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Autore: afterhour    22/10/2017    4 recensioni
In un universo alternativo solo parte degli Uchiha è stata sterminata, e Sasuke è cresciuto con suo fratello all'interno del distretto, con il dubbio, mai del tutto soppresso, che ciò che gli è stato raccontato in proposito sia solo una bugia.
Alcune verità è meglio non vengano svelate mai, dicono, e forse è vero, ma non si può fingere per sempre di non vedere le ombre del passato, perché sono già dentro di noi.
Sasusaku, Alternative Universe.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danzo Shimura, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao! Eccomi qui di nuovo.

 

Allora, innanzitutto vi ringrazio ancora per le recensioni, mi rallegrano la vita, veramente.

E poi volevo dirvi un paio di cosette, solo che è difficile farlo senza auto spoilerarmi, e non so perché ma non mi piace mettere le note alla fine del capitolo, forse perché mi sa troppo da commiato.

Comunque…la prima cosa è una sciocchezza: volevo avvisare che il pezzo iniziale di questo capitolo non è scritto dal punto di vista di Sakura (ho messo una linea quando finisce, per dividerlo dal resto). Mi è dispiaciuto, perché mi piace che i capitoli siano omogenei, ma alla fine preferisco così, anche se ne va della simmetria della storia che mi secca molto.

Per quanto riguarda Itachi, lo so, è triste che porti anche qui questo fardello, ma la verità è che fatico ad immaginarlo senza. Nel manga non sono mai riuscita a capirlo bene, è un personaggio con tratti ambivalenti che Kishimoto non ha sbrogliato benissimo, ma scrivendo questa storia comprendo anche il perché: tutta la faccenda degli Uchiha è complicata e moralmente ambigua, come la figura di Itachi, e non è assolutamente facile sbrogliarla. Io ho faticato parecchio a trovare la soluzione migliore, e non sono affatto sicura che sia la soluzione migliore, anzi.

Chiudo qui per non annoiarvi troppo, ma ne riparlerò più avanti, spero.

Ora vi lascio al capitolo, che è di assestamento dopo tutto il parapiglia di quello precedente. Anzi, un’ultima cosa: i prossimi due capitoli sono parecchio da sistemare, conto di pubblicare puntuale domenica prossima ma non lo garantisco al cento per cento.

 

Buona lettura!

 

 

 

 

 

7. Conseguenze

 

 

 

 

Non sa quanto tempo è passato, non sa neanche se è vivo o morto e non è sicuro al momento che gli importi abbastanza.

Non sente niente in bocca e gli occhi non fanno male.

Se è morto forse rivedrà sua madre, o forse no, forse è all’inferno, che per quanto di merda possa rivelarsi non deve essere peggio di un posto in cui tutte le persone che ama sembrano confondersi tra il ruolo di vittima e quello di carnefice.

 

Però c’è Sakura, lei è diversa.

 

E’ il pensiero di lei che gli fa aprire gli occhi.

 

E’ a casa, o forse l’inferno ha assunto l’aspetto della sua stanza. In fondo da lì partono tutti i suoi incubi, passati e presenti.

 

 — Sasuke —

 

Fa fatica a voltarsi in direzione della voce, ma vede Itachi con la coda dell’occhio, e il cuore gli si stringe in una morsa.

 

 — Sakura? — chiede per prima cosa.

 

Itachi guarda dall’altra parte della stanza, e lui si volta in quella direzione: Sakura è distesa su un futon srotolato accanto al letto. Sembra dormire.

 

 — E’ rimasta a vegliarti fino a quando non è crollata —

 

 — Sta bene? —

 

 — Sì. A quanto pare conosce la tecnica di rigenerazione della dottoressa Tsunade —

 

 — Cosa è successo? — chiede registrando quell’informazione.

 

 — So solo che vi hanno portato qui in tre, privi di sensi, e che stavi morendo: sei vivo solo perché conservavo un campione di antidoto qui, all’interno del distretto, e perché Sakura si è ripresa subito ed ha estratto il veleno…i tuoi occhi? —

 

Sasuke ricorda che volevano uccidere Sakura, e sente di nuovo quel bruciore agli occhi.

