Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: MXN    23/10/2017    1 recensioni
A Catania, in Sicilia, in un bellissimo festival di tango argentino, inizia una relazione amorosa tra un uomo americano e una donna italiana durante una serata di agosto. La loro storia li porta in diverse città d'Italia, in Francia e in località diverse nella zona di San Francisco, in America. Ogni volta aspettano mesi per incontrarsi, con moltissime aspettativa e felicità. Insieme fanno piani a lungo termine. L'uomo comincia ad imparare con grande impegno la lingua italiana, ottiene posizioni di insegnamento universitario part-time a Roma e trascorre una notevole quantità di tempo a pianificare i dettagli ed a pensare di trasferirsi in Italia. La donna sembra profondamente innamorata di lui ed è molto supportata dal suo partner. La loro storia, tuttavia, termina quando lui scopre che tutte le parole dolci e amorevoli sono piuttosto superficiali, in quanto lei continua a vivere la sua vita come una donna single, senza la minima attenzione dovuta quando ci si impegna in un rapporto. Ciò è evidente nei loro primi incontri , ma culmina durante il loro ultimo incontro a San Francisco. Questa è una storia vera ma il nome di molte persone è stato cambiato per preservare le loro identità.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Insieme sette volte

23 ottobre 2017

L’anno scorso  non conoscevo la lingua italiana. Non sapevo leggere, scrivere e neanche parlare;  inoltre, ero molto impegnato a studiare il francese seriamente, poiché la mia famiglia viveva in Francia da molto tempo.  La prima volta che ho scritto parte di questa storia è stato  verso la fine dell'anno scorso e l'ho scritta in francese.

Era l'agosto del 2016,  durante una festa da ballo di tango argentino a Catania, in Sicilia, quando l'ho incontrata.  Questo tipo di festa si chiama "la milonga". Andare in milonga è molto comune e anche popolare per noi che balliamo il tango argentino. La pista da ballo era una grande rotonda all’aperto, sul mediterraneo.  Faceva un caldo umido.  C'era un grande tenda multicolore  che sia affaciava sulla  rotonda.  Avrei preferito meno umidità ma complessivamente l'intero ambiente era bellissimo.

Lei era seduta sul bordo della rotonda e si stava cambiando le scarpe.  La gente che balla il tango fa molto attenzione alle scarpe da ballo e anche al pavimento. In realtà non è possibile ballare su di un pavimento ruvido e irregolare. La suola delle nostre scarpe da ballo è sempre di cuoio o scamosciata e di solito il pavimento è di parquet. Prima di qualsiasi altra cosa ho notato il suo bel vestito, i suoi movimenti eleganti ed il colore olivastro della sua pelle.  Noi di soltito andiamo in milonga per ballare. Alcune persone ci vanno per chiacchierare con i loro amici o con altra gente. Di solito preferisco ballare con le ballerine più brave e limitare le chiacchiere.  Normalmente non  conosco i nomi o le professioni delle ballerine con cui ballo, non mi interessano questi dettagli.  Se le donne che si appoggiano  a di me  hanno un alito cattivo, come di cipolla o d'aglio o di altre spezie esotiche, come per esempio il curry, educatamente cerco di scappare e cambiare partner.  Improvvisamente la donna sul bordo della rotonda girò il suo  sguardo nella mia direzione. A quel punto notai i suoi occhi intensi per la prima volta. Erano assolutemente abbaglianti e mi affascinarono!  Dopo alcuni mesi dal nostro incontro, quando le dissi che il suo sguardo  mi aveva affascinato, lei mi  mandò una foto dei suoi spendidi occhi, fatto che confermò la  prima impressione che avevo avuto.  

Avevo  continuato ad osservarla e gradualmente si era sviluppato in me il desiderio  di conoscerla. Ciò non voleva dire che avrei voluto ballare solo con lei per poi lasciarla o dirle arrivederci, come è comune nei ballerini di tango. Infatti,  ballare con lei era meno importante, in quanto era grande per me il desiderio di parlarle.  Senza dubbio non vedevo l'ora di  incontrarla nuovamente. Ero convinto che lei fosse italiana. "Come  potrei parlarle?" pensavo, dal momento che non conoscevo una parola  di italiano. Poi lei cominciò a ballare con altri uomini  e anch'io continuai a ballare con altre ballerine fino alla mattina.  La vidi alcune volte sulla pista da ballo, ma purtroppo non parlai con lei quella sera.

Circa una settimana prima avevo viaggiato verso la Sicilia da San Francisco, per  frequentare il Festival di Tango a Catania, un evento internazionale. Il viaggio era stato veramente faticoso ma il festival era molto entusiasmante.  C'erano circa ottocentocinquanta  ballerini da  trentadue paesi e vi  partecipavano anche alcuni grandi maestri argentini. Ogni giorno c'erano molti corsi e workshop per studenti  di tango di ogni livello .  Ogni giorno si tenevano due milonghe: la prima cominciava alle 15.00 e finiva alle 17.00.  Alcune volte questa milonga si svolgeva in un castello bellissimo nel centro di Catania. La seconda milonga, invece, cominciava ogni sera alle 21.00 a durava fino alla mattina successiva, sempre nella rotonda.  C'erano due orchestre e moltissimi spettacoli per i grandi maestri del tango.  Durante i giorni che seguirono, alcune volte  mi sono recato in centro città.  Mi era piaciuto visitare il mercato del pesce,  lo attraversavo sempre  per arrivare in centro.  Mi piacciono tantissimo i piatti siciliani e di solito pranzavo sempre in ristoranti differenti nei pressi del mercato del pesce. Alcune volte passeggiavo sulla spiaggia, poiché era vicina al mio albergo, talvolta, invece,  rimanevo in piscina. Visitai anche Taormina e Siracusa, due città bellissime non troppo lontane da Catania. 

Nelle milonghe la musica viene riprodotta in un gruppo di tre o quattro canzoni. Generalmente la musica del tango  è molto drammatica. Ogni gruppo si chiama una “tanda” e, normalmente, si ballano una o due tande con  la stessa compagna. Se si ottiene più di quello, significa che c'è qualcos'altro oltre alla danza. L'ultima canzone della milonga è chiamata "La Comparsita" e, normalmente, viene anche annunciato "l’ultimo tango", dedicato, in linea di massima, agli amanti o alle coppie sposate. Infatti, una volta, ho sentito dire ad un grande maestro del tango che, se una persona sposata avesse danzato l'ultimo tango con qualcun altro, ignorando il suo compagno, quello poteva essere motivo di divorzio.

La sera seguente, quando arrivai alla milonga, immediatamente notai la bella donna sul bordo della rotonda. Fortunatamente, come è comune nel tango, l’invito a ballare non ha bisogno di parole. L'uomo ha  un contatto visivo con la donna con cui vuole ballare e fa un piccolo movimento con testa.  Questo  invito si chiama il “cabeceo”.  Quando feci il cabeceo,  lei aveva caldo, ma accettò il mio invito per la  tanda successiva e finalmente ballammo. Lei mi  seguì benissimo e sentii subito un buon feeling.  Constatai che era un’ottima ballerina. Fra le canzoni, in ogni tanda, c’è  l’occasione di parlare per alcuni secondi: questi secondi si chiamano “una cortina” e, normalmente, durante questo periodo, si suona una musica non di tango. Finalmente, quando la musica si  fermò riuscii a parlare con lei:

- Non so parlare italiano - le dissi in inglese.

- Non c’è  problema, io parlo inglese! - lei mi rispose e continuò parlare in inglese fluentemente

La cortina era già finita e la  canzone successiva era incominciata. L'etichetta del tango richiede che i compagni non parlino durante il ballo e perciò noi continuammo a ballare, poi ci fermammo a parlare solo più tardi. Pensai allora che, grazie a Dio, c'era un modo per comunicare con lei. Quando la seconda canzone si fermò, le dissi in francese:

- Se vuoi, posso parlare anche in francese con te!

- Come desideri! -  lei mi rispose in francese, così continuammo a parlare.

- Come ti chiami? - le chiesi.

- Valeria  - rispose.

- Un nome bellissimo! - sussurrai.

Il mio nome, Mehrdad, è un nome iraniano vecchio di circa duemila  anni, che è cambiato  moltissime volte durante la storia.  Pensai di fare lo spelling  (M.E.H.R.D.A.D) per spiegarle i dettagli, ma così la fine della milonga sarebbe arrivata in fretta. Perciò mi presentai come "Nik",   le prime tre lettere del mio cognome, infatti quando vado al ristorante o in pizzeria  uso sempre “Nik”.

Alla fine della tanda mi sedetti vicino a lei  sul bordo del rotonda e continuammo a parlare in inglese. Lei mi disse di avere studiato scienze politiche e di lavorare a Roma.  Mi raccontò di essere separata dal marito e di avere due figli: un ragazzo  di  diciotto anni e una ragazza di  quindici. "Mia figlia soffre di anoressia ", mi disse.  Mentre lei continuava a parlare, vidi della tristezza sul  suo viso. Sentii  che non mi interessava più ballare con le altre donne e mi piaceva ascoltare Valeria con molta attenzione. Parlammo a lungo e, quando lei scoprì che ero di San Francisco, mi disse  che aveva un’amica americana di quella zona. Si chiamava Emma e lavorava a Roma.

Mi disse che era al festival solo per due giorni e che l’indomani sarebbe partita per Roma a prendere i suoi figli e portarli in Toscana per le loro vacanze;  io fui molto  dispiaciuto di non poter ballare con lei per il resto del festival. La invitai a ballare per una seconda tanda e lei accettò. Alla fine della seconda tanda mi disse che ero un buon ballerino e che si era divertita a ballare con me.  Avrei voluto visitare Roma dopo il festival, sarebbe stata la mia prima volta  lì,  così le chiesi di propormi alcuni luoghi da visitare e dei ristoranti non troppo turistici, dove poter gustare le specialità tipiche. Mi  lasciò il numero del suo cellulare e mi suggerì di chiamarla quando fossi arrivato a Roma, tuttavia lei sarebbe stata in Toscana in quel periodo. Cosi ci dicemmo “arrivederci”. È implicito in questa parola che ci sarebbe stata un’opportunità in futuro per poterci “rivedere”,  tuttavia non ero affatto sicuro che sarebbe stato possible rivederla ancora.

Rimasi a Catania fino alla fine del festival. Talvolta prendevo lezioni  dai maestri di tango ed ogni sera andavo in milonga alla rotonda.

Finalmente, dopo alcuni giorni volai a Roma e mandai un messaggio a Valeria dal mio cellulare. Mi spiegò che era a Viareggio, una piccola città sul  Tirreno in Toscana: sua madre aveva una villa lì e, nel mese del agosto, lei e i suoi figli vi trascorrevano le vacanze.

Nei giorni seguenti ci scambiammo alcuni messaggi. Lei mi suggerì alcuni luoghi dove  mangiare la pizza ed i posti piu importanti da visitare.  Sentii che  era gentile. Fui felice di essere a Roma, ma avrei preferito che lei fosse stata lì con me.

Prima di ritornare in California avevo pianificato di trascorrere una giornata a Firenze.

- Intendo visitare Firenze per una giornata - le scrissi.

- Se  vieni a Firenze, puoi anche raggiungermi a Viareggio. Non è molto lontano! - rispose lei.

- Mi piacerebbe tantissimo – aggiunsi.  

- Puoi anche visitare Pisa e Lucca, città che sono vicine a Viareggio -  continuò .

- Certamente - le risposi, guardando la mappa sul  mio telefono.

In quel momento non avevo nulla  di meglio da fare che visitare alcune piccole città italiane con quella donna.  Le sue parole "non è lontano" risuonavano ancora nella mia mente. Mentre stavo studiando la mappa, scoprii subito che Viareggio non era molto vicina. Compresi, quindi, che dovevo prendere il treno da Firenze e il viaggio sarebbe durato più di un'ora, perciò le inviai  un  messaggio, dicendole che non sarebbe stato possibile visitare Firenze, Viareggio, Lucca e Pisa nello stesso giorno. Mi disse che, naturalmente, se fossi  andato a Viareggio avrei dovuto alloggiare  in un albergo almeno per due notti, perciò stava già cercando una camera per me. Iniziai a cercare anch’io, ma senza successo: tutte le camere erano state prenotate. Contattai allora Valeria:

- Mi dispiace, non posso venire!  È complicato! Non c'è posto,  né a Viareggio, né a Pisa o Lucca, in nessun albergo! -  scrissi.

- Sì, immagino . Ho cercato anch’io ma senza successo - disse.

- Nel mese di agosto ci sono molti turisti da tutto il mondo ed è più difficile trovare una sistemazione provvisoria - continuò .

- Ma io voglio davvero rivederti  - le risposi.

- Ebbi, allora,  un'idea: “Ti invito a trascorrere una giornata a Firenze con me. Ci si può incontrare la mattina, bere un caffè, visitare i musei, pranzare, passeggiare…”  - continuai.

Allora lei si ammutolì.  

- Se rimani lì fino a sera, ceniamo insieme e dopo ballerò il tango con te su uno dei ponti. So che ci sono bellissimi ponti a Firenze e per la musica non c'è problema, ho sempre la musica del tango sul mio cellulare e posso metterla in modalità speaker - aggiunsi.

Sono uscito di testa!  - pensai.

