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Autore: Uptrand    22/10/2017    12 recensioni
In questa raccolta di one shot si vedrà come la vita è proseguita e cambiata per Olivia Williams Shepard, ora al comando dei reggimenti I.D.G. dal II° al VII°, e per altre vecchie conoscenze della squadra della Normandy SR3. Per quanto sia seguita la pace alla guerra contro i grigi, vi è sempre qualcuno pronto ad approfittatore della debolezza momentanea in cui si trova la comunità galattica.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amaf Zaban era un salarian, aveva solo quattordici anni e a quell’età molti salarian frequentavano l’università o erano sul punto di finirla. La sua pelle era di colore rosso. La vita media della sua specie era di soli quarant’anni, decisamente i salarian non avevano tempo da sprecare. Non che di norma lo facessero.
Si presentavano come una specie anfibia, con corpi alti e slanciati, ben adattati al loro elevato metabolismo e con scheletri più cartilaginei rispetto ad altre specie come quella degli umani.
Le teste dei Salarian erano lunghe e sottili ed avevano un paio di corna sporgenti che si protendevano verso l'alto dalla parte superiore del cranio.
Il colore della pelle variava dal rosso brillante e il verde a sfumature più comuni di blu o grigio. Il loro sangue era di colore verdastro.
Gli occhi dei salarian erano enormi e di forma ovale ed avevano membrane sottili al posto delle palpebre. Le pupille avevano grosse fessure orizzontali e il colore dell'iride poteva essere verde scuro, viola, rosso, blu o marrone. I salarian chiudevano gli occhi verso l'alto anziché verso il basso come gli umani.
I salarian erano noti per avere un metabolismo estremamente veloce. Le loro menti e i loro corpi erano più rapidi rispetto a quelli della gran parte delle specie senzienti, e per questo sembravano irrequieti e iperattivi. I salarian erano quasi sempre vigili e riposano all'incirca un'ora al giorno. Tutto questo a discapito della loro aspettativa di vita.
I Salarian erano anfibi apo-diploidi ovovivipari. Le uova non fecondate producevano maschi e quelle fecondate esemplari femminili. Le femmine salarian deponevano una dozzina di uova alla volta all'anno, ma le convenzioni sociali consentono di fecondare solo una piccola parte delle uova. Di conseguenza, circa il 90% dei Salarian era di sesso maschile.

Lui aveva completato il suo percorso di studio a undici anni, col massimo dei voti, da li aveva fatto carriera nell’esercito ottenendo in seguito i gradi di maggiore e il comando del II reggimento I.D.G.  con sede a Fort Hanshan, su Noveria.
Per tutti era stata una carriera folgorante, quando qualcuno glielo faceva notare lui si limitava a sorridere leggermente. Non ci trovava niente di straordinario in quello che aveva fatto, gli avevano dato dei compiti lui li aveva svolti. Il resto era venuto da se, senza che lui chiedesse niente.
Si protese sulla scrivania del proprio ufficio, unendo le mani.
Un'abitudine che aveva quando doveva riflettere attentamente su un argomento.
Se questo era stato posto dall'ammiraglio Olivia Williams Shepard, comandante delle forze I.D.G. e suo diretto superiore, era suo compito soppesare bene ogni risposta e prestare massima attenzione perché non si sarebbe mai trattato di qualcosa di frivolo.
Infatti non lo era.
Il rapporto sull’operazione compiuta dal I° reggimento su Sairat era arrivato, tutti l’avevano letto e scoperto cosa era stato trovato.
Un laboratorio segreto degli Yahg, bambini di ogni razza usati come cavie per scopi non ancora chiari. Purtroppo gli Yahg si erano suicidati in massa per tenere i loro segreti.
Trenta bambini ancora in vita furono portati in salvo, provenivano tutti da realtà estremamente povere e degradate, dove la scomparsa di un bambino non sarebbe stata denunciata ne avrebbe interessato qualcuno. Questo emerse interrogandoli.
Tutto era cominciato da un normale controllo contro il contrabbando operato dalla Normandy SR3, li era saltato fuori uno strano carico acquistato dalla Amalgama Groups.
Una ditta totalmente sconosciuta, ufficialmente era registrata ma ogni indirizzo o nome nello Spazio della Cittadella era risultato falso.