 

 — Cazzo — mormora.

 

 — Non preoccuparti, ti insegnerò ad usarlo — 

 

Lui si volta di nuovo a guardare suo fratello, l’assassino dei loro genitori, e per quanto sia tutto chiaro, per quanto ci sia una logica semplice al di sotto, non riesce ancora a comprendere. Se fosse un singolo momento di follia potrebbe capirlo di più, forse perdonarlo, ma un atto premeditato implica che in determinate circostanze, che se il villaggio glielo chiedesse, chiunque sarebbe sacrificabile.

Per Sasuke, che mette i pochi affetti al di sopra di tutto, è un concetto inconcepibile.

 

 — Perché — sussurra solo.

 

Itachi lo studia col volto segnato da una notte di veglia, con quello sguardo molto più vecchio di lui e un’espressione per un istante triste, tormentata, prima di tornare schermata.

 

 — Non ho avuto scelta. L’alternativa sarebbe stata quella di una guerra civile, o di un attacco al clan che avrebbe portato al suo intero annichilimento. Saremmo morti tutti, anche i vecchi, i bambini —

 

 — Ne sono morti lo stesso —

 

 — Alcuni testimoni purtroppo, ma non tutti —

 

 — No, non tutti, ma li hai uccisi tu, hai ucciso papà, hai ucciso la mamma —

 

 — E cos’altro potevo fare? —

 

 — Non lo so. Qualsiasi altra cosa. Potevamo andarcene via tutti, fondare un nuovo villaggio. Qualsiasi cosa —

 

 — Non c’era tempo…non ho avuto scelta —

 

C’è una punta di panico nella voce di Itachi, e il tono è greve di sofferenza. 

Non lo ha mai sentito così vulnerabile, ma Sasuke non riesce più a guardarlo in faccia.

 

 — …volevo risparmiarti questo dolore — 

 

Non gli risponde. Non sa più che dire. 

Che dolore? Papà e mamma sono comunque morti, gli zii sono comunque morti, il nonno. I cugini. 

Vorrebbe chiudere gli occhi, risvegliarsi e scoprire che si è trattato di un sogno, ma non è la prima volta che sperimenta quello sfasamento con la realtà, sa bene che non ha altra possibilità se non quella di adattarsi.

Sarebbe stato meglio non sapere? 

Ma anche non sapendo i fatti non cambiano, la verità esiste anche nascosta, e genera ugualmente ombre che avvelenano il presente.

 

 — Sapevi che Danzo si è fatto trapiantare diversi Sharingan? — chiede sommesso. 

 

 — No —

 

Non sa se credergli, ma in fondo che importa. 

 

 — Ho un’altra domanda… — mormora infine — sapevi che volevano eliminare Sakura? —

 

 — Lo sospettavo —

 

Non se ne sorprende, forse è stato proprio Itachi a parlare a Danzo di lei, ma non ha la forza di chiederglielo, ed è un altro argomento su cui non è sicuro di ricevere in risposta la verità.

 

 — Mentre di me ti saresti occupato tu, giusto? — aggiunge invece.

 

 — Non ti avrei mai fatto del male. Non gli avrei mai permesso di ucciderti —

 

 — Lo so —

 

Non sa perché gli crede, in fondo che differenza c’è tra l’uccidere un fratello ed i propri genitori, ma una parte di lui si fida ancora di Itachi, e adesso non ha la forza di capire se il suo è un istinto profondo o solo un bisogno infantile.

 

Chiude gli occhi asciutti, troppo asciutti, e si gira a guardare la forma addormentata di fianco a lui. Solleva il braccio e lo allunga per toccarla, per assicurarsi che è lì, che è viva.

 

Non si volta più verso suo fratello, e rimane così. Continua a toccarla, piegato verso di lei, finché non lo sente sollevarsi ed andarsene.

______________________________________________

 

Sakura rimane immobile ancora per alcuni secondi, fingendo di dormire: li ha ascoltati parlare, ha udito il suono rotto delle loro voci, il loro dolore, e il dolore di Sasuke è in parte anche il suo dolore, l’afflizione di quella famiglia spezzata è diventata anche la sua.

