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Autore: Trick    24/10/2017    5 recensioni
« Sei sicura di volerlo sapere? ».
« Sto scoprendo di essere stata addestrata a combattere una guerra che non conosco. Certo che sono sicura ».

È l'alba successiva alla tragica morte del giovane Cedric Diggory: fra i corridoi e gli uffici del Ministero della Magia iniziano a diffondersi allarmanti bisbigli sul Bambino Che È Sopravvissuto e sul ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
L'eventualità che ciò che è stato costruito negli ultimi tredici anni possa sbriciolarsi sotto ai loro piedi è qualcosa che la comunità magica non sembra in grado di considerare... lo stesso non si può dire per l'Auror Tonks, pronta a sfidare lo stesso Ministero che ha giurato di difendere pur di impedire a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato di riacquistare il suo antico potere.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Scrivo due parole qui su giusto per dare un parvenza di intruduzione al secondo capitolo - mi sono divertita un sacco a scriverlo - ma in realtà non ho tanto da dire.
Chi ha letto qualcuna delle mie fan fiction sa che mi piace mescolare come se non ci fosse un domani il mondo dei Babbani a quello dei maghi ed è quello che ho voluto fare anche qui... indi per cui bando alla ciance: spero che vi piaccia.




Primi passi

La casa di Black




Si Materializzarono in un vicolo sul quale si affacciava il retro di un take-away indiano. L'odore un po' rancido della spazzatura accatastata le fece storcere il naso.

« Mi dispiace » si scusò mortificato Remus, lasciando la mano che le aveva stretto durante la Materializzazione. « Purtroppo questo è il posto più sicuro per non attirare l'attenzione: il Rajdoot apre solo alla sera ».

« Tu mangi indiano? » domandò lei, stupita. Solitamente i maghi e le streghe non si fidavano della cucina Babbana – figurarsi quella esotica.

« Io mangio qualunque cosa costi poco ».

Lo seguì lungo il vicolo: dovettero spostare una rete malmessa per imboccare la trafficata strada principale, ai lati della quale si ergevano imponenti edifici di pietra rossa.

Tonks non era mai stata in quella parte precisa della città, ma riconobbe immediatamente gli alveari di case popolari verso i quali si stavano dirigendo.

« Brixton? Non vorrai prendermi in giro? » commentò lei con pungente sarcasmo. « Il più ricercato e pericoloso pluriomicida della comunità magica si sta nascondendo a Brixton? ».

« Lo so, ma gli attici di Kensington Garden erano occupati e mi sono dovuto accontentare ».

A Tonks non sfuggì il genuino imbarazzo nascosto dalla sua ironia.

Impiegarono solo un paio di minuti per raggiungere un quartiere formato da un agglomerato di alti palazzoni sui quali si arrampicavano scheletriche ragnatele di scale di ferro e ballatoi mai terminati. Un minuscolo parco giochi deserto si faceva spazio in quell'atmosfera derelitta con le sue altalene arrugginite e i suoi scivoli sporchi.

Seguì Remus lungo una scala esterna, osservando curiosa ogni dettaglio: le macchie di umidità che seguivano i profili delle tubature di scolo, le vecchie automobili parcheggiate lungo le strade, le panchine che qualche amministratore locale aveva tentato di installare nel tentativo di rendere più vivibile il quartiere.

Parlò solo una volta superata la sesta rampa di scale.

« Ascensore rotto, eh? » scherzò.

Remus si voltò per rivolgerle un sogghigno divertito, ma prima che potesse risponderle, Tonks inciampò su un gradino e gli finì addosso, rischiando quasi di trascinare entrambi a terra.

« Ahia! Diavolo! » sbottò lei, massaggiandosi la punta del piede con una smorfia. « Cavolo, scusa... » aggiunse imbarazzata, mentre lo guardava massaggiarsi il fianco il cui gli aveva conficcato il suo gomito. « Inciampo sempre ovunque. Anzi, sono perfino stupita di essere arrivata fino a quassù senza essermi rotta una gamba ».

« Non preoccuparti ».

Tonks si maledisse mentalmente. Come poteva essere così stupida? Era così orgogliosa di essersi mostrata come l'Auror degna di rispetto che sapeva di essere... ora invece si sentiva di nuovo la ragazzina pasticciona che scivolava lungo le scale di Hogwarts. Probabilmente ora Remus la riteneva un'idiota. Forse stava perfino rivalutando l'ipotesi di condurla da Sirius Black...

« Ad ogni modo, un'altra cosa che non posso permettermi è un ascensore funzionante » disse Remus. « O anche un ascensore fuori servizio, che non è comunque il nostro caso. È stata una fortuna che nel contratto di affitto ci fosse la porta ».

Ormai avevano superato l'ultimo piano degli appartamenti: la successiva rampa di scale aveva un aspetto ancora più abbandonato di tutto il resto del palazzo. Mentre Remus infilava una mano in tasca per estrarre le chiavi, Tonks ebbe l'impressione che lui fosse nervoso.

« Non ho intenzione di arrestarlo » disse lei.

« Come? ».

« Non intendo arrestare Sirius Black – o te » ripeté lei con un sorriso genuino. « Non è un trucco, io voglio davvero far parte di qualunque folle cosa in cui siete invischiati tu e Malocchio... quindi no, non ti Schianterò non appena avrai aperto questa porta ».

« Molto cortese da parte tua » ridacchiò lui, infilando le chiavi nella toppa. « Devo ammettere che non avevo valutato la possibilità che avresti potuto farlo ».

« Oh. Allora perché sei così teso? ».

Lui fece scattare la serratura con un sorriso appena accennato, ma non disse nulla e aprì con galanteria la porta per lasciarla entrare.

La sua prima impressione fu quella di essere in uno strambo studiolo. Ogni angolo del piccolo appartamento era ingombro degli oggetti più disparati: libri dalle copertine rovinate in pile che sembravano in procinto di cadere da un istante all'altro, piccole gabbie vuote appese al soffitto, cartografie di ogni parte del mondo e illustrazioni di buffe creature magiche appese alle pareti – c'era perfino un giradischi dall'aspetto vecchio, ma ben tenuto.

Se l'esterno di quel quartiere di Brixton le era sembrato un deprimente assemblaggio di vita Babbana, all'interno di quella casa ogni cosa sembrava magica.

La luce proveniva da una gigantesca portafinestra che conduceva su una modesta terrazza di cemento affacciata sul retro di una gigantesca insegna pubblicitaria che Tonks non riuscì a leggere.

La ragazza si avvicinò a un tavolino accanto a un vecchio divano sformato: era ricoperto di vecchi libri di Demonologia, Negromanzia, Arti Oscure... Tonks arricciò con interesse il naso e studiò il contenuto di una delle pergamene. C'erano strani segni che Tonks riconobbe come Rune, ma di cui ignorava l'effettivo significato, e tantissimi scarabocchi cancellati più e più volte.

Non fu in grado di capire a cosa si riferissero.

C'era una piccola nota a margine scritta in una grafia spigolosa.


È nel sangue – ma come?


Tonks inarcò un sopracciglio.

« Si può sapere che lavoro fai, esattamente? ».

« Uno molto noioso » rispose una voce che lei non conosceva.

La ragazza si voltò di scatto e rimase pietrificata. In piedi davanti a lei, con le mani infilate nei pantaloni di un pigiama un po' logoro e il petto nudo, c'era Sirius Black.

D'un tratto Tonks non fu in grado di riconoscerlo. Sapeva che era lui – certo che era lui – ma in quel momento il suo cervello non era capace di ricollegarlo a nessuno che avesse mai visto. Non allo spettro che gridava dai manifesti del Quartier Generale; non al ricordo nebuloso dell'adolescente spavaldo che le permetteva di giocare con il casco di un motocicletta incantata.

Era talmente scheletrico da mostrare le linee delle scapole e delle anche, ma nel suo viso non c'era alcuna traccia della follia che esplodeva nelle foto raccolte negli archivi del 1981. I folti capelli scuri non ricordavano più un groviglio di sterpaglie nere, ma gli incorniciavano il viso magro fino a oltre le spalle. E i suoi occhi non avevano nulla di pazzo – né di adolescente. Erano vivaci, soddisfatti, felici.

