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Autore: ElFa_89    21/06/2009    9 recensioni
<< Warrick! >> la riconosceresti ovunque quella voce, è lui, è lì, per te, ora non sei più solo.
Ma ormai è tardi lo senti, gli occhi si chiudono e la testa sbatte contro qualcosa, forse il volante, forse il cruscotto, forse il finestrino, non lo puoi capire, è tardi, è finita.
Poi una pressione, leggera sul tuo braccio destro e sulla vita, non o capisci non ne hai la forza, ormai è tardi, e te ne stai andando.
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Warrick centric
Perchè non è giusto!
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Warrick Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Perché non è gusto

Perché non è gusto.

Anche se è solo un telefilm io ci sono rimasta male.

Warrick era il più umano della serie a parere mio, proprio perché era imperfetto.

Uffa!

 

 

 

 

 

 

E’ finita.

 

 

 

 

 

Il dolore al collo era terribile, esatto, terribile, perché non avrebbe potuto usare un termine migliore per descriverlo,il sangue che colava caldo fino alla camicia, per macchiarla, per evidenziare il fatto che ormai non era rimasto altro che quello, sangue.

La vista sempre più chiara, l’immagine del cruscotto sempre più sfocata, gli occhi che si facevano pesanti e il dolore che piano piano diminuiva, per poi scomparire e non lasciare altro che quel senso di vertigine, molto diverso da quello che conosceva grazie all’alcol.

E in quel momento avrebbe preferito essere ubriaco.

Perché una cosa è sentire il proprio corpo piano piano allontanarsi e lasciare spazio a uno stato di catalessi e un’altra è sentire il proprio corpo spegnersi piano piano per poi non riaccendersi più.

Il freddo aumentava e l’unica fonte di calore era quel dannatissimo liquido rosso che ormai era colato fino alle mani, immobili e abbandonate nel grembo, perché quando muori, lo capisci, capisci che non puoi fare nulla, capisci che qualunque mossa, azione ti creerà solo maggior dolore e quindi non ti rimane altro da fare che aspettare.

Il corpo immobile, mosso solo da spasmodiche boccate d’aria che tentano di arrivare ai polmoni, e ogni boccata d’aria in più è una fitta al collo e una maggiore fuoriuscita di sangue, ma in certi momenti non si può fare nulla, il respiro è incontrollabile e per quanto vorresti che quell’aria smettesse di arrivare ai polmoni la forza di volontà se ne è andata e l’unica cosa che puoi fare è soffrire in silenzio, tanto sai che nessuno può sentirti.

E mentre il corpo piano piano si spegne la testa sembra voler lottare e ecco che nella mente appaiono come flash back i tuoi ricordi, quei momenti nella vita che non vorresti mai dimenticare, che porti sempre con te nel tuo cuore e che in quel momento sembrano voler straripare dalla mente come un ultimo addio, e ci sono volti, sorrisi, risate e anche dolore, lacrime, sangue, quel sangue così diverso dal tuo, quel sangue che ti è sempre sembrato così distante ogni volta che lo portavi incrostato nei cotton-fiock a Greg per farlo esaminare e che adesso ti cola disperatamente su tutto il corpo.

E quello fa male.

Fa male sapere che non diventerai altro che un corpo vuoto, carne da macello che il coroner taglierà e etichetterà nel vano tentativo di reperire indizi utili a scoprire il come e il perché della tua morte, ma soprattutto il chi, ma tu lo sai, eccome che o sai, e questo è ancora peggio, conoscevi il volto del tuo assassino, ci hai parlato, ci hai scherzato, ci hai lavorato spalla a spalla e alla fine è stato l’ultimo volto che hai potuto vedere.

Jeff Mckeen.

Vorresti urlarlo al mondo, ma la poca aria nei polmoni non te lo permette, vorresti fare qualunque cosa perché quel bastardo pagasse, perché sai in cuor tuo che non sarà così, il vicesceriffo vivrà ancora cent’anni e seppellirà tutti quelli che incontrerà sulla sua strada e molto probabilmente non si limiterà a essere vice sceriffo.

E il dolore aumenta, e non quello fisico, ma quello mentale, quello che ti rende vivo e che ora ti sta uccidendo, quella dannata consapevolezza che è finita, una volta per tutte, e che dannazione forse te la eri proprio cercata.

Inutile la voce di Grissom che ti chiedeva di lasciar stare, di strane fuori, di non cacciarti nei casini, che ti rassicurava che tutto sarebbe andato bene, che tu dovevi stare lì seduto, ad aspettare, che avrebbe sistemato tutto lui, come un vero padre, come il padre che non avevi mai conosciuto e adesso dannazione te ne penti e lo capisci, i padri hanno sempre ragione, e Grissom aveva ragione, doveva aver ragione, lui era Grissom, lui aveva sempre ragione e tu non lo aveva ascoltato.

Grissom.

L’unica persona che potevi dire di stimare, forte, determinato e saggio, come avresti sempre voluto tuo padre, come doveva essere un vero padre, ma Gil non era tuo padre eppure ti aveva trattato come un figlio, ti aveva posto sotto la sua ala protettrice e ti aveva protetto a spada tratta rischiando lui al posto tuo, ma non aveva mai capito il perché.

