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Autore: shira21    24/10/2017    0 recensioni
Scarlet ha deciso di iniziare il college e inizare una nuova vita, lontana dal fratello troppo protettivo. Incontrerà nuove amiche come la sua spumeggiante compagna di stanza e anche un ragazzo da farle perdere la testa ma, soprattutto, inizierà a conoscere la vera se stessa.
(L'idea di base della storia si basa su un gioco che ho fatto un po' di tempo fa, anche se non ricordo più quale fosse...)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Stamattina svegliarmi è più simile a tornare dal regno dei morti. Mi pulsa la testa e sento lo stomaco piegarsi su se stesso. E non ancora aperto gli occhi!
Una parte del mio cervello registra la sensazione delle spalline del reggiseno tagliarmi la pelle delle spalle e mi chiedo vagamente perché sono andata a dormire senza toglierlo.
Facendomi male psicologicamente mi costringo ad aprire gli occhi e, in quel momento, mi rendo conto di più cose contemporaneamente: indosso solo l'intimo; non è né la mia stazza né il mio letto; accanto a me sta dormendo qualcuno.
Una sola di queste informazioni sarebbe bastato a farmi sclerare ma tutte e tre insieme? Dio onnipotente, che diamine è successo questa notte?
Mentre mi guardo intorno in questa stanza molto ordinata, illuminata da una tenue alba e senza avere invece il coraggio di vedere chi c'è nel letto con me, cerco di recuperare i ricordi della serata appena trascorsa. Ma mi fermo sulla stanza dove stavo ballando con Lilith e bevendo il mio drink dal sapore fin troppo innocente. Poi, il nulla.
Faccio un respiro profondo e mi giro.
Il mio cervello si blocca, registra l'immagine trasmessa dagli occhi ma si rifiuta di processarla.
Perché accanto a me c'è il famoso Dominic Johnson. Il ragazzo che ieri sera non riuscivo a smettere di guardare e da cui Lily mi ha messo in guardia. È sdraiato a pancia in giù e ha indosso solo dei boxer. Ed è cento volte più bello da semi nudo che da vestito e già con i vestiti addosso sarebbe da svenire!
Inconsciamente allungo una mano ma non lo sfioro.
Possibile che abbia perso la mia verginità da ubriaca, il primo giorno di college?
Se lo sapesse mio fratello mi farebbe tornare a casa più veloce della luce!
Però devo dire che non sento nulla di diverso...
In ogni caso me ne devo andare immediatamente, prima che si svegli, ignorando la voglia di tracciare i contorni del tatuaggio che gli arriva fino alla scapola o di baciare la curva perfetta delle sue labbra.
Mi alzo impacciata, cercando di fare il meno rumore possibile; cerco sul pavimento e sulle sedie ma il vestito che indossavo è sparito.
Il preda al panico raccolgo una maglietta nera abbastanza larga e lunga da farmi quasi da vestito visto che mi arriva a mezza coscia. Le scarpe invece sono in bella vista accanto alla porta e, anche se non adoro il pensiero di mettere i tacchi in pieno dopo sbronza, voglio solo andarmene.
Per il freddo, raccolgo dallo schienale della sedia anche una giacca di pelle che sulle braccia nude da una sensazione meravigliosa.
Quando esco dalla porta mi rendo conto che mi trovo ancora nella villa dove si è tenuta la festa e un frammento di ricordo mi passa dietro gli occhi, di quando una ragazza di nome Brittany mi ha informata che la casa è di Dominic, Samael e Ricky e che le loro feste sono le migliori.
Inarco le sopracciglia, incurante che non mi possa vedere nessuno, e mi sfugge un altro sospiro profondo.
Scendo le scale tenendo le scarpe in mano e mi avvio all'uscita quando una voce mi fa congelare.
«Tu sei quella che è finita nella stanza di Dominic?»
Vorrei uccidermi per l'imbarazzo. Guardo le scarpe ma il tacco non è abbastanza appuntito.
