Halloween: confini sottili
Parte I
L’uomo si tese in avanti, gli occhi
fissi nei suoi. Kara trattenne il respiro, mentre l’uomo alzava la mano e le
sfiorava l’orecchio.
“Cos’abbiamo qua?” Domandò lui con un
sorriso sulle labbra stringendo tra le mani una brillante moneta e
tendendogliela. “Tenetela stretta o scapperà di nuovo via.” Affermò tirandosi
indietro. Kara rise stringendo tra le mani il piccolo gettone dorato.
Lena, seduta accanto a lei sorrise.
Quanto le era mancata Kara? Quanto le era mancata quella risata, spontanea e
genuina? Quella capacità di sorprendersi e di meravigliarsi che la ragazza non
aveva abbandonato con la maggiore età?
“Oh, dobbiamo assolutamente assumere
anche lui!” Esclamò Kara uscendo dalla piccola stanza in cui avevano seguito la
performance del mago.
“Lo hai detto ogni volta, Kara, per
ogni performer.” Le ricordò lei, sorridendo.
“È vero…” Ammise la ragazza. “Ma non è
colpa mia se sono tutti così bravi!”
“Non immaginavo che questo genere di
cose ti piacesse così tanto.” Commentò lei, mentre percorrevano i corridoi
dirigendosi verso l’uscita, oltrepassando oggetti di scena e carrelli pieni di
abiti ricoperti da stelle e paillettes.
“La magia è così… piena di sorprese!”
Affermò allora Kara, gli occhi che brillavano. Lena la osservò per un istante,
beandosi del suo buon umore. Erano mesi che era terribilmente chiusa e imbronciata,
malgrado fosse sempre gentile con lei, mesi che declinava i suoi inviti con
qualche scusa, ma ora le cose stavano tornando alla normalità e vederla così
felice valeva il pomeriggio perso in un compito che avrebbe potuto assegnare a
chiunque altro o semplicemente decidere a tavolino.
“Allora li faremo venire tutti.”
Acconsentì.
Kara ruotò lo sguardo su di lei e la
fissò con occhi sgranati.
“Davvero?” Chiese, poi scosse la
testa. “No, non possiamo… costerebbe davvero troppo e non voglio che…”
“Vogliamo che sia il miglior party di
Halloween che la CatCo abbia mai visto, giusto?
Divideremo la sala in angoli con temi diversi, ognuna di esse avrà un performer
unico e con uno spettacolo interattivo adatto al tema.” Dichiarò e sorrise nel
vedere gli occhi di Kara illuminarsi.
“Oh sarebbe bellissimo!” Ammise la
giovane, lasciandosi convincere con estrema facilità. “I due contorsionisti
potrebbero andare con ragni e ragnatele, l’illusionista con i fantasmi, il
lettore della mente con i vampiri e il mago… con le streghe e altre cose
spaventose, invece di monete dalle orecchie potrebbe estrarre caramelle!” Lena
rise e Kara la imitò. “Grazie.” Mormorò, poi, osservandola un poco di
sottecchi.
“E di cosa?” Chiese lei, agitando la
mano. “Sono io a doverti ringraziare per avermi accompagnato.” Affermò, anche
se entrambe sapevano che Lena aveva deciso di occupare così il pomeriggio solo
per Kara.
“Grazie di non avermi lasciato andare
e di aver lottato per… la nostra amicizia.” Mormorò lei, piano.
Lena abbassò lo sguardo.
“Vali ogni sforzo, Kara.” Affermò,
delicatamente.
Rimasero in silenzio, camminando una
accanto all’altra, tra loro vi era una nuova serenità, una nuova calma dopo
quelle parole. Lavorare assieme presentava delle tensioni a volte, ma la loro
amicizia era forte e non mancava mai la comunicazione tra di loro. Lena ne era
felice, non le era mai successo di poter essere completamente se stessa… evitò
di pensare a un piccolo dettaglio, un sentimento forte che non riusciva sempre
a nascondere e che Kara non doveva scoprire.
“Oh! Guarda!” Disse, piena di
entusiasmo, Kara indicando la scritta attaccata alla porta che stavano
oltrepassando.
“No.” Affermò decisa Lena.
“Sì!” Esclamò invece Kara, un ampio
sorriso sulle labbra.
“Hai messo il veto all’ipnotista, io metto il veto alla lettura delle carte!” Kara
fece una smorfia a quelle parole decise.
