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Autore: Dawn_Scott402    22/10/2017    0 recensioni
Un'altra potente mimaccia si aggira per il mondo, le forze governative e le armi non sono sufficienti e così Amanda Waller convoca la vecchia Suicide Squad...con due nuovi membri!
Sheila, la sirena bella e dolce quanto enigmatica e seducente.
Giulia Quinzel, la pazza e solare figlia di Harley Quinn e Joker.
E così, fra antipatie, missioni, nuovi amori e un pericolo che risorge dal passato riusciranno i nostri amati villain a sconfiggere il male? E soprattutto a sopravvivere?
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Ci stai prendendo in giro Flag?" Domandò Capitan Boomerang osservando l'immenso edificio difronte a loro.
L'australiano oramai si era abituato così tanto allo squallore dela sua cella che quel semi-grattacielo gli sembrava quasi quasi un dono divino.
Alto una trentina (o addirittura una quarantina) di metri, rivestito di vetro e metallo lucente. Il tetto era ampio e sembrava avere una pista di atterraggio, data la presenza di un aereo su di esso.
Almeno la mezzora che avevano impiegato per arrivarvi era valsa a qualcosa.
Giulia osservò l'edificio, dopo ridacchiò sommensamente e incominciò a dire frasi svalvolate e senza senso sui presidenti o cose così, gesto che la squadra suicida trovò molto strano e fastidioso, dato che le "battute" le capivano solo la pazza in rosa e Harley Quinn, ma oramai non ci prestavano più tanta attenzione: Jolly era fuori come i genitori, niente di più, niente di meno.
Rick riprese la parola.
"Questa è la vostra momentanea abitazione, è provvista di ogni misura di sicurezza in caso uno di voi si monti la testa.
Nel piano inferiore c'è la palestra, nel medio i vistri alloggi e nel superiore i servizi igienici, la cucina e la spa..." stava per continuare, ma la voce squillante e giovanile di Jolly, che tanto odiava, lo troncò.
"Che figata, abbiamo pure la spa! Avete pensato proprio a tutto per i vostri cattivi preferiti!" Trillò con un sorrisetto da schiaffi.
Rick non tollerava più quella ragazzina: odiava le persone logorroiche e dalla spiccata parlantina, soprattutto se erano dei pazzi da catena con un perenne sorriso strafottente in volto e la propensione a fregarsene delle regole.
E con questi pensieri in testa si avvicinò pericolosamente a Jolly con un'espressione feroce in volto, disuguale da quella gioiosa e sempre sorridente della sedicenne.
"Ti avverto per un'ultima, fottutissima volta: non aprire più quella bocca, o ti faccio passare la voglia di sorridere una volta per tutte" ringhiò, freddo e aggressivo.
Giulia, dal canto suo, non era spaventata per nulla.
Non avrebbe mai chiuso la bocca, e non avrebbe mai smesso di sorridere.
Inoltre non si spaventava certo degli affronti verbali; anzi, quelli con Flag quasi quasi le facevano piacere...
Stava per rispondere a tono al colonello ma qualcuno l'anticipò.
Deadshot si parò difronte a Rick, serio in volto e rigido nella postura.
Flag rimase in un attimo di smarrimento, ma la voce roca e profonda del cecchino lo tirò via dalla confusione.
"Ascoltami: Puoi avere tutti i cavolo di gradi che vuoi, puoi non essere un assassino e puoi essere il capo di questa spedizione.
Ma non hai il diritto di parlare a uno di noi così, soprattutto a una ragazza.
Quindi quello che non dovrebbe più aprire la bocca, qua, sei tu.
Capito?" Le parole di Floyd rimasero impresse nella mente di tutti.
Soprattutto in quelle di Rick e Giulia.
Il primo si sentiva umiliato: si era fatto mettere i piedi in testa prima da una svalvolata vestita di rosa e poi da un sicario mezzo filantropo.
E la sua reputazione si era andata a fare, per metá,  benedire definitivamente.
La seconda invece era rimasta quasi incantata.
Mai nessuno, oltre ai suoi genitori, aveva preso le sue difese.
Ma quel Deadshot si, e gliene era grata.
Rick aveva gli occhi gonfi e rossi, trabbocanti di rabbia.