« Fanculo! » esclamò eccitato Sirius, mostrandole i palmi. « Sul serio sei la figlia di Andromeda? Ed è vero che sei un Auror? Cazzo, sul serio? ».

Tonks continuò a rimanere immobile al centro della stanza. Remus, che fino a quel momento era rimasto un paio di passi dietro a Sirius, fece un sospiro rassegnato.

« Sono contento di vedere che hai seguito il mio suggerimento di un approccio delicato. Qualcuno vuole del tè? ».

Non credeva che incontrarlo le avrebbe confuso in quel modo le idee. Tonks si avvicinò con passo cauto, senza la più pallida idea di cosa dirgli.

Da oltre quattordici anni lo aveva ritenuto un assassino, un traditore, un Mangiamorte. Suo padre glielo aveva ripetuto fino a quando non era riuscito a gettare ombra anche sull'ultimo ricordo allegro che voleva conservare del cugino; sua madre, al contrario, aveva smesso di nominarlo. Era come se Sirius Black e Andromeda Tonks non si fossero mai conosciuti, come se non avessero mai condiviso nulla – eppure Tonks sapeva che era stato proprio Sirius ad aiutarla a scappare di casa quando era solo un ragazzino.

E ora era lì, di fronte a lei, probabilmente aspettando che facesse qualunque cosa non fosse rimanere completamente immobile.

« Cazzo » riuscì a dire lei in un filo di voce. « Sul serio ».

Sirius scoppiò in una strana risata che le ricordò il latrato di un cane, la testa gettata in dietro in preda all'ilarità.

« Cazzo, sul serio » ripeté lui.

Remus rivolse loro un'occhiata in tralice dal minuscolo angolo cottura nel quale stava preparando tre tazze per il tè.

« Se mi è concesso avanzare un secondo suggerimento che sei libero di ignorare, potresti cercare di comportarti come una persona ragionevole. ''Accomodati, prendi una sedia, raccontami tutto''... hai presente, Padfoot? Parlo delle formalità del mondo civilizzato ».

« Il divano è più comodo » disse Sirius, prendendola per una mano e trascinandosela dietro fino al piccolo sofà, dove si fece malamente largo fra le pergamene.

« Sirius! » protestò Remus. « Un po' di rispetto per le mie ricerche ».

Tonks inclinò il capo, mentre l'iniziale curiosità tornava a galla e le distendeva i nervi.

« È questo il lavoro noioso? » chiese, indicando i foglio sparsi. « Non lo sembra per niente. Sembrano studi su antichi sortilegi... si può sapere qual è davvero il tuo lavoro? ».

« Ehi, ehi, ehi » la fermò Sirius, stendendo le gambe sulle pergamene. « L'ultima volta in cui ti ho vista eri un affarino con un paio di imbarazzanti treccine che sognava di diventare una rock-star di Woodstock. Oggi mi trovo davanti una dannata Auror, che è l'occupazione meno punk-rock del mondo. Se c'è qualcosa di cui non parleremo oggi, io e te, quello è proprio Remus Lupin e le sue ricerche da secchione sfigato ».

Fu come una valanga in piena, come se d'un tratto qualcuno avesse aperto i rubinetti e rilasciato un fiume in piena di Pozione Esilarante nelle sue vene.

Tonks scoppiò a ridere e presto si ritrovò a rispondere con naturalezza crescente alle infinite domande che Sirius fece sui suoi genitori, sulla loro casa, su cosa avesse fatto lei per tutti gli anni e per quale motivo non era diventata una rock-star, una professione che lui sembrava trovare molto più audace dell'Auror.

Remus li raggiunse diverso tempo più tardi con un vassoio che gli Levitava accanto. Tonks notò con ammirato stupore che non stava usando la bacchetta magica. Prima che potesse appoggiare le tazze di fumanti, lo interruppe con un gesto affrettato della mano.

« No, no, aspetta. Fa' sparire tutti i tuoi scarabocchi, prima che io faccia esplodere l'intera teiera in uno tsunami di bolle. Sono tremendamente sbadata » aggiunse con una smorfia davanti all'espressione perplessa di Sirius.

Remus le rivolse un sorriso gentile prima di muovere due dita in direzione delle pergamene, che sfrecciarono una dopo l'altra sulla sommità di una mensola ricolma di libri, fino a formare una sottile pila ordinata.

« Wow » esclamò Tonks, senza trattenersi. « Come hai fatto? ».

Lui si sedette su una poltrona dal aspetto bitorzoluto e soffiò con aria distratta sul proprio tè.

« Sono un mago ».

« Lo hai fatto senza usare la bacchetta! Dannazione, puoi insegnarmelo? ».

« Torniamo a concentrarci su di me? » s'intromise allegramente Sirius. « Le stavo parlando di Harry ».

« Oh, sì! Non vedo l'ora di conoscerlo! ».

« Vi ho sentiti: ero a due metri da voi » commentò Remus. « Mi dispiace dover sospendere la vostra chiacchierata, ma come entrambi sapete non siamo qui per la piacevolezza delle rispettive compagnie. Ho parlato con Arthur Weasley e-- ».

« Ehi, sapete che pure Arthur Weasley è mio cugino? Nostro cugino » si corresse Sirius con un sorriso sfacciato. « Da parte di madre ».

« Davvero? Non ne avevo idea! » esclamò lei, avvicinandosi d'istinto a lui con aria confidenziale.

« Sì, giuro. Sua madre era Cedrella Black, che venne diseredata per aver spostato un Weasley, proprio come tua-- oh, scusa, Moony. Continua, amico ».

Tonks rise dell'espressione di quieta rassegnazione di Remus.

Guardandolo provò ancora la sensazione che le sfuggisse qualcosa – qualcosa di ovvio che non riusciva a vedere. Aveva osservato con attenzione il modo in cui era arredato quel piccolo appartamento. Il tappeto sbiadito, le macchie di caffè nella cucine, le tende e i cuscini del divano... ogni cosa sembrava vissuta.

Gli attici di Kensington Garden erano occupati e mi sono dovuto arrangiare.

Quello non era un appartamento affittato con la sola intenzione di nascondere Sirius Black dal Ministero della Magia: quella era casa sua, la casa di Remus Lupin, e Tonks comprese improvvisamente per quale motivo fosse tanto nervoso all'idea di doverla mostrare a qualcun altro.

Come poteva essere in ristrettezze economiche un mago tanto abile da eseguire un sortilegio senza l'uso della bacchetta magica? Aveva insegnato a Hogwarts, faceva ricerche su incantesimi difensivi che Tonks non aveva visto nemmeno nei libri su cui aveva studiato durante l'addestramento... cosa continuava a non capire?

« Arthur Weasley ha riferito che Lucius Malfoy si è intrattenuto con il Ministro Caramell fin dalle prime luci dell'alba » spiegò tetro Remus, sorseggiando appena dalla tazza. « Non importa cosa stia architettando Voldemort: siamo già in ritardo. Il Ministero è già perso ».

« Non credi di esagerare? » replicò Tonks con un cipiglio. « Il Ministero non è un nido di carogne pronte a voltare la faccia alla comunità magica solo perché Malfoy sventola i suoi borselli pieni di Galeoni ».

« Non credo che Malfoy avrà bisogno di comprarli » disse Sirius. « Se Voldemort non è diventato idiota negli anni trascorsi a rantolare nel buio, prenderà il potere nel modo più astuto, esattamente come ha fatto vent'anni fa ».

« Come? ».

Sirius fece un sorriso storto.

« Senza che nessuno se ne accorga » rispose Remus per lui. « Quando il Ministero si rese conto della reale minaccia costituita da Voldemort, il suo esercito di Mangiamorte e Creature Oscure era già più potente e numeroso dell'intero contingente di Auror del Quartier Generale. Vennero decimati in pochi mesi ».

Tonks represse un brivido, ma continuò a sostenere con orgoglio lo sguardo serio di Remus, come se fosse una tacita sfida per testare la sua forza di volontà.

« Dobbiamo avvisare la Gazzetta del Profeta, allertare l'intero paese... » propose Tonks, febbrile. « Se combatteremo tutti insieme, non-- ».

Sirius scoppiò a ridere, ma in quel suono risuonò solo l'eco di un cinismo che proveniva da lontano.