Rimanevano i Sistemi Terminus, l’altra parte della galassia, dove la burocrazia era qualcosa di relativo come anche la legge. Scoprire se aveva agganci in quella parte dello spazio, sarebbe stato dannatamente complicato e lungo non avendo un punto di partenza.
Per questo lei era da lui, il II° svolgeva il ruolo di servizi segreti degli I.D.G. Esso era formato dal contingente che i salarian avevano fornito alla causa dell’Iniziativa di Difesa Galattica.
La richiesta che gli era stata fatta era molto semplice « Puoi trovarmi informazioni sulla Amalgama Groups? »
Questo era per l’ammiraglio il problema maggiore, non gli Yahg che se anche non erano un nemico dichiarato almeno si conoscevano. Lei temeva molto di più un nemico sconosciuto.
« Penso si possa fare. » Le rispose.
*****
Il pannello di metallo venne adagiato sul ripiano del laboratorio, braccia metalliche si allungarono su di lui dall’alto. Sensori lo studiavano fino a livello molecolare.
Era un qualsiasi pannello del pavimento del laboratorio trovato su Sairat.
Le indagini avevano confermato le prime impressioni. La struttura del laboratorio, le tecniche usate nella costruzione e i materiali erano tutti perfettamente nella norma.
Se fossero stati gli Yahg a realizzarlo non avrebbe dovuto essere così, avrebbe dovuto essere una struttura con caratteristiche del loro mondo. Di una tecnologia diversa e più arretrata che non si era mischiata con quella nata dal commercio e il contatto tra molteplici specie.
Con gli Yahg morti e tutti i file cancellati, per trovare prove non rimaneva che analizzare le parti stesse del laboratorio.
Quei materiali non potevano certo essere giunti li per caso. Qualcuno aveva estratto il metallo usato per realizzarli, altri lo avevano lavorato…uno solo di quei pannelli aveva tutta una storia dietro di se.
« Signore. » Lo chiamò uno tecnici, avevano trovato qualcosa. Una traccia si sangue a lato del pannello, dove era rimasta schiacciata e conservata tra quello e il pannello adiacente. Invisibile anche solo da vedere, ma non per le loro apparecchiature.
Amaf sorrise, analizzare quattrocentoquarantotto pannelli alla fine aveva dato qualche risultato.
Terminate le analisi prese tutte le informazioni ottenute, mettendosi alla sua scrivani a riflettere.
 
Il risultato fu che si trattava di sangue vorcha.
Essi avevano una pelle giallognola, attraversata da striature rosse, mani a tre dita con artigli, gambe e breccia muscolose non per niente a volte si muovevano a quattro zampe.
Il volto era brutto da vedersi e oblungo: ampie cavità oculari contenevano grossi e minacciosi occhi rossi; ampia parte del viso pareva essere schiacciata, erano privi di naso e sulla fronte avevano un’ampia cresta.
La bocca era ampia e scura rispetto al resto del corpo, questa era una semplice cavità che mostrava una serie di denti lunghissimi e affilati come lame.
I vorcha erano da sempre privi di qualsiasi forma governo. Le alleanze tra le linee dinastiche erano a dir poco fragili, le brevi e violente vite dei vorcha facevano sì che vi fossero poche istituzioni destinate a durare nel tempo.
Erano anche conosciuti per una biologia piuttosto singolare che li differenziava dalle altre specie conosciute e che portava con sé una notevole serie di vantaggi e svantaggi. Possedevano ammassi di cellule non differenziate. Queste cellule davano ai vorcha limitate capacità rigenerative, oltre alla capacità di adattarsi rapidamente al loro ambiente, come lo sviluppo di una pelle più dura dopo essere stati scottati o una muscolatura più forte per sopravvivere all'alta gravità. Quando un vorcha era ferito o in pericolo, queste cellule si muovevano verso l'area e maturano rapidamente in forme specializzate che alleviavano il problema.
Un vorcha che subisce un taglio o una bruciatura si adatterà ad avere una pelle più dura. I polmoni di un vorcha situato in un'atmosfera poco respirabile si adatteranno a usare meglio i gas lì presenti. Gli ammassi di cellule non differenziate dei vorcha possono ricostituirsi da sole, ma il processo sarà lento. In generale, i vorcha erano in grado di adattarsi solo ad un singolo ambiente durante le loro brevi vite. Tuttavia, le cellule rimpiazzate permettono loro di guarire rapidamente, e anche di far ricrescere gli arti perduti dopo un periodo di mesi.
