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Autore: PrincessintheNorth    23/10/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non sapevo perché l’avessi fatto.
Era solamente successo.
Era lì, tra le mie braccia, il suo profumo di rose e stelle alpine che mi mandava a quel paese la razionalità … ed era successo.
Okay.
Okay, lo devi ammettere, idiota. L’ho fatto. Ho baciato Katherine.
Dopo che era accaduto, ci eravamo subito allontanati.
In un attimo, lei era finita seduta sull’albero maestro e mi aveva lasciato al timone. Neanche mezz’ora dopo che avevo rischiato di farci affondare.
Da quel momento, sulla nave era caduto il silenzio più totale, interrotto solo dal frangersi delle onde sui fianchi del vascello.
Non sapevo cosa provavo.
Lo struggimento che sentivo verso di lei, ora era sparito. E le spiegazioni che mi davo erano due: o il continuo tartassarmi di Castigo sul fatto che l’amassi mi aveva fatto credere di amarla, e baciarla aveva placato il desiderio che quel drago mi aveva indotto … oppure l’amavo veramente.
E quel bacio era stata un’ammissione.
E, nonostante sperassi fino all’ultimo che fosse la prima opzione quella giusta, in fondo al cuore sapevo che era solo una scusa.
Non c’era più niente da fare.
Come lei aveva rimarcato ben più di una volta, non la conoscevo così bene come credevo, ma nonostante questo …
La amavo.
L’amicizia tra di noi non era destinata a rimanere tale.
- Stai sbagliando la rotta.
Non mi ero nemmeno accorto che era scesa dal pennone e mi aveva raggiunto, ma d’altra parte si muoveva silenziosamente sulla nave.
Le lasciai il timone, e si sistemò i capelli prima di posarci su quel cappello.
Era bellissima. Fiera e composta, come l’avevo vista spesso. Guardava l’orizzonte con la sicurezza di chi sa dove vuole e deve andare, e sa che ci arriverà.
Poi, diede un colpo deciso al timone, facendo girare completamente la nave.
E io che ero convinto di stare sbagliando solamente di poco, che al massimo saremmo approdati al fiordo accanto, invece che a Northern Harbor.
- E dov’è che stavo andando?
- Puntavi a sud- est in direzione Vroengard. – rispose laconica.
Lanciò un’occhiata alle carte nautiche sul tavolino accanto a lei, misurando le distanze con un compasso.
- Ci metteremo come minimo tre giorni a tornare. – commentò.
- Impossibile.
Sospirò, appoggiando la mano sul tavolo.
Era il gesto che faceva sempre, come suo padre, quando era irritata.
- Tu ci hai mandati alla deriva e dubiti delle mie capacità di determinare la nostra posizione e le tempistiche di ritorno? – ringhiò.
Non era assolutamente contenta.
Beh, nemmeno io lo ero, se per questo.
Avevo appena capito di amarla, e la cosa mi stava portando più paura e tristezza che gioia.
In un attimo, rividi di fronte a me la mia Ashara. Morta troppo presto.
- Scusa. – mormorò. – Non avrei dovuto …
- No, ho sbagliato io.
- Io ho sbagliato lasciandoti guidare la nave.
- Credevo non si dicesse guidare, ma timonare. – le ricordai.
Un lieve sorriso le comparve agli angoli delle labbra rosse e le sue guance si colorarono di pesca.
- Touché. – commentò.
- Abbiamo delle riserve di cibo?
- Un intero banchetto. – commentò, ma mi stava prendendo in giro. – Sai com’è, di solito mi porto dietro le scorte per un intero reggimento quando programmo un’escursione della durata di due ore.
- Niente cibo. Bello.
- Tanto avevo una dieta in programma. – ridacchiò.
- Seriamente questa nave non ha scorte di cibo?
- Non lo so! Va a guardare!
- E dove dovrei guardare?!
- Nella cambusa!
- Dove?!
- In cucina!
Scesi giù in cucina, dando un’occhiata a quello che c’era nei barili.
Ben poco, notai.
Acqua a sufficienza, ma per il resto, gallette e tozzi di pane.