Trasse un lungo respiro per tranquillizarsi e continuò.
"Tenete" disse prendendo tre mazzi di chiavi: uno era rosso con una chiave a sfera, uno verde con un'altra chiave del tutto normale e poi uno blu con una chiave perfettamente uguale alla seconda.
"Quella verde è della casa, quella rossa di una stanza in cui non dovrete mettere piede per nessun motivo, solo per casi di emergenza, e quella blu è della camera dello Specchio degli Dei" spiegò Rick.
Harley si avvicinò per prendere le chiavi ma quello gliele tolse di mano.
"Ehi!" Si lamentò la donna.
"Almeno dalle a me" si intromise Jolly.
"O a me!" Aggiunse Capitan Boomerang.
"Ehi, io sono il più responsabile" esclamò Deadshot.
"Io non le voglio" disse Killer Croc.
"No, la dai a me!" Trillò Harley.
Se ne avesse avuto la possibiltà Rick avrebbe commesso un omicidio di massa molto volentieri, o se ne sarebbe semplicemente andato. Ma dato che la sua missione NON prevedeva il massacro di uno dei criminali nè l'ipotesi di mandare a quel paese la squadra decise di appigliarsi a tutta la, giá scarsa, pazienza che gli rimaneva.
"No: tu, come del resto quell'insopportabile di tua figlia, faresti solo danno.
Di Harkness mi fido meno di uno che ha detto di avere visto un asino che vola e Deadshot...tu con tutte le cose che ti ritrovi addosso" disse Rick alludendo a tutte le pistole e le armi del sicario.
"Le perderesti" finì.
Alla fine rimanevano Katana, El Diablo e Sirena.
Erano i tre che avrebbero causato meno problemi: Tatsu non sarebbe mai andata contro le regole, Chato era così indifferente che, dal canto suo, il sapere il contenuto della camera segreta gli importava quanto una cicca calpestata e Sheila era troppo buona e leale per andare contro gli ordini.
Consegnò la chiave verde a Tatsu, quella rossa ad El Diablo e infine quella blu a Sheila.
"Non le date a nessuno di quei quattro, farebbero solo una cazzata più grossa dell'altra" avvertì serio alludendo ad Harley, Floyd, Jolly e Digger. Per KC non si spaventava, del resto l'uomo-coccodrillo aveva categoricamente detto che non voleva nessuna delle tre chiavi. Poi se ne andò da un plotone di soldati.
Stava per sparire, ma poi arrestò il passo e si voltò.
"Se avete l'idea di uscire non fate cavolate, o ne pagherete le conseguenze. Ma credo che persone asociali e sociopatiche come voi non lo faranno" disse, per poi proseguire il passo.
Appena fu sparito Katana prese la chiave verde e si diresse a grandi falcate verso l'enorme portone della casa, infilò la chiave nella serratura e girò in senso antiorario. La porta scattò e si aprì.
"Era da quando ho fatto una vacanza a Las Vegas che non vedevo una cosa del genere" ammise Deadshot osservando la stanza ampia e luminosa, dalle pareti color oro e oggetti d'arredamento perfettamente in sintonia con il colore.
L'atmosfera che si respirava non aveva neanche un' accento di cattivo gusto e/o sciattezza, l'ambiente era comodo, accogliente e lussuoso; reso ancora più ricco dal televisore a schermo piatto e dai soprammobili in argento e bronzo, in fondo al corridoio si poteva notare la tromba delle scale che, con molta probabilitá, conduceva ai piani superiori.
"Sono in paradiso? Sono giá morta?" Chiese Giulia osservandosi intorno meravigliata.
"Credo che sparirá qualcosa da questo appartamento..." sogghignò Harley ticchettando la mazza sui mobili in marmo.
Mentre tutti erano impegnati ad osservare e/o derubare la stanza Katana si guardò intorno, e decise di andare in un'altro luogo più calmo e rilassante, dove poteva pensare in santa pace senza colonnelli che le dessero ordini o ladri squilibrati che stramazzassero.