“Non volevo vedere l’ipnotista perché Clark ha avuto una pessima esperienza una
volta e non volevo rischiare.” Spiegò.
“Clark Kent?” Chiese Lena,
chiedendosi, non per la prima volta, che rapporti avessero i due reporter, Kara
ne parlava ogni tanto come se fosse un parente e altre come se fosse solo un
collega.
“Sì.”
Dal corridoio spuntò una donna dai
lunghi capelli neri, sciolti sulle spalle, e brillanti occhi verdi.
“Buon pomeriggio.” Disse scrutandole
e sfiorandosi l’alto cappello a cilindro con mani guantate di bianco. Non aveva
l’aria di una lettrice delle carte, quanto meno Lena non ne aveva mai vista una
in un elegante giacca nera, camicia bianca, papillon argento in tono con il
gilet e… lunghi stivali neri. “Stavate aspettando me?” Chiese. Lena la guardò
sorpresa, o si era dimenticata la gonna o quella era la tenuta di una maga sexy
più che di una lettrice di carte.
“No.” Rispose lei.
“Sì!” Esclamò invece entusiasta Kara.
Lena le lanciò un’occhiataccia.
“Solo una carta dunque.” Affermò la
donna, gli occhi che brillavano, agitò la mano prima che Lena potesse
protestare e tese a Kara una carta. “La Forza.” Affermò. “Coraggio e sicurezza,
forza interiore e disciplina.” La giovane sorrise fiera a quelle parole.
“Dai Lena, una per te, solo una!”
Chiese e Lena cedette davanti al suo sguardo da cucciolo.
“Va bene.” Accettò. La donna la
guardò un istante, poi fece svolazzare la mano e tra le sue dita comparve una
seconda carta. Kara sorrise entusiasta.
“L’Imperatrice.” Spiegò. “Abbondanza
e intelligenza, ambizione e capacità.”
“Questo era facile.” Affermò Lena,
pentendosi subito delle sue parole quando vide gli occhi dell’elegante donna
dardeggiare di divertimento e una seconda carta apparire tra le sue dita, una
carta tesa a Kara.
“Gli Amanti.” La ragazza corrugò la
fronte e Lena strinse le labbra conscia della strada che i pensieri di Kara
stavano prendendo. “Incertezza nell’amore, desideri inespressi.” Gli occhi
della donna saettarono di nuovo su Lena e una carta si materializzò nella sua
mano.
Kara sbiancò nel vederne apparire
l’immagine e Lena strinse i denti ricordando perché detestava quelle cose e ripetendosi
che lei era una donna di scienza e che non credeva in quelle sciocchezze.
“La Morte.” Decretò con tono serio la
maga. “Rinascita, spiritualità… cambiamenti.”
“Basta.” Era stata Kara a
intervenire, decisa.
La donna piegò il capo e le carte che
ancora stringeva tra le dita sparirono.
“Perdonatemi, avevamo detto solo una
carta.” Disse, ma i suoi occhi non sembravano contenere nessun rimorso. “Permettetemi
di fare ammenda.” La donna fece svolazzare la sua giacca dalle lunghe code nere
e nelle sue mani comparve una piccola fiala. “Un filtro magico.”
“Non abbiamo bisogno di nessun
filtro…”
“Paura di un po’ di sciroppo
colorato?” Domandò la donna e sorrise nel vedere la mascella di Lena contrarsi.
“Sa di fragola.” Aggiunse la donna, poi fece un occhiolino a Kara e le tese la
fialetta. “Alla più coraggiosa.”
“Cosa dovrebbe fare?” Chiese Kara
dubbiosa per una volta.
“Oh… molte cose o nulla… dipende.” Di
nuovo sorrise fissando Lena con occhi brillanti di divertimento. Kara l’aprì e
ne bevve un sorso.
“Sa di fragola.” Confermò e poi la
tese a Lena.
“Non crederai che io beva qualcosa di
cui non conosco l’origine?” Chiese la donna e la maga si strinse nelle spalle.
“A volte la scienza non è tutto, miss
Luthor, a volte i cambiamenti possono essere
accolti.”
“Oh, va bene, è solo un gioco.”
Decise, prese la fialetta dalle dita di Kara e bevve il secondo sorso che
conteneva. Era dolce e sapeva, decisamente, di fragola.
Quando riabbassò il capo lei e Kara
erano sole.