Senti gli occhi che si chiudono, le palpebre troppo pesanti per reggere,ma non vedi buio, vedi bianco, forse è quello il tunnel che si vede quando si muore, almeno adesso sai che era vero, avevi letto tante volte sulla morte, sulle persone trapassate, sull’aldilà, ma non ci aveva mai creduto, nonostante in cuor tuo la speranza era sempre quella, credere che almeno morto tutto sarebbe stato migliore.

Acqua e sale.

Una lacrima ti deve essere colata sulla guancia, senti il guato salato scenderti sulle labbra, solitario, ma segno che sei ancora vivo, che il tuo corpo non ti ha ancora abbandonato del tutto, e inizi a sperare, perché nessuno vuole morire, la morte fa paura e tu non vuoi morire, non così, non ora, non in quella macchina, non per mano di quell’uomo, prima devi fare tante cose.

Hai una paura folle, lo senti, tutto il tuo corpo sembra avvertirlo, come se miliardi di spilli ti pungessero dappertutto, come se ti avessero rovesciato un secchio d’acqua ghiacciata addosso,hai paura e ti senti debole.

Ti viene in mente Nick, il tuo Nick, l’amico migliore che potessi desiderare, sempre allegro, ma professionale, ma sensibile dannatamente sensibile, te la ricordi bene la paura che hai visto nei suoi occhi, nonostante il buio, nonostante la pessima ricezione della tele camerina nella bara, te la ricordi, i suoi occhi vacui, il terrore nei volto, i muscoli del viso contratti, lo ricordi come se fosse ieri, anche quella volta hai avuto paura, ma per lui, e  sai che questa volta è diverso, questa volta sei tu a aver paura, a essere terrorizzato dalla morte.

Nick, lui c’è sempre stato, era ominpresente, da quando l’aveva conosciuto lui era sempre rimasto al tuo fianco, nell’ombra ma c’era, pronto a  uscire dal buio a porgerti una spalla su cui piangere, ma adesso Nick non c’era, eri solo, abbandonato a te stesso in una vecchia Anglie del ’96.

Gli occhi si aprono di scatto, boccheggi, l’aria non arriva più, lo senti, senti il tuo battito diminuire, rallentare, il sangue che pompa sempre meno sangue, apri gli occhi ma vedi nero e lo capisci come una scossa senza fine, senti ogni tua cellula del corpo indolenzita ma non vuoi arrenderti, sai che devi essere forte anche se la cosa sembra così difficile.

Alzi la mano destra, con forza, ma quella vibra a malapena, ma sai che non devi arrenderti, l’hai capito,ci provi ancora, boccheggi per lo sforzo, senti il sangue in bocca, il gusto ferroso ti da la nausea, ma sei troppo debole per vomitare.

Ancora lacrime, amare.

È finita, lo sai, lo senti.

Hai paura, dannatamente paura, sei solo e hai paura, hai freddo.

È terribile.

Poi una luce, o almeno quella che puoi immaginare come tale e il buio diventa meno buio, un rumore lontano, portiere che sbattono, passi frettolosi che corrono, sempre più vicini, sempre più fiochi, poi una voce, un nome, il tuo.

<< Warrick! >> la riconosceresti ovunque quella voce, è lui, è lì, per te, ora non sei più solo

Ma ormai è tardi lo senti, gli occhi si chiudono e la testa sbatte contro qualcosa, forse il volante, forse il cruscotto, forse il finestrino, non lo puoi capire, è tardi, è finita.

Poi una pressione, leggera sul tuo braccio destro e sulla vita, non o capisci non ne hai la forza, ormai è tardi, e te ne stai andando.

La tua testa ondeggia, scomposta, ma gli occhi rimangono chiusi, serrati mentre alle sue orecchi arriva una voce, la voce, l’unica che avrebbe potuto farti sentire meglio, l’unica che avresti voluto sentire in quel momento.

Ti sforzi, senti che lo devi fare, apri gli occhi, ma è tutto scuro, provi a battere le palpebre, ma è una missione quasi impossibile, e poi finalmente la scorgi, una sagoma, un uomo.

<< Warrick >> è lui, vorresti sorridere, felice, perché adesso c’è lui e tutto sembra migliore, perché ora finalmente non hai paura e mentre le tua labbra si incurvano in un sorriso il tuo cuore smette di pulsare e gli occhi si spengono, ma come a lottare contro la forza di volontà rimangono aperti, a fissare quella sagoma scura che ti stringe convulsamente al petto, ma tu non ci sei più.

Avresti voluto dire qualcosa, qualunque cosa, ma non ce l’hai fatta.

È finita.

 

 

 

 

 

 

N/A

Sono nuova della categoria!

Di solito mi limito a leggere e non a scrivere su CSI ma questa volta il silenzio stampa mi dava fastidio quindi mi sono armata di tastierino e ho scritto quello che mi è venuto.

Warrick a parere mio era un personaggio principale della serie, era così dannatamente incapace alle volta che non potevi non adorarlo, quando ho visto l’ultimo episodio mi è venuta l’angoscia!

Ho citato Grissom e Nick perché gli ritengo i due personaggi con maggiore influenza su di lui, e con cui aveva un maggior legame…mi è venuta un po’ così, che ci volete fare!

Spero sia di vostro gradimento!

Le recensioni sono graditissime^^

  
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