« Nessuno è pronto a credere che Voldemort sia tornato davvero. Hai letto la Gazzetta del Profeta di oggi? Solo stronzate che dovrebbero spiegare la morte di quel disgraziato ragazzino di Tassorosso... ». Remus tentò di lanciargli un'occhiata eloquente, ma Sirius continuò imperterrito. « La Gazzetta, il Ministero, l'intera comunità magica... nessuno vorrà credere che il più grande incubo delle loro vita stia tornando per bussare alle loro porte. E sai che succederà? Alla fine gli apriranno la porta... e noi assisteremo a un massacro che nessuno al Ministero ha davvero voluto evitare ».

« Il Ministero non cadrà ».

« Oh, eccome. Non appena Voldemort gli aliterà su collo, inizierà a tremare come una verginella e gli aprirà le gambe di ogni suo ufficio ».

« Sirius... » lo avvertì duramente Remus, ma l'altro lo ignorò.

« Non lo farà » insistette Tonks. « Io sono un Auror, Sirius. Ho giurato di difendere la Gran Bretagna dalla Magia Oscura a costo della mia stessa vita ».

« Gli Auror sono solo soldatini addestrati ad eseguire gli ordini del Wizengamot ».

« Noi siamo addestrati ad arrestare i Maghi Oscuri! ».

« È questo che credi abbiano fatto con me? Non mi è stato nemmeno concesso un processo! ».

« Non è stato certo il Quartier Generale a negarti il diritto a un equo processo! » replicò lei, senza pensare ciò che davvero stava dicendo. « Perché non ti sei mai dichiarato innocente? Perché ti sei fatto trascinare via dagli Auror come se fossi davvero uno psicopatico? Cosa avrebbero dovuto pensare? Cosa avremmo dovuto pensare noi? ».

Noi.

Le balenò davanti agli occhi l'immagine di sua madre che piangeva al tavolo del salotto, fiera e contenuta com'era nel suo carattere nonostante le tremassero le mani, mentre continuava a sostenere che suo cugino non avrebbe mai – mai – tradito l'Ordine della Fenice.

Rideva mentre lo portavano via da ciò che restava di Godric's Hollow, Dromeda, le aveva spiegato Ted Tonks in un filo di voce. Era completamente fuori di testa.

Sirius scattò in piedi come una furia. Per un attimo nei suoi occhi balenò il ritratto raffigurato nelle fotografie di Azkaban.

Tonks fece un profondo respiro e si alzò a sua volta, pronta a fronteggiarlo con lo stesso sguardo fiero, ma urtò accidentalmente il bordo del tavolo con il ginocchio destro e si lasciò sfuggire un'imprecazione.

Remus sfruttò il momento per frapporsi fra di loro con le mani alzate.

« Ora basta. Tutti e due » mormorò con voce tremendamente perentoria. « Non c'è alcun bisogno di-- ».

Il sibilo di Sirius parve quasi tagliare l'aria fra di loro.

« Quando avrai trascorso quasi metà della tua vita rinchiusa in quell'inferno che è Azkaban, allora potrai sederti al tavolo degli adulti per parlare di quanto davvero sia sbagliato il mondo, ragazzina ».

Uscì dal soggiorno senza aggiungere altro. Tonks e Remus rimasero immobili uno accanto all'altra, fissando la sua tazza abbandonata sul tavolo.

« Mi dispiace » si scusò in fretta lei, mentre avvertiva la spiacevole presenza di una piccola lacrima arrabbiata fare capolino ai lati del suo occhio. « Non avrei dovuto-- ».

« No, non avresti dovuto... e nemmeno lui » le rispose con tono pacato, tornando a sedersi e invitandola a imitarlo. « Ma non è colpa tua, avrei dovuto avvisarti che di questi tempi esplode più facilmente di un fuoco d'artificio. Beh, in realtà Sirius è sempre stato irascibile... ora è solo più impietoso ».

« Non volevo dire ciò che ho detto ».

« Ne sei sicura? » le domandò Remus con espressione impenetrabile.

Lei sospirò.

« Tu sai per quale motivo l'ha fatto? ».

Remus sorseggiò con lentezza estenuante. Tonks sapeva che aveva capito perfettamente a cosa si stava riferendo.

« Non ho ancora avuto la forza di domandarglielo. Posso solo fare congetture ». Infilò una mano in tasca ed estrasse il pacchetto di sigarette. « Ti spiace? Sirius non sopporta l'odore del fumo ».

« Fai pure ».

« È sempre stato più elementare e prevedibile di quanto non si direbbe » spiegò Remus dopo una prima, intensa boccata di fumo. « Quando ha capito che Peter ci aveva tradito, si è precipitato immediatamente a Godric's Hollow. È stato lui il primo a trovare ciò che restava di James e Lily... e credo che il senso di colpa lo abbia davvero fatto impazzire ».

« Se solo avesse detto la verità fin dal primo istante, se non fosse sembrato così... così... ».

« Fuori di sé? ».

« Colpevole ».

Remus fece un sorriso triste.

« Chi può dirlo? Io credo non si sia reso conto di quanto fosse accaduto fino a quando non ha davvero capito che James era morto per un errore del quale tutt'oggi continua a ritenersi colpevole ».

« Non è stata colpa sua ».

« No, infatti. È stata decisamente anche colpa mia » concluse laconico Remus, spegnendo la sigaretta in un vecchio posacenere di ceramica.

Tonks capì dall'espressione distante del suo sguardo che quella conversazione era arrivata al suo termine. Una parte di lei si pentì di averla lasciata proseguire fino a quel punto di non ritorno. Sembrava che fra di loro fosse d'un tratto scivolato un tendaggio scuro che li separava in due parti del mondo intoccabili.

« Non mi hai ancora spiegato che lavoro fai » disse Tonks. « Ho visto i tuoi appunti: alcuni erano talmente complessi che non li ho nemmeno capiti. Sei un ricercatore magico? ».

« Non esattamente ».

« Ho riconosciuto alcuni dei libri su quelle mensole. Teoria Avanzata del Sortilegio Oscuro, l'Arte del Duello Magico, Enciclopedia Magica delle Maledizioni Mortali... sono tutti saggi sul Duello e la Difesa Contro le Arti Oscure che vengono studiati al corso di addestramento... ehi, non è che per caso eri un Auror? ».

« Temo che tu sia fuori strada, Ninfadora » ridacchiò brevemente lui, prima di alzarsi per sparecchiare le tazze vuote – e quella di Sirius ancora piena. « Sono solo molto affascinato dalla materia ».

« Non chiamarmi Ninfadora » lo corresse lei. « Non vuoi proprio dirmi cosa fai realmente, vero? ».

« È una storia davvero troppo lunga » rispose in fretta lui.

« E noi non abbiamo tempo? ».

« Non oggi, temo. Ho qualcosa di cui devo accertarmi ». Remus lanciò uno sguardo pensieroso a un vecchio orologio da taschino dall'aspetto sciupato. « Sei ancora intenzionata a seguirmi? ».

« Assolutamente sì ».

« Molto bene. È meglio se ci affrettiamo, allora ».

« E Sirius...? ».

« Alla fine gli passerà, non temere ». Le rivolse uno sguardo divertito. « A te è già passata? ».

« Mi passerà ».

Remus ridacchiò mentre apriva la porta.

« Coraggio, Auror Tonks. Abbiamo una casa infestata da spettri e fantasmi da controllare prima del tramonto ».

*


Dopo aver visitato i quartieri popolari di Brixton con i loro tristi palazzi senza ascensori, quella zona di Londra le apparve come una piccola East End fatta di adorabili prati curati attorno ad eleganti villette a schiera.

Tre o quattro ragazzini schiamazzavano e si rincorrevano in un ordinato parco giochi recintato, un'oasi di giostre sicure e colorate ben diversa dallo scheletrico giardino pubblico di Brixton.

« Che genere di spettri e fantasmi dovremmo cercare in un posto simile? » chiese Tonks, perplessa. « Mi sembra di essere in una cartolina di Natale – solo con meno neve e più sudore ».

Remus alzò lo sguardo dal taccuino rivestito di pelle su cui era annotato un unico indirizzo.

