Film > Kingsman: The Secret Service
Segui la storia  |       
Autore: kingstier    23/10/2017    1 recensioni
«Harry, siamo sposati?»
«Non lo siamo?»

Ovvero le cinque volte in cui sono praticamente sposati, più una in cui non lo sono (non ancora).
{ Harry/Eggsy | Long fic | 11524 parole | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Gary - Eggsy - Unwin, Harry Hart, Merlin, Roxy Morton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

+I



«Che ci fate qui?» chiede Eggsy, scrutando i suoi spettatori con sospetto mentre rompe sei uova in una ciotola.

 Roxy scrolla le spalle e protende il busto in avanti sull’isola da cucina per guardarlo sbattere il composto, Parsifal accanto a lei afferra due sedie e le avvicina al bancone. Quando entrambi si siedono, è chiaro che Eggsy non potrà andarsene senza che prima gli facciano un discorso d’incoraggiamento o ricevano qualunque cosa stiano cercando.

 «Gira voce che qualcuno prepari dolci usando le scorte dell’agenzia» afferma Roxy, agitando ammiccante le sopracciglia.

 «E a quanto pare quel qualcuno non è Merlino» rincara Parsifal.

 Le teste di Eggsy e Roxy si volgono di scatto verso di lui. «Merlino?»

 «Cucina quando è stressato».

 «Cazzo» esclama Eggsy, «è per questo che siamo riforniti a dismisura? In tutta la mia vita non ho mai visto tante bocchette decorative in un solo posto. Non ho immaginato ci fosse nemmeno la metà di questa roba finché non ho notato una porta nascosta dietro… be’, c’è una porta nascosta. Vi basta sapere questo».

 Roxy ruota gli occhi con benevolenza e poggia il mento sul palmo. «Cosa festeggi, allora?»

 Eggsy distoglie il viso. «Harry non si è ancora ripreso dalla missione in solitaria della scorsa settimana, è un po’ abbattuto. Mi sono ricordato che una volta ha raccontato che da piccolo le crèmes brûlées erano il suo dolce preferito, per cui».

 «Ah».

 Percival solleva un sopracciglio con aria perspicace. «Sai, l’ultima volta che si è parlato di crèmes brûlées al quartier generale è stato vent’anni fa, quando Artù – Chester, ai tempi – le vietò e giurò: “Mai più!”»

 «Perché?»

 «Faresti meglio a domandarlo a Harry. A proposito» dice Parsifal con un’espressione criptica spingendo gli occhiali sul naso, «quand’è che sono diventate serie le cose tra voi due?»

 «Tra noi non c’è niente». Credo, ma Eggsy non lo aggiunge. Ad essere onesto, preferisce non riflettervi sopra, perché esaminare il piccolo e strano accordo tra lui e Harry equivarrebbe ad aprire il coperchio dei suoi sentimenti, ed Eggsy non è del tutto certo che sarebbero ricambiati. Invece si sforza di pensare a una ragione plausibile per cui vent’anni prima è stato bandito un innocente dessert alla crema inglese.

 «Uhm» mormora Parsifal assottigliando lo sguardo.

 E poiché Eggsy è consapevole di come funziona la prassi, arretra di un passo e tira fuori dal frigorifero due creme già raffreddate. Le sistema in due pirottini di un bianco immacolato dalle basi dorate, decorate con il monogramma della caratteristica K della Kingsman. Ha sorriso quando ha scoperto che Merlino (o qualcun altro, però adesso è sicuro che si tratta di Merlino) si è fatto personalizzare qualche decina di pirottini. Massima discrezione, già.

 «Comunque vi andrebbe di essere i primi ad assaggiare la crème brûlée à la Eggsy?» Non sta evitando l’argomento, è una ritirata strategica. E poi gliel’avrebbe fatta provare lo stesso. Cosparge un pizzico generoso di zucchero e confettini sulla superficie dei dolci, lisciandola con la punta delle dita.

 «Ehm, Eggsy» interviene Roxy, osservando il bruciatore che Eggsy tira fuori da sotto il bancone, «sono al novantanove per cento convinta che ne esistano di più piccoli destinati specificamente ai fini culinari».

 Eggsy ridacchia. «L’ho trovato nella dispensa con l’etichetta Da non maneggiare fuori dalla cucina. È questo il suo utilizzo, ci scommetto il piede sinistro». E conoscendo Merlino, è probabile che lo sia. «Oltretutto è più facile da usare di un accendino. Con uno normale, ci vuole un’eternità».

 Mira da una ragionevole distanza la fiamma ossidrica verso lo zucchero e rilascia.

 Una volta dato un morso, sia Roxy che Parsifal tessono le sue lodi – Eggsy si figura di aver visto Parsifal commuoversi un po’ – ed è la leggera spinta di cui ha bisogno per indurre se stesso a portare un pirottino di crème brûlée appena caramellata all’ufficio di Harry. Entra senza bussare e rivolge all’altro un sorrisetto compiaciuto quando viene accolto da Harry con una faccia impassibile.