Mi giro e mi trovo di fronte un bel ragazzo alto con indosso solo i pantaloni della tuta e, a giudicare dal profumo e dai capelli castani leggermente bagnati, fresco di doccia.
Sento persino la punta delle orecchie diventare rosse mentre inizio ad indietreggiare «Scusa devo andare!»
Lui mi fissa divertito e mi guarda attraverso delle ciglia così folte da far invidia alla maggior parte delle ragazze.
«Posso almeno sapere come ti chiami?»
«Io...» è inconcepibile che gli dica il mio nome dopo che mi ha visto uscire dalla stanza di un ragazzo con indosso vestiti non miei. «Addio» sbotto aprendo di scatto la maniglia e uscendo quasi di corsa.
Mentre faccio a piedi, barcollando leggermente, la strada dalla villa al dormitorio mi chiedo cosa mi è successo in un solo giorno? Bastano veramente così poche ore per trasformarsi in un adolescente senza controllo?
Inoltre, per quanto non stessi aspettando la prima notte di nozze, speravo almeno di ricordarmi qualche dettaglio della mia prima volta. Cerco di concentrarmi su quella zona, in cerca di dolore, fastidio o anche solo una sensazione di disagio ma nulla. Devo chiedere a Lilith se è normale, in fondo mi sembra abbastanza libera su questi argomenti.
Una volta dentro tolgo di nuovo le scarpe, godendomi la sensazione del pavimento di marmo sotto la pianta dolorante dei piedi. Per tutto la durata della salita dell'ascensore prego per non incrociare nessuno e quando arrivo al mio corridoio senza che questo sia accaduto, tiro un sospiro di sollievo. Quasi mi avesse sentito, la porta del bagno si apre ed esce Lily. Lei mi rivolge un sorriso compiaciuto mentre mi squadra dalla testa ai piedi. «Ma che bella passeggiata della vergogna che abbiamo! Ci hai messo molto meno di quello che credevo.»
«Oddio» mi sfugge un gemito e nascondo la faccia tra le mani. Senza guardarla borbotto «Possiamo parlarne in camera?»
Lei ride ma mi precede.
La porta fa a malapena a tempo a chiudersi dietro di noi che esclama «Allora, è successo? Era molto bello? Lo conosco?»
Sinceramente non sono ancora sicura di quello che è successo questa notte ma mi ricordo bene la sua espressione quando mi ha sorpresa a guardarlo. Per cui rispondo senza fare nomi «Sì, sì e sì».
Lei mi prende le mani e mi abbraccia.
«Però, per favore, abbassa la voce che mi sta scoppiando la testa!»
«Oddio, ma dove ho la testa? Non ti ho ancora offerto i pancake del dopo festa»
«Del dopo festa?»
Lei ridacchia «In pratica il miglior cibo della città per far passare la sbornia».
Inclino la testa, sinceramente mangerei qualsiasi cosa se servisse a farmi stare meglio.
Prendo i vestiti dall'armadio e mi dirigo alla porta. Prima di uscire però Lilith mi chiama. Non si è ancora mossa dal bordo del suo letto, il telefono in mano che continua a vibrare. «C'è questa mia carissima amica, Jasmine, che si è lasciata di nuovo con il suo ragazzo Tristan. L'ho invitata a fare colazione con noi, anche se sono sicura che prima di ventiquattro ore si saranno già rimessi insieme... è un po' pazza ma completamente innocua.»
«Okay. Sono felice di conoscere persone nuove» ed esco a farmi la doccia.
Non avendo voglia di asciugare i capelli, li lego in una treccia laterale anche se qualche ciuffetto dell'altro lato mi si appoggia sulla guancia. Ho preso dei pantaloncini blu e una canottiera bianca, visto che si preannuncia una bella giornata di sole e, non so perché, mi sono portata dietro la giacca di pelle di Dominic. Come le peggio stalker, avvicino il tessuto al naso e sento il suo odore, lo stesso con cui mi sono svegliata questa mattina e che basta ad accendermi come un fuoco d'artificio.