Se potesse fare qualcosa per lui, alleviare il suo fardello in qualche modo.

 

Aspetta che Itachi se ne vada, solo dopo apre gli occhi.

 

Incontra quelli di Sasuke che la guardano, e gli sorride, perché è vivo, e il resto non importa, ci penserà lei a curargli le ferite, ci penserà lei a renderlo felice.

 

 — Stai bene allora — sussurra sollevandosi per avvicinarsi a lui, per poterlo toccare — ero così preoccupata — prosegue protesa su di lui, accarezzandogli i capelli mentre studia ogni particolare del suo volto. 

Sembra così stanco, e c’è qualcosa di spento nel suo sguardo che le strazia il cuore.

 — I tuoi occhi hanno qualcosa? — aggiunge ripensando a ciò che ha udito.

 

 — E’…ti spiegherò un giorno —

 

 — Ma stai bene? —

 

 — Sì. Tutto bene. E tu? — le chiede sfiorandole la fronte, al centro della quale ora spicca il byakugo che è stata costretta ad attivare la notte precedente.

 

 — Tutto bene, so cavarmela bene da sola, mio cavaliere senza macchia e senza paura —

 

Lui fa uscire un grugnito di scherno, perché ha una pessima visione di se stesso, è cieco, ma Sakura vede in lui quello che non riesce a vedersi da solo: il suo coraggio, la sua nobiltà, la sua forza straordinaria.

Continua ad accarezzargli i capelli piena di tenerezza, e poi la guancia, e controllando i parametri vitali scende giù, sotto il lenzuolo, sulla sua pelle nuda, finchè lui non si solleva seduto e non le bacia le labbra.

 

 — Non c’è tempo, o farei l’amore con te — le sussurra.

 

Sta diventando un’abitudine quella di fare l’amore mentre lui è debole, ma dubita che sia abbastanza in forze questa volta, e sta per farglielo notare quando un minuscolo topo di carta la raggiunge. Ancora è protesa verso di lui, e dopo aver letto il messaggio glielo passa riluttante. 

 

 — Vado io. Tu devi riposare, riprenderti — dichiara scostandosi. 

 

 — Non c’è tempo nemmeno per quello —

 

Cerca di protestare, di farlo ragionare, ma sa già che lui non ascolterà.

 

Poco dopo sono in piedi ambedue, Sasuke che si infila in fretta una maglietta.

 

Lei lo studia pensierosa, lisciandosi i capelli scarmigliati: fino a pochi minuti prima era così preoccupata per lui, e ancora è preoccupata, non solo per la sua salute fisica. Lui sorride appena prima di avvicinarsi e baciarla di nuovo, più a lungo questa volta.

 

 — Vi amate? — cinguetta Mira che ha fatto capolino dalla porta.

 

Si staccano in fretta, e senza dare loro il tempo di rispondere la bambina si precipita tra le braccia dello zio, con la sicurezza di chi sa che verrà sempre ben accolto.

 

Lui la solleva e la lascia stringersi a lui, con i braccini attorno al suo collo.

 

 — Devo andare via — le spiega con dolcezza, e lo sguardo si scalda, appare meno stanco, meno vuoto.

 

La bambina reclama quando la deposita a terra, e lo scruta imbronciata emettendo un mezzo sbuffo scontento.

 

 — Devo darti una cosa importante! — protesta gesticolando.

 

 — Ah sì?! Vediamo — le risponde chinandosi sui talloni per mettersi alla sua altezza, senza neppure provare a dirle di no. Sakura adora questo suo lato tenero.

 

 — E’ una cosa importante che ti serve, apri la mano però —

 

Sasuke obbedisce e la piccola, dopo aver frugato nella tasca del vestitino, gli deposita un sassolino bianco sul palmo. 

 

 — E’ un sasso magico, che ti proteggerà — dichiara solenne.