Adiacente al soggiorno, sulla sinistra, si trovava una stanza che stonava con l'ambiente di poco prima, ma che era l'ideale per lei: si trattava di una piccola camera angusta, abbastanza grande dal porvi all'interno solo una vecchia libreria in noce che sorregeva alcuni libri antichi, una polotrona antica di velluto rosso e uno specchio di argento arruginito.
Le tende, grosse e scure, facevano passare quel minimo di luce che consentiva di intravedere il tutto.
Tatsu entró, insipirando a pieni polmoni l'aria pesante e umida.
Socchiuse la porta dietro di lei, assicurandosi che nessuno la vedesse e la venisse a disturbare e si sedette sulla poltrona rossa, che scricchiolò sotto il suo peso.
Si prese qualche momento per fare adattare gli occhi all'ombra della stanza e, quando riuscì ad intravedere l'intonaco scrostato dei muri e la muffa negli angoli, sguainò la sua katana, poggiandosela sulle gambe incrociate e chiudendo gli occhi neri.
Cercò di rilassarsi e di riequilibrare il suo zen.
Ben presto sentì la calma avvolgerle lo spirito e il corpo, mentre le domande che aveva in testa da tutto il giorno arrivavano come fiotti di acqua nel suo cervello.
Perchè la sua katana aveva vibrato quando era entrata nel museo?
Perchè aveva la sensazione che qualcosa non andasse?
Perchè Flag non le aveva illustrato i "problemi di trasporto" dello specchio?
Come mai aveva la sensazione che quell'assurdo pezzo si cristallo avrebbe causato problemi?
E mille altre domande affollavano la testa della giapponese, domande a cui non sapeva dare una risposta, ma uno schricciolio alle sue spalle la fece sobbalzare per un attimo...aprí gli occhi, sentendo chiaramente la presenza di qualcuno alle sue spalle, ma riuscì chiaramente a distigiere chi, anche da voltata avrebbe saputo riconoscere quel profumo di alcool e ciliegie tra mille...
"Cosa vuoi Boomerang?" Domandò fredda, quasi seccata.
Digger ghignò...non era riuscito nell'intento di coglierla di sorpresa.
In fondo chi mai ci sarebbe riuscito?
Il moro chiuse a chiave la porta dietro di se', per poi avvicinarsi a Tatsu, ancora girata di spalle.
Quando fu perfettamente dietro di lei le mise le mani sulle spalle per poi abbassarsi fino a fare coincidere la sua bocca con il lobo del suo orecchio.
"Ti vedo strana, giapponesina...sei più silenziosa del solito, te ne vai senza avvertire e ti chiudi in una stanza che puzza di piscio e umiditá...cosa ti prende?" Chiese in un sussurro l'australiano.
Katana non osava muoversi, mantenne la sua posizione rigida, fredda e composta.
Per quanto trovava insopportabile George doveva ammettere che il suo tocco non le dispiaceva: aveva le mani calde, leggermente callose a causa dell'allenamento dei boomerang, ma che conservavano quella morbidezza che tanto caratterizzava anche le mani del suo defunto marito.
Scacciò via quei pensieri: cosa le importava del calore delle mani di Digger? Poteva averle rassicuranti quanto voleva ma il carattere rimaneva sempre quello scontroso, sarcastico e duro.
E lei lo odiava.
"Nulla che ti debba interessare" rispose semplicemente, nella speranza di toglierselo dai piedi.
"Ma io mi preoccupo e mi interesso tesoro...non vorrei che la mia samurai preferita si sciupasse" scherzò lui, mordicchiandole il lobo.
A quel contatto Katana scattò in piedi, per poi voltarsi furiosa verso l'australiano, che indietreggiò di due passi. Senza mai, però, perdere il suo ghigno strafottente e malizioso.
Amava vederla arrabbiata...era semplicemente affascinante.
"Ti ho detto che fra noi non può funzionare...Perchè insisti così tanto?!? Da quello che ho visto puoi avere tutte le donne che vuoi; Quindi perchè stai addosso solo a me?" Chiese, cercando di apparire il più calma possibile, fallendo miseramente.
Oltre alle domande sullo specchio un'altro quesito che l'affliggeva era proprio quello: Perchè lei? Perché Captain Boomerang ci provava solo con lei, nonostante gli avesse detto più volte che non avrebbe funzionato?