“Dov’è finita?” Chiese, sorpresa, si
era distratta solo un istante. Kara ruotò la testa sorpresa a sua volta.
“Oh… io… non lo so.” Ammise, poi
sorrise. “Magia!”
Lena fece una faccia scettica, ma si
rilassò nel rendersi conto che quell’incontro strano non aveva intaccato il
buon umore di Kara.
“Quella pozione mi ha ricordato quei
dolcetti alla fragola che ti piacciono, ricordi? Li abbiamo mangiati in quella
pasticceria sulla tredicesima…”
“Sì, ricordo, a te non erano
piaciuti.”
“Vero, a me non piacciono molto le
fragole… ma c’erano dei pasticcini ripieni di crema che erano deliziosi!”
Lena sorrise nel vedere gli occhi di
Kara brillare.
“Mi sembra che dopo tutto questo
lavoro ci meritiamo un po’ di riposo.” Kara ridacchiò divertita, poi la sua
espressione cambiò come se avesse appena ricordato qualcosa.
“Non abbiamo chiesto alla donna come
si chiamava! Sarebbe stata perfetta al tuo party!”
“Se ti è piaciuta chiederemo anche di
lei, dubito che siano in molte ad andare in giro vestite così…”
“Mi è piaciuto il suo filtro.” Ammise
Kara e lanciò uno sguardo divertito a Lena che rise lasciando che la tensione
per quelle ultime due carte se ne andasse via.
Quando, varie ore dopo, Jess la
informò che aveva preso gli accordi necessari con la compagnia che gestiva
tutti gli artisti che avevano conosciuto quel pomeriggio, rimase solo un poco
stupita che, nessuno, avesse saputo dire chi era la donna che avevano
incontrato nel corridoio. Non importava, avevano abbastanza artisti per
riempire il salone in cui, da lì a una settimana, si sarebbe svolto il party di
Halloween della CatCo. Il primo evento che veniva
organizzato da quando lei era diventata la socia maggioritaria della compagnia,
un evento che avrebbe dovuto essere memorabile, ma non stravagante,
sofisticato, ma non noioso… sperava davvero che avrebbe funzionato.
***
Kara si guardò attorno con occhi
meravigliati, i decoratori che Lena aveva ingaggiato stavano facendo un lavoro
meraviglioso, dando forma a quello che lei aveva immaginato quasi per gioco.
“Vi piace, miss Danvers?”
Chiese Jess avvicinandosi a lei.
“Sarà bellissimo.” Confermò, gli occhi
che brillavano, nell’osservare i tecnici montare le luci e aggiungere
ragnatele, scheletri e zucche.
“Lo spero.” Commentò Jess.
“Vi serviva il mio aiuto per…?”
Chiese Kara ricordandosi perché fosse lì.
“Sì, miss Luthor
vorrebbe che confermaste il menù per il buffet.” Tutta l’attenzione di Kara
tornò alla donna alla sola menzione di un buffet. “Avrei mandato una mail, ma
visto che eravate solo al piano superiore e che volevo anche un parere su come
stesse venendo la sala…” La donna si strinse nelle spalle e Kara annuì
confermando l’ottima decisione, mentre la donna le passava il tablet e lei iniziava a sentire lo stomaco borbottare nel
leggere ciò che prevedeva il menù.
Kara sorrise.
“Ha preparato Lena il menù, non è
vero?” Chiese, riconoscendo tutti i suoi piatti preferiti.
“Sì.” Confermò la donna.
“Mi sembra tutto perfetto.” Affermò
allora lei decisa e Jess annuì soddisfatta, inviando la conferma al catering.
“Sarà una sera magica!” Dichiarò con
gioia Kara.
“Supergirl, dietro di te!” Kara schivò e poi ruotò su se
stessa, afferrò l’alieno e lo congelò quanto bastava per bloccare la crescita
di ulteriori arti, poi gli diede un pugno che lo mandò nel mondo dei sogni.
“Ottimo lavoro.” Kara afferrò l’alieno svenuto e volò al DEO per poi lanciarlo in tutta
fretta in una cella.
“Come mai così di fretta?” Le chiese Winn ne vederla tornare di corsa nel centro operativo.
“Alex ti porta a fare dolcetto e scherzetto?” Chiese ridacchiando all’idea.
“La festa alla CatCo!
Ho promesso a Lena di arrivare un po’ prima per aiutarla con gli ospiti e non
voglio essere in ritardo!”