Tuttavia, come conseguenza, i vorcha non si evolvono più come fanno le altre specie. L'equivalente vorcha del DNA era rimasto immutato per milioni di anni. Per loro non c'era bisogno di evolvere come specie quando potevano adattarsi individualmente
Il loro pianeta d’origine era Heshtok. Esso presentava un'elevatissima attività vulcanica, che portava al rilascio periodico di gas tossici nelle riserve d'aria e d'acqua, oltre ad altre situazioni estreme alla base della leggendaria adattabilità dei vorcha, una specie selvaggia e altamente riproduttiva che lo avevano spogliato delle risorse naturali da generazioni. Il sovraffollamento e la distruzione di gran parte dell'ecosistema aveva dato origine a un pianeta ricoperto di piante infestanti e abitato da insetti resistenti. La mancanza di risorse aveva portato a una società basata su clan strettamente legati in cui quelli rivali conducevano una guerra costante contro gli altri per il controllo delle scarse risorse.
Questa guerra incessante aveva reso ogni generazione di vorcha più forte e aggressiva della precedente, ma la loro continua mancanza di risorse aveva mantenuto la società dei vorcha estremamente primitiva.
 
Tuttavia impiegare operai vorcha era qualcosa di estremamente raro, un possibile punto di partenza.
Uno dei pochi posti dove si usavano i Vorcha era il pianeta Parasc.
Poco dopo la scoperta dei vorcha, diverse corporazioni minerarie della razza asari adottarono dei vorcha orfani da Heshtok, educandoli a vite non violente ed impiegandoli nell'industria mineraria locale.
Durante la guerra con i razziatori, essi hanno devastato Parasc. La sua capacità industriale era stata colpita duramente, e le comunità minerarie vorcha sterminate senza pietà.
Nel corso degli anni, il progetto era ripreso e altre comunità di vorcha adottati sono state formate.
Il pianeta attualmente vantava una popolazione di circa tremila vorcha. Con una aspettativa di vita non superiore ai vent’anni, erano la specie meno longeva della galassia, possedevano un alto tasso di riproduzione. Da una comunità di mille vorcha adottati, si era arrivati ai numeri attuali in trent’anni.
Il problema era che il pianeta si trovava nell’Abisso di Strike, uno dei sistemi più lontani e isolati dalla galassia e dentro ai Sistemi Terminus.
Valeva a dire ben oltre la sfera d’influenza del Consiglio. Se si fosse presentato come ufficiale I.D.G. rischiava che gli ridessero in faccia o gli sparassero.
Arrivare li con una forza militare massiccia avrebbe causato danni anche peggiori, in ogni caso preferiva operazioni discrete come tutti i salarian.
« Direi che non altra soluzione. » Disse alzandosi, diede ordini ai suoi sottoposti e prese un trasporto per Caninea.
Al QG della Noveria Corps ebbe un breve colloquio con Naomi Takara, nuovo comandante di Divisione N, e in meno di mezz’ora si trovò su un trasporto della compagnia diretto a Parasc.
Lui aveva indosso normali abiti civili, gli altri membri del cargo non fecero domande ne si interessarono a lui.
Arrivò su Parasc senza problemi il giorno dopo, la nave aveva dovuto rispettare il proprio giro di consegne e a lui andava bene così. Tanto più tutto era nell’ordinario, meno avrebbero fatto caso a lui.
Lui si trovò a camminare per le strade della piccola cupola abitativa che conteneva sui cinquecento individui. Il pianeta era senza atmosfera e quello era uno dei tanti e piccoli insediamenti che sorgevano su di esso.
Il vero problema era che adesso non aveva contanti a cui chiedere. Sapeva però come risolvere il problema, proprio per questo si stava guardando in giro.
Quasi tutti quelli che vedeva erano vorcha, poi la vide e la giudicò perfetta. Si trattava di una piccola asari dalla classica epidermide di colore blu, non doveva avere neanche dieci anni, sporca e con abiti laceri.
Le asari erano una specie mono-sesso capace di vivere fino a mille anni, di aspetto femminile nell'aspetto e dotate di un istinto materno. Assomigliano agli umani in termini di struttura scheletrica di base, sono la sola altra razza con cinque dita per mano.
Al posto dei capelli, possiedono delle creste cutanee semi-flessibili a base cartilaginea che crescono naturalmente. Queste strutture erano rigide, e non ciondolano come alcuni credono.