George la fissò, per poi avvicinarsi pericolosamente a lei, puntando poi i suoi occhi color ghiaccio in quelli neri della donna, per quanto la maschera di quest'ultima impedisse di incrociare a pieno i loro sguardi.
Le si avvicinò con un'insopportabile e sensuale cautela all'orecchio per poi sussurarle:
"Hai detto bene: perchè le altre le posso avere..." e marchiò la parola "altre", come a scandirla meglio.
Si staccò da Katana, nel frattempo quest'ultima con un'espressione leggermente sorpresa, e uscì dalla stanza; aprendola e uscendo, dopo aver dedicato alla giapponese un occhiolino ammiccante e la migliore delle sue risatine.
Non sapeva perchè "corteggiava" Tatsu, e non un'altra ragazza magari quest'ultima più "facile" e meno testarda.
Katana non era neanche il canone di bellezza che più lo affascinava; insomma, non era di certo brutta! Anzi, i suoi capelli color ebano e i suoi profondi occhi onice lo stregavano più di qualsiasi altra cosa ma i lineamenti orientali non lo avevano mai entusiasmato più di tanto. Lui era più propenso per un tipo come Sheila, o Harley, o ancora Giulia per certi versi...e una domanda gli sorse spontanea: Ma allora perchè andava dietro a Tatsu e non dietro alle due affascinanti psicopatiche o l'ammaliante sirena? Bhe, inanzitutto tutte e tre le donne citate avevano delle sfaccettature che cozzavano con il suo carattere:
Sheila era troppo buonista per i suoi gusti, inoltre quando Harley aveva rivelato che alla bellezza di quasi trentuno anni la bionda non avesse mai baciato nessuno e fosse ancora vergine aveva completamente perso le speranze. In più non credeva che Sheila sarebbe mai stata atratta da una persona con il suo carattere. Era più una donna incline all'infatuamento di un tipo...che ne so'...come Chato!
Harley era una bellezza davvero particolare, ma non si sarebbe mai permesso di sfiorarla manco con un dito, in carcere giravano voci che chiunque avesse toccato la regina di Ghotam, da semplici carcerati a illustri guardie, sia stato ucciso a colpi di fucile e mitragliatrice niente meno che dal Joker!
La sua parte orgogliosa gli diceva che poteva tranquillamente battere il pagliaccio; era solo, come del resto la sua fidanzata, un pazzo che aveva finito i tranqullanti e che agiva solo d'istinto. Ma il suo buonsenso gli dettava la sola e semplice veritá: Joker non agiva d'istinto, era molto di più di un semplice schizofrenico. Era un freddo e lucido calcolatore, molto pericoloso fra l'altro.
Questo fatto era lo stesso che l'aveva portato a stare alla larga anche da Giulia; Joker gliela avrebbe sicuramente fatta pagare cara e salata se avesse toccato anche con un solo dito la sua figlioletta.
Delle tre, però, era quella che gli dispiaceva di meno. Non che non la trovasse affascinante, anzi: quei grandi occhioni da cerbiatta e il sorriso bianchissimo gli trovava semplicemente incantevoli, se aggiungiamo che aveva ereditato il fisico snello e slanciato da Harley doveva ammettere che era la ragazza più bella che avesse mai visto, dopo la sua Isabel*, ovviamente.
Ma non avrebbe mai fatto qualcosa con una minorenne, fra l'altro squilibrata di mente e figlia del Re di Ghotam.
Katana era la migliore fra le quattro: molto bella, con un carattere affine al suo e la scritta immagginaria "SINGLE" stampata a grandi lettere sulla sua testa.
Semplicemente perfetta.
"E poi è anche facile distrarla..." pensò osservando la sua mano da ladro nella quale era tenuta stretta la chiave della casa, sottratta a Katana quando si era avvicinato a lei.
Quella sera sarebbe uscito, o eccome se sarebbe uscito: fosse stato per lui sarebbe scappato ma gli avrebbero fatto esplodere la testa appena si fossero accorti della sua assenza.
Avrebbe solo fatto un giro in zona, entrando in pub trangugiando litri di birra e magari "fatto compagnia" a una gentile signorina lì vicino...
