Non mi era mai successo di incontrare qualcuno come lui.

Non era il solito umano che addomesticava cavalli.

Il solito soldato,non era rude,ruvido,arido e spento.

Una cosa ce l’aveva in comune con loro,voleva tornare a casa.

Volevano tutti tornarci,questi umani,perchè amavano il luogo dov’erano nati.

Eppure nessuno capiva che era quello che volevo anch’io,nessuno lo rispettava.

Era questo che lo rendeva diverso.

Lui aveva visto,oltre al mio aspetto animale,un cuore vero,come il suo.

Aveva visto in me un’anima,attraverso i miei occhi aveva,coi suoi,

conquistato il mio cuore.

Mi aveva addomesticato,ma non era il solito uomo che allevava bestiame.

Lui ed io,io e quest’uomo così simile a tutti gli altri,

un filo sottile,ma indistruttibile,ci avrebbe legati per sempre.

Mi sarebbero mancati i suoi occhi,proprio i suoi,coloro che mi avevano tolto la libertà,nonostante lui stesso me l’avesse restituita.

Il mio cuore non era più libero di dimenticarlo.

Il mio cuore non era più rivolto solo ad una parte della terra,

alla prateria,all’erba infinita,alla mia famiglia.

C’era qualcosa di nuovo,qualcosa di devastante e meraviglioso,che non avrei mai dimenticato.Mai.

Neppure dopo morto.

Mi voltavo verso le alte colline,e poi oltre,scorgendo nient’altro che Stelle la notte ed il Sole di giorno.

E di tanto in tanto,lo vedevo correre,pur non vedendolo.

Ma avrei voluto.

Avevo lasciato un pezzo della mia anima in quell’accampamento indiano.

Odiavo gli uomini.

Ma dimenticavo spesso fosse un uomo.

Era così ingiusto che non fosse nato cavallo.