Lei stava seduta contro un muro a fissare apparentemente il nulla.
Lui le passò davanti, infilandosi in una stradina laterale proprio li affianco. Da una tasca gli sbucava un angolo del creditometro.
Amaf si girò di scatto afferrando la piccola mano blu che aveva cercato di derubarlo.
La bambina asari cominciò a dimenarsi furiosamente per liberarsi, ma lui la trattenne senza fatica e le chiese « Ti va di guadagnare dei soldi? »
« Non sono una puttana, pervertito! » Rispose energica lei che per liberarsi provò a mordergli la mano con cui lo tratteneva. Lui con un’abile mossa la costrinse a voltarsi, portandole il braccio dietro la schiena e mettendosi al riparo dai suoi morsi.
« Ti volessi per quello, di certo meriterei tutti i tuoi insulti e altro. Ma no, mi serve qualcuno di furbo e che sappia come funzionano le cose in questo posto. Ho bisogno di informazioni e posso pagare bene. Ma forse ho sbagliato, tu sembri stupida… » Disse lasciandola andare.
Lei gli fu addosso con i suoi piccoli pugni che non gli facevano nessun male « A chi hai dato della stupida? Salarian scemo e pervertito! Se hai soldi, io so tutto quello che c’è da sapere. »
« Provamelo… »
« I soldi… »
Lui le lanciò il creditometro che prese al volo « Dentro ci sono cinquecento crediti, tutto quello che ho, controlla pure ma senza password non potrai mai usarlo e fidati…non è uno di quei sistemi che un ladro dilettante può riuscire a superare. »
Il denaro c’era veramente, l’asari ci rimuginò sopra un attimo « D’accordo. » Cinquecento crediti erano una somma enorme per lei.  Avrebbe potuto fare un pasto ogni giorno per almeno un mese con quella cifra, mai aveva mangiato tanto.
« Io sono…»
« Non voglio saperlo. Questo è un rapporto d’affari non di amicizia e ascolta questo consiglio, non dare mai informazioni non richieste. Se si tratta di informazioni di poca importanza come un nome, allora non darlo e dinne uno falso. In questo caso siamo solo io e te, non abbiamo bisogno di sapere il nome dell’altro per indicare con chi parliamo. »
Lei annuì « Cosa vuoi sapere? »
« C’è stato qualche andirivieni strano di Vorcha negli ultimi mesi? Qualcosa di insolito? »
« Beh… la cosa più eclatante è stata quando un gruppo di Vorcha non adottati ha scatenato una rissa che dal locale si è estesa alla strada. Me la ricordo perché è stato facile rubare qualcosa in tutto quel casino. »
« Vorcha non adottati, sei sicura? » Chiese lui pensieroso. Gli orfani adottati misero in evidenza, una volta lontani dall’ambiente ostile del loro pianeta, che il ricorso alla violenza come mezzo di comunicazione non era un tratto innato della cultura vorcha.
Le compagnie che desiderano avvalersi di manodopera vorcha devono scegliere tra individui adottati ma poco longevi e adulti molto più autonomi e violenti. In genere si preferivano gli individui adottati.
« Certo, impossibile sbagliarsi. Fin da loro arrivo si muovevano in gruppo, creavano guai ovunque, erano molto più violenti dei Vorcha che di solito s’incontrano. Guardavano quelli adottati con disgusto e superiorità.  »
« Che fine hanno fatto? »
L’asari fece spallucce « Non lo so, un giorno sono partiti. »
« Per quanto si sono fermati qua? »
« Per tre settimane. »
« Hai detto che si muovevano in gruppo, per caso appartenevano tutti allo steso clan? »
« Non lo so. »
Lui era propenso a credere di si, vorcha di clan diversi finivano spesso a litigare fra loro o ad uccidersi. Questo almeno era quello che succedeva sul loro pianeta natale, non si era mai interessato alla sociologia dei vorcha.
« Chi è la persona, su questo pianeta, che meglio di altre potrebbe dirmi tutto quello che c’è da sapere su questo gruppo di Vorcha? »
« Shisk! Un vorcha che si crede importante. Ha altri della sua specie al suo comando, gestisce un po’ di tutto. Credo che anche questi Vorcha che cerchi li abbia fatti arrivare lui. »
« Mi accompagneresti dove si trova? »
« Guarda che sono armati. »
« Nessun problema, voglio solo parlare. »
« La pelle è tua. Io ti accompagno fino li e me ne vado. »
« Non mi serve altro. »
« Sai che non hai altri soldi? »
« Ho delle doti nascoste. » Disse lui sorridendo.