« Non ne ho idea, ma spero siano quanto più defunti possibile. Il contrario potrebbe rivelarsi imbarazzante ». Si immobilizzò davanti a una villetta di pietra vista grigia. « Eccolo qui. Il numero dodici di Grimmauld Place ».

Tonks osservò interessata la facciata vittoriana. Le imposte di legno nero sembravano sigillate e rovinate in più punti a causa delle intemperie londinesi. Attraverso una delle finestre più alte, che probabilmente dovevano appartenere a un solaio o a una soffitta, la luce del sole riusciva a far risaltare decine e decine di fili di ragnatela.

« Questa casa sembra abbandonata dall'epoca in cui le streghe erano costrette a indossare sottogonne e corsetti ».

« Bei tempi, quelli » rise Remus, incamminandosi verso i gradini di ingresso. « Ma, secondo quanto sostiene la mia fonte fidata, questo signorile edificio non è rimasto incustodito per più di undici o dodici anni. Un vero peccato: avrei gradito molto qualche corsetto ».

« Chi è la tua fonte fidata? ».

« Sirius, naturalmente » replicò con tono vago, mentre estraeva da un cartoccio di carta una lunga chiave d'ottone un po' annerita dal tempo. « Questa casa apparteneva ai suoi genitori, Sir Orion e Walburga Black. Due personcine davvero amabili, ti sarebbero piaciute ».

« Ho la buffa impressione che tu sia sarcastico » scherzò Tonks, attendendo con un palpito di febbrile curiosità che lui aprisse la porta.

Davanti a loro si stagliò un lungo e stretto corridoio del quale era impossibile vedere la fine. Remus le fece cenno di seguirlo in silenzio e di richiudersi la porta alle spalle.

« Lumos ».

Tonks lo imitò. Le punte delle loro bacchette illuminarono una lunga parete ricoperta da una sbiadita carta da parati che un tempo doveva essere stata di un verde intenso. Avanzarono cauti nella penombra, a pochi passi di distanza l'uno dall'altra.

« Sirius è sicuro che questa casa sia abbandonata? » si informò Tonks. « Negli ultimi anni non è stato esattamente nella posizione di mantenere i contatti con il mondo esterno, no? ».

« Tutti sanno che fine ha fatto suo fratello ».

Tonks si fermò, sbattendo sbigottita le palpebre.

« Suo fratello? ».

« Non lo sai? ».

« No ».

« Devi scusarmi: ho dato per scontato che tua madre... in effetti chiunque, al suo posto, avrebbe preferito non parlare di lui » ammise con sincerità Remus. « Sirius aveva un fratello più giovane, Regulus, decisamente più fedele e indottrinato ai dogmi della sua famiglia più di quanto Sirius non sia mai stato. Divenne un Mangiamorte non appena uscito da Hogwarts ».

Tonks si umettò le labbra, mentre proseguivano ancora.

« Negli archivi del Quartier Generale non c'è nulla che parli di Regulus Black ».

« Probabilmente è opera di Lucius Malfoy » suppose Remus. « Sua moglie Narcissa era la cugina preferita di Regulus e se c'è qualcosa che la famiglia Malfoy non ha mai smesso di cercare in tutti questi anni, quella è di certo un'immagine pubblica assolutamente priva di corruzione e legami con la Magia Oscura ».

« E come avrebbe potuto far sparire interi fascicoli di rapporti degli Auror? ».

Remus parve esitare.

« Suppongo possa aver pagato qualcuno del Quartier Generale – non arrabbiarti con me. Credevo avessi capito che non nutro grandi simpatie per il Ministero ».

Tonks era indignata, ma l'espressione pacifica di Remus le impedì di sbottare del tutto.

« Porca misera, Malocchio aveva ragione. Sei davvero un anarchico ».

« Laburista da parte di madre, in realtà » ridacchiò lui. « Oh, cielo. Questo sì che è un allegro benvenuto ».

Lei si avvicinò, alzò la bacchetta nel punto indicato ed emise un verso di puro disgusto. Una lunga fila di scheletriche teste ammuffite con lunghe orecchie e occhi scuri e cavernosi si estendevano nella profonda oscurità del corridoio.

« Quelli sono...? ».

« Elfi domestici ».

« Ma che razza di gente mette delle teste in una cornice? ».

Remus le rivolse un'occhiata sarcastica.

« Non fare qualche battuta stupida » lo avvisò lei in tono minaccioso.

« Hai ragione, sarebbe piuttosto inappropriato. Conserverò il mio umorismo per parlare di incesti e infanticidi ».

« Ince--? Oh! ».

Il suo piede urtò con violenza un grosso oggetto duro nascosto nell'ombra, che cadde sul pavimento con un schiocco fragoroso. Tonks si morse la lingua e ingoiò la voglia di sfoggiare tutto il suo più scurrile vocabolario. Aveva quasi l'impressione che il suo alluce si fosse staccato dal piede.

« Una scelta di arredamento davvero raffinata » commentò Remus, sollevando la bacchetta per illuminare il contorno di una raccapricciante zampa di Troll usata come portaombrelli. « Perfettamente intonata a-- ».

Le sue parole furono sovrastate da un grido inumano che si ampliò nella campana del corridoio con la furia di un'esplosione. Sobbalzarono entrambi, del tutto impreparati alla scene che si parò loro di fronte: il ritratto di una vecchia strega con lunghi capelli neri e unghie lunghe come artigli si dimenava in una cornice barocca come se volesse strappare loro gli occhi dalle orbite.

« COME OSATE PROFANARE LA CASA DEI MIEI PADRI? FECCIA SANGUESPORCO, IL VOSTRO POSTO È NEL FANGO! ».

« Finite Incantatem! » esclamò Tonks senza esitare, puntando la bacchetta contro l'orrendo dipinto.

Non accadde nulla.

« Meraviglioso, non funziona » borbottò. « Chi diavolo è quella cosa? ».

« Se la memoria non mi inganna, Tonks, ti presento tua zia Walburga. E devo ammettere che l'artista ha colto il suo lato migliore... ».

« SUDICIUME E TRADITORI CHE LORDATE L'ORGOGLIO DI QUESTA ANTICA DIMORA! ».

« Ha un vocabolario ammirabile, eh? » continuò a scherzare Remus, mentre si affrettava ad avvicinarsi al dipinto per poterlo studiare con maggiore attenzione. « Mi domando come si metta a tacere... potrebbe essere un Incantesimo di Adesione Permanente, ma c'è qualcosa che--».

« Stupeficium! ».

Remus si abbassò giusto in tempo per evitare di essere investito dal contraccolpo dell'incantesimo scagliato da Tonks, che come unico risultato fece infuriare ancora di più Walburga Black.

« Sei impazzita? » esclamò sbigottito lui. « Uno Schiantesimo all'interno di un corridoio? ».

« Credevo di metterla K.O.! Perché diavolo non è già K.O.? ».

« Perché voi Auror avete sempre questa folle mania di Schiantare tutto quanto? ».

« Io non-- ».

« VERGOGNA DEL TUO SANGUE, FIGLIA DEL TRADIMENTO! ».

« Credo ce l'abbia con me, ora » commentò Tonks. « Cosa facciamo? ».

« Proviamo a richiuderla dietro la tenda » propose Remus. « Se anche dovesse continuare a strillare, almeno non dovremmo assistere ».

Riavvicinare i due lembi del pesante tendaggio porpora si rivelò più complicato di quanto Tonks non avrebbe mai creduto. Qualunque Incantesimo di Adesione Permanente era stato apposto a quel dipinto, era più che intenzionato a mantenere una ferrea resistenza. Walburga Black non apprezzò il loro tentativo di rinchiuderla nuovamente nel suo angolo buio e le sue grida si amplificarono fino a rendere quasi incomprensibili le sue parole. Sembrava quasi che stesse strillando dall'inferno.

« Tira con forza, Tonks! » la incitò Remus, strattonando con decisione la sua metà di tenda.

« Cosa credi che stia facendo da questa parte? Una partita a Sparaschiocco? ».

« Non sei un po' cresciuta per giocare a Sparaschiocco? ».

« Non si è mai troppo cresciuti per farsi bruciare la faccia da un mazzo di carte altamente pericoloso, Remus ».

« TU! CON QUALE CORAGGIO OSI PRESENTARTI DAVANTI A ME? IMMONDA BESTIA, SPORCO ANIMALE... ».