“Il sole non è ancora tramontato, non
sei in ritardo. Sono solo le sei.” Le venne incontro Winn.
Kara osservò i riflessi rossi che si infrangevano sui vetri dell’edificio e
fece una smorfia. Peccato che in ottobre il sole tramontasse alle sei e il
party sarebbe cominciato esattamente alle sei!
“Ci vediamo lì.” Affermò Kara,
lanciandosi verso l’alto, i raggi del sole la avvolsero, gli ultimi, pochi
istanti, mentre lei ancora volava nel cielo, e il sole sparì nell’oceano tinto
di oro e rosa.
Il senso di urgenza divenne
improvvisamente pressante, tanto da farla annaspare e così la paura, una paura
intensa che stringeva il suo cuore in una morsa, ma non paura per se stessa...
Sbatté gli occhi confusa, mentre si
ritrovava ad osservare non il sole tramontare sull’oceano di fronte a National
City, ma una piccola baia con una nave.
Scosse la testa e la sensazione sparì
così come quella insolita immagine. Confusa si lanciò verso casa, entrando nel
suo appartamento con appena un senso di vertigine.
Doveva essere stato causato dal suo
scontro con quell’alieno bizzarro. Kara si morse il labbro indecisa, poteva
tornare al DEO e fare una serie completa di analisi, perdendo ore, o sperare
che fosse solo un episodio e andare alla festa che Lena aveva organizzato.
Sei mesi aveva passato cercando di
allontanare la giovane, perché… perché averla accanto la faceva sorridere e
stare bene e lei non voleva sentirsi bene, lei doveva soffrire, altrimenti…
smise di seguire quel corso di pensieri e decise che non avrebbe abbandonato
Lena, aveva fatto una promessa alla donna e l’avrebbe mantenuta, una piccola allucinazione
non l’avrebbe fermata.
Rapida sfilò il costume da Supergirl e indossò l’abito che aveva scelto per quella
sera, si concesse un istante per osservare il vestitino dal corpetto azzurro
scuro e dalla gonna corta, composta da strati di veli di un azzurro chiaro,
ruotò le spalle osservando le ali quasi trasparenti della stessa tonalità.
Soddisfatta raccolse i cappelli in uno chignon alto e li fissò con una
coroncina di fiori.
Avrebbe sorriso allo specchio se non
fosse stato per quel senso di ansia, che la spingeva a muoversi in fretta.
Afferrò una borsetta ricoperta di palliettes, perfetta per il suo abito da fatina, e uscì di
corsa dal suo appartamento.
Una decina di minuti dopo entrava
alla CatCo. Salutò la guardia all’ingresso e salì in
fretta le scale, il salone della festa era poco distante, si udiva già una
debole musica e il vociare dei primi ospiti. Era in ritardo. Di nuovo fu
assalita da un intenso senso di ansia. Quasi corse nell’attraversare l’ultimo
corridoio, spalancò la porta e i suoi occhi corsero lungo la stanza ignari
delle splendide decorazioni, degli artisti che eseguivano i primi numeri, del
lungo tavolo con il buffet, alla ricerca di qualcosa, di qualcuno.
Non sapeva cosa le stava succedendo,
tutto quello che aveva importanza ora era…
“Lei.” Mormorò e i suoi occhi si
fermarono su Lena. La donna stava chiacchierando con James e altri due
reporter. Aveva indossato un abito nero che le arrivava appena sotto al
ginocchio, una cintura evidenziava la vita, mentre il decolté era composto da
strisce di tessuto nero, che ricordavano una ragnatela, le maniche corte del
vestito erano trasparenti, avrebbe potuto essere solo uno dei suoi soliti
eleganti abiti, ma, tra le mani Lena, teneva un cappello a punta, che
chiaramente non aveva intenzione di indossare. Kara sorrise, mentre il suo
cuore si riempiva di gioia. Stava bene, tutto era al suo posto.
Eppure, mentre guardava ammirata la
donna, non poté fare a meno di notare come stringeva le dita attorno al
cappello e come vi fosse una piccola contrazione sulla sua fronte, come se
qualcosa non andasse, come se… soffrisse.
Di nuovo fu presa da un senso d’ansia,
fece un passo avanti e Lena alzò gli occhi incontrando i suoi.
Il cambiamento fu quasi spettacolare.