Gliela devo restituire!
Ma farlo significherebbe vederlo di nuovo, insinua una vocina nella mia testa.
Ma sinceramente non posso neanche tenermela tipo reliquia.
Per cui, con il cervello in piena guerra civile faccio l'unica cosa insensata: la indosso.
Adoro la sensazione che mi da, un po' come essere coccolati e protetti insieme. Se potessi imbottiglierei e vendere questa sensazione, sarei miliardaria!
Quando entro in stanza, Lily si è già cambiata. Stavolta i suoi vestiti sono quasi soft: pantaloni a vita bassa e top incrociato sullo stomaco assolutamente piatto. Ai piedi i suoi immancabili tacchi.
«Carina la giacca... ah, a proposito... il mio vestito?» Mi chiede maliziosa con la voce di chi sa che non lo rivedrà più.
«Sparito però ho ottenuto in cambio una maglietta che su di me ha la stessa lunghezza». Lei ride.
Prendo il telefono e mi rendo conto che mio fratello mi ha chiamato tre volte. Mi si stringe lo stomaco. Gli voglio bene e mi beccherei una coltellata per lui ma non si rende conto che non sono più una bambina. Se chiudo gli occhi rivedo la scena quando è arrivata la lettera del Rook Collage che diceva che mi avevano presa; come aveva urlato perché avevo fatto la domanda alle sue spalle, di come fosse una pugnalata, non capiva perché non potevo scegliere un qualsiasi college vicino in modo da tornare a casa ogni sera. E la sua faccia sorpresa quando ho smesso di essere la sua docile e tranquilla sorellina e ho iniziato ad urlare più forte di lui.
Se mi avessero rinchiusa in una cella di contenimento avrei avuto la stessa sensazione che stare in quella casa.
Gli voglio bene e lui ne vuole a me ma mi ha impedito di essere me stessa.
In ogni caso alla fine ha accettato di pagare tutto, a patto che fossi sempre rintracciabile.
Per cui, per quanto mi faccia sentire a disagio, lo richiamo con Lilith sdraiata sul suo letto.
«Finalmente! Non avevi visto che avevo chiamato o avevi deciso d'ignorarmi?»
Wow, iniziamo bene.
«Ciao anche a te, Clay. Sì, sto bene e il college è piacevole. Grazie per avermelo chiesto.» Il mio tono trasuda diciott'anni e passa di sarcasmo mai uscito.
Lo sento fare alcuni respiri profondi e quando ricomincia a parlare la sua voce è più tranquilla, pacata «Scusami, sorellina. Solo che mi sono preoccupato! Non capisco perché te ne sei dovuta andare così lontana.»
Io invece lo capisco!
«Avevo bisogno di spazi e di crescere. Per quanto ti voglia bene non posso farlo finché mi tieni sotto una campana di vetro!»
Sento l'irritazione trattenuta a stento graffiarmi la gola.
«Non mi ero reso conto di essere un tale mostro. Beh visto che mi ritieni tale ricordati che sono io a pagare tutte le tue spese e posso smettere di farlo in ogni momento. Inoltre posso chiamare qualsiasi insegnante se penso che ci sia qualcosa che non va!»
Al limite, sbatto la mano sul letto «Paghi tu semplicemente perché non posso toccare i miei soldi fino a ventiquattro anni, non perché sono una bambina! Smettila di gestire e comandare tutta la mia vita!»
Da entrambi i lati la tensione è alta. E dire che c'era un tempo in cui eravamo un fronte compatto, solo noi contro il mondo.
Alla fine lo sento mormorare «Ti voglio bene, lo sai?»
Mi strofino gli occhi con una mano.
«Ti voglio bene anche io. Ora devo andare».
Dopo tutto quello che abbiamo passato non ci salutiamo mai senza dirci quelle tre parole, anche quando sembrano fare più male che bene.
Lilith grazie al cielo per tutta la telefonata non ha cambiato espressione, continuando a giocare con il telefono.