Tonks ebbe l'impressione che Remus si fosse improvvisamente irrigidito. Continuarono a strattonare senza sosta, ansimando per la fatica e ormai del tutto storditi dalle grida del ritratto.

« VILE CANE RABBIOSO, PUTRIDO IBRIDO... FUORI DALLA MIA CASA, LUPO MANNARO! ».

Un brivido improvviso attraversò la schiena di Tonks, ma mantenne salda la stretta sul tessuto e con un decisivo e poderoso strattone lo sentì finalmente staccarsi dalla parete. Senza più appiglio rigido, lei e Remus finirono per capitolare a terra, mentre la tenda si richiudeva davanti all'orrido volto di Walburga Black, che ebbe giusto il tempo di rivolgere loro un'ultima occhiata di disgusto.

« Beh, non possiamo dire che questa giornata non si stia rivelando ricca di emozioni » ridacchiò Tonks, mettendosi a sedere sul pavimento.

Remus si sollevò in piedi senza dire una parola e iniziò a scrollarsi di dosso la polvere con movimenti nervosi. Tonks lo scrutò di sottecchi, fingendo di ripulirsi le punte degli anfibi.

Lupo Mannaro.

Ecco, realizzò d'un tratto, il motivo per il quale sembrava tanto reticente nel rivelarle quale fosse il suo lavoro. Ed ecco per quale motivo aveva detto di evitare d'abitudine il Ministero.

Non ho problemi con la legge: è la legge che ha problemi con me.

Si diede della stupida per non averlo capito da sé. La cicatrice che gli attraversava il volto, i segni rossi sulle braccia scoperte dalle maniche arrotolate, le ombre scure attorno agli occhi brillanti... lui non era certo il primo Lupo Mannaro che incontrava.

Lei e l'Auror Proudfoot avevano collaborato con l'Unità di Cattura per arrestare due Lupi Mannari appartenenti al branco del famigerato Fenrir Greyback solo l'anno prima.

In quei mesi di caccia per tutta la Gran Bretagna, Tonks aveva dovuto frequentare spesso la Sezione Animali dell'Ufficio per la Regolamentazione delle Creature Magiche.

Gli Accalappiacani, così li chiamavano gli Auror. Era l'unico gergo da Auror che Tonks non aveva mai apprezzato.

Durante il periodo trascorso, aveva perso il conto del numero di disgraziati che aveva visto entrare e uscire da lì; magri e laceri, venivano fatti marciare con lo sguardo vuoto e spaventato in un labirinto di uffici in cui, per amore della sicurezza comune, venivano spogliati di ogni dignità e di rispetto per la propria vita privata.

« Non volevi proprio dirmelo, eh? » ironizzò Tonks, rivolgendogli un sorriso incoraggiante.

Remus distolse lo sguardo.

« Ti capirò se ora deciderai di andartene ».

La profonda amarezza nella sua voce la colpì come una doccia fredda. Continuò a fissarlo, mentre uno sgradevole presentimento si faceva largo nella sua testa.

Gli tese una mano.

« Mi aiuti a rialzarmi? ».

Sebbene apparisse evidentemente teso e nervoso, Remus fece come aveva detto, ma lasciò andare la presa non appena lei fu di nuovo in piedi.

Tonks gli artigliò il braccio, impedendogli di allontanarsi.

« Sei registrato? ».

« Ninfadora, ti prego... ».

« Lo sei? ».

Remus assottigliò le labbra in una linea rigida, continuando a guardare qualunque cosa non fosse lei.

« Sì » mormorò infine.

« Maledizione » imprecò lei, mollando la presa. « Come ti è saltato in mente di farlo? Quelli del Registro dei Lupi Mannari sono un branco di razzisti spietati. Non avrai permesso loro di Marchiarti, vero? ».

Lui rimase in silenzio, osservandola con cauto interesse.

« Oh, dimmi che stai scherzando... » continuò Tonks, incredula. « Bisogna essere terribilmente pazzi per registrarsi di propria volontà – o terribilmente ingenui. Ti hanno costretto a farlo? Sei stato-- ».

« È la legge ».

« È una legge del cazzo » proruppe con rabbia lei, incrociando le braccia al petto come una ragazzina capricciosa.

Con suo completo stupore, Remus iniziò a ridacchiare sommessamente, scuotendo la testa come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie.

« Sei l'Auror più fuori dal comune che abbia mai incontrato, Ninfadora » le confessò con sincerità.

« Lo prenderò come un complimento » sorrise. « Vogliamo proseguire? Se questo è solo l'ingresso, non vedo l'ora di dare un'occhiata al gabinetto. Ehi, magari incontriamo un Vampiro! Conosci qualche Vampiro? ».

« Dovrei? ».

« Non so, credevo che voi temibili Creature Oscure partecipaste a eventi riservati, galà privati, cose come matrimoni fra Giganti o Bar mitzvah di Folletti... qualcosa in cui possa aver senso servire calici di sangue rosso d'annata e tartine di vergini ». Rise della sua espressione imbarazzata. « Puoi risparmiarti quella faccia: continuerò a prenderti in giro fino a quando non la pianterai di chiamarmi Ninfadora, Remus ».

Ispezionarono rapidamente la cucina, un locale lungo e stretto dall'arredamento insolitamente modesto.

« I Black non cenavano qui, scommetto » valutò Tonks, rigirandosi fra le mani un forchettone abbandonato su un ripiano. « Questo doveva essere il regno dei loro elfi domestici ».

« Questa stanza potrebbe andare bene » commentò sovrappensiero Remus.

« Per cosa? ».

« Per le riunioni dell'Ordine. È spaziosa, è al piano terra e ha una buona visibilità sulla porta d'ingresso, nel caso qualcuno cercasse di forzarla mentre siamo all'interno ».

« Credi che qualche Mangiamorte cercherà di entrare? ».

« Non se eviteremo di dare nell'occhio ».

Proseguirono lungo il corridoio e risalirono una stretta scala. I gradini di legno cigolavano ad ogni loro passo.

« Sirius è davvero l'unico erede di tutta questa fortuna? » si informò con una punta di diffidenza.

« Certo. Dopo la morte di Walburga Black, questa casa e l'intero contenuto della camera blindata dei Black sono passati per linea diretta a Sirius... apparentemente non esistono leggi che impediscono a un detenuto di Azkaban di ereditare, lo sapevi? ».

« Sirius è solo l'ultimo Black rimasto, non l'ultimo erede in vita » contestò Tonks, fermandosi al centro del corridoio che conduceva alle stanza del primo piano.

« Stai valutando la possibilità di avere le porcellane? Ti credevo una strega dai gusti meno sofisticati ».

« No. Sto valutando la possibilità che Narcissa Malfoy possa entrare qui dentro ».

Remus si voltò a fissarla. Dal suo sguardo serio Tonks intuì che né lui né Sirius dovevano aver tenuto conto di quell'eventualità.

« Acuta osservazione ». Si grattò pensieroso la barba sottile. « Walburga Black è morta da oltre dieci anni. Suppongo che se Narcissa avesse avuto intenzione di impugnare la proprietà di Grimmauld Place, lo avrebbe già fatto ».

« Non si vincono le guerre con le supposizioni ».

« Scommetto che questa l'ha detta Alastor ».

Tonks inclinò in capo, leggermente esasperata.

« Narcissa e Lucius Malfoy non saranno un problema fino a quando Sirius resterà l'ultimo discendente per linea diretta » ribadì lui. « Perciò immagino che il nostro piano d'azione sarà fondamentalmente quello di impedire a Sirius Black di farsi ammazzare prima di Natale. Potrebbe non rivelarsi semplice come sembra... » aggiunse sarcastico, iniziando ad aprire ogni porta del primo piano. « A volte nutro il desiderio di soffocarlo nel sonno ».

Tonks rise.

La compagnia di Remus stava diventando minuto dopo minuto sempre più gradevole: aveva sempre provato un naturale interesse per gli uomini dotati di senso dell'umorismo, ma doveva ammettere che da quando era diventata un Auror, la sua vita ne era diventata piuttosto misera.

I suoi colleghi – salvo qualche rara e preziosa eccezione – non erano esattamente quei tipi di maghi e streghe con cui si poteva scherzare facilmente su Lupi Mannari e Mangiamorte.