- Ok, guarderò  gli orari del treno e ti  farò sapere - disse improvvisamente.

A questo punto il mio cuore si riempì di goia.  Nei  due giorni successivi comprai i biglietti per i musei di Firenze, coordinandoli con Valeria per il nostro arrivo. Soprattutto, pensai di non usare il mio cellulare il giorno in cui saremmo stati a Firenze. Non volevo scaricarlo,   così da poter riprodurre  qualche melodia di tango, quella sera,   su uno dei ponti, come le avevo promesso.

Infine, alle dieci di domenica mattina, 21 agosto 2016, arrivammo ​​alla stazione Santa Maria Novella di Firenze, Valeria da Viareggio e io da Roma. Ci incontrammo davanti a Venchi, una cioccolateria nella stazione. La baciai dicendole che ero molto felice di rivederla. Due mesi dopo, Valeria, passando dalla stazione di Firenze,  scattò una foto della cioccolateria Venchi e me la mandò in ricordo  del nostro incontro.

Iniziammo la giornata camminando, parlando e visitando chiese, strade e altri luoghi  interessanti. Mentre parlavamo, ci fermammo in un caffè. Valeria mi parlò un po' di più dei suoi figli, della madre e del suo lavoro. Le raccontai qualcosa della mia vita: avevo svolto tutta la mia formazione a Londra ed avevo seguito un dottorato di ricerca in ingegneria elettronica. Avevo lavorato nella “Silicon Valley” per lungo tempo ed ero essenzialmente uno scienziato e un tecnico. Le dissi che avevo molti brevetti e pubblicazioni e che negli ultimi  quindici anni ero stato al comando  del settore tecnologia. Avevo messo insieme squadre, raccolto fondi e   dato il via a due aziende. Le scrissi il mio vero nome (MEHRDAD), dicendole che, se fosse stata interessata, avrebbe potuto leggere su di me e sulla mia vita professionale su Wikipedia.  Eravamo di fronte alla  cattedrale di Firenze chiamata "Santa Maria del Fiore", quando Valeria ricevette una telefonata. Mentre lei era  impegnata a parlare al cellulare, io, guardandomi intorno,  rimasi sorpreso dalla lunga fila per entrare nella cattedrale  e  capii che non  ci sarebbe stato tempo per poterla visitare.

Cosi ci  affrettammo a raggiungere per la prima volta il Museo della Galleria dell'Accademia di Ricasoli. La maggior parte della gente sa che la famosa statua del David si trova in quel museo. C'erano molte statue di uomini e donne nude in quel museo ed in particolare, c’erano molti modelli di studio di Michelangelo, ma, in generale, ritengo che le sculture di Bernini alla  Galleria Borghese di Roma siano più artistiche e delicate.

Quando lasciammo il museo, controllai la carica del mio cellulare, poichè preoccupato che al momento in cui finalmente avremmo avuto la possibilità di ballare il tango,  il telefono si sarebbe scaricato.   Secondo le indicazioni  di Valeria, pranzammo da  "Eataly", una catena italiana di ristoranti dove si possono gustare e comprare prodotti gastronomici tipici italiani. Camminando, parlammo ancora di più. Mentre camminavamo, mi disse che il suo cognome era Giordani e che  suo figlio si chiamava Romeo, mentre  la figlia Fabiana. Visitammo Piazza della Signoria e Piazza della Repubblica. Andammo al bar,  dove Valeria bevve un caffè ed io presi una bottiglia d'acqua. Mentre stavamo camminando , vedemmo due ragazze con una mappa della città tra le mani.

- Dove avete  preso quella mappa? - chiesi  loro in inglese.

- Nel nostro hotel - rispose una delle ragazze.

 - Puoi prenderla, ne abbiamo due - aggiunse la ragazza.

- Grazie, grazie  - risposi, prendendo la mappa.

Spensi il mio cellulare per risparmiare  batteria. Non avevo più bisogno del navigatore  per percorrere le strade della città. Ero sicuro che, in questo modo, sarebbe stato abbastanza carico per suonare il tango in seguito.

Guidai verso la Galleria degli Uffizi, dove avevamo  appuntamento per il pomeriggio. È una rinomata galleria. Ci sono molti dipinti magnifici dell’età classica. Notai che Botticelli era il pittore preferito di Valeria. Il dipinto, "La nascita della Venere" di Botticelli, mi ha affascinato molto. Mentre camminavamo, chiesi ad un passante di scattarci una foto. Era la nostra prima foto insieme. Compresi di essere al centro della cultura umana, anche se, con Valeria accanto, mi distraevo continuamente, dopotutto, era lei che mi interessava di più, senza  mancare di rispetto  alla cultura o alla civiltà! La fine della giornata si stava avvicinando rapidamente ed io non vedevo l'ora di ballare con lei! Ad un certo punto le suggerii di uscire.  Ricordo che ci vollero circa  venti minuti per trovare l'uscita del museo.

Dopo aver lasciato gli Uffizi, ci sedemmo al bar a bere qualcosa, poi iniziammo a camminare verso il fiume Arno. Arrivammo ​​finalmente al Ponte Vecchio: era su questo ponte che volevo ballare, ma c'erano centinaia di turisti. "Come possiamo ballare qui?" pensai. Molti giovani turisti asiatici con i loro "selfie stick",  erano impegnati a scattare foto su quel ponte;  così  attraversammo il ponte più volte e scattammo alcune foto con bei paesaggi sullo sfondo. Alla fine consultammo i menù di alcuni ristoranti poiché non volevamo  sceglierne uno turistico. Ma, a quanto  sembrava, tutti i ristoranti erano per  turisti,  così ne scegliemmo uno toscano e ci sedemmo vicino alla finestra. Devo ammettere che l'interno del ristorante era ordinario, ma amavo la vista dell’Arno, soprattutto con la bella Valeria accanto a me. Durante la cena, mi accorsi che non le piaceva l'alcool; il suo bicchiere di vino era ancora quasi pieno quando lasciammo il ristorante. Per me ciò era stato positivo perché non  sopporto le persone che bevono troppo.

Si era fatto già buio, ma  c'erano ancora migliaia di persone in piazza, anche più di prima. Tutti i posti erano molto affollati e rumorosi. Sembrava che la vita notturna fosse appena iniziata a Firenze per cui non ci potevamo dirigere verso il Ponte Vecchio, per non parlare poi del tango! Mi preoccupai di non poter  ballare sul Ponte Vecchio, quindi  le suggerii di andare verso  un altro ponte e Valeria concordò. Giunti vicino al molo dell’Arno (Lungarno Guicciardini) anche lì c’era molta folla ed era impossibile ballare.  L’ora degli ultimi treni  per lasciare Firenze si avvicinava rapidamente. Mentre eravamo sul ponte, pensavamo disperatamente a dove poter  ballare. All’improvviso la presi vicino a me,  la baciai e le dissi che era molto bella. In seguito, quando studiai la mappa, seppi che quello è chiamato "Ponte Santa Trinità". Le  dissi che quella sera avremmo ballato il tango  ad ogni costo, anche se fosse stato in un angolo di strada o in un parco della città. Decidemmo di affrettarci verso la stazione ferroviaria e cominciai a guidare, superando le strade affollate della città; tuttavia sbagliammo strada per ben due volte. Arrivammo  improvvisamente ​​in una grande piazza con un prato ombreggiato, non lontano dalla stazione. Lì c'erano poche ragazze sedute sul prato da una parte, mentre, nell'altra direzione c'erano alcuni ragazzi che chiacchieravano. Credevo fermamente che  quella sarebbe stata la nostra ultima possibilità di ballare quella notte, anche se fosse stato sul prato.

Con il mio cellulare  feci partire una canzone di Carlos Di Sarli e invitai Valeria, che accettò subito.  Ballammo perfettamente e fino alla fine,  ignari di quello che stava accadendo attorno a noi. Nonostante ci mancassero le scarpe da tango, ballammo, volteggiando sull’erba. Per me quella danza era stata magnifica:

-  Ce l’abbiamo fatta!  - dissi, baciandola.

- Sì! –  rispose, felice.

 In quello stesso momento, le ragazze ci applaudirono da lontano e notammo che i ragazzi si stavano avvicinando. Era ormai tardi  così ci avviammo velocemente verso alla stazione e trovammo rapidamente la piattaforma del treno di Valeria per Viareggio.  Ci scambiammo un bacio e mi disse alcune parole gentili, poi ci separammo. Ero un po' triste all’idea di lasciarla, ma allo stesso tempo mi  sentivo felice per quella splendida giornata. Un'ora dopo salii sul treno e tornai a Roma. Nei giorni seguenti Valeria mi aveva messo in contatto con la sua amica Emma e, una sera, lei venne  a prendermi per portarmi in milonga.  Era stata davvero gentile! Qualche giorno dopo presi il volo verso San Francisco.  Si concluse,  così, il mio viaggio. 

Quando ho scritto la storia in francese, era l'autunno del 2016 e l’incontro con Valeria era giunto fino a questo punto. La mia ultima frase era stata: "Adesso aspettiamo con  trepidazione e ottimismo che i nostri destini ci siano rivelati!”.    Allegai alla mia storia alcune foto e la inviai a Valeria per email come regalo  per il nostro incontro. Ciò mi rese molto felice e, inoltre, la scrittura in francese  mantenne vivo il tempo trascorso insieme, durante le settimane in cui scrivevo. Una mia amica francese che finalmente l'aveva letta e corretta, mi disse: "mi sembra che tu sia innamorato di questa donna". A Valeria era piaciuta molto la mia storia e so che l’aveva mostrata anche a sua madre.

Dopo la perdita di mio padre, all'età di  diciotto anni, mi ero trasferito a Londra da Tehran. Durante i miei  undici anni a Londra come studente, avevo cambiato dimora circa  venticinque volte (vita studentesca in una terra straniera); in seguito mi ero trasferito a New York, poi a Chicago e, infine, a San Francisco dove vivo attualmente.  Avevo viaggiato molto anche in Francia, dove la mia famiglia si era stabilita dopo la rivoluzione iraniana del 1979. Ho comprato e venduto case a Londra, New York, Chicago, Reims in Francia e qui a San Francisco. Mi considero cittadino del mondo e non  avevo paura di  vivere per alcuni mesi dell'anno in Italia, se la mia storia con Valeria avesse funzionato.  Vivo in una città suburbana chiamata Menlo Park, a circa  trentacinque miglia a sud di San Francisco, situata a nord della “Silicon Valley”, centro tecnologico del mondo, dove ho lavorato negli ultimi  ventisette anni. Ultimamente dopo aver venduto la mia azienda, circa  tre anni fa, non lavoro più. Ciò mi ha permesso di viaggiare per il tango e di imparare il francese.  Valeria mi aveva raccontato, inoltre, che le mancava  un vero e proprio uomo affidabile nella sua vita e che tutti gli uomini che aveva conosciuto prima erano stati egoisti e inaffidabili. Le avevo detto: “In tutta la mia vita ho lavorato nell’ambito della scienza e ingegneria molto duramente, ora non ho bisogno di lavorare e voglio seguire il mio cuore. Se tutto funzionerà  tra noi,  potrei prendere in considerazione l’idea di vivere in Italia per  cinque o sei mesi ogni anno ed il resto del tempo qui  nella Silicon Valley, in California”. Valeria mi aveva suggerito di imparare l'italiano. Aveva detto che  la grammatica  italiana e quella francese sono simili. Le avevo detto però,  ripetutamente,  che se fossi arrivato a Roma per un soggiorno prolungato, non avrei voluto sconvolgere la sua vita ed in particolare non avrei voluto essere un problema per lei e per il suo partner di tango. Ricordo chiaramente la sua risposta: "Ah, il tango non è importante!".

Al mio ritorno da Roma avevamo condiviso ogni aspetto della nosta vita. Quotidianamente ci scambiavamo messaggi, parlavamo delle nostre famiglie e condividevamo le foto dei cibi cucinati,  i video e così via.   Una delle prime cose che avevo fatto era stata quella di invitarla a venire in California, per conoscere il mio mondo e trascorrere qualche giorno con me. Ciò era stato oggetto di intensi negoziati. Dal momento che doveva trascorrere il Natale con i suoi figli durante le vacanze, avevamo  programmato  la sua visita  tra  il 27 dicembre 2016 e il 2 gennaio 2017,,,  solo per pochi giorni. Dopo aver accettato il mio invito, le proposi un weekend  a Parigi per il suo cinquantesimo  compleanno. Le promisi inoltre che, subito dopo, mi sarei recato a Roma per soggiornare vicino a lei e per frequentare una scuola di lingua italiana. Sua madre aveva  raccomandato a Valeria che la migliore scuola di lingua italiana per  stranieri a Roma era la “Scuola Dante Alighieri”. Cosi mi documentai sui libri  necessari per apprendere la lingua e li ordinai.  