Quando però mi sentire fare dei respiri profondi e corti si gira a guardarmi. «Tutto bene?»
Annuisco. «Era mio fratello. Come ho detto: iperprotettivo».
Grazie al cielo sentiamo bussare e non può farmi altre domande. Non mi piace dire bugie ma mi piace ancor meno raccontare il mio passato.
«Vado io. Dev'essere Jas!» E trotterella dimentica della discussione verso la porta.
Sto cercando il mio zainetto nero quando sento «E tu cosa ci fai qui?»
Mi giro e sulla porta c'è Dominic. Per qualche secondo smetto di respirare. Dio, quant'è bello! Ma mi rendo conto che non è solo quello che mi attira fin dalla prima volta che l'ho guardato. È qualcosa che gli brucia nello sguardo, una sorta di marchio di chi è sopravvissuto a qualcosa o qualcuno.
«Sono venuto per parlare con Scarlet» e inclina la testa verso di me, il sorriso malizioso. Lily passa lo sguardo da me, che non mi sono mossa, a lui, che continua a fissarmi come se sapesse che aspetto ho nuda, cosa quasi vera tra l'altro.
Ci guarda come fissasse una partita di tennis e poi la comprensione. «Lui? Sei stata con lui?»
Il lui in questione si limita ad inarcare un sopracciglio mentre io divento paonazza. «Ti spiego dopo, Lily.» Poi mi giro verso di lui e persino io noto che la voce mi è diventata più roca «Possiamo parlare fuori».
Lui scrolla le spalle ed esce.

Mi affretto a seguirlo mentre mormoro un altro «Dopo» in direzione della mia amica.
Fuori Dominic si appoggia alla parete del corridoio e mi guarda tutta, dalla cima dei capelli fino alla punte delle Nike e ritorno. E io non posso fare a meno di fare altrettanto. Sto praticamente sbavando per il modo in cui gli cadano i jeans e su come la maglietta nera gli fascia il torace.
Si passa una mano tra i capelli e mi rendo conto che ci stiamo solo fissando in silenzio.
«Ehm... come hai fatto a trovarmi?» Domanda stupida, lo so, ma è la prima che mi viene in mente.
Lui sorride e rifà quel gesto con la spalla, tipo scrollatine ma più sexy. «Ho chiesto in giro. Nulla di troppo complicato, in realtà.» Sono indecisa se essere felice o contrariata che abbia chiesto di me. Felice, sono felice e basta.
«O-okay...» mormoro e abbasso lo sguardo.
«Volevo solo sapere se stavi bene» tiro su la testa di scatto. Non mi starà chiedendo quello che penso.
«Senti, non ti devi preoccupare di farmi il discorsetto. Lo so già, è stata una cosa di una volta e basta. Va bene!»
Lui sgrana gli occhi e mi rendo conto che mi ero sbagliata, non sono neri ma blu scuro. Poi Dominic inizia a ridere, dapprima solo uno sbuffo fino a quando diventa una vera e propria risata. Sento che sto diventando sempre più rossa, anzi, tutta la scala cromatica del rosso!
Quando riesce a riprendere fiato io ho già incrociato le braccia al petto e mi sono trincerata dietro un espressione assolutamente offesa.
«Cosa ti ricordi di stanotte?»
Ed ecco che il mio imbarazzo peggiora ulteriormente «In realtà, non molto...»
Dominic inclina di nuovo la testa di lato «Non abbiamo fatto sesso. Qualcuno ti aveva messo qualcosa nel bicchiere, forse qualche droga per renderti più docile. Quella è casa mia e certe cose ricadono nella mia responsabilità. Quindi ti ho portata a dormire nel mio letto».
Responsabilità?
Dormire?
Tutto qui?
Le domande mi si accavalcano nella mente mentre mi sento delusa.
Certo, le mie priorità non sono molto definite visto che mi preoccupo per questo e non per il fatto di essere stata drogata!