Il viso della donna si illuminò e ogni traccia di disagio scomparve. Kara fu
riempita da un senso di benessere, di gioia e di felicità.
Eccolo: il sorriso più bello del
mondo diede nuova luce al viso di Lena, mentre camminavano una verso l’altra. Oh, quanto l’amava!
Sbatté gli occhi confusa da quel
pensiero, da quelle sensazioni così…
Il telefono suonò e lei abbassò gli
occhi sulla borsetta, quando alzò lo sguardo sul viso di Lena vi era
un’espressione confusa. La donna si voltò osservando il gruppetto che aveva
appena lasciato. Kara la imitò e notò subito lo sguardo perplesso di James e
dei due reporter.
Prima che potesse dare un senso o
riflettere ulteriormente sulla cosa il cellulare richiese, con un ulteriore
squillo, la sua attenzione. Estrasse il telefono e corrugò la fronte nel vedere
il nome terrestre di Kal.
“Pronto?” Disse, preoccupata.
“Kara! Stai bene?” Chiese subito Clark, un tono teso che non era comune in lui.
“Sì… sì, credo di sì. Cosa succede?”
“Non lo so!”
Il tono di suo cugino era frustrato ora. “Ho
parlato con Zatanna, mi ha fatto due o tre allusioni
su di te e mi sono preoccupato.”
“La maga con cui hai lavorato ogni
tanto?” Kara stava cercando di ricordare qualcosa riguardo alla donna, non era
una nemica di Superman, anche se ogni tanto il suo modo di aiutare era
discutibile. Improvvisamente un’altra maga le venne in mente e Kara si sbatté
la mano sulla fronte. “Oh!”
“Oh?”
Intervenne subito Kal, di nuovo teso.
“Io… credo di averla incontrata, non
l’ho riconosciuta, ma ora che ci penso…”
“Cosa ti ha fatto?” Domandò il giovane.
“Nulla, ha tirato due carte per me e
due per Lena, le ultime non erano gentili così le ho chiesto di smettere e lei
si è fatta perdonare con un filtro…”
“Sì?” La
spinse a continuare Kal, Kara, però, aveva posato di
nuovo lo sguardo su Lena che ora stava parlando con Jess, ma, sentendosi
osservata, alzò gli occhi su di lei e sorrise. Di nuovo percepì qual senso di
sollievo nel vederla al sicuro e di nuovo non poté fare a meno di pensare che
era la più bella donna… no, il più bel essere umano che avesse mai visto in
tutta la sua vita e lei avrebbe tanto voluto raggiungerla, prenderla tra le
braccia e… si rese conto di aver fatto qualche passo solo quando udì Kal che la chiamava dal telefono.
“Kara?”
“Sì.” Rispose, gli occhi sgranati. “Ci
ha dato una pozione, doveva contenere qualche allucinogeno.”
“Non sembra essere nel suo stile, non ne vedrei il motivo, sono sicuro
che non vuole farti del male…” Disse però titubante Kal.
“Cosa ti ha detto Zatanna,
di preciso?”
“Qualcosa riguardo alla necessità che avevi di aprire gli occhi sul
passato e sul presente, che aveva deciso di farti un regalo e che questa notte
di Halloween sarebbe stata una notte da ricordare.” Spiegò il giovane.
“Sai dove posso trovarla? Devo
parlarle, deve far smettere questa cosa, subito.” Kara percepì il panico nel
suo tono.
“Proverò a contattarla, non è una facile da trovare, ma troverò un modo,
intanto tu… fai attenzione, va bene?”
“Grazie.” Sospirò Kara, poi il suo
cuore ebbe un balzo quando rialzò lo sguardo e si ritrovò ad osservare gli
splendidi occhi di Lena.
“Tu…” Mormorò la donna, alzando la
mano e accarezzandole il volto. “Sei qui.” Disse e Kara non poté fare a meno di
bearsi di quella dolce carezza.
“Stai bene.” Disse, con un senso di
sollievo. “Credevo… credevo…” Non lo sapeva, non ne era sicura. “Che ti avessi
persa per sempre.”
Lena scosse la testa, era confusa a
sua volta, lo si vedeva nel suo sguardo, poi i suoi occhi tornarono su di lei e
la donna sorrise.
“Sono qui.” Affermò, quasi come se
cercasse di convincere se stessa e lei allo stesso tempo.
La stanza attorno a Kara iniziò a
cambiare, a muoversi, mentre lei e Lena erano immobili, come se i loro piedi
fossero ancora in un mondo che mutava.