Era così occupato con i suoi piani per la serata che non si accorse che era entrato in rotta di collisione con qualcuno...
Cadde a terra con un tonfo sonoro, mentre le chiavi e ulcuni dei suoi boomerang venivano scaraventati a terra. Finendo chissá dove con tintinnii metallici.
"Ehi amico, stai attento!" Sbottò scorbutico, osservando l'uomo in tuta rossa difronte a lui.
"Scusa, non ti avevo visto" rispose Deadshot, raccogliendo in gesto di cortesia i boomerang di George. L'australiano si alzò e lasciò raccogliere gli oggetti a Floyd, era il minimo che potesse fare a parer suo. Si concentró di nuovo sulla serata, pensando agli orari di uscita e di rientrata.
Conosceva bene gli orari di sonno dei suoi vecchi compagni di squadra: era risaputo che Katana, El Diablo e Deadshot si andassero a dormire relativamente presto, ed era altrettanto noto il fatto che Killer Croc e Harley si coricassero molto tardi, verso le 11:30.
Sarebbe potuto uscire a mezzanotte, orario perfetto perchè sapeva che tutti erano in fase rem, ma il problema erano quelle nuove: non sapeva il ciclo del sonno di Sheila e Giulia, e si preoccupava che una delle due lo potesse sentire e/o beccare, facendogli fare brutta figura difronte alla Suicide Squad e facendogli perdere una volta per tutte la fiducia di Katana.
Si preoccupava soprattutto di Jolly: se giá Harley era molto restia ad addormentarsi figuriamoci quell'uragano sceso in terra della figlia!
Mmmh...magari le metteva uno dei suoi sonniferi nella cena, l'avrebbe fatta addormetare, sarebbe uscito e ritornato in tempo record, sarebbe entrato in camera di Katana e avrebbe approfittato della sua leggerezza di passi da ladro per rimettere le chiavi al suo post...
Ma su quest'ultimo punto nella sua mente scocchiò fulminea una domanda: "Aspetta...dove sono le chiavi?" Si chiese allarmato: si tastò le tasche della tuta blu, quelle del giacchone pesante e controllò anche le tasche segrete (quelle in cui teneva i soldi sporchi o le armi di ricambio).
Ma niente.
"Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!" Imprecava, dimenticandosi la presenza di Deadshot, che lo guardava con uno sguardo misto alla curiositá e alla sorpresa.
Che Digger fosse una persona nervosa era risaputo da tutti, ma che si agitasse e imprecasse in quel modo era una cosa abbastanza strana, se il motivo sembrava inesistente.
"Ehi Boomer, che hai? Epilessia?" Domandò scherzoso il cecchino. Capitan Boomerang si fermò, con le mani ferme sulla giaccha e gli occhi blu che fissavano Deadshot.
"Le ho perse..." disse con lo sguardo affranto.
Floyd alzò un sopracciglio, stranito.
"Che cosa?" Chiese curioso, la risposta lo lasciò di sasso.
"Le chiavi della casa, ho perso le chiavi della casa..." sussurrò, giá immaginandosi la fine che avrebbe fatto.
~

~

~
"Sei un genio! Un genio!" Urlò per l'ennessima volta Katana, osservando rabbiosa l'australiano difronte a lei placidamente seduto sul divano del soggiorno, con il resto della squadra a semicerchio posta difronte a lui.
Digger sbuffò infastidito: gli sembrava che i suoi compagni lo trattassero come un bambino, solo perchè aveva perso delle stupidissime chiavi...
"Non è colpa mia se sono troppo affascinante e se tu ti fai sedurre così facilmente" la stuzzicò George.
Tatsu si voltò, come a volerlo uccidere con gli occhi per la, palese, pessima figura che gli stava facendo fare.
Harley guardò la giapponese con un sorrisetto, pronta a sbeffeggiarla per il fatto che ora tutti quanti erano rimasti chiusi all'interno dell'edificio.
"Uh che atmosfera pesante!" Si intromise Giulia, sventolandosi una mano davanti al volto come a volere scacciare un qualche tipo di cattivo odore.