 Ci dicevamo buongiorno, buonanotte e molte parole dolci, ogni giorno. Usavamo le emozioni per esprimere le nostre sensazioni più volte al giorno. Qualche volta parlavamo in francese. Discutevamo spesso della figlia di Valeria e della sua anoressia. Era un problema molto serio e, naturalmente, Valeria era molto preoccupata. Lei mi teneva aggiornato sui progressi quotidiani della ragazza. Ogni volta che incontrava il nutrizionista, lo psicologo, lo psicoterapeuta,  o il dottore che l’aveva in cura, Valeria mi aggiornava sui risultati degli esami, sulla sua dieta e così via.  Mi inviava messaggi come: "Stiamo aspettando lo psicologo”, “Si sta facendo tardi!" e mi parlava anche delle altre ragazze  delle scuola di Fabiana che soffrivano, anche loro, di anoressia. Ero stato  reso partecipe di tutte le visite mediche. Ogni volta che Fabiana aveva un cambiamento di peso, anche di appena un etto, Valeria mi informava. Ero  seriamente interessato, ascoltavo ciò che  mi diceva, anche se ero lontano, condividevo  tutte le sue difficoltà.  Ero diventato parte integrante della sua vita e ci  stavamo avvicinando sempre più. Questo  era stato il mio modo di dimostrale la mia vicinanza  nei confronti dei suoi problemi. Mi diceva che mi ammirava per la mia sensibilità e comprensione. Più volte mi aveva lodato per la mia intelligenza emotiva e mi aveva mandato la foto di un libro  su questo argomento,  scritto dall’autore americano Daniel Goleman. Lei si lamentava spesso per la  mancanza di intelligenza emotiva   del suo ex marito. Secondo me, quando la gente dice qualcosa di  poco carino sul l proprio ex coniuge o partner, bisogna credere solo al  cinquanta percento della storia. In generale, però, ero molto contento che parlasse apertamente con me della sua vita quotidiana e  di quella dei suoi figli. 

A volte mi  mandava un selfie dal suo ufficio. Spesso, quando andava in milonga da sola o con amici mi mandava delle foto o dei selfie e così avevo conosciuto anche i suoi amici, i suoi vestiti di tango, i poster nella sua camera, persino il tè alle erbe che  beveva prima di dormire ed altre cose.  Questa era la prima volta che  mi impegnavo in un rapporto a lunga distanza e mi accorgevo che mi stavo innamorando sempre di più. Spesso mi diceva che si sentiva molto vicina a me e che ero un forte sostegno per lei, specialmente data la condizione di Fabiana. Anch’io le inviavo foto di San Francisco Bay, della Stanford University, del centro di Palo Alto e Menlo Park, e non solo. Spesso ci scambiavamo  messaggi in inglese ed a volte in francese. Ricordo con chiarezza che il mio corso di francese finì il 6 dicembre 2016 e subito cominciai a studiare l'italiano ed a scrivere in questa lingua. A volte, a sorpresa, durante il giorno, mentre stava lavorando, le mandavo un messaggio dicendole, per esempio "sei bella e intelligente” ed accanto le inviavo anche un cuoricino per  migliorarle la giornata. Qualche volta, di notte, lei mi diceva "buonanotte ragazzo della Silicon Valley"! Durante le elezioni americane del 2016 ci siamo scambiati anche alcuni messagi interessanti. Chattavamo  su WhatsApp almeno una volta a settimana.

Presto avevo iniziato ad organizzare la visita di Valeria. Mi piace organizzare e questo mi ha aiutato molto nel mio lavoro e nelle mie aziende. Questa volta mi  stavo divertendo e sentivo che mi sarei presto innamorato di quella donna. Organizzai ogni cosa, ora per ora, considerando la differenza di fuso orario (jet lag), i viaggi, e le distanze notevoli tra i vari luoghi della California. Spesso chiedevo a Valeria cosa volesse fare e lei si affidava a me.   La cosa mi aveva fatto piacere perché si capiva  che aveva fiducia  del mio giudizio. Mi aveva detto solo che le sarebbe piaciuto  mangiare della torta di mele e  del gelato. Se avessi lavorato, probabilmente non avrei avuto il tempo di pianificare le cose dettagliatamente, ma ora avevo tempo e questa era la donna che amavo. Il pensiero dei giorni in cui sarebbe stata qui mi  rendeva davvero felice. 

Contemporaneamente avevo anche dovuto pianificare il nostro viaggio a Parigi per il mese di febbraio ed anche il mio viaggio per una lunga visita  a Roma, subito dopo.

Volevo che lei si sentisse veramente speciale e organizzai il viaggio con tanta gioia nel cuore.  Trovai un appartamento  all'undicesimo “Arrondissement” di Parigi, nei pressi di “Place de la Bastille”.  Quel luogo sarebbe stato di particolare interesse perché era abbastanza vicino a un posto chiamato “Barrio Latino”  nella “Rue du Faubourg Saint-Antoine”. Lì c’è  una bellissima sala da ballo  per il tango. Volevo portarla lì per il suo compleanno. Non poteva  esserci una scelta migliore.  Ci eravamo incontrati ballando il tango  e avremmo ballato di nuovo  in una bella sala per il suo  cinquantesimo compleanno.

Volevo che lei si sentisse davvero speciale durante il suo soggiorno. Avevo  scritto tutte le attività per la visita di dicembre su un foglio di calcolo sul mio computer e  avevo programmato minuziosamente l'ordine con cui avremmo fatto le cose per circa una settimana. Eccole:

martedì 27 dicembre 2016

-       Tornare a casa dall'aeroporto, mangiare e riposare, Menlo park

-       Cenare a casa - pasta vegetariana, con i funghi come antipasto, Menlo Park

mercoledì 28 dicembre 2016

-       Caffè al Coupa Café e  passeggiata in centro,  Palo Alto

-       Visitare la Stanford University, Palo Alto

-       Cena a casa - insalata speciale di Mehrdad, Menlo Park

-       Crema per la torta di mele, Palo Alto

-       Visitare lo Stanford Shopping Center, Palo Alto

-       Cenare al ristorante Calafia (Il luogo in cui mangiava Steve Jobs), Palo Alto

giovedì 29 dicembre 2016

-       Bayfront Park, Menlo Park

-       Visitare la città di Menlo Park

-       Lunch a casa -  Burger vegetariani ed insalata, Menlo Park

-       Rilassarsi a casa, MenloPark

-       Speciale trattamento di sorpresa per il Natale, Burlingame

-       Cenare allo  Shalizar Persian Restaurant, Belmont

venerdì 30 dicembre 2016

-       Union Square & SF Centre (Nike & Victoria Secret), San Francisco

-       Cheesecake Factory, Union Sq., San Francisco

-       Lambard Street, San Francisco

-       Worf del pescatore, San Francisco

-       Bacio/danza sul Golden Gate Bridge, San Francisco

-        Passeggiata nella baia (Bay), Sausalito

-        Andare a trovare Emma ed i suoi genitori  a casa loro, San Rafael

-       Coit Tower, San Francisco

-       Cenare a Menlo Park (Essere determinati)

sabato 31 dicembre 2016

-       Rilassarsi a casa e andare al supermercato, Menlo Park

-       Pranzo a casa -- salmone oppure tofu con le verdure, Menlo Park

-       Pier 39, Warf del Pescatore,  San Francisco

-       Embarcadero bayfront  e fuochi d'artificio di Capodanno , San Francisco

domenica 1 Gennaio 2017

-       Rilassarsi a casa, Menlo park

-       Visitare il parco di Shoreline, Mountain View

-       Cenare a casa (invitato Emma) -- BBQ di Salmone e di verdure, Menlo Park

-       Andare in milonga all’Alberto’s, Mountain View

lunedì 2 gennaio 2017

-       Rilassarsi  a casa e andare all'aeroporto

Avevo detto, specialmente ad alcune donne del circolo di tango, che la mia ragazza sarebbe venuta dall'Italia e che quindi non avrei  potuto ballare con loro.  Considerando che sarebbe  rimasta qui da me solo per un breve periodo di tempo, avevo ritenuto che questo fosse rispettoso per il nostro rapporto.

 Riuscimmo a fare la maggior parte delle cose che avevo pianificato e molto di più, tranne che andare a casa di Emma il 30 dicembre. Lei, invece, era venuta a salutarci a Sausalito, insieme a sua sorella, sua madre e all'amica di sua sorella. Quando mi ero presentato per la prima volta alla mamma di Emma, lei pensava che fossi un mendicante  o  un clochard. Naturalmente ci eravamo messi a ridere quando Emma aveva detto "Mamma, lui è con lei!". Quella riunione era stata fondamentale per Valeria ed Emma, mentre sua madre, l'altra sorella ed io non partecipavamo alla conversazione.  Sinceramente, la mia presenza era totalmente inutile. Sarebbe stato meglio se Valeria avesse presso accordi per vedere Emma da sola, senza di me.  Per il resto, durante la visita di Valeria avevamo trascorso  dei momenti bellissimi, insieme. Durante quei cinque giorni, avevamo sviluppato anche molta vicinanza ed intimità. Scattavamo sempre  molte foto, selfie e ci divertivamo moltissimo: soprattutto, avevamo imparato a conoscerci e, nondimeno,  mi aveva aiutato molto con la grammatica italiana e con la pronuncia.  Erano stati cinque giorni paradisiaci! Sentivo nascere in me un grande sentimento d'amore per Valeria. Quei cinque giorni insieme erano stati indimenticabili.

Quando si  mantiene un rapporto a lunga distanza, solo  il ricordo dei momenti dell'ultima volta passata assieme , i pensieri, i piani per le visite successive, , le emozioni,  le emoticon ed i messaggi, sono in grado di  mantenere il rapporto  intenso ed emozionante.

Arrivato a Parigi  ad inizio febbraio  2017, dall'aeroporto  mi recai direttamente all'appartamento  prenotato. Ero giunto lì alle 13.00, Valeria invece arrivò da Roma circa mezz'ora dopo. Parigi è sempre bella ma non è  il massimo nel mese di febbraio. Dopo un po' di riposo andammo a passeggiare con l’ombrello poiché piovigginava. A volte a braccetto, a volte tenendoci per mano. Cenammo in un ristorante francese tradizionale.  Siccome la parte anteriore del ristorante era molto affollata, avevamo preso posto in un salotto tutto per noi,  arredato con mobili di antiquariato francese. Il giorno seguente  sarebbe stato il compleanno di Valeria. Io le avevo regalato il viaggio, ma le feci un altro piccolo regalo ed un biglietto di auguri, che la resero molto felice. Nel pomeriggio andammo al Barrio Latino ed  a ballare il tango, dove la baciai e le  feci nuovamente gli auguri. 

Dal momento che il nostro primo incontro era iniziato con  l’idea di ballare sul ponte di Firenze, avevamo cercato di mantenere viva questa emozione,  ballando e baciandoci  su qualsiasi ponte  incontrassimo. Dopo la milonga eravamo tornati  all’appartamento, avevamo fatto la doccia e ci eravamo cambiati.  Io avevo indossato un abito nero ed  una cravatta con i cuoricini, mentre lei indossava un bel vestito nero. Insieme ci eravamo diretti al ponte “Alexandre III”, un bellissimo ponte sulla “Senna”.  Lì avevamo ballato, ci eravamo baciati e le avevo augurato nuovamente buon compleanno, mentre le luci della  Torre Eiffel  scintillavano dietro di noi.    Più tardi siamo andati a cena in un bel ristorante francese chiamato “Ma Bourgogne” a “Place des Vosges”. Il nostro appartamento era al sesto piano di un vecchio edificio francese. C'era  un minuscolo ascensore  che aveva spazio solo per due persone, stando comunque molto stretti. Una delle cose più affettuose che Valeria aveva fatto era  stata quella di baciarmi sulla guancia ogni volta che arrivavamo in quell’ascensore dove scattavamo dei selfie.

Il giorno dopo avevamo lasciato Parigi. Io ero andato a Reims, una città nella  champagne francese, a circa  centoventi chilometri a nord-est di Parigi  per vedere mia madre,  mentre Valeria era ritornata a Roma. Avevo una casa a Reims da circa  vent’anni e volevo venderla. Quindi, giunto sul posto, avevo incontrato gli agenti immobiliari con i quali avevo preso degli appuntamenti quando ero ancora in California. Ero molto orgoglioso di poter camminare e parlare con loro, seppur con il mio francese traballante,   durante i pochi giorni in cui avevo negoziato e firmato i contratti con le due maggiori agenzie immobiliari.

Valeria mi aveva detto che era stato il compleanno più indimenticabile della sua vita ed era molto felice per quella esperienza. Anch’io avevo  vissuto un’esperienza molto piacevole.

Le parole di Valeria "Mi manca di avere un vero e proprio uomo affidabile nella mia vita" mi  rimbombavano in testa e volevo capire,  dati i momenti meravigliosi che avevamo trascorso insieme a Firenze, a San Francisco ed a Parigi,  come avrei potuto fare per diventare  il suo compagno e l'amore della sua vita.   Siccome Valeria aveva dei figli che avevano ancora bisogno delle sue attenzioni,  ed inoltre lavorava ancora ed aveva sia i suoi amici, sia la sua famiglia che vivevano a Roma, ero disposto a rinunciare alla mia casa in California. Avevo pensato di trascorrere un lungo periodo a Roma per imparare l'italiano  e rimanere vicino a Valeria.  Avevamo deciso che il resto del tempo sarei stato in California e lei sarebbe venuta per le vacanze estive, perche le piaceva  il clima, molto più piacevole rispetto a quello di Roma. Durante i mesi estivi avremmo così  potuto visitare le Hawaii, il Messico e le isole Caraibiche. Anche l'Italia è un Paese bellissimo e ci sono molto luoghi interessanti  da visitare, quindi, ci saremmo divertiti  anche lì. Ero  davvero entusiasta  dei nostri programmi e  così ero  arrivato a Roma  pieno di ottimismo.