 

 — Grazie, lo apprezzo molto. Ma non serve a te? —

 

 — No! Io ho già te e il papà Itachi, tu invece non hai nessuno e ti fai male sempre! Devi stare molto più attento! — spiega infervorata — Tienilo sempre in tasca, va bene? Sempre —

 

 — Va bene allora, grazie. Lo terrò sempre con me, e starò più attento — mormora lui stringendo il sasso nella mano — Ora devo andare. La prossima volta giochiamo — le promette poi, e le tocca la fronte con due dita.

 

Quel gesto deve avere un significato particolare per Mira, perché pare soddisfatta della vaga promessa, e quando lui si solleva il suo sguardo gioioso si sposta su Sakura.

 

 — Hai una pietra preziosa sulla fronte! — esclama spalancando gli occhi.

 

Sakura le assicura che le spiegherà come ottenerla, e finalmente, a fatica, si allontanano da lei, che ancora li saluta con la manina.

 

 — E’ preoccupata per te, e non ha tutti i torti — osserva una volta in strada.

 

 — Cos’è successo all’archivio? — cambia discorso Sasuke.

 

 — Gli altri sono tornati indietro ad aiutarci, e quegli uomini si sono dileguati: credo che avessero attirato troppa attenzione con tutto quel trambusto, e probabilmente pensavano fossimo spacciati…e tu…tu… — ripete, ancora scossa al ricordo di quei momenti terribili — quello è un veleno estremamente rapido e potente, se Itachi non avesse avuto l’antidoto…non voglio neanche pensarci. Pensavo…pensavo stessi morendo — si interrompe, perché la voce ha iniziato a tremarle. 

 

 — E tu? — taglia corto lui, come se non fosse niente, come se non fosse morto un piccolo pezzo di lei quella notte.

 

 — Io sto bene, e non è facile uccidermi — gli risponde toccandosi il segno del byakugo.

 

 — Forse, ma non sei immune ai veleni —

 

 — Neppure tu. Devi smetterla di farti del male per proteggermi —

 

Vuole suonare decisa, ma adesso non riesce a non sorridergli. 

Non può non sorridergli, perché è vivo, è accanto a lei, e lei lo ama. 

Lo ama come non ha mai amato, e per questo soffre, ed è felice, come non è mai stata.

 

Ormai sono fuori dal distretto e si avviano verso la casa di Kakashi (è lì che si devono trovare). D’istinto si guardano intorno con una cautela che normalmente riserverebbero a pericolose missioni all’esterno del villaggio.

 

Abbiamo commesso alto tradimento? Si chiede, ma non si sente affatto una traditrice, e non riesce a pentirsi di avere aiutato Sasuke, pur con tutti i rischi che ha corso e ha fatto correre ai suoi amici.

E’ una giusta causa, e farebbe ben altro per lui.

 

Quando arrivano a casa di Kakashi sono quasi tutti lì, sparpagliati tra poltrone, divano e sedie: Sai con Ino, Shikamaru, Neji e Hinata. 

Manca solo Naruto.

 

Ino la chiama, e mentre Sasuke parla con l’hokage le chiede ammiccando come va tra loro due.

 

 — Ti sembra il momento? — risponde sollevando gli occhi al cielo.

 

 — E’ sempre il momento — replica l’altra con un finto tono di cospirazione, per nulla perturbata.

 

— Be’, non c’è niente da sapere — taglia corto.

 

Non è che non abbia voglia di raccontare, di sfogarsi, anche nelle attuali, pressanti circostanze, ma fin dall’inizio si sta sforzando di ignorare i tanti dubbi e timori sul futuro che quell’amore impossibile arreca con sé, e non intende portarli alla superficie proprio ora. 

 

Si è già sistemata vicino a Sasuke quando arriva Naruto tutto trafelato: dopo aver spostato uno sgabello si siede dall’altra parte di fianco a lei, alla sua destra.

 

 — Sas’ke! — esclama sporgendosi per salutarlo — ti ricordi di me? Eravamo grandi amici all’accademia! —

 

Alcuni ridacchiano, e Sasuke è troppo nervoso al momento per replicare qualcosa di più di un sommesso “idiota”, ma in un certo senso è vero, pensa lei, per quanto per lo più litigassero.