Improvvisamente stava danzando,
sentiva la musica moderna e al contempo nelle sue orecchie vi erano ritmi di un
altro tempo. Sbatté le palpebre e fu in un altro luogo.
La musica smise di riempire l’aria e lei si inchinò. Era annoiata. Rapida
evitò l’uomo che si stava avvicinando nel chiaro intento di chiederle un’altra
danza, salutò il notabile del castello con un cenno della testa, ruotò dietro
ad una colonna per evitare lo sguardo di suo padre e si infilò in cucina,
sfruttando un gruppo di servitori che ne stavano uscendo con un vassoio ricolmo
di cacciagione. Afferrò un piccolo vassoio di dolci e si infilò nella dispensa,
lì non avrebbe dato fastidio e avrebbe potuto godersi qualche minuto di pace.
Distratta dalla decisione di quale dolcetto mangiare per primo non si
rese conto di non essere sola nella dispensa, se non quando un braccio la
afferrò e una mano si posò sulla sua bocca soffocando il suo gridolino
sorpreso.
“Ehi, Kara, sei arrivata?” James si
fece avanti, lanciando loro uno sguardo perplesso.
Kara sbatté gli occhi riscuotendosi,
cos’era successo? Cosa le aveva detto Lena? Solo un’istante prima lei era…
“Sì…?” Il giovane la fissò ancora più
confuso dalla sua risposta che sembrava più una domanda.
“Ehm… allora: una fata e una strega,
vi siete messe d’accordo?” Tentò di nuovo, passando lo sguardo da Kara e Lena.
Lei seguì il suo sguardo e notò gli occhi confusi di Lena, anche lei sembrò
fare fatica a connettersi con quello che James stava dicendo.
“Sì.” Affermò alla fine la donna. “Si
può dire così, anche se in realtà Kara mi ha obbligata a indossare un costume e
alla fine abbiamo concordato per qualcosa di… accettabile.” Lena sembrava aver
ripreso il controllo della situazione, ma di nuovo, sulla sua fronte, era
apparsa quella piccola ruga, come se avesse mal di testa.
Kara rivolse la sua attenzione a
James, che aveva un lungo mantello e un abito elegante, probabilmente voleva
essere un vampiro.
“È Halloween!” Dichiarò. “Bisogna
travestirsi!” Sì, era alla festa di Halloween della CatCo.
Qualsiasi cosa le avesse fatto Zatanna doveva indurre
strane allucinazioni.
“Avrei potuto indossare quell’abito
che mi fa sembrare una zucca gigante…” Affermò Lena e Kara fece ruotare gli
occhi, lasciando da parte i suoi problemi con la maga.
“Quell’abito ti sta a meraviglia!” Protestò.
Gli occhi di Lena scivolarono di nuovo su di lei, luminosi e pieni di…
Eccola di nuovo, quella sensazione di
profonda gioia nel vedersi oggetto di quello sguardo, fonte di quel brillare.
Entrò nella dispensa con un ampio sorriso che le illuminava il viso.
“Buonasera, baronessa.” La salutò la donna seduta tra i sacchi di farina,
un libro appoggiato sulle gambe.
Si morse il labbro.
“Da quanto lo sai?” Chiese, leggermente rossa in volto, preoccupata.
“Non era un gran segreto.” Dichiarò la giovane chiudendo il libro.
“Cambia qualcosa?” Domandò allora lei, osservandola timorosa. Le noiose
feste che suo padre organizzava ogni fine settimana erano diventate qualcosa da
attendere, grazie ai suoi incontri con la giovane, a quei momenti rubati nelle
cucine in cui ridevano, scherzavano e, fino alla settimana precedente, prendevano
in giro la misteriosa e invisibile figlia del barone.
La donna sollevò il sopracciglio e
sorrise.
“Cambia qualcosa?” Le chiese e lei scosse la testa per poi sorridere
felice.
“No. Cosa stai leggendo?” Domandò poi, sedendosi accanto a lei il cuore
più leggero.
“Ohhhh.”
Mugugnò, sorprendendo James, mentre Lena scuoteva la testa come se scacciasse
qualcosa dai suoi pensieri. “Devo… andare via.” Affermò, poi, prima che gli
altri due potessero protestare, si allontanò, ma non prima di vedere un lampo
di delusione negli occhi di Lena e provare un senso di vergogna. Sentì che la
stava abbandonando, di nuovo, che la stava lasciando al suo destino e non
provava neppure a lottare.
