li proteggesse.
L’occhio sinistro della donna era completamente blu, come quelli di uno spirito dell’acqua.
 
 
 
Salve a tutti, qui lost in books.
Serena è arrivata giusto in tempo per aiutare Sera e per fortuna i rinforzi sono arrivati poco dopo di lei.
Caio, dopo aver passato del tempo con la Resistenza, ha cambiato atteggiamento e si è reso conto del suo comportamento assurdo quando voleva arrivare ad Idyll ad ogni costo alla ricerca di ricchezze, causando problemi a Sera prima che lei incontrasse i suoi compagni di viaggio, e attendeva l’occasione per riuscire a scusarsi in qualche modo.
Lavi si è tolta la benda dall’occhio sinistro. Occhio che nascondeva per validi motivi…
Alla prossima!
 
 
   
 
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