Arrivai a Roma circa una settimana dopo.  C’incontrammo all'aeroporto e Valeria mi accompagnò direttamente all'appartamento di sua madre, la signora Anna. Era una signora molto gentile e anche molto elegante, parlò con me in francese, poiché non parlavo ancora molto bene in italiano. La signora Anna ci offrì tè e biscotti, le tazze ed i piatti  che aveva scelto erano raffinati e l’ambiente era accogliente. Dato che Valeria abitava con i suoi figli, avevo capito che non c'era modo di stare insieme. Avevo programmato di soggiornare a Roma dal 9 febbraio fino al 18 marzo.  La signora Anna mi aveva offerto ospitalità in un piccolo studio indipendente accanto al suo appartamento. Valeria mi disse che suo fratello aveva abitato lì, infatti c'erano ancora alcuni dei suoi effetti personali. Mi aveva lasciato un po' di frutta, del tè e del caffè nello studio,  così pensai che fosse veramente amorevole e gentile. Più tardi, quella sera, la signora Anna ci  offrì lasagne di spinaci ed insalata,  così Valeria ed io  mangiammo insieme nello studio. Lei però non trascorse lì la notte perché il giorno seguente avrebbe dovuto lavorare.  Nei giorni seguenti scrissi alcune note  nel mio diario.

Venerdì 10 febbraio 2017:

 Abbiamo comprato un biglietto mensile per la metropolitana e per il bus, poi ci siamo recati direttamente alla scuola “Dante Alighieri” a Piazza Firenze al centro di Roma. Dopo aver sostenuto una prova presso la scuola,  mi sono iscritto ad un corso semi-intensivo di lingua italiana. Il corso era già iniziato dal  primo febbraio e  l'italiano che avevo studiato da solo fino ad allora rappresentava le due settimane che avevo perso. Mi sentivo  emozionato, felice, e nuovamente giovane, poiché ero ritornato  di nuovo a scuola.  Successivamente, Valeria era ritornata al lavoro ed io   avevo passato la maggior parte della giornata da solo, girovagando per le strade. Quello stesso giorno avevo dovuto aspettare Valeria almeno per tre volte. Arrivato finalmente in quel piccolo studio, mi sentivo esausto e non avevo niente da mangiare però, essendo vegano, avevo portato una grande busta  di mandorle,  così le mangiai, insieme ad alcuni frutti per la cena. Valeria giunse all'ultimo minuto: aveva ottenuto dei pezzi di pizza che mangiammo a letto.

Sabato 11 febbraio 2017:

Avevamo programmato di andare alla Giustiniana, un quartiere residenziale a circa  venti minuti dal suo.  Avevamo parlato di  comprare una casa e vivere alla Giustiniana,  qualora avessi deciso di  rimanere a Roma per un periodo  più lungo, per cui  avevo studiato la mappa ed i prezzi degli immobili dettagliatamente. A volte, Valeria era gentilmente andata alla Giustiniana per vedere qualche casa o qualche appartamento per me. Quel giorno andammo anche a Roma e pranzammo in un piccolo  locale vegano, non lontano dal Vaticano. Era il mio primo sabato a Roma, la mia ragazza viveva solo a  sette minuti dallo studio ed io stavo cenando da solo! Mi sentivo offeso ma non dissi niente.  Valeria aveva organizzato la  milonga  per il suo compleanno  con i suoi amici di tango. Avevamo ballato un po', eravamo seduti l’uno accanto all'altra e stavamo parlando, quando  improvvisamente arrivò il suo partner  di ballo e, senza accorgersi della mia presenza,  senza quasi salutare,   afferrò la sua mano  per ballare con lei.  Non si può fare niente per la scortesia di alcune persone e francamente non m’importava  del modo in cui lui aveva agito,  ma Valeria avrebbe potuto semplicemente dire: "No, stiamo parlando" o "Aspetta balleremo più tardi!" per rispetto verso  il  nosto rapporto. Quando era venuta in visita a San Francisco, l’avevo fatta sentire molto a suo agio alla milonga, ma adesso non aveva avuto alcuna considerazione per me che avevo percorso  diecimila chilometri per  stare con lei.  Questo era stato solo il mio terzo giorno a Roma e era lei era andata volentieri a ballare con lui!  Le  tanghere dicono sempre di no per tantissime ragioni differenti!  Ciò dimostrava la sua totale disattenzione  verso un rapporto amorevole come il nostro. Se Valeria avesse semplicemente detto di no, facendogli capire che era in coppia con me, lui non avrebbe  agito così.  Le cose non migliorarono quella sera! Più tardi, mentre stavamo facendo una foto, il suo partner di ballo scivolò tra di noi; Valeria avvicinò il  viso a quello del partner e nella foto che era stata scattata, loro due erano vicinissimi mentre io ero  al lato. Poi scoprii che Valeria aveva pagato per tutta la festa quella notte. L'intero viaggio  a Parigi era stato il mio regalo di compleanno ed ora lei stava pagando anche per il suo il suo partner di tango, che si era messo tra  di noi. Diceva sempre di ritenere che il tango non fosse importante ma ora  il suo partner e il tango avevano dimostrato chiaramente la priorità  che avevano rispetto a  noi!  Non mi sentii bene quella sera ma, essendo il suo compleanno, non dissi niente.

Domenica 12 febbraio 2017:

Regalai una cornice alla signora Anna, a forma di un cuore, con  una foto di Romeo e Fabiana quando erano bambini: gliel’avevo preparata in California.  Successivamente, tutta la famiglia si era riunita nelll'appartamento della signora Anna per il pranzo,  così avevo conosciuto Fabiana,  il fratello e la cognata di Valeria. Era stata  un’esperienza davvero  piacevole. Più tardi, Valeria ed io eravamo andati a fare la spesa. L’avevo aiutata a portala nel suo appartamento, ma non mi aveva invitato a rimanere, per cui ero ritornato  allo studio per cenare da solo.

Lunedì 13 febbraio 2017:

Quella mattina andai a correre, poi mi recai a scuola per la prima volta. La scuola Dante Alighieri mi piacque tantissimo, in particolare la mia insegnante Daniela. Pranzai e cenai da solo nello studio. Durante la notte andai a passeggiare, circa tre ore, per le strade del quartiere. Valeria veniva a trovarmi ogni giorno, beveva un caffè con me, poi si recava a lavoro. Frequentavo le lezioni nel pomeriggio, quindi solo raramente andavamo al centro o  pranzavamo insieme.  L'ufficio di Valeria era al centro e fortunatamente la scuola “Dante Alighieri” distava solamente circa  cinque minuti a piedi dal suo ufficio. Alla fine della giornata camminavo dalla scuola verso il  posto in cui lavorava e prendevamo il treno insieme per tornare a casa. Poi lei  tornava al suo appartamento  ed io  allo studio, e  rimanevo da solo  durante la notte. 

Martedì 14 febbraio 2017:

Era il giorno di San Valentino cosi mi ero fermato al suo posto di lavoro:  volevo darle un regalo che avevo portato dalla California; lo avevo messo in un scatola color oro scintillante a forma di un grande cuore. Quella sera l’avevo invitata al ristorante che lei stessa mi  aveva suggerito. Ci eravamo divertiti lì e avevamo scattato molti selfie. Poi, dopo aver camminato a lungo sul ponte Cavour, ci  siamo baciati ed abbiamo scattato un selfie. Quando  siamo arrivati in  Piazza Cavour,   abbiamo infine preso l'autobus verso casa.

Mercoledì 15 febbraio 2017:

Valeria mi aveva regalato un maglione, durante la sua vista in California, per il mio compleanno che era stato prima del suo arrivo,  ma essendo troppo piccolo, lo aveva sostituito in seguito con  quello attuale. Mi era piaciuto moltissimo il suo colore. Alla fine della serata,  annoiato per via dell’essere rimasto da solo nello studio, sono andato a passeggiare per il quartiere.

Giovedì 16 febbraio 2017:

Quel giorno era finito il cibo e quindi  non avevo pranzato. Come al solito, alla fine della giornata, incontrai Valeria davanti al suo ufficio e prendemmo il treno verso casa. Le dissi che volevo partire e lasciarla perché non mi ero sentito accolto, aggiunsi anche che ero stanco di mangiare pezzi di pizza per le strade a pranzo e di passeggiare per  le vie poco illuminate del quartiere  durante le notti. Lei pianse e mi implorò di non farlo.

I giorni passarono. Niente era cambiato in maniera evidente. Non riuscivo a capire perché il suo ex marito non potesse occuparsi dei figli per alcune notti, considerando che  la loro custodia era affidata ad entrambi, ma non dissi mai niente. Un giorno finalmente mi invitò nel suo appartamento per pranzare insieme, in casa c’era anche Fabiana, che mi mostrò i suoi disegni: aveva un talento speciale per l’arte. Mi era piaciuto molto il modo in cui Fabiana aveva parlato con me facilmente, aiutandomi anche un po' con l’italiano. Dopo il pranzo, Valeria mi disse:  "Ora devi andare via"!  Si sentiva che era molto tesa per dire una cosa del genere. La lasciai senza dare troppo peso alle sue parole, ma mi chiedevo perchè si fosse comportata in quel modo, dal momento che consideravo di comprare una casa a Roma per starle vicino. Alcuni mesi dopo si scusò del suo  comportamento, dicendomi che il giorno prima del mio arrivo aveva avuto  un litigio con Fabiana e per questo  l'atmosfera era tesa.  A dirla tutta, mi sembrava che fosse  stata Valeria stessa a rendere la situazione tesa,  poichè Fabiana ed io stavamo parlando piacevolmente.

Un giorno decise di prendere un permesso di lavoro e andammo a Napoli ed a Sorrento. Piovve su di noi a Napoli, per cui comprammo un ombrello da un venditore  ambulante ed entrambi continuammo a passagiare le strade,  abbracciati sotto l' ombrello. Cenammo  alla “Pizzeria Mattozzi”, in via Filangieri a Napoli, prima di ritornare a Roma. Ho buon ricordo di quel giorno. Una sera diede una festa al ristorante per il suo compleanno, in stile Happy Hour, e invitò  una decina di amiche d'infanzia e alcuni dei loro coniugi, questa volta senza il tango. Conobbi Marta, Giulia, Alice, Roberto e Sergio. Quella sera era stato molto piacevole conoscere i suoi amici. Allora avevo già imparato un po' d’italiano e avevo messo  alla prova la mia capacità di parlarlo.  I suoi amici erano stati tutti molto accoglienti e gentili. Una dei sue amiche mi suggerì di chiamarmi “Massimo” quando mi trovavo a Roma e, sorprendentemente, questo è il mio nome italiano maschile preferito! Quella era stata l'unica volta in cui mi ero sentito veramente  parte di una coppia con Valeria in presenza di altri. Una domenica pranzammo insieme a Romeo in un ristorante cinese, dopo Valeria ed io andammo al Giardino degli Aranci a Roma ed infine ci recammo in un parco all'estremità sud della città per gustare il gelato vicino a un piccolo lago. Queste erano state le mie esperienze migliori durante il  mio soggiorno a Roma.

Trascorrevo molte notti camminando a piedi per le strade del quartiere per ore ed ore,  seriamente annoiato, e non volevo andare in milonga da solo. Mi sentivo colpevole all’idea di rimanere nello studio  della madre di Valeria e di uscire  per passare del tempo con altre donne, specialmente  perché lei aveva una figlia affetta da anoressia, e anche suo figlio Romeo doveva seguire una procedura medica. Avevo conosciuto una donna italiana chiamata Margherita, durante una milonga a San Francisco; le avevo raccontato di avere una ragazza italiana di nome Valeria e che sarei andato a Roma per vederla. Mi aveva detto che Valeria, io e lei avremmo potuto prendere un caffè e forse andare in milonga insieme, quando fossi stato a Roma. In quel periodo Margherita era a Roma, così in quei momenti solitari,  avevo la possibilità di chiamarla per andare a mangiare insieme o andare in milonga,  però mi sembrava inappropriato. Siceramente non avrei mai fatto una cosa del genere,  sarebbe  andata contro i miei valori e  principi!

Un sabato, Valeria mi aveva lasciato dicendo che doveva andare dalla sua ex suocera ad Ostia. Disse che avrebbe dovuto pranzare e trascorrere il pomeriggio con lei.  Quel sabato andai nella zona est di Roma e passeggiai come al solito, lungo le vie per ore. Mi sentivo strano  all’idea di andare in un ristorante da solo, ero stanco di fette di pizza  ma alla fine sono rimasto senza pranzo anche quel giorno. Al suo ritorno le avevo detto di aver mangiato il primo e il secondo a pranzo e di non avere fame per cena. Parlava sempre d’intelligenza emotiva, ma  non ne stava mostrando  neanche un po’. Ero rimasto da solo tutto il giorno,  non avevo mangiato a pranzo e non c’era niente da magiare per cena, ma lei non aveva avuto alcuna considerazione per me!

