Perché non è gusto.
Anche se è solo un telefilm io ci sono rimasta male.
Warrick era il più umano della serie a parere
mio, proprio perché era imperfetto.
Uffa!
E’
finita.
Il dolore al
collo era terribile, esatto, terribile, perché non avrebbe potuto usare un
termine migliore per descriverlo,il sangue che colava
caldo fino alla camicia, per macchiarla, per evidenziare il fatto che ormai non
era rimasto altro che quello, sangue.
La vista sempre
più chiara, l’immagine del cruscotto sempre più sfocata, gli occhi che si
facevano pesanti e il dolore che piano piano
diminuiva, per poi scomparire e non lasciare altro che quel senso di vertigine,
molto diverso da quello che conosceva grazie all’alcol.
E in quel
momento avrebbe preferito essere ubriaco.
Perché una cosa
è sentire il proprio corpo piano piano allontanarsi e
lasciare spazio a uno stato di catalessi e un’altra è sentire il proprio corpo
spegnersi piano piano per poi non riaccendersi più.
Il freddo
aumentava e l’unica fonte di calore era quel dannatissimo liquido rosso che
ormai era colato fino alle mani, immobili e abbandonate nel grembo, perché quando
muori, lo capisci, capisci che non puoi fare nulla, capisci che qualunque
mossa, azione ti creerà solo maggior dolore e quindi non ti rimane altro da
fare che aspettare.
Il corpo
immobile, mosso solo da spasmodiche boccate d’aria che tentano di arrivare ai
polmoni, e ogni boccata d’aria in più è una fitta al collo e una maggiore
fuoriuscita di sangue, ma in certi momenti non si può fare nulla, il respiro è
incontrollabile e per quanto vorresti che quell’aria smettesse di arrivare ai
polmoni la forza di volontà se ne è andata e l’unica cosa che puoi fare è
soffrire in silenzio, tanto sai che nessuno può
sentirti.
E mentre il
corpo piano piano si spegne la testa sembra voler
lottare e ecco che nella mente appaiono come flash back i tuoi ricordi, quei
momenti nella vita che non vorresti mai dimenticare, che porti sempre con te
nel tuo cuore e che in quel momento sembrano voler straripare dalla mente come
un ultimo addio, e ci sono volti, sorrisi, risate e anche dolore, lacrime,
sangue, quel sangue così diverso dal tuo, quel sangue che ti è sempre sembrato
così distante ogni volta che lo portavi incrostato nei cotton-fiock
a Greg per farlo esaminare e che adesso ti cola disperatamente su tutto il
corpo.
E quello fa
male.
Fa male sapere
che non diventerai altro che un corpo vuoto, carne da macello che il coroner
taglierà e etichetterà nel vano tentativo di reperire indizi utili a scoprire
il come e il perché della tua morte, ma soprattutto il chi, ma tu lo sai, eccome che o sai, e questo è ancora peggio,
conoscevi il volto del tuo assassino, ci hai parlato, ci hai scherzato, ci hai
lavorato spalla a spalla e alla fine è stato l’ultimo volto che hai potuto
vedere.
Jeff Mckeen.
Vorresti urlarlo
al mondo, ma la poca aria nei polmoni non te lo permette, vorresti fare qualunque
cosa perché quel bastardo pagasse, perché sai in cuor tuo che non sarà così, il
vicesceriffo vivrà ancora cent’anni e seppellirà tutti quelli che incontrerà
sulla sua strada e molto probabilmente non si limiterà a essere vice sceriffo.
E il dolore
aumenta, e non quello fisico, ma quello mentale, quello che ti rende vivo e che
ora ti sta uccidendo, quella dannata consapevolezza che è finita, una volta per
tutte, e che dannazione forse te la eri proprio cercata.
Inutile la voce
di Grissom che ti chiedeva di lasciar stare, di
strane fuori, di non cacciarti nei casini, che ti rassicurava che tutto sarebbe
andato bene, che tu dovevi stare lì seduto, ad aspettare, che avrebbe sistemato
tutto lui, come un vero padre, come il padre che non avevi mai conosciuto e
adesso dannazione te ne penti e lo capisci, i padri hanno sempre ragione, e Grissom aveva ragione, doveva aver ragione, lui era Grissom, lui aveva sempre ragione e tu non lo aveva
ascoltato.
Grissom.
L’unica persona
che potevi dire di stimare, forte, determinato e saggio, come avresti sempre
voluto tuo padre, come doveva essere un vero padre, ma
Gil non era tuo padre eppure ti aveva trattato come
un figlio, ti aveva posto sotto la sua ala protettrice e ti aveva protetto a
spada tratta rischiando lui al posto tuo, ma non aveva mai capito il perché.
Senti gli occhi
che si chiudono, le palpebre troppo pesanti per reggere,ma
non vedi buio, vedi bianco, forse è quello il tunnel che si vede quando si
muore, almeno adesso sai che era vero, avevi letto tante volte sulla morte, sulle
persone trapassate, sull’aldilà, ma non ci aveva mai creduto, nonostante in
cuor tuo la speranza era sempre quella, credere che almeno morto tutto sarebbe
stato migliore.