Shisk e i suoi abitavano in una discarica, nel senso più letterale del termine. Quella piccola banda gestiva una discarica locale di rifiuti.
L’edificio che avrebbe dovuto ospitare gli uffici era fatiscente e lercio, i segni tipici di un Vorcha nativo di Heshtok.
Aveva mandato via la piccola asari appena giunti sul posto, credeva che Shisk fosse proprio chi cercava. I Vorcha erano sempre felici di abbandonare il loro orribile pianeta natale, quasi sicuramente era questa la vera occupazione di Shisk.
Procurava un passaggio, magari lavoro e documenti dietro denaro.
Si avvicinò tranquillamente al piccolo edificio, un paio di vorcha si fecero attenti a vederlo avvicinarsi « Cosa vuoi? » Chiese uno dei due.
« Shisk, ho degli affari. »
« Aspetta! » Disse quello che aveva posto la domanda ed entrò nell’edificio.
L’altra emise un verso minaccioso vero di lui che sembrava un ringhio. Un avvertimento a non fare scherzi. Lui sperò che non lo facesse più, gli era arrivata una zaffata di alito dall’odore ripugnate nonostante la distanza.
« Entra. » Disse l’altro vorcha di ritorno.
Pochi istanti e si trovò davanti a Shisk che rozzamente gli chiese « Cosa vuoi? »
« Dei Vorcha, per un lavoro. Gli ultimi che hai fornito sono durati poco. » Disse mentendo e sapendo di rischiare.
Shisk lo osservò un attimo con quegli strani occhi minacciosi caratteristici della sua razza « Non è mio problema. Se vuoi altri, trovo altri. Ma io non ti conosco, prove che dici il vero?»
« Non siamo così stupidi da usare sempre la stessa persona, né ti dirò il mio nome o altro. Ti basta sapere che lavoro per chi ha assoldato quei vorcha che hanno scatenato quella grossa rissa in strada. »
Al suo interlocutore scappò una sorta di ringhio, lui sentì nuovamente la stessa zaffata pesante di quell’alito. Non riuscì a evitare di chiedersi se tutti i vorcha avevano problemi di alitosi.
« Erano robusti. Clan Shaaxyun fornito buoni elementi, ma se tu vuoi altri io do altri. »
Amaf sorrise, aveva un nome ora doveva solo ottenere un’ultima prova che dimostrasse che quelli erano gli stessi Vorcha mandati su Sairat.
« Forse meglio di un altro clan, non hanno resistito molto in un atmosfera ricca di metano. »
« Sairat, non è problema per noi vorcha. Metano molto presente su Heshtok, tanti vulcani. Qualunque vorcha va bene. Quelli vecchi, addestrati per tre settimane a costruire. Volere anche per quelli nuovi? Costerà sempre extra. »
Il salarian rimase impassibile, come se fosse già perfettamente all’occorrente di tutto. In quel momento benediceva la stupidità del suo interlocutore, che senza volerlo gli aveva dato tutte le informazioni necessarie più facilmente di quello che si aspettava.
Ora però doveva portare quell’incontro alla fine, magari ottenendo qualche informazione in più.
« I crediti non sono un problema. » Come disse la frase seppe di aver sbagliato, da come Shisk lo guardò.
La mano del vorcha corse a prendere un’arma che portava alla vita, ma il pugno del salarian alla sua mascella fu più veloce.
Shisk cadde sul pavimento, lanciando un urlo soffocato. Amaf corse fuori, come aprì la porta trovando nuovamente i due compari di Shisk di guardia.
Ciascuno gli puntava un’arma contro.
« Cos’era quel rumore? » Gli chiese minaccioso la stessa guardia che aveva parlato prima, stava cominciando a pensare che l’altro dovesse essere muto.
Da dietro di lui giunse il rumore di Shisk che si rialzava, senza bisogno che si voltasse sentì la lieve pressione di un’arma premuta sulla nuca.
« Chi ti manda? » Chiese il capo Vorcha.