 «Non mi do nemmeno la pena di rimproverarti» commenta con voce piatta.

 «Bene! Ecco, Harry, anche i vecchi cagnacci riescono a imparare trucchi nuovi!»

 «Eggsy, sei qui per dimostrarmi che la generazione attuale non è fisicamente in grado di bussare?»

 «Nah, ti», si schiarisce la gola, «ti ho cucinato una cosa». Eggsy rivela il pirottino e il cucchiaio nascosti dietro la schiena e li piazza dritti in fronte a Harry, proprio sopra i rapporti operativi che Harry stava revisionando. «Li facevo tutti i Natali per mia madre. Allora però non erano granché, perché gli ingredienti a disposizione non erano proprio raffinati, ma…» Scrolla le spalle.

 Mentre l’altro batte le palpebre studiando la crème brûlée, Eggsy si prepara. Harry prende il cucchiaio e rompe lo zucchero solidificato con un gradevole crack, servendosi una generosa porzione. I secondi passano mentre Harry mastica lentamente, leccandosi le labbra dopo aver deglutito il boccone.

 Harry sospira e lo contempla come se Eggsy avesse scalato le stelle e gli avesse donato la luna. «Cazzo, Eggsy, potrei sposarti».




Ecco come stanno le cose: Eggsy è al corrente dell’improfessionalità dei sentimenti che nutre per il suo capo, ma non è improfessionale al punto da rifiutarsi di domare le farfalle intente a evadere le sue costole. Il dovere è il dovere e se per la missione è necessario che lui baci Harry fino a perdere la testa allora lo farà senza alcuna esitazione (e se si dà il caso che a lui piaccia fin troppo baciare Harry, sono affari suoi).

 Lo aiuta il fatto che Harry condivide la sua opinione, considerata l’espressione orgogliosa da morire che ha dopo una rumorosa e scomposta sessione in pubblico di sbaciucchiamenti al muro.

 Inoltre, perché lui non si è guadagnato il suo posto da spia per niente, Eggsy è conscio dei pensierini non proprio ammissibili sul posto di lavoro che Harry fa su di lui. Tuttavia non è nei suoi piani parlargli a proposito delle ragioni per cui Harry non ha ancora fatto una mossa (cioè, una vera mossa, quando non fingono di essere una coppia incapace di togliersi le mani di dosso), che sia per via della loro occupazione e della loro natura di colleghi o perché non cerca niente di serio con Eggsy. Non c’è motivo concreto di infrangere le condizioni del muto contratto che li lega.

 Ecco perché, com’è ovvio che sia, il cervello di Eggsy compie la brillante decisione esecutiva di fare esattamente ciò che ha provato a evitare: connette ogni momento speso insieme negli ultimi mesi con il tassello finale del puzzle.

 Diciassette secondi precisi dopo lo scoccare dell’orologio delle due e mezza del mattino, gli occhi di Eggsy si spalancano e lui si rizza sul letto. «Siamo sposati?» farfuglia d’impulso, biascicando le sillabe invece di scandirle.

 Harry gli si scuote accanto e geme, con la sua migliore imitazione di un macinacaffè rotto. «Cosa?»

 «Harry» esclama Eggsy strappando le coperte a Harry, nascostosi sotto di esse fin sopra alla fronte. «Siamo sposati

 «Certo che lo siamo» risponde Harry con voce semplice e pratica, come se Eggsy non si fosse accorto solo adesso della frequenza con cui hanno condiviso il letto per settimane anche al di fuori delle missioni sotto copertura e senza che Harry lo contestasse o gli ordinasse di andarsene. Hanno cominciato a farlo tanti di quei secoli fa che Eggsy ha scoperto alcune delle strane abitudini che contraddistinguono il sonno di Harry: gli piace dormire con il viso sotto il riparo della coperta per non essere colpito in faccia dalla luce, occupa moltissimo cazzo di spazio sul letto con le sue gambe lunghe e i suoi piedi sono sempre congelati, e a volte digrigna i denti inavvertitamente. «No?»

 «Non quando siamo in missione, ma…» Eggsy scrolla le spalle, alza le braccia all’aria e gesticola in direzione dell’area coabitata del letto. «Quando siamo… non in missione» conclude in modo fiacco. «Nel senso di “Eggsy e Harry”».

 Harry batte le palpebre, ancora curvo e i capelli sparsi sul cuscino. «Ho avuto l’impressione che ci stessimo ufficiosamente frequentando da un po’. Eggsy, facciamo il bucato assieme e una volta abbiamo battibeccato nel reparto frutta sulla corretta maturazione delle banane per dieci minuti. L’altro giorno mi hai portato un dolce che non mangiavo da anni».

 Eggsy concede che è trascorso diverso tempo prima che smettesse di negare la verità in fronte a lui. È stordito dall’improvvisa consapevolezza che lui e Harry sono, in via non ufficiale, compagni-barra-sposati. E a quanto pare per Harry un appuntamento consiste nel fare il bucato e lavare assieme i pantaloni.

 «Cosa, e ti sei scordato di menzionare questo dettaglio?»