Acqua e sale.
Una lacrima ti
deve essere colata sulla guancia, senti il guato salato scenderti sulle labbra,
solitario, ma segno che sei ancora vivo, che il tuo corpo non ti ha ancora
abbandonato del tutto, e inizi a sperare, perché nessuno vuole morire, la morte
fa paura e tu non vuoi morire, non così, non ora, non in quella macchina, non
per mano di quell’uomo, prima devi fare tante cose.
Hai una paura
folle, lo senti, tutto il tuo corpo sembra avvertirlo, come se miliardi di
spilli ti pungessero dappertutto, come se ti avessero rovesciato un secchio d’acqua
ghiacciata addosso,hai paura e ti senti debole.
Ti viene in
mente Nick, il tuo Nick, l’amico migliore che potessi desiderare, sempre allegro, ma professionale, ma sensibile dannatamente
sensibile, te la ricordi bene la paura che hai visto nei suoi occhi, nonostante
il buio, nonostante la pessima ricezione della tele camerina nella bara, te la
ricordi, i suoi occhi vacui, il terrore nei volto, i muscoli del viso
contratti, lo ricordi come se fosse ieri, anche quella volta hai avuto paura,
ma per lui, e sai che questa volta è
diverso, questa volta sei tu a aver paura, a essere terrorizzato dalla morte.
Nick, lui c’è
sempre stato, era ominpresente, da quando l’aveva
conosciuto lui era sempre rimasto al tuo fianco, nell’ombra ma c’era, pronto a uscire dal buio a
porgerti una spalla su cui piangere, ma adesso Nick non c’era, eri solo,
abbandonato a te stesso in una vecchia Anglie del ’96.
Gli occhi si
aprono di scatto, boccheggi, l’aria non arriva più, lo senti, senti il tuo
battito diminuire, rallentare, il sangue che pompa sempre meno sangue, apri gli
occhi ma vedi nero e lo capisci come una scossa senza fine, senti ogni tua
cellula del corpo indolenzita ma non vuoi arrenderti, sai che devi essere forte anche se la cosa sembra così difficile.
Alzi la mano
destra, con forza, ma quella vibra a malapena, ma sai che non devi arrenderti,
l’hai capito,ci provi ancora, boccheggi per lo sforzo,
senti il sangue in bocca, il gusto ferroso ti da la nausea, ma sei troppo
debole per vomitare.
Ancora lacrime,
amare.
È finita, lo
sai, lo senti.
Hai paura,
dannatamente paura, sei solo e hai paura, hai freddo.
È terribile.
Poi una luce, o
almeno quella che puoi immaginare come tale e il buio diventa meno buio, un
rumore lontano, portiere che sbattono, passi frettolosi che corrono, sempre più
vicini, sempre più fiochi, poi una voce, un nome, il tuo.
<< Warrick! >> la riconosceresti ovunque quella voce, è
lui, è lì, per te, ora non sei più solo
Ma ormai è tardi
lo senti, gli occhi si chiudono e la testa sbatte contro qualcosa, forse il
volante, forse il cruscotto, forse il finestrino, non lo puoi capire, è tardi,
è finita.
Poi una
pressione, leggera sul tuo braccio destro e sulla vita, non o capisci non ne
hai la forza, ormai è tardi, e te ne stai andando.
La tua testa
ondeggia, scomposta, ma gli occhi rimangono chiusi, serrati mentre alle sue orecchi arriva una voce, la voce, l’unica che
avrebbe potuto farti sentire meglio, l’unica che avresti voluto sentire in quel
momento.
Ti sforzi, senti
che lo devi fare, apri gli occhi, ma è tutto scuro, provi a battere le
palpebre, ma è una missione quasi impossibile, e poi finalmente la scorgi, una
sagoma, un uomo.
<< Warrick >> è lui, vorresti sorridere, felice, perché adesso
c’è lui e tutto sembra migliore, perché ora finalmente non hai paura e mentre le tua labbra si incurvano in un sorriso il tuo cuore smette
di pulsare e gli occhi si spengono, ma come a lottare contro la forza di
volontà rimangono aperti, a fissare quella sagoma scura che ti stringe
convulsamente al petto, ma tu non ci sei più.
Avresti voluto
dire qualcosa, qualunque cosa, ma non ce l’hai fatta.
È finita.
N/A
Sono nuova della
categoria!
Di solito mi
limito a leggere e non a scrivere su CSI ma questa volta il silenzio stampa mi
dava fastidio quindi mi sono armata di tastierino e ho scritto quello che mi è
venuto.
Warrick a parere mio era un personaggio
principale della serie, era così dannatamente incapace alle
volta che non potevi non adorarlo, quando ho visto l’ultimo episodio mi è
venuta l’angoscia!
Ho citato Grissom e Nick perché gli ritengo i due personaggi con
maggiore influenza su di lui, e con cui aveva un maggior legame…mi è venuta un po’
così, che ci volete fare!
Spero sia di
vostro gradimento!
Le recensioni
sono graditissime^^