« Un tuo rivale, il mio capo vuole sostituirti negli affari. Mi ha mandato avanti in cerca di informazioni. »
« Avrà solo la tua testa! »
« Hai una spia. Non vuoi sapere di chi si tratta? »
« Impossibile! »
« Non mi uccidi e ti rivelo chi è. Questo è l’accordo.»
« Prima il nome? »
« Va bene…si chiama “Giù la testa!” » E si abbassò di colpo mentre i tre vorcha raggiunti da un colpo ciascuno alla testa lo imitavano. Lui si potè rialzare senza problemi. Shisk e i suoi due compari erano vivi ma svenuti a terra.
Cinque figure, dei salarian, in armatura erano in piedi davanti a lui.
« Signore, è stato un inutile rischio il fatto che lei si sia esposto così tanto. Una mossa stupida! » Disse la figura con i gradi più elevati tra i cinque.
« Nessun rischio sergente Jemann, avevo fiducia che mi sareste intervenuti nel momento giusto. »
« Siamo giunti prima del suo trasporto, come ci ha ordinato siamo rimasti a osservarla da distante. Ritengo però abbia corso rischi eccessivi a decidere di non verificare la nostra presenza.» Disse il sergente, con un leggero tono di rimprovero.
« Ma non sapere se eravate presenti o no, ha reso la mia recita più convincente. Mi è parso che l’ammiraglio avesse fretta di avere dei risultati.»
« Forse, ma non volevo essere io quello a comunicargli la morte di un ufficiale del suo stato maggiore. Adesso, signore, cosa vuole fare?»
« Continuare con la recita. »
 
Shisk si svegliò, sia accorse subito di essere legato a una sedia e per di più in quello che era il suo ufficio.
La faccia gli venne tirata su violentemente e si trovò ad osservare quel salarian che aveva cercato di ingannarlo. Gli puntava la sua arma alla testa.
« Ti è andata male, i miei uomini mi aspettavano fuori. Già, sono io il rivale che ti sta cercando di fregare l’attività. Trasporto clandestino di passeggeri, si guadagna bene se si conoscono le tratte giuste, a quali capitani rivolgersi per avere dei passaggi extra. Sono sicuro che uno stupido vorcha come te, non può tenere tutto a mente. Quindi, dove trovo i documenti che mi servono? »
In risposta lui gli ringhio contro e per questo venne colpito con calcio della pistola in testa, mentre il salarian esclamava « Ma basta! Voi vorcha siete contro l’igiene orale o cosa? »
Spazientito fece due passi indietro « Scommetto che troverò lo stesso quello cerco che rovisto, ma non ho tempo. Dimmi dove trovo quello che cerco o … »
Fece fuoco ferendolo al polpaccio destro e quello bastò a condircelo perché cominciò a dire « Sotto il pavimento! Nell’angolo destro! »
Andò a controllare, delle assi si sollevarono, trovo molti datapad con informazioni e infine una componente elettronica. Qualcosa in essa la faceva apparire insolita, non era materiale che si trovava in commercio.
« Tecnologia dei razziatori! » Disse stupito, assolutamente illegale e di grande valore. Ecco perché l’aveva scoperto parlando di crediti, veniva pagato con quel materiale informatico che poi doveva rivendere. Erano passati più di trent’anni dalla guerra contro i Razziatori, ma forse ve ne sarebbero voluti altri mille anche solo per cominciare a produrre qualcosa di così sofisticato.
Al momento, le scoperte fatte venivano usate per migliore la tecnologia già esistente ma che risultava lo stesso enormemente indietro.
Ritornò da lui, senza chiedere niente lo colpì in testa col il calcio dell’arma. Se c’era un commercio di tecnologia dei razziatori la cosa era troppo seria per andare per il sottile.
« Ti pagavano con questa? Come funzionava? » Gli chiese minaccioso.
« Carichi di tecnologia per clan Shaaxyun, per pagamento. Io prendevo qualcosa per me, come paga per mio lavoro. »
Questo era dannatamente peggio di quello che aveva pensato, qualcuno aveva mandato quello roba su Heshtok. Ma qualcosa non lo convinceva del tutto, i Vorcha non erano in grado ci capire qualcosa di così complesso.
Non quando erano la specie meno avanzata in giro nello spazio. Qualcosa in quel ragionamento non gli tornava.
Si allontanò di un passo, puntò l’arma e fece fuoco due volte di fila. Shisk crollò, sedia compresa, sanguinante sul pavimento.