Spinse via quella sensazione e si
inoltrò nella stanza sperando di sparire tra le ombre create dai decoratori o
tra le folla sempre più grande di impiegati della CatCo.
“Ehi, Kara, ti senti bene?” Si era
nascosta tra le fitte ombre create da un ragno gigantesco, ma a quanto pare non
era il posto migliore.
“Sì, tutto bene.” Eve
le lanciò uno sguardo perplesso, un mantello rosso che ondeggiava sulle sue
spalle.
Kara sentì che doveva dire qualcosa
al riguardo.
“Bello il tuo costume.” Affermò e la
donna si illuminò.
“Mi sembrava perfetto con il colore
dei miei capelli e poi ho pensato che sarebbe piaciuto a miss Luthor.” Spiegò e poi arrossì. “Non… non in quel senso…
voglio dire che miss Luthor ammira moltissimo Supergirl e allora… mi sembrava appropriato… lei è una donna
così meravigliosa!”
Kara annuì.
“Già…” Mormorò, provando di nuovo
quel confuso senso di colpa che non riusciva a spiegarsi al quale si aggiunse
l’imperativo di raggiungerla, di trovarla. Un’urgenza che aveva già provato due
volte quella sera e che combatté, resistendovi.
“Credo sia la migliore capa che
potessimo sperare! Non fraintendermi, Cat Grant è un
mito, ma miss Luthor, insomma, sei fortunata ad
essere sua amica.” Continuò la donna, gli occhi che scandagliavano la stanza
alla ricerca della fonte della sua ammirazione.
“Sì, sono fortunata.” Ammise Kara.
Sapeva di esserlo, perché Lena era speciale, in moltissimi modi. I suoi occhi
seguirono quelli di Eve, alla ricerca di uno sguardo,
uno sguardo che aveva saputo sincero fin dalla prima volta che lo aveva
incontrato.
Un mago tagliò in due una ragazza
della contabilità e ci fu un applauso, una mummia spuntò da una parete, facendo
sobbalzare un gruppetto di reporter sportivi che risero con fragore, un
contorsionista eseguì una figura quasi impossibile e un coro di oh premiò il
suo sforzo. Gli occhi di Kara proseguirono, rapidi, fino a quando non
incontrarono colei che cercava.
Lena era accanto a Jess che frugava
nella sua borsa alla ricerca di qualcosa di cui evidentemente la donna
necessitava, ma che dimenticò nel momento stesso in cui i loro sguardi si
incontrarono. Un caldo senso di benessere scacciò via l’urgenza e la tensione,
ogni cosa passò in secondo piano ora che Lena era di nuovo nel suo raggio
visivo. Sorrise e fu avvolta da un profumo di fragole.
“Fragole?” Domandò la donna, sorpresa. “Dove hai trovato delle fragole?”
“Shhh!” Le ricordò lei, sbirciando oltre la
dispensa, preoccupata che qualcuno le sentisse, ma non c’era nessuno se non i
cuochi consapevoli da sempre della loro presenza, ma leali a lei che avevano
visto crescere.
Quando si voltò, la ragazza era vicinissima. Il suo cuore sobbalzò,
sorpreso, e l’emozione si riverberò lungo tutto il suo corpo, come un’onda di
calore. Da qualche tempo le succedeva, quando la giovane la sfiorava o si
trovavano troppo vicine.
“Le ho trovate nel bosco.” Disse, le guance rosse, facendo un passo
indietro e creando di nuovo uno spazio tra loro.
“Nel bosco…” Mormorò la donna che aveva una fragolina tra le dita e la
faceva ruotare piano tra indice e pollice, gli occhi fissi su di lei. “Cosa ci
facevi nel bosco?”
“Mi sembra ovvio… cercavo fragole.” Spiegò, ma quello sguardo su di lei
era penetrante, intenso, come se volesse strapparle la verità.
“Non ti piacciono le fragole.” Commentò e lei annuì.
“Sono per te.” Ammise, fece un passo indietro e si ritrovò contro i
sacchi di farina, incastrata. La ragazza sorrise, avvicinandosi di nuovo.
“Il tuo è stato davvero un pensiero gentile.” La sua voce si ruppe,
sembrava essersi resa conto, solo in quel momento, di quanto fossero vicine.