Katana non fu nemmeno toccata dalle frecciatine delle due pazze, più tosto le cose che la infastidivano maggiormente, in quel momento, erano il ghigno strafottente di Capitan Boomerang e il suo sguardo sornione e malizioso, come se giá pregustasse la vittoria dell'affronto verbale che di lì a poco avrebbe sostenuto con lei.
"Ehm...io tolgo il disturbo" disse Deadshot, sentendo l'aria tesa come una corda di violino.
"Io anche" si aggiunse Killer Croc, uscendo dalla stanza in compagnia del cecchino.
"Io vado a cercare le chiavi" trovò un pretesto El Diablo, che poi tanto pretesto non era dato che giá si era imposto di trovare quel mazzo verde giá da prima, ma quella scusa lo avrebbe salvato da eventuali urla spacca timpani a suon di insulti velenosi e atti ancora più letali.
"Io, Harley e Giulia andiamo a leggere qualcosa in biblioteca" esordì Sheila, trovando una scusa per schiodare anche le altre due dalla stanza e dalla situazione.
"Ma a me non piace leggere!" Squittì Giulia, più interessata a vedere George e Tatsu litigare piuttosto che sfogliare uno dei libri della biblioteca.
"Ma a me si e mi farai compagnia" rispose Sheila, prendendo Giulia per mano e invitando con un gesto del capo anche Harley, che sbuffò e si incamminò con lei.
"Tu mi devi spiegare come ti possa piacere leggere!" Disse meravigliata e un po' annoiata la donna del Joker rivolta a Sheila, prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Per la seconda volta nell'arco della giornata Digger e Tatsu rimasero in una stanza, da soli e con la testa che scoppiava.
"Ora che tutti se ne sono andati completiamo l'opera?" Chiese divertirto lui leccandosi le labbra, più che altro sperando in un'innescamento di raptus omicida da parte della giapponese piuttosto che in una concquista, cosa che successe anche se più contenuta.
"Tu non hai il senso della serietá, non è vero?" Domandò gelata la samurai, osservandolo con occhi inniettati di odio.
Lui ridacchiò, andando verso una piccola bottiglia di whisky poggiata sul tavolo.
"Non è mai stata una delle mie caratteristiche principali" rispose versandosi il liquido marroncino in un bicchiere di cristallo.
Dopo avere finito quelle due dita di alcolico si voltò verso Katana.
"Ne vuoi un sorso?" Domandò
"No"
"Sicura?" Chiese nuovamente.
"Si"
"Strano, mi ricordavo ti piacesse" disse con faccia fintemente stranita versandosi un altro bicchiere.
La calma di Katana si stava esaurando; ne aveva abbastanza delle perdite di tempo di Digger e voleva passare subito al sodo.
"Sai che quello che hai fatto ci arrecherá danno, vero?" Chiese, cercando di non urlare.
Lui la guardò di sottecchi e si voltò nella sua direzione.
"Intendi quello che ABBIAMO fatto? Oh si, perfettamente" rispose con nochalance allungando il suo bicchiere in direzione della corvina, dimenticandosi l'ansia di quando aveva perso le chiavi, per ritirarlo a sè subito dopo.
"Non mi risulta che io abbia dato il mio contributo alla perdita delle chiavi" soffiò l'altra.
"Oh, tu invece hai dato il tuo contributo eccome" rispose l'australiano dando una sorsata al suo ristoro liquido, continuando prima che la samurai potesse prendere parola.
"Cosa dirai a Flag, quando arriverá e/o ti chiamerá per chiedere spiegazione sul perchè siamo rimasti chiusi in questo fottuto edificio? Che ti sei fatta sedurre da me e che sei stata una PESSIMA guardia?
Ma non farmi ridere..." affermò, ghignando.
"Io non mi sono fatta sedurre da te..." specificò la samurai, cercando di cambiare discorso.
George scoppiò a ridere, voltandosi verso di lei.
"Sai la cosa divertente? È che tu non aspetti altro che mi faccia avanti e finisca nel tuo letto, ma la tua repitazione andrebbe a puttane e quindi cerchi di fare ricadere la colpa su di me..." disse, osservandola con le lacrime agli occhi.