 

 — Va bene, non c’è tempo per i convenevoli. Sapete tutti perché siamo qui —

 

E’ Kakashi a parlare, seduto sulla poltrona di fronte a loro.

 

 Sakura si volta a scrutare i volti tesi dei suoi amici: l’hokage ha richiesto la presenza di ogni persona coinvolta, anche coloro cui lei ha solo accennato qualcosa, ed ora sono tutti lì, in allerta perché gli eventi di quella notte sono allarmanti, e chi non era presente evidentemente è stato informato: Ino da Sai ed Hinata da Neji.

Tutti tranne Naruto, che è appena tornato, ed è a suo beneficio, e per ricapitolare ogni punto che Kakashi accenna ad un breve riassunto.

Gli uomini di ieri notte si sono dileguati nel nulla, tutti, e non è un caso se ogni tanto Neji ed Hinata perlustrano i dintorni con il loro potere oculare attivato, un segno visibile dell’incertezza e preoccupazione che li accomunano.

 

Dai documenti che Shikamaru è riuscito a visionare prima che si incenerissero, racconta Kakashi, risulta evidente che il massacro degli Uchiha è stato eseguito da alcuni membri dello stesso clan su ordine di Danzo, per sedare sul nascere una presunta rivolta. 

Sembra così banale esposto così, e lei sbircia il profilo impassibile di Sasuke chiedendosi come possa sentirsi.

 

 — Domande? —

 

 — Una. Perché gli Uchiha avrebbero dovuto complottare una rivolta? — chiede Sai.

 

 — Non lo sappiamo, possiamo solo supporre che sia stato per sete di potere —

 

Lei continua ad osservare Sasuke con la coda dell’occhio. Sembra ancora calmo, quasi indifferente, una facciata quasi perfetta, ma lo conosce e c’è una tensione al di sotto, nei muscoli della mascella, che non le sfugge.

  

 — La verità è che non abbiamo abbastanza elementi al riguardo per farci un’idea d’insieme esaustiva— interviene Shikamaru — Può essere anche che ci fosse del malcontento tra loro o che si sentissero oppressi: mio padre raccontava che non erano ben visti, che tanta gente sospettava ci fossero loro dietro all’attacco della volpe a nove code. Ma so che Danzo non ha mai nascosto la sua diffidenza verso di loro, e ho visto i nomi degli esecutori — guarda Sasuke per una frazione di secondo — erano giovani, molto giovani, può essere anche che Danzo abbia approfittato di un certo malessere all’interno del clan per manipolarli e istillare loro la necessità di un atto estremo — 

 

Bastardo, pensa lei stringendo il pugno che vorrebbe toccare la mano di Sasuke, e per la prima volta considera la sofferenza di Itachi, il peso insopportabile che si porta sulle spalle per l’atto atroce di cui si è macchiato.

 

 — E gli occhi trapiantati? Come può arrogarsene il diritto? — interviene Neji — Per il nostro clan questo è un particolare estremamente inquietante —

 

 — Scusate, io non ci capisco niente. Ma perché? Non ha senso! Non si poteva parlare e risolvere la cosa pacificamente? — questo è Naruto ovviamente. 

Sembra scosso quanto gli altri, e le dispiace essere stata lei la causa della sua disillusione: suo padre era hokage, il suo sogno è seguire le sue orme, e per lui il villaggio ha sempre rappresentato il Bene.

 

 — Evidentemente no, almeno da quel che sappiamo — replica Shikamaru — Possiamo venire a sapere qualcosa in più dagli Uchiha, ma credo che la verità intera la conosca solo Danzo, e per come stanno le cose è probabile che se la porti nella tomba —

 

Per un poco rimangono tutti in silenzio, e una tensione palpabile aleggia nella stanza.

 

 — E allora? Cosa facciamo adesso? — 

 

 — Ecco…prima voglio che pensiate a cosa succederebbe se questi segreti venissero rivelati — prende la parola Kakashi, guardandoli uno per uno per una volta serio.