Dopo aver ispezionato un paio di stanze che supposero essere destinate a eventuali ospiti, si diressero al secondo piano, dove trovarono finalmente una stanza ancora arredata.

L'ampio salotto dei Black era sormontato da un tetro lampadario gigantesco, le cui braccia argentate sembravano protrarsi nel vuoto come i rami di un albero morto. C'erano diverse poltrone divorate dalle tarme e i tappeti su cui stavano camminando avevano certamente visto giorni migliori. Le pareti erano circondate da immense librerie cariche di antichi volumi impolverati.

Remus ne prese uno in mano e lo sfogliò incuriosito.

« Questa stanza è decisamente di mio gusto » commentò con rinnovato tono vivace. « Un po' cupa, ma almeno non è decorata con teste mozzate ».

Uno scricchiolio nel legno del soffitto fece alzare la testa ad entrambi.

« Hai sentito? » chiese Tonks, estraendo nuovamente la bacchetta dalla fodera di pelle appesa alla cintura. « Proveniva dal piano di sopra ».

« Questa casa è molto vecchia, Tonks ».

« Questa casa ha teste di elfi appese alle pareti e il dipinto urlante di una defunta Purosangue nell'ingresso ».

Remus la fissò con espressione pensierosa, grattandosi il mento.

« Molto bene, andiamo a controllare. Speriamo di non essere strangolati da una vestaglia maledetta ».

« I Black indossavano delle vestaglie? ».

« Tutti i Purosangue nobili che vivono di rendita indossano vestaglie » scherzò Remus, mentre la precedeva lungo le scale. « Credo sia un segno di riconoscimento da quando lo Statuto di Segretezza ha proibito loro di esibire per strada stendardi magici. Non hai notato quanto poco a suo agio fosse Sirius nel mio pigiama? ».

« E tu indossi dei pigiami? Mi sembravi un tipo più selvaggio ».

Remus si voltò per rivolgerle un sorriso un po' ironico.

« Solo quando il mio gonnellino di foglie è nella biancheria sporca ».

« Oh, ora sì che-- ».

Le sue parole furono interrotte da uno strillo furioso. Si voltarono entrambi in direzione della camera dal quale proveniva, con le bacchetta alzate e i nervi tesi, ma quando la creatura che aveva prodotto tutto quel fracasso comparve davanti ai loro occhi, abbassarono immediatamente la guardia.

Era probabilmente l'elfo domestico più vecchio e brutto che Tonks avesse mai visto. Aveva grosse orecchie flosce che gli ricadevano sulla testa bitorzoluta, la pelle grigiastra piena di macchie e ginocchia nodose, come i rami di un piccolo albero cresciuto storto. Nelle minuscole mani brandiva ciò che restava del telaio di un ombrello nero. Sembrava intenzionato a usarlo come arma.

« Kreacher sente che loro entrano. Sanguesporco, Mezzosangue e traditori... » borbottò fra sé, muovendosi attorno a loro con espressione circospetta. « La mia signora ha detto a Kreacher di proteggere la casa, di non fare entrare nessuno, di tenere fuori la feccia, Kreacher lo sa, ma ora loro sono entrati e Kreacher li vede e li sente... ».

Tonks guardò di sottecchi Remus.

« Questo è molto inquietante ».

« Questo è solo Kreacher » ridacchiò lui. « Buongiorno, Kreacher. Sono Remus Lupin, e lei è Ninfa—ahia! ».

« Solo Tonks ».

« Solo Tonks... » riprese lui, massaggiando il braccio nel punto in cui lei lo aveva colpito. « Siamo qua su istruzioni di Si-- ».

« Tonks » sibilò l'elfo, guardandola con gli occhi acquosi ridotti a due minuscole fessure rabbiose. « Kreacher conosce un Tonks, feccia Sanguesporco, Kreacher ricorda Tonks che ha portato via la traditrice Andromeda, ma la padrona dice a Kreacher che la padroncina Bella risolve, oh, sì... padroncina Bella è buona con Kreacher e Kreacher sa che quando tornerà lei farà a pezzi quel Tonks e la traditrice Andromeda, piccoli pezzi di Sanguesporco e traditori... ».

« Adorabile » osservò lei, un po' inorridita. « Credo che tu stia parlando di mio padre e mia madre, sai? Quindi ti ordino di abbassare quell'ombrello e di essere... ehm, meno inquietante ».

Kreacher la scrutò torvo, senza muoversi di un passo.

« Cosa stai cercando di fare? » le chiese Remus, perplesso.

« Credevo fosse obbligato a eseguire tutti gli ordini della famiglia Black. Non lo è? ».

« Non saprei: ha appena detto che non vede l'ora che Bellatrix Lestrange ritorni per fare a pezzi i tuoi genitori. Non mi sembra esattamente incoraggiante ».

« Io sono la figlia di Andromeda » tentò ancora lei, cercando di sembrare pacifica. « Mia madre faceva parte di questa famiglia. Se sei al servizio dei Black, potresti gentilmente abbassare quell'ombrello? Non vorrei che si conficcasse accidentalmente in un'orbita».

Con un ululato rabbioso, Kreacher si scagliò contro di lei, ma Remus ebbe la prontezza di afferrare la punta dell'ombrello e di sollevarlo senza alcuna difficoltà, con la piccola creaturina ancora aggrappata al manico che si agitava e strepitava.

« Kreacher difende la casa della sua padrona! Kreacher vede la traditrice del suo sangue, Kreacher fa piccoli pezzi della traditrice e del suo amico Sanguesporco! Oh, la mia povera padrona! Cosa direbbe, la mia padrona, se sapesse che Kreacher ha lasciato che entrassero nella sua casa!? ».

« Sappiamo cosa direbbe » gli rispose Remus, attento a mantenersi fuori dalla portata dei suoi piccoli denti. « Tonks, ti spiace...? » aggiunse, indicando con un cenno del capo un grosso guardaroba alla loro sinistra.

« Con immenso piacere ».

Tonks aprì entrambe le ante, pronta ad aiutarlo a rinchiuderci all'interno l'agghiacciante creatura. Fu più semplice del previsto: Kreacher sembrava aver già esaurito le forze e aveva iniziato a singhiozzare fra un insulto e l'altro. Rimasero per un attimo ad osservare il guardaroba chiuso, dal quale continuavano a provenire lunghi e incomprensibili rantoli.

« Sirius non ti aveva avvisato? » gli domandò.

« No, suppongo lo credesse morto. O forse si era semplicemente dimenticato della sua esistenza... ».

« Credi che sia rimasto qui dentro per tutti questi anni? ».

« Ne sono sicuro ».

« Che destino orribile... impazzire dal dolore e dalla solitudine nella dimora più lugubre dell'Inghilterra ».

Remus fece una smorfia divertita.

« A me sembra sia sempre stato così eccentrico ».

« Remus! ».

« Eccentrico non è necessariamente una brutta parola » ridacchiò, mentre si dirigeva verso le ultime stanze rimaste in quel piano. « Resti con il tuo nuovo amico o...? ».

Tonks sospirò, mentre lo seguiva in fondo al corridoio, dove per la prima volta trovarono delle porte chiuse. Su quella più vicino a lei c'era un piccolo cartellino un po' storto.


Non entrare

senza il permesso

di Regulus Arcturus Black.


« Dovremmo entrare? ».

Remus sembrava combattuto.

« A conti fatti, credo che questa casa sia davvero il posto più sicuro in cui organizzare l'Ordine » valutò. « Per Sirius sarà come ritornare all'inferno. Scappò di casa a soli sedici anni, lo sapevi? Trovò rifugio a casa di James, e per un po' di tempo il fantasma del nome che portava smise di inseguirlo ». Sfiorò con i polpastrelli il nome sulla porta. « La morte di Regulus fu un brutto colpo. Sirius aveva sempre cercato di convincerlo ad abbandonare questa casa proprio come aveva fatto lui... non si diede per vinto nemmeno dopo aver scoperto che era diventato un Mangiamorte ».

« Quindi cosa facciamo? ».

« Entriamo » sentenziò Remus con voce triste. « Non possiamo permetterci il lusso di rispettare l'intimità di nessuno – nemmeno di Sirius ».

