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Autore: Thisastro    24/10/2017    0 recensioni
'Artù sorgerà di nuovo quando il mondo ne avrà più bisogno'
Sono queste la parole con le quali, ormai cinque anni fa, il maestoso drago Kilgharra ci ha lasciato col fiato sospeso, ma...
Cosa accadrebbe se il mondo avesse di nuovo bisogno di Artù e di tutti i personaggi di Camelot?
La storia è stata leggermente stravolta dall'introduzione di un nuovo personaggio femminile che saprà spiegare cosa è accaduto di diverso dalla storia che tutti noi conosciamo.
Il resto? Varrà la pena scoprirlo...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
Capitoli:
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Il sole si erge alto già dalle prime luci del mattino a Basildon e, benché il Tamigi si trovasse distante dalla cittadina, regalava una brezza leggera mutata in timidi brividi lungo la schiena ad ogni soffio del vento che arrivasse.

Clarissa si ritrova agli armadietti mentre prende qualche libro per le lezioni del giorno quando viene interrotta da qualcosa.

Sente dietro di sé che qualcuno si era fermato alle sue spalle, sentiva un odore forte e gradevole di fiori freschi.

Si voltò e vide Mordred con un mazzo di rose perfette.

Non avevano neanche una spina, erano tagliate perfette in maniera uniforme e unite insieme da una stoffa bianca e leggera.

Le sue pupille si dilatarono sorprese da quella vista, ed appena alzò gli occhi, vi trovò una vista ancora più gradevole.

C’era il sorriso di Mordred con i suoi fedeli occhi cristallini ad attenderla.

Un sorriso timido, imbarazzato.

Decise di rompere quella situazione indicandosi, lui annuì abbassando leggermente la testa porgendole il mazzo.

Clarissa fece un inchino col capo e decise di prendere il mazzo di rose prestando attenzione.

- Oh no, non ci sono spine.

Notò le sue mani ed avevano qualche piccolo buco qua e là.

- Ho tolto le spine personalmente... non volevo che ti ferissi.

Lei sorrise arrossendo un po’ per il gesto gentile.

Mordred è sempre stato un ragazzo molto dolce, premuroso, attento e romantico.

Lo guardava e finalmente ci vedeva il ragazzo che l’aveva presa al volo quella notte mentre fluttuava incerta nel castello.

- Grazie... sono meravigliose... A cosa devo tutto questo?

Lui sorrise nuovamente portandosi un braccio dietro la testa impacciato.

- Beh, io... pensavo che fosse un modo gentile per ricominciare.

Lei scrutava le rose una ad una.

- Sempre che tu voglia ricominciare, insomma... Non sei obbligata, capisco cosa ti ho fatto e che non può essere perdonato così su due piedi e...

Rise e lo guardò con occhi dolci e rassicuranti, lui sospirò.

- Scusa... non rendo molto sotto pressione.

- Lo so... Lo ricordo bene.

Prese coraggio e si lasciò andare al vomito di parole che gli stavano salendo.

Merlino e Freya erano di passaggio ma lui le fece segno di aspettare dietro una colonna per ascoltare.

- Clarissa... voglio solo che tu sappia che tutto quello che è accaduto... Non ero io. Non ho smesso di pensarti neanche un secondo finché ero in me e non avrei mai voluto che niente di tutto quello fosse mai accaduto. Non potevo ribellarmi in alcun modo, non ne avevo la forza. Il mio cuore... dentro di me... mi diceva che non era la cosa giusta, anche mentre guardavo Kara... ma non ho saputo resistere alla magia di Morgana. Gaius mi ha detto che lei non è tornata e io spero non tornerà. Il mio cuore è tuo, Clarissa lo è sempre stato, te lo giuro. Se deciderai di non perdonarmi o se non riuscirai a farlo lo capirò, però... lascia almeno che io ci provi. È tutto quello che ho.

Lo guardò con occhi profondi per qualche interminabile secondo.

Era davvero lui, era sincero, vero ed era lì. Pensò a Freya e che in questa vita le era stata risparmiata la sua maledizione. Forse era il momento di lasciare alle spalle ciò che era accaduto e ricominciare da capo. Pensò ad Artù, lui non era stato così fortunato. O forse si? Clarissa non vedeva troppo di buon occhio Ginevra, pensava non fosse giusta per Artù. Tante volte cercava di persuaderlo dalle sue missioni e cercava di ostacolarlo dall’aiutare gli altri, se la sua vita fosse in pericolo. È quello che l’amore fa ma non funziona propriamente così; cercare di traviare una persona dal suo senso del dovere e negare il suo aiuto prezioso a qualche alleato, o meglio... amico.