 

Nessuno replica, neppure Naruto, e nel silenzio opprimente lei trattiene ancora la tentazione di stringere la mano di Sasuke.

 

 — Ve lo spiego io — riprende Kakashi — La fiducia nel villaggio verrebbe meno, i clan inizierebbero a prendere provvedimenti, si isolerebbero, alcuni potrebbero persino considerare più sicuro andarsene, e dubito che gli Uchiha ne uscirebbero bene. La gente li guarderebbe con più sospetto e paura di prima — 

 

Il silenzio che segue adesso è ancor più opprimente, e Sakura si decide ad allungare il braccio e stringere la mano di Sasuke: lui non ricambia la stretta, ma non ritrae la mano. 

Se qualcuno degli altri nota il gesto non lo dà a vedere.

 

 — Non dovrebbe essere Sasuke a decidere? — chiede Naruto sfregandosi la nuca, e gli altri annuiscono: pare l’unica soluzione possibile, e in parte è un grande atto di fiducia, in parte le sembra comodo lasciare a lui quel peso, lavarsene le mani.

 

Per questo gli stringe le dita con disperazione, un gesto banale e insufficiente, un piccolo tentativo di fargli capire che sarà con lui fino alla fine, qualsiasi sia la sua decisione.

 

 — Devo pensarci — risponde lui, poi scosta la mano e fa per alzarsi.

 

Tutti lo imitano, ansiosi di tornare a casa.

 

 — Un momento — li ferma Sai — Dove andiamo adesso? —

 

 — Cosa vuoi dire? —

 

 — Dobbiamo nasconderci. Danzo potrebbe provare ad eliminarci ad uno ad uno, ha ancora uomini che facevano parte della Root fedeli solo a lui —

 

E’ vero, il ricordo della sera precedente è fin troppo vivido e fresco.

 

 — Ma dai! Dovrebbe ucciderci tutti! — fa Naruto scettico.

 

Sai sorride annuendo, e gli altri si guardano intorno incerti.

 

 — Potete stare da me finché non si trova una soluzione — offre Sasuke.

 

 — No, alcuni Uchiha potrebbero volerci morti quanto Danzo, per nascondere la verità — obietta Neji — Sarete ospiti della nostra famiglia. Nessuno entra inosservato nei nostri quartieri —

 

 — Non farebbero mai una cosa del genere! — replica secco Sasuke, e lei pensa a quello che ha detto Kakashi, al fatto che la verità nuocerebbe anche agli Uchiha.

 

Intanto ascolta pensierosa la discussione che ne segue, le frasi concitate: sono ninja, sono abituati al pericolo, alla morte nell’ombra, ma Konoha è casa loro, ed ora la parentesi spiacevole, l’orrore nella vita di qualcun altro che può colpire, e ferire, ma solo per lo spazio di un secondo, è diventato un pericolo reale e incombente, qualcosa che non si può lasciare al di là della porta chiusa di casa propria.

 

 — Mi spiace di avervi coinvolti ragazzi — ammette tristemente.

 

 — Io sono contento invece: c’erano altri documenti lì che mi hanno aiutato a capire alcune cose — replica ambiguamente Shikamaru.

 

 — Vale anche per me, preferisco saperle certe cose — conferma Neji.

 

 — Non sognarti di sentirti in colpa — borbotta Ino — mi sarei offesa se mi avessi tenuto fuori —

 

Hinata le sorride, Sai sembra sereno come al solito e Naruto non approva solo perché è infervorato in una fitta conversazione con Sasuke, ma di sicuro non sembra spaventato.

 

In ogni caso ormai è tardi per tornare indietro.

 

 — Dobbiamo andare — li avvisa Hinata con il byakugan attivato.

 

 — Arriva gente — conferma Neji.

 

Naruto si è avvicinato ad Hinata e le parla con quel sorriso che riserva solo a lei, e Sakura non vede l’ora di rimanere sola con Sasuke.

A quanto pare dovrà aspettare, perché quando si dividono Naruto annuncia che verrà con loro.

Gli altri seguono Neji e Hinata.

 

 — E tu? — chiede ormai sulla soglia, rivolta a Kakashi.