La stanza era un tripudio di verde e argento: drappeggi, tappeti, gagliardetti di Quidditch, ogni cosa disposta come un santuario dimenticato della casa di Serpeverde. Sopra alla testiera di un bel letto a baldacchino troneggiava la scritta Toujour Pur.

Tonks inarcò un sopracciglio.

« Per sempre puri » spiegò Remus, come se avesse letto nei suoi pensieri. « Era il motto dei Black ».

« Perché è in francese? ».

« La maggior parte delle famiglie Purosangue sbarcarono in Inghilterra ai tempi di Guglielmo il Conquistatore. Le tradizioni sono dure a morire quando ci costruisci attorno tutta la tua esistenza... oh, buon Dio, guarda qui ».

« Cosa c'è? ».

Lui le indicò un ordinato collage di vecchi articoli di giornale ingialliti appesi alla parete. I titoli proclamavano allarmanti notizie su sparizioni di Babbani, ufficiali del Ministero uccisi e strani maghi incappucciati con maschere sui volti.

« E mia madre si lamentava dei miei poster di Kirley Duke a petto nudo » commentò Tonks.

Remus sembrava particolarmente interessato a un articolo in particolare, che Regulus aveva attaccato con più cura degli altri in posizione centrale.


Tragedia al villaggio di Hogsmeade: il Ministero è ancora sulle tracce dei responsabili.


« Cos'è? ».

« Solo l'inizio della guerra » scrollò le spalle lui. « I Mangiamorte si Materializzarono all'improvviso a Hogsmeade. La maggior parte di noi credette fosse una scherzo di cattivo gusto, fino a quando non iniziarono ad attaccarci uno per uno e non capimmo che facevano sul serio... che era reale. Regulus deve averlo trovato un pomeriggio estremamente divertente, a quanto pare » aggiunse con più livore, prima di allontanarsi in fretta.

Tonks si avvicinò per leggere il contenuto dell'articolo.


Non sono ancora ben chiare le reali intenzioni del gruppo – ormai noto con il nome di Mangiamorte – che fa capo alla misteriosa figura di Lord Voldemort, esponente della corrente divisionista magica che vorrebbe allontanare i Nati Babbani dalla comunità.

Ma è tuttavia evidente che questi maghi sono decisi a realizzarle anche al costo di trasformarsi in una minaccia per l'intera Gran Bretagna magica. Secondo le testimonianze di chi è sopravvissuto al loro improvviso assalto al villaggio di Hogsmeade, sarebbero stati proprio i Mangiamorte i primi ad attaccare.

« È successo tutto così in fretta » ci ha raccontato fra le lacrime Mary Marshall, studentessa di Corvonero al suo sesto anno a Hogwarts. « Io e Reg – il mio ragazzo – stavano passeggiando fra i negozi, quando si sono Materializzati in mezzo alla strada. Abbiamo riso. Credevamo... credevamo fosse solo qualche scherzo stupido. Poi hanno iniziato a urlare che non avrebbero fatto del male a nessuno, se solo avessimo consegnato loro tutti... tutti i figli di Babbani. Reg mi ha preso per mano e abbiamo iniziato a correre, mentre quelli iniziavano a scagliare Maledizioni Imperdonabili contro chiunque tentasse di fermarli ».


L'articolo risaliva al 31 ottobre del 1976.

« Quel giorno eri a Hogsmeade? » domandò Tonks con un filo di voce.

« Era Halloween » rispose lui, come se quella precisazione fosse già di per sé sufficiente. « C'eravamo tutti ».

« Quanti anni avevi? ».

« Quasi diciassette ».

Tonks tentò di immaginare cosa si potesse provare ad essere attaccati da una dozzina di folli Mangiarmorte in un giorno di ordinario divertimento quando non si era nemmeno maggiorenni – senza la minima idea di come reagire o come difendersi... come restare in vita.

Il solo pensiero bastò a farle venire i brividi.

« Cosa successe dopo? ».

« Sei sicura di volerlo sapere? ».

« Sto scoprendo di essere stata addestrata a combattere una guerra che non conosco. Sono molto sicura, Remus ».

Il volto dell'uomo venne attraversato da un'ombra cupa. Si passò una mano fra i capelli e si appoggiò con la schiena a una cassettiera dalle rifiniture rese opache dal tempo e dall'abbandono.

« Era una bella giornata » iniziò a raccontare. « Come ad ogni gita ad Hogsmeade, c'erano centinaia di ragazzi e ragazze per le strade del villaggio. C'era talmente tanta calca che non riuscimmo a intrufolarci da Zonko. Avevamo esaurito le nostre scorte speciali di Pallottole Puzzole – non ricordo nemmeno quale assurdo guaio avevamo progettato di combinare, quella volta. Sirius incolpava James di averci fatto ritardare, perché aveva passato quasi mezz'ora a rimirarsi allo specchio, convinto che quel pomeriggio l'atmosfera di festa lo avrebbe aiutato a conquistare Lily ». Si concesse un vago sorriso nostalgico, prima di incupirsi un attimo dopo. « Con il senno di poi, fu quel ritardo a salvarci la vita: gli studenti all'interno del negozio non ebbero alcuna possibilità di scappare ».

Tonks trattenne il respiro.

« I Mangiamorte comparvero all'improvviso. Forse avevano scelto il giorno di Halloween proprio per far credere che il loro fosse uno scherzo. Non appena si Materializzarono, quasi tutti i ragazzi attorno a noi iniziarono a ridere e applaudire ».

« Voi no? ».

« Quando uno dei tuoi migliori amici è Sirius Black, impari a distinguere fin da subito un grande scherzo da un grande pericolo » sentenziò Remus. « Ci vollero pochi istanti prima che lo capissero tutti. I Mangiamorte offrirono una via di fuga a chiunque avesse consegnato loro i Nati Babbani. Un ragazzo di Tassorosso – Richard Qualcosa, non ricordo il suo nome – si fece avanti, ridendo a crepapelle. Era convinto fosse un trucco di Halloween, così aveva trascinato il suo amico per un braccio gridando: ''Prendi Dave, prendi Dave! I suoi gestiscono un negozio di pesca a Bristol!'' ».

A Tonks parve di sentire il sangue gelarsi nelle vene.

« Oh, mio Dio ».

« Si chiamava David Mitchell. Fu la prima vittima ufficialmente ricondotta ai Mangiamorte » disse Remus. « E poi... esplose il caos. Immagina un intero villaggio affollato di adolescenti che improvvisamente capiscono che stanno per morire o per veder morire i loro amici. Tentammo di affrontarli, di rallentarli mentre veniva lanciato l'allarme al Ministero della Magia... ma erano troppo forti e iniziammo a cadere come mosche. Quando arrivarono gli Auror, quasi quaranta persone fra studenti e abitanti di Hogsmeade avevano perso la vita. È stata la prima volta in cui ho visto il Marchio Nero nel cielo ».

Tonks intuì dal suo tono di voce che non avrebbe risposto volentieri ad altre domande. Una parte di lei rimpianse la sfacciataggine che l'aveva convinta a chiedergli di raccontarle quella storia, ma era sincera quando aveva sostenuto di essere sicura di volerlo sapere, di voler capire.

« Regulus doveva essere un vero stronzo per tenere questa roba appesa al muro » commentò Tonks.

« Sì, i Black hanno sempre fatto vanto di questa loro particolare caratteristica. Oh, dannazione » imprecò Remus, improvvisamente a disagio. « Non intendevo certo dire... ».

« Non preoccuparti: ti garantisco che mia madre è più stronza di quanto non potresti mai credere » ridacchiò Tonks. « Proseguiamo? ».

Molto prevedibilmente, la stanza successiva era quella che un tempo era appartenuta a Sirius.

Remus aprì la porta molto lentamente, come se non fosse del tutto certo di cosa aspettarsi all'interno.

Era molto più ampia di quella appartenuta a Regulus. Oltre lo strato di polvere accumulato nel corso degli anni, si intravedeva un pavimento particolarmente pregiato.

A Tonks comparve un sorriso spontaneo nel vedere l'accozzamento di decorazioni spartane con cui Sirius aveva arredato le pareti da ragazzo. A differenza dell'ordine misurato del fratello, Sirius aveva riempito ogni angolo in maniera pressoché casuale con stendardi e sciarpe di Grifondoro e immagini di audaci motociclette e ragazze in bikini.