La mattina seguente (domenica), aveva bevuto un caffè veloce con me e si era precipitata in palestra.  Ero rimasto di nuovo da solo! Un giorno le dissi: “l'unica volta che possiamo  vederci, vai dalla tua ex suocera! Questo nostro rapporto non ha dunque una priorità per te?”  Ma non c'era nessuna espressione di rimpianto in lei.  Semplicemente e giustamente disse: "è una  signora anziana e avevo promesso di vederla!", senza alcuna empatia, come se la mia presenza non avesse alcun significato per lei.  Forse le persone sposate da  vent’anni preferiscono fare cose  separatamente, ma il nostro rapporto non era nemmeno consolidato. Ero appena arrivato a Roma; ovviamente non ero geloso di una  signora anziana, ma non riuscivo a capire le  priorità di Valeria,  né cosa stessse cercando di dimostrare. Non capivo come mai  fosse così insensibile. Le dissi che il nostro rapporto era appena iniziato ed io ero  arrivato lì dall'altra parte del mondo per stare con lei, aggiunsi: “Lavori tutta la settimana, trascorri le notti con i tuoi figli e avresti potuto vedere la tua ex suocera la settimana prima del mio arrivo!”.    Provai una grande angoscia interiore per la sua totale mancanza di cura poiché, quando lei era venuta a San Francisco, il mio scopo era stato quello di farla sentire speciale. Ora, invece,  lei stava facendo esattamente l'opposto.  Mi sentii molto sconvolto per la sua mancanza di considerazione e per tutta quella  situazione.

Quando eravamo stati insieme, spesso aveva trascorso lunghi periodi  a parlare ininterrottamente al telefono. A volte le chiamate telefoniche erano importanti per quanto riguardava l'imminente operazione di Romeo o per la condizione di Fabiana, ma spesso, anche per una  telefonata poco importante, continuava a parlare, ignorando la mia presenza. Una volta eravamo andati al ristorante accanto al Teatro Quirino, che si trovava a poca distanza dal suo lavoro. Allora ero stato contento, finalmente, di pranzare insieme ma, improvvisamente era giunta una telefonata e lei aveva passato un  molto tempo al telefono,  mentre io ero rimasto seduto a guardare le pareti. Di solito, quando vado a pranzo con qualcuno, spengo il telefono per puro rispetto e cortesia, ma lei non aveva avuto nessun riguardo verso di me!  Quando le chiesi perché non potesse spegnere il  telefono almeno per un'ora, mentre pranzavamo, cominciò a parlare della condizione di Fabiana. Va bene, ma Fabiana era a scuola in quel momento e non era stata lei a chiamarla. Anche il Presidente degli Stati Uniti con il dito sul grilletto per lanciare un missile nucleare, può  concedersi un pranzo senza interruzioni. Il suo ragionamento era assurdo e  poco coerente! Sentii che quello che stava facendo era una violazione fondamentale  delle buone maniere,  tralasciando l’amore e il romanticismo. In futuro, quando discussi di questi problemi con lei, disse: "stavo facendo del mio meglio per non farti sentire trascurato!".  A dirla tutta, avevo trovato quella frase veramente impropria e  simile ad un insulto.

Pochi giorni dopo eravamo stati invitati da Giulia su una  nave  attraccata sul Tevere,  una delle sue amiche che festeggiava il suo compleanno, un evento senza tango. Il posto era bellissimo! C'erano circa  centicinquanta persone, alcune di loro per un altro evento ma sulla stessa  nave. C’era molta folla e molto rumore. Conoscevo pochissime persone e non sapevo parlare l’italiano. In una situazione simile mi aspetterei che la mia ragazza rimanga con me, presentandomi le persone  e cercando di parlare e tradurre.  Ma Valeria  era scomparsa in mezzo ai suoi amici. Passai un po' di tempo a  scambiare qualche frase con Roberto, un uomo conosciuto in occasione della festa di compleanno di Valeria, che sembrava molto gentile. Passai un po' di tempo con la figlia di Giulia, una bambina molto carina, che stava cercando di insegnarmi l’italiano e andava in giro con una grande macchina fotografica appesa al collo.

Valeria era seduta accanto ad una donna e chiacchierava senza  fermarsi. Andai a guardare il fiume, poi tornai a guardare la gente, ma lei  continuava a parlare come se non  vedesse quella donna da dieci anni, chiacchierando continuamente, semplicemente come se io non esistessi. La donna aveva notato che io la stavo aspettando ma Valeria mi guardava rapidamente, poi si rivolgeva alla donna e continuava a parlare. Non riuscivo a capire cosa stessi facendo lì! Non capivo perche la mia compagna stesse agendo così, dal momento che io  sono in grado di affrontare qualsiasi argomento di politica, scienze, ingegneria, tecnologia, cibo, musica, arte, salute, culture diverse e così via. Quando il rapporto è così nuovo, io desidero che la mia ragazza  rimanga accanto a me per parlare con le altre persone, ascoltando, commentando e partecipando alle varie discussioni. Mi chiedevo perché fossi lì tutto solo! Considerai seriamente di andarmene, se solo se avessi avuto il mio cappotto. La coda per i cappotti però era lunga, inoltre non avevo la ricevuta e non sapevo descrivere il mio cappotto in italiano. Ritornai quindi in dietro e lei  continuava ancora a chiacchierare con quella donna!  Quando finalmente mi raggiunse, disse semplicemente: "non ci vedevamo  da molto tempo e abbiamo avuto molto cose da dire", senza alcuna espressione di rammarico, incolpando la sua amica per averle fatto troppe domande. Se quella conversazione tra lei e la sua amica era stata così importante, io non capivo perché dovevo essere lì!  Perché non avrebbe potuto  conversare con lei la settimana precedente? O prima  del mio arrivo a Roma? O perché non avrebbe potuto pianificare  di incontrarla il giorno seguente per trascorrere  del tempo con lei, come avrebbe voluto? Non esprimeva la minima sensibilità per il fatto che eravamo venuti lì come coppia ed io non conoscevo davvero nessuno,  né parlavo la lingua italiana.  Ero davvero stanco,  quella donna era assolutamente  inconsapevole delle dinamiche di un rapporto romantico e non era per niente rispettosa. Dopo una lunga discussione avevo deciso di rimanere lì.  Così parlai un po' di più  con quella bambina dolce.  

Quando stavamo per andarcene, dopo esserci salutati, all'improvviso, un uomo basso e grasso catturò la sua attenzione e iniziarono a chiacchierare senza sosta. Valeria, curiosamente, si impegnava molto nella conversazione. Capii dall’espressione dell'uomo che lui stava flirtando con lei, e peggio ancora, lei glielo aveva permesso. Una donna seria, rispettosa del suo nuovo compagno, avrebbe semplicemente detto: "Stiamo andando via! Ora non posso parlare"! Le dissi un paio di volte in inglese: "Andiamo!",  lei mi aveva guardato brevemente  per poi rivolgersi nuovamente all'uomo continuando a chiacchierare.   Il suo comportamento aveva dell’incredibile!

Ovviamente  mi sentivo frustrato e molto sconvolto per  quel modo di fare. Le chiesi se voleva agire come fosse una donna single, parlando all’infinito con la sua amica, con l’uomo incontrato alla fine della festa e perdendo cosi la  cognizione del tempo. Perché dunque ero venuto  lì? Le sue azioni erano un chiaro atto di disprezzo per qualsiasi relazione e per qualsiasi essere umano. Oggi, mentre scrivo  soffro ancora nel ricordare quei momenti! Ero sconvolto, frustrato e furioso,  sentendomi tradito perché  mentre organizzavo il suo soggiorno con me in California ed a Parigi, avevo avuto solo una cosa in mente: "Farla sentire speciale". Ormai ero determinato a lasciare Roma a qualunque costo. Ancora una volta ricordai le sue parole "Mi manca di avere un uomo buono nella mia vita". Beh, “mia cara signora”, pensavo, “con questo tipo di comportamento nessun uomo serio rimarrebbe al tuo fianco.” Il suo comportamento era una violazione alla nostra reciproca fiducia; bisognava lasciare  da parte l’amore e il romanticismo. Le sue azioni non  potevano condurre ad un rapporto d’amore duraturo. Non dovevo venire fino a Roma per essere trattato in questo modo. Qual era  la ragione di tutto  ciò?

Pochi giorni dopo, all’inizio  del marzo 2017, avevo finito il mio corso semi-intensivo, mi ero  iscritto ad un  nuovo corso ed avevo comprato un  altro biglietto mensile per la metropolitana, ma non potevo  più sopportare quella situazione. Chiamai l'agenzia e acquistai un nuovo biglietto aereo per Parigi, con il primo volo del giorno seguente.  Ero rimasto sconvolto  ed emotivamente troppo vulnerabile per poter affrontar la signora Anna.  Ero riuscito a reperire il numero di telefono di un’azienda di taxi e avevo  intenzione di usarlo. Chiamai Valeria e le dissi che sarei partito la mattina seguente. Lei scoppiò a piangere e insistette per raggiungermi allo studio, ma era troppo tardi. Le dissi che preferivo  stare da solo. Insistette per portarmi all'aeroporto e accettai. Quella sera usai il mio biglietto metro per l'ultima volta. Andai al Vaticano e, anche se non sono religioso, pregai per felicità di Valeria, per la sua famiglia e soprattutto per Fabiana, che soffriva molto in quel momento. Il cielo era pieno di stelle e andai a passeggiare sul lungotevere prima di tornare  allo studio.

La mattina seguente, Valeria venne a prendermi in macchina e ammise la sua colpa riguardo alla questione del suo partner di ballo, che aveva  avvicinato così tanto il viso al suo, come anche sull'uomo  basso e grasso che l’aveva trattenuta alla festa e  persino riguardo all’amica che le aveva fatto molte domande, e ancora sul suo partner di ballo che  non si era comportato bene,  invitandola a ballare senza però  assumersi alcuna responsabilità per il proprio comportamento. Non volevo più parlare. All'aeroporto bevemmo un caffè insieme. L’abbracciai e poco dopo partii per Parigi.  Presi poi il TGV per Reims e in poco tempo arrivai a casa di mia madre.

Lei mi disse: “pensavo che saresti tornato dopo tre settimane”. Allora, io le spiegai che le cose non erano andate come mi aspettavo e,  nel suo solito modo, senza fare domande, mi portò qualcosa da mangiare.

Non avevo avuto la possibilità di dire arrivederci agli amici di Valeria, né alla signora Anna che mi aveva trattato con tanta gentilezza. Il mio primo pensiero era stato quello di inviarle un biglietto per  ringraziarla  della sua gentilezza e per scusarmi della mia partenza inaspettata.

Passai molto tempo a riflettere. Valeria aveva detto di aver trascorso  dieci minuti a parlare con la sua amica alla festa. A mio avviso erano stati circa  quaranta minuti. Il tempo effettivo era meno importante della totale disattenzione  verso il nostro nuovo rapporto.   Stava semplicemente dando tutto per scontato, senza alcuna empatia. Naturalmente, capivo che se le cose fossero  andate avanti in quel modo, la vita per lei sarebbe diventata soffocante. Così mi ero convinto che lasciarla fosse la decisione giusta da prendere . Ero convinto che lei fosse una donna single, libera come una farfalla, faceva ciò che voleva, non era dunque una donna impegnata in un rapporto serio. Forse per lei sarebbe stato meglio stare con un uomo seduto al bar che chiaccherasse e  flirtasse con le altre donne, lasciandola libera di conversare con la sua amica quanto volesse. Ma quello non sarei stato certamente io.  Non sarei mai  andato a Roma per tutto questo!

Non posso dire che sia stato facile per me, ma era stata la cosa più razionale da fare e quindi ero  contento di aver preso la decisione di partire. Ma dal 3 marzo 2017, il giorno in cui la lasciai, aveva  iniziato ad inviarmi messaggi  d’amore su WhatsApp, chiamandomi, a volte piangendo. Inizialmente avevo cercato di non rispondere, perche sentivo veramente che il danno non  si potesse riparare in alcun modo. Presto però, avevamo iniziato a  scriverci per tutta la giornata. Ripetutamente, le dissi che la questione non riguardava i suoi figli, ma si trattava piuttosto della sua totale mancanza di rispetto per il nostro rapporto, inoltre la sua negligenza mi aveva incitato  ad andarmene. Dal 3 al 9  marzo  ci siamo scambiati tantissimi messaggi e le sue parole  erano sempre più dolci.  Disse che  secondo lei il nostro rapporto non era finito, e che voleva venire a Reims per cucinare una cena per me ed abbracciarmi. Chiese se poteva cucinare in casa mia a Reims, ma il mio problema era: "A quale scopo?  Quale sarebbe stato l'obiettivo finale?"  Disse che non era stata  con qualcuno per  molto tempo e che quindi non sapeva come  comportarsi con me. Finalmente, il 10 marzo 2017 mi chiese cosa avesse avuto un grande impatto su di me. Mi chiese di scriverle le cose divertenti che aveva fatto a Roma e quelle che avevo trovato offensive nei miei confronti. Aggiunse di volere sapere quali fossero state le sue  mancanze. Anche se già diverse volte, a Roma, le avevo spiegato esattamente quali fossero i problemi,  trovai il tempo di  scrivere una tabella accurata e gliela inivai. Le spiegai ancora,  un’altra volta, come i suoi figli ed il suo lavoro non fossero affatto dei problemi, ma piuttosto la sua totale  noncuranza verso  il nostro rapporto e la poca considerzione per la mia presenza. 