Gli tese la mano.

- Piacere, il mio nome è Clarissa.

Lui sorrise e gliela baciò dolcemente.

- Il mio è Mordred. Sai, sei una bellissima ragazza... spero di non aver offeso il tuo ipotetico fidanzato.

Clarissa rise di gusto.

- Non ho un fidanzato, Mordred. Ma è bello conoscerti.

- Lei non ha un fidanzato.

Una voce familiare, Clarissa lo vide per prima in quanto era alle spalle del giovane druido, e sorrise.

Mordred si voltò e si trovò Artù in completo militare con le braccia incrociate che lo guardava beffardo.

- Ma se ti azzardi a farle ancora del male, ti spezzo. Chiaro?

Mordred sorrise ed il suo sorriso fece sciogliere anche il giovane soldato. Gli diede una pacca sulla spalla ma Mordred decise di abbracciarlo, lasciandolo di sasso.

- Sono contento di rivederti, Artù.

Si guardarono e si scambiarono la stretta da cavalieri, come sempre.

- Anche io, Mordred. Anche se l’ultima volta che ti ho visto mi hai infilzato come un tacchino.

Mordred abbassò lo sguardo sconfitto ma Artù gli poggiò una mano sulla spalla.

- Ehi.

Il giovane druido alzò nuovamente gli occhi.

- Io ho fatto lo stesso, siamo pari.

Ci furono degli istanti di silenzio mentre i due si fissavano.

- Non sai quanto ho sofferto per quello, Mordred. Eri uno dei miei cavalieri più fidati e credevo davvero tanto in te. Sono contento di sapere che non era opera tua. Non riuscivo a capacitarmi che davvero per amore di una ragazza di potessi farmi una cosa simile... Okay forse sono stato uno stronzo, ma...

Mordred lo bloccò.

- Avete fatto la cosa giusta. Le avete anche chiesto di pentirsi per ciò che aveva fatto ed in cambio avrebbe avuto salva la vita. Ha fatto la sua scelta. Non è sempre stata così, era diversa... a quanto pare Morgana non ci era riuscita solo con me.

Artù annuì ma venne richiamato da alcuni colleghi.

- Sono contento di rivederti.

Guardò Clarissa che nel frattempo sorrideva complice.

- Ora devo andare, ma sappi che ero serio riguardo al spezzarti le ossa. Intesi?

Mordred annuì.

- Yes, My Lord.

Artù rise e gli diede uno spintone.

- E non darmi del voi!

Disse andandosene.

Mordred posò nuovamente lo sguardo su Clarissa ma prima che potessero dire qualcosa, lo stridente suono dell’orologio della chiesa che suonava ad ogni ora avvertì i ragazzi di affrettarsi a raggiungere le loro aule.

- Tu che ci fai qui?

Chiese Clarissa.

- Mi sono trasferito ieri, sono al secondo anno di Scienze Politiche.

Mordred era sempre stato un gran cervellone e la sua scelta pretenziosa non la stupiva affatto.

Si salutarono e si diedero appuntamento nella cucina comune della palazzina B in quanto il cibo della mensa era davvero poco affidabile.

- Ti fidi di lui?

Chiese Artù comparso dal nulla sulla porta della cucina facendo sobbalzare Clarissa su sé stessa mentre accarezzava le rose rosse nel vaso che aveva posto con cura al centro del tavolo nella cucina.

- Mi hai spaventato a morte, cazzo!

Gli lanciò una spugnetta asciutta contro che il Marines prese prontamente al volo ridendo e andando verso di lei.

La abbracciò stretta e le diede un leggero bacio sulla fronte.

Clarissa ebbe un tremito improvviso chiudendo gli occhi e appoggiando la sua testa sul suo petto.

Le dava calore, sicurezza, protezione.

Mordred le dava affetto e dolcezza, ma non riusciva a immaginarselo e sentirsi al sicuro.

Magari una volta, brandendo una spada chiunque riuscirebbe a dare sicurezza… tranne Merlino, Merlino con una spada era davvero buffo.

Sta di fatto che prima Mordred le ispirava protezione, cosa della quale aveva bisogno nonostante sapesse badare a sé stessa; forse il termine che cercava disperatamente nella sua mente era virilità.

Artù ne aveva da vendere.