Perché ritenere che un drago possa cacciare è proibito, sbuffò Castigo divertito. Non temere, Murtagh, a voi due trottolini amorosi non mancherà niente, troverò di sicuro le ostriche e certamente sulla nave c’è il vino. Vedrai che tornerai al Tridente con una Katherine incinta.
Idiota, commentai.
Tornai di sopra, andando da lei.
- C’è poco. – commentai.
- Definisci poco.
- Acqua, gallette e pane.
- Abbastanza. – liquidò la questione.
- Abbastanza dove?! E la carne?! Le verdure?! Lo chiami cibo questo?!
Si voltò verso di me, divertita. Cercava di non ridermi in faccia.
- È commestibile?
- Che c’entra?!
- Lo è, Murtagh?
- Sì, ma …
- È allora è cibo.
- No. Non lo è. Questo … è cibo per i ratti, Katherine, non possiamo mangiare questo!
- Pensa a chi muore di fame e tieni per te certe considerazioni la prossima volta. – mi rimbeccò, come una mamma.
- Non sentivo certe cose da quando avevo sei anni. – sbuffai. Iniziai a notare i lati negativi di quella convivenza forzata.
Se non l’avessi seguita, mi sarei risparmiato parecchi problemi. L’ammettere ciò che provavo e il farmi rimproverare da lei in primis.
- Beh, evidentemente avevi bisogno di una rinfrescata.
Da quando era successo quel che era successo, non ne avevamo più parlato. Non che volessimo, chiaramente.
Ma lei si era chiusa ancora di più. Già non era la persona più aperta e solare del mondo, e adesso era diventata ancora più ombrosa, scostante e irritata.
Cercava di allontanarmi da sé, capii. Ultimamente, lo faceva con tutti.
La tentazione di stringerla e baciarla, di calmarla, era forte.
Ma dovetti trattenermi.
Le persone che mi stavano vicino non facevano mai una bella fine. Lei, con la storia del ghiacciaio, aveva già rischiato troppo.
Quindi non vuoi stare con lei perché la ami troppo?!, commentò Castigo.
Non voglio che sia una seconda Ashara.
Murtagh, quel pericolo ormai non c’è più …
C’è Grasvard. Ho troppi nemici, e lei ne ha già abbastanza. Non posso metterla in pericolo.
Stranamente, non commentò. Non mi insultò, non mi disse che era una cosa stupida, che avrei dovuto cogliere l’occasione di felicità.
Poi, parlò. Hai ragione, disse. Non merita quella fine. Ma magari … quando il pericolo sarà passato …
Sono l’ex Cavaliere di Galbatorix, figlio di Morzan, non passerà mai il pericolo! Tutta Alagaesia vuole la mia testa. E se scoprissero che la amo … lei è una debolezza. E non posso averne. Non possiamo averne.
Quindi cosa pensi di fare?
Niente. Tutto resterà com’è. Baciarla è stato un errore.
Un bellissimo errore.
Che avrei rifatto altre mille volte.
- Tutto bene? – scelsi quindi di chiederle.
Annuì in fretta, ma stringeva le mani sul timone talmente forte che le erano sbiancate le nocche.
- Vuoi che ti dia il cambio?
Finalmente, un sorriso. – Senza offesa, ma potresti ucciderci tutti se toccassi di nuovo un timone.
Severa, ma giusta.
- Se mi spieghi la rotta magari riesco … sai com’è, se è tutto avanti non faccio niente …
A quel punto, proruppe in una fragorosa risata.
E non m’importò che stesse ridendo di me. Perché il fatto che stesse ridendo significava che, almeno per un attimo, ero riuscito a sgravarle il cuore.
Ed era ancora più bella quando non aveva preoccupazioni.
- La fai facile tu. – rise. – Devi stare attento a ogni onda, alle secche, a mantenere la direzione giusta, per non parlare dei venti. Però … sì, c’è qualcosa che puoi fare. Procura del cibo.
- Non hai detto che ne avevamo?
Alzò le spalle. – Nella cucina ci dovrebbe essere anche una canna da pesca.
Finalmente, su quella maledetta nave c’era qualcosa che sapessi utilizzare.
- No problem.
Mi fece un sorriso, prima che scendessi nella cucina.
E nel fare quegli scalini, capii che non avevo mai odiato così tanto avere un’amica.
 
 
 
 
 
   
 
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