Nei giorni seguenti ci sambiammo centinaia di altri messaggi.  Ad ogni messaggio sentivo che  stava diventando un po' più sensibile. Valeria  menzionò l'argomento  della malattia di Fabiana, l'anoressia. Durante tutta la sua malattia, Fabiana non doveva rimanere in ospedale come le altre ragazze che soffrivano di una grave anoressia. Ero convinto che Valeria fosse troppo drammatica e il suo obiettivo  fosse quello di evitare il problema principale. Ero assolutamente convinto che il problema di Fabiana sarebbe presto finito.  Mi diceva continuamente di amarmi moltissimo e di volermi vedere prima del mio ritorno in California. Aveva cercato dei biglietti per Parigi per venire a Reims. Ammise anche di essere stata negligente durante la festa e di aver trascorso troppo tempo con  la sua amica. Poi  si giocò di nuovo la scusa  della malattia di Fabiana e ne fece il suo capro espiatorio. Negli ultimi  sette mesi ero stato consapevole di tutti i problemi di Fabiana più di chiunque altro, ma ero convinto che la sua anoressia non fosse determinante per il nostro rapporto.  Mi scrisse: "...dimmi cosa posso fare per te, qualunque cosa per mostrarti i miei sentimenti per te. Vorrei passare il dolore e ridarti la serenità, io continuo ad amarti comunque...”. Poi aggiunse: "È solo una piccola cosa che voglio fare per l'uomo più speciale dato che non l’ho fatto, quando sei stato qui ..." e continuò a dire: "Amare per me significa un uomo che capisce le mie mancanze e mi dà la possibilità di recuperare". Non ero riuscito ad ottenere una sua risposta chiara. “Quale sarebbe stato  l’ultimo scopo di vedermi?”, pensai.     Glielo chiesi molte volte  ma  le sue  risposte  non furono mai chiare: “Mio caro ingegnere, ti amo, il mio cuore è vuoto!” e via dicendo.

Io non ho certamente un cuore di pietra! Per me, come americano-iraniano, quel periodo aveva  un significato speciale. Il  capodanno iraniano  cade durante l’equinozio di primavera.  Quello è il momento in cui termina l'inverno e inizia la primavera. È il momento della  rinascita della natura. Le fredde, scure e lunghe notti invernali  cedono il passo alla luce,  al caldo ed alla freschezza della primavera, e gli alberi si rivestono di foglie e fiori. Tradizionalmente, questo è il momento in cui le persone  appianano le loro differenze, rinnovano i loro voti e creano nuovi legami per l’arrivo del nuovo anno. Il primo giorno della primavera è il  momento in cui le persone si  augurano buon Noruz (nuovo giorno)  da ben 2500 anni.  Mi era sembrato che  quello fosse il momento in cui, per seguire una vecchia tradizione,  bisognava fare pace e dimenticare il passato.  Quindi, finalmente dissi: “ok”. 

Cosi Valeria volò a Parigi e venne a Reims. Lì ritrovammo la pace e la felicità. Rimase il 18 e 19 marzo 2017.  Mi aveva portato gli occhi di bue da Roma; erano dei biscotti che avevo già assaggiato e mi erano piaciuti. Sentii che mi  amava veramente, mi toccava, mi baciava quando  stavamo solo camminando per le strade, tenendoci per mano. Più volte, camminando per le vie di Reims, mi aveva detto che,  a causa della malattia di Fabiana, era sotto stress e che quegli errori non li avrebbe mai più ripetuti. Moltissime volte si  scusò per tutto ciò che era successo a Roma. Dal momento che era venuta da Roma fino in Francia piena d'amore, feci voto di lasciar andare tutto il passato e di iniziare  un nuovo rapporto a cuore aperto.  Decisi di dimenticare il passato e iniziare un legame molto forte.

Ricordo che, una volta, quando stavamo riposando nella mia casa a Reims, arrivò  un agente immobiliare con alcuni acquirenti. Tre settimane più tardi ottenni un’offerta da un altro acquirente e riuscii a vendere la mia casa, sebbene fosse stata messa in vendita sul mercato per ben  sei mesi. Poche settimane dopo scherzavamo dicendo che  essere lì in quel momento  aveva portato fortuna per la vendita della casa. La notte seguente la portai a casa  di mia madre, una donna molta attiva di  ottantacinque anni. Fu  così che Valeria la conobbe. Lei aveva preparato dei piatti iraniani tradizionali per la cena, aveva anche una piccola collezione di oggetti, piante e fiori, conosciuti come “Haft Seen”, per il nuovo anno iraniano. Valeria scattò molte foto e poi mi disse che  tutta l’esperienza vissuta lì era stata bellissima. Il giorno seguente l'avevo accompagnata alla stazione ferroviaria e avevo  aspettato che il suo treno TGV iniziasse il suo percorso verso Parigi. Eravamo rimasti in comunicazione su WhatsApp fino al ritorno a casa sua. Ero determinato a trovare una soluzione per vivere a Roma vicino a lei per lunghi periodi dell’anno. Mi piaceva l'idea di soggiornare a Roma nei mesi invernali e primaverili, quando il clima è più piacevole, piuttosto che nei mesi caldi e umidi dell'estate.

Trascorrevo molto tempo nella biblioteca, vicino alla grande cattedrale di Reims, studiavo e facevo sempre compiti sulla grammatica italiana.  Ben presto però mi ero trasferito a Londra per un breve periodo. Avevo programmato questo viaggio mesi  prima, quando ero ancora in California. Volevo rivedere i miei vecchi amici, con i quali avevo trascorso gli anni universitari.   Due di loro sono oggi uomini d'affari di successo, un altro, invece, è un  professore presso la nostra vecchia università e guida un gruppo di ricerca. Discussi a lungo con loro e gli raccontai in dettaglio la mia nuova storia d’amore con un’italiana, parlando dei problemi che avevo avuto a Roma. In conclusione, anche se  il mio status sociale mi consentiva di non lavorare, dovevo trovare qualcosa da fare,  anche  part-time, per tenermi  occupato durante i miei soggiorni prolungati a Roma. Valeria ed io eravamo  rimasti in comunicazione minuto per minuto su WhatsApp e stavamo condividendo la nostra vita,  momento dopo momento,  attraverso dei messaggi, delle foto, dei video, come facevamo prima.  Condivisi questo pensiero con lei ed entrambi  ci sentivamo bene. Intanto, il mio italiano era notevolmente migliorato, quindi spesso  ci inviavamo messaggi in italiano.

Il mio amico,  un professore  del dipartimento d’ingegneria, una volta si era lamentato che ci fosse una professoressa nel loro dipartimento a gestire una programma sul “business” e sull'imprenditoria,  che però non sapeva nulla su tali argomenti.  Mi disse che quella donna non aveva mai lavorato nell'industria e aggiunse che l’unica persona che potesse realizzare quel programma ero io. Infatti non solo ho un dottorato di ricerca in ingegneria elettronica, ma avevo anche trascorso più di  trent’anni nell'industria,  lavorando nella gestione e nell'imprenditorialità. Avevo lavorato in una grande azienda multinazionale come vicepresidente e avevo dato vita alle mie  aziende personali, avevo messo insieme squadre,  raccolto fondi,  affrontato gli investitori,  e via dicendo. Così lui mi propose di pensare seriamente di tornare a Londra per gestire quel  programma.

Quando ritornai a Reims, scrissi un sommario del nuovo corso sull’“imprenditorialità tecnologica”  e lo inviai al mio amico professore che lo fece visionare al capo del dipartimento e al decano di ingegneria. Ben presto mi contattò dicendomi che volevano conoscermi, ma in realtà non avevo alcun interesse  a vivere a Londra. La mia cara Valeria era a Roma, quindi, pensavo di  insegnare nello stesso corso in qualche universita romana. Condivisi i miei pensieri e miei progetti con Valeria, la quale pensava che fosse un’idea eccellente.

Il 7 aprile 2017 presi il volo per San Francisco e  ritornai  a casa mia a Menlo Park, dopo essere stato via per oltre  due mesi. Mi sentivo molto motivato!  Avevo un piano!  Cosi cominciai a cercare in tutte le università, pubbliche e private sia a Roma che nei dintorni.  Era stato un compito piuttosto difficile e richiedeva tempo, perché i siti web non erano aggiornati accuratamente. Avevo  creato un foglio di calcolo sul mio computer e avevo iniziato a scrivere le informazioni pertinenti su ogni università, quali: i nomi dei departmenti, i nomi dei direttori,  i numeri di telefono,  i nomi dei segretari, le email e altre generalità-. La prima lettera l’avevo inviata il 9 aprile 2017, due giorni dopo il mio ritorno in California. L'ultima lettera era stata presentata il 12 maggio 2017. Alcune università avevano risposto subito, mentre altre non mi avevano dato risposta. Scrivevo lunghe lettere per spiegare la situazione,  allegando il mio curriculum vitae ed il profilo del mio corso; in totale avevo scritto a  quindici università. Avevo studiato la posizione di ogni università sulla mappa: come arrivare, il modo di  spostarmi, il tempo di viaggio, e via dicendo.. Ogni volta che  aggiornavo il mio foglio di calcolo,  inviavo una copia a Valeria,  così lei aveva cominciato a chiamare per telefono le varie università. Sentivo che questo era  un grande sforzo di squadra. Presto mi disse che alcune di queste università erano religiose,  affiliate al Vaticano e che non dovevo considerarle. Quindi  ci eravamo concentrati solo su alcune università specifiche.

Lo stipendio era  poco importante, m’interessava di più avere qualcosa da fare a Roma per  teneremi occupato e, al tempo stesso, dare valore ai dipartimenti, agli studenti e soprattutto  e stare vicino a Valeria. Non volevo perdere  soldi,  nel frattempo. Questa esperienza  si rivelò molto formativa per me. In California, ed in particolare  nella “Silicon Valley”, quando si dice: "presto farò qualcosa”, generalmente, significa più tardi questa mattina o alla fine della giornata. Avevo scoperto che, quando alcuni italiani dicono "presto" può significare fino a due mesi dopo! C’erano molte formalità da superare. Avevo scritto molte lettere di follow-up anche Valeria aveva iniziato a scriverne  in italiano ed a chiamare continuamente per avere notizie. Un’università mi stava facendo passare attraverso il processo di selezione formale, c'erano, infatti, molte  faccende burocratiche da superare,  così Valeria aveva preso la mia domanda, una copia del mio passaporto e tutti gli altri documenti e li aveva presentati personalmente presso quell’università. La mia formazione e la mia esperienza professionale sono uniche,  tuttavia  nonostante la mia qualificazione c’erano molte lungaggini burocratiche. In un paese come  l’Italia, dove c'è una grande fuga di cervelli, un elevato tasso di disoccupazione e nessun lavoro per le persone istruite, è stato estremamente difficile  ottenere una risposta positiva nei miei confronti,  anche perché io non parlo ancora adeguatamente la lingua.

Tantissime volte avevo detto a Valeria che anche  in prospettiva di una grande mole di lavoro, finché  ci sarebbe stato amore tra noi,  avremmo superato tutte le difficoltà e alla fine  ce l’avremmo fatta. Mai prima nella vita mi ero prefissato qualcosa e avevo fallito. Ero convinto che alla fine avremmo avuto successo.

Noi  eravamo in contatto minuto per minuto.  Mi alzavo la mattina, quando erano già le  quattro del pomeriggio a Roma.  La salutavo con un "Buongiorno" e lei diceva "Hai dormito bene?", poi, continuava  a  raccontarmi di come avrebbe trascorso la sua giornata di lavoro. Mi raccontava delle sue riunioni e talvolta si lamentava delle  frustrazioni subite sul lavoro.  Ci scambiavamo emozioni: baci, cuori e molti altri dolci messaggi amorosi. Adesso scrivevamo esplicitamente in italiano. Di solito scriveva: "baci cucciolo", "amore mio", "dolce ragazzo". Ormai  sapevo leggere e scrivere abbastanza bene in italiano, conoscevo la grammatica ma ero debole nel parlare. Spesso lei  rispondeva  a tutte le domande che le facevo sulla grammatica. Avevo già raggiunto un livello intermedio in italiano ed ero determinato ad imparare la liungua il più velocemente possibile. Mi ero iscritto ad un corso  d’italiano a San Francisco e lo frequentavo ogni giovedì. La nostra insegnante era molto brava e simpatica ma ogni volta impiegavo circa  due ore e  quindici minuti per arrivarci a causa del traffico; anche se da Menlo Park a San Francisco ci vogliono solo  quaranta minuti.  Ogni sera,  prima che Valeria andasse a letto,  chattavamo su WhatsApp, a volte anche per un'ora. Lei usava un linguaggio ben scandito; senza di lei non  avrei potuto migliorare. Stavo imparando l'italiano per poter  tornare a Roma  e starle vicino.  Facevo di tutto per il nostro rapporto e non avevo altro motivo per  imparare la lingua.