Lui uscì portando con se quello che aveva trovato. All’esterno il sergente Jemann con i suoi uomini.
« Sergente, lasci qui tre uomini a sorvegliare discretamente Shisk quando si riprenderà. Gli ho messo due proiettili in corpo, ma mirando con cura dove non lo avrebbero ucciso, adesso giace svenuto. Al suo risveglio penserà che lo creduto morto e sono andato via. Osservatelo e vediamo con chi prende contatto. »
Abbassò quindi lo sguardo sui due tirapiedi di Shisk: vivi, ammanettati e inginocchiati al suolo. « Loro due vengono con noi, vediamo cosa sanno. Non sarebbe comunque credibile lasciarli qui, senza dei presunti morti la storia perde credibilità. Inoltre non credo che il loro capo si interesserà troppo a loro non vedendoli. »
Quindi si chinò alla loro altezza e disse « Non mi piace uccidere a sangue freddo, ma questo non significa che non sia pronto a farlo o che non lo abbia già fatto. Spero siate abbastanza furbi da capire cosa significa. » Senza attendere una risposta si alzò.
« Sergente, comunichi alla nave di mandare qualcuno a prenderci. È tempo di tornare a Fort Hanshan. »
*****
Il maggiore Zaban percorreva, a passo veloce e visibilmente arrabbiato, il corridoio nel palazzo dove si trovavano gli uffici delle forze I.D.G. fermandosi davanti a quello con la scritta “Amm. Olivia W. Shepard”, suonò il cicalino rimanendo in attesa di una risposta che non si fece attendere.
Subito questa si aprì e lui entrò, trovando l’ammiraglio al lavoro dietro la propria scrivania.
« Dalla sua espressione posso dire che abbiamo dei problemi. » Dichiarò lei.
« Mi dispiace, ammiraglio. Shisk è stato assassinato, ignoriamo da chi. In qualche modo hanno superato la guardia dei miei uomini. Purtroppo dai due vorcha prigionieri non abbiamo ottenuto altre informazioni, chiunque fosse in affari con Shisk lo faceva sempre quando il vorcha era solo.» Spiegò lui. Anche lei era rimasta preoccupata dalle sue scoperte iniziali.
Olivia sia fece seria « In pratica, ci hanno battuto in astuzia. »
« Sono spiacente. »
« Non se ne faccia un cruccio, lei ha fatto quello che doveva. Quello che ho bisogno è che continui a raccogliere a informazioni, non a dispiacersi. »
« Sissignore! » - rispose rinfrancato lui - « In tal caso anche questo evento ci ha lasciato qualcosa. Chiunque sia ha a disposizione degli esperti, non i soliti mercenari che si possono assoldare. I miei soldati sono tra i migliori in operazioni di sorveglianza. Questo implica una certa disponibilità di denaro, gli esperti sono sempre cari. Sappiamo inoltre che pagavano con tecnologia dei Razziatori, difficile da travare, non è da escludere che qualcuno di essi disattivato, sfuggito all’opera di ripulitura, stesse vagando nello spazio fino a quando non l’hanno trovato o magari era su qualche pianeta deserto. In ogni caso, direi che sarebbe tutto da ricercare nei Sistemi Terminus. »
Lei trasse un sospiro, dondolandosi leggermente sulla poltrona. « Sono d’accordo con lei, il problema è che siamo oltre l’area in cui possiamo intervenire. Per quanto con Sistemi Terminus si intenda solo un’area di spazio e non un insieme politico, a inviare una forza massaccia del Consiglio si rischia di mettere tutti i vari e disuniti gruppi che lo compongono in agitazione. Con conseguenze difficili da prevedere. Un aumento della pirateria, sarebbe per esempio, la conseguenza più probabile. »
« Cosa pensa di fare? »
« Abbiamo un posto e un nome: Heshtok e il clan Shaaxyun. Chiamerò il Consiglio e chiederò che mi permettano nuovamente di usare il I° reggimento, chiedendo che vengano accompagnati anche da uno s.p.e.t.t.r.o. Il recuperare informazioni non è il loro forte. »
« È sicura…? » Chiese lui con un tono dubbioso che non sfuggì al suo superiore.
« Problemi? Non le piace il I° regg? » Domandò lei, lievemente sorpresa.