 «Ti ho detto che spettava a te la prima mossa. Lungi da me importi qualcosa che non volevi».

 «Che… tu!» Eggsy ridacchia, ricordando vagamente la loro copertura da sarti. «È stato sette mesi fa! Non credevo che…»

 «Siamo spie, Eggsy, non insultare la mia o la tua intelligenza asserendo di non sapere cosa stessimo facendo». Harry si siede, scostandosi dal volto il ricciolo che gli ricade contro la cicatrice sulla tempia. «O ho interpretato male il nostro rapporto?»

 «No! Sicuro che desidero stare con te, Harry, sei…» Una litania di vezzeggiativi e soprannomi imbarazzanti gli passa per la mente e lui la blocca prima che giunga alla sua bocca. «Mi piaci un sacco, okay? Voglio quello che vuoi tu».

 Harry sorride, il tipo di sorriso con lo sguardo affettuoso e le fossette, quello per cui Eggsy va completamente pazzo. «Lo stesso vale per me».

 «Avresti comunque potuto darmi una dritta. Saremmo arrivati da un pezzo a questo punto, e anche più, probabilmente» mormora, lasciando che Harry gli prenda la mano e gli baci le dita.

 «Mi scuso: stava a te scegliere cosa farne di noi. Sarebbe inappropriato se un sarto vecchio e morente come me mettesse gli occhi su un giovanotto come te e facesse la prima mossa».

 Davanti a Harry che cita se stesso, Eggsy reprime una risata. «Quando mai ti è importato del galateo, stronzo di merda?»

 «Hai perfettamente ragione, tesoro» replica Harry, sistemandosi contro i cuscini. Si dimena finché non trova una posizione comoda, poi apre le braccia in maniera seducente, invitando Eggsy ad avvicinarsi con un gesto impaziente. «Ora, Eggsy, se siamo della stessa idea e se sei propenso a farlo, vieni cortesemente qui, cazzo».

 «, Harry!»




(Non sono sposati – non ancora, almeno –, ma è un po’ come se lo fossero).

 La mattina dopo, Eggsy scendendo giù per le scale incespica in un paio di pantaloni (suoi o di Harry) e una vestaglia (decisamente di Harry). Per non meno di quattro volte rischia di inciampare su JB quando il carlino si fionda a salutarlo, abbaiando e correndogli intorno alle gambe come un avvoltoio. È solo quando entra in cucina che si rende conto che forse JB non intendeva augurargli buongiorno, quanto piuttosto avvertirlo del caos che regna nella cucina di Harry, da dove proviene la voce di Merlino che rimprovera l’uomo.

 «…mischia la cazzo di… oh, andiamo, puoi mescolare un martini per dieci secondi eppure non sei in grado di montare in modo uniforme la pastella?»

 «Ci sto provando!» Harry in effetti ha l’aria di starci provando. Stringe una ciotola blu con il braccio piegato e ne sbatte furiosamente il contenuto con l’altro. Ad ogni girata fuoriescono in una nuvola di polvere dei grumi di farina ed Eggsy sussulta: sarà un incubo ripulire le credenza, e sarà peggio se Harry rompe la scodella.

 «Stai facendo un casino, ecco cosa» interviene Eggsy, cogliendo l’istante per ammirare con apprezzamento le braccia nude che spuntano dalla camicia consunta di Harry. Tutto molto, molto bello.

 Harry lascia cadere ciò che ha in mano come un peso morto e si volta verso di lui con le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate. Ha il grembiule macchiato d’impasto ed Eggsy ha paura di scoprire se ne è rimasto ancora nella ciotola o se l’intero composto è finito sul ripiano. «Mi dispiace, Eggy, temo che questa mattina faremo colazione fuori».

 «Non aspettarti mai che ti prepari i pancake, ragazzo» aggiunge asciutto Merlino.

 «Non credevo che sapessi, uhm, cucinare». Una risata rischia di gonfiarsi all’interno del suo petto, ed Eggsy tenta valorosamente di trattenerla. Pancake.

 «Oh, cucina benissimo, casomai volessi assaggiare una bomba organica» cinguetta la voce di Merlino dal tablet ricoperto di farina sul bancone. Anche quello sarà una rottura da pulire e, dopo che Merlino avrà smesso di sbellicarsi dalle risate, è probabile che loro due ricevano una tirata d’orecchie sul corretto utilizzo degli apparecchi tecnologici della Kingsman.

 «È successo soltanto una volta» ringhia Harry. Getta la frusta nel lavandino e lancia a Eggsy uno sguardo implorante.

 Eggsy non conosce appieno l’estensione delle terribili abilità culinarie di Harry, ma a giudicare dagli sghignazzi incontrollati e dal Harry… Harry, digli dell’incidente in cucina del ’95 soffocato di Merlino, può avanzare un’ipotesi.

 Pensa di aver capito il motivo per cui adesso le crèmes brûlées sono proibite al quartier generale.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Kingsman: The Secret Service / Vai alla pagina dell'autore: kingstier