Si staccò dal suo abbraccio ancora intontita e tornò a girare la pasta nella pentola bollente sul fuoco col mestolo di legno.

Lui notò che c’era qualcosa di strano ma decise di non dire niente per non turbarla ancora più di quanto già non lo fosse.

Gli altri entrarono in cucina e Mordred arrivò per ultimo, sorridente e con un paio di occhiali neri da vista.

Si guardarono e si sorrisero, a Clarissa per un attimo passarono tutti i pensieri che aveva avuto qualche attimo prima.

Sentiva che l’aveva aspettato tanto, sognato tanto e atteso tanto; ora era giusto goderselo e testare la situazione.

Pensò che tutto sommato una... relazione, non è un patto di sangue e che quindi se si fosse accorta che le cose tra loro non potevano andare non avrebbe dovuto far altro che dirlo.

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- My Lady, anche Mordred li ha ragginti e si è unito a loro. Cosa dovremmo fare a riguardo?

In una stanza scura in un piccolo paesino dell’America del Nord, Morgana recitava uno dei suoi incantesimi in un calderone pieno d’acqua fredda.

- Ichemene siet subèda, flot diestum kiena Arthur Pendragon.

Lasciava che il suo indice sinistro roteasse lentamente nel calderone mentre pronunciava il suo incantesimo.

I suoi occhi divennero gialli per un secondo netto e nell’acqua cominciarono a comparire delle immagini.

Si aggrappò ai lati della grossa tinozza incredula e li vide tutti insieme ridere e scherzare nella cucina.

- NO!

Scosse con forza l’acqua con un braccio come a voler cacciare via dal calderone quelle scene della loro vita quotidiana e si stava per voltare innervosita e senza speranze.

L’acqua incantata decise di regalarle un’ultima immagine, che la fece sorridere beffardamente.

Vide Clarissa e Mordred scherzare insieme mentre preparavano i loro esami l’uno seduto di fianco all’altro. Si spingevano leggermente dalle spalle per scherzare e si lanciavano degli sguardi sognanti, felici di essersi ritrovati.

- So’ esattamente quello che dobbiamo fare.

Si rivolge Morgana al suo fedele servo, un goblin dalle sembianze umane avido di potere che avrebbe fatto di tutto pur di ottenere denaro da Morgana.

Pagava i suoi servigi in ingenti somme di denaro, denaro che suo padre Gorlois guadagnava grazie ad un’imponente azienda in America a Brooklyn.

-Mia signora, qual è il suo prossimo passo verso la rovina? È arrivato il momento di viaggiare per andare da loro?

Morgana rise compiaciuta nel guardarlo. Il denaro non era l’unica cosa che gli interessava, si poteva osservare lontano un miglio il suo mero divertimento e gusto semplicemente nel causare guai e problemi agli altri. Per questo aveva deciso di scegliere lui, tra i tanti.

La grande sacerdotessa tirò fuori la sua collana con un ciondolo magico al collo e lo tenne stretto tra le mani mentre cominciò ad illuminarsi.

- Si sono ritrovati tutti tra loro e sono contenti di ciò... il mio caro fratellino è già KO senza che io neanche mi sia scomodata a tramare contro di lui, così capirà che ha fatto uno sbaglio a dare il MIO trono di diritto su Camelot ad una pezzente qualunque. Potremmo già provare ad attaccare, perché no… ma ci serve logorare l’allegra cricca ancora di più. Emrys è troppo furbo e richiede tempo e cautela... ma la guasta feste numero uno che devo togliere di mezzo per prima è senza dubbio Clarissa.

Tenne saldo tra le mani il ciondolo con gli occhi socchiusi prendendo un bel respiro.

- Si de iam tentuor ich siafe lentier verueos malifiar...

Guardò nuovamente il suo fedele adepto.

- Dovranno fare i conti con un’altra persona e questa volta ho il presentimento che possa non essere così tanto gradita.

Il goblin l’afferra prontamente dal braccio e la guarda dritta negli occhi preoccupato. Morgana s’incupisce.

- My Lady ma l’ha già fatto prima... avranno sicuramente dei sospetti.

Morgana rise continuando a guardare Clarissa e Mordred dal calderone.

- Non posso sospettarmi se non hanno la ben che minima idea che io sia tornata, non credi?

Il goblin sorrise beffardamente e annuì compiaciuto.

Morgana si preparava alla sua ascesa e questa volta, non avrebbe fallito.

Avrebbe ucciso Artù Pendragon.

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