« No, ecco…so che il comandante è suo fratello… ma il loro modo di fare, usando un termine umano secondo me adatto: sono dei cazzoni. »
Gli occhi di Olivia si aprirono del tutto per stupore, gli angoli della bocca andarono all’insù e cominciò a ridere andando poi avanti per un minuto buono.
Amaf la osservava esterrefatto, non aveva appena insultato un parente del suo comandante?
« Questa devo raccontarla a Steve, la prima volta che lo sento. » Disse lei asciugandosi gli occhi, che a causa del troppo ridere stavano lacrimando. Quell’affermazione però preoccupò Amaf, non voleva certo che si sapesse in giro.
« Non si preoccupi, mio fratello si farà una risata come ho fatto io. Sinceramente le do ragione. I soldati del I° si limitano a sparare fino a quando tutto è distrutto o il nemico è morto. Sono come dei ragazzini che giocano a uno un videogioco sparatutto. Però proprio per il loro armamento pesante loro possono mobilitare, per necessità, molti meno soldati di quanti ne avrei bisogno io per ottenere la stessa potenza di fuoco. Heshtok va considerato come se fosse una zona di guerra, visto il tipo di ambiente e società presente. Se fossi libera di agire, manderei un reggimento intero per assicurare ai miei uomini la quantità di forze per assicurarmi il completamento della missione e la loro sicurezza.
Ma questo metterebbe in agitazione i Sistemi Terminus. Il I° può ottenere lo stesso risultato schierando molto di meno, cento soldati o giù di lui, senza che questo preoccupi qualcuno. Inoltre il nostro avversario, chiunque sia, pare astuto. Vediamo come reagirà contro il I°, che dell’astuzia se ne frega. »
Lui sorrise a quell’affermazione « Quindi, signore, cosa vuole che faccia in questo momento? »
« Amalgama Groups, continui a cercare su questo gruppo. Stanno saltando fuori fin troppe cose strane, ogni volta che troviamo una pista su questo nome. Però abbiamo anche altri doveri e potenziali pericoli da affrontare. Metta insieme una squadra che si dedichi solamente a questo. Il resto del II° reggimento si occuperà del lavoro ordinario. »
« Sissignore! » Rispose e uscì dalla stanza dopo un gesto di congedo. Però riuscì a sentire il suo comandate mormorare un’ultima volta “cazzoni” e una risatina soffocata subito dopo.
« Amaf! Amaf! » Si sentì chiamare allarmato appena uscito, si trattava di Veari Skaara l’asari dalle pelle viola a capo del IV° reggimento che amichevolmente lo prese per un braccio.
« Che succede? »
« Come che succede? » - borbottò lei - « Stasera dobbiamo trovarci per la riunione strategica per la partita di hockey di domani. »
Lui aggrottò la fronte stupido, se ne era dimenticato. Trovandosi su un pianeta ghiacciato gli sport invernali erano quelli più diffusi.
L’ammiraglio aveva deciso che gli I.D.G avrebbero avuto una squadra ufficiale di hockey, dopo aver appreso che la Noveria Corps ne aveva diverse.
Era contro una di queste che loro avrebbero giocato, lui era lo stratega e sebbene non scendesse in campo, non trovava particolarmente interessante lo sforzo fisico, stabilire la strategia di gioco prima e durante la partita lo divertiva.
Le sorrise e col suo solito modo pacato « Non c’è problema. »
*****
La squadra incaricata di indagare sull’Amalgama Groups era stata formata senza problemi, i buoni elementi non gli mancavano. In un certo senso questo gli permetteva di non preoccuparsi della faccenda, almeno in certe occasioni come quella attuale.
L’arbitro fischiò e la partita di hockey ebbe inizio, lui in panchina assisteva non potendo fare altro che aspettarne lo sviluppo.
Sorrise notando la piccola similitudine, sia nel lavoro che nel gioco doveva attendere.
Gli avversari attaccarono da subito, dimostrandosi impazienti. Loro riuscirono a prenderli in contropiede dando inizio alla loro offensiva e facendo subito un punto.
Lui sorrise, sperava che con la Amalgama Groups si sarebbe rivelato altrettanto facile. Chiunque fosse con l’eliminazione di Shisk aveva segnato un punto a suo favore.
Ma ne dubitava, aveva la sensazione che chiunque ci fosse dietro sapesse attendere.
Il dischetto venne rimesso al centro, i giocatori ripresero le loro posizioni in campo.
La partita non era finita…nessuna delle sue.
   
 
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