"Fidati Boomer: tu sei l'ultima persona che vorrei nel mio letto e la prima che vorrei vedere marcire in una cella. Non do' la colpa a te perchè mi sento in colpa di voglie ormonali, anche inesistenti direi, ma perchè è colpa tua" Sputò più acida che poteva.
Lui la guardò e percorse la sua figura con gli occhi: quella era la sua donna! Una donna guerriero dura come la roccia e fredda come il ghiaccio.
"E comunque desideri carnali o non hai perso..." stava dicendo ma lui la interruppe.
"Abbiamo" la corresse, lei sbuffò.
"Hai"
"Abbiamo"
"Hai"
"Abbiamo"
"Hai"
"Sei cocciuta" osservò lui.
"Tu più di me" rispose a tono la donna.
"Comunque abbiamo" insistette Digger.
"Perchè dovrei dire che anche IO ho perso la chiave?" Chiese ovvia la giapponese.
"Perchè è la veritá. Sennò io dirò a tutti che sono stato a un passo dal farti mia" ghignò, assaporando l'espressione basita di lei.
"Non saresti capace di sparare una menzogna" rispose. Sapeva che non era vero, che George non si sarebbe fatto scrupoli a dire qualsiasi cosa, anche non vera, a chiunque.
"Certo che sarei capace, e poi non è del tutto una menzogna" insistette l'australiano.
"Si che lo è" lo contraddisse.
"No che non lo è" ostentò il ladro, guardandola negli occhi.
"Lo vedi come fai?" Gli chiese spazientita.
Lui fece il finto tonto.
"Come faccio cosa?" Chiese con il suo solito sorriso da schiaffi, bevendo del whisky.
Amava vederla perdere la testa, ce la metteva tutta pur di vederla arrabbiata.
Lei scattò, camminando nervosamente per la stanza.
"Senti: ho capito che andrai avanti con questa carnevalata finchè io non accetterò le tue richieste.
Ma sappi che io non mi arrendo così facilmente..." lo informò, oramai avendo intuito il suo giochetto.
Lui la raggiunse, posando il bicchiere ormai vuoto di alcolico sul tavolo. Per poi avvicinarsi a lei ed osservarla.
"Neanche io occhi di corvo" le rispose, con un nuovo appellativo per Katana da aggiungere alla sua agenda.
Lei mantenne la sua espressione glaciale, osservandolo dal basso (lui era di ventotto centimetri più alto) con il suo sguardo da guerriera.
"Prepara l'armatura Boomerang, ne avrai bisogno" lo provocò.
George sorrise mesto.
"Anche tu Katana"



ANGOLO AUTRICE: My god il ritardo!
Hi!!! Si lo so: da quanto non ci si vede.
SORRYYYYYYYYYYYY!! Sono stata moooolto impegnata fra compiti e cose così, inoltre ho cercato di allungare il capitolo come meglio potevo, per ripagare la lunga assenza.
Bene, dopo le scuse sperando che stanotte nessuno mi venga a cercare (cosa di cui dubito XD) passiamo all'analisi del riassunto del chappy: come possiamo notare in questo chapter ho dato largo spazio ai personaggi di Capitan Boomerang e Katana e il loro burrascoso rapporto fatto di amore/odio.
Il primo che sta diventando il personaggio più friendzonato della DC comics nel corso di una sola storia XD, mentre la seconda la più sfigata dato che Digger la tiene con le mani nel sacco.
Di certo Katty (😂) dovrá giocare molto di astuzia e dovrá essere molto veloce a ribaltare la situazione, sennò bye bye reputazione (pure la rima faccio XD).
Nei prossimi capitoli cercherò di dare spazio a tutti i personaggi, ma in particolare a quello di Giulia, dato che le farò fare le peggio cose alla squadra LOL 😂😂.
So che la situazione sembra tranquilla, fin troppo forse, ma vi spoilero che ci sará un fulmine a ciel sereno.
I cicloni hanno bisogno della calma, ricordatevi!!
Detto questo vi saluto, chiedebdo venia per eventuali erorri e vivendo nella speranza i un vostro apprezzamento per il capitolo...magari attraverso un bel commento o una bella recensione.
Un bacio e alla prossima!

Ps: Questa storia la trovate anche su Wattpad con lo stesso identico nome.
   
 
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