Il suo cuore prese a battere veloce, tanto da toglierle il respiro,
mentre le labbra della donna si avvicinavano e i suoi occhi la guardavano
curiosi, timorosi e al contempo pieni di coraggio.
Un rumore le fece allontanare. Il segnale che la cuoca lanciava loro
quando suo padre mandava qualcuno a cercarla.
Si mosse, per allontanarsi, ma la mano della giovane si strinse sul suo
braccio trattenendola.
“Dopo il tramonto, nella radura.” Le bisbigliò, poi sorrise, un delicato
rosa colorava la sua pelle perlacea. La donna prese le fragole e uscì, sparendo
dalla sua vista.
Lei si accasciò sui sacchi di farina, incurante del rischio di farsi
trovare lì. Non sapeva cos’era successo, ma il suo cuore batteva veloce e non
riusciva a smettere di sorridere.
Sbatté le palpebre, sempre più
confusa, cosa significavano quelle immagini, quelle sensazioni, quei
sentimenti? Perché doveva vedere e sentire quelle cose? Non capiva…
Strinse i pugni e distolse lo sguardo
da quello di Lena che sembrò riscuotersi e prendere il bicchiere che Jess le
stava tendendo. Una cosa era certa, qualsiasi cosa fosse era legata a Lena.
Distolse lo sguardo da lei e si
allontanò, prese l’ascensore e salì fino al piano degli uffici della CatCo.
Il grande stanzone, di solito pieno
di attività e fermento, era vuoto. Kara avanzò tra le scrivania, notando appena
le piccole decorazioni di Halloween sparse qua e là, scheletri aggrappati agli
schermi dei computer, tazze a forma di zucca, boccali pieni di caramelle a forma
di ragni o scorpioni.
I giorni prima aveva sorriso
entusiasta davanti a quelle manifestazioni della festa d’autunno, ma ora non si
sentiva proprio in vena di sorridere.
Prese il telefono tra le dita
chiedendosi se chiamare di nuovo Kal, oppure, forse, avrebbe
dovuto chiamare Alex o il DEO. Si appoggiò al balcone, incerta sul da farsi, i
suoi piedi erano di piombo, le sembrava di aver fatto uno sforzo enorme anche
solo nell’allontanarsi così tanto da Lena…
“Kara…?” La voce di Lena era
titubante, ma fece accelerare subito il cuore a Kara. Si voltò appena, ma non
la guardò, cercando di ricordare che i suoi sentimenti non erano quelli giusti,
non erano i suoi, era tutto colpa di quella maga e di quella maledetta pozione!
“Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?”
“No, certo che no!” Esclamò, provando
una fitta di rimorso nel sentire il tono teso e preoccupato di Lena. Questa
volta si voltò e la guardò, mentre si tormentava le mani, un sorriso timido che
nascondeva la confusione. “La festa è bellissima, ogni cosa è bellissima… tu
sei bellissima.”
Kara arrossì e vide Lena sorridere un
poco di più, ma abbassare gli occhi un delicato e soffuso rossore che colorava
i suoi zigomi.
“Anche tu sei bellissima.” Questa
volta alzò gli occhi nel dirlo, facendo incrociare i loro sguardi. La donna
fece un passo avanti.
Kara fu di nuovo avvolta da quella
calda sensazione di felicità. Le sue labbra si aprirono in un ampio sorriso,
lasciò il telefono su di una scrivania, dimenticato, e si avvicinò a Lena, alzò
la mano e osservò quella della giovane intrecciarsi alla sua. Il contatto la
fece rabbrividire, era così giusto, così naturale e al contempo così nuovo!
Un contrasto che la sua mente
faticava a comprendere, ma a cui il suo cuore non sembrava voler badare.
Un dolce profumo, fresco e delicato,
giunse alle sue narici, Kara sbatté gli occhi e vide Lena corrugare la fronte.
Stava per succedere di nuovo.
Note: Rieccomi con una nuova piccola storia, divisa in due parti e, dal titolo dovreste averlo intuito, in onore di Halloween. ;-)
Cosa ne dite? Avete intuito cosa sta succedendo a Kara, cosa sono queste allucinazioni? E Lena? Starà vivendo qualcosa di simile? Fatemi sapere cosa ne pensate.
La storia è stata scritta utilizzando i prompt dell’iniziativa organizzata dal gruppo: LongLiveToTheFemslash.