Presto avevo iniziato a preparare il materiale didattico. Vivere e lavorare  nel settore  tecnologico ed imprenditoriale della “Silicon Valley”  è una cosa, ma insegnare  in un corso è qualcosa di diverso. Avevo bisogno di preparare  una grande quantità di slide su PowerPoint per le mie lezioni.  Se avessi dovuto insegnare  in un corso di  quaranta ore, per esperienza,  sapevo di   avere bisogno di almeno  venticinque slide per  il momento, quindi avrei dovuto averne almeno  mille. Sebbene  avrei dovuto usarle per il 2018, dovevo però   prepararle immediatamente, in quanto non avrei potuto  farlo all'ultimo minuto. Mentre continuavo a studiare l’italiano con impegno,  passavo molte ore, talvolta ben  dodici al giorno,  a ricercare i materiali e preparare le slide. Avevo iniziato a  parlare di nuovo con alcuni dei miei vecchi compagni nel “Business”, nel “Venture Capital”, nella gestione della tecnologia, per poter mettere in pratica e aggiornare il materiale nelle mie presentazioni. Spesso, Valeria mi chedeva su WhatsApp:  "Cosa stai facendo?" e la mia risposta era semplicemente: "Sto lavorando alle mie presentazioni per Roma" oppure dicevo:  “Sto facendo i compiti d’italiano".

Ormai Fabiana aveva superato la sua anoressia. Questo non era mai  più stato oggetto della nostra conversazione.  Fino a quel momento, Valeria mi aveva detto tantissime volte che ero stato un grande sostegno per lei durante l’anoressia di Fabiana.  La ragazza trascorreva spesso le notti con gli amici nelle discoteche. Di solito Valeria, alla fine della notte, cercava di convincerla a ritornare a casa. Spesso, durante il percorso per  raggiungerla, conversavamo al cellulare.  Valeria aveva avuto due spettacoli di tango, per cui  doveva provare una o due volte alla settimana e, verso la fine, anche  durante alcuni weekend, quindi parlavamo spesso anche di ciò. Ogni volta che andava in milonga mi  inviava una foto o almeno un selfie. Diceva che quando ballava con altri uomini,  pensava sempre a me. Sembravano belle parole!

Avevamo pianificato che sarebbe venuta in California dal 27 luglio al 12 agosto 2017. Avevo  comprato una macchina per fare il caffè espresso, una vera e propria moka,  non quelle che si usano con la capsula.  Sapevo che non le piaceva il caffè americano e volevo che bevesse il miglior espresso in casa mia. Macinavo io stesso il caffè,  facendo molti esperimenti con la macinazione, con il caffè, con la pressione, con il tempo e con la temperatura. Alla fine ero stato in grado di ottenere del buon caffè come quello romano, se non migliore. Come al solito, volevo che lei si sentisse speciale!  Avevo detto a Valeria che, al suo arrivo, oltre alla milonga, l’avrei portata  in  spiaggia, a Carmel ed a San Francsico. Avevo anche inviatato alcune persone, soprattutto italiane, a casa mia per una cena,  il 6 agosto 2017.  L'idea era quella di cenare, conversare , e poi andare tutti in milonga da Alberto’s a Mountin View. A lei era piaciuta molto la mia idea!

A poco a poco, dopo tanto duro lavoro, le varie università cominciavano a contattarmi. Un’università mi aveva offerto una serie di seminari sull'imprenditorialità tecnologica. In un’altra, invece, avevo vinto il processo di selezione, tanto che mi avevano offerto d’insegnare  in un corso di  quaranta ore. Una terza università mi avevo proposto verbalmente di gestire qualcosa in un nuovo programma globale MBA. Tutte queste offerte riguardavano il 2018 ed io volevo essere a Roma da febbraio fino a giugno del 2018. Avevo sempre dato a Valeria tutto il merito  del successo con le università,  data la sua perseveranza nel chiamare sistematicamente i professori. Sentivo che, senza i suoi sforzi, nulla sarebbe successo con le università. Lei scherzando mi diceva che da quel momento sarei stato più impegnato e non avrei avuto il tempo di vederla!  Entrambi ci sentivamo così felici!   Ero profondamente innamorato di lei.  Avevo anche studiato in grande dettaglio la mappa di Roma, scegliendo di vivere nella zona di Prati, vicino Piazza Cavour. Era a pochi passi dalla scuola “Dante Alighieri”,  vicina ad alcune stazioni della metropolitana e nei pressi  dell'ufficio di Valeria,  così alcune volte sarebbe potuta rimanere con me per la notte e la mattina seguente avrebbe potuto raggiungere facilmente il suo posto di lavoro.  Anche lei era entusiasta di tutto ciò. Mi ero registrato  presso un servizio immobiliare online chiamato “Idealista”. Avevo elencato le caratteristiche del tipo di appartamento che avrei voluto. Quotidianamente mi aggiornavano sugli  appartamenti in vendita, così presto avevo capito cosa  aspettarmi ed a quale prezzo. Ero molto emozionato, perchè ci stavamo  avvicinando ai nostri obiettivi. Ero fisicamente qui in California, ma la mia mente e la mia anima erano con Valeria a Roma.

Valeria arrivò a San Francisco giovedì 27 luglio 2017.  L'ultima volta che ci eravamo visti era circa  cinque mesi  prima, alla stazione ferroviaria di Reims, ed ero stato molto felice di rivederla. Mi aveva portato alcuni libri, un dizionario e dei biscotti  occhi di bue. Avevo pianificato alcuni eventi, ma, in generale, eravamo  liberi di fare quello che volevamo. La sera seguente eravamo andati in una speciale milonga a “Berkeley”  chiamata “The House Tango”.  Si partecipava a questa milonga solo  su invito,  così avevo comprato i biglietti molto tempo prima. Alcune persone mi avevano detto che sembravamo una bella coppia e avevano postato le nostre foto su Facebook.  Io non sono su Facebook, quindi qualcuno me le aveva inviate per email. La sera seguente, l’avevo portata a Santa Cruz per una speciale milonga chiamata il "Piccolo Vestito Nero" e Valeria era stata l'unica ad indossare il bianco! Era lo stesso abito che aveva  indossato quasi un anno prima, quando ci eravamo incontrati a Catania. Qualcuno ci scattò circa  venti foto, postandole di nuovo su Facebook.  

Alcune volte andammo  al negozio della Apple  sulla “University Avenue” a Palo Alto ,  perché  l’iPhone di Valeria aveva qualche problema. Una volta la portai, a pranzo, in un grande ristorante cinese a San Mateo. Un'altra volta andammo in un ristorante vietnamita. Questi ristoranti  asiatici sono molto meglio qui in California che a Roma e volevo che li provasse. Cucinavo diversi piatti Vegani a casa mia per Valeria e lei cucinò alcuni diversi tipi di pasta per  entrambi. Un giorno, Valeria stava parlando con sua madre al telefono e me la passò. Parlai in italiano, per la prima volta,  con la signora Anna: fui molto felice ed emozionato  nel dirle che la  primavera seguente sarei tornato a Roma per insegnare in almeno due università. Sentivo che il nostro rapporto stava diventando più forte e si stava creando un vero legame tra noi. Avevamo trascorso un giorno a Carmel, avevamo visitato anche Capitola e Santa Cruz, sulla costa pacifica. Qualche volta andammo pure in spiaggia ad “Aptos”, una piccola località sul pacifico e fu molto emozionante vedere le balene che nuotavano nell'oceano.  Così scattammo centinaia di foto, selfie e video,

In una milonga avevo incontrato un ragazzo appena arrivato dalla Sicilia; non parlava inglese e, sentendolo parlare con qualcuno in italiano, lo avevo invitato alla mia piccola festa per la settimana seguente. Non sapevo chi fosse, che cosa stesse facendo lì e dove vivesse. Lo avevo  invitato solo perché parlava italiano. Gli avevo dato l'indirizzo di casa mia e gli avevo detto di presentarsi lì verso le 19:00 del 6 agosto, quando sarebbero arrivati tutti gli altri ospiti.

 Non tagliavo i capelli da un anno:   avevo intenzione di farmi crescere un codino per la prima volta nella mia vita. Questo è un look comune tra  i ballerini di tango.   In quel momento, non lavorando più in una azienda formale, mi sarebbe piaciuto molto avere un codino. Valeria mi faceva il codino ogni volta che uscivamo e queste piccole cose, nel nostro rapporto,  erano state molto più significative di qualsiasi  altro gesto. In quei giorni, Valeria spesso aveva espresso il suo amore profondo per me ed ero convinto che mi amasse. Volevo usare ogni momento per noi. Eravamo entrambi molto felici!  Purtroppo ero cieco  e non avevo capito che la ragione della nostra felicità dipendeva dal fatto che avessi il controllo di tutto, ma, nel momento in cui avrei lasciato le redini intenzionalmente o involontariamente, Valeria sarebbe stata ancora una volta una donna single, una farfalla, senza alcun rispetto nei miei confronti. Poteva fare  chissà quale sciocchezza, a discapito del nostro rapporto.

Il giorno della festa mi ero alzato alle 6:00, mentre Valeria stava ancora dormendo, avevo iniziato a preparare molte pietanze per la festa ed ero molto fiero di me! Volevo che lei riposasse. La festa era una serata italiana e, principalmente, l’avevo organizzata per lei. Sapevo  cosa fare:  dato che avevo pianificato ogni cosa, tutto proseguiva agevolmente.  All'improvviso, il ragazzo siciliano si presentò nel mio giardino anteriore circa alle 13.30 con delle valigie! Si può ben immaginare quale stupore  provai nel vederlo! Gli avevo detto che la festa sarebbe cominciata alle 19.00 e lui era arrivato alle 13.30, come se fosse a casa di sua cugina! Non lo conoscevo affatto e c’erano ancora milioni di cose da fare. Tutta la casa era in disordine e noi non avevamo ancora fatto la doccia, non eravamo ancora pronti ad accoglierlo. Avrebbe dovuto andarsene e ritornare più tardi all’ora stabilita, tuttavia avrebbe potuto lasciare le sue valigie se lo avesse voluto. Lasciò quindi le sue valigie e se ne andò.  

Alle 17:00, mentre stavo facendo la doccia, il siciliano ritornò e Valeria, aprendo la porta, lo lasciò entrare. Uscito dalla doccia, mi ero vestito ed entrando nel soggiorno,  mi era  sembrato che si conoscessero da tanto tempo. Si erano già scambiati informazioni su Facebook e stavano chiacchierando. Allora nella mia mente mi chiesi: “Cosa  aveva intenzione di fare Valeria?”  Il ragazzo non era un membro della famiglia  né un caro amico. Se avesse voluto incontrare degli sconosciuti e scambiare informazioni su Facebook, avrebbe potuto farlo a Roma, non avrebbe avuto bisogno di venire in California e farlo in casa mia. Ero convinto che ciò che aveva fatto non era nell’interesse del nostro rapporto, che già era stato danneggiato a causa di quello che era accaduto a Roma,  e poi non ci vedevamo  da  cinque mesi. Aveva sempre detto di essere spontanea... Avevamo ancora  due ore prima che arrivassero gli altri, perché non avrebbe dovuto fare qualcosa di spontaneo per noi? Perché non dire, per esempio: “Ti faccio un piccolo massaggio  al collo!” dato che avevo lavorato duramente per la festa. Avevo fatto molte cose speciali per lei. Per esempio, appena  tornati dall'aeroporto le avevo preparato un bacinella di acqua calda per farle fare un pediluvio rilassante con alcuni sali speciali e con della lavanda.  Le avevo detto di fingere di essere alle terme e mi aveva risposto che  quello era meglio di qualsiasi terme. In  rapporto d’amore tali gesti sono molto apprezzati in una coppia. Perché non avrebbe potuto portarmi almeno un tè?  Perché non gli  ha detto andare via, dato che la festa sarebbe cominciata alle 19:00?  Perché  aveva messo questo estraneo davanti al nostro rapporto? Non ero contento del suo  comportamento ma, non volendo rovinare la nostra festa, non dissi niente e continuai ad essere  molto cordiale. Alla fine, verso le 19:00, tutti gli altri ospiti arrivarono.  Per cena avevo preparato  pasta fredda con verdure,  salmone alla griglia e per dessert un'insalata di frutta. Un'altra ragazza italiana aveva portato il  tiramisù, che era delizioso. Avevamo trascorso una splendida serata. Tutti avevano gustato il cibo e  apprezzato i dessert.

Poi la gente cominciò a lasciarci per andare alla milonga Alberto’s, che dista circa  venti minuti in macchina da casa mia. Valeria ed io saremmo andati dopo,  perché dovevamo mettere il cibo in frigorifero. Normalmente, quando vado in milonga, ballo  per circa  quattro ore senza  pause. Ero molto sudato e  bevevo molta acqua. In quei giorni, ballare non era davvero una priorità per me. Volevo solo stare con Valeria e fare tutto quello avrei potuto per renderla felice e allo stesso tempo per rafforzare il nostro rapporto. Per me questo era il  modo migliore per dimostrarle il mio amore. Volevo  davvero andare a Roma e costruire un futuro con lei. Arrivati all’Alberto’s, ballammo alcune volte insieme.  Dopo, lei ballò con il siciliano e con altri uomini. La notte stava ormai per finire,  quando un uomo italiano che era stato alla festa a casa mia, molto gentilmente mi chiese il permesso di ballare con la mia ragazza e naturalmente dissi di sì, così cominciarono  a ballare,  mentre  mi ero appena seduto. Il DJ mescolò un po' la sequenza delle canzoni ma, in generale, una donna responsabile avrebbe ballato una tanda (normalmente tre canzoni), poi avrebbe detto grazie e si sarebbe allontanata. Valeria, invece, continuò a ballare e ballare. Dopo la quinta canzone, il DJ  suonò  l’ultimo tango, “La Comparsita” che dettava la fine della milonga e si concluse cosi la serata. Non potevo credere ai miei occhi. Lei aveva perso di nuovo la  cognizione del tempo!  Questa volta nelle  braccia di un altro uomo!  Più tardi avevo scoperto che l'uomo le aveva suggerito: "Questo è l'ultimo tango e dovresti ballarlo con Mehrdad!”,  ma Valeria aveva aggiunto "lo so, mi dispiace" e aveva continuato ballare con lui. Ero lì in carne ed ossa, seduto. “Che cosa sta facendo?”, “Quanto più insensibile e sconsiderata  potrà diventare ?” , “Cosa  farà dopo?”, “Quale situazione peggiore   potrebbe presentarsi in seguito?”, continuavo pensare. Se lei non fosse stata un’ospite in casa mia,  avrei semplicemente lasciato la milonga. 