« È tipico di Sirius » commentò Remus, lanciando un'occhiata divertita a una delle modelle ritratte. « Scommetto che lo ha fatto per sfidare ancora di più i suoi genitori ».

« Tu non appendevi al muro della tua camera da letto fotografie di belle ragazze? » domandò allegramente Tonks, decisa a stuzzicarlo.

« No, nella mia camera c'era una fotografia del porto di Cardiff e una cartina del Regno Unito. Il poster di Melinda Kelly era nel dormitorio a Hogwarts, lontano dagli occhi di mia madre ».

« Melinda Kelly? La conduttrice di Radio Strega Network? ».

« Sì, ma negli anni Settanta pubblicizzava i primi abiti da strega con la minigonna ».

Tonks ridacchiò.

Mentre Remus si abbassava per controllare cosa potesse esserci sotto al letto, la sua attenzione venne attratta dall'unica fotografia in movimento che spiccava sulla parete. Era incredibile che non se ne fosse accorta prima.

Si avvicinò per osservare i quattro ragazzi immortalati in quello che sembrava un soleggiato pomeriggio a Hogwarts. Riconobbe immediatamente Sirius, che rideva sfacciato in direzione dell'obiettivo, facendo mostra di tutta la sua sfrontata bellezza. Un altro ragazzo con i capelli scarmigliati e due occhiali squadrati teneva un braccio attorno alle sue spalle, occhieggiando e spintonando un terzo paffuto ragazzo dai capelli biondi. Tonks aveva già visto il suo viso negli archivi del Quartier Generale: quello era Peter Minus, Ordine di Merlino, prima classe alla memoria. Sembrava intimorito da Sirius e dall'altro ragazzo, ma allo stesso tempo piuttosto soddisfatto di essere reso partecipe del loro divertimento.

Tonks ci mise un po' per riconoscere Remus Lupin nell'ultimo dei ragazzi raffigurati. Aveva un pallore insalubre e teneva i capelli abbastanza lunghi da coprire il volto, ma quando si spostava per lui era impossibile nascondere i graffi e le cicatrici sulla pelle. Nonostante l'aspetto malaticcio, i suoi occhi brillavano di allegria. Tonks lo guardò mentre si sporgeva verso i suoi amici per confidare qualcosa che suppose essere molto spiritoso: un momento dopo stavano tutti ridendo a crepapelle.

« Bei tempi, quelli » disse Remus alle sue spalle, scrutando la fotografia con un sorriso sghembo. « Ci facevamo chiamare i ''Malandrini''... eravamo un piccolo branco di palloni gonfiati che credevano di essere immortali».

« Questo è James Potter, vero? ».

« Naturalmente ».

Non potevano avere più di quindici anni. In quella fotografia sembravano così spensierati e vivaci, del tutto inconsapevoli che in pochissimo tempo la guerra li avrebbe spazzati via uno dopo l'altro.

« Mi sembra che qui dentro non ci sia nulla di letale » osservò tranquillamente Remus, avvicinandosi alla porta. « Sei pronta per il piano di sopra? ».

Tonks annuì, ma mentre usciva da quella stanza aveva l'impressione che gli sguardi divertiti dei quattro ragazzini della fotografia continuassero a seguirla come un monito lontano.

Credevano di essere immortali.

E invece Peter Minus li avrebbe traditi, James Potter sarebbe morto a soli ventun anni e Sirius avrebbe trascorso dodici anni ad Azkaban per un crimine che non aveva commesso. E Remus...

« Cos'hai fatto dopo la caduta di Tu-Sai-Chi? ».

« In che senso? » chiese lui, un po' circospetto.

Tonks si chiese se non stesse superando il limite di ciò che poteva davvero domandargli. Sua madre le aveva sempre recriminato l'incapacità di vedere quando le altre persone desideravano mantenere la propria intimità personale.

La sua curiosità era sempre più forte dell'educazione. Aveva visto quegli appunti, i complessi libri sulla Difesa Contro le Arti Oscure. E aveva detto di essere un insegnante – ma in quale scuola, se il tempo che aveva trascorso a Hogwarts era stato di un solo anno?

« Ho l'impressione che tutti abbiano ripreso a fare ciò che facevano prima della guerra – a parte Malocchio, lui vede intrighi di maghi Oscuri anche fra le definizioni delle parole crociate. Noi tornammo a vivere a Londra senza più il timore che la sorella di mia madre venisse a strangolarmi mentre giocavo sullo scivolo del parco o a regalarmi dolcetti e cioccolatini avvelenati... ».

« Sì, i dolcetti avvelenati erano la firma Bellatrix Lestrange » scherzò lui.

« Voglio solo sapere qual è il tuo lavoro » insistette ancora con un sorriso scanzonato.

Remus non rispose immediatamente.

« Perché ti interessa tanto? ».

« Perché tu stai facendo di tutto pur di non dirmi di cosa si tratta ».

« Sono solo un insegnante, Tonks. Non c'è niente di misterioso » tagliò corto, chiudendo l'ultima porta del piano – un'altra triste stanza spoglia. « Hai impegni per stasera? ».

Capì immediatamente che Remus stava solo cercando l'ennesimo pretesto per distrarre la sua curiosità. Seppur delusa, Tonks decise di dargli tregua.

« Mi stai invitando per un appuntamento galante? » ridacchiò sarcastica.

« Se il tuo concetto di galante è una serata circondata da vecchi relitti della società magica alla ricerca di una soluzione per distruggere il più sanguinario Mago Oscuro della storia del Regno Unito... beh, sì. È un invito estremamente galante».

« Così mi farai arrossire ».

Lui scoppiò in una risata piacevole. Il modo in cui lui rideva e scherzava con lei era talmente coinvolgente che Tonks aveva quasi dimenticato di conoscerlo solo da poche ore.

« Posso portare qualcuno? » chiese lei in un sussurro, dopo essere tornati al piano terra. Non aveva la minima intenzione di svegliare quell'orribile dipinto una seconda volta.

« Ciò che faremo metterà tutte le nostre vite in grave pericolo. Non si tratta solo di trasgredire le leggi del Ministero, ma di affrontare Lord Voldemort. Un bisbiglio poco accorto è più che sufficiente per ucciderci tutti quanti e consegnare il destino della comunità magica all'oscurità » mormorò seriamente Remus. « Puoi essere certa che il tuo qualcuno sarebbe disposto a sacrificare la proprio vita per evitarlo? ».

« È un Auror e... non fare quella smorfia, Remus.».

« Kingsley Shacklebolt? » tentò di indovinare lui.

« È l'unico che abbia mai avuto fiducia nelle mie capacità – beh, a parte Malocchio, ma lui è matto. Kingsley è un bravo Auror: è stato lui a mandarmi a Hoswarts questa mattina. Voleva che mi accertassi che il Ministero non stesse deliberatamente nascondendo la morte di Cedric ».

« Conosco Shackelbolt ».

« Davvero? Ehi, non avrai avuto problemi anche con lui, vero? ».

« Io non-- no, non esattamente ».

« È un sì, vero? ».

« Non ho avuto problemi con Kingsley Shackelbolt » replicò esasperato Remus, passandosi una mano sulla fronte. « Alle otto? ».

« Perfetto ».

Uscirono in strada, dove vennero nuovamente investiti dal sole abbagliante. Tonks si coprì gli occhi con una mano, mentre si riabituava alla luce con le palpebre socchiuse.

Solo qualche secondo più tardi si accorse che Remus si era già incamminato a passo svelto in direzione di una fermata della metropolitana, dove probabilmente sperava di trovare un posto tranquillo per Smaterializzarsi.

« Ehi! » lo chiamò Tonks a gran voce. « Stai cercando di liberarti di me? ».

« Puoi giurarci! » gridò lui, voltandosi per rivolgerle un largo sorriso. « Ho evitato abbastanza interrogatori per questa mattina, Auror Tonks: spero che tu abbia conservato i tuoi assi nella manica per questa sera ».

Tonks attese di vederlo svanire oltre le scale che conducevano alla metropolitana, prima di scoppiare in una fragorosa risata.















   
 
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