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Autore: Martocchia    25/10/2017    1 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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(Dedicato al mio fratellone: a te che rimani sempre nel mio cuore e nei miei pensieri. Doveva esserci un posticino per te anche qui.)

Una luce accecante mi avvolge e torno molto lentamente consapevole del mio corpo. Riapro di scatto gli occhi, prendendo una grande boccata d’aria, come se fossi stata per molto tempo sott’acqua prima di tornare a galla. Pian piano riprendo a respirare regolarmente e mi rendo conto di essere sdraiata in un prato verde, morbido e cosparso di piccole margherite bianche. Il cielo sopra di me è di un azzurro di una tonalità intensa e sconosciuta ai miei occhi. Mi metto seduta, il corpo non mi fa assolutamente male, è come se fossi in piena forma, nonostante in realtà sia morta. L’ho pensato sul serio? Pensavo mi avrebbe fatto più impressione, ma a quanto pare la lunga attesa e preparazione ha avuto i suoi frutti.
Mi guardo intorno e vedo davanti a me un grande cancello dorato oltre il quale si estende ancora il prato, in dolci colline, che sembrano non avere confini. Non vi è alcun muro o recinzione: solo il cancello, nella sua maestosa solitudine. In lontananza sento il suono di risate, strumenti e canti. Spontaneamente sorrido nell’udire quest’ultimi.

-Clara. – Una voce maschile, calda e melodiosa, pronuncia il mio nome, infondendo in ogni lettera un affetto infinito e spiazzante.
Mi volto e scopro che alle mie spalle, in piedi, vi è un giovane alto, slanciato, con i capelli neri mossi da una leggera e piacevole brezza e gli occhi azzurri. È interamente vestito di bianco: camicia, pantaloni, ma è a piedi nudi. Mi rendo conto di essere io stessa a piedi scalzi e che indosso un leggero vestito in pizzo bianco, stretto in vita da una sottile e semplice cintura in cuoio marrone. Osservo il ragazzo per qualche istante confusa: io lo dovrei conoscere? Poi, improvvisamente, noto come il colore dei suoi occhi sia identico a quello di mia mamma e come i suoi lineamenti siano così simili a quelli di mio papà nelle foto da giovane. Il mio sguardo si illumina di gioia e commozione.

-Tu sei Davide? Tu sei il mio fratellone? – gli chiedo.

-Sì, sono io, piccola mia. – mi sorride dolcemente e si china su di me, porgendomi un mano. –Benvenuta nella tua nuova casa. Ho tante cose da raccontarti e tanti posti da farti vedere. Vedrai, ti piaceranno tanto! – aggiunge entusiasta.

Accetto il suo aiuto per alzarmi, ma un’ondata di ricordi della mia vita mi fa crollare sulle ginocchia. Quante volte Luca mi ha allungato la mano in questo modo… Per presentarci dopo la mia figuraccia; per andare in Aula Magna insieme; per portarmi a cantare dopo aver pianto tanto; per ballare insieme; per farmi sedere sulle sue ginocchia; e infine per accompagnarmi nei miei ultimi istanti. Se mi concentro posso ancora sentire il suo calore avvolgermi le dita.
Mi prendo la testa fra le mani e dondolo avanti e indietro, piangendo. Mio fratello si inginocchia davanti a me e mi prende con attenzione per le spalle.

-All’inizio è difficile convivere con tutti i ricordi. Io sono stato fortunato, in fondo non avevo granché da ricordare. Posso solo immaginare quanto sia doloroso per te, ma ti ricordi quella frase? Le ferite sono feritoie da cui fare entrare la luce, per trasformare il dolore in amore. Lascia entrare il sole nel tuo cuore, Clara. Tieni i tuoi ricordi, non come armi con le quali ferirti, ma come tesori preziosi, perché ti hanno resa ciò che sei. Potrai rivedere i tuoi cari, potrai vegliare su di loro, stare loro accanto… Come ho fatto io con te. E se i ricordi saranno ancora tanto dolorosi, ci sarò io vicino a te e tante altre persone che, se me lo permetti, ti farò conoscere. In questo luogo non devi temere alcun male, sorellina. – mi sorride con affetto e io riesco a calmarmi. Mi rialzo lentamente, sostenendomi a Davide, il quale mi prende delicatamente per mano e mi conduce verso il cancello in silenzio.
Quest’ultimo, appena ci avviciniamo, si apre a poco a poco, senza alcun cigolio. Pare che la storia di san Pietro alle porte del Paradiso sia semplicemente una nostra invenzione, oppure con il tempo si sono evoluti…
Attraversiamo la grande entrata dorata e vengo subito invasa da una pace incredibile. Mi sento nel posto giusto e sono Felice.
Mi viene in mente una domanda, – l’ultima di questa storia – forse un po’ pazza, e la faccio, con una certa timidezza, a Davide:
-Fratellone, dimmi, ora anch’io ho gli Occhi di Cielo? -.

Lui mi guarda per un’istante, specchiandosi nelle mie iridi verdi-marroni, poi mi sorride gioioso:
-Sì, sorellina. E sono i più belli che esistano, lo sono sempre stati. -.

Fine


Angolo dell'Autrice

Siamo giunti alla fine della storia ed è arrivato il momento dei ringraziamenti...
Innanzitutto dico grazie a tutti coloro che hanno letto questo racconto e lo hanno commentato: davvero, grazie di cuore; a tutti coloro che mi hanno spronata ad andare avanti e a rivedere completamente Ojos de Cielo dopo ben 2 anni. Alla fine ne è valsa la pena, ne sono molto fiera!
Grazie a tutti i lettori che hanno amato i miei personaggi, come li ho amati io.
E infine penso di dover ringraziare anche il mio prof di lettere delle medie (uno scrittore vero) che mi ha fatto amare fin da piccola l'antologia e la scrittura. Senza di lui chissà se avrei scritto qualcosa del genere!

Detto ciò vi ringrazio ancora tutti e vi chiedo per l'ultima volta se questo racconto vi è piaciuto. Mi piacerebbe molto avere vostre impressioni e pareri alla fine di questo lungo viaggio compiuto insieme!

Un abbraccio forte,
Marta
 

   
 
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