In linea di massima, l’ultimo tango è dedicato agli amanti  ed il suo modo di fare era una deliberata disattenzione per le regole del tango. Sebbene non ci fosse alcuna relazione romatica tra di noi, essendo un’ospite a casa mia, avrebbe dovuto usare più cortesia nei miei confronti, dato che l'avevo portata lì. Non riuscivo a credere a come potesse essere così sconsiderata e cosa stesse cercando di  dimostrare, dopo tutto quello che avevamo fatto a Roma, il suo viaggio a Reims e tutti gli sforzi per cercare di ricostruire il rapporto. Ero rimasto senza parole ed ero molto irritato.  Ovviamente dovevamo anche condurre il siciliano all'aeroporto. Onestamente non era una priorità per me in quel momento, ma lo condussi ugualmente all'aeroporto che era a  quarantacinque minuti di distanza. Durante il  percorso in macchina non volli parlare e molti pensieri scomodi  attraversarono la mia mente, insieme a tutti i ricordi di Roma e dell’ultimo febbraio:

Valeria mi aveva detto molte volte che il tango non  era importante, così avevo cominciato a pensare che  avesse mentito. A Roma, infatti, con il suo partner aveva dimostrato che il tango  aveva la priorità rispetto alla nosta conversazione,  anche se  mi trovavo lì da poco e avevo viaggiato  attraverso una lunga distanza per starle accanto.  In quel momento, davanti ai miei occhi, lei stava perdendo la  cognizione del tempo  con il tango, tra le braccia di un altro uomo.  Ricordai che   diceva di pensare a me quando ballava con altri uomini.  Beh, ero seduto fisicamente lì e lei stava  ballando ad occhi chiusi,  guancia a guancia con un altro uomo alla fine della milonga! Era assurdo credere che stesse pensando a me! Non potevo più fidarmi  di lei!  Valeria sembrava essere una donna inaffidabile in un rapporto. Se lo faceva davanti ai miei occhi, cosa avrebbe fatto durante tutti mesi da sola a Roma?  Mi sentivo profondamente tradito. Tutto era caduto  a pezzi.  Non potevo togliermi quei pensieri scomodi dalla mente. Mi chedevo: “Come posso costruire un futuro con questa donna?”  Non  ci eravamo visti per mesi. “ Come può essere  così insensibile una persona?”,  “Se sta facendo questo adesso, che cosa sarà capace di fare fra  cinque anni?” pensavo tra me e me... Questa volta  non c'era un figlia anoressica da usare come capro espiatorio per questo tipo di comportamento  così sconsiderato. Lei era completamente rilassata e stava agendo usando il suo libero arbitrio.

Ovviamente una persona non può costruire un rapporto da sola e non è certamente compito mio insegnarle come comportarsi in un rapporto sano o come prendersi cura di un uomo.  Non ci si può aspettare di iniziare un nuovo rapporto e allo stesso tempo mantenere  uno status quo senza  modificare un po’ la propria vita,  continuando ad agire come una donna single, senza alcuna considerazione per l'uomo che  si dice di amare.  I miei sforzi compiuti per cercare di trasferirmi in un paese straniero,  imparare una nuova lingua e una nuova cultura, lasciare la mia casa in California, comprarne una a Roma,  spendere centinaia di ore a preparare materiale didattico e ad aggiornarmi per lavorare in modo  praticamente gratuito per  rimanere occupato e per starle vicino. Dovevo inoltre preoccuparmi di affrontare molte questioni burocratiche per ottenere il visto, poichè gli americani non possono rimanere in Italia per più di  novanta giorni. Sarei venuto a Roma  pur sapendo di non poter  vivere insieme.  Soprattutto, avrei fatto del mio meglio per farla sentire speciale poiché l’amavo.  In che modo, invece, lei mi aveva fatto sentire speciale?   Non mi riferisco a cose materiali.  Mi aveva detto tantissime volte che  la cosa più importante che aveva fatto  per il nostro rapporto era  stata quella di presentarmi a sua madre  ed ai suoi figli.   Va bene,  mi ero sentito onorato ma non era  comunque abbastanza, se continuava ad agire come una donna single senza alcuna considerazione per i miei bisogni fondamentali.  Mi diceva  continuamente: "Sto  passando tutta la mia vacanza con te!", ma non era abbastanza, se non poteva essere una donna graziosa e amorevole accanto a me; io non sono  un luogo di vacanza!  Sapevo certamente di non poter  stare lontano per mesi e,  alla prima occasione, scoprire il suo comportamento insensibile e sconsiderato. Forse ciò  poteva andar bene per gli altri uomini, ma non per me.   Provai un terribile disagio ed  una grande angoscia, quella sera.

Il presidente Kennedy disse, in un famoso discorso "non chiedere che cosa il tuo Paese può fare per te, ma cosa puoi fare tu per il tuo Paese". Ora  sostituendo "Paese" con "rapporto", si  capisce di cosa  sto parlando.  I suoi modi   freddi, come:   incontrare la sua ex suocera ogni sabato, parlare senza fine con una vecchia amica, non dire "no" al suo  partner di tango e scambiarsi contatti su Facebook con il siciliano in casa mia,  perdere la  cognizione del tempo nelle braccia di  un altro uomo come se non esistessi. Quindi mi chiedo: “Quali di  queste azioni avrebbero potuto rendere più forte il rapporto?” 

Credendo di aver speso troppo tempo in questa relazione, mi incolpavo. Lei non aveva capito che anche i miei semplici bisogni e le mie aspettative erano  importanti.  Per esempio, offrirmi un bicchiere d'acqua quel pomeriggio era molto più importante per un rapporto amorevole, invece di chiacchierare con uno sconosciuto scambiandosi i contatti su Facebook!  Ho fatto qualsiasi cosa per  il bene del nostro rapporto,  invece  Valeria continuava ancora con  la sua vita da donna single.  Io considero ancora tutto questo come un  vero e proprio abuso  nei miei confronti, della mia fiducia e dell'amore che le avevo dato. A mio avviso, il rapporto deve avere la massima priorità e la coppia deve cercare di farlo funzionare. Una persona, da sola, non può farlo. Sentivo  di star costruendo un castello  di sabbia...

Finalmente, lasciammo il siciliano all'aeroporto e tornammo a casa. Quella sera, la guardai  negli occhi e le dissi che lei non era la donna giusta per me.

Rimasi in silenzio per molto tempo.  Era rimasto ancora qualche giorno di vacanza, lei era un ospite in casa mia, lontana da Roma.  Il giorno dopo mi accorsi che niente  sembrava essere accaduto,  così cercai di  godermi il resto della  vacanza con lei.  La portai a San Francisco, ancora una volta in spiaggia e al “Museo Intel” di Santa Clara. Cucinai alcuni piatti, apprezzati in ogni  società. Il suo ultimo giorno di vacanza, 12 agosto 2017 era stato l’anniversario del nostro incontro a Catania. Le avevo  preparato una bella colazione a letto, lei mi diede una cornice con la nostra foto, nella quale mi baciava sulla guancia davanti ad una gelateria a Napoli.  Mi diede anche un biglietto, esprimendo il suo amore profondo per me  con delle belle  parole scritte, che mi avevano commosso.  Sentii che ogni volta che ero fisicamente con lei, però, si era comportata  volutamente in un certo modo:  la mia presenza era perciò  data per scontata.   Aveva sganciato le bombe per la distruzione del nostro rapporto ma poi, diplomaticamente e con azioni attentamente  programmate, aveva  tentato di recuperarlo. Il viaggio a Reims era stato un esempio ed ora questo bel biglietto, dopo aver perso  totalmente la cognizione del tempo nelle braccia di un altro uomo! Io penso che le azioni quotidiane siano più importanti di quei gesti attentamente progettati.

Ricordo quanto scrisse prima di venire a Reims: "Amare per me significa un uomo che capisce le mie mancanze e mi dà la possibilità di recuperare". Per me, invece, una donna amorosa è una che mette la relazione in  primo piano, non fa cose per danneggiare la relazione, è sensibile e si comporta in modo empatico. L'avevo lasciata in silenzio a marzo per il suo comportamento sconsiderato ed insensibile a Roma. Era venuta fino a Reims cercando di  recuperare un rapporto  in frantumi e avevo deciso di dimenticare il passato, ma adesso, dopo che non ci  vedevamo da  cinque mesi, stava  continuando a fare cose sempre peggiori. Nessuno può essere libero al  cento percento, come una farfalla, quando  decide di stringere una  relazione. Moltissime volte, specialmente durante i momenti difficili della malattia di Fabiana, mi aveva ammirato per la mia sensibilità e comprensione. Molte volte aveva scritto "Tu puoi sentirmi da lunga distanza" o "Ti  sento così vicino a me" o cose simili. Tuttavia, quando la mia sensibilità doveva essere applicata alle mie esigenze, era qualcosa che non capiva o con cui preferiva non avere nulla a che fare. A mio avviso,  è una forma di egoismo da parte sua e la considero anche un abuso del mio amore e della mia compassione. Inoltre è di primaria importanza evidenziare come il fallimento del nostro rapporto non sia  avvenuto a causa dei suoi figli, del suo lavoro, del mio trasferimento a Roma, in quanto molteplici sono state le cause, come la continua e ripetuta disattenzione e la mancanza di considerazione e di sensibilità da parte sua. I suoi comportamenti inaccettabili non mi permettevano di continuare come coppia, indipendentemente dall'amore nato tra di noi. Tutto il mio duro lavoro  lungo un anno, i progetti e le aspettative sarebbero state spazzate via dal vento.

Al suo ritorno a Roma, ci scambiammo qualche mail e dei messaggi, alcuni amorevoli, alcuni in lacrime, alcuni arrabbiati. Valeria parlava di molte cose  diverse, negando fondamentalmente che il suo continuo comportamento egocentrico e sconsiderato  è stato la causa della distruzione definitiva della nostra storia; presto scoprimmo di avere delle differenze inconciliabili. Poche settimane dopo, alcune persone, ascoltando la mia storia, hanno affermato che Valeria mi stesse usando per le sue vacanze, senza alcuna intenzione di  impegnarsi in una relazione con me; tuttavia  mi piace ancora pensare che ci  fosse amore reciproco tra di noi. 

Eravamo stati insieme sette volte: 1 - Catania, 2 - Firenze, 3 - San Francisco, 4 - Parigi, 5 - Roma, 6 - Reims, 7 - San Francisco.  Avevamo scritto circa 45,000 messaggi in 1200 pagine , cioè oltre 600.000 parole, molti messaggi vocali, foto e video. Ogni volta dovevamo aspettare mesi prima di vederci.  Alla fine, dopo tanto amore, devozione, lavoro duro,e dopo tanta attesa e pianificazione, tutto si era dissolto in fumo. La nostra storia cominciata in una calda e umida serata di agosto a Catania, in una bellissima circostanza, si era conclusa esattamente un anno dopo.

Nonostante ancora abbia moltissime difficoltà con la lingua italiana,  ho deciso di scrivere la nostra storia d'amore, usando il dizionario ed i libri che Valeria mi aveva dato.  Va bene, non avevo mai scritto una storia in italiano e mi piace  provare cose nuove. Circa due mesi dopo, quando stavo ancora lavorando alla bozza di questa storia, in una milonga locale ho visto una giovane donna, mai  incontrata prima. L’ho invitata a ballare e ho capito che non era della zona di San Francisco. Durante la cortina le ho chiesto da dove venisse e lei ha risposto "dall’Italia", aggiungendo di avere appena cominciato a lavorare come ricercatrice  nella “Silicon Valley”. Sono stato molto felice di poter parlare con lei in italiano. In seguito le ho chiesto il suo nome e lei ha risposto: "Valeria"!  A quel punto c'è  stata una lunga pausa da parte mia, prima di poter parlare nuovamente...

 

Riconoscimenti

Ringrazio immensamente la signora Porpiglia che ha letto le prime bozze della mia scrittura e ha fatto molte correzioni grammaticali e suo marito, il signor Porpiglia che aspettava pazientemente. Senza il loro generoso aiuto non avrei potuto finire la mia storia. Ringrazio anche Alice De Filippi per i suoi consigli ed il suo aiuto per la pubblicazione online di questa storia.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MXN