Poi mi viene in mente una cosa e sbotto «E perché allora eravamo mezzi nudi?»
«Perché quando ti ho fatta stendere mi hai fatto un offerta piuttosto allettante e ti sei tolta il vestito.» Okay, se c'è qualcuno in ascolto, fammi sprofondare fino al centro della Terra. Sono così sopraffatta dalla vergogna che quando Dominic si stacca dalla parete e avanza io esclamo «Allora tutto qui?»
«In circostanze diverse non avrei di certo detto di no ma non è mia abitudine andare a letto con ragazze semi incoscienti».
Avanza di un altro passo e io mormoro. «Okay, perfetto. Noi non abbiamo fatto nulla» e lo guardo in cerca di un ulteriore conferma.
Grave errore. Sbatto con la schiena contro la parete opposto mentre nei suoi occhi brucia una luce predatoria. Si china su di me, il calore del suo respiro sul mio orecchio i manda in tilt. Beh, più di quanto già fossi.
«Fidati, baby, se avessimo fatto sesso ricorderesti ogni singolo dettaglio».
Oh! E ancora, oh!
Si allontana e io sguscio fino alla mia porta. «Va... va bene. Grazie dell'informazione e ciao». Spero di riuscire a scappare quando lui da l'ultima stoccata alla mia dignità e al mio orgoglio quando sussurra con voce roca «La mia giacca sta meglio a te che a me».
Dannazione, dannazione e triplo dannazione!
Mi ero dimenticata di averla indossata. Non voglio neanche sapere cosa sta pensando ora. Faccio per togliermela quando posa le sua grandi mani sulle mie, bloccandole. «Sul serio, ti sta bene. Tienila!»
Sento la pelle che ha sfiorato formicolare mentre sono certa di avere persino delle chiazze rosse sul collo per quanto sto arrossendo.
«Grazie allora» gli rispondo, riuscendo a tirar fuori solo un sorriso timido. E quando lui mi sorride di rimando provo solo l'impulso di baciarlo fino a dimenticare persino come mi chiamo.
Invece entro nella stanza.
Lily è seduta sul letto. Nel frattempo ha cambiato i pantaloni con una gonna a vita alta e il suo sorriso contagioso con un espressione seria.
Mi guarda in silenzio prima di dire «Sai che potevi anche dirmelo?»
Io mi avvicino quasi di corsa e mi siedo accanto a lei, prendendole le mani. «Scusa. Non sono abituata ad avere degli amici e sapevo che lui non ti piaceva.»
«Non importa, tra amici non ci si mente!» E prima che possa dire qualcosa alza la mano «Omettere è solo una forma diversa del mentire.»
Abbasso la testa. «Hai ragione! Scusami!»
Lei mi sorride. «Va bene, dai. Per questa volta sei perdonata!» Picchietta con un unghia smaltata di rosso sulla giacca che indosso ancora ed esclama «Quindi, tu e Dominic?»
Scuoto la testa, più triste di quanto immaginassi. «Niente, non c'è nessun io e Dominic. A quanto pare stanotte qualcuno ha cercato di drogarmi e lui ha deciso di fare il cavaliere, senza approfittarsene anche quando, a quanto pare, mi sono quasi denudata!»
Lei sgrana gli occhi «Non so se essere più incazzata per chi ha messo qualcosa nel tuo bicchiere o incredula per come si è comportato Dominic! Scarlet, lui non è per niente un cavaliere. In una fiaba sarebbe piuttosto il principe cattivo. Il classico cattivo ragazzo» ma io posso solo alzare la spalle perché a quanto pare questa è la verità.
Lei scuote la testa incredula. «Va bene. Andiamo a mangiare quei pancake e mi racconti tutto. E la prossima volta bevi di meno!»
«Considerato tutto, penso che non berrò mai più!»
Lily ride mentre prende il capotto «Benvenuta nel club. Ogni lunedì mattina dico la stessa cosa e ogni venerdì sera lo rifaccio!» E io mi metto a ridere con lei.
   
 
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