 

 — Io sono l’hokage, non preoccuparti per me: Danzo a suo modo ama Konoha, e io ne sono il simbolo, non mi attaccherebbe mai direttamente —

 

 — Ma… — 

 

 — Nel frattempo userò le mie notorie arti diplomatiche. Cercherò di parlare con lui, di tastare il terreno e tenerlo buono —

 

Sembra un piano accettabile, e in realtà è l’unico che hanno al momento.

 

 — Va bene, solo una domanda…dimmi la verità, sapevi già tutto? — chiede a bruciapelo.

 

 Lui esita.

 

 — Facevi un mucchio di domande — risponde infine con cautela — e quando Danzo mi ha chiesto di farti seguire ci ho riflettuto e ho messo insieme brandelli di vecchie conversazioni: lo sospettavo diciamo — 

 

 — E pensavi fosse meglio tenere tutto nascosto —

 

 — Il mio ruolo di hokage lo suggeriva —

 

E’ una frase ambigua cui penserà in seguito. Per ora si accontenta di sapere che, per quanto riluttante, è sempre stato dalla sua parte.

 

 — Sta attento — mormora con affetto.

 

— Sto sempre attento. Va ora, e non agite per il momento, per nessun motivo, mi raccomando. Ci aggiorniamo presto —

 

Lei esce in fretta per raggiungere gli altri e Sasuke si volta a guardarla: l’aspetta.

 

Naruto deve passare per casa per raccogliere le sue cose, e  loro due fanno un salto da lei.

E’ contenta di averlo accanto, soprattutto adesso che sa di essere nella lista nera di Danzo e la sua casa non le sembra più così sicura, ed è grata della possibilità di rimanere da sola con lui, anche se per pochi minuti. 

Qualcosa è cambiato tra loro dalla notte scorsa, è come se non ci fosse più bisogno di parole, di rassicurazioni, ma alcune cose devono essere dette ad alta voce.

 

 — Non è una scelta facile, per niente, non saprei cosa fare. Da un certo punto di vista mettere tutto a tacere mi sembra il male minore — comincia, china su un cassetto mentre infila della biancheria di ricambio nello zaino — ma non credo che le conseguenze sarebbero così tragiche, se decidessi di rendere pubblica ogni cosa intendo…per un po’ farebbe scalpore, ma alla fine non credo che qualcuno se ne andrebbe per questo, o che la gente se la prenderebbe con gli Uchiha. Non è colpa loro, e qualsiasi cosa avessero in mente, o… o gli sia stato ordinato di fare, qui sono le vittime, ed è giusto che Danzo paghi. Insomma…sappi che se decidi di rivelare la verità io sarò con te —

 

Ecco, era solo questo che voleva dirgli.

Lui tace, e dopo essersi sollevata si volta dalla sua parte: sembra distratto, lo sguardo perso nello scorcio di case visibile dalla finestra, ma se l’espressione del volto rimane impassibile, la postura fiera, c’è qualcosa di desolato in quello sguardo vuoto, di struggente, che la riempie di pena.

Appoggia subito lo zaino a terra per raggiungerlo, e d’impulso lo abbraccia. 

Lui si è irrigidito, e abbassa due occhi incerti, lucidi, su di lei. Non lo hai mai visto così vulnerabile, e per un momento pensa di avere sbagliato, di avere invaso uno spazio che non le apparteneva, ma poi si ritrova avviluppata dalle sue braccia.

La stringe con tale forza che le manca il respiro. 

 

 — Grazie — le sussurra all’orecchio.

 

  — Sasuke — mormora solo, e rimane così, aggrappata a lui, il cuore che rallenta piano piano nel calore sicuro del suo abbraccio.

 

Non sa bene di cosa la stia ringraziando, ma non importa in fondo, e mentre una parte di lei, la più istintiva, gode di quell’abbraccio che li unisce con la stessa intimità di un amplesso, accoglie nei pensieri, nel cuore, il peso della sua afflizione, perché non può fare altro se non condividerlo.

Non lo lascerà soffrire da solo in